Volume 4

Volume 4

I.M.I.
L’anno 1900
5 Settembre 1900
La speranza, alimento dell’amore.
Siccome nei giorni passati il mio adorabile Gesù non si è fatto vedere tanto, così mi sentivo diffidente sulla speranza di riacquistarlo di nuovo; anzi credevo che tutto fosse finito per me: visite di Nostro Signore e stato di vittima. Ma questa mattina nel venire, il benedetto Gesù portava un’orribile corona di spine e si è messo a me vicino, tutto lamentandosi, in atto di volere un ristoro; ond’io ho tolto pian piano la corona di spine e, per dargli più gusto, l’ho messa sulla mia testa. Dopo poi mi ha detto:
“Figlia mia, il vero amore è quando è sostenuto dalla speranza e dalla speranza perseverante, perché se oggi spero e domani no, l’amore si rende infermo, ché essendo l’amore alimentato dalla speranza, per quanto alimento si somministra, tanto più si rende più forte, più robusto, più vivo l’amore; e se questo viene a mancare, prima il povero amore s’inferma e, rimanendo solo, senza sostegno, finisce col morire del tutto. Perciò, per quanto grandi siano le tue difficoltà, mai, neppure per un momento devi scostarti dalla speranza col timore di perdermi; anzi, devi fare in modo che la speranza, superando tutto, ti faccia trovare sempre unita con Me ed allora l’amore avrà perpetua vita.”
Dopo ciò ha seguitato a venire senza dirmi più niente.
6 Settembre 1900
Stato di vittima.
Il mio Dolcissimo Gesù continua a venire. Questa mattina appena venuto, ha voluto versare un poco le sue amarezze in me e poi mi ha detto:
“Figlia mia, Io voglio dormire un poco e tu fa’ il mio ufficio di soffrire, pregare e placare la giustizia.”
Così Lui ha preso sonno ed io mi son messa a pregare vicino a Gesù. Dopo, risvegliandosi, abbiamo girato un poco in mezzo alle genti e mi ha fatto vedere diversi combinamenti che stanno facendo, come uscire per muovere rivoluzione e specialmente ho notato un assalto all’improvviso che stavano macchinando per riuscire meglio nel loro intento e per fare che nessuno si potesse difendere e prevenire contro il nemico. Quanti spettacoli funesti! Ma pare che il Signore non dia loro libertà ancora per fare ciò e non sapendo loro la cagione, si rodono di rabbia, che ad onta della loro perversa volontà si vedono impotenti a fare ciò. Non ci vuol altro che il Signore conceda loro questa libertà, che il tutto è preparato. Dopo ciò ce ne siamo ritornati e Gesù si è mostrato tutto piagato e mi ha detto:
“Vedi quante piaghe mi hanno aperto e la necessità dello stato continuo di vittima, delle tue sofferenze, perché non c’è momento che mi risparmiano d’offendermi; ed essendo continue le offese, continue devono essere le sofferenze e le preghiere per risparmiarmi e se ti vedi sospeso il patire, trema e temi, ché non vedendomi rinfrancato nelle mie pene, non sia che conceda ai nemici quella libertà da loro tanto bramata.”
Nel sentire ciò, mi son messa a pregarlo che facesse soffrire me ed in questo mentre, vedevo il confessore che con le sue intenzioni incitava Gesù a farmi soffrire. Allora il benedetto Signore mi ha partecipato tali e tante pene, che non so io stessa come sono rimasta viva, ma il Signore nelle mie pene non mi ha lasciato sola, anzi pareva che non avesse il cuore di lasciarmi ed ho passato parecchi giorni insieme con Gesù e mi ha comunicato tante grazie e mi ha fatto comprendere tante cose; ma sia per lo stato sofferente, sia perché non so manifestarmi, passo innanzi e faccio silenzio.
9 Settembre 1900
Gesù prepara l’anima di Luisa alla comunione. Minacce contro i reggitori dei popoli.
Continua a venire, però sono stata la maggior parte della notte senza Gesù, onde nel venire mi ha detto:
“Figlia mia, che vuoi, perché con tanta ansia mi stai aspettando? Ti serve forse qualche cosa?”
Ed io, siccome sapevo che dovevo fare la comunione, ho detto:
“Signore, tutta la notte Ti ho aspettato, molto più che dovendo fare la comunione, temo che il mio cuore non sia ben disposto per poterti ricevere, perciò ho bisogno che l’anima mia sia rivista da Te per potersi disporre ad unirmi con Te sacramentalmente.”
E Gesù, benignamente ha rivisto l’anima mia per prepararmi a riceverlo e poi mi ha trasportato fuori di me stessa ed insieme ho trovato la nostra Regina Mamma che diceva a Gesù: “Figlio mio, quest’anima sarà sempre pronta a fare ed a soffrire ciò che Noi vogliamo; e questo è come un legame che ci lega la giustizia, perciò risparmia tante strage e tanto sangue che devono spargere le genti.” E Gesù ha detto:
“Madre mia, è necessario lo spargimento del sangue perché voglio che questa stirpe di re decada dal suo regnare e questo non ci può essere senza sangue ed anche per purgare la mia Chiesa perch’è molto infettata; al più posso concedere di risparmiare in parte, per riguardo delle sofferenze.”
In questo mentre vedevo la maggior parte dei deputati che stavano macchinando come far decadere il re e pensavano di mettere sul trono uno di quei deputati che stavano consigliandosi, dopo ciò mi son trovata in me stessa; quante miserie umane, ah! Signore, abbi compassione della cecità in cui è immersa la povera umanità. Onde continuando a vedere il Signore e la Regina Madre, ho visto il confessore insieme e la Vergine Santissima ha detto: “Vedi, Figlio mio, abbiamo un terzo, qual è il confessore che si vuole unire a Noi e prestare l’opera sua con l’impegnarsi a concorrere per farla soffrire, per soddisfare la divina giustizia ed anche questo è un rendere più forte la fune che Ti lega per placarti; e poi, quando mai hai resistito alla forza delle unioni di chi soffre e prega e di chi concorre teco puramente per il solo fine di glorificarti e per il bene dei popoli?”
Gesù sentiva la Madre, aveva riguardo del confessor,e ma non ha pronunziato sentenza del tutto favorevole, ma si limitava a risparmiare in parte.
10 Settembre 1900
Minacce contro i perversi.
Questa mattina mi son trovata fuori di me stessa e ho visto le tante nefandezze e peccati enormissimi che si fanno, come pure commessi contro la Chiesa ed il Santo Padre. Onde, ritornando in me stessa, è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Che ne dici tu del mondo.”
Ed io, senza sapere dove voleva mirare questa domanda, impressionata com’ero per le cose viste, ho detto: “Signore benedetto, chi può dirti la perversità, la durezza, la bruttezza del mondo? Non ho parola come dirti quanto è cattivo!”
E Lui, prendendo occasione dalle mie stesse parole ha soggiunto: “Hai visto com’è perverso? Tu stessa l’hai detto, non c’è modo come arrenderlo, dopo che gli ho tolto quasi il pane, se ne sta nella stessa tenacità, anzi peggio e per ora va a procurarselo coi furti e con le rapine, facendo danno al suo simile, quindi è necessario che gli tocchi la pelle, altrimenti si pervertirà maggiormente.”
Chi può dire come sono rimasta di stucco a questo parlare di Gesù, mi pare che sono stata io l’occasione per farlo sdegnare contro il mondo; invece di scusarlo l’ho dipinto nero, ho fatto quanto ho potuto dopo per scusarlo, ma non mi ha dato retta; il male era già fatto. Ah! Signore, perdonami questa mancanza di carità ed usa misericordia.
12 Settembre 1900
Crudo patire, Gesù la ristora. Macchinazioni di rivoluzioni contro la Chiesa.
Continua quasi lo stesso, questa mane nel venire ha versato le sue amarezze ed io son rimasta tanto sofferente, che ho incominciato a pregare il Signore che mi desse la forza e che mi sollevasse un poco, ché non potevo resistere. In questo mentre, mi è venuto un lume nella mente che facevo peccato a fare ciò e poi, che avrebbe detto il benedetto Gesù, mentre in altre occasioni l’ho pregato tanto che versasse, questa volta che senza farsi pregare aveva versato, andavo cercando sollievo, mi pare che stia diventando più cattiva e giunge a tanto la mia cattiveria, che anche innanzi a Lui stesso non mi astengo dal commettere difetti e peccati. Onde, non sapendo che fare per riparare, ho risolto nel mio interno che per questa volta, per fare un maggiore sacrificio e darmi una penitenza, acciocché la mia natura un’altra volta non ardisse cercare sollievo, avrei rinunziato alla venuta di nostro Signore e se fosse venuto avrei dovuto dirgli: “Non venire amore, abbi compassione di me e sollevami.” Così ho fatto ed ho passato parecchie ore in denso patire e senza Gesù; quanto mi costava amaro! Ma Gesù avendo compassione di me, senza che lo cercassi è venuto ed io subito gli ho detto: “Abbi pazienza, non venire, perché non voglio sollievo.”
E Lui: “Figlia mia, son contento del tuo sacrificio, ma hai bisogno d’un ristoro, altrimenti verresti meno.”
Ed io: “No Signore, non voglio sollievo.”
Ma Lui avvicinandosi alla mia bocca, quasi per forza ha versato dalla sua bocca qualche goccia di latte dolce che ha mitigato il mio patire; chi può dire la confusione, il rossore che provavo innanzi a Lui, aspettandomi un rimprovero, ma Gesù, come se non avesse avvertito la mia mancanza, si mostrava più affabile, più dolce. Io vedendo così, ho detto: “Mio adorabile Gesù, una volta che hai versato in me ed io soffro, non devi risparmiare il mondo, non è vero?”
E Lui: “Figlia mia, credi tu che Io abbia versato tutto in te? E poi, come potresti affrontare tutto ciò che di castigo verserò sul mondo; tu stessa hai visto che per quel poco che ho versato non potevi resistere e se non fossi venuto ad aiutarti, sarebbe stata la fine, or che sarebbe se versassi tutto in te? Cara mia, ti ho dato la parola, in parte ti contenterò.”
Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa, in mezzo alle genti e ho continuato a vedere i tanti mali, specialmente macchinazioni di rivoluzione contro la Chiesa e tra la società, d’uccidere il Santo Padre e sacerdoti. Io mi sono sentita straziare l’anima nel vedere queste cose e ho pensato tra me: “Se, non sia mai, giungessero ad effettuarsi queste macchinazioni, che ne sarà? Quanti mali ne verranno? E tutta afflitta ho guardato Gesù e Lui mi ha detto:
“E di quella sommossa successa di qua, che dici tu?”
Ed io: “Quale sommossa? Nel mio paese non è successo niente.”
E Lui: “Non ti ricordi la sommossa di Andria?”
“Sì, Signore.”
“Ebbene, pare che sia niente, ma non è così, quella fu tutta occasione ed è un attizzo, una forza ad altri paesi per smuoversi e spargere sangue, recando oltraggio alle persone sacre ed ai miei templi e perché ognuno vuole mostrare quanto sia più bravo nell’elettrizzare il male, faranno a gara a chi più possa farne.”
Ed io: “Ah! Signore, dai la pace alla Chiesa e non permettere tanti guai!” E volendo più dire, è scomparso, lasciandomi tutta afflitta ed impensierita.
14 Settembre 1900
Gesù versa per placare la sua giustizia. L’eroismo della vera virtù.
Questa mattina il mio adorabile Gesù non veniva, onde dopo molto aspettare si è fatto vedere nel mio interno, che poggiandosi al mio cuore cingeva le sue braccia intorno e poggiava la sua sacratissima testa, tutto afflitto, serio, in modo che imponeva silenzio e voltato di spalle al mondo. Dopo essere stato qualche poco in muto silenzio, perché l’aspetto in cui si mostrava non faceva ardire di dire una parola, si è tolto da quella posizione e mi ha detto:
“Avevo deciso di non versare, ma son giunte a tal punto le cose, che se non versassi scoppierebbero subito tali fracassi, da muovere rivoluzione, da fare stragi sanguinolente.”
Ed io: “Sì, Signore, versa, questo è l’unico mio desiderio, che sfoghi sopra di me la tua ira e risparmi le creature.” Così ha versato un poco. Dopo poi, come se si fosse sollevato, ha soggiunto:
“Figlia mia, come agnello mi feci condurre al macello e rimasi muto innanzi a chi mi sacrificò, così sarà di quei pochi buoni di questi tempi; ma questo è l’eroismo della vera virtù.”
Di nuovo ha soggiunto: “Ho versato, se ho versato vuoi tu che versi un altro poco, così mi alleggerisco di più?”
Ed io: “Signore mio, non me lo domandare neppure, sono a tua disposizione, puoi fare di me ciò che vuoi.” Così ha versato di nuovo ed è scomparso, lasciandomi sofferente e contenta per il pensiero che avevo alleggerito le pene del mio diletto Gesù.
16 Settembre 1900
Andria.
Continuando a venire il mio amabile Gesù, mi ha partecipato varie pene della sua passione e poi mi ha trasportato fuori di me stessa, facendomi vedere i paesi circonvicini, specie mi pareva che fosse Andria e se il Signore non fa uso della sua onnipotenza per loro castigo, le cose smosse si faranno serie, molto più pareva che ci fosse l’incitamento da parte d’alcuni preti a queste sommosse, che più amareggiavano Nostro Signore. Onde, dopo aver visitato varie chiese insieme con Gesù benedetto, facendo atti di riparazione ed adorazione per le tante profanazioni che si commettono nelle chiese, Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, lasciami versare un poco, sono tali e tante le amarezze che non posso tranguggiarle solo ed il mio cuore non le può sopportare.”
Così ha versato ed è scomparso, ritornando altre volte senza dirmi più niente.
18 Settembre 1900
Carità del prossimo. Lo prega che se la portasse al Cielo.
Questa mattina, il mio adorabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha fatto vedere i tanti mali che si fanno contro la carità del prossimo, quanta pena facevano al pazientissimo Gesù, pareva che li ricevesse Lui stesso; onde, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, chi fa danno al prossimo fa danno a se stesso ed uccidendo il prossimo uccide l’anima sua e siccome la carità predispone l’anima a tutte le virtù, così non avendo la carità, predispone l’anima a commettere ogni sorta di vizi.”
Dopo ciò, ci siamo ritirati e siccome da parecchi giorni soffrivo un dolore intenso alle costole, mi sentivo, perciò, priva di forze. Il benedetto Gesù, compatendomi, mi ha detto:
“Diletta mia, te ne vorresti tu venire, non è vero?”
Ed io: “Volesse il Cielo, Signore mio, che questo dolore fosse causa per venire a te; come gli sarei riconoscente, come lo terrei caro e per uno dei miei più fidi amici, ma credo che voglia tentarmi come le altre volte ed eccitandomi coi tuoi inviti, restando poi delusa verrai a formare più crudo e straziante il mio martirio. Ma deh! abbi compassione di me e non mi lasciare più a lungo sopra la terra, assorbi in te questo misero verme che ne ho ragione, perché da te stesso uscii.” L’amabile Gesù tutto intenerendosi nel sentirmi, mi ha detto:
“Povera figlia, non temere, è certo che verrà il giorno tuo in cui resterai assorbita in me, sappi però che le tue continue violenze di venire a me, specie dietro i miei inviti, ti giovano molto e ti fanno vivere nell’atmosfera dell’aria, senza l’ombra di alcun peso terreno; tanto, che tu sei come quei fiori che non hanno neppure la radice dalla terra e vivendo così sospesa nell’aria, vieni a ricreare il Cielo e la terra e tu guardando il Cielo, solo di quello ti ricrei e ti nutri di tutto ciò che è celeste e guardando la terra ne hai compassione e l’aiuti per quanto puoi da parte tua; ma ai riscontri dell’odore del Cielo, avverti subito la puzza che esala dalla terra e l’aborrisci. Potrei metterti forse in una posizione a me ed al Cielo più cara ed a te ed al mondo più giovevole?”
Ed io: “Eppure, oh Signore mio, dovresti aver compassione di me col non dilungare la mia dimora di qua, per le tante ragioni che ho; specie poi per i tristi tempi che si preparano; chi avrà cuore di vedere carneficina sì sanguinolenta? E poi, per le continue tue privazioni, che mi costano più che la morte.” Mentre dicevo ciò, ho visto una moltitudine di angeli intorno a Nostro Signore, che dicevano:
“Signore nostro e Dio, non fatevi più importunare, contentatela, noi con ansia l’aspettiamo. Feriti dalla sua voce siamo venuti qui per ascoltarla e siamo impazienti di portarla con noi. E tu, oh! eletta, vieni a rallegrarci nel nostro celeste soggiorno.”
Il benedetto Gesù, commosso, pareva che volesse condiscendere ed è scomparso e, trovandomi in me stessa, mi sentivo più accresciuto il dolore, tanto che spasimavo continuamente; ma non capivo me stessa per il contento.
19 Settembre 1900
Ubbidienza di domandare sollievo nelle pene a Gesú.
Raddoppiandosi sempre più lo spasimo del dolore, avrei voluto nasconderlo e fare che nessuno se ne accorgesse ed avrei voluto tenere in segreto, senza riferire al confessore ciò che ho detto di sopra; ma era tanto forte lo spasimo che mi è riuscito impossibile ed il confessore, avvalendosi della sua solita arma dell’ubbidienza, mi ha comandato che gli manifestassi il tutto; onde dopo avergli manifestato ogni cosa, mi ha detto che per ubbidienza dovevo pregare il Signore che mi liberasse, altrimenti avrei fatto peccato. Che sorta d’ubbidienza, è sempre lei che ostacola i miei disegni. Onde, di mala voglia ho accettato questa nuova ubbidienza e nonostante ciò non avevo cuore di pregare il Signore che mi liberasse da un amico sì caro, qual è il dolore, molto più che speravo di uscire dall’esilio di questa vita. Il benedetto Gesù mi tollerava e nel venire mi ha detto:
“Tu soffri molto, vuoi che ti liberi?”
Ed io, dimenticata un momento l’ubbidienza, ho detto: “No, Signore, no, non mi liberare, me ne voglio venire; e poi Tu sai che non so amarti, sono fredda, non faccio grandi cose per te, almeno ti offro questo patire per soddisfare a ciò che non so fare per amor tuo.”
E Lui: “Ed Io figlia mia, infonderò tanto amore e tanta grazia in te, in modo che nessuno mi possa amare e desiderare come te, non ne sei tu contenta?”
“Sì, ma me ne voglio venire.” Gesù è scomparso ed io ritornando in me stessa, mi son ricordata dell’ubbidienza ricevuta ed ho dovuto accusarmi al confessore che mi ha comandato che assolutamente non voleva che me ne andassi e che il Signore avrebbe dovuto liberarmi. Che pena sentivo nel ricevere questa ubbidienza, pare proprio che voglia toccare gli estremi della mia pazienza.
20 Settembre 1900
Segni di croce per risanare.
Continuando a soffrire, anzi più che mai mi sentivo un risentimento nel mio interno, ché mi veniva vietato di poter morire. Onde nel venire il mio adorabile Gesù, mi ha rimproverato della mia tardanza nell’ubbidire, che fino allora pareva che mi tollerasse; in questo mentre vedevo il confessore e rivolto a lui gli ha preso la mano e gli ha detto:
“Quando vieni, segnala alla parte del dolore, perché la farò ubbidire.”
Ed è scomparso. Onde, rimanendo sola sentivo il dolore più intenso. Dopo è venuto il confessore e trovandomi sofferente, anche lui mi ha rimproverato, ché non ubbidivo ed avendogli detto ciò che avevo visto e quello che Nostro Signore aveva detto al confessore, lui nel sentirmi mi ha segnato la parte in cui soffrivo ed in due minuti ho potuto respirare e muovermi, mentre prima non potevo farlo senza sentire spasimi atroci; pare che l’ubbidienza e quei segni di croce mi hanno legato il dolore in modo che non posso più dolermi ed ecco che son rimasta delusa nei miei disegni, perché questa signora ubbidienza ha preso tal potere sopra di me che non mi lascia fare niente di ciò che voglio, anche nello stesso patire vuole lei signoreggiare e debbo stare in tutto e per tutto sotto il suo impero.
21 Settembre 1900
Forza dell’ubbidienza. L’ubbidienza dev’essere tutto per lei.
Chi può dire la mia afflizione nel restare priva del mio carissimo amico dolore? Ammiravo, sì, il prodigioso impero della santa ubbidienza, come pure la virtù che il Signore aveva comunicato al confessore, che con l’ubbidienza e col segnarmi mi aveva liberato da un male che ritenevo grave e che era bastante a disfare il mio corpo; ma nonostante ciò non potevo fare a meno di non sentire la pena d’essere priva d’un dolore tanto buono, che impietosiva ed inteneriva il benedetto Gesù, in modo che lo facevo venire quasi continuamente. Onde quando è venuto Nostro Signore mi son lamentata con Lui col dirgli:
“Diletto mio bene, che mi hai fatto? Mi hai fatto liberare dal confessore, dunque ho perduto la speranza di lasciare per ora la terra e poi perché fare tanti rigire, potevi tu stesso liberarmi, perché hai messo il padre in mezzo? Ah! forse non hai voluto dispiacermi direttamente, non è vero?”
E Lui: “Ah! figlia mia, come hai dimenticato presto che l’ubbidienza fu tutto per Me; l’ubbidienza voglio che sia tutto per te. E poi, ho messo in mezzo il padre, per fare che tu avessi riguardo di lui, come la mia stessa persona.”
Detto ciò, è scomparso lasciandomi tutta amareggiata. Quante ne sa fare la signora ubbidienza, bisogna conoscerla ed aver a che fare con lei per lungo tempo e non per poco, per poter dire veramente chi ella sia e brava, brava la signora ubbidienza, quanto più si sta, più si fa conoscere. Io per me, a dire il vero, t’ammiro, son costretta anche ad amarti; ma non posso fare a meno, specie quando me ne fai qualcuna delle grosse, di non sentirmi corrucciata con te. Perciò ti prego, oh! cara ubbidienza, d’essere più indulgente, più indulgente a farmi soffrire.
22 Settembre 1900
Per quante volte si dispone a fare il sacrificio della morte, altrettante volte Gesù le ridona il merito come se realmente morisse.
Trovandomi tutta oppressa ed afflitta, nel venire il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, perché te ne stai tutta immersa nella tua afflizione?”
Ed io: “Ah! Diletto mio, come non debbo stare afflitta se non mi vuoi ancora portare con Te e mi lasci più a lungo su questa terra?”
E Lui: “Ah! no, non voglio che tu respiri quest’aria mesta, perché tutto ciò che ho messo dentro e fuori di te, tutto è santo; tanto è vero, che se si avvicina a te qualche cosa o persona, che non è retta e santa, tu ne senti fastidio, avvertendo subito la puzza contraria di ciò che non è santo. Ora, perché vorresti adombrare con quest’aria di mestizia ciò che ho messo dentro di te? Sappi però, che ogni qualvolta ti disponi a fare il sacrificio della morte, altrettante volte ti ridono il merito, come se realmente morissi e questo ti deve essere di gran consolazione, molto più che ti conformi a Me maggiormente, ché la mia vita fu un continuo morire.”
Ed io: “Ah! Signore, non mi pare che la morte sia un sacrificio, anzi sacrificio mi pare la vita.” E volendo più dire è scomparso.
29 Settembre 1900
Le anime vittime sono appoggi e puntelli per Gesú.
Essendo passati parecchi giorni di silenzio tra me e Gesù e con scarso patire, al più mi pare che volesse continuare a tentarmi, per farmi esercitare un po’ di più di pazienza ed ecco come:
Nel venire diceva: “Diletta mia, dal Cielo ti sospiro, al Cielo, al Cielo ti aspetto.” E come lampo sfuggiva. Poi ritornando ripeteva: “Cessa ormai dai tuoi accesi sospiri, perché mi fai languire continuamente, fino a venirne meno.” Altre volte: “Il tuo ardente amore, le tue brame sono ristoro al mesto mio cuore.” Ma chi può dirle tutte? Mi pareva che avesse voglia di combinare versi e questi versi a volte li esprimeva nel cantarli; ma senza darmi tempo di dirle una parola, subito sfuggiva. Onde, questa mattina avendo il confessore messo l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione, ho visto la Regina Mamma che piangeva e quasi contendeva con Gesù, per risparmiare al mondo tanti flagelli, ma Lui si mostrava restio e solo per contentare la Mamma ha concorso a farmi soffrire. Dopo poi, come se si fosse un po’ placato ha detto:
“Figlia mia, è vero che voglio castigare il mondo, ho in mano le sferze per percuoterlo, ma è pur vero che se v’interessate tanto tu quanto il confessore a pregarmi ed a soffrire, è sempre un appoggio e verrete a mettere tanti puntelli per risparmiare il mondo, almeno in parte, altrimenti non trovando alcun appoggio e puntelli, a mano libera mi sfogherò sopra le genti.” Detto ciò è scomparso.
30 Settembre 1900
Gesù le chiede di consolare la su afflitta Mamma.
Questa mattina, il mio dolcissimo Gesù non veniva ed ho dovuto molto pazientare nell’aspettarlo e sono giunta fino a sforzarmi di uscire dal mio solito stato, ché non mi sentivo più forza di continuare. Lui non veniva, il patire mi pareva fuggito da me, sentivo in me stessa i sensi, non restava altro che mettere uno sforzo per uscire; ma mentre facevo ciò, il benedetto Gesù è venuto e facendo cerchio delle sue braccia mi ha preso la testa in mezzo, da quel tocco non mi son sentita più in me stessa e ho visto Nostro Signore molto sdegnato col mondo e, volendo io placarlo, mi ha detto:
“Per ora non volerti occupare di me, ma ti prego d’occuparti della mia Mamma, consolala ché è molto afflitta per i castighi più pesanti che sto per versare sopra la terra.”
Chi può dire quanto sono rimasta afflitta?
2 Ottobre 1900
Stato di vittima per l’Italia e Corato.
Temendo che il mio stato non fosse più Volontà di Dio, nel venire il benedetto Gesù, ho detto:
“Quanto temo che non fosse più Volontà tua il mio stato, perché vedo che mi mancano le due cose principali che mi tenevano legata, cioè: Il patire e la mancanza della tua presenza.”
E Lui: “Figlia mia, non è che non voglia più tenerti in questo stato, ma siccome voglio castigare il mondo, perciò non vengo e ti faccio mancare il patire.”
Ed io: “A che pro essere in questo stato?”
E Lui: “La tua posizione di vittima ed il tuo continuo aspettarmi, già mi spezza le braccia, perché tu non vedi Me, Io invece ti vedo benissimo e numero tutti i tuoi sospiri, le tue pene, i tuoi desideri di volermi e questo tuo stare tutta intenta in Me, è sempre un atto di riparazione per tanti che non si brigano di Me, né mi desiderano, mi disprezzano e stanno tutti intenti alle cose terrene, infangati nel lezzo dei vizi. Onde il tuo stato, essendo tutto opposto al loro, viene sempre a spezzare la giustizia; tanto che tenere te in questo stato ed incominciare le guerre sanguinose in Italia, mi riesce quasi impossibile.”
Ed io: “Ah! Signore, stare in questo stato senza patire mi riesce quasi impossibile, mi sento mancare le forze, perché la forza di continuare in questo stato mi viene dalle sofferenze. Onde mancandomi queste, qualche giorno quando non vieni, io cercherò d’uscirmene; te lo dico prima acciò non ti dispiaccia.”
E Lui: “Ah! Sì, sì, uscirai da questo stato quando incomincerò la strage in Italia, allora te lo sospenderò del tutto.”
Mentre diceva ciò, faceva vedere le guerre fierissime che sarebbero successe tanto tra i secolari, quanto quella contro la Chiesa; il sangue inondava i paesi come quando succede una pioggia dirotta, il mio povero cuore si contorceva per il dolore nel vedere ciò e, ricordandomi del mio paese, ho detto: “Ah! Signore, come tu dici che mi sospenderai del tutto, fai capire che neppure della povera Corato avrai compassione, neppure la risparmierai?”
E Lui: “Se i peccati giungono ad un certo numero, in modo che non si meritano di tenere anime vittime e quelli che ti tengono vittima non s’interessano, Io non avrò alcun riguardo di lei, cioè, di Corato.”
Detto ciò è scomparso ed io sono rimasta tutta oppressa ed afflitta.
4 Ottobre 1900
Gesù soffre nel castigare l’uomo, perché sono sue immagini.
Dopo aver passato un giorno di privazione e con scarso patire, mi sentivo convinta che il Signore non volesse più tenermi in questo stato; ma l’ubbidienza, anche in questo, non vuol cedere e vuole che continui a stare nello stesso stato, dovessi crepare e schiattare. Sia sempre benedetto il Signore ed in tutto sia fatto il suo santo ed amabile Volere. Onde, questa mattina nel venire il benedetto Gesù, si è fatto vedere in uno stato compassionevole, pareva che soffrisse nelle sue membra ed il suo corpo veniva fatto in tanti pezzi, ch’era impossibile numerarli; con lamentevole voce ha detto:
“Figlia mia, che mi sento! che mi sento! sono pene inenarrabili ed incomprensibili all’umana natura; sono carni dei miei figlioli che vengono lacerate ed è tanto il dolore che sento, che mi sento lacerare le mie stesse carni.”
E mentre diceva ciò, gemeva e si doleva. Io mi sentivo intenerire nel vederlo in questo stato ed ho fatto quanto ho potuto a compatirlo ed a pregarlo che mi partecipasse le sue pene. Mi ha contentato in parte ed appena ho potuto dirgli: “Ah! Signore, non te lo dicevo io, non mettere mano ai castighi, perché quello che più mi dispiace è che resterai colpito nelle tue stesse membra, ah! questa volta non c’è stato modo né preghiere come placarti.” Ma Gesù non ha dato retta alle mie parole, pareva che avesse una cosa seria nel cuore che lo tirasse altrove ed in un istante mi ha trasportato fuori di me stessa, portandomi in luoghi dove succedevano stragi di sangue. Oh! quante viste dolorose si vedevano nel mondo, quante carni umane tormentate, fatte a pezzi, calpestate come si calpesta la terra e lasciate insepolte; quante disgrazie, quante miserie e quello ch’era più, altre più terribili sarebbero successe. Il benedetto Signore ha guardato e, tutto commovendosi, si è messo a piangere amaramente. Io non potendo resistere ho pianto insieme la triste condizione del mondo, tanto che le mie lacrime si mescolavano con quelle di Gesù. Dopo aver pianto per un buon pezzo, ho ammirato un altro tratto della bontà di Nostro Signore: per farmi cessare dal piangere ha voltato la sua faccia da me, di nascosto si è asciugato le lacrime e poi, voltandosi di nuovo, con volto ilare, mi ha detto:
“Diletta mia, non piangere, basta, basta, ciò che tu vedi serve ad Iustificare Iustitiam Meam.”
Ed io: “Ah! Signore, dico bene che non è più Volontà tua il mio stato, a che pro il mio stato di vittima se non mi è dato di risparmiare le tue carissime membra? D’esentare il mondo da tanti castighi?”
E Lui: “Non è come tu dici; anch’Io fui vittima e con l’essere vittima non mi venne dato di risparmiare il mondo da tutti i castighi; gli aprii il Cielo, lo sciolsi dalla colpa sì, portai sopra di Me le sue pene, ma è giustizia che l’uomo riceva sopra di sé parte di quei castighi che lui stesso si attira peccando. E se non fosse per le vittime, meriterebbe non solo il semplice castigo ossia la distruzione del corpo, ma anche la perdita dell’anima; ed ecco la necessità delle vittime, e chi vuole avvallersi, perché l’uomo è sempre libero nella sua volontà, può trovare il risparmio della pena ed il porto della sua salvezza.”
Ed io: “Ah! Signore, quanto me ne vorrei venire prima che più si inoltrino questi castighi.”
E Lui: “Se il mondo giunge a tale impietà da non meritare alcuna vittima, sicuro che ti porterò.”
Nel sentire ciò ho detto: “Signore, non permettere che rimanga di qua ad assistere a scene sì dolorose.”
E Gesù, quasi rimproverandomi, ha soggiunto: “Invece di pregarmi di risparmiare, tu dici che te ne vuoi venire; se Io portassi tutti i miei, del povero mondo che sarebbe? Certo che non avrei più a che fare e non avrei più alcun riguardo.”
Dopo ciò ho pregato per varie persone, Lui è scomparso ed io sono ritornata in me stessa.
10 Ottobre 1900
Questi scritti manifestano a chiare note il modo come Gesù ama le anime. L’anima può uscire dal corpo solo per forza del dolore o dell’amore.
Mentre scrivevo stavo pensando tra me: “Chissà quanti spropositi in questi scritti, meritano di essere gettati nel fuoco, se l’ubbidienza me lo concedesse, lo farei, perché mi sento come un intoppo nell’anima, specie se giungessero a vista di qualche persona ed in certi punti fanno vedere come se amassi e facessi qualche cosa per Dio, mentre non faccio niente e non l’amo e sono l’anima più fredda che possa trovarsi nel mondo ed ecco che mi riterrebbero diversa da quella che sono e questo è una pena per me; ma siccome è l’ubbidienza che vuole che scriva, essendo questo per me uno dei più grandi sacrifici, perciò mi rimetto tutta a lei, con certa speranza che essa farà le mie scuse e giustificherà la mia causa presso Dio e presso gli uomini. Ma mentre dico ciò, il benedetto Gesù, nel mio interno, si è mosso e mi ha rimproverata; vuole che disdica ciò che ho detto e non vuole che continui a scrivere se non faccio ciò. Onde mi sta dicendo che, col dire ciò, mi sono partita dalla verità, essendo la cosa più essenziale d’un anima non uscire mai dal circolo della verità; come, non mi ami tu? Con qual coraggio lo dici? Non vuoi tu patire per Me?”
Ed io, tutta arrossendo: “Sì, Signore.”
E Lui: “Ebbene, come ti viene di uscire dalla verità?”
Detto ciò si è ritirato nel mio interno, senza farsi più sentire, restando io come se avessi ricevuto una mazzata. Quante ne fa la signora ubbidienza, se non fosse per lei non mi troverei in questi cimenti col mio diletto Gesù; quanta pazienza ci vuole con questa benedetta ubbidienza.
Onde riprendo a dire ciò che dovevo dire, avendomi il Signore un po’ distratta da ciò che ho incominciato, quindi nel venire il benedetto Gesù ha risposto al mio pensiero col dirmi:
“Sicuro che meritano d’essere bruciati questi tuoi scritti, ma vuoi sapere in qual fuoco? Nel fuoco del mio amore, perché non vi è pagina che non manifesti a chiare note il modo in cui amo le anime; tanto se son cose che riguardano te, tanto se riguardano il mondo; ed il mio amore in questi tuoi scritti trova uno sfogo ai miei preoccupati ed amorosi languori.”
Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e trovandomi sola senza corpo ho detto: “Mio diletto ed unico bene, qual castigo è per me, dovendo ritornare tante volte nel mio corpo, perché è certo che adesso non ce l’ho, è la sola anima che sta insieme con te; e poi non so come mi trovo imprigionata nel misero mio corpo come dentro un carcere tenebroso ed lì perdo quella libertà che con l’uscire mi viene data. Non è questo un castigo per me, il più duro che dar si possa?”
E Gesù: “Figlia mia, non è castigo quello che tu dici, né per colpa tua che ciò ti succede, anzi devi sapere che solo per due ragioni l’anima può uscire dal corpo: Per forza del dolore, e succede con la morte naturale; o per forza d’amore reciproco tra Me e l’anima, perché essendo quest’amore tanto forte, che né l’anima durerebbe, né Io posso durare a lungo senza godere di Lei; perciò la vado tirando a Me e poi la rimetto di nuovo nel suo stato naturale; e l’anima tirata più che da un filo elettrico, va e viene come a Me piace. Ecco che ciò che tu credi castigo è amore finissimo.”
Ed io: “Ah! Signore, se il mio amore fosse bastante e forte, credo che avrei la forza di sussistere innanzi a te e non sarei soggetta a ritornare al corpo; ma siccome è molto debole, perciò son soggetta a queste vicende.”
E Lui: “Anzi ti dico che è amore più grande, è estratto dall’amore del sacrificio, che per amor mio e per amor dei tuoi fratelli ti privi e ritorni alle miserie della vita.”
Dopo ciò il benedetto Gesù mi ha trasportato ad una città, dove erano tante le colpe che si commettevano, che usciva come una nebbia densissima, puzzolente, che s’innalzava verso il cielo; e dal cielo scendeva un’altra nebbia folta e dentro vi stavano condensati tanti castighi, che pareva che fossero sufficienti a sterminare questa città, ond’io ho detto: “Signore, dove ci troviamo? Che parti son questi?”
E Lui: “Qui è Roma, dove son tante le nefandezze che vengono commesse, non solo dai secolari, ma anche dai religiosi, che meritano che questa nebbia finisca d’accecarli, poiché meritano il loro sterminio.”
In un istante ho visto il macello che succedeva e pareva che il Vaticano ricevesse parte delle scosse; non erano risparmiati neppure i sacerdoti, perciò, tutta costernata, ho detto: “Mio Signore, risparmia la tua prediletta città, tanti ministri tuoi, il Papa. Oh! quanto volentieri ti offro me stessa per soffrire i loro tormenti, purché li risparmi.”
E Gesù, commosso, mi ha detto: “vieni con Me e ti farò vedere fin dove giunge la malizia umana.”
E mi ha trasportato dentro un palazzo ed in una stanza segreta stavano cinque o sei deputati e dicevano tra loro: “Allora ci arrenderemo quando avremo distrutto i cristiani.” E pareva che volessero costringere il re a scrivere di proprio pugno il decreto di morte contro dei cristiani e la promessa d’impadronirsi dei beni di questi, dicendo che dava loro il suo consenso anche se non lo avessero fatto per ora, l’avrebbero fatto a tempo ed a circostanza opportuna. Dopo ciò mi ha trasportato altrove e mi ha fatto vedere che sarebbe morto uno di quelli che si dicono capi e questo tale pareva tanto unito col demonio, che neppure a quel punto si scostava, prendeva tutta la sua forza dai demoni che lo corteggiavano come loro fido amico. I demoni, nel vedermi si sono scossi e chi mi voleva battere e chi mi voleva fare una cosa e chi un’altra, io però per nulla curando le loro molestie, perché mi costava più la salvezza di quell’anima, mi sono sforzata e sono giunta vicino a quell’uomo. Oh! Dio, che vista spaventevole, più degli stessi demoni, in che stato lacrimevole giaceva? Faceva più che pietà, per niente l’ha commosso la nostra presenza, anzi pareva che si facesse beffe. Gesù subito mi ha allontanata da quel punto ed io ho incominciato a perorare presso Gesù la salvezza di quell’anima.
12 Ottobre 1900
I nemici più potenti dell’uomo sono: l’amore ai piaceri, alle ricchezze, ed agli onori.
Continua a venire il mio adorabile Gesù; questa mattina portava una folta corona di spine; l’ho tolta pian piano, l’ho messa sulla mia testa ed ho detto: “Signore, aiutami a conficcarla.”
E Lui: “Questa volta voglio che la conficchi tu stessa, voglio vedere che cosa sai fare e come vuoi soffrire per amor mio.”
Io l’ho conficcata ben bene, molto più che si trattava di fargli vedere fin dove giungeva il mio amore di soffrire per Gesù, tanto che Lui stesso, tutto intenerito e stringendomi mi ha detto:
“Basta, basta, perché il mio cuore non regge più a vederti più soffrire.”
Ed essendomi rimasta molto sofferente, il mio diletto Gesù non faceva altro che andare e venire. Dopo ciò ha preso l’aspetto di crocifisso, mi ha partecipato le sue pene e mi ha detto:
“Figlia mia, i nemici più potenti dell’uomo sono: L’amore ai piaceri, alle ricchezze ed agli onori, che rendono infelice l’uomo, perché questi nemici s’intromettono fin nel cuore e lo rodono continuamente, l’amareggiano, l’abbattono, tanto, da fargli perdere tutta la felicità ed Io sul Calvario sconfissi questi tre nemici ed ottenni grazia perché anche l’uomo li vincesse e gli restituii la felicità perduta. Ma l’uomo, sempre ingrato e sconoscente, rigetta la mia grazia ed ama accanitamente questi nemici, che mettono il cuore umano ad una tortura continua.”
Detto ciò è scomparso ed io ho compreso con tale chiarezza la verità di queste parole, che mi sono sentito un abborrimento, un odio contro questi nemici.
Sia benedetto sempre il Signore e tutto per sua gloria.
14 Ottobre 1900
Il flagello pericoloso dei borghesi. Solo l’innocenza strappa la misericordia e mitiga il giusto sdegno.
Questa mattina mi sentivo tanto stordita, che non capivo me stessa, né potevo andare secondo il solito in cerca del mio sommo bene. Onde di tanto in tanto si muoveva nel mio interno e si faceva vedere e tutta abbracciandomi e compatendomi mi diceva:
“Povera figlia, hai ragione perché non sai stare senza di Me, come potresti tu vivere senza il tuo amato?”
Ed io, scossa dalle sue parole ho detto: “Ah! diletto mio, che duro martirio è la vita per gli intervalli che sono costretta a stare senza di te. Lo dici tu stesso, che ho ragione e poi mi lasci?”
E Lui, furtivamente si è nascosto come se non volesse che sentissi ciò che mi diceva ed io son rimasta di nuovo nel mio stordimento, senza poter dire più niente; quando mi ha visto stordita di nuovo, è uscito e ha detto:
“Tu sei tutto il mio contento, nel tuo cuore trovo il vero riposo e, riposandomi, provo le più care delizie.”
Ed io di nuovo scotendomi ho detto: “Anche per me tu sei tutto il mio contento, tanto che tutte le altre cose non son per me che amarezze.”
E Lui si è di nuovo ritirato ed sono rimasta a mezza voce, restando più stordita di prima e così ha seguitato questa mattina, pareva che avesse voglia di scherzare un poco. Dopo ciò mi son sentita fuori di me stessa ed ho visto che venivano persone sconosciute vestite da borghesi e le genti nel vederle, si raccapricciavano tutte e mettevano un grido di spavento e di dolore, specie i bambini e dicevano: “Se questi ci danno sopra, per noi è finita.” E soggiungevano: “Nascondete le giovani, povera gioventù se giunge in mani di queste.” Onde io, rivolta al Signore ho detto: “Pietà, misericordia, allontana questo flagello tanto pericoloso per la misera umanità, ti muovano a compassione le lacrime dell’innocenza.”
E Lui: “Ah! figlia mia, solo per l’innocenza ho riguardo degli altri, solo essa mi strappa la misericordia e mitiga il mio giusto sdegno.”
15 Ottobre 1900
Lotta tra il confessore e Gesù per la crocifissione di Luisa.
Questa mattina avendo fatto la comunione, il benedetto Gesù mi ha fatto sentire la sua voce che diceva:
“Figlia mia, questa mattina mi sento tutta la necessità d’essere ristorato, deh! prendi un po’ le mie pene sopra di te e lasciami riposare alquanto nel tuo cuore.”
Ed io: “Sì, mio bene, fammi sentire le tue pene e mentre io soffro invece tua, avrai tutto l’agio di poterti ristorare e prendere un dolce riposo; solo ti chiedo che indugi un altro poco finché resto sola, perché mi pare che stia ancora il confessore, acciò nessuno mi possa vedere soffrire.”
E Lui: “Che fa se sta il padre presente? Non sarebbe meglio che invece d’aver uno che mi ristori, ne avessi due? Cioè, tu soffrendo e quello concorrendo meco con la stessa mia intenzione?”
In questo mentre, ho visto il confessore che metteva l’intenzione della crocifissione ed il Signore subito, senza il minimo indugio, mi ha partecipato le pene della croce. Onde dopo essere stata un poco in quelle sofferenze, il confessore mi ha chiamato all’ubbidienza, Gesù si è ritirato ed io ho cercato di sottopormi a chi mi comandava. Quando in un istante, di nuovo è venuto il mio dolce Gesù che mi voleva sottoporre la seconda volta alle pene della crocifissione ed il padre non voleva; e quando io mi uniformavo con Gesù, cioè a soffrire, Gesù veniva; quando il confessore vedeva che incominciavo a soffrire, con l’ubbidienza arrestava il patire e Gesù si ritirava; soffrivo bensì una pena grande nel vederlo ritirarsi, ma facevo quanto più potevo per obbedire e a volte siccome vedevo presente il confessore lasciavo fare a Loro, aspettando chi dovesse vincere: L’ubbidienza o Nostro Signore. Ah! mi pareva di vedere lottare l’ubbidienza e Gesù, tutte e due potenti, abili a potere affrontare una lotta. Dopo che hanno lottato ben bene, nell’atto di vedere chi vinceva, è venuta la Regina Mamma che, avvicinandosi al padre, ha detto: “Figlio mio, poiché stamattina vuole Lui stesso che soffra, lascialo fare, altrimenti non sarete risparmiati, neppure in parte, dai castighi.” In quel momento il padre, come se fosse distratto a sostenere la lotta e Gesù vincitore, mi ha sottoposto di nuovo alle pene, ma con tale veemenza ed acerbi spasimi che non so io stessa come sono rimasta viva; quando credevo di morire, l’ubbidienza di nuovo mi ha richiamato e per poco mi son trovata in me stessa. Ristorandosi il benedetto Gesù, ma non contento ancora, ritornando voleva ripetere la terza volta, ma l’ubbidienza armandosi di fortezza, questa volta si è fatta vincitrice e ha preso il mio diletto Gesù. Con tutto ciò di tanto in tanto cercavo di far vincere Lui di nuovo, tanto che non mi dava requie ed ho dovuto dire:
“Ma Signor mio, sta’ un po’ quieto e lasciami in pace; non vedi che l’ubbidienza si è messa in armi e non vuol cedere? Perciò abbi pazienza e se vuoi ripetere la terza volta promettimi di farmi morire.”
E Gesù: “Sì, vieni.”
L’ho detto al Padre ed anche in questo l’ubbidienza si è resa inesorabile, anche se il mio dolce bene mi chiamava col dirmi: “Luisa, vieni.” Io dicevo che Gesù mi chiama, ma mi veniva risposto un no reciso. Che bella ubbidienza è questa, siccome vuol fare in tutto e sopra tutto da signora, si vuol ficcare in cose che a lei non appartengono, qual è il morire; e poi bella cosa esporre una povera infelice ai pericoli di morire, farle toccare con mano il porto della felicità eterna e poi per farsi vedere che sa fare in tutto da signora, a via di forza, che possiede, la trattiene e la fa giacere nella misera prigione del corpo e se si domanda perché tutto questo, primo non ti risponde e poi nel suo muto linguaggio ti dice: “Perché? Perché son signora ed ho impero su tutto.” Pare che se si vuol stare in pace con questa benedetta ubbidienza, ci vuole una pazienza da santo, non solo, ma quella dello stesso Nostro Signore; altrimenti si starà in continui attriti, perché vuol toccare gli estremi. Onde, vedendo che non poteva vincere niente, il benedetto Signore si è acquietato all’ubbidienza e mi ha lasciato in pace, mi ha mitigato le pene che soffrivo e mi ha detto:
“Diletta mia, nelle pene che hai sofferto, ho voluto farti provare il furore della mia giustizia col versarla un poco sopra di te. Se tu potessi vedere con chiarezza il punto in cui l’hanno fatta giungere gli uomini e come il furore della mia giustizia si è armata contro di essi, tu tremeresti verga a verga e non faresti altro che pregarmi di far piovere sopra di te le pene.”
Onde pareva che mi sostenesse nelle mie sofferenze e, per rincorarmi, mi diceva: “Io mi sento meglio e tu?” Ed io: “Ah! Signore, chi può dirti quello che sento, mi pare come se fossi stata stritolata dentro una macchina, provo tale sfinimento di forze, che se Tu non m’infondi vigore non posso riavermi.”
E Lui: “Diletta mia, è necessario che almeno di tanto in tanto tu senta con intensità le pene; prima per te, perché per quanto buono sia un ferro, se si lascia a lungo senza metterlo nel fuoco, sempre viene a contrarre un poco di ruggine; secondo per Me, se a lungo non mi sgravassi sopra di te, il mio furore si accenderebbe in tal modo, che non avrei alcun riguardo, né userei alcun risparmio e se non prendessi sopra di te le mie pene, come potrei mantenerti la parola di risparmiare in parte il mondo dai castighi?”
Dopo ciò è venuto il confessore a chiamarmi all’ubbidienza e così sono ritornata in me stessa.
17 Ottobre 1900
Un’anima sofferente ed una preghiera umilissima, fanno perdere tutta la fortezza a Gesù e lo rende tanto debole da farsi legare da quell’anima. L’aspetto della giustizia.
Continuando a venire il mio adorabile Gesù, mi pareva di vederlo tanto sofferente, che faceva compassione e gettandosi fra le mie braccia mi ha detto:
“Figlia mia, spezza il furore della mia giustizia, altrimenti....”
In questo mentre, mi è parso di vedere la giustizia divina armata di spade, di saette di fuoco, che metteva terrore ed insieme la fortezza con cui può agire. Onde, tutta spaventata, ho detto: “Come posso spezzarti il furore se Ti vedo così forte, da potere in un semplice istante annientare cielo e terra?”
E Lui: “Eppure un’anima sofferente ed una preghiera umilissima mi fanno perdere tutta la mia fortezza e mi rendono tanto debole che mi faccio legare da quell’anima, come a lei pare e piace.”
Ed io: “Ah! Signore, in che aspetto brutto si fa vedere la giustizia.”
E Gesù ha soggiunto: “Non è brutta; se tu la vedi così armata, ciò hanno fatto gli uomini, ma in se stessa è buona e santa, come gli altri miei attributi, perché in Me non ci può essere neppure l’ombra del male; è vero che l’aspetto appare aspro, pungente, amaro, ma i frutti sono dolci e gustosi.”
Detto ciò è scomparso.
20 Ottobre 1900
Come la giustizia vuole la soddisfazione di ciò che è ingiusto, così l’amore vuole lo sfogo d’amare e d’essere amato.
Questa mattina, nel venire il mio adorabile Gesù, mi ha fatto vedere i suoi attributi e mi ha detto:
“Figlia mia, tutti i miei attributi stanno in continua attitudine per gli uomini e tutti esigono il loro tributo.”
Poi ha soggiunto: “Come la giustizia vuole la soddisfazione di ciò che è ingiusto, così il mio amore vuole lo sfogo d’amare e d’essere amato. Tu mettiti nella giustizia e prega, ripara e quando ricevi qualche colpo abbi la pazienza a sopportarlo; poi passa nel mio amore e dammi lo sfogo dell’amore, altrimenti resterei defraudato nell’amore, come questa volta mi sento tutta la necessità di dare sfogo al mio amore represso e se non mi venisse dato di farlo, languirei e verrei meno.”
Mentre così diceva, ha cominciato a baciarmi, accarezzarmi ed a farmi tante tenerezze d’amore, che non ho parole a saperle manifestare; e voleva che io lo contraccambiassi, dicendomi:
“Come Io sento il bisogno di sfogarmi con te in amore, così tu hai bisogno di sfogarti in amore per Me, non è vero?”
Onde dopo esserci sfogati a vicenda in amore, è scomparso.
22 Ottobre 1900
Dubbi di Luisa sulle cose che le succedono, lei vuol sapere se sono di Dio o del demonio. L’ubbidienza non ha ragione umana, la sua ragione è divina.
Questa mattina mi trovavo tutta oppressa e con timore che non fosse Gesù benedetto che operasse in me, ma il demonio, ma nonostante ciò non mi sapevo contenere di cercarlo e desiderarlo, e, per breve tempo si è benignato di venire, mi ha detto:
“Chi è che assicura che esce il sole se non la luce che mette in fuga le tenebre notturne ed il calore che spande nella stessa luce? Se si dicesse che è uscito il sole e si vedesse più densa l’oscurità della notte e non si sentisse alcun calore, che diresti tu? Che non è sole vero che è uscito, ma falso, perché non si vedono gli effetti del sole. Or, se la mia vista ti fuga le tenebre e ti mostra la luce della verità, facendoti sentire il calore della mia grazia, perché vuoi lambiccarti il cervello che non sono Io che opero in te?”
Aggiungo, perché così vuole l’ubbidienza, che l’altro giorno stavo pensando: “Se davvero si verificassero tanti castighi che ho scritto in questi libri, chi avrà cuore di essere spettatrice?” Ed il benedetto Signore, con chiarezza, mi fece comprendere che taluni si verificheranno mentre sarò ancor su questa terra, altri dopo la mia morte e certi saranno risparmiati in parte. Onde rimasi un po’ più sollevata pensando che non mi toccava di vederli tutti. Ecco soddisfatta la signora ubbidienza, che aveva incominciato ad accigliarsi ed a menare lamenti e rabbuffi; mi pare che questa benedetta signorina non si voglia in alcun modo adattare alla ragione umana, non si voglia investire di alcuna circostanza, anzi pare che non abbia affatto ragione ed è un bel crepare aver a che fare con una che non ha ragione, per potere stare un po’ in buono è necessario che si perda la propria ragione, perché la signorina si va vantando: “Io non ho alcuna ragione umana, perciò non so adattarmi all’uso umano, la mia ragione è divina e chi vuol vivere in pace con Me è assolutamente necessario che perda la sua, per fare acquisto della mia.” Ecco come ragiona bene la signorina, che si può dire? E’ meglio tacere, perché o dritto o rovescio vuol sempre ragione e si gloria di darti tutto il torto.
23 Ottobre 1900
Il vero amore non sta mai solo.
Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù mi ha fatto vedere il confessore che metteva l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione; ho sentito la mia povera natura ripugnante, non perché non volessi soffrire, ma per altre ragioni che non è qui necessario descrivere, ma Gesù, come lamentandosi di me, ha detto al padre: “Non vuole sottomettersi.” Io mi sono intenerita al lamento, il padre ha rinnovato il comando e mi sono sottoposta. Dopo aver sofferto un poco, siccome ho visto il padre presente, il Signore ha detto:
“Diletta mia, ecco il simbolo della Sacrosanta Trinità: Io, il padre e tu. Il mio amore fino ab eterno non è stato mai solo, ma sempre unito in perfetta e scambievole unione con le Divine Persone, perché il vero amore non sta mai solo, ma produce altri amori e gode di essere riamato dagli amori che lui stesso ha prodotto e, se sta solo, o non è della natura dell’amor divino, oppure è solo apparente. Se sapessi quanto mi compiaccio e gusto di poter continuare nelle creature quell’amore che fin ab eterno regnava e regna tutt’ora nella Santissima Trinità. Ecco pure, perciò dico che voglio il consenso dell’intenzione del confessore unito con Me, per poter continuare più perfettamente quest’amore simbolico della Triade Sacrosanta.”
29 Ottobre 1900
La cosa più essenziale e necessaria in un’anima è la carità.
Dopo aver passato qualche giorno di privazione e di silenzio, questa mattina quando è venuto il benedetto Gesù, ho detto: “Si vede che non è più volontà tua il mio stato.”
E Lui: “Sì, sì, alzati e vieni nelle mie braccia.”
Da questo dire ho dimenticato il penoso stato dei giorni passati e sono corsa nelle sue braccia e poiché si vedeva il costato aperto, ho detto:
“Diletto mio, è da qualche tempo che non mi hai ammesso a succhiare al tuo costato, ti prego, ammettimi oggi.”
E Gesù: “Diletta mia, bevi pure a tuo piacere e saziati.”
Chi può dire il mio contento e con qual avidità ho messo la mia bocca a bere a quella fonte divina? Dopo che ho bevuto a sazietà, fino a non aver più dove mettere neppure un altra goccia, mi son allontanata e Gesù mi ha detto:
“Ti sei saziata? Se no, seguita pure a bere.”
Ed io: “Sazia no, perché a questa fonte quanto più si beve, più cresce la sete, solo che essendo io molta limitata, non sono capace di contenerne di più.”
Dopo ciò, ho visto altre persone insieme con Gesù che ha detto: “La cosa più essenziale e necessaria in un’anima, è la carità; se non c’è la carità, succede come a quelle famiglie o regni che non hanno reggitori, tutto è sconvolto, le più belle cose restano oscurate, non si vede alcuna armonia, chi vuol fare una cosa e chi un’altra. Così succede nell’anima dove non regna la carità, tutto è in disordine, le più belle virtù non armonizzano tra loro; ecco perciò la carità si chiama regina, perché ha regime, ordine e dispone tutto.”
31 Ottobre 1900
La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita, è la rassegnazione.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son sentita fuori di me stessa ed ho trovato la Regina Mamma; appena mi ha vista ha incominciato a parlare della giustizia, di come sta per cozzare con tutto il furore contro le genti; ha detto tante cose a questo riguardo, ma non ho vocaboli per esprimerle ed in questo mentre ho visto tutto il cielo pieno di punte di spade contro il mondo. Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, tu tante volte hai disarmato la giustizia divina e ti sei contentata di ricevere sopra di te i suoi colpi, ora che la vedi al colmo del furore, non ti avvilire, ma sii coraggiosa, con animo pieno di santa fortezza, entra in essa e disarmala, non aver timore delle spade, del fuoco e di tutto ciò che potrai incontrare; per ottenere l’intento, se ti vedi ferita, battuta, scottata, rigettata, non darti indietro, ma ti sia piuttosto sprone per tirare innanzi. Vedi, per fare ciò son venuto Io in tuo aiuto col portarti una veste, indossando la quale l’anima tua acquisterà coraggio e fortezza e non temerà nulla.”
Detto ciò, dal suo manto ha messo fuori una veste intessuta di oro screziato a vari colori ed ha vestito l’anima mia; poi mi ha dato il suo Figlio dicendomi:
“Ed ecco che per pegno del mio amore ti do in custodia il mio carissimo Figlio, acciocché lo custodisca, l’ami e lo contenti in tutto; cerca di fare le mie veci, acciò trovando in te tutto il suo contento, lo scontento che gli danno gli altri non gli possa dare tanta pena.”
Chi può dire quanto sono rimasta felice e fortificata nell’essere vestita da quella veste e coll’amoroso pegno fra le mie braccia? Felicità più grande non potrei, certo, più desiderare. Onde la Regina Mamma è scomparsa ed io son rimasta col mio dolce Gesù. Abbiamo girato un poco la terra e tra tanti incontri, ci siamo incontrati con un’anima data in preda alla disperazione; avendo compassione ci siamo avvicinati e Gesù ha voluto che io le parlassi per farle comprendere il male che faceva; con una luce che Gesù stesso m’infondeva, le ho detto:
“La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita è la rassegnazione. Tu col disperarti, invece di prendere la medicina, ti stai prendendo il veleno per uccidere l’anima tua. Non sai tu che il rimedio più opportuno a tutti i mali, la cosa principale che ci rende nobili, ci divinizza, ci rassomiglia a Nostro Signore ed ha virtù di convertire in dolcezza le stesse amarezze, è la rassegnazione? Che cosa fu la vita di Gesù sulla terra, se non continuare il Volere del Padre e mentre stava in terra, stava unito col Padre in Cielo? Così mentre l’anima rassegnata vive in terra, l’animo e la volontà sua stanno uniti con Dio nel Cielo. Si può dare cosa più cara e desiderabile di questa?”
Quell’anima, come scossa, ha cominciato a calmarsi ed io insieme con Gesù ci siamo ritirati. Sia tutto per gloria Dio e sempre benedetto.
2 Novembre 1900
Chi dimora in Gesù, nuota nel pelago di tutti i contenti.
Questa mattina mi sentivo tutta oppressa ed afflitta, con l’aggiunta che il benedetto Gesù non si faceva vedere; onde, dopo molto aspettare, è uscito dal mio interno ed, aprendomi il suo cuore, mi ha messo dentro dicendomi:
“Stai dentro di Me, lì solo troverai la vera pace e stabile contento, perché dentro di Me non penetra nulla di ciò che non appartiene alla pace e contentezza e chi dimora in Me non fa altro che nuotare nel pelago di tutti i contenti; mentre poi, nell’uscire da Me, ancorché l’anima non si brigasse di niente, solo a vedere le offese che mi fanno ed il modo come mi dispiacciono, già viene a partecipare alle afflizioni e ne resta perturbata; perciò tu, di tanto in tanto, dimenticati di tutto, vieni dentro di Me e vieni a gustare la mia pace e felicità, poi esci e fammi l’ufficio della mia riparatrice.”
Detto ciò è scomparso.
8 Novembre 1900
L’ubbidienza restituisce all’anima il suo primiero stato.
Continuando i suoi soliti indugi nel venire, io sentivo tutto il peso della sua privazione; quando, tutto all’improvviso è venuto e, senza sapere il perché, mi ha rivolto questa interrogazione:
“Mi sapresti tu dire perché l’ubbidienza è tanto glorificata e riporta tanto onore da improntare nell’anima l’immagine divina?”
Io, tutta confusa, non ho saputo che rispondere, ma il benedetto Gesù, con una luce intellettuale che mi mandava, mi ha risposto Lui stesso e siccome è per mezzo di luce e non di parole, non ho vocaboli per esprimermi, ma l’ubbidienza vuole che provi, se mi riesce, a scriverlo; credo che farò dei grossi spropositi e scriverò cose che non concorderanno insieme, ma metto tutta la mia fede nell’ubbidienza, specialmente perché son cose che la riguardano direttamente ed incomincio a provare. Onde pareva che mi dicesse che l’ubbidienza è tanto glorificata, perché ha virtù di svelare fin dalle radici le passioni umane, distrugge nell’anima tutto ciò che è terreno e materiale e, con suo grande onore, restituisce all’anima il suo primiero stato, cioè come fu creata da Dio nella giustizia originale, cioè prima d’essere cacciata dall’Eden terrestre ed in questo sublime stato, l’anima si sente tirata fortemente a tutto ciò che è bene, si sente connaturato con sé tutto ciò che è buono, santo e perfetto, con un orrore grandissimo anche all’ombra del male. Con questa natura felice ricevuta dall’espertissima mano dell’ubbidienza, l’anima non prova più difficoltà ad eseguire i comandi ricevuti, molto più che chi comanda sempre il bene deve comandare ed ecco come l’ubbidienza sa improntare bene l’immagine divina, non solo, ma cambia la natura umana nella divina, perché come Dio è buono, santo e perfettissimo ed è portato a tutto ciò che è buono ed odia sommamente il male, così l’ubbidienza ha virtù di divinizzare l’umana natura e di farle acquistare le proprietà divine; e quanto più l’anima si lascia guidare da questa espertissima mano, tanto più acquista di divino e distrugge l’essere proprio. Ed ecco perciò è tanto glorificata ed onorata; tanto che Io stesso mi sottoposi a lei e ne restai onorato e glorificato e restituii, per mezzo suo, a tutti i miei figli l’onore e la gloria che avevano perduto per la disubbidienza.”
Questo su per giù ho saputo manifestare, sento il resto nella mente, ma mi mancano le parole, perché è tanta l’altezza del concetto di questa virtù, che il mio povero linguaggio umano non sa adattarsi a farne parola...
10 Novembre 1900
Gesù Cristo le insegna dove sta il vero amore.
Continuando a non venire, mi sentivo immersa nella più grande amarezza, l’anima mia restava straziata in mille modi. Come un’ombra ho avvertito vicino a me ed ho sentito la voce del mio adorabile Gesù, ma senza vederlo, che mi ha detto:
“L’amore perfetto sta nella vera fiducia che si deve avere verso l’oggetto amato ed ancorché si vedesse perduto l’oggetto che si ama, allora più che mai è tempo di dimostrare questa viva fiducia. Questo è il mezzo più facile per mettersi in possesso di ciò che ardentemente si ama.”
Detto ciò sono scomparse l’ombra e la voce. Chi può dire la pena che sento per non aver visto l’amato mio bene?
11 Novembre 1900
Uscendo dal Divin Volere si perde la conoscenza di Dio e di se stesso.
Pare che il Signore benedetto voglia esercitarmi nella pazienza, non ha compassione né delle mie lacrime, né del mio dolorosissimo stato. Io senza di Lui, mi vedo immersa nelle più grandi miserie, credo che non ci sia anima più scellerata della mia, sebbene, stando con Gesù, mi vedo più che mai cattiva, ma siccome mi trovo con Lui che possiede tutti i beni, l’anima mia trova il rimedio a tutti i mali. Onde, se mi manca, tutto per me finisce; non c’è più alcun rimedio alle mie grandi miserie, molto più mi opprime il pensiero che non sia più Volontà sua il mio stato e, non stando nel suo Volere, mi pare di stare fuori dal centro e, molte volte, penso al modo come poter uscire. Ora, stando con queste disposizioni l’ho sentito da dietro le spalle che mi diceva: “Ti sei stancata, non è vero?”
Ed io: “Sì, Signore, mi sento molto stanca.”
E Lui ha ripreso: “Ah! figlia mia, non uscire dal mio Volere, ché uscendo dal mio Volere vieni a perdere la mia conoscenza e, non conoscendo Me, vieni a perdere la conoscenza di te stessa, perché si distingue con chiarezza se c’è oro o fango solo ai riverbi della luce; che se tutto è tenebre facilmente si possono scambiare gli oggetti. Ora, luce è il mio Volere, che dandoti la mia conoscenza, ai riverbi di questa luce vieni a conoscere chi sei tu e vedendo la tua debolezza, il tuo puro nulla, ti attacchi alle mie braccia ed unita al mio Volere vivi con Me nel Cielo. Ma se tu vuoi uscire dal mio Volere, primo verrai a perdere la vera umiltà e poi verrai a vivere sulla terra e sarai costretta a sentire il peso terreno, a gemere e a sospirare come tutti gli altri sventurati che vivono fuori della mia Volontà.”
Detto ciò si è ritirato senza farsi neppur vedere. Chi può dire lo strazio dell’anima mia?
13 Novembre 1900
Vede le tante miserie umane, l’avvilimento e lo spogliamento della Chiesa, lo stesso degradare dei sacerdoti.
Dopo aver passato parecchi giorni di privazione amarissima, avendo fatto la santa comunione, dentro il mio interno ho visto tre Bambini, era tanta la loro bellezza ed eguaglianza, che parevano tutti e tre nati nello stesso parto. L’anima mia è rimasta sorpresa e stupita nel vedere tanta bellezza rinchiusa nel cerchio del mio interno tanto miserabile, molto più cresceva il mio stupore, ché vedevo questi tre Bambini come se avessero in mano tante corde d’oro e, con queste, legavano loro tutto a me ed il cuore mio tutto a loro. Dopo poi, come se ognuno prendesse posto, hanno incominciato a discutere tra loro; ma io non intendevo e non trovo parole come poter ridire il loro altissimo linguaggio, so sol dire che in un batter d’occhio ho visto le tante miserie umane, l’avvilimento e lo spogliamento della Chiesa, lo stesso degradare dei sacerdoti, che invece d’essere luce per i popoli, sono tenebre onde, tutta amareggiata da questa vista, ho detto: “Santissimo Iddio, dai la pace alla Chiesa, fa’ che le restituiscano ciò che le hanno tolto, non permettere che i cattivi ridano alle spalle dei buoni.” E mentre dicevo ciò hanno detto:
“Sono arcani di Dio incomprensibili.”
Detto ciò, sono scomparsi ed io sono ritornata in me stessa.
14 Novembre 1900
La Regina Mamma ristora Gesù. La trasporta al purgatorio.
Questa mattina quando il mio adorabile Gesù è venuto, mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha chiesto un ristoro alle sue pene, io non avendo nulla ho detto: “Dolcissimo amor mio, se ci fosse la Regina Mamma avrebbe potuto ristorarti col suo latte, ché in quanto a me non ho altro che miserie.” In questo mentre, è venuta la Santissima Regina ed io subito ho detto a Lei:
Gesù sente la necessità d’un ristoro, dategli il vostro dolcissimo latte, perché resterà ristorato.”
Onde, la nostra carissima Mamma gli ha dato il suo latte ed il mio diletto Gesù è rimasto tutto ristorato. Poi rivolto a me, ha detto:
“Io mi sento rinfrancato, anche tu avvicinati alle mie labbra e bevi parte di quel latte che ho ricevuto dalla mia Madre, acciò possiamo restare ambedue ristorati.”
Così ho fatto; ma chi può dire la virtù di quel latte che da Gesù usciva bollente e tanto ne conteneva che pareva una fonte immensa, che anche se bevessero tutti gli uomini, non dimimirebbe affatto. Dopo ciò abbiamo girato un poco la terra e ad un punto pareva che stesse gente seduta ad un tavolino che diceva: Ci sarà una guerra nell’Europa e quel che è più dolente è che sarà prodotta da parenti.” Gesù ascoltava ciò, ma non diceva niente a tal riguardo; quindi, non so se ci sarà di certo, o no, essendo i giudizi umani mutabili e ciò che gli uomini oggi dicono domani disdicono. Poi mi ha trasportato dentro un giardino in cui sporgeva un grandissimo edificio come se fosse un Monastero, popolato di tante persone che riusciva difficile numerare, il mio adorabile Gesù, alla vista di quella gente si è voltato di spalle, si è stretto tutto a me e, mettendo la sua testa poggiata alla mia spalla vicino al collo, mi ha detto:
“Diletta mia, non farmeli vedere, altrimenti verrei molto a soffrire.”
Anch’io l’ho stretto a me ed avvicinandomi ad una di quelle anime ho detto: “Dimmi almeno chi siete?”
E quella ha risposto: ‘Siamo tutte anime purganti e la nostra liberazione sta legata alla soddisfazione di quei pii legati che abbiamo lasciato ai nostri successori e siccome non si soddisfano, noi siamo costretti a stare qui, lontani dal nostro Iddio; qual pena è per noi, perché Dio si rende per noi un Essere necessario, di cui non si può fare a meno, proviamo una continua morte che ci martirizza nel modo più spietato e se non moriamo è perché la nostra anima non è a questo soggetta, onde dolenti qual siamo, restando privi di un oggetto che forma tutta la nostra vita, imploriamo da Dio che faccia provare ai mortali una minima parte delle nostre pene, col privarli di ciò che è necessario al mantenimento della vita corporale, acciocché imparino a spese proprie quanto è doloroso l’essere privi di ciò che assolutamente è necessario.”
Dopo ciò, il Signore mi ha trasportato altrove ed io sentendo compassione di quelle anime ho detto: “Come, oh! mio buon Gesù, hai voltato il tuo volto da quelle anime benedette che tanto ti sospiravano, mentre bastava farti vedere solamente per fare che quell’anime restassero libere delle pene e beatificate?”
E Lui: “Oh! figlia mia, se Io mi mostrassi loro, siccome non sono del tutto purgate, non avrebbero potuto sostenere la mia presenza ed invece di slanciarsi fra le mie braccia, confuse si sarebbero ritirate indietro e non avrei fatto altro che accrescere il mio ed il loro martirio. Ecco, perciò ho fatto così.”
Detto ciò è scomparso.
16 Novembre 1900
Gesù le toglie il cuore e le dà il suo amore per cuore.
Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù ha fatto vedere il mio interno tutto cosparso di fiori, a forma d’una capanna e Lui che se ne stava dentro tutto ricreandosi e compiacendosi. Io, vedendolo in quell’atteggiamento, ho detto: “Mio dolcissimo Gesù, quando sarà che ti prenderai questo mio cuore per uniformarlo tutto al tuo in modo da poter vivere della vita del tuo cuore?” Mentre dicevo ciò, il mio sommo ed unico bene ha preso una lancia e mi ha aperto dalla parte dove corrisponde il cuore; poi con le sue mani l’ha tirato fuori e tutto l’ha guardato per vedere se fosse spogliato e avesse quelle qualità per potere stare nel suo santissimo cuore. Anch’io l’ho guardato e, con mia sorpresa, ho visto impresso su una parte la croce, la spugna e la corona di spine; ma volendo vederlo dall’altra parte e dentro, ché pareva gonfio come se si potesse aprire, il mio diletto Gesù me l’ha impedito dicendomi:
“Voglio mortificarti col non farti vedere tutto ciò che ho versato in questo cuore. Ah! sì, qui dentro questo cuore ci sono tutti i tesori delle mie grazie che umana natura può giungere a contenere.”
In questo mentre l’ha rinchiuso nel suo santissimo cuore, soggiungendo:
“Il tuo cuore ha preso possesso nel mio cuore ed Io per cuore ti do il mio amore che ti darà vita.” Ed avvicinandosi alla parte ha mandato tre aliti contenenti luce, che prendevano il posto del cuore e poi ha chiuso la ferita dicendomi:
“Ora, più che mai ti conviene fissarti nel centro del mio Volere, avendo per cuore il solo mio amore; neppure per un solo istante devi uscire da Esso e solo il mio amore troverà in te il suo vero alimento, se troverà in te in tutto e per tutto la mia Volontà, in quella troverà il suo contento e la vera e fedele corrispondenza.”
Poi avvicinandosi alla bocca, mi ha mandato altri tre aliti ed insieme ha versato un liquore dolcissimo che mi ha inebriata tutta. Onde, preso come da entusiasmo, ha detto:
“Vedi, il tuo cuore è nel mio, quindi non è più tuo.”
E mi ha baciata e ribaciata e mille finizze d’amore mi la ha fatto; ma chi può dirle tutte? Mi riesce impossibile manifestarle. Chi può dire quello che sentivo nel trovarmi in me stessa? So dire solamente che mi sentivo come se non fossi più io: Senza passione, senza inclinazione, senza desiderio, tutta inabissata in Dio; dalla parte del cuore sentivo un gelo sensibile in confronto alle altre parti.
18 Novembre 1900
L’unione del cuore con quello di Gesù, fa passare allo stato di perfetta consumazione.
Seguita a tenersi il mio cuore nel cuor suo e di tanto in tanto si benigna di farmelo vedere, facendo festa come se avesse fatto un grande acquisto ed in questi giorni trovandomi fuori di me stessa, alla parte dove corrisponde il cuore, invece del cuore vedo la luce che il benedetto Gesù mi mandò in quei tre aliti. Onde questa mattina nel venire, mostrandomi il suo cuore, mi ha detto:
“Diletta mia, qual vorresti, il cuor mio o il tuo? Se tu vuoi il mio, ti converrà più soffrire; sappi però che ho fatto questo per farti passare ad un altro stato, perché quando si giunge all’unione, si passa ad un altro stato, qual è quello della consumazione e l’anima per passare a questo stato di perfetta consumazione ha bisogno, o del mio cuore per vivere, o del suo tutto trasformato nel mio, altrimenti non può passare a questo stato di consumazione.”
Ed io, tutta temendo, ho risposto: “Dolce amor mio, la mia volontà non è più mia ma tua, fa’ quel che vuoi ed io sarò più contenta.” Dopo ciò mi son ricordata di qualche difficoltà del confessore e Gesù, vedendo il mio pensiero, mi ha fatto vedere come se io stessi dentro un cristallo e questo impediva di far vedere agli altri ciò che il Signore operava in me ed ha soggiunto:
“Solo ai riverberi della luce si conosce il cristallo e ciò che dentro contiene; così è per te: Chi porta la luce della credenza toccherà con mano ciò che Io opero in te, se poi no, scorgerà le cose naturalmente.”
20 Novembre 1900
Dovendo vivere del cuore di Gesù, Lui le dà regole per imparare un vivere più perfetto.
Trovandomi fuori di me stessa, il mio adorabile continua a farmi vedere il cuor mio nel suo, ma tanto trasformato che non riconosco più qual è il mio e quale quello di Gesù. L’ha conformato perfettamente al suo, gli ha impresso tutte le insegne della Passione, facendomi capire che il suo cuore, da che fu concepito, fu concepito con queste insegne della Passione, tanto che ciò che soffrì nell’ultimo della sua vita, fu un trabocco di ciò che il suo cuore aveva sofferto continuamente. Mi pareva di vedere come l’uno così l’altro. Mi pareva di vedere il mio diletto Gesù occupato a preparare il punto dove doveva mettere il cuore, profumandolo e inanellandolo di tanti diversi fiori e, mentre faceva ciò, mi ha detto:
“Diletta mia, dovendo vivere del mio cuore ti conviene intraprendere un modo di vivere più perfetto. Quindi voglio da te:
1.Uniformità perfetta alla mia Volontà, perché mai potrai amarmi perfettamente, se non amandomi con la mia stessa Volontà; anzi ti dico che amandomi con la mia stessa Volontà giungerai ad amar Me ed il prossimo col mio stesso modo d’amare.
2.Umiltà profonda, mettendoti innanzi a Me ed alle creature, l’ultima di tutte.
3.Purità in tutto, perché qualunque minimo mancamento di purità, tanto nell’amare quanto nell’operare, si riflette tutto nel cuore e ne resta macchiato, perciò voglio che la purità sia come la rugiada sui fiori al nascere del sole, che riflettendovi i raggi, trasmuta quelle piccole goccioline come in tante perle preziose da incantare le genti. Così tutte le tue opere, pensieri e parole, palpiti ed affetti, desideri ed inclinazioni, se saranno fregiati dalla rugiada celeste della purità, tesserai un dolce incanto, non solo all’occhio umano, ma a tutto l’Empireo.
4.L’ubbidienza va connessa con la mia Volontà, perché se questa virtù riguarda i superiori, che ti ho dato in terra, la mia Volontà è ubbidienza che riguarda Me direttamente, tanto che si può dire che l’una e l’altra sono tutte e due virtù d’ubbidienza, con questa sola differenza, che l’una riguarda Dio e l’altra riguarda gli uomini; tutte e due hanno lo stesso valore e non ci può stare l’una senza dell’altra, quindi devi amare tutte e due allo stesso modo.”
Poi ha soggiunto: “Sappi, d’ora in poi vivrai col cuor mio e devi intendertela a modo del cuor mio, per trovare in te le mie compiacenze, perciò ti raccomando che non è più cuor tuo, ma cuor mio.”
22 Novembre 1900
Gesù si mette al posto del cuore. Le dice il cibo che vuole da lei.
Il mio adorabile Gesù continua a farsi vedere. Questa mattina, avendo fatto la comunione, l’ho visto nel mio interno ed i due cuori erano tanto immedesimati che parevano tutt’uno. Il mio dolcissimo Gesù mi ha detto:
“Oggi ho deciso di restituirti, invece del cuore, Me stesso.”
In questo mentre, ho visto che Gesù prendeva posto in quel punto dove sta il cuore e da dentro Gesù ricevevo la respirazione e sentivo il palpito del cuore; come mi sentivo felice vivendo in questa posizione!
Dopo ciò ha soggiunto: “Avendo Io preso il posto del cuore, ti conviene tenere un cibo sempre preparato per nutrirmi, il cibo sarà il mio Volere e tutto ciò che ti mortificherà e di cui ti priverai per amor mio.”
Ma chi può dire tutto ciò che nel mio interno c’è stato tra me e Gesù? Credo meglio tacere, altrimenti mi sento come se dovessi guastare qualcosa, non essendo la mia lingua dirozzata bene per parlare di grazie sì grandi che il Signore ha fatto all’anima mia; non mi resta altro che ringraziare il Signore che ha riguardo per un’anima sì miserabile e peccatrice.
23 Novembre 1900
Modo in cui stanno le anime in Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio amante Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa ed uscendo dal mio interno si è fatto vedere tanto grande che ha assorbito in Sé tutta la terra e ha disteso tanto la sua grandezza che l’anima mia non trovava il termine, mi sentivo dispersa in Dio, non solo io, ma tutte le creature restavano disperse; ed oh! quanto pareva disdicevole, che affronto si fa a Nostro Signore, quando noi piccoli vermi, vivendo in Lui, osiamo offenderlo. Oh! se tutti potessero vedere il modo come stiamo in Dio, oh! come si guarderebbero dal dargli anche l’ombra del dispiacere. Poi si faceva tanto alto, che assorbiva in Sé tutto il Cielo, onde in Dio stesso vedevo tutti, angeli, santi, sentivo il loro canto, capivo tante cose della felicità eterna. Dopo ciò, vedevo che da Gesù scorrevano tante ruscelli di latte ed io bevevo a questi ruscelli, ma essendo io molto ristretta e Gesù tanto grande ed alto che non aveva termine né di grandezza, né d’altezza, non mi riusciva d’assorbirlo tutto in me; molti scorrevano fuori, sebbene rimanessero in Dio stesso. Onde io sentivo un dispiacere ed avrei voluto che tutti fossero corsi a bere a questi ruscelli, ma scarsissimo era il numero dei viatori che bevevano. Nostro Signore dispiaciuto anche di questo, mi ha detto:
“Questo che tu vedi è la misericordia contenuta e ciò irrita maggiormente la giustizia; come non debbo far giustizia, mentre loro stessi mi contengono la misericordia?”
Ed io, prendendogli le mani le ho strette insieme dicendo: “No, Signore, non puoi far giustizia, non voglio io e non volendo io neppure Tu vuoi, perché la mia volontà non è più mia, ma tua ed essendo tua, tutto ciò che io non voglio neppure Tu lo vuoi; non me l’hai detto Tu stesso, che debbo vivere in tutto e per tutto del tuo Volere?”
Il mio dolce Gesù ha disarmato il mio dire, si è impicciolito di nuovo e si è rinchiuso nel mio interno ed io mi son trovata in me stessa.
25 Novembre 1900
La natura del vero amore è di trasmutare le pene in gioie, le amarezze in dolcezze.
Poiché il mio dolcissimo Gesù tardava a venire, quasi mi son messa in timore, che non venisse, ma poi con mia sorpresa, tutto all’improvviso, è venuto e mi ha detto:
“Diletta mia, vuoi tu sapere quando un’opera si fa per la persona amata? Quando incontrando sacrifici, amarezze e pene, ha virtù di cambiarle in dolcezze e delizie, perché questa è la natura del vero amore, di trasmutare le pene in gioie, le amarezze in dolcezze, se si sperimenta il contrario, segno è che non è il vero amore che agisce. Oh, in quante opere si dice: “Lo faccio per Dio”; ma negli incontri si danno indietro, con ciò fanno vedere che non era per Dio, ma per l’interesse proprio e il piacere che sentivano.”
Poi ha soggiunto: “Generalmente si dice che la propria volontà guasta ogni cosa ed infetta le opere più sante, eppure questa volontà propria, se è connessa con la Volontà di Dio, non c’è altra virtù che la possa superare, perché dove c’è volontà c’è vita nell’operare il bene, ma dove non c’è volontà, c’è la morte nell’operare, oppure si opererà stentatamente come se stesse in agonia.”
3 Dicembre 1900
La natura della Santissima Trinità è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo.
Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata con Gesù Bambino fra le braccia e mentre mi deliziavo nel guardarlo, senza sapere come, dallo stesso Bambino è uscito un secondo e, dopo brevi istanti, un terzo Bambino, tutte e due simili al primo, sebbene distinti fra loro. Stupita nel guardare ciò ho detto: “Oh, come si tocca con mano il mistero sacrosanto della Santissima Trinità, che mentre sei uno, siete anche tre.” Mi pare che tutte e tre mi dicessero, ma mentre usciva la parola si formava una sol voce:
“La nostra natura è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo e la natura del vero Amore ha questo di proprio, di produrre da sé immagini tutte simili a sé nella potenza, nella bontà e nella bellezza ed in tutto ciò che esso contiene, solo per dare un risalto più sublime alla nostra onnipotenza, mette il marchio della distinzione, in modo che questa nostra natura, liquefacendosi in amore, siccome è semplice e senza alcuna materia che potrebbe impedire l’unione, ne forma tre e, ritornando a liquefarsi, ne forma un solo. Ed è tanto vero che la natura del vero Amore ha questo di produrre immagini tutte a sé simili, o di assumere l’immagine di chi si ama, che la Seconda Persona nel redimere l’uman genere, assunse la natura e l’immagine dell’uomo e comunicò all’uomo la Divinità.”
Mentre diceva ciòno, io distinguevo benissimo il mio diletto Gesù, riconoscendo in Lui l’immagine dell’umana natura e solo per Lui avevo fiducia di starmene alla loro presenza, altrimenti chi avrebbe ardito? Ah! sì, mi pareva che l’umanità assunta da Gesù, avesse aperto il commercio alla creatura, per farla salire fino al trono della Divinità per essere ammessa alla loro conversazione ed ottenere rescritti di grazie. Oh! che momenti felici ho gustato, quante cose comprendevo! Ma per scrivere qualche cosa avrei bisogno di descrivere quando l’anima mia si trova col mio caro Gesù, che mi pare sprigionata dal corpo, ma nel trovarmi di nuovo imprigionata, le tenebre della prigionia, la lontananza del mio mistico Sole, la pena di non vederlo, mi rendono inabile a descriverle e mi fanno vivere morendo, ma son costretta a vivere allacciata, carcerata in questo misero corpo. Ah! Signore, abbi compassione d’una misera peccatrice che vive inferma e imprigionata, rompi presto il muro di questo carcere per volarmene a te e non ritornarvi più.
23 Dicembre 1900
Innanzi alla Santità della Divina Volontà, le passioni non ardiscono presentarsi, e perdono da per se stesse la vita.
Dopo aver passato lunghi giorni di silenzio tra me ed il benedetto Gesù, sentivo un vuoto nel mio interno; questa mattina, nel venire, mi ha detto:
“Diletta mia, che cosa vuoi dirmi che tanto brami di parlare con Me?”
Ed io, tutta vergognandomi, ho detto: “Mio dolce Gesù, voglio dirti che bramo ardentemente di volere Te ed il tuo Santo Volere e se mi concedi ciò mi renderai appieno contenta e felice.”
E Lui ha soggiunto: “Tu in una parola hai afferrato tutto chiedendomi ciò che di più grande è in Cielo ed in terra; ed Io, in questo Santo Volere bramo e voglio maggiormente conformarti e per fare che ti riesce più dolce e gustoso il mio Volere, mettiti nel circolo della mia Volontà e mirane i diversi pregi; fermandoti or nella santità del mio Volere, or nella bontà, or nell’umiltà, or nella bellezza ed or nel pacifico soggiorno che produce il mio Volere ed in queste fermate che farai, acquisterai sempre più nuove ed inaudite notizie del mio Santo Volere e ne resterai tanto legata ed innamorata, che non uscirai mai più e questo ti porterà un sommo vantaggio e, stando tu nella mia Volontà, non avrai bisogno di combattere con le tue passioni e di scontrarti sempre con esse, perché mentre pare che muoiono, rinascono di nuovo più forti e vive, ma senza combattere, senza strepito, dolcemente muoiono, perché innanzi alla Santità della mia Volontà, le passioni non ardiscono presentarsi e perdono da per se stesse la vita e se l’anima sente i movimenti delle sue passioni è segno che non fa dimora continua nei confini del mio Volere; fa delle uscite, delle scappatine nel suo proprio volere ed è costretta a sentire la puzza della corrotta natura. Mentre poi, se starai fissa nella mia Volontà, starai del tutto libera e la tua sola occupazione sarà l’amarmi ed essere da Me riamata.”
Dopo ciò, ho guardato il benedetto Gesù che teneva la corona di spine, l’ho tolta pian piano e l’ho messa sulla mia testa, Lui me l’ha conficcata ed è scomparso ed io mi son trovata in me stessa, con un desiderio ardente di starmene nella sua Santissima Volontà.
25 Dicembre 1900
Vede la nascita di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato mi son sentita fuori di me stessa e, dopo aver girato, mi son trovata dentro una spelonca ed ho visto la Regina Mamma che stava nell’atto di dare alla luce il Bambinello Gesù. Che stupendo prodigio! mi pareva che tanto la Madre quanto il Figlio fossero trasmutati in luce purissima, ma in quella luce si scorgeva benissimo la natura umana di Gesù, che conteneva in sé la Divinità e serviva come velo per coprire la Divinità, in modo che squarciando il velo della natura umana era Dio e coperto con quel velo era uomo ed ecco il prodigio dei prodigi: Dio ed uomo, uomo e Dio! che senza lasciare il Padre e lo Spirito Santo viene ad abitare con noi e prende carne umana, perché il vero amore non si disunisce giammai. Ora, mi è parso che la Madre ed il Figlio in quel felicissimo istante, siano rimasti come spiritualizzati e, senza il minimo intoppo, Gesù è uscito dal seno Materno, traboccando ambedue in un eccesso d’amore, ossia quei Santissimi corpi trasformati in Luce, senza il minimo impedimento, Gesù Luce è uscito da dentro la luce della Madre, restando sano ed intatto sia l’Uno che l’Altra, ritornando poscia allo stato naturale. Ma chi può dire la bellezza del Bambinello, che in quel momento dal suo nascere trasfondeva anche esternamente i raggi della Divinità? Chi può dire la bellezza della Madre che ne restava tutta assorbita in quei raggi Divini? E san Giuseppe? Mi pareva che non fosse presente nell’atto del parto, ma che se ne stesse in un altro angolo della spelonca, tutto assorto in quel profondo Mistero e, se non vide con gli occhi del corpo, vide benissimo con gli occhi dell’anima, perché se ne stava rapito in estasi sublime. Or nell’atto che il Bambinello uscì alla luce, io avrei voluto volare per prenderlo fra le mie braccia, ma gli angeli m’impedirono, dicendomi che toccava alla Madre l’onore di prenderlo per prima. Onde la Vergine Santissima, come scossa, è ritornata in sé e dalle mani d’un angelo ha ricevuto il Figlio nelle braccia, l’ha stretto tanto forte nella foga dell’amore in cui si trovava, che pareva che volesse inviscerarlo di nuovo, poi volendo dare uno sfogo al suo ardente amore, l’ha messo a succhiare alle sue mammelle. In questo mentre io me ne stavo tutta annichilita, aspettando che fossi chiamata, per non ricevere un altro rimprovero dagli angeli. Onde la Regina mi ha detto:
“Vieni, vieni a prendere il tuo diletto e godilo anche tu, sfoga con Lui il tuo amore.”
E così dicendo io mi sono avvicinata alla Mamma e me l’ha dato in braccio. Chi può dire il mio contento, i baci, gli abbracci, le tenerezze? Dopo che mi son sfogata un poco, gli ho detto: “Diletto mio, tu hai succhiato il latte dalla nostra Mamma, rendimi partecipe.”
E Lui, tutto condiscendendo, ha versato dalla sua bocca nella mia parte di quel latte e dopo mi ha detto:
“Diletta mia, Io fui concepito unito al dolore, nacqui al dolore e morii nel dolore e coi tre chiodi che mi crocifissero, inchiodai le tre potenze: Intelletto, memoria e volontà, di quelle anime che bramano amarmi, facendole restare attirate tutte a Me, perché la colpa le aveva rese inferme e disperse dal loro Creatore, senza alcun freno.”
E mentre diceva ciò, ha dato uno sguardo al mondo ed ha cominciato a piangere le sue miserie. Io, vedendolo piangere, ho detto:
“Amabile Bambino, col tuo pianto non funestare una notte sì lieta a chi ti ama, invece di dare sfogo al pianto, diamo sfogo al canto.”
E sì dicendo ho cominciato a cantare, Gesù si è distratto a sentirmi cantare ed ha cessato dal piangere e finendo il mio verso ha cantato il suo, con una voce tanto forte ed armoniosa, che tutte le altre voci scomparivano alla sua voce dolcissima. Dopo ciò, ho pregato il Bambino Gesù per il mio confessore e per quelli che mi appartengono ed infine per tutti e Lui pareva tutto condiscendente. In questo mentre è scomparso ed io sono ritornata in me stessa.
26 Dicembre 1900
Continua a stare nella grotta.
Continuando a vedere il santo Bambino, vedevo la Regina Madre da una parte e san Giuseppe dall’altra, che stavano adorando profondamente l’infante divino. Stando tutta intenta in Lui, mi pareva che la continua presenza del Bambinello li tenesse assorti in estasi continua e se operavano era un prodigio che il Signore operava in loro, altrimenti sarebbero rimasti immobili senza potere esternamente accudire ai loro doveri. Anch’io vi ho fatto la mia adorazione e mi son trovata in me stessa.
27 Dicembre 1900
Dio non è soggetto a mutarsi, il demonio e la natura umana spesso spesso si mutano.
Questa mattina mi trovavo con un timore sul mio stato, che non fosse il Signore che operasse in me, con l’aggiunta che non si benignava di venire, onde dopo molto aspettare, per breve tempo l’ho visto, gli ho esposto il mio timore e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, prima di tutto, per gettarti in questo stato vi è un concorso della mia potenza e poi, chi avrebbe dato a te la forza, la pazienza di stare per sì lungo tempo in questo stato, in un letto? La sola perseveranza è un segno certo che l’opera è mia, perché solo Dio non è soggetto a mutarsi, ma il demonio e la natura umana spesso spesso si mutano e ciò che oggi amano, domani aborriscono e ciò che oggi aborriscono, domani amano e trovano la loro soddisfazione.”
4 Gennaio 1901
Stato infelice di un anima senza Dio.
Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione e di turbamento, mi sentivo dentro di me un mistico inferno. Senza di Gesù tutte le mie passioni sono venute alla luce e, spandendo ognuna le sue tenebre, mi hanno oscurato in modo che non sapevo più dove mi trovavo. Quanto è infelice lo stato di un’anima senza Dio! Basta dire che senza di Dio, l’anima sente ancor vivente dentro di sé l’inferno; tale era il mio stato, mi sentivo straziare l’anima da pene infernali. Chi può dire quello che ho passato? Per non fare lungherie passo innanzi. Quindi, questa mattina avendo fatto la comunione, stando nel sommo dell’afflizione, ho sentito dentro di me muovere Nostro Signore, io vedendo la sua immagine ho voluto guardare se fosse di legno oppure vivo, di carne; ho guardato ed era il Crocifisso vivo di carne che guardandomi mi ha detto:
“Se la mia immagine dentro di te fosse di legno, l’amore sarebbe apparente, perché il solo amore vero e sincero, unito alla mortificazione, mi fa rinascere vivo, crocifisso nel cuore di chi mi ama.”
Io nel vedere il Signore avrei voluto sottrarmi alla sua presenza, tanto mi vedevo cattiva, ma Lui ha ripreso a dire:
“Dove vuoi andare? Io sono luce e la mia luce dovunque tu vada t’investe dappertutto.”
Alla presenza Gesù, alla luce, alla voce, le mie passioni sono scomparse, non so io stessa dove siano andate, sono rimasta come una bambina e sono ritornata in me stessa, tutta cambiata. Sia tutto a gloria di Dio ed a bene dell’anima mia.
5 Gennaio 1901
L’Umanità di Gesù fu fatta apposta per ubbidire e per distruggere la disubbidienza. Luisa ristora Gesù.
Trovandomi fuori di me stessa, vedevo il confessore che metteva l’intenzione della crocifissione, io temevo di sottopormi, ma Gesù mi ha detto:
“Che vuoi da Me, Io non posso fare a meno d’ubbidire, perché la mia Umanità fu fatta apposta per ubbidire e per distruggere la disubbidienza, è tanta innestata in Me questa virtù, che in Me si può dire che è natura l’ubbidienza ed il distintivo a Me più caro e glorioso, tanto che se la mia Umanità non avesse questo di proprio, l’aborrirei e non mi sarei giammai con Essa unito. Vuoi tu poi disobbedire? Puoi farlo, ma lo farai tu, non Io.”
Io, tutta confusa nel vedere un Dio tanto ubbidiente, ho detto: “Anch’io voglio ubbidire.” E mi sono sottoposta e Gesù mi ha partecipato i dolori della croce. Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e Gesù benedetto mi ha dato un bacio e mentre faceva ciò è uscito un alito amaro, stava in atto di voler versare le sue amarezze, ma non l’ha fatto, perché voleva che dicessi io di farlo. Io subito ho detto: “Vuoi qualche riparazione? Facciamola insieme, così le mie riparazioni unite alle tue avranno i loro effetti, perché da me sola credo che ti disgusteranno di più.” Così ho preso la sua mano grondante sangue e, baciandola, ho recitato il Laudate Dominum col Gloria Patri; Gesù una parte ed io l’altra, per riparare le tante opere cattive che si commettono, mettendo l’intenzione di lodarlo tante volte per quante offese riceve per le cattive opere. Com’era commovente veder pregare Gesù. Poi ho seguitato a fare lo stesso all’altra mano, mettendo l’intenzione di lodarlo tante volte per quante offese riceve per i peccati di cause. Indi i piedi con l’intenzione di tante volte lodarlo per quanti passi cattivi e per tante vie storte battute, anche sotto l’aspetto di pietà e santità. Infine, il cuore, con l’intenzione di tante volte lodarlo, per quante volte il cuore umano non palpita, non ama, non desidera Iddio. Il mio diletto Gesù, pareva tutto ristorato con queste riparazioni fatte insieme con Lui, ma, non contento ancora, pareva che volesse versare ed io ho detto: “Signore, se vuoi versare, ti prego di farlo.” E Lui ha versato le sue amarezze e dopo ha soggiunto:
“Figlia mia, quanto mi offendono gli uomini, ma verrà tempo che li castigherò in modo che usciranno tanti vermi che produrranno nubi di moscerini , che li renderà molto oppressi. Allora poi uscirà il Papa.”
Ed io: “E perché uscirà il Papa?”
E Lui: “Uscirà per consolare i popoli, perché oppressi, stanchi, abbattuti, traditi da tante falsità, cercheranno loro stessi il porto della verità e, tutti umiliati, chiederanno al Santo Padre che venga in mezzo a loro per liberarli da tanti mali e metterli nel porto della salvezza.”
Ed io: “Signore, questo succederà forse dopo le guerre che tu hai detto altre volte?”
E Lui: “Sì.”
Ed io: “Quanto me ne vorrei venire prima che queste cose succedano.”
E Lui: “Ed Io dove andrò a trattenermi allora?”
“Ah Signore! ci sono tante anime buone in cui puoi trattenerti, confrontandomi con le quali io, oh! quanto mi vedo cattiva.” Ma Gesù, non dandomi retta, è scomparso ed io sono ritornata in me stessa.
6 Gennaio 1901
Gesù si comunica ai tre re Magi con l’amore, la bellezza e la potenza.
Trovandomi fuori di me stessa, mi pareva di vedere quando i santi Magi giunsero nella spelonca di Betlemme; appena giunti alla presenza del Bambino, si compiacque di far rilucere esternamente i raggi della sua Divinità, comunicandosi ai Magi in tre modi: con l’amore, con la bellezza e con la potenza. In modo che restarono rapiti e sprofondati alla presenza del Bambinello Gesù; tanto che se il Signore non avesse ritirato un’altra volta internamente i raggi della sua Divinità, sarebbero rimasti lì per sempre senza potersi più muovere. Onde appena il Bambino ritirò la Divinità, i santi Magi ritornarono in se stessi, si scossero stupefatti nel vedere un eccesso d’amore sì grande, perché in quella luce il Signore aveva fatto loro capire il mistero dell’Incarnazione. Indi si alzarono ed offrirono i doni alla Regina Madre ed Essa parlò a lungo con loro, ma non so dire tutto ciò che disse, solo ricordo che inculcò forte in essi, non solo la loro salvezza, ma che avessero a cuore la salvezza dei loro popoli, non avendo timore neppure di esporre le loro vite per ottenerne l’intento.
Dopo ciò mi son ritirata in me stessa e mi son trovata insieme con Gesù e Lui voleva che io gli dicessi qualche cosa, ma io mi vedevo tanto cattiva e confusa, che non ardivo dirgli niente; onde vedendo che non dicevo nulla, Lui stesso ha ripreso a dire sui santi Magi dicendomi:
“Con l’essermi comunicato in tre modi ai Magi, ottenni per loro tre effetti, perché mai mi comunico alle anime inutilmente, ma sempre ricevono qualche loro profitto. Onde, comunicandomi con l’amore ottennero il distacco da loro stessi, con la bellezza ottennero il disprezzo delle cose terrene e con la potenza restarono i loro cuori legati tutti a Me ed ottennero prodezza di mettere il sangue e la vita per Me.”
Poi ha soggiunto: “E tu che vuoi? Dimmi, mi vuoi bene? Come mi vorresti amare?”
Ed io non sapendo che dire, accrescendo la mia confusione ho detto: “Signore, non vorrei altro che te e se mi dici: “mi vuoi bene?”, non ho parole a saperlo manifestare, so solo dire che mi sento questa passione che nessuno mi possa prevalere nell’amarti e che io sia la prima ad amarti sopra tutti e nessuno mi possa sorpassare, ma questo non mi contenta ancora, per essere contenta vorrei amarti col tuo medesimo amore e così poterti amare come tu ami te stesso. Ah, sì! allora solo cesserebbero i miei timori sull’amarti.”
E Gesù, contento, si può dire, dei miei spropositi, mi ha stretta tanto a Sé, in modo che mi sono vista dentro e fuori trasmutata in Lui e mi ha comunicato parte del suo amore. Dopo ciò son ritornata in me stessa e mi è parso che per quanto amor mi viene dato, tanto posseggo il mio Bene e se poco l’amo poco lo posseggo.
9 Gennaio 1901
Gesù la vuole unita a Sè, come il raggio del sole che comunica vita, calore e splendore.
Questa mattina mi sentivo tutta oppressa e schiacciata, tanto che andavo in cerca di sollievo; il mio unico bene mi ha fatto lungamente aspettare la sua venuta. Onde, venendo, mi ha detto:
“Figlia mia, per amor tuo, Io presi sopra di Me le tue passioni, miserie e debolezze e non vorresti tu prendere sopra di te quelle degli altri per amor mio?”
Poi ha soggiunto: “Quello che voglio è che tu stia sempre unita a Me, come un raggio del sole che sta sempre fisso nel centro del sole e che da esso riceve vita, calore e splendore. Supponi tu che un raggio possa partire dal centro del sole, che diverrebbe? Già appena uscito perderebbe la vita, la luce ed il calore e ritornerebbe nelle tenebre riducendosi al nulla. Tale è l’anima, fino a tanto che sta unita a Me, nel mio centro, si può dire che è come un raggio del sole che vive, riceve luce dal sole, cammina dove esso vuole, insomma sta in tutto a disposizione ed alla volontà del sole; se poi da Me si distrae, si disunisce, eccola tutta tenebre, fredda e non sente in sé quel movente superno di vita divina.”
Detto ciò è scomparso.
15 Gennaio 1901
Gesù le dice che lei forma il suo più gran martirio.
Siccome nei giorni passati il mio diletto Gesù si è fatto vedere in qualche modo adirato col mondo, questa mattina, non vedendolo venire, andavo pensando fra me: “Chissà perché non viene, vuol forse mandare qualche castigo? E che colpa ne ho io? Siccome vuol mandare i castighi non si benigna di venire a me; sarebbe bello che mentre vuol punire gli altri, fa toccare a me il più grande dei castighi, qual è la sua privazione.” Ora, mentre dicevo questi ed altri spropositi, il mio amabile Gesù, per breve tempo si è fatto vedere e mi ha detto:
“Figlia mia, tu formi per Me il più grande martirio, perché dovendo mandare qualche castigo non posso teco mostrarmi, perché mi leghi dappertutto e non vuoi che faccia niente; e non venendo, tu mi assordi con le tue querele, coi tuoi lamenti ed aspettazioni, tanto, che mentre mi occupo a castigare, son costretto a pensare a te, a sentirti ed il mio cuore viene lacerato nel vederti nel tuo stato doloroso per la mia privazione, perché il martirio più doloroso è il martirio dell’amore e quanto più si amano due persone, tanto più riescono dolorose quelle pene, che non a causa di altri, ma da loro stessi suscitano, perciò statti quieta, calma, non voler accrescere le mie pene, per mezzo delle tue pene.”
Onde Lui è scomparso ed io sono rimasta tutta mortificata, nel pensare che io formo il martirio del mio caro Gesù e che per non farlo tanto soffrire, quando non viene devo stare quieta, ma chi può farlo questo sacrificio? Mi pare impossibile e sarò costretta a continuare a martirizzarci a vicenda.
16 Gennaio 1901
Gesù Cristo le spiega l’ordine della carità.
Continuando a vederlo un po’ adirato col mondo, io volevo occuparmi a placarlo, ma Lui mi ha distratto col dirmi:
“La carità più accettevole a Me è per quelli che mi sono più vicini, onde i più vicini a Me sono le anime purganti, perché confermate nella mia grazia e non c’è alcuna opposizione tra la mia Volontà e la loro, vivono continuamente in Me, mi amano ardentemente e son costretto a vederle in Me stesso soffrire, impotenti da per se stesse a darsi il minimo sollievo. Oh! come è straziato il mio cuore dalla posizione di quelle anime, perché non mi sono lontane ma vicine, non solo vicine, ma dentro di Me e come è gradito al mio cuore chi s’interessa per loro. Supponi tu di avere una madre e una sorella che convivono teco in uno stato di dolore, incapaci d’aiutarsi da sole ed un altro estraneo che vive fuori della tua abitazione, in uno stato pur di dolori, ma che si può aiutare da solo; non gradiresti tu di più, una persona che si occupasse a sollevare tua madre o tua sorella, piuttosto che l’estraneo che può aiutarsi da solo?”
Ed io: “Certamente, oh! Signore.”
Poi ha soggiunto: “La seconda carità più accettevole al mio cuore, è per quelle che sebbene vivano su questa terra, si avvicinano quasi alle anime purganti, cioè, mi amano, fanno sempre la mia Volontà, s’interessano delle cose mie come se fossero proprie, or, se queste tali si trovano oppresse, bisognose, in stato di sofferenze ed una si occupa a sollevarle ed aiutarle, al mio cuore riesce più gradito che se si facesse ad altri.”
Ora Gesù si è ritirato ed io, trovandomi in me stessa, pensavo che non fossero cose che andassero secondo la verità. Onde quando il mio adorabile Gesù è tornato, mi ha fatto capire che ciò che mi aveva detto era secondo la verità, rimaneva solo da dire sulle membra da Lui separate, cioè i peccatori, che chi si occupasse a riunire queste membra, sarebbe molto accetevole al suo cuore. La differenza che c’è è questa: trovandosi un peccatore oppresso in una sventura se uno si occupasse non a convertirlo, ma a sollevarlo ed aiutarlo materialmente, il Signore gradirebbe questo piuttosto che se si aiutasse quelli che stanno nell’ordine della grazia, perché se questi soffrono è sempre un prodotto o dell’amore di Dio verso di esse o dell’amor loro verso di Dio, se soffrono i peccatori, il Signore vede in loro l’impronta della colpa e della loro ostinata volontà. Così mi è parso di capire; del resto lascio il giudizio a chi ha il diritto di giudicarmi, se va o no va secondo la verità.
24 Gennaio 1901
Luisa domanda a Gesù la ragione della sua privazione. Gesù la riprende.
Avendo passato i giorni scorsi in silenzio e qualche volta anche priva del mio adorabile Gesù, questa mattina quando è venuto mi son lamentata con Lui dicendo: “Signore, come non vieni! Come son cambiate le cose, si vede che è o per castigo dei miei peccati che mi privi della tua amabile presenza o che non mi vuoi più in questo stato di vittima, deh! ti prego, fammi conoscere la tua Volontà; se non potetti oppormi quando volesti da me il sacrificio, molto più ora, ché non trovandomi più meritevole d’essere vittima, mi vuoi togliere.”
E Gesù, interrompendo il mio dire, mi ha detto: “Figlia mia, Io con l’essermi fatto vittima per l’uman genere, prendendo sopra di Me tutte le debolezze, le miserie e tutto ciò che meritava l’uomo innanzi alla Divinità, rappresento il capo di tutti ed essendo Io il capo innanzi alla Divinità, l’umana natura trova in Me uno scudo potentissimo che la difende, protegge, scusa ed intercede. Ora, siccome tu ti trovi nello stato di vittima, mi vieni a rappresentare il capo della generazione presente. Quindi dovendo mandare qualche castigo per bene dei popoli e per richiamarli a Me, se Io, venissi a te secondo il solito, solo col mostrarmi a te già mi sentirei rinfrancato, i dolori si mitigherebbero e mi succederebbe come ad uno che sente un forte dolore e per lo spasimo grida, se a costui cessasse il dolore, non si sentirebbe più gridare e lamentare. Così succede a Me, mitigandosi le mie pene, naturalmente non sento più di mandare quel castigo; tu poi, naturalmente, col vedermi, cerchi pure di risparmiarmi e di prendere sopra di te le pene degli altri, non puoi fare a meno di fare l’ufficio tuo di vittima innanzi alla mia presenza e se tu ciò non facessi, ciò che non mai può essere, Io resterei con te dispiaciuto. Eccoti la causa della mia privazione, non è perché voglia punire i tuoi peccati, ho altri modi come purgarti, ma ti ricompenserò, nei giorni in cui verrò ti raddoppierò le mie visite, non ne sei tu contenta?”
Ed io: “No Signore, ti voglio sempre, qualunque sia la causa non cedo di restare per un sol giorno priva di Te.” Mentre dicevo ciò Gesù è scomparso ed io son ritornata in me stessa.
27 Gennaio 1901
Il fondamento della fede sta nel fondamento della carità.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù per poco si è fatto vedere e, non so il perché, mi ha detto:
“Figlia mia, tutto il fondamento della fede cattolica sta nel fondamento della carità, che unisce i cuori e li fa vivere in Me.”
Poi, gettandosi fra le mie braccia voleva che io lo ristorassi; avendo io fatto per quanto ho potuto, dopo Lui mi ha reso la pariglia ed è scomparso.
30 Gennaio 1901
Le virtù, i meriti di Gesù, sono tante torri di fortezza, in cui ognuno può appoggiarsi nel cammino della via per l’Eternità. Il veleno dell’interesse.
Questa mattina, nel venire il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, in mezzo a tante persone di diverse condizioni: Sacerdoti, monache, secolari e Gesù, movendo il suo doloroso lamento, ha detto:
“Figlia mia, il veleno dell’interesse è entrato in tutti i cuori e come spugna sono rimasti inzuppati di questo veleno. Questo veleno pestifero è penetrato nei monasteri, nei sacerdoti, nei secolari. Figlia mia, ciò che non cede alla luce della verità ed alla potenza della virtù, innanzi ad un vilissimo interesse cede e le virtù più sublimi ed eccelse, innanzi a questo veleno, come fragile vetro cadono frantumate.”
E mentre diceva ciò piangeva amaramente. Or, chi può dire lo strazio dell’anima mia nel vedere piangere il mio amorosissimo Gesù, non sapendo che fare per farlo cessare dal piangere ho detto degli spropositi: “Mio caro, deh! non piangere, se gli altri non ti amano, ti offendono ed hanno gli occhi abbacinati dal veleno dell’interesse, in modo che ne restano tutti imbevuti, ci sono io che ti amo, ti lodo e guardo come immondezze tutto ciò che è terreno e non aspiro che a te, quindi dovresti restar contento del mio amore e cessare dal piangere e se ti senti amareggiato versa in me, perché ne sono più contenta anziché vederti piangere.”
Nel sentirmi, ha cessato dal piangere, ha versato un poco e poi mi ha partecipato i dolori della croce e ha soggiunto:
“Le mie virtù ed i meriti acquistati per l’uomo nella mia Passione, sono tante torri di fortezza in cui ognuno può appoggiarsi nel cammino della via per l’Eternità, ma l’uomo ingrato, sfuggendo queste torri di fortezza, s’appoggia al fango e si conduce per la via della perdizione.”
Onde Gesù è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.
31 Gennaio 1901
Gesù Cristo le spiega la grandezza della virtù della pazienza.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù non veniva, onde dopo molto aspettare per breve tempo l’ho visto mi ha detto:
“Figlia mia, la pazienza è superiore alla purità, perché senza pazienza l’anima facilmente si sfrena ed è difficile mantenersi pura e quando una virtù ha bisogno dell’altra per aver vita si dice, quella superiore a questa; anzi si può dire che la pazienza è custodia della purità, non solo, ma è scala per salire al monte della fortezza, in modo che se uno salisse senza la scala della pazienza, subito precipiterebbe dal più alto al più basso. Oltre a ciò, la pazienza è germe della perseveranza e questo germe produce dei rami chiamati fermezza. Oh, come è ferma e stabile nel bene intrapreso l’anima paziente, non fa conto né della pioggia, della brina, del ghiaccio, del fuoco, ma tutto il suo conto è di condurre a fine il bene incominciato, perché non vi è stoltezza maggiore di colui che oggi perché piace fa un bene, domani perché non trova più gusto lo tralascia; che si direbbe d’un occhio che ad un’ora possiede la vista e ad un altra ne resta cieco? D’una lingua che or parla ed ora resta muta? Ah! sì figlia mia, la sola pazienza è la chiave segreta per aprire il tesoro delle virtù, senza il segreto di questa chiave, le altre virtù non escono per dar vita all’anima e nobilitarla.”
5 Febbraio 1901
Vede due donzelle che servono alla giustizia: la tolleranza e la dissimulazione.
Questa mattina il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, ma si è fatto vedere in uno stato che moveva a compassione anche le pietre. Oh! come soffriva e pareva che non potendo più reggere, volesse sgravarsi un poco, quasi cercando aiuto. Sentivo spezzare il mio povero cuore per tenerezza e subito gli ho tirato la corona di spine e l’ho messa a me per dargli sollievo, poi gli ho detto:”
“Dolce mio bene, è da qualche tempo che non mi hai rinnovato le pene della croce, ti prego di rinnovamele oggi, così resterai più sollevato.”
E Lui: “Diletta mia, è necessario che si domandi alla giustizia per fare ciò; poiché sono giunte a tanto le cose che non può permettere che tu patisca.”
Io non sapevo come fare per domandare alla giustizia, quando si son presentate due donzelle che pareva che servissero alla giustizia ed una aveva nome di tolleranza, l’altra dissimulazione; ed avendo domandato loro che mi crocifiggessero, la tolleranza mi ha preso una mano e me l’ha inchiodata, senza voler terminare, allora ho detto: “Oh! santa dissimulazione, finisci tu di crocifiggermi, non vedi che la tolleranza mi ha lasciato, fatti vedere quanto sei più brava nel dissimulare.” Onde ha terminato di crocifiggermi, ma con tale spasimo, che se il Signore non mi avesse sostenuta fra le sue braccia, certo sarei morta per il dolore. Dopo ciò, il benedetto Gesù ha soggiunto:
“Figlia, è necessario almeno che qualche volta tu soffra queste pene e se ciò non fosse, guai al mondo! che ne sarebbe di esso.”
Poi l’ho pregato per varie persone e mi son trovata in me stessa.
6 Febbraio 1901
Il perfetto compiacimento di Gesù, è trovare Se stesso nell’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
“Figlia mia, quando la mia grazia si trova in possesso di più persone, festeggia di più; succede come a quelle regine, quante più donzelle pendono dai loro cenni e fanno loro corona intorno, tanto più godono e fanno festa. Tu fissati in Me e guardami e resterai di Me tanto presa, che tutto il materiale cadrà morto per te e tanto devi fissarti in Me, da attirarmi tutto in te, ché Io trovando in te Me stesso, possa trovare in te il mio perfetto compiacimento. Onde, trovando in te tutti i miei piaceri possibili a trovarsi in umana creatura, non possa tanto dispiacermi quello che mi fanno gli altri.”
E mentre diceva ciò si è internato in me e tutto si compiaceva. Quanto mi stimerei fortunata se giungessi ad attirare tutto in me il mio diletto Gesù!
10 Febbraio 1901
L’ubbidienza ha la vista lunghissima, l’amor proprio è molto corto di vista.
Continuando a venire il mio adorabile Gesù, si è fatto vedere con gli occhi risplendenti di vivissima e purissima luce; io son rimasta incantata e sorpresa innanzi a quella luce abbagliante e Gesù, vedendomi così incantata, senza che gli dicessi niente, mi ha detto:
“Diletta mia, l’ubbidienza ha la vista lunghissima e vince in bellezza ed in acutezza la stessa luce del sole, come l’amor proprio è molto corto di vista, tanto che non può dare un passo senza inciampare. E non credere tu che questa vista lunghissima l’abbiano quelle anime che vanno sempre turbolente e scrupoleggiando, anzi questa è una rete che tesse loro l’amor proprio, ché essendo molto corto di vista, prima le fa cadere e poi suscita in esse mille turbamenti e scrupoli e ciò che oggi hanno detestato con tanti scrupoli e timori, domani vi ricadono di nuovo, tanto, che il loro vivere si riduce a stare sempre immerse in questa rete artifiziosa che sa tessere loro ben bene l’amor proprio. A differenza della vista lunghissima dell’ubbidienza, che è omicida dell’amor proprio, ché essendo lunghissima e chiarissima, subito prevede dove può dare un passo in fallo e con animo generoso se ne astiene e vi gode la santa libertà dei figliuoli di Dio. E siccome le tenebre attirano le altre tenebre, così la luce attira altra luce, così questa luce giunge ad attirare la luce del Verbo ed unendosi, tessono insieme la luce di tutte le virtù.”
Stupita nel sentire ciò, ho detto: “Signore, che dici? A me pare che sia santità quel modo di vivere scrupoloso.”
E Lui, con tono più serio, ha soggiunto: “Anzi, ti dico che questa è la vera impronta dell’ubbidienza e l’altra è la vera impronta dell’amor proprio e quel modo di vivere mi muove più a sdegno che ad amore, perché quando è la luce della Verità che fa vedere una mancanza, fosse anche minima, ci dovrebbe stare una emendazione, ma siccome è la vista corta dell’amor proprio, non fa altro che tenerle oppresse, senza che diano uno sviluppo nella via della vera santità.”
17 Febbraio 1901
L’uomo viene da Dio, e deve tornare a Dio.
Questa mattina trovandomi tutta oppressa e sofferente, per breve tempo ho visto il mio diletto Gesù e tanta gente immersa in tante miserie e Lui, rompendo il silenzio che teneva da molti giorni, ha detto:
“Figlia mia, l’uomo prima nasce in Me e riporta l’impronta della Divinità ed uscendo da Me per rinascere dal seno materno, gli do comando che cammini un piccolo tratto di via ed al termine di quella via facendomi da lui trovare, lo ricevo di nuovo in Me, facendolo vivere eternamente con Me. Vedi un po’ quanto è nobile l’uomo, donde viene e dove va e qual è il suo destino. Or, quale dovrebbe essere la santità di quest’uomo, uscendo da un Dio sì Santo? Ma l’uomo nel percorrere la via per venire un’altra volta a Me, distrugge in sé ciò che ha ricevuto di divino, si corrompe in modo che nell’incontro che gli faccio per riceverlo in Me, non lo riconosco più, non scorgo più in lui l’impronta divina, niente trovo di mio in lui e, non riconoscendolo più, la mia giustizia lo condanna ad andar disperso nella via della perdizione.”
Quanto era tenero sentire parlare Gesù Cristo su ciò, quante cose faceva comprendere, ma il mio stato di sofferenze non mi permette di scrivere più a lungo.
8 Marzo 1901
Gesù le dice che la croce lo fece conoscere come Dio. Le spiega la croce del dolore e dell’amore.
Continuando il mio povero stato ed il silenzio di Gesù benedetto, questa mattina trovandomi più che mai oppressa, nel venire mi ha detto:
“Figlia mia, non le opere, né la predicazione, né la stessa potenza dei miracoli, mi fecero conoscere con chiarezza Dio qual sono, ma quando fui messo sulla croce ed innalzato su di essa come sul mio proprio trono, allora fui riconosciuto per Dio; sicché la sola croce mi rivelò al mondo ed a tutto l’inferno, chi Io veramente ero; onde tutti restarono scossi e riconobbero il loro Creatore. Quindi è la croce che rivela Dio all’anima e fa conoscere se l’anima è veramente di Dio, si può dire che la croce scopre tutte le intime parti dell’anima e rivela a Dio ed agli uomini chi essa sia.”
Poi ha soggiunto: “Sopra due croci Io consumo le anime, una è di dolore, l’altra è di amore; e siccome in Cielo tutti i nove cori angelici mi amano, però ognuno ha il suo ufficio distinto, come i Serafini il loro ufficio speciale è l’amore ed il loro coro è messo di fronte a ricevere i riverberi dell’amor mio, tanto che l’amor mio ed il loro saettandosi insieme si combaciano continuamente. Così alle anime sulla terra do il loro ufficio distintamente, rendo alcune martiri di dolore ed altre di amore, essendo tutti e due abili maestri a sacrificare le anime e renderle degne delle mie compiacenze.”
19 Marzo 1901
Le spiega il modo di patire.
Questa mattina trovandomi tutta oppressa e sofferente, molto più per la privazione del mio dolce Gesù, dopo molto aspettare, per breve tempo l’ho visto, mi ha detto:
“Figlia mia, il vero modo di patire è non guardare da chi vengono le sofferenze, né che cosa si soffre, ma al bene che deve venire dalle sofferenze; questo fu il mio modo di patire, non guardai né i carnefici, né il patire, ma il bene che intendevo fare per mezzo del mio patire ed a quelli stessi che mi davano da patire e rimirando al bene che sarebbe venuto agli uomini, disprezzai tutto il resto e con intrepidezza seguii il corso del mio patire. Figlia mia, questo è il modo più facile e più profittevole, per soffrire non solo con pazienza, ma con animo invitto e coraggioso.”
22 Marzo 1901
Vede Roma e scorge i grandi peccati. Gesù vuol castigare ed ella si oppone.
Continuando il mio stato di privazione e quindi d’amarezze indicibili, questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha trasportato fuori di me stessa, mi pareva che fosse Roma, quanti spettacoli si vedevano in tutte le classi di persone, fin nel Vaticano si vedevano cose che facevano ribrezzo. Che dire poi dei nemici della Chiesa? Come si rodono di rabbia contro di Essa, quante stragi vanno macchinando, ma non possono effettuarle ché Nostro Signore li ha come legati ancora. Ma quello che più mi ha fatto spavento, è che vedevo il mio amante Gesù quasi in atto di dare loro la libertà. Chi può dire quanto sono rimasta costernata? Onde, Gesù, vedendo la mia costernazione, mi ha detto:
“Figlia, sono necessari i castighi assolutamente, in tutte le classi è entrato il marciume e la cancrena, quindi è necessario il ferro e il fuoco per fare che non periscono tutti, perciò questa è l’ultima volta che ti dico di conformarti al mio Volere ed Io ti prometto di risparmiare in parte.”
Ed io: “Caro mio bene, non mi dà il cuore di conformarmi teco nel castigare le gente.”
E Lui: “Se tu non ti conformi, poiché il fare ciò è di assoluta necessità, Io non verrò secondo il solito e non ti manifesterò quando verserò i castighi e non sapendolo tu e non trovando Io chi in qualche modo mi spezzi il giusto mio sdegno, darò libero sfogo al mio furore e non avrai neppure il bene di risparmiare in parte il castigo. Oltre a ciò, il non venire e non versando in te quelle grazie che avrei dovuto versare, è anche un’amarezza per Me, come in questi giorni scorsi che non tanto son venuto, ho la grazia contenuta in Me.”
E mentre diceva ciò mostrava di volersi sgravare ed avvicinandosi alla mia bocca, ha versato un latte dolcissimo ed è scomparso.
30 Marzo 1901
Gesù le parla della Divina Volontà e della perseveranza.
Continuando lo stato di privazione mi sentivo come un tedio ed una stanchezza della mia povera situazione e la mia povera natura voleva liberarsi da detto stato. Il mio adorabile Gesù, avendo compassione di me, è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, come ti ritiri dal mio Volere così incominci a vivere di te stessa, invece se starai fissa nella mia Volontà, vivrai sempre di Me medesimo, morendo affatto a te stessa.”
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, abbi pazienza, rassegnati in tutto alla mia Volontà e non per poco, ma sempre, sempre, perché la sola perseveranza nel bene è quella che fa conoscere se l’anima è veramente virtuosa, essa sola è quella che unisce tutte le virtù insieme, si può dire che la sola perseveranza unisce perpetuamente Dio e l’anima, virtù e grazie e, come catena, si pone intorno e legando tutto insieme vi forma il nodo sicurissimo della salvezza; ma dove non c’è perseveranza c’è molto da temere.”
Detto ciò è scomparso.
31 Marzo 1901
Incostanza e volubilità.
Questa mattina, sentendomi tutta amareggiata mi vedevo ancora così cattiva che quasi non ardivo andare in cerca del mio sommo ed unico bene, ma il Signore, non guardando alle mie miserie, pure si è benignato di venire dicendomi:
“Figlia mia, è Me che vuoi, ebbene Io son venuto a rallegrarti, stiamoci insieme, ma rimaniamo in silenzio.”
Dopo essere stato un poco, mi ha trasportato fuori di me stessa e ho visto che la Chiesa festeggiava il giorno delle palme e Gesù, rompendo il silenzio, mi ha detto:
“Quanta volubilità, quanta incostanza! Come oggi gridarono “osanna” proclamandomi per loro re, un altro giorno gridarono “crocifigge, crocifigge”. Figlia mia, la cosa che più mi dispiace è l’incostanza e la volubilità, perché questo è segno che la verità non ha preso possesso di dette anime ed anche in cose di religione può essere che trovi la sua soddisfazione, il proprio comodo e l’interesse, oppure perché si trova in quel partito, domani possono venir meno queste cose e si può trovare in mezzo ad altri partiti ed ecco che fuorviano dalla religione e senza dispiacere si danno ad altre sette. Perché quando la vera luce della Verità entra in un’anima e s’impossessa d’un cuore, non è soggetta ad incostanza, anzi tutto sacrifica per amor suo e per farsi da Lei sola signoreggiare e con animo invitto disprezza tutto il resto che alla Verità non appartiene.”
E mentre diceva ciò, piangeva sulla condizione della generazione presente, peggiore d’allora, soggetta all’incostanza a seconda di come spirano i venti.
5 Aprile 1901
Compatendo la Mamma si compatisce Gesù. Nel Calvario, nella crocifissione, vede in Gesù tutte le generazioni.
Continuando lo stato di privazione, questa mattina pare che l’ho visto un poco insieme con la Regina Madre e siccome l’adorabile Gesù aveva la corona di spine, gliel’ho tolta e l’ho compatito tutto; e mentre facevo ciò mi ha detto:
“Compatisci insieme la mia Madre, perché essendo il mio patire la ragione dei suoi dolori, compatendo Lei, vieni a compatire Me stesso.”
Dopo ciò mi pareva di trovarmi sul monte Calvario nell’atto della crocifissione di Nostro Signore e mentre soffriva la crocifissione, vedevo, non so come, in Gesù tutte le generazioni, passate, presenti e future e come Gesù avendo tutti in Sé, sentisse tutte le offese che ciascuno di noi gli faceva e soffriva per tutti generalmente e per ogni individuo particolarmente, di modo che scorgevo pure le mie colpe e le pene che soffriva distintamente per me, come pure vedevo il rimedio che a ciascun di noi, senza correzione di veruno, somministrava per i nostri mali e per la nostra salvezza eterna. Ora, chi può dire tutto ciò che vedevo in Gesù benedetto? Dal primo fino all’ultimo uomo. Stando fuori di me stessa scorgevo le cose chiare e distinte; ma trovandomi in me stessa le vedo tutte confuse. Onde, per evitare spropositi, faccio punto.
7 Aprile 1901
Vede la Risurrezione di Gesù. Parla dell’ubbidienza.
Continuando il mio adorabile Gesù a privarmi della sua presenza, mi sento un’amarezza e come un coltello fitto nel cuore, che mi dà tale dolore da farmi piangere e stridere come un bambino. Ah! veramente mi pare d’essere divenuta come un bambino, che se la madre si allontana per poco, piange e grida tanto da mettere sottosopra tutta la casa e non c’è alcun rimedio per farlo cessare dal piangere se pure non si vede di nuovo nelle braccia della Madre. Tale sono io, vera bambina nella virtù, ché se mi fosse possibile metterei sossopra Cieli e terra per trovare il mio sommo ed unico bene ed allora mi quieto, quando mi trovo in possesso di Gesù. Povera bambinella che sono, mi sento ancora le fasce dell’infanzia che mi stringono, non so camminare da sola, sono molto debole, non ho la capacità degli adulti, che si lasciano guidare dalla ragione; ed ecco la somma necessità che ho di stare con Gesù, o a torto o a diritto, non voglio sapere niente, quello che voglio sapere è che voglio Gesù, spero che il Signore voglia perdonare questa povera bambinella che a volte commette degli spropositi.
Onde, trovandomi in questa posizione, per poco ho visto il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, con un volto tanto risplendente, da non poter essere paragonato ad alcun altro splendore e mi pareva che l’umanità Santissima di Nostro Signore, sebbene carne viva, fosse splendente e trasparente in modo che si vedeva con chiarezza la Divinità unita alla Umanità. Ora mentre lo vedevo così glorioso, una luce che veniva da lui, pareva che mi dicesse: “Tanta gloria detti alla mia Umanità per mezzo della perfetta ubbidienza, che distruggendo affatto la natura antica Mi restituì la nuova natura gloriosa ed immortale. Così l’anima per mezzo dell’ubbidienza può formare in sé la perfetta risurrezione alle virtù, come: Se l’anima è afflitta, l’ubbidienza la farà risorgere alla gioia; se agitata, l’ubbidienza la farà risorgere alla pace; se tentata, l’ubbidienza le somministrerà la catena più forte come legare il nemico e la farà risorgere vittoriosa dalle insidie diaboliche; se assediata da passioni e vizi, l’ubbidienza uccidendo questi, la farà risorgere alle virtù. Questo all’anima ed a tempo suo, formerà la risurrezione anche del corpo.”
Dopo ciò la luce si è ritirata, Gesù è scomparso ed io son rimasta con tal dolore, vedendomi di nuovo priva di Lui, che mi sentivo come se avessi una febbre ardente che mi faceva smaniare e dare in delirio. Ah! Signore, dammi la forza a sopportarti in questi indugi, ché mi sento venir meno.
9 Aprile 1901
Se i fervori e le virtù non stanno ben radicati nella Umanità di Gesù, dinanzi alle tribolazioni e agli infortuni subito seccano.
Trovandomi nella pienezza del delirio, dicevo degli spropositi e credo che vi mescolavo anche dei difetti; la povera mia natura sentiva tutto il peso del mio stato, il letto sembrava peggiore dello stato dei condannati alle carceri, avrebbe voluto svincolarsi da questo stato, con l’aggiunta del mio ritornello che non è più Volontà di Dio, perciò Gesù non viene e andavo pensando quello che debbo fare. Mentre facevo ciò, il mio paziente Gesù è uscito dal mio interno, ma con un aspetto grave e serio da incutermi paura e mi ha detto:
“Che pensi tu che avrei fatto Io se mi fossi trovato nella tua posizione?”
Nel mio interno dicevo: “Certo la Volontà di Dio.”
E Lui di nuovo: “Ebbene, quello fai tu.”
Ed è scomparso. Era tanta la gravità di Nostro Signore, che in quelle parole che ha detto sentivo tutta la forza della sua parola, non solo creatrice, ma anche distruggitrice. Il mio interno è rimasto talmente scosso da queste parole, oppresso, amareggiato, che non facevo altro che piangere, specie mi ricordavo la gravità con cui Gesù mi aveva parlato, che non ardivo dire “vieni.” Ora, stando in questa posizione il giorno, ho fatto la mia meditazione senza chiederlo, quando all’improvviso è venuto e, con un aspetto dolce, tutto cambiato in confronto alla mattina, mi ha detto:
“Figlia mia, che sfacelo, che sfacelo sta per succedere!”
E mentre diceva ciò mi son sentito tutto l’interno cambiato, ché non era per altro che non veniva, ma per i castighi; ed in questo mentre vedevo quattro persone venerande che piangevano alle parole che Gesù aveva detto; ma Gesù benedetto, volendosi distrarre, ha detto poche parole sulle virtù, quindi ha soggiunto:
“Vi sono certi fervori e certe virtù che somigliano a quegli arboscelli che nascono intorno a certi alberi, i quali non essendo ben radicati nel tronco, per un vento impetuoso o un gelo un po’ forte, si disseccano e sebbene dopo qualche tempo può essere che rinverdiscano di nuovo, essendo però soggetti alle intemperie dell’aria, quindi a mutarsi, mai vengono ad essere alberi fatti. Così sono quei fervori e quelle virtù che non son ben radicati nel tronco dell’albero dell’ubbidienza, cioè nel tronco dell’albero della mia Umanità che fu tutta ubbidienza, dinanzi alle tribolazioni, agli infortuni, subito seccano e mai vengono a produrre frutti per l’eterna vita.”
19 Aprile 1901
Lamenti per la privazione. Gesù la consola e le spiega qualche cosa della Grazia.
Continuando a passare i miei giorni priva del mio adorabile Gesù, al più ad ombra e a lampi, il povero mio cuore è oltremodo amareggiato, sento tanto la sua privazione, che tutte le mie fibre, i nervi, le mie ossa, anche le gocce del mio sangue, mi dibattono continuamente e mi dicono: “Dov’è Gesù, come, l’hai tu perduto? Che hai tu fatto che più non viene? Come faremo a stare senza di Lui? Chi più ci consolerà avendo perduto la fonte di ogni consolazione? Chi ci fortificherà nella debolezza, chi ci correggerà e scoprirà i nostri difetti, essendo rimasta priva di quella luce, che più che filo elettrico penetrava i più intimi nascondigli e con la dolcezza più ineffabile correggeva e sanava le nostre piaghe? Tutto è miseria, tutto è squallido, tutto è tetro senza di Lui! come faremo? Ed ancorché nel fondo della mia volontà mi sentissi rassegnata e andassi offrendo la sua stessa privazione come il sacrificio più grande per amor suo, tutto il resto mi muove una guerra continua e mi mette alla tortura. Ah! Signore, quanto mi costa l’averti conosciuto ed a caro prezzo mi fai scontare le passate tue visite. Ora, stando in questo stato, per brevi istanti si è fatto vedere e mi ha detto:
“Essendo la mia Grazia parte di Me stesso, possedendola tu, con ragione e di stretta necessità tutto ciò che forma il tuo essere non può stare senza di Me, ecco la ragione per cui tutto ti chiede Me e sei torturata continuamente, ché essendo imbevuta di Me e riempita parte di Me stesso, allora stanno in pace e restano contenti quando mi posseggono non solo in parte, ma in tutto.”
Ed essendomi lamentata della mia dura posizione ha soggiunto:
“Anch’Io nel corso della mia Passione provai un estremo abbandono, sebbene la mia Volontà sia stata sempre unita col Padre e con lo Spirito Santo; e ciò volli soffrire per divinizzare in tutto la croce, tanto che rimirando Me e rimirando la croce, tu troverai lo stesso splendore, gli stessi ammaestramenti e lo stesso specchio in cui potresti specchiarti continuamente, senza differenza dell’uno e dell’altro.”
21 Aprile 1901
La necessità dei castighi per non fare maggiormente corrompere l’uomo.
Continuando il mio solito stato, per breve tempo ho visto il mio dolce Gesù con una croce in mano, in atto di versarla sopra le genti e mi ha detto:
“Figlia mia, il mondo è sempre corrotto, ma vi sono certi tempi che giunge a tale corruzione, che se Io non versassi sopra le genti parte della mia croce, perirebbero tutti nella corruzione, come fu ai tempi in cui venni Io nel mondo, la sola croce salvò molti dalla corruzione in cui erano immersi. Così in questi tempi, è giunta a tanto la corruzione, che se Io non versassi i flagelli, le spine, le croci, facendo loro versare anche il sangue, resterebbero sommersi nelle onde della corruzione.”
E mentre diceva ciò, pareva che lanciasse quella croce sopra le genti e succedevano castighi.
22 Aprile 1901
Ammaestramenti sulla imitazione della sua vita.
Sentendomi tutta afflitta e confusa e quasi senza speranza di rivedere il mio adorabile Gesù, all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Sai che voglio da te? Ti voglio in tutto simile a Me, sia nell’operare come nell’intenzione; voglio che sia rispettosa con tutti, ché rispettare tutti dà pace a se stessa e pace agli altri; che ti ritenga la più piccola di tutti e che rumugini tutti i miei ammaestramenti sempre nella tua mente e li conservi nel proprio cuore, acciocché nelle occasioni tu possa troverli sempre pronti per avvalertene e metterli in esecuzione, insomma, la tua vita voglio che sia un trasbocco della mia.”
E mentre diceva ciò vedevo che da dietro il Signore, scendeva sopra la terra un gelo ed un fuoco, che faceva danno ai raccolti ed io ho detto:
“Signore, che fai? Povera gente.” Non dandomi retta è scomparso.
13 Giugno 1901
La croce e le tribolazioni sono il pane dell’eterna beatitudine.
Dopo lungo silenzio da parte del mio adorabile Gesù, al più qualche cosa sopra i flagelli che vuole versare, questa mattina mi sentivo oppressa, stanca per la mia dura posizione, specie per le continue privazioni a cui vado spesso soggetta. Onde, avendolo visto per brevi istanti, mi ha detto:
“Figlia mia, le croci e le tribolazioni sono il pane dell’eterna beatitudine.”
Quindi comprendevo che maggiormente soffrendo, più abbondante e più gustoso sarà il pane che ci nutrirà nel celeste soggiorno, ossia, quanto più si soffre più caparra riceviamo della futura gloria.
18 Giugno 1901
Gesù esige da tutte le particelle del nostro essere la sua gloria. Dallo stato d’unione si passa alla consumazione.
Trovandomi nel solito mio stato, per poco ho visto il mio dolce Gesù ed ho mosso i miei lamenti sul povero mio stato per le sue privazioni e per una specie di stanchezza fisica e morale, è come se sentissi stritolare la povera natura e da tutte le parti me la sento venir meno. Quindi, avendo detto tutto ciò al mio Gesù, mi ha detto:
“Figlia mia, non temere ché ti senti venir meno da tutte le parte, non sai tu che tutto dev’essere sacrificato per Me, non solo l’anima ma anche il corpo? E che da tutte le minime particelle di te Io esigo la mia gloria? E poi, non sai tu che dallo stato d’unione si passa ad un altro, qual è quello della consumazione? E’ vero che non vengo secondo il solito per castigare le genti, ma di te mi servo anche per tuo profitto, che è non solo di tenerti unita con Me, ma di consumarti per amor mio. Difatti, non venendo Io e sentendoti venir meno per la mia assenza, non vieni tu a consumarti per Me? Del resto, non hai gran ragione d’affliggerti, primo ché quando tu mi vedi è sempre dal tuo interno che mi vedi uscire e questo è un segno certo che sto con te e poiché ancora devono passare giorni senza che tu possa dire di non avermi visto perfettamente.”
Dopo ciò, prendendo un tono di voce più dolce e benigno, ha soggiunto: “Figlia mia, ti raccomando assai assai, di non fare uscire da te il minimo atto che non sia pazienza, rassegnazione, dolcezza, uguaglianza di te stessa, tranquillità in tutto, altrimenti verresti a disonorarmi; e succederebbe come a quel re che abitasse dentro un palazzo bene arricchito e se all’esterno quell’abitazione si vedesse tutta piena di screpolature, macchiata, in atto di venir meno, non direbbero: “come abita un re in questo palazzo e si vede da fuori un così brutto apparato, che fa temere pure d’avvicinarsi? Chissà che re sarà costui”.Questo non sarebbe un disonore per quel re? Ora, pensa che se da te esce cosa che non sia virtù, lo stesso direbbero di te e di Me ed Io ne resterei disonorato, ché vi abito dentro.”
30 Giugno 1901
Segni per sapere se l’anima possiede la Grazia.
Trovandomi nel solito mio stato, per poco tempo si è fatto vedere il mio dolcissimo Gesù tutto trasfuso in me e mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi sapere quali sono i segni per conoscere se l’anima possiede la mia Grazia?”
Ed io: “Signore, come piace alla tua santissima bontà.”
Onde ha replicato: “Il primo segno per vedere se l’anima possiede la mia grazia, è che tutto ciò che può sentire o vedere all’esterno, che appartiene a Dio, nell’interno sente una dolcezza, una soavità tutta divina, non paragonabile ad alcuna cosa umana e terrena. Succede come a quella madre, che anche al respiro, alla voce, conosce il parto delle sue viscere nella persona d’un figlio e gongola di gioia; come due intime amiche, che conversando insieme si manifestano a vicenda gli stessi sentimenti, inclinazioni, gioie, afflizioni e trovando una nell’altra le stesse cose scolpite, ne sentono un piacere, un gaudio e ne prendono tanto amore da non sapersene distaccare. Così la grazia interna che risiede nell’anima, nel vedere esternamente il parto delle sue stesse viscere, ossia nel riscontrarsi in quelle stesse cose che forma la sua essenza, si combacia e fa provare nell’anima tale una gioia e dolcezza da non sapersi esprimere. Il secondo segno è che il parlare dell’anima che possiede la grazia è pacifico e ha virtù di gettare negli altri la pace, tanto che le stesse cose dette da chi non possiede la grazia, non hanno recato alcuna impressione e alcuna pace; mentre dette da chi possiede la grazia hanno operato meravigliosamente ed hanno restituito la pace negli animi. Poi figlia mia, la grazia spoglia l’anima di tutto e dell’umanità ne fa un velo per starsene coperta, dimodocché squarciato quel velo, si trova il paradiso nell’anima di chi la possiede. Onde, non è meraviglia, se in quell’anima si trova la vera umiltà, ubbidienza ed altro, perché di sé non resta altro che un semplice velo e si vede con chiarezza che dentro di sé è tutta la grazia, che agisce e che le ha in ordine tutte le virtù e la fa stare in continua attitudine per Dio.”
5 Luglio 1901
Gesù è il principio, il mezzo ed il fine di tutti i desideri.
Stando con timore sullo stato dell’anima mia, tutto all’improvviso è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, non temere, ché Io solo sono il principio, il mezzo ed il fine di tutti i tuoi desideri.”
Con queste parole mi sono acquietata in Gesù. Sia tutto per la gloria di Dio e benedetto il suo Santo Nome.
16 Luglio 1901
Il principio del male nell’uomo. Distanza tra l’amore di Gesù e l’amore umano. Per intrare nel Cielo, l’anima dev’essere tutta trasformata in Gesù.
Dopo vari giorni di privazione, questa mattina si è benignato di venire trasportandomi fuori di me stessa. Ora, trovandomi innanzi a Gesù benedetto, vedevo molta gente ed i mali della generazione presente. Il mio adorabile Gesù li guardava con compassione e rivoltosi a me ha detto:
“Figlia mia, vuoi sapere quando incomincia il male nell’uomo? Il principio del male è quando l’uomo, appena conosce se stesso, cioè, incomincia ad acquistare la ragione, dice a se stesso: “Io sono qualcosa.” E credendosi qualche cosa, si discosta di Me, non si fida di Me che sono il Tutto e attinge tutta la fiducia e la forza da se stesso e da questo avviene che perde persino ogni buon principio e, perdendo il buon principio, che ne sarà la fine? Immaginalo tu stessa, figlia mia. Poi, scostandosi da Me che contengo ogni bene, che può sperare di bene l’uomo essendo lui un pelago di male? Senza di Me tutto è corruzione, miseria e senza alcun ombra di vero bene, questa è la società presente.”
Io nel sentir ciò ho provato un’afflizione tale da non saperla esprimere; ma Gesù, volendomi sollevare, mi ha trasportato altrove ed io trovandomi sola col mio diletto Gesù gli ho detto:
“Dimmi, mi vuoi bene?”
E Lui: “Sì.”
Ed io: “Non son contenta del “sì” solo, ma vorrei che mi spiegassi meglio quanto mi vuoi bene.”
E Lui: “E’ tanto il mio amore per te, che non solo non ha principio, ma non avrà fine ed in queste due parole puoi comprendere quanto è grande, forte, costante il mio amore per te.”
Per poco ho considerato tutto ciò e ho visto un abisso di distanza tra il mio amore ed il suo e, tutta confusa, ho detto:
“Signore, che differenza tra il mio ed il tuo “bene”, non solo ha il principio, ma per lo passato vedo dei vuoti nell’anima mia per non averti amato.”
E Gesù, tutto compatendomi, mi ha detto:
“Diletta mia, non ci può stare conformità tra l’amore del Creatore e quello della creatura; ma oggi ti voglio dire una cosa, che ti sarà di consolazione e che tu non hai mai capito: Sappi che ogni anima per tutto il corso della sua vita è obbligata ad amarmi costantemente senza alcuno intervallo e non amandomi sempre, lascia nell’anima tanti vuoti per quanti giorni, ore, minuti ha trascurato d’amarmi e nessuno potrà entrare in Cielo se non ha riempito questi vuoti e potrà riempirli solo o con l’amarmi doppiamente nel resto della vita e se non riesce li riempirà a forza di fuoco nel purgatorio. Ora, tu, quando sei priva di Me, la privazione dell’oggetto amato fa raddoppiare l’amore e con questo vieni a riempire i vuoti che ci sono nell’anima tua.”
Dopo ciò gli ho detto: “Dolce mio bene, lasciami venire insieme con te nel Cielo e se non vuoi per sempre almeno per poco, deh! Ti prego, contentami.” E Lui mi ha detto:
“Non sai tu che per entrare in quel beato soggiorno l’anima dev’essere tutta trasformata in Me, in modo che deve comparire come un altro Cristo, altrimenti, qual figura faresti tu in mezzo agli altri beati? Tu stessa avresti vergogna di stare insieme con loro.”
Ed io: “E’ vero che sono molto dissimile da te, ma se vuoi puoi rendermi tale.” Onde, per contentarmi, mi ha tutta rinchiusa in Lui, in modo che non vedevo più me stessa, ma Gesù Cristo ed in questo modo ci siamo innalzati verso il Cielo, giunti ad un punto ci siamo trovati innanzi ad una luce indescrivibile, innanzi a quella luce si sperimentava nuova vita, gioia insolita non mai provata; come mi sentivo felice! anzi mi pareva di trovarmi nella pienezza di tutte le felicità. Ora, mentre ci inoltravamo innanzi a quella luce, io sentivo un timore tale; avrei voluto lodarlo, ringraziarlo, ma non sapendo che dire, ho recitato tre Gloria Patri e Gesù rispondeva insieme; appena ho finito, come lampo mi son trovata nella misera prigione del mio corpo. Ah! Signore, come così poco è durata la mia felicità? Pare che troppo dura sia la creta di questo mio corpo che non riesce a frantumarsi ed impedisce all’anima mia di sloggiare da questa misera terra. Ma spero che qualche urto veemente lo voglia non solo frantumare, ma spolverizzare ed allora non avendo più casa dove poterci stare di qui, avrai compassione di me e mi accoglierai per sempre nel celeste soggiorno.
20 Luglio 1901
Come a Gesù è dolce la voce dell’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù non veniva. Onde dopo avere stentato e quasi perduto la speranza di rivederlo, tutto all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, la tua voce mi è dolce come al piccolo uccellino è dolce la voce della madre, che avendolo lasciato per andare a trovare il cibo per nutrirlo, quando torna l’uccellino, nel sentire la voce, sente una dolcezza e fa festa. E dopo che la madre gli imbocca il cibo, tutto si rannicchia e si nasconde sotto l’ala materna per riscaldarsi, liberarsi dalle intemperie dell’aria e prendere sicuro riposo; oh! come riesce caro e gradito al piccolo uccellino questo stare sotto l’ala materna. Tale sei tu per Me, sei ala che mi riscalda, mi ripara, mi difende e mi fa prendere sicuro riposo. Oh! come mi è caro e gradito starmene al di sotto di quest’ala.”
Detto ciò è scomparso ed io son rimasta tutta confusa e piena di vergogna, conoscendomi tanto cattiva; ma l’ubbidienza ha voluto accrescere la mia confusione, volendo che scrivessi ciò. Sia fatta sempre la santissima Volontà di Dio.
23 Luglio 1901
Gesù parla della sua Volontà e della carità.
Trovandomi con tanti dubbi sul mio stato, nel venire il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia, non temere, quello che ti raccomando è di stare sempre uniformata alla mia Volontà; ché quando nell’anima c’è la Volontà Divina, non hanno forza di entrare nell’anima, né la volontà diabolica, né l’umana, a prendersi gioco dell’anima.”
Dopo ciò mi pareva di vederlo crocifisso ed avendomi il Signore partecipato non solo le sue pene, ma alcune sofferenze d’un altra persona, ha soggiunto:
“Questa è la vera carità: Distruggere se stesso per dare la vita ad altri e prendere sopra di sé i mali altrui e darmi beni propri.”
27 Luglio 1901
Dubbi del confessore, risposta di Gesù.
Avendo il confessore mosso alcuni dubbi, quando il benedetto Gesù è venuto, ho visto insieme il confessore e Gesù che gli andava dicendo:
“Il mio operare è sempre appoggiato alla verità e sebbene molte volte sembri oscuro, sotto forma di enigmi, ma non si può fare a meno di dire che è la verità e sebbene la creatura non capisca con chiarezza il mio operare, ciò non distrugge la verità, anzi fa comprendere molto meglio che è modo d’operare divino, ché essendo la creatura finita non può abbracciare e comprendere l’infinito; al più può comprendere e abbracciare qualche barlume, considera le tante cose dette da Me nelle scritture ed il mio modo d’operare nei santi, è stato forse tutto compreso con chiarezza? Oh! quante cose sono rimaste all’oscuro e nell’enigma! eppure quante menti di dotti e sapienti si sono stancate nell’interpretarle? E che cosa hanno compreso ancora? Si può dire un bel nulla, rispetto a ciò che resta da conoscere. Ciò pregiudica forse la verità? Nulla affatto, anzi la fa risplendere maggiormente. Perciò la tua attenzione deve vedere se c’è la vera virtù e se questa si sente in tutto e, anche se a volte la vernità è all’oscuro e bisogna comunque stare tranquilli ed in santa pace.”
Detto ciò è scomparso ed io son ritornata in me stessa.
30 Luglio 1901
Vista del mondo e come la maggior parte della gente sia cieca.
Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa in mezzo a tanta gente, qual cecità! quasi tutti erano ciechi e pochi di corta vista; appena qualcuno si scorgeva, come il sole in mezzo alle stelle, di vista acutissima, perché tutto intento al Sole Divino e questa vista gli veniva concessa perché se ne stava fisso nella luce del Verbo Umanato. Gesù, tutto compassionevole, mi ha detto:
“Figlia mia, come la superbia ha rovinato il mondo! E’ giunta a distruggere quel piccolo lumicino di ragione che tutti portano con sé appena nati; sappi però che la virtù che più esalta Iddio è l’umiltà e la virtù che più esalta la creatura innanzi a Dio e presso gli uomini è l’umiltà.”
Detto ciò è scomparso; più tardi è ritornato tutto affannato ed afflitto ed ha soggiunto:
“Figlia mia, stanno per succedere tre terribili castighi.”
E come lampo è scomparso, senza darmi tempo di dirgli una parola.
3 Agosto 1901
L’anima che possiede la grazia ha la potestà sull’inferno, sugli uomini e sopra Dio.
Questa mattina il mio adorabile Gesù non veniva, onde, dopo molto aspettare, è venuta la Vergine Mamma e l’ha condotto quasi per forza, ma Gesù sfuggiva. Onde la Vergine Santissima mi ha detto:
“Figlia mia, non ti stancare nel chiederlo, ma sii importuna, perché questo suo sfuggire è segno che vuol fare qualche castigo, perciò sfugge la vista delle persone amate, ma tu non ti arrestare, perché l’anima che possiede la grazia ha potestà sull’inferno, sugli uomini e su Dio stesso, perché essendo la Grazia parte di Dio stesso e possedendola l’anima, non ha forse il potere sopra ciò che essa stessa possiede?”
Onde dopo molto stentare, costretto dalla Mamma Regina ed importunato da me è venuto, ma con aspetto imponente, serio, in modo che non si ardiva parlare, non sapevo come fare per spezzare quell’aspetto sì imponente. Ho pensato di incominciare a parlare con gli spropositi, dicendogli: “Dolce mio bene, vogliamoci bene, se non ci amiamo noi, chi ci deve amare? E se non ti contenti del mio amore, chi mai potrà contentarti? Deh! dammi un segno certo che sei contento del mio amore, altrimenti io vengo meno, io muoio.” Ma chi può dire tutti gli spropositi che ho detto? Credo sia meglio passare innanzi, ma con ciò pare che son riuscita a spezzare quell’aria imponente che aveva e mi ha detto:
“Allora sarò contento del tuo amore, quando il tuo amore sorpasserà il fiume dell’iniquità degli uomini, perciò pensa ad accrescere il tuo amore, così sarò più contento di te.”
Detto ciò è scomparso.
5 Agosto 1901
Come le mortificazioni sono gli occhi dell’anima.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio benedetto Gesù indugiava a venire, onde io mi sentivo morire per la pena della sua privazione, quando all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, come gli occhi sono la vista del corpo, così la mortificazione è la vista dell’anima, sicché si può dire che le mortificazioni sono gli occhi dell’anima.”
Ed è scomparso.
6 Agosto 1901
L’amore dei beati è proprietà Divina, ma l’amor dei viatori è come proprietà che sta in atto di fare acquisto.
Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere tutto sofferente ed offeso tanto che muoveva a compassione; io l’ho stretto tutto a me e gli ho detto: “Dolce mio bene, quanto sei amabile e desiderabile! Perché mai gli uomini non ti amano, anzi ti offendono? Amando Te tutto si trova e l’amarti contiene tutti i beni e non amandoti ogni bene ci sfugge; eppure chi ti ama? Ma deh! tesoro mio carissimo, metti da parte le offese degli uomini e per poco sfoghiamoci in amarci.” Allora Gesù ha chiamato tutta la corte celeste perché fosse spettatrice del nostro amore ed ha detto:
“L’amor di tutto il Cielo non mi renderebbe pago e contento, se non ci fosse il tuo unito, molto più che quell’amore è proprietà mia che nessuno mi può togliere, ma l’amor dei viatori è come proprietà che sto in atto di fare acquisto; e siccome la mia grazia è parte di Me stesso, quando essa entra nei cuori, poiché l’Essere mio è attivissimo, i viatori possono fare un traffico dell’amore e questo traffico ingrandisce le proprietà dell’amor mio ed Io ne sento un tale gusto e piacere, che, mancandomi, resterei amareggiato. Ecco perciò che senza il tuo amore, l’amore di tutto il Cielo non mi renderebbe appieno contento e tu sappi ben trafficare il mio amore, ché amandomi in tutto, mi renderai felice e contento.”
Chi può dire quanto sono rimasta stupita nel sentire ciò e quante cose comprendevo su questo amore? Ma la mia lingua si rende balbuziente, perciò faccio punto.
21 Agosto 1901
La Celeste Mamma le insegna il segreto della felicità.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, onde dopo aver girato e rigirato in cerca di Gesù, ho trovato invece la Regina Mamma ed, oppressa e stanca come ero, le ho detto: “Dolcissima Mamma mia, ho perduta la via per trovare Gesù, non so più dove andare, né che fare per ritrovarlo.” E mentre dicevo ciò, piangevo ed Ella mi ha detto:
“Figlia mia, seguimi e troverai la via e Gesù; anzi voglio insegnarti il segreto per poter star sempre con Gesù e come vivere sempre contenta e felice anche su questa terra, cioè devi fissarti nel tuo interno che solo Gesù e tu ci state nel mondo e nessun altro, a cui solo devi piacere, compiacere ed amare e da Lui solo aspettare d’essere riamata e contentata in tutto. Stando in questo modo: tu e Gesù, non ti farà più impressione se sarai circondata da disprezzi o lodi, da parenti o stranieri, da amici o nemici, solo Gesù sarà tutto il tuo contento e solo Gesù ti basterà per tutti. Figlia mia, fino a tanto che tutto ciò che esiste quaggiù non scompaia affatto dell’anima, non si può trovare vero e perpetuo contento.”
Ora mentre diceva ciò, come da dentro un lampo Gesù è uscito in mezzo a noi ed io l’ho preso e l’ho portato con me e mi son trovata in me stessa.
2 Settembre 1901
Gesù parla della Chiesa e della società presente.
Questa mattina il mio adorabile Gesù si è fatto vedere insieme al Santo Padre e mi è parso che gli dicesse: “Le cose fin qui sofferte non sono altro che tutto ciò che Io passai dal principio della mia Passione finché fui condannato alla morte; figliuol mio, non ti resta altro che portare la croce al Calvario.” E mentre diceva ciò, pareva che Gesù benedetto prendesse la croce e la mettesse sulle spalle del Santo Padre, aiutandolo Lui stesso a portarla. Ora, mentre faceva ciò, ha soggiunto:
“ Pare che la mia Chiesa stia come moribonda, specie riguardo alle condizioni sociali, aspettano con ansia il grido di morte; ma coraggio, figliuol mio; dopo che sarai giunto sul monte, all’innalzarsi della croce, tutti si scuoteranno e la Chiesa deporrà l’aspetto di moribonda e riacquisterà il suo pieno vigore. La sola croce ne è il mezzo, come la sola croce fu l’unico mezzo per riempire il vuoto che il peccato aveva fatto e per unire l’abisso di distanza infinita che c’era tra Dio e l’uomo, così a questi tempi la sola croce farà innalzare la fronte della mia Chiesa coraggiosa e risplendente, per confondere e mettere in fuga i nemici.”
Detto ciò è scomparso e dopo poco è ritornato il mio diletto Gesù tutto afflitto, riprendendo il suo dire:
“Figlia mia, quanto mi duole la società presente, sono mie membra e non posso fare a meno di amarle; succede a Me come a quel tale che avesse un braccio o una mano infetta e piagata; forse egli l’odia? L’aborrisce? Ah! non già, anzi gli prodiga tutte le cure, chissà quanto spende per vedersi guarito e gli è causa di fargli dolorare tutto il corpo, di tenerlo oppresso, afflitto, fino a tanto che non giunge ad ottenere l’intento di vedersi guarito. Tale è la mia condizione: vedo le mie membra infette, piagate e sento dolore e pena e per questo mi sento più spinto ad amarle. Oh! come è ben diverso l’amor mio da quello delle creature, Io son costretto ad amarle perché cosa mia, ma loro non mi amano come cosa loro e, se mi amano, mi amano per proprio loro bene.”
Dopo ciò è scomparso ed io mi son ritrovata in me stessa.
4 Settembre 1901
Ardori del cuore di Gesù per la gloria della Maestà Divina e del bene delle anime.
Continuando a venire il mio adorabile Gesù, questa mattina appena l’ho visto ho sentito un’ansia di chiedergli se mi avesse perdonato i miei peccati, perciò gli ho detto:
“Dolce amor mio, quanto bramo di sentire dalla tua bocca se mi hai perdonato i tanti miei peccati.”
E Gesù si è avvicinato al mio orecchio e mi è parso che col suo sguardo mi scrutinasse tutto il mio interno e mi ha detto:
“Tutto è perdonato, te li rimetto, non ti resta altro che qualche difetto fatto da te come un lampo, senza tua avvertenza eppure te li rimetto.”
Dopo ciò mi è parso che Gesù si mettesse dietro le spalle e, toccandomi i reni con la sua mano, me li ha fortificati. Chi può dire ciò che sentivo a quel tocco? So dire solamente che sentivo un fuoco refrigerante, una purezza unita ad una fortezza, onde dopo che mi ha toccato i reni, l’ho pregato che facesse lo stesso al cuore e Gesù, per contentarmi, ha condisceso e dopo mi è parso come se Gesù benedetto fosse stanco per causa mia e gli ho detto:
“Dolce mia vita, sei stanco per causa mia, non è vero?”
E Lui: “Sì, almeno sii grata per le grazie che ti sto facendo, perché la gratitudine è la chiave per poter aprire a proprio piacere i tesori che Dio contiene; sappi però che questo che ho fatto ti servirà per preservarti dalla corruzione, per corroborarti e per disporre l’anima ed il corpo tuo alla gloria eterna.”
Dopo ciò pareva che mi trasportasse fuori di me stessa e mi faceva vedere la moltitudine delle genti ed il bene che potevano fare e non fanno e quindi la gloria che Dio deve ricevere e non riceve e Gesù, tutto afflitto, ha soggiunto:
“Diletta mia, il mio cuore arde per l’onore della gloria mia e del bene delle anime; per tutto il bene che omettono, tanti vuoti riceve la mia gloria; e le anime loro, ancorché non facessero il male, non facendo il bene che potrebbero fare sono come quelle stanze vuote, che sebbene belle, non c’è niente d’ammirare, che colpisca lo sguardo e quindi nessuna gloria riceve il padrone e se si fa un bene e si tralascia l’altro, sono come quelle stanze tutte spopolate nelle quali si scorge appena qualche oggetto senza alcun ordine. Diletta mia, entra a parte di queste pene, degli ardori del mio cuore che sente per la gloria della Maestà Divina e del bene delle anime e cerca di riempire questi vuoti della mia gloria, potrai farlo col non far passare momento della tua vita che non sia unita con la mia, cioè, in tutte le tue azioni, sia preghiera o patimento, riposo o lavoro, silenzio o conversazione, tristezza o allegrezza, anche il cibo che prenderai, insomma tutto ciò che ti potrà accadere, metterai l’intenzione di darmi tutta la gloria che in tali azioni dovrebbero darmi e di supplire al bene che dovrebbero fare e non fanno, intendendo replicare l’intenzione per quanta gloria non ricevo e per quanto bene omettono. Se farai ciò, riempirai in qualche modo il vuoto della gloria che devo ricevere dalle creature ed il mio cuore proverà un refrigerio ai miei ardori e da questo refrigerio scorreranno rivoli di grazia a pro dei mortali, che infonderà maggior fortezza per fare il bene.”
Dopo ciò mi son trovata in me stessa.
5 Settembre 1901
Il vero amore supplisce a tutto.
Quando è ritornato il mio diletto Gesù, io mi sentivo quasi un timore di non corrispondere alle grazie che il Signore mi fa, essendomi rimasta impressa quella parola dettami innanzi: “Almeno sii grata.” E Lui vedendomi con questo timore mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, non temere; l’amore supplirà a tutto; poi avendo messo la volontà di fare veramente ciò ch’Io voglio, ancorché qualche volta mancassi Io supplirò per te; perciò non temere. Sappi però che il vero amore è ingegnoso e il vero ingegno giunge a tutto. Molto più quando nell’anima c’è un amore amante, un amore che si duole delle pene della persona amata come se fossero proprie ed un amor che giunge a prendere su di sé la sofferenza che dovrebbe invece soffrire la persona che si ama, è il più eroico e si rassomiglia al mio amore; essendo molto difficile trovare chi metta la propria pelle. Onde, se in tutta te non ci sarà altro che amore, se non mi compiacerai in un modo lo farai in un altro. Anzi se tu starai in possesso di questi tre amori, succederà di Me come a quel tale che essendo ingiuriato, offeso con ogni sorta d’oltraggi da tutti, tra tanti c’è uno che lo ama, lo compatisce, lo ripaga per tutti, quello che fa? Fissa l’occhio nella persona amata e trovando la sua ricompensa, dimentica tutti gli oltraggi e dà favori e grazie agli stessi oltraggiatori.”
9 Settembre 1901
Efficacia delle intenzioni.
Questa mattina l’adorabile mio Gesù non veniva. Onde, mentre la mia mente era occupata nel considerare il mistero della coronazione di spine, mi son ricordata che stando occupata altre volte in questo mistero, il Signore si compiaceva di togliersi dalla sua testa la corona di spine e di conficcarla nella mia ed ho detto nel mio interno: “Ah! Signore, non son più degna di soffrire le tue spine.” E Lui, per breve tempo tutto all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, quando tu soffri le mie stesse spine, tu mi sollevi e, soffrendoli tu, Io mi sento affatto libero da quelle pene; quando ti umili e ti credi indegna di soffrirle, allora mi ripari i peccati di superbia che si commettono nel mondo.”
Ed io ho soggiunto: “Ah! Signore, quante gocce versasti, quante spine soffristi, quante ferite, tanta gloria intendo darti per quanta gloria dovrebbero darti tutte le creature se non ci fosse il peccato di superbia e tante grazie intendo chiederti per tutte le creature per fare che questo peccato si distrugga.”
Mentre dicevo ciò, ho visto che Gesù comprendeva in sé tutto il mondo, come una macchina contiene in sé gli oggetti e tutte le creature si sono mosse in Lui e Gesù si è mosso verso di loro e pareva che Gesù avesse la gloria della mia intenzione e le creature fossero ritornate a Lui per poter ricevere il bene da Me imprestato per loro. Io sono rimasta stupefatta e Lui vedendo il mio stupore ha detto:
“Pare sorprendente tutto questo, non è vero? Pare una cosa da nulla ciò che tu hai fatto, eppure non è così; quanto bene si potrebbe fare con replicare questa intenzione e non si fa!”
Detto ciò è scomparso.
10 Settembre 1901
L’unire nostre azioni con Gesù è continuare la sua vita sulla terra.
Continuo a fare ciò che Gesù benedetto m’insegnò a fare il giorno 4 di detto mese, sebbene qualche volta mi distragga; ma mentre qualche volta mi dimentico, Gesù pare che nel mio interno si metta in guardia e lo faccia Lui per me, onde io, vedendo ciò, arrossisco e subito mi unisco insieme e faccio l’offerta di ciò che attualmente sto facendo e questo fosse pure uno sguardo, una parola, vado dicendo: “Signore, tutta quella gloria che le creature dovrebbero darti con la bocca e non ti danno, io intendo dartela con la mia ed impetro loro di fare buono e santo uso della bocca, unendomi sempre con la stessa bocca di Gesù.” Ora mentre in tutte le cose mie facevo ciò, è venuto e mi ha detto:
“Ecco la continuazione della mia vita, quale era la gloria del Padre ed il bene delle anime; se persevererai in ciò, tu formerai la mia vita ed Io la tua, tu sarai il mio respiro ed Io il tuo.”
Dopo ciò Gesù si è messo a riposare sul cuor mio ed io sul cuore di Lui e pareva che Gesù tirasse il respiro da me ed io lo tirassi per mezzo di Gesù. Che felicità, qual gaudio, che vita celeste esperimentavo in quella posizione. Sia sempre ringraziato e benedetto il Signore, che tante misericordie usa con questa peccatrice.
14 Settembre 1901
Il principio e il fine delle nostre azioni deve essere l’amore di Dio.
Dopo aver passato vari giorni di privazione, quest’oggi, mentre m’accingevo a fare la meditazione, la mia mente è stata distratta da altro e per mezzo di luce comprendevo che l’anima, nell’uscire dal corpo, entra in Dio; e siccome Dio è purissimo amore, l’anima entra in Dio solo quando è un complesso d’amore, perché Iddio nessuno riceve in Sé se non è del tutto simile a Lui e trovandola così, la riceve e le partecipa tutte le sue doti. Sicché, staremo in Dio nel Cielo, come qui stiamo nella propria stanza. Ora questo mi pareva che si potesse fare anche nel corso della nostra vita, per risparmiare la fatica al fuoco del purgatorio ed a noi la pena e così essere introdotti subito, senza alcuna interruzione, nel nostro sommo bene Iddio. Onde mi pareva che l’alimento del fuoco sono le legne e si può essere certo che le legne si siano ridotte in fuoco, quando si scorge che non c’è più fumo. Ora, principio e fine di tutte le nostre azioni deve essere il fuoco dell’amor di Dio; le legne che devono alimentare questo fuoco sono le croci, le mortificazioni; il fumo che s’innalza in mezzo alle legna ed al fuoco sono le passioni, le inclinazioni che spesso fanno capolino; onde il segno che tutto sia in noi consumato in fuoco, è se le nostre passioni stanno a posto e non sentiamo più inclinazione a tutto ciò che non riguarda Iddio. Pare che con ciò passeremo liberi senza alcun ostacolo ad abitare nel nostro Dio e giungeremo anche di qua a godere il paradiso anticipato.
15 Settembre 1901
Sfuggendo alla croce si rimane nell’oscuro.
Questa mattina, il mio adorabile Gesù è venuto glorioso, con le piaghe risplendenti più che sole e con una croce in mano. In questo mentre vedevo pure una ruota sporgente quattro angoli, pareva che un angolo sfuggisse la luce e rimanesse allo scuro; in questo oscuramento rimaneva la gente come abbandonata da Dio e succedevano guerre sanguinose contro la Chiesa e contro loro stesse. Ah! pareva che le cose dette innanzi da Gesù benedetto si avvicinassero a veloci passi. Ora, Nostro Signore vedendo tutto ciò, mosso a compassione si è avvicinato alla parte oscura ed ha gettato sopra la croce che aveva in mano dicendo con voce sonora: “Gloria alla croce” e pareva che quella croce richiamasse la luce ed i popoli, scuotendosi, imploravano aiuto e soccorro. E Gesù ha ripetuto: “Tutto il trionfo e la gloria sarà della croce, altrimenti i rimedi peggioreranno gli stessi mali; dunque la croce, la croce.”
Chi può dire quanto sono rimasta afflitta ed impensierita per ciò che potrà succedere?
2 Ottobre 1901
Gesù la porta nel Cielo, gli angeli Gli chiedono che la mostri a tutte le genti. Lei nuota in Dio e cerca di comprendere l’interno Divino.
Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha trasportato fuori di me stessa, in mezzo alle genti; chi può dire i mali, gli orrori che si vedevano? Onde, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, che puzza emana la terra; mentre avrebbe dovuto essere una col Cielo e siccome nel Cielo non si fa altro che amarmi, lodarmi e ringraziarmi, l’eco del Cielo avrebbe dovuto assorbire la terra e formarne uno solo, ma la terra si è resa insopportabile, onde vieni tu ed unisciti al Cielo ed, a nome di tutti, vieni a darmi una soddisfazione per loro.”
In un istante mi son trovata in mezzo ad angeli e santi; non so dire come mi son sentita una infusione di ciò che cantavano e dicevano gli angeli ed i santi; ed io al pari di loro ho fatto la mia parte a nome di tutta la terra. Dopo ciò, il mio dolce Gesù, tutto contento, ha detto rivolto a tutti:
“Ecco dalla terra una nota angelica, quanto mi sento soddisfatto.”
E mentre diceva ciò, quasi per ricompensarmi, mi ha preso fra le sue braccia, mi ha baciata e ribaciata e mi ha mostrata a tutta la corte Celeste, come oggetto delle sue più care compiacenze. Nel vedere ciò, gli angeli hanno detto:
“Signore, ti preghiamo mostra ciò che hai operato in quest’anima alle genti, con un segno prodigioso della tua onnipotenza, per la gloria tua e per il bene delle anime non tenere più nascosti i tesori versati in lei, onde vedendo e toccando loro stessi la tua onnipotenza in un’altra creatura, può essere di ravvedimento ai cattivi e di maggior sprone a chi vuol essere buono.”
Io, nel sentir ciò, mi son sentita sorprendere da un timore e tutta annullandomi, tanto che mi vedevo come un piccolo pesciolino, mi son gettata nel cuore di Gesù dicendo: “Signore non voglio altro che Te e di essere nascosta in te; questo ti ho chiesto sempre e questo ti prego a confermarmi.” E detto ciò mi son rinchiusa nell’interno di Gesù, come nuotando nei vastissimi mari dell’interno di Dio. E Gesù ha detto a tutti:
“Non l’hai sentito? Non vuol altro che Me ed essere nascosta in Me, questo è il suo più gran contento; ed Io nel vedere un’intenzione così pura mi sento più tirato verso di lei e vedendo il suo dispiacere se mostrassi alle genti con un segno prodigioso l’opera mia, per non contristarla non le concedo ciò che mi hai domandato.”
Ma gli angeli pareva che insistessero, ma io non ho dato più retta a nessuno, non facevo altro che nuotare in Dio, per comprendere l’interno Divino; macché, mi pareva di essere come un fanciullino che vuole stringere nella sua piccola manina un oggetto di smisurata grandezza, ma mentre lo prende gli sfugge ed appena gli riesce di toccarlo, sicché non può dire né quanto pesa, né quanta larghezza contiene quell’oggetto, ossia come un altro fanciullo che non conoscendo tutta la profondità degli studi, dice con l’ansia di dover imparar tutto in un breve tempo ed appena gli riesce d’imparare le prime lettere dell’alfabeto. Così la creatura non può dire altro: “L’ho toccato, è bello, è grande, non c’è bene che non possegga; ma quanto è bello? Quanta grandezza contiene? Quanti beni possiede? Non so dirlo, ossia, può dire di Dio le prime lettere dell’alfabeto, lasciando indietro tutta la profondità degli studi. Sicché, i miei carissimi fratelli, angeli e santi, anche in Cielo, come creature non hanno la capacità di comprendere in tutto il loro Creatore, sono come tanti recipienti pieni di Dio, tanto che volendo riempirli di più, traboccano fuori. Credo che sto dicendo tanti spropositi, perciò faccio punto.
3 Ottobre 1901
Luisa si offre in modo speciale. Non c’è ostacolo maggiore per l’unione con Dio, che la umana volontà.
Avendo fatto la comunione, stavo pensando come offrire una cosa più speciale a Gesù, come attestare il mio amore e dargli un maggior gusto; onde gli ho detto: “Dilettissimo mio Gesù, ti offro il mio cuore, a tua soddisfazione ed in tua eterna lode e ti offro tutta me stessa, anche le minime particelle del mio corpo, come tanti muri da mettere innanzi a te per impedire qualunque offesa che ti venga fatta, accettandole tutte sopra di me ed in tuo piacere fino al giorno del giudizio se fosse possibile; e perché voglio che la mia offerta sia completa e Ti soddisfi per tutti, intendo che tutte quelle pene che sopporterò ricevendo sopra di me le tue offese Ti ricompensino di tutta quella gloria che Ti avrebbero dovuto dare i santi che stanno nel Cielo, quando stavano sulla terra; quelle che avrebbero dovuto darti le anime del purgatorio e quella gloria che dovrebbero darti tutti gli uomini passati presenti e futuri; Te li offro per tutti in generale e per ciascuno in particolare.” Appena ho finito di dire, il benedetto Gesù, tutto commosso per tale offerta, mi ha detto:
“Diletta mia, tu stessa non puoi capire il gran contento che mi hai dato con l’offrirti in questo modo; mi hai lenito tutte le mie ferite e mi hai dato una soddisfazione per tutte le offese passate, presenti e future ed Io la terrò in conto per tutta l’eternità, come la gemma più preziosa che mi glorificherà eternamente; ed ogni qual volta la guarderò darò a te nuova e maggiore gloria eterna.
Figlia mia, non ci può essere ostacolo maggiore che impedisca l’unione tra Me e le creature e si opponga alla mia Grazia, quanto la propria volontà. Tu con l’offrirmi il tuo cuore a mia soddisfazione, ti sei vuotata di te stessa e, vuotandoti di te, Io mi riverserò tutto in te; dal tuo cuore mi verrà una lode riportante le stesse note delle lode del mio cuore, che continuamente dà al mio Padre per soddisfare alla gloria che non gli danno gli uomini.”
Mentre diceva ciò, vedevo che mediante la mia offerta uscivano da tutte le parti di me stessa tanti rivoli che si versavano sul benedetto Gesù e che poi, con impeto e più abbondanti, si versavano su tutta la corte celeste, sul purgatorio e su tutte le genti. Oh! bontà del mio Gesù, nell’accettare una sì misera offerta, che l’ha ricompensato con tanta grazia. Oh! prodigio delle sante e pie intenzioni, se in tutte le nostre opere anche triviali ce ne avvalessimo, qual traffico non faremmo? Quante proprietà eterne non acquisteremmo? Quanta gloria di più non daremmo al Signore?
8 Ottobre 1901
Quando l’anima opera unita con Gesù, i suoi atti hanno gli stessi effetti del suo operare. Valore della intenzione.
Questa mattina, dopo avere stentato molto nell’aspettare il mio adorabile Gesù, io, mentre l’aspettavo, facevo quanto più potevo per unire tutto ciò che stavo operando nel mio interno, con l’interno di nostro Signore, intendendo dargli tutta quella gloria e riparazione che gli dava l’Umanità sua Santissima. Ora mentre facevo ciò, il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima si serve della mia Umanità come mezzo per operare, fosse anche un pensiero, un respiro, un atto qualunque, sono come tante gemme che escono dalla mia Umanità e si presentano innanzi alla Divinità e siccome escono per mezzo della mia Umanità, hanno gli stessi effetti del mio operare quando stavo sulla terra.”
Ed io: “Ah! Signore, sento come un dubbio, come può essere che con la semplice intenzione nell’operare, fosse anche nelle minime cose, mentre sono da considerare cose da niente, vuote, pare che la sola intenzione dell’unione tua e di piacere solamente a Te le riempia e Tu le innalzi in quel modo supremo facendole comparire come cose grandissime?”
“Ah! figlia mia, vuoto è l’operare della creatura, fosse pure un’opera grande, è la mia unione e la semplice mira di piacere a Me che la riempie e siccome il mio operare, fosse anche un respiro accede in un modo infinito tutte le opere delle creature insieme, ecco la causa che la rende sì grande e poi, non sai tu che chi si serve come mezzo della mia Umanità, d’operare le sue azioni viene a nutrirsi dei frutti della mia stessa Umanità e ad alimentarsi del mio stesso cibo? Oltre a ciò, non è forse la buona intenzione che fa l’uomo santo e la cattiva che lo fa perverso? Non sempre si fanno cose diverse, ma con le stesse azioni uno si santifica e l’altro si pervertisce.”
Ora mentre diceva ciò, vedevo all’interno di Nostro Signore un albero verdeggiante, pieno di bei frutti e vedevo dentro di lui, su quest’albero quelle anime che operavano per piacere solo a Dio e per mezzo dell’Umanità sua, e la sua Umanità serviva d’abitazione a queste anime. Ma quanto era scarsissimo il loro numero!
11 Ottobre 1901
Silenzio di Gesù. L’alimento più necessario è la pace.
Sono passati vari giorni di privazione e di silenzio, questa mattina, nel venire, ha continuato il suo silenzio e sebbene l’abbia tenuto quasi sempre con me, per quanto ho fatto non mi è riuscito di fargli dire una sola parola, pareva che avesse una cosa nel suo interno che l’amareggiasse, tanto che lo rendeva taciturno e non voleva che io lo sapessi. Ora mentre Gesù se ne stava con me, mi è parso di vedere la Regina Mamma e, nel vedere Gesù con me, mi ha detto:
“E’ con te? Meno male che sta con te, ché se deve sfogare il giusto furore, stando con te lo trattieni; figlia mia, prega che trattenga i flagelli, ché i malevoli stanno tutti pronti per uscire, ma si vedono legati da una potenza suprema che li impedisce ed anche la giustizia divina non permetterà che lo facciano quando piace a loro, si avrà questo bene che conosceranno l’autorità divina sopra di loro e diranno: “L’abbiamo fatto, ché ci è stato dato il potere dall’alto.” Figlia mia, che guerra si annida nel mondo morale, fa orrore a vederla; eppure, il primo alimento che si dovrebbe cercare nella società, nelle famiglie e da ogni anima, dovrebbe essere la pace, tutti gli altri alimenti si rendono insalubri senza di essa, fossero pure le stesse virtù, la carità, il pentimento, senza la pace non portano né sanità, né vera santità; eppure dal mondo di oggi si è scartato questo alimento della pace sì necessario e salubre e non si vuole altro che turbolenze e guerre. Figlia mia, prega, prega.”
14 Ottobre 1901
Gesù si mostra come un lampo, e le fa comprendere qualche cosa degli attributi divini.
Il benedetto Gesù viene alla sfuggita, quasi come un lampo ed in quel lampo fa uscire dal suo interno, ora uno speciale distintivo d’un suo attributo ed ora un altro, quante cose fa comprendere in quel lampo; ma ritiratosi quel lampo, la mente rimane all’oscuro e non sa adattarsi a ridire ciò che ha compreso in quel lampo di luce, molto più che essendo cose che toccano la Divinità, l’umana lingua stenta a saperle ridire e quanto più si sforza, più resta muta, anzi in queste cose è sempre neonata bambinella. Ma l’ubbidienza vuole che mi sforzi a dire quel poco che posso ed ecco: “Mi pareva che Iddio contenesse tutti i beni in Se stesso; di modo che, trovando in Dio tutti i beni che lui contiene, non è necessario andare altrove per vedere l’ampiezza dei suoi confini; no, ma lui solo basta per ritrovare tutto ciò che è suo. Ora, in un lampo mostrava un distintivo speciale della sua bellezza; ma chi può dire quanto è bello? So solo dire che confrontate tutte le bellezze angeliche ed umane, le bellezze della varietà dei fiori e dei frutti, lo splendido cielo azzurro e stellato, che pare che guardandolo c’incanti e di una bellezza suprema ci parli, sono ombre o alito che Dio ha mandato della bellezza che contiene in Sé; ossia come quelle piccole gocce di rugiada confrontate alle immense acque del mare; passo innanzi ché la mia mente incomincia a sperdersi. In un altro lampo un distintivo speciale dell’attributo della carità; ma tre volte santo, come potrò io miserabile aprire bocca su questo attributo, che è la fonte da cui tutti gli altri attributi derivano? Dirò solo quello che compresi in riguardo all’umana natura. Onde compresi che quando Dio ci crea, questo attributo della carità si riversa in noi e ci riempie tutto di Sé, in modo che se l’anima corrispondesse, essendo riempita del soffio della carità di Dio, la stessa natura dovrebbe trasmutarsi in carità per Dio; e come l’anima si va diffondendo nell’amore delle creature o dei piaceri, o dell’interesse, o di qualunque altra cosa, così quel soffio divino esce dall’anima; e se giunge a diffondersi in tutto, l’anima resta vuota della carità divina. E siccome in Cielo non si entra se non si è un complesso di carità purissima, tutta divina, se l’anima si salva, andrà a riacquistare questo soffio ricevuto nell’essere creata a forza di fuoco nelle fiamme purganti ed ne uscirà solo quando giungerà a trabbocarne fuori. Onde chissà qual tappa lunghissima conviene fare in quel luogo espiatorio! Ora, se tale dovrebbe essere la creatura, che sarà il Creatore? Credo che stia dicendo tanti spropositi, ma non mi meraviglio, perché non sono mica qualche dotta, sono sempre un’ignorante e se c’è qualche cosa di verità in questi scritti, non è mio, ma di Dio ed io resto sempre l’ignorantella che sono.
21 Ottobre 1901
La retta intenzione. Tutto ciò che non si fa per Dio, va sperduto come polvere da un vento impetuoso.
Questa mattina, il benedetto Gesù nel venire pareva che facesse cerchio delle sue braccia come per rinchiudermi e, mentre mi stringeva, mi ha detto:
“Figlia mia, quando l’anima fa tutto per Me, tutto resta rinchiuso in questo cerchio, niente viene fuori, fosse pure un sospiro, un palpito, un movimento qualunque; tutto entra in Me ed in Me tutto resta numerato ed Io in ricompensa li riverso nell’anima, ma tutti raddoppiati di grazia, in modo che l’anima, riversandoli un’altra volta in Me ed Io in lei, viene ad acquistare un capitale sorprendente di grazia e tutto questo è il mio dilettarmi, cioè, dare alla creatura ciò che mi ha dato come se fosse cosa sua, aggiungendo sempre del mio. E chi, con la sua ingratitudine impedisce che gli dia ciò che voglio, impedisce le mie innocenti delizie. Per chi poi non opera per Me, tutto va fuori del mio cerchio, sperduto, come la polvere da un vento impetuoso.”
25 Ottobre 1901
La privazione fa conoscere da dove vengono le cose e la preziosità dell’oggetto perduto.
Dopo aver passato vari giorni di timore e dubbi sul mio stato, credendolo tutto un lavorio della mia fantasia e a volte la mia mente si fissava tanto in questo, che giungevo a lamentarmi ed a dispiacermi con Nostro Signore dicendo: “Che pena, che disgrazia è stata la mia essere vittima della mia fantasia, credevo di vedere Te ed invece era tutta allucinazione della fantasia; credevo di adempire il tuo Volere stando per tanto tempo in questo letto e temo che sia stato un frutto anche della fantasia. Signore, fa pena, fa spavento il solo pensarlo; il tuo Volere raddolciva tutto, ma questo mi amareggia fin nelle midolla delle ossa; deh! dammi la forza di uscire da questo stato fantastico.” E mi fissavo tanto da non sapermi distrarre, tanto che giungevo a pensare che la fantasia mi avrebbe preparato un posto nell’inferno; sebbene cercassi di sbrigarmi col dire: “Ebbene, mi servirò della fantasia per poterlo amare nell’inferno.”
Ora mentre mi trovavo in questa fissazione, il benedetto Gesù ha voluto accrescere la mia dolorosa posizione, col muoversi dentro di me, dicendo:
“Non dare retta a questo, altrimenti Io ti lascio e ti faccio vedere se sono Io che vengo oppure è la tua fantasia che travede.”
Con tutto ciò non mi sono impensierita in quel momento dicendo: “Ah, sì, non avrà il coraggio di farlo, è tanto buono; eppure l’ha fatto.”
E’ inutile dire ciò che ho passato priva di Gesù per parecchi giorni, andrei troppo per le lunghe, solo il ricordarmi mi gela il sangue nelle vene, perciò passo innanzi. Ora, avendo detto tutto ciò al confessore, pare che lui è stato il mio mediatore. Avendo incominciato a pregare insieme che si benignasse di venire, così mi son sentita perdere i sensi e si è fatto vedere da molto lontano, quasi in cagnesco che non voleva venire, io non ardivo, ma il confessore insisteva unendo l’intenzione che mi partecipasse la crocifissione, onde, per contentare il confessore, si è avvicinato e mi ha partecipato i dolori della croce e dopo, come se avesse fatto pace, mi ha detto:
“Era necessario che ti privassi di Me, altrimenti non ti saresti convinta se sono Io oppure la fantasia. La privazione giova a fare conoscere da dove vengono le cose e la preziosità dell’oggetto perduto ed a farne più stima quando si riacquista.”
22 Novembre 1901
L’io porta l’impronta di tutte le rovine, senza dell’io tutto è sicurezza.
Dopo aver passato giorni amarissimi di lacrime, di privazione e di silenzio, il mio povero cuore non ne può più, tanto è lo strazio fuori del mio centro Iddio, che sono continuamente sbattuta tra folte onde di fiera tempesta, in istato di forte violenza, da subire ad ogni momento la morte e quel che è più di non poter morire. Onde, trovandomi in questa posizione, per poco si è fatto vedere e mi ha detto:
“Figlia mia, quando un’anima fa in tutto la volontà di un altro si dice che ha fiducia di quello, perciò vive dell’altrui volere e non del suo, così quando l’anima fa in tutto la Volontà mia, Io dico che ha fede, sicché il Divin Volere e la fede sono rami prodotti da un sol tronco e siccome la fede è semplice, la fede e il Divin Volere producono il terzo ramo della semplicità ed ecco che l’anima viene a riacquistare in tutto le caratteristiche di colomba. Non vuoi tu dunque essere la mia colomba?”
In un’altra occasione, un altro giorno mi disse:
“Figlia mia, le perle, l’oro, le gemme, le cose più preziose, si tengono ben custodite dentro qualche scrigno e con doppia chiave. Che temi tu dunque se ti ho ben custodita nello scrigno della santa ubbidienza, custodia sicurissima, dove non una, ma due chiavi tengono ben serrata la porta, per tener vietato l’ingresso a qualunque ladro ed anche all’ombra di qualunque difetto? Solo l’io porta l’impronta di tutte le rovine, ma senza l’io, tutto è sicurezza.”
27 Dicembre 1901
Gesù: somministratore della Santissima Trinità. Scissione dei preti.
E’ inutile parlare del povero mio stato, di come mi son ridotta, sarebbe un voler rincrudelire e far più profonde le piaghe dell’anima mia, perciò passo tutto in silenzio, facendo un’offerta al Signore. Onde, questa mattina, mentre piangevo la perdita del mio adorabile Gesù, è venuto il confessore e mi ha dato l’ubbidienza di pregare il Signore che si benignasse di venire. Così è venuto ed avendo il confessore messo l’intenzione della crocifissione, mi ha partecipato i dolori della croce e, mentre faceva ciò, ha detto al confessore:
“Io fui somministratore della Santissima Trinità, cioè, somministrai alle genti la potenza, la sapienza, la carità delle Divine Persone. Tu essendo mio rappresentante, non devi far altro che continuare la stessa opera mia presso le anime; e se non t’interessi, vieni a spezzare l’opera da Me incominciata ed Io mi sento defraudato nell’esecuzione dei miei disegni e son costretto a ritirare la potenza, la sapienza, la carità che vi avrei somministrato se avessi adempito l’opera da Me affidatati.”
Dopo ciò pareva che mi trasportasse fuori di me stessa e da lontano si vedesse una moltitudine di persone, da cui veniva una puzza insopportabile e Gesù ha detto:
“Figlia mia, che scissione faranno i preti tra loro e questo sarà l’ultimo colpo per fomentare, tra i popoli, partiti e rivoluzione.”
E lo diceva tanto amareggiato da far compassione. Onde dopo ciò, ricordandomi del mio stato, Gli ho detto: “Dimmi Signor mio, vuoi che mi faccia dare l’ubbidienza che finisca di stare in questo stato, molto più che non soffrendo più come prima mi vedo inutile?” E Lui mi ha risposto:
“Giusto!”
Ma tanto afflitto ed il mio cuore irrequieto come se non avessi voluto che mi avesse detto così. Onde ho replicato: “Ma Signore, non ché io voglia uscire, ma voglio conoscere il tuo Santo Volere, perché dal momento che il mio stato veniva ché Tu venivi a me e mi partecipavi le tue sofferenze, essendo questo cessato, temo che neppure voglia che continui a stare nel letto.” E Gesù ha detto:
“Hai ragione, hai ragione.”
Macché! Mi sentivo crepare Il cuore per le risposte datemi da Gesù benedetto ed ho soggiunto: “Ma mio Signore, dimmi almeno qual è per la maggior gloria tua, che continui a stare ancorche dovessi crepare, o che mi faccia dare l’ubbidienza che finisca?” E Gesù, vedendo che non la finivo su ciò, ha cambiato discorso col dirmi:
“Figlia mia, mi sento da tutti offeso, vedi, anche le anime devote hanno l’occhio a scrutinare se è o non è colpa, ma non già per emendarsi, estirpare la colpa, segno che non c’è né dolore né amore, perché il dolore e l’amore sono due unguenti efficacissimi, che applicati all’anima, la rendono perfettamente guarita; ed uno corrobora e fortifica maggiormente l’altro.”
Ma io pensavo alla mia povera posizione e volevo rifare la domanda per conoscere la Volontà del Signore con chiarezza; ma Gesù è scomparso ed io, ritornando in me stessa, mi vedevo tutta confusa sul da fare, onde per essere sicura, ho esposto tutto all’ubbidienza, la quale vuole che continui nello stesso stato. Sia fatta sempre la Volontà del Signore.
29 Dicembre 1901
Le tribolazioni sono necessarie a chi vive all’ombra di Gesù.
Stando tutta oppressa, per breve tempo ho visto il mio adorabile Gesù, onde guardandomi mi ha detto:
“Figlia mia, per chi vive alla mia ombra è necessario che soffino i venti delle tribolazioni, acciocché l’aria infettiva intorno non possa penetrare anche al di sotto della mia ombra; quindi i continui venti, agitando sempre quest’aria malsana, la tengono sempre lontana e vi fanno spirare un’aria purissima e salubre.”
Detto ciò è scomparso ed io comprendevo molte cose su ciò, ma non è necessario spiegarmi perché credo che sia facile comprenderne il significato.
6 Gennaio 1902
Effetti portentosi dell’unire la nostra vita a quella di Gesù. Due parole sulla morte.
Stando nel solito mio stato, dopo aver molto aspettato, è venuto per poco il mio amantissimo Gesù e, mettendosi a me vicino, mi ha detto:
“Figlia mia, chi cerca d’uniformarsi in tutto alla mia vita, non fa altro che accrescere un profumo in più e distinto a tutto ciò che feci nella mia vita, in modo da profumare il Cielo e tutta la Chiesa ed anche gli stessi cattisentono spirare questo profumo celeste, tanto che tutti i santi non sono altro che tanti profumi e sono quel che più rallegra la Chiesa ed il Cielo benché distinti fra loro. Non solo ciò, ma chi cerca di continuare la mia vita almeno col desiderio e con l’intenzione, operando ciò che feci dove può e non potendo, Io lo ho nelle mie mani come se tutta la mia vita stesse continuando in detta anima, non come cosa passata ma come se presentemente vivessi e questo è un tesoro nelle mie mani, che raddoppiando il tesoro di tutto ciò che operai, Io dispongo a bene di tutto il genere umano. Onde non vorresti tu essere una di queste?”
Io mi son vista tutta confusa e non ho saputo che rispondere e Gesù è scomparso; ma dopo poco è ritornato ed insieme vedevo varie persone che temevano molto la morte. Ond’io, vedendo ciò, ho detto:
“Amabile mio Gesù, sarà difetto in me questo non temere la morte, mentre vedo che tanti altri la temono ed io, invece, pensando solo che la morte mi unirà per sempre a te e terminerà il martirio della mia dura separazione, il pensiero della morte non solo non mi dà alcun timore, ma mi è di sollievo, mi dà pace e faccio festa, lasciando da banda tutte le altre conseguenze che la morte porta con sé.”
E Gesù: “Figlia, in verità quel timore stravagante di morire è sciocchezza, mentre ognuno ha tutti i miei meriti, virtù ed opere, come passaporto per entrare in Cielo, avendone fatto a tutti donazione, molto più si profittano di questa mia donazione chi ha aggiunto il suo e con tutta questa roba, qual timore si può avere della morte? Mentre con questo sicurissimo passaporto l’anima può entrare dove vuole e tutti, per riguardo del passaporto, la rispettano e le fanno il passaggio. A te poi, questo non temere affatto la morte, avviene per aver trattato con Me ed avere sperimentato quanto è dolce e cara l’unione col sommo Bene, ma sappi che il più gradito omaggio che mi si possa offrire, è desiderare di morire per unirsi a Me ed è la più bella disposizione per l’anima per purgarsi e, senza alcuno intervallo, passare addirittura per la via del Cielo.”
Detto ciò è scomparso.
11 Gennaio 1902
L’amore, per essere perfetto, dev’essere triplice. Parla del divorzio.
Questa mattina avendo fatto la santa comunione per poco ho visto il mio adorabile Gesù ed io, appena visto, Gli ho detto: “Dolce mio bene, dimmi, continui a volermi bene?”
E Lui: “Sì, ma sono amante e geloso, geloso ed amante, anzi ti dico che per essere perfetto l’amore deve essere triplice ed in Me ci sono queste triplici condizioni d’amore: Primo ti amo come Creatore, come Redentore e come Amante. Secondo ti amo nella mia onnipotenza, che mi servi per creare e creare tutto per amor tuo, di modo che l’aria, l’acqua, il fuoco e tutto il resto ti dicono che ti amo e li feci per amor tuo; ti amo come mia immagine e ti amo per riguardo tuo distintamente. Terzo ti amo ab eterno, ti amo nel tempo e ti amo per tutta l’eternità. E questo non è altro che un alito che è uscito dal mio amore; immagina tu che sarà quell’amore che contengo in Me stesso.
Ora, tu sei obbligata a contraccambiarmi questo triplice amore, amandomi come tuo Dio, in cui devi fissare tutto te e niente far uscire da te che non sia amore per Me, amandomi per riguardo tuo e per il bene che a te ne viene ed amarmi per tutti ed in tutti.”
Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e mi son trovata in mezzo a tante persone che dicevano: Se si conferma questa legge, povera donna, tutto le andrà male. E tutti aspettavano con ansia di sentire il pro e il contro e si vedeva in un altro luogo appartato che molte persone stavano discutendo tra loro ed uno di questi prendeva la parola e li riduceva tutti al silenzio e dopo aver molto stentato è uscito alla porta e ha detto: “Certo sì, in favore della donna.” Nel sentire ciò, tutti quelli di fuori facevano festa e quelli di dentro restavano tutti confusi, tanto che non avevano coraggio neppure di uscire.
Credo che questa sia la legge del divorzio di cui parlano ed io comprendevo che non l’avevano confermata.
12 Gennaio 1902
La cecità degli uomini. Gesù parla del divorzio. Le contraddizioni sono perle preziose.
Pare che il mio adorabile Gesù continui un poco a venire. Anzi questa mattina, trasportandomi fuori di me stessa, mi ha fatto vedere i gravi mali della società e le sue grandi amarezze, ha versato abbondantemente in me parte di ciò che l’amareggiava e dopo mi ha detto:
“Figlia mia, vedi un po’ dove è giunta la cecità degli uomini, fino a voler formare leggi inique e contro loro stessi ed il loro benessere sociale; figlia mia, perciò ti chiamo di nuovo alle sofferenze, affinché offrendoti con Me alla divina giustizia, quelli che devono combattere questa legge del divorzio ottengano lume e grazia efficace per riuscire vittoriosi. Figlia mia, Io tollero che facciano guerre, rivoluzioni, che il sangue dei nuovi martiri inondi il mondo, questo è onore per Me e per la mia Chiesa; ma questa legge brutale è uno sfregio abominevole ed intollerabile alla Chiesa ed a Me.”
Ora, mentre diceva ciò, ho visto un uomo che combatteva contro questa legge, stanco e privo di forze, in atto di volersi ritirare dall’impresa; onde io e il Signore, l’abbiamo rincorato e quello ha risposto: “Mi vedo quasi solo a combattere ed impossibilitato ad ottenere l’intento.” Ed io gli ho detto: “Coraggio, ché le contraddizioni sono tante perle di cui il Signore si servirà per ornarvi in Cielo.” E quello ha preso lena ed ha seguitato l’impresa.
Dopo ciò ho visto un altro tutto affannato, impensierito, che non sapeva come decidere e qualcuno che gli diceva: “Sai che vuoi fare? Esci, esci da Roma.” E quello: “No, non posso, è parola data a mio padre, metterò la vita, ma uscire, mai.”
Dopo ci siamo ritirati, Gesù è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.
14 Gennaio 1902
Non si è degni di Gesù se non ci si vuota di tutto. In che consiste la vera esaltazione.
Stando nel solito mio stato è venuto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, non può essere veramente degno di Me, se non chi ha vuotato tutto dentro di sé e si è riempito tutto di Me, in modo da formare di sé un oggetto tutto d’amore divino, tanto, che deve giungere a formare la sua vita col mio amore e ad amarmi non col suo amore, ma col mio amore.”
Poi ha soggiunto: “Che significano quelle parole: “Ha deposto dal trono i potenti ed ha esaltato i piccoli?” Che l’anima, distruggendo se stessa si riempie tutta di Dio ed amando Dio con Dio medesimo, Iddio esalta l’anima ad un amore eterno e questa è la vera e la più grande esaltazione, ed insieme la vera umiltà.”
Poi ha ripetuto: “Il vero segno per conoscere se si possiede questo amore, è se l’anima di nessuna cosa si cura se non d’amar Dio, di farlo conoscere e fare che tutti l’amino.”
Poi, ritirandosi nel mio interno ho sentito che pregava dicendo: “Sempre santa ed indivisibile Trinità, Ti adoro profondamente, Ti amo intensamente, Ti ringrazio perpetuamente per tutti e nei cuori di tutti.”
E così ho continuato a sentire quasi sempre che pregava dentro di me ed io insieme a Lui.
25 Gennaio 1902
La febbre dell’amore fa prendere il volo all’anima verso il Cielo. Rimproveri di Gesù.
Questa mattina, dopo avere molto stentato, è venuto il mio adorabile Gesù ed appena visto Gli ho detto:
“Amato mio bene, non ne posso più, portami una volta per sempre con Te nel Cielo, oppure rimani per sempre con me su questa terra.”
E Lui: “Fammi osservare un poco dove è giunta la febbre del tuo amore, perché come la febbre naturale quando giunge ad un grado alto, ha virtù di consumare il corpo e farlo morire, così la febbre dell’amore, se giunge ad un grado altissimo, ha virtù di sciogliere il corpo e far prendere il volo all’anima addirittura verso il Cielo.”
E mentre diceva ciò ha preso il mio cuore fra le sue mani come per visitarlo ed ha continuato a dirmi:
”Figlia mia, la forza della febbre dell’amore non è giunta al punto; ci vuole un altro poco.”
Poi ha mostrato di voler versare, ma io non gli ho detto niente; e Lui, quasi rimproverandomi, dolcemente ha soggiunto:
“Non sai che il tuo dovere, la prima cosa che dovresti fare nel vedermi, è vedere se c’è in Me qualche cosa che mi affligge ed amareggia e pregarmi che la versi sopra di te? Questo è il vero amore, soffrire le pene della persona amata, per poter vedere in tutto contenta la persona che si ama.”
Io, vergognandomi di ciò, ho detto: “Signore, versa.” E Lui ha versato ed è scomparso.
26 Gennaio 1902
La Regina Mamma resta arricchita delle tre prerogative della SS. Trinità.
Questa mattina, mentre mi trovavo nel solito mio stato, ho visto innanzi a me una luce interminabile e ho compreso che in quella luce vi dimorava la Santissima Trinità ed insieme ho visto innanzi a quella luce la Regina Mamma, che restava tutta assorbita dalla Santissima Trinità e Lei assorbiva in Sé tutte e tre le Divine Persone, in modo tale che restava arricchita delle tre prerogative della Trinità Sacrosanta, cioè: Potenza, Sapienza, Carità e siccome Iddio ama il genere umano come parte di Sé e come particella uscita da Sé e desidera ardentemente che questa parte di Se stesso ritorni in Lui stesso, così la Mamma Regina, partecipando a questo, ama il genere umano di sviscerato amore.
Ora, mentre comprendevo ciò ho visto il confessore ed ho pregato la Vergine Santissima che s’interponesse presso la Santissima Trinità per lui e Lei ha fatto un inchino portando la mia prece al Trono di Dio ed ho visto che dal Trono Divino usciva un flusso di luce che copriva tutto il confessore poi mi son trovata in me stessa.
3 Febbraio 1902
Offre la sua vita per non far confermare la legge del divorzio.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa col mio adorabile Gesù Bambino fra le mie braccia; prima ha versato un po’ di ciò che l’amareggiava e poi ha mostrato di volersene andare ed io, stringendolo fra le mie braccia, gli ho detto:
“Carino mio e vita della mia vita, che fai, Te ne vuoi andare? Ed io come faccio? Non vedi che quando son priva di Te, è per me un continuo morire? E poi, il tuo cuore che è la stessa bontà non avrà coraggio di farlo ed io giammai Ti lascerò partire.” L’ho stretto forte, come se le mie braccia fossero divenute catene, onde non potendo svincolarsi, è rimasto con me, taciturno ed io vedendo i mali della società imperversarsi maggiormente, gli ho detto:
“Dolce mio bene, dimmi che sarà di questo divorzio di cui dicono, giungeranno a formare questa legge empia o no?”
E Lui mi ha detto: “Figlia mia, l’interno dell’uomo contiene un tumore cancrenoso, pieno di marciume, come se fosse giunto a suppurazione e non potendo contenerlo più, vogliono dare il taglio a questo tumore, ma non per guarirsi, ma per fare che andando fuori parte di questo marciume possa contaminare, ammorbare tutta la società. Ma il Sole Divino, quasi nuotando in mezzo alla società, grida continuamente dicendo: “Oh! uomo, non ti ricordi da qual fonte di purità sei uscito? Che qual aura di luce ti richiamavo al tuo cammino? Come, non solo ti sei contaminato, ma vuoi giungere ad agire contro natura, quasi volendo dare un’altra forma alla natura che ti ho dato e dal modo da Me stabilito.”
Poi ha detto tante altre cose che io non so dire e diceva questo con tanta amarezza, che io non potendo resistere a vederlo in quel modo, ho detto:
“Signore, ritiriamoci, non vedi come gli uomini Ti amareggiano e quasi non Ti danno pace?”
Così ci siamo ritirati nel letto e volendo sollevare il mio buon Gesù, Gli ho detto: “Se tanto Ti affligge che gli uomini facciano ciò, io Ti offro la mia vita a patire qualunque pena per potere ottenere che a ciò non giungano e per fare che in qualunque modo non sia ributtata, l’unisco al tuo sacrificio per poter ottenere con sicurezza il rescritto di grazia.” Mentre dicevo ciò, pareva che il Signore servisse la mia offerta per presentarla alla divina giustizia. Lui è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.
Pare che gli uomini a qualunque costo vogliano confermare almeno qualche articolo di questa legge, non potendo ottenere di confermarla tutta come loro vogliono.
8 Febbraio 1902
Significati della Passione di Gesù.
Questa mattina nel venire il mio adorabile Gesù, mi ha partecipato parte della sua Passione. Ora, mentre mi trovavo sofferente, il Signore per rincorarmi, mi ha detto:
“Figlia mia, il primo significato della Passione contiene gloria, lode, onore, ringraziamento, riparazione alla Divinità. Il secondo è la salvezza delle anime e tutte le grazie che ci vogliono per ottenere lo stesso scopo. Onde chi partecipa alle pene della mia Passione, la sua vita contiene in sé questi stessi significati, non solo, ma prende la stessa forma della mia Umanità e siccome detta Umanità sta unita con la Divinità, anche l’anima che partecipa alle mie pene sta a contatto con la Divinità e può ottenere ciò che vuole. Anzi, le sue pene sono come chiavi per aprire i tesori divini, questo finché vive quaggiù e poi sta riservata anche al di là del Cielo una gloria distinta per sé che le vien data dalla Umanità e Divinità mia, in modo da assomigliare alla stessa mia luce e gloria. Una gloria più speciale verrà data a tutta la corte celeste per mezzo di quest’anima, per ciò che Io le ho comunicato; perché quanto più le anime si sono assomigliate a Me nelle pene, tanto più dalla Divinità uscirà luce e gloria ed ecco che tutta la corte celeste parteciperà a questa gloria.”
Sia sempre benedetto il Signore e tutto per sua gloria ed onore.
9 Febbraio 1902
Gesù si mette a disposizione dell’anima. Lei chiede il miracolo di non far confermare il divorzio.
Questa mattina, il mio dolcissimo Gesù nel venire mi ha partecipato in abbondanza le sue pene, tanto, che mi sentivo come se dovessi morire. Ora mentre mi sentivo in tale stato, il benedetto Gesù, intenerito e commosso nel vedermi soffrire, si è messo nel mio interno e, piegando le mani, mi ha detto:
“Figlia mia, come tu sei stata a mia dispoziosione a soffrire, così anch’Io per contraccambiarti mi metto a tua disposizione, dimmi che vuoi che faccia, perché sono pronto a far ciò che tu vuoi.”
Onde io ricordandomi quanto Gli dispiacerebbe se gli uomini confermassero la legge del divorzio per i mali che alla società ne verrebbero, Gli ho detto: “Dolce mio bene, giacché Ti benigni di metterti a mia disposizione, voglio che con la tua onnipotenza operi un prodigio, per cui incatenando la volontà delle creature, non possano confermare questa legge.” Ed il Signore pareva che accettasse la mia proposta, dicendomi:
“Quasi tutte le vittime che sono state sulla terra e che ora si trovano in Cielo, tengono qualche stella fulgidissima alle loro corone, che le fanno ben distinguere del posto loro occupato e queste stelle non sono altro che qualche gloria grande che hanno procurato a Dio ed insieme un bene grande all’umanità, per mezzo loro. Tu vuoi che operi un prodigio per non far confermare questo divorzio, altrimenti non potrebbe succede ciòre; ebbene, per amor tuo, farò questo prodigio e questa sarà la stella più fulgida che risplenderà sulla tua corona; cioè, per aver con le tue sofferenze impedito che la mia giustizia in questi tristi tempi, alle tante scelleratezze che commettono, permettesse anche questo male che loro stessi hanno voluto. Quindi si può dare una più grande gloria a Dio e più bene agli uomini?”
17 Febbraio 1902
Le spiega cosa è la morte.
Questa mattina, dopo avere molto aspettato, finalmente ho trovato il mio dolcissimo Gesù e lamentandomi con Lui, gli ho detto:
“Diletto mio bene, come mi fai tanto aspettare? Forse non sai che senza di Te non posso vivere e l’anima mia prova un continuo morire?”
“E Lui: “Diletta mia, ogni qual volta tu cerchi Me, ti disponi a morire, perché in realtà, che cosa è la morte se non l’unione stabile, permanente con Me? Tale fu la mia vita, un continuo morire per amor tuo e questa continua morte fa la preparazione al grande sacrificio di morire sulla croce per te; sappi che chi vive nella mia Umanità e delle opere della mia Umanità, si pasce, forma di sé un grand’albero, pieno di fiori e frutti abbondanti e questi formano il nutrimento di Dio e dell’anima; le opere di chi vive fuori della mia Umanità sono odiose a Dio ed infruttuose per se stesso.”
Dopo ciò, il Signore ha versato abbondantemente in me amarezze miste a dolcezze e poi abbiamo girato un poco in mezzo alle genti ed io non sapevo distaccare i miei sguardi dal volto del mio amato Gesù e Lui, vedendo ciò, mi ha detto:
“Figlia mia, chi si lascia adescare dalle opere del Creatore, lascia sospese le opere delle creature.”
Lui è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.
19 Febbraio 1902
L’anima è come tela che riceve in sé il ritratto dell’immagine divina.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno che dormiva, spandendo da sé tanti raggi di luce dorati. Contenta di vederlo, ma scontenta insieme per non poter sentire la dolcezza e la soavità della sua voce creatrice. Onde, dopo molto aspettare, è tornato a farsi vedere e, vedendo il mio scontento, mi ha detto:
“Figlia mia, nel ministero publico, è necessario l’uso della voce per farmi intendere, ma nel ministero privato la sola mia presenza basta per tutto, perché vedermi e capire l’armonia delle mie virtù per copiarle in se stessa è tutto lo stesso; quindi, l’attenzione dell’anima deve essere nel vedermi e nell’uniformarsi in tutto alle operazioni interne del Verbo; perché quand’Io attiro l’anima a Me, si può dire almeno per quel tempo che la ho alla mia presenza, che fa vita divina. Essendo la mia luce come pennello per dipingere, le mie virtù vi somministrano i vari colori e l’anima è come tela che riceve in sé il ritratto dell’immagine divina. Succede come a quei ponti alti, che quanto più alto altrettanto precipita nel basso una pioggia dirotta, così l’anima innanzi alla mia presenza, si mette nello stato che le conviene, cioè nel basso, nel nulla, tanto da sentirsi distruggere e la Divinità a torrente vi piove la grazia e giunge a sommergerla in Se stesso, perciò dev’essere contenta di tutto se parlo e contenta se non parlo.”
Mentre diceva ciò mi son sentita come sommergere in Dio e dopo mi son trovata in me stessa.
21 Febbraio 1902
La parola di Gesù fu semplice, tanto, da farla comprendere ai dotti ed ai più ignoranti. I predicatori di questi tempi mescolano tanti giri e raggiri vi che i popoli restano digiuni ed annoiati; si vede che non attingono dalla fonte divina.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno quasi in atto di riposarsi; ma mentre pareva che riposasse, come se avesse ricevuto un’offesa che non poteva sopportare, come destandosi, mi ha detto:
“Figlia mia, abbi pazienza, fammi versare in te quest’amarezza che non mi dà riposo.”
E mentre diceva così, ha versato in me ciò che l’amareggiava ed ha preso il suo aspetto dolce in modo da poter riposare, poi ha continuato a stare nel mio interno, spandendo tanti raggi di luce in modo da formare una rete di luce da prendere tutti gli uomini dentro quella rete, solo che c’era chi riceveva più, chi meno di quella luce. Ora mentre vedevo ciò, Nostro Signore mi ha detto:
“Diletta mia, quando faccio silenzio è segno che voglio riposo, cioè che tu ti riposi in Me ed Io in te. Quando parlo è segno che voglio vita attiva, cioè che mi aiuti nell’opera della salvezza delle anime; perché essendo mie immagini, ciò che si fa per loro, lo ritengo fatto a Me stesso.”
Mentre diceva ciò ho visto parecchi sacerdoti e Gesù, come lamentandosi con loro, ha soggiunto:
“Il mio dire fu semplice, tanto da farlo comprendere ai dotti e ai più ignoranti, come si nota con chiarezza nel Santo Vangelo ed i predicatori di questi tempi invece mescolano tanti giri e raggiri che i popoli restano digiuni ed annoiati; si vede che non attingono dalla fonte della mia sorgente.”
24 Febbraio 1902
La Regina Mamma le parla dei suoi dolori. Continua a parlare sul divorzio.
Stando nel mio solito stato, è venuta la Regina Madre e mi ha detto:
“Figlia mia, i mie dolori come dicono i profeti, furono un mare di dolori ed in Cielo si son cambiati in un mare di gloria e ciascun dolore mio ha fruttificato altrettanti tesori di grazia; e siccome in terra mi chiamano stella del mare che con sicurezza guida al porto, così in Cielo mi chiamano stella di luce per tutti i beati, dimodocchè son ricreati questa luce che mi produssero i miei dolori.”
In questo mentre, è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
“Diletta mia, non vi è cosa che più mi è cara e gradevole, quanto un cuore giusto che mi ama e vedendomi soffrire mi prega di soffrire ciò che soffro Io, questo mi lega tanto ed ha tanta forza sul mio cuore, che per ricompensa le do tutto Me stesso e le concedo le grazie più grandi e ciò che essa vuole; e se ciò non facessi, avendo fatto donazione di Me, sento che quante cose non le dono, tanti furti vengo a farle, ossia tanti debiti contraggo con essa.”
Dopo Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e ha soggiunto:
“Figlia mia, vi sono certe offese che superano di gran lungo le stesse sofferenze che soffrii nella mia passione; come quest’oggi ne ho ricevute varie, che se non versassi parte, la mia giustizia mi obbligherebbe a mandare sulla terra fieri flagelli; perciò fammi versare in te.”
Dopo aver versato non so come, sentendolo parlare delle offese, gli ho detto: “Signore, è certo che non confermeranno questa legge del divorzio di cui dicono?”
E Lui: “Per ora è certo, ché poi da qui a cinque, dieci, venti anni, sia che ti sospenda da vittima, sia che ti possa chiamare nel Cielo, potranno farlo, ma il prodigio d’incatenare la loro volontà e di confonderli, per ora l’ho fatto; ma se sapessi la rabbia che tengono i demoni e quelli che volevano questa legge e che pensavano per certo d’ottenerla, è tanta, che se potessero distruggerebbero qualunque autorità e farebbero strage per ogni dove. Onde per mitigare questa rabbia e per impedire in parte queste stragi, vuoi tu esporti un poco al loro furore?”
Ed io: “Sì, purché vieni con me.” E così siamo andati ad un luogo dove stavano demoni e persone che parevano furibondi, arrabbiati ed impazziti; appena mi hanno vista, sono corsi sopra di me come tanti lupi e chi mi batteva, chi mi stracciava le carni, avrebbero voluto distruggermi, ma non avevano il potere. Ma io, sebbene abbia sofferto molto, non li temevo, perché avevo Gesù con me. Dopo ciò mi son ritrovata in me stessa, come piena di varie pene. Sia sempre benedetto il Signore.
2 Marzo 1902
Effetti della fede.
Questa mattina mi sentivo tutta impensierita, come se il Signore volesse di nuovo sottrarmi la sua presenza e quindi togliermi le sofferenze ed anche un po’ di sfiducia. Onde, dopo molto aspettare, per breve tempo è venuto mi ha detto:
“Figlia mia, chi si nutre della fede acquista vita divina e acquistando vita divina distrugge l’umana, cioè distrugge in sé i germi che produsse la colpa originale, riacquistando la natura perfetta come uscì dalle mie mani, simile a Me e con ciò viene a superare in nobiltà la stessa natura angelica.”
Detto ciò è scomparso.
3 Marzo 1902
I castighi sono necessari.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù non veniva ed io mi sentivo morire per la sua assenza. Onde verso l’ultima ora, mosso a compassione di me, è venuto e, baciandomi, mi ha detto:
“Figlia mia, è necessario che qualche volta non venga, altrimenti come darei sfogo alla mia giustizia? E gli uomini, vedendo che Io non li castigo, non farebbero altro che imbaldanzire sempre più; quindi son necessarie le guerre, le stragi; il principio ed il mezzo sarà dolorossimo, ma la fine sarà giocondissima; e poi tu lo sai, che la prima cosa è la rassegnazione alla mia Volontà.”
5 Marzo 1902
Il mal esempio dei capi.
Questa mattina mi son trovata fuori di me stessa e dopo essere andata in cerca del mio adorabile Gesù, l’ho ritrovato; ma, con mia sorpresa, ho visto che teneva conficcate nei piedi, sotto alle piante, tante spine che gli davano dolore e gli impedivano di camminare, tutto afflitto si è gettato nelle mie braccia quasi volendo trovare riposo e farsi togliere da me quelle spine, io l’ho stretto a me e gli ho detto:
“Dolce amor mio, se fossi venuto nei giorni scorsi non Ti saresti conficcate tante spine, al più come se ne conficcava qualcuna, così Te l’avrei tirata, ecco che hai fatto col non venire.” E mentre io dicevo ciò, gli andavo tirando tutte quelle spine ed i piedi del benedetto Gesù sgorgavano sangue e Lui spasimava per il forte dolore. Dopo ciò, come se si fosse rinfrancato, ha voluto anche versare e poi mi ha detto:
“Figlia mia, che corruzione nei popoli, che storti sentieri battono! Ma a ciò ha influito il mal esempio dei capi, mentre per chi possiede la pur minima autorità, ciò che lo farà distinguere come capo sarà lo spirito di disinteresse che dev’essere luce e la giustizia da lui esercitata che dev’essere come folgore da colpire gli occhi degli astanti, in modo da non poterli far allontanare da lui e dai suoi esempi.”
Detto ciò, è scomparso.
6 Marzo 1902
Gesù viene spogliato di ogni principato, di ogni regime e di ogni sovranità.
Questa mattina il mio adorabile Gesù, nel venire, si è fatto vedere tutto nudo, cercando come coprirsi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, mi hanno spogliato di ogni principato, di ogni regime, di ogni sovranità; e per riacquistare questi miei diritti sopra le creature è necessario che spogli loro e quasi li distrugga ed in questo conosceranno che dove non c’è Dio per principio, per regime e per sovrano, tutto porta alla distruzione di loro stessi e quindi alla fonte di tutti i mali.”
7 Marzo 1902
L’anima innanzi alla presenza Divina acquista in se stessa e copia i modi dell’operare divino.
Trovandomi nel solito mio stato, per breve tempo ho visto il mio amante Gesù che mi ha detto:
“Figlia mia, quando tiro l’anima innanzi alla mia presenza ha questo bene, che acquista in se stessa e copia i modi dell’agire divino, in modo che trattando poi con le creature, esse sentono la forza dell’agire divino che detta anima possiede.”
Dopo ciò mi sentivo un timore, cioè che quelle cose che faccio nel mio interno se fossero gradite o no al Signore e Lui ha soggiunto:
“Perché temi mentre la tua vita è innestata nella Mia? E poi, tutto ciò che fai nel tuo interno è stato infuso da Me e molte volte l’ho fatto Io insieme a te, suggerendoti il modo come farli e come fossero a Me graditi; altre volte ho chiamato gli angeli ed uniti insieme hanno fatto ciò che tu facevi nel
tuo interno; ciò significa che gradisco quello che tu fai e che Io stesso ti ho insegnato; perciò seguita e non temere.”
Così sono rimasta tranquillizzata.
10 Marzo 1902
La pena dell’amore è più terribile dell’inferno.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo fuori di me stessa andavo cercando il mio adorabile Gesù e non lo trovavo, ripetevo le ricerche, i pianti, ma tutto invano, non sapevo più che fare, il mio povero cuore agonizzava ed assorbiva un dolore tanto acuto da non saperlo spiegare, so dire solo che non so come sono rimasta viva. Mentre mi trovavo in questa dolorosa situazione, ma sempre cercandolo senza potermi un momento astenere dal fare nuove ricerche, finalmente l’ho trovato e gli ho detto: “Come Signore ti fai meco crudele? Vedi un poco tu stesso se son pene che io possa tollerare.” E tutta sfinita mi sono abbandonata nelle sue braccia; e Gesù, tutta compatendomi e guardandomi, mi ha detto:
“Figlia diletta mia, hai ragione, quietati perché sto con te e non ti lascerò; povera figlia, come soffri! La pena dell’amore è più terribile dell’inferno; che cosa tiranneggia di più, l’inferno o un amore contrapposto, un amore odiato? Che cosa può tiranneggiare un’anima di più dell’inferno? un amore amato. Se tu sapessi quanto Io soffro nel vederti per causa mia tiranneggiata da questo amore; per non farmi soffrire tanto dovresti stare più quieta quando ti privo della mia presenza. Immaginati tu stessa; se Io tanto soffro nel veder soffrire chi non mi ama e mi offende, quanto più soffrirò nel veder soffrire chi mi ama?”
Onde io nel sentire ciò, commossa, ho detto: “Signore, dimmi almeno se vuoi che mi sforzi di uscire da questo stato senza aspettare il confessore quando non vieni?”
E Lui ha soggiunto: “ No, non voglio che tu esca da questo stato prima che venga il confessore, lascia ogni timore, Io mi metto nel tuo interno tenendo le tue mani nelle mie ed al contatto delle mie mani conoscerai che sto con te.”
Così quando mi viene l’ansia di volerlo, mi sento stringere le mani da quelle di Gesù e sentendo il contatto divino mi quieto e dico: “E’ vero, sta con me.” Altre volte poiché mi viene più forte il desiderio di vederlo, mi sento stringere più forte le mani dalle sue e mi dice:“Luisa, figlia mia, sto qui, sto qui; non mi cercare altrove.” E così pare che sto più quieta.
12 Marzo 1902
Minacce di castighi.
Seguitando a vedere nello stesso modo il mio adorabile Gesù, cioè nel mio interno, ma l’ho visto dentro di me con le spalle rivolte al mondo, con un flagello nella mano in atto di mandarlo sopra le creature e con ciò pareva che succedessero castighi sui raccolti, mortalità di gente; e nell’atto di mandare quel flagello ha detto parole di minacce, tra le quali ricordo solamente:
“Io non volevo, ma voi stessi hai cercato che vi sterminassi, ebbene, vi sterminerò.”
Detto ciò, è scomparso.
16 Marzo 1902
Non si deve cercare il comodo proprio, né la stima ed il piacere altrui, ma solo ed unico piacere di Dio.
Oh! quanto si stenta per farlo venire un poco, è un continuo crepacuore e timore che non venga più. Oh! Dio, che pena, non so come si vive, sebbene si viva morendo. Onde per poco si è fatto vedere in un stato compassionevole, con un braccio troncato, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, vedi che mi fanno le creature, come vuoi tu che non li castighi?”
E mentre diceva ciò, pareva che prendesse una croce alta, le cui braccia pendevano da sei o sette città e succedevano diversi castighi. Nel vedere ciò ho molto sofferto e Lui, volendomi distrarre da quella pena, ha soggiunto:
“Figlia mia, tu soffri molto quando ti privo della mia presenza, questo di necessità ti deve succedere, perché essendo stata per tanto tempo vicina, immedesimata col contatto della Divinità hai goduto a tuo bell’agio tutto ciò che di piacevole è della luce divina e quanto più uno ha goduto luce, tanto più sente la privazione di detta luce e le noie, i fastidi e le pene che portano con sé le tenebre.”
Poi ha ripetuto: “Ma la cosa principale per ognuno è che in ogni suo pensiero, parole ed opere, non cerchi il comodo proprio, né la stima ed il piacere altrui, ma il solo ed unico piacere di Dio.”
18 Marzo 1902
L’inquietudine fa soffrire Gesù.
Questa mattina mi sentivo inquieta per l’assenza del mio adorabile Gesù, onde avendo fatto la comunione, appena venuto nel mio cuore ho cominciato a dire tanti spropositi:
“Dolce mio bene, non è cosa facile star quieta quando non vieni, Tu vedendomi calma Te ne abusi e non Ti dai alcun pensiero di venire; quindi è necessario fare pazzie, altrimenti, non si riesce.” Lui nel sentirmi, si è mosso nel mio interno e si ha fatto vedere in atto di sorridere, ché sentiva i miei spropositi e mi ha detto:
“Tu poi, vuoi che soffra; perché sapendo che se tu stai inquieta Io soffro di più, non cercando di star quieta è lo stesso che volermi far più soffrire.”
Ed io, pazza com’ero ho detto: “Meglio che Tu soffra, perché dalla stessa sofferenza tua puoi avere più compassione della mia sofferenza; e poi, la sofferenza che viene dal peccato, quella è brutta, basta che non sia quella.”
E Gesù: “Ma se Io vengo tu mi costringi a non far castighi, mentre sono tanto necessari, allora dovresti conformarti meco a volere ciò che voglio Io.”
Ed io, ricordandomi ciò che avevo visto nei giorni passati, ho detto: “Che castighi? Vuoi far morire le genti? Falla morire, una volta devono venire a Te ed alla patria propria, purché le salvi; quello che voglio è che le liberi dai mali contagiosi.” Il Signore non mi ha dato retta ed è scomparso. Ritornando a venire si è fatto vedere sempre con le spalle rivolte al mondo e nonostante abbia insistito non mi è riuscito di farlo guardare e, quando lo volevo costringere per forza:
“Non mi forzare, altrimenti mi costringi a privarti della mia presenza.”
Onde son rimasta con un rimorso e mi sento d’aver fatto tanti difetti.
19 Marzo 1902
Le creature si sono corrotte di propria volontà. Gesù non vuole avere compassione di loro.
Mentre continuavo ad avere rimorso, il Signore ha continuato a venire e, volendo riparare ciò che avevo fatto il giorno innanzi, gli ho detto: “Signore, andiamo a vedere ciò che fanno le creature, sono tue immagini, non vuoi aver compassione di loro?”
E Lui: “No, non voglio andare; di volontà propria si sono corrotti ed Io permetterò che ciò che serve per loro alimento servirà loro d’infezione; vuoi andare tu ad aiutare, a confortare, a far qualche cosa? Va’, ma Io no.”
Così ho lasciato il mio diletto Gesù ed io sono andata in mezzo alle creature, ho aiutato qualcuno a ben morire e poi ho visto da dove veniva l’aria infetta ed ho fatto varie penitenze per allontanarla, poi me ne sono ritornata e il benedetto Gesù ha continuato a farsi vedere, ma in silenzio.
23 Marzo 1902
L’appoggio della vera santità è la conoscenza di se stesso.
Dopo aver molto stentato, il mio dolcissimo Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, l’appoggio della vera santità sta nella conoscenza di se stesso.”
Ed io: “Davvero?”
E Lui: “Certo, perché la conoscenza di se stesso disfa se stesso e si appoggia tutto alla conoscenza che acquista di Dio, in modo che il suo operare è lo stesso operare divino, non rimanendo più nulla dell’essere proprio.”
Poi ha soggiunto: “Quando l’interno si imbeve, si occupa tutto di Dio e di tutto ciò che a Lui appartiene, Iddio comunica tutto Se stesso all’anima; quando poi l’interno si occupa ora di Dio, ora di altre cose, Iddio si comunica in parte all’anima.”
27 Marzo 1902
Ammaestramenti di Gesù sulla Giustizia.
Trovandomi fuori di me stessa, sono andata in cerca del mio dolcissimo Gesù e mentre giravo l’ho visto in braccio alla Regina Madre, stanca com’ero, tutta ardita, l’ho quasi strappato e l’ho preso fra le mie braccia dicendogli:
“Amor mio, questa è la promessa che non mi avresti lasciata, mentre nei giorni scorsi poco o niente sei venuto?”
Ed Egli: “Figlia mia, stavo con te, solo che non mi hai veduto con chiarezza e poi se i tuoi desideri fossero stati tanto ardenti da bruciare il velo che t’impediva di vedermi, mi avresti certo veduto.”
Poi, come se avesse voluto farmi un’esortazione, ha soggiunto:
“Non solo devi essere retta, ma giusta; e nella giustizia entra l’amarmi, il lodarmi, il glorificarmi, il ringraziarmi, il benedirmi, il ripararmi, l’adorarmi, non solo per sé, ma per tutte le altre creature; questi sono diritti di giustizia che esigo da ogni creatura e che come Creatore mi spettano e chi mi nega uno solo di questi diritti, non può dirsi mai giusto. Perciò pensa a compiere il tuo dovere di giustizia, che nella giustizia troverai il principio, il mezzo ed il fine della santità.”
30 Marzo 1902
Vede la Risurrezione. Veste di luce dell’Umanitá risorta di Gesù.
Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, ho visto per poco il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, tutto vestito di luce risplendente, tanto che il sole restava oscurato dinanzi a quelle luce. Ond’io sono rimasta incantata ed ho detto: “Signore, se non sono degna di toccare la tua Umanità glorificata, fammi toccare almeno le tue vesti.”
E Lui mi ha detto: “Diletta mia, che dici? Dopo che fui risorto non ebbi più bisogno di vesti materiali, ma le mie vesti sono di sole, di luce purissima che copre la mia Umanità e che risplenderà eternamente dando gaudio indicibile a tutti i sensi dei beati comprensori. E questo è stato concesso alla mia Umanità, perché non ebbi parte di essa che non fosse coperta d’obbrobri, di dolori e di piaghe.”
Detto ciò è scomparso, e non ho trovato né l’Umanità, né le vesti, ossia, mentre prendevo fra le mie mani le sue sacre vesti, mi sfuggivano e non me le trovavo.
4 Aprile 1902
Distruggendo i beni morali, si distruggono anche i beni fisici e temporali.
Continuando il mio solito stato il mio adorabile Gesù viene, ma quasi sempre in silenzio, ossia mi dice qualche cosa appartenente alla verità e succede che fin quando sta il Signore la comprendo e mi pare che saprò ripeterla, ma scomparendo Lui mi sento sfuggire quella luce di verità infusami e non so ripetere niente. Questa mattina poi, ho dovuto molto stentare nell’aspettarlo e nel venire mi ha trasportato fuori di me stessa, facendosi vedere molto sdegnato. Onde io, per placarlo, ho fatto vari atti di pentimento, ma a Gesù pareva che non piacesse nessuno; io mi sono tutta affannata nel variare gli atti di pentimento, sperando che qualcuno potesse piacergli, alla fine gli ho detto:
“Signore, mi pento delle offese fatte da me e da tutte le creature della terra e mi pento e mi dispiace per il solo fine che abbiamo offeso Te, sommo bene, che mentre meriti amore, noi abbiamo ardito darti offese.”
Con questa ultima il Signore parve compiaciuto e mitigato. Dopo ciò mi ha trasporto in mezzo ad una via dove stavano due uomini in forma di bestie, tutti intenti a distruggere ogni sorta di bene morale. Parevano forti come leoni ed ubriachi di passione, al solo vederli mettevano terrore e spavento. Il benedetto Gesù mi ha detto:
“Se vuoi placarmi un poco, va’ a passare in mezzo a quegli uomini, per convincerli del male che fanno, affrontando il loro furore.”
Sebbene un po’ timida, pur sono andata ed appena mi hanno visto, hanno mostrato di volermi ingoiare, io però ho detto loro: “Permettete che parli e poi fatemi quel che vuoi, devi sapere che se giungerete al vostro intento di distruggere qualunque bene morale appartenente a religione, virtù, dipendenza e benessere sociale, voi, senza avvedervi dell’errore, verrete a distruggere insieme tutti i beni fisici e temporali, perché per quanto si toglie ai beni morali, altrettanto si raddoppiano i mali fisici; quindi, senza avvedervi, andate contro voi stessi, distruggendo tutti quei beni caduchi e passeggeri che tanto amate, non solo, ma andate cercando chi distrugge la tua stessa vita e sarete causa di far versare lacrime amare ai tuoi superstiti.” Poi ho fatto un atto grandissimo d’umiltà, che non so neppure ridire e quelli sono rimasti come uno a cui passa lo stato di pazzia e tanto deboli, che non avevano forza neppure di toccarmi; così sono passata libera e comprendevo che non c’è forza che possa resistere alla forza della ragione e dell’umiltà.
16 Aprile 1902
Modo per reprimere le passioni. L’importanza dei primi moti di esse.
Questa mattina il mio adorabile Gesù non veniva, onde io, non vedendolo venire, ho detto: “Perché me ne sto ancora in questo stato, se l’oggetto che mi teneva rapita non viene più? Meglio che la finisco una volta.” Mentre dicevo ciò è venuto per poco il mio dolce Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, tutto il punto sta nel reprimere i primi moti, se l’anima sta attenta in questo, tutto andrà bene; se poi no, ai primi moti non repressi le passioni verranno fuori e romperanno la fortezza divina, che come siepe circonda l’anima, per tenerla ben custodita ed allontanarle i nemici che sempre cercano d’insidiare e di nuocere alla povera anima; ma se appena avvertita entra in se stessa, si umilia, si pente e con coraggio vi pone rimedio, la fortezza divina si serra di nuovo intorno all’anima; se poi non vi pone rimedio, rotta la divina fortezza, darà la rotta a tutti i vizi. Quindi attenta ai primi moti, pensieri, parole che non siano retti e santi —ché sfuggiti che ti siano i primi, non è più l’anima che regna ma le passioni che padroneggiano— se vuoi che la fortezza non ti lasci sola un solo istante.”
25 Aprile 1902
La croce è Sacramento.
Questa mattina mi son trovata fuori di me stessa e dopo essere andata in cerca del mio dolce Gesù, l’ho trovato, ma in atto tanto compassionevole, da spezzare il cuore, teneva le mani piagate, tanto attratte per l’asprezza del dolore che non si potevano toccare; io ho cercato di stendergli le dita e rimarginarne le piaghe, ma non ho potuto, ché il benedetto Gesù piangeva per il forte dolore. Allora non sapendo che fare, l’ho stretto a me e gli ho detto: “Amato mio bene, è da qualche tempo che non mi hai partecipato i dolori delle tue piaghe, forse perciò si sono così inasprite; Ti prego, fammi parte delle tue pene, in modo che soffrendo io si possano mitigare le tue.” Mentre così dicevo è uscito un angelo con un chiodo in mano e mi ha trapassato le mani ed i piedi e come conficcava il chiodo nelle mie mani, così si andavano rilassando le dita e restavano rimarginate le piaghe del mio caro Gesù. E mentre io soffrivo, il Signore mi ha detto:
“Figlia mia, la croce è sacramento; ognuno dei sacramenti contiene i suoi effetti speciali: uno toglie la colpa, un altro conferisce la grazia, un altro unisce a Dio, un'altra ancora dona la forza e tanti altri effetti; la sola croce unisce tutti questi effetti producendoli nell’anima con tale efficacia, da renderla in pochissimo tempo simile all’originale donde uscì.”
Dopo ciò, come se avesse voluto prendere riposo, si è ritirato nel mio interno.
29 Aprile 1902
Chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto se stesso a Dio.
Questa mattina il mio adorabile Gesù per poco è venuto dicendomi:
“Figlia mia, chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto se stesso a Dio.”
E si è fermato senza dirmi più niente per allora; onde io, vedendolo vicino a me, gli ho detto: “Signore, abbi compassione di me, non vedi come tutto è arido e disseccato, mi pare di essere divenuta tanto secca come se mai avessi avuto goccia di pioggia.”
E Lui: “Meglio così. Non lo sai tu che quanto più le legne son secche, tanto più facile il fuoco le divora e le converte in fuoco? Basta una sola scintilla per accenderle, ma se son piene d’umori e non ben disseccate, ci vuol gran fuoco per accenderle e molto tempo per convertirle in fuoco. Così nell’anima, quando tutto è secco basta una sola scintilla per convertirla tutta in fuoco d’amor divino.”
Ed io: “Signore, mi burli, come allora tutto è brutto e poi che cosa devi bruciare se tutto è secco?”
E Lui: “Non ti burlo e tu stessa non lo comprendi, chè quando tutto non è secco nell’anima, umore è la compiacenza, umore è la soddisfazione, umore il proprio gusto, umore è la stima propria; invece quando tutto è secco e l’anima opera, questi umori non sanno da dove nascere ed il fuoco divino, trovando la sola anima nuda, secca come da Lui fu creata, senza altri umori estranei, essendo roba sua gli riesce facilissimo convertirla nel suo stesso fuoco divino. E dopo ciò Io le infondo un abito di pace; venendo conservata questa pace dall’ubbidienza interna e custodita dall’ubbidienza esterna, questa pace partorisce tutto Dio nell’anima, cioè tutte le opere, le virtù, i modi del Verbo umanato, in modo che si scorge in essa la sua semplicità, l’umiltà, la dipendenza della sua vita infantile, la perfezione delle sue virtù adulte, la mortificazione e crocifissione del suo morire; ma questo incomincia sempre così: chi vuole tutto Cristo, deve dare tutto a Cristo.”
16 Maggio 1902
Due stati sublimi.
Questa mattina dopo aver molto stentato, è venuto il mio dolcissimo Gesù ed io, appena visto, l’ho stretto tanto a me e gli ho detto: “Caro mio bene, questa volta ti stringerò tanto da non farti più sfuggire.” In questo mentre mi son sentita tutta riempita di Dio, come se fossi inondata, in modo che le mie potenze dell’anima sono rimasti come incantate ed inoperose, solo che guardavano. Dopo essere stata qualche poco in questa inoperosa ma dolce e gradita posizione, il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, alcune volte riempio tanto di Me stesso l’anima, che l’anima sperdendosi in Me, resta come oziosa; altre volte le lascio qualche parte vuota ed allora l’anima innanzi alla mia presenza, vi traffica mirabilmente erompendo in atti di lode, di ringraziamento, d’amore, di riparazione ed altro, in modo che riempie di questi quei vuoti che le lascio. Ma, questi due stati sono ambedue sublimi e si danno a vicenda la mano.”
22 Maggio 1902
La Santissima Vergine incita Gesù a far soffrire Luisa.
Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù non veniva ed oh! quanto ho dovuto soffrire e quanti spropositi ho detto, è inutile dirlo. Onde dopo essermi stancata ben bene, mi son sentita una persona vicina, ma non vedevo il volto, ho steso la mano per trovarlo e l’ho trovato che aveva la sua testa poggiata sopra la mia spalla, svenuto; l’ho guardato ed ho conosciuto il mio dolce Gesù e mi pareva svenuto per i tanti spropositi che ho detto; quindi appena visto che rinveniva, non sapevo quanti altri spropositi volevo dirgli, ma Gesù mi ha detto:
“Chetati, chetati, non voler più dire, altrimenti mi farai venir meno, il tuo tacere mi farà prendere vigore e così potrò almeno baciarti, abbracciarti e renderti contenta.”
Così son rimasta in silenzio ed ambedue ci siamo baciati molte volte e Gesù mi ha fatto tante dimostrazioni d’amore, ma non so spiegarlo. Dopo ciò mi son trovata fuori di me stessa ed andavo cercando il diletto dell’anima mia e, non trovandolo, ho alzato gli occhi al cielo, sperando di poterlo di nuovo rinvenire ed ho visto che ci stava la Regina Madre e Gesù Cristo voltate le spalle, che contendevano insieme e, siccome non voleva dar retta alla Madre, perciò stava voltato di spalle, tutto pieno di furore e pareva che dalla bocca gli uscisse il fuoco dell’ira. Ed io ho capito solo che Nostro Signore, in quel giorno, voleva col fuoco della sua ira, distruggere tutto ciò che serviva all’alimento dell’uomo; e la Santissima Vergine non voleva e Gesù diceva: “Ma su chi sfogare questo fuoco acceso dell’ira mia?” E la Madre diceva: “Sai con chi puoi sfogarlo, (additando me), non la vedi che sta sempre pronta ai nostri voleri?” E Gesù, nel sentire ciò, si è voltato verso la Madre, come se avessero fatto insieme un accordo, hanno chiamato gli angeli e hanno dato a ciascuno di essi una scintilla di quel fuoco che usciva da Gesù Cristo e quelli l’hanno portato a me, mettendone una nella bocca e le altre alle mani, ai piedi ed al cuore; io soffrivo, mi sentivo divorare, amareggiare da quel fuoco, ma mi sentivo rassegnata a sopportare tutto. Il benedetto Gesù e la Madre erano spettatori delle mie sofferenze e Gesù pareva in qualche modo rappacificato. In questo mentre mi sono trovata in me stessa e il confessore stava per chiamarmi all’ubbidienza, secondo il solito, quando all’improvviso, invece di chiamarmi all’ubbidienza, ha messo l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione. Gesù ha concorso a parteciparmi le sue pene, pareva che il confessore avesse compiuto l’opera incominciata dalla Regina Madre. Sia tutto a gloria di Dio e sempre benedetto.
2 Giugno 1902
Il Trono di Gesù è composto di virtù. L’anima che possiede le virtù lo fa regnare nel suo cuore.
Questa mattina dopo avere molto stentato, Gesù benedetto si è mosso nel mio interno ed ho visto che ci stava dentro di me abbracciato, sostenuto come da un’altra persona, io son rimasta meravigliata nel vedere ciò e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, l’interno dell’anima è un insieme di passioni e come l’anima va abbattendo le passioni, così prende posto ciascuna virtù, corredata da gradi di grazia e secondo che la virtù va perfezionandosi, così la grazia vi somministra i suoi gradi. E siccome il mio trono è composto di virtù, così l’anima che possiede le virtù mi somministra le braccia, il trono come poter regnare nel suo cuore e tenermi continuamente abbracciato e corteggiato, fino a deliziarmi con essa. Poiché l’anima può macchiarsi, ma la virtù resta sempre intatta, finché l’anima la sa tenere, sta con essa, quando no, se ne fa a me ritorno, cioè donde era uscita. Perciò non ti meravigliare se mi hai visto così nel tuo interno.”
15 Giugno 1902
L’amore non è un attributo di Dio, ma la sua stessa Natura. L’anima che veramente ama Gesù non può perdersi.
Trovandomi nel mio solito stato, il mio adorabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha detto:
“Figlia mia, tutte le virtù può dirsi che sono le mie doti ed i miei attributi, ma l’amore non può dirsi che sia un mio attributo, ma la mia stessa natura. Onde tutte le virtù formano il mio trono e le mie qualità, ma l’amore forma Me stesso.”
Nel sentire ciò, mi son ricordata che il giorno innanzi avevo detto ad una persona che temeva sull’incertezza della salvezza, che chi veramente ama Gesù Cristo può essere sicuro di salvarsi; io per me, ritengo impossibile che Nostro Signore allontani da Sé un’anima che di tutto cuore l’ama, perciò, pensiamo ad amarlo e terremo in proprio pugno la nostra salvezza. Onde ho domandato all’amante Gesù, se col dir ciò avevo detto male e Lui ha soggiunto:
“Diletta mia, con ragione tu hai detto ciò, perché l’amore ha questo di proprio, di formare di due oggetti uno solo, di due volontà una sola. Onde l’anima che mi ama forma con Me una sola cosa, una sola volontà, come può dunque separarsi da Me? Molto più che essendo la mia natura amore, dove trova qualche scintilla d’amore nell’umana natura, subito l’unisce all’amore eterno. Onde, come è impossibile formare di una anima due anime, d’un corpo due corpi, così è impossibile che vada perduta l’anima che veramente mi ama.”
17 Giugno 1902
La mortificazione produce la gloria.
Questa mattina per breve tempo ho visto il mio diletto Gesù e pareva che avesse una carta scritta in mano e che si leggesse: “La mortificazione produce la gloria. Chi vuol trovare la fonte di tutti i piaceri, deve allontanarsi da tutto ciò che può dispiacere a Dio.”
Detto ciò è scomparso.
29 Giugno 1902
Gesù parla della Francia.
Questa mattina, per breve tempo ho visto il mio adorabile Gesù ho sentito che diceva, senza saperne il perché:
“Povera Francia, povera Francia, ti sei inalberata ed hai rotto e spezzato le leggi più sacre, disconoscendomi per tuo Dio e ti sei resa d’esempio alle altre nazioni per attirarle al male ed il tuo esempio ha tanta forza, che le altre nazioni stanno per rovinare; ma sappi che in castigo di ciò sarai conquistata.”
E dopo ciò si è ritirato nel mio interno e sentivo che cercava aiuto, pietà, compassione di tante sue pene. Era cosa straziante sentire che Gesù benedetto voleva aiuto dalle sue creature.
1 Luglio 1902
Le vere vittime devono esporsi alle pene di Gesù. Macchinazioni contro la Chiesa e contro il Papa.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa inginocchiata su un altare, insieme con altre due persone. In questo mentre è uscito Gesù Cristo su questo altare ed ha detto:
“Le vere vittime devono avere comunicazione con la mia stessa vita, devono fruire di Me stesso ed esporsi alle mie stesse pene.”
Mentre diceva ciò, ha preso in mano una pisside ed a tutte e tre ha fatto la comunione. Dopo ciò, dietro quell’altare pareva che stesse una porta che sporgeva in mezzo ad una strada piena di gente e zeppa zeppa di demoni, in modo che non si poteva camminare senza essere premuta da loro, ché essendo piena di spine acutissime non si poteva far movimento senza sentirsi pungere fin dentro le proprie carni. A qualunque costo avrei voluto sfuggire a quei diabolici furori e quasi mi sforzavo di farlo, ma non so chi mi ha impedito col dirmi:
“Tutto ciò che tu vedi sono macchinazioni contro la Chiesa e contro il Papa; vorrebbero che il Papa uscisse da Roma, per invadere il Vaticano ed appropriarsene e se tu volessi sottrarti a queste molestie, gli uomini ed i demoni prenderanno forza e faranno uscir fuori queste spine che pungeranno la Chiesa acerbamente; se tu invece ti contenterai di soffrirle, resteranno infiacchiti gli uni e gli altri.”
Nel sentire ciò, mi sono arrestata, ma chi può dire ciò che ho passato e sofferto? Credevo che non dovessi più uscire da mezzo a quei diabolici spiriti, ma dopo essere stata quasi una notte, la protezione divina mi ha liberato.
3 Luglio 1902
Gesù le parla della sua vita Eucaristica.
Continuando il mio solito stato mi son trovata fuori di me stessa, dentro una Chiesa e, non trovando il mio adorabile Gesù, sono andata a bussare ad una custodia, per farmi aprire da Lui e poiché non ha aperto, fatta ardita, io stessa l’ho aperta ed ho trovato il mio solo ed unico bene. Chi può dirne il contento? Sono rimasta come estatica nel guardare una bellezza indicibile. E Gesù, nel vedermi, si è slanciato nelle mie braccia e mi ha detto:
“Figlia mia, ogni periodo della mia vita riscuote dall’uomo distinti e speciali atti e gradi d’imitazione, d’amore, di riparazione ed altro. Ma il periodo della mia vita Eucaristica, siccome è tutta vita di nascondimento, di trasformazione e di continua consumazione, tanto che posso dire che il mio amore, dopo che è giunto all’eccesso ed anche consumato, non potendo trovare nella mia infinita sapienza altri segni esterni di dimostrazione d’amore per l’uomo e siccome l’incarnazione, la vita e la passione di croce riscuote amore, lode, ringraziamento, imitazione, la vita sacramentale riscuote dall’uomo un amore estatico, amore di disperdimento in Me, amore di perfetta consumazione e l’anima, consumandosi nella mia stessa vita sacramentale, può dire di fare, presso la Divinità, quegli stessi uffici che continuamente sto facendo presso Dio per amore degli uomini. E questa consumazione porterà l’anima alla vita eterna.”
7 Luglio 1902
L’umiliazione con Cristo fa cominciare l’esaltazione con Cristo.
Questa mattina non venendo il benedetto Gesù, mi sentivo tutta confusa ed umiliata; onde, dopo aver molto stentato, per breve tempo si è fatto vedere e mi ha detto:
“Luisa umiliata sempre con Cristo.”
Ed io compiacendomi e desiderando d’essere con Cristo umiliata ho detto:
“Sempre, oh! Signore.”
E Lui ha ripetuto: “Ed il sempre dell’umiliazione con Cristo farà cominciare il sempre dell’esaltazione con Cristo.”
Sicché comprendevo che quante umiliazioni subisce l’anima con Cristo e per amor di Cristo e se queste sono continue, il Signore altrettante volte la esalterà e questa esaltazione la farà continuamente innanzi a tutta la corte celeste, presso gli uomini ed infine innanzi agli stessi demoni.
28 Luglio 1902
Effetti della continua preghiera.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio adorabile Gesù, che non volendomi far vedere i guai del mondo, mi ha detto:
“Figlia mia, ritirati, non voler vedere i mali gravissimi che ci sono nel mondo”
E nel dire ciò mi ha ritirata Lui stesso e nel condurmi ha ripetuto:
“Quello che ti raccomando è lo spirito di continua preghiera. Questo cercare sempre dell’anima di conversare con Me, sia col cuore, sia con la mente, sia con la bocca ed anche con la semplice intenzione, la rende tanto bella al mio cospetto, che le note del suo cuore armonizzano con le note del cuor mio ed Io mi sento tanto tirato a conversare con detta anima, che non solo le manifesto le opere ad extra della mia Umanità, ma le vado manifestando qualcosa delle opere ad intra che la Divinità faceva nella Umanità; non solo questo, ma è tanta la bellezza che fa acquistare lo spirito di continua preghiera, che il demonio resta colpito come da folgore e resta frustato nelle insidie che tenta di nuocere a quest’anima.”
Detto ciò è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa.
31 Luglio 1902
La vera carità deve essere disinteressata.
Trovandomi nel mio solito stato, parecchie volte ho visto il mio adorabile Gesù, ma sempre in silenzio; io mi sentivo tutta confusa e non ardivo interrogarlo, ma pareva che volesse dirmi qualche cosa che feriva il suo sacro cuore. Finalmente, l’ultima volta che è venuto, mi ha detto:
“Figlia mia, la vera carità deve essere disinteressata da parte di chi la fa e da parte di chi la riceve; se c’è l’interesse, quel fango produce un fumo che acceca la mente, che impedisce di ricevere l’influsso e gli effetti della carità divina. Ecco perciò in tante opere, anche sante che si fanno, in tante cure caritatevoli che si eseguono, si sente come un vuoto e non ricevono il frutto della carità che fanno.”
2 Agosto 1902
Gesù in tutto il corso della sua vita, rifaceva per tutti in generale e per ciascuno distintamente.
Questa mattina, il mio adorabile Gesù dopo avermi fatto molto stentare, tutto all’improvviso è venuto spandendo raggi di luce ed io sono stata investita da quella luce e, non so come, mi son trovata dentro Gesù Cristo. Chi può dire quante cose comprendevo dentro quella Umanità Santissima? Solo so dire che la Divinità dirigeva in tutto l’Umanità; e siccome la Divinità in un medesimo istante può fare tanti atti quanti ciascuno di noi può fare in tutto il periodo della vita e quanti atti vuol fare, ora, poiché nell’Umanità di Gesù Cristo operava la Divinità, comprendevo con chiarezza che Gesù benedetto in tutto il corso della vita rifaceva per tutti in generale e per ciascuno distintamente tutto ciò che ognuno è obbligato a fare verso Dio, in modo che adorava Iddio per ciascuno in particolare, ringraziava, riparava, glorificava per ciascuno, lodava, soffriva, pregava per ciascuno, onde comprendevo che tutto ciò che ciascuno deve fare, è stato già fatto prima nel cuore di Gesù Cristo.
10 Agosto 1902
Privazioni, lamenti e necessità dei castighi.
Trovandomi sommamente afflitta per la perdita del mio sommo bene, il mio povero cuore è lacerato continuamente e subisce una morte continua. Ora essendo venuto il confessore stavo dicendogli il mio povero stato e Lui ha incominciato a chiamarlo ed a mettere intenzione, macché, la mia mente rimaneva sospesa, per qualche istante vedeva come un lampo e sfuggiva e ritornava in me stessa senza che Lo vedessi. Oh! Dio, che pena, ma son pene che neppure si sanno esprimere. Onde, dopo aver molto stentato, finalmente è venuto e poiché io mi lamentavo con Lui, mi ha detto:
“Figlia mia, se non sapessi la causa della mia assenza, avresti forse qualche ragione di lamentarti della mia assenza; ma sapendo che non vengo perché voglio castigare il mondo, a torto ti lamenti.”
Ed io: “Che c’entra il mondo con me.”
E Lui: “Sì, c’entra, perché nel venire tu mi dici: Signore, voglio soddisfarti io per loro, voglio soffrire per loro ed Io, essendo giustissimo, non posso ricevere dall’uno e dall’altro la soddisfazione d’un debito e volendo prendere da te la soddisfazione, il mondo non farebbe altro che imbaldanzire sempre più. Mentre in questi tempi di ribellione sono tanto necessari i castighi e se ciò non facessi, si farebbero tanto dense le tenebre, che tutti resterebbero accecati.”
Mentre diceva ciò, mi son trovata fuori di me stessa e vedevo la terra tutta piena di tenebre, appena qualche segno di luce; che ne sarà del povero mondo? Dà molto da pensare alle cose tristissime che succederanno.
3 Settembre 1902
Dice Gesù: Tutto ciò che meritai nella mia vita, lo cedetti a tutte le creature, in modo speciale e sovrabbondante a chi è vittima per amor mio.
Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato, mi son sentita venire un male naturale, tanto forte, da sentirmi morire. Onde ho temuto che potessi passare dal tempo all’eternità e molto più temevo perché il benedetto Gesù viene appena ed al più ad ombra, che se venisse secondo il solito, io non temerei punto, quindi per fare che mi potessi trovare in buon punto, pregavo il Signore che mi cedesse l’esercizio della sua santa mente per soddisfare ai mali che ho potuto fare coi miei pensieri; i suoi occhi, la sua bocca, le sue mani, i piedi, il cuore e tutto il suo sacratissimo corpo per soddisfare a tutti i mali che ho potuto commettere ed a tutto il bene che avrei dovuto fare e non ho fatto. Mentre facevo ciò, il benedetto Gesù è venuto tutto vestito a festa, in atto di ricevermi tra le sue braccia e mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che meritai, cedetti a tutte le creature, in modo speciale e sovrabbondante a chi è vittima per amor mio; ecco che tutto ciò che vuoi cedo non solo a te, ma a chi vuoi tu.”
Ed io, ricordandomi del confessore, gli ho detto: “Signore, se mi porti Ti prego di contentare il padre.” E Lui: “E’ certo che qualche ricompensa ha ricevuto mercé la carità che ti ha fatto; e siccome lui ha cooperato, venendo tu a Me nell’ambiente dell’eternità, gli darò altra ricompensa.”
Il male ingagliardiva sempre più, ma mi sentivo felice trovandomi al porto dell’Eternità. In questo mentre è venuto il confessore e mi ha chiamato all’ubbidienza. Io avrei voluto tacere tutto, ma lui mi ha obbligato a dire tutto e lui ha cominciato col solito ritornello che non avrei dovuto morire per ubbidienza, nonostante ciò il male non cessava.
4 Settembre 1902
Il confessore chiede a Gesù che non la faccia morire.
Continuando a sentirmi male, sentivo unita un’inquietudine per questa strana ubbidienza, come se non potessi prendere il volo verso il mio sommo ed unico bene; con l’aggiunta che dovendo il confessore celebrare la santa messa, non voleva darmi la comunione per i continui urti di vomito che mi molestavano. Ma Gesù benedetto, siccome il confessore mi ha detto che per ubbidienza mi facessi toccare lo stomaco da Gesù Cristo, appena venuto mi ha toccato lo stomaco e i vomiti continui si sono arrestati, ma il male non cessava e Gesù, vedendomi così inquieta, mi ha detto:
“Figlia mia, che fai? Non sai tu che se la morte ti sorprende inquieta ti dovrà toccare il purgatorio? Perché se la mente non si trova unita alla mia, la volontà una con la mia, i desideri uniti agli stessi miei desideri, di necessità ti conviene la purga per trasformarti tutta in Me; perciò statti attenta, pensa solo a stare unita a Me ed Io penserò al resto.”
Ora mentre diceva ciò, vedevo la Chiesa, il Papa e parte di essa poggiava sulle mie spalle ed insieme vedevo il confessore che incitava Gesù a non portarmi per ora e il benedetto Signore ha detto:
“I mali sono gravissimi ed i peccati stanno per giungere ad un punto da non meritare più anime vittime, cioè, chi sostiene e protegge il mondo innanzi a Me; se la giustizia tocca questo punto, certo me la porterò.”
Sicché comprendevo che le cose sono condizionate.
5 Settembre 1902
Gesù, gli angeli, i santi, la stimolano ad andarsene con loro; il confessore si oppone.
Continuavo a sentirmi male ed il confessore continuava a star fermo, anzi ad inquietarsi che non gli ubbidivo riguardo al non morire ed a pregare il Signore che mi facesse cessare la sofferenza. D’altra parte mi sentivo stimolata da Gesù benedetto, dai santi, dagli angeli, ad andarmene con loro, perché or mi trovavo con Gesù ed ora insieme coi cittadini celesti. In questo stato, mi sentivo torturata, non sapevo io stessa che fare, ma me ne stavo quieta, temendo che se mi portasse con Sè non mi trovassi in punto d’andarmene spedita con Gesù, onde m’abbandonavo tutta nelle sue mani. Ora mentre mi trovavo in questa posizione vedevo il confessore ed altri che pregavano per non farmi morire e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, mi sento costretto con la violenza, non vedi che non vogliono che Io ti porti?”
Ed io: “Anch’io mi sento violentata, davvero poiché mettono una povera creatura a questa tortura meriterebbero una pena.”
E Gesù: “Qual pena vuoi che dia loro?”
Ed io non sapendo che dire innanzi a quella fonte di carità inesauribile ho detto: “Dolce Signore mio, siccome la santità porta con sé il sacrificio, falli santi; che se non altro, loro avranno l’intento di tenermi con loro ed io avrò l’intento di vederli santi, avendo loro la pazienza di sentire la pena che porta con sé la santità.”
Gesù, nel sentirmi, si è tutto compiaciuto e mi ha baciato dicendomi:
“Brava la mia diletta, hai saputo scegliere l’ottimo, per il loro bene e per la mia gloria. Sicché per ora si deve cedere, riserbandomi in altra occasione di portarti subito, non dando loro il tempo di poterci fare violenza.”
Onde Gesù è scomparso ed io mi son ritrovata in me stessa, con le mie sofferenze mitigate in gran parte, con un nuovo vigore, come se fossi tornata a nascere. Ma solo Dio sa la pena, lo strazio dell’animo mio, spero almeno che voglia accettare la durezza di questo sacrificio.
10 Settembre 1902
Le prerogative dell’amore.
Credevo che il benedetto Gesù fosse ritornato secondo il solito, ma qual non è stato il mio disinganno, perché dopo aver deciso che per ora non mi avrebbe portato, ha incominciato a farmi stentare per vederlo ed al più a volte ad ombra ed a lampo. Onde, questa mattina sentendomi molto stanca e priva di forze per il continuo desiderare ed aspettare, pare che è venuto e, trasportandomi fuori di me stessa, mi ha detto:
“Figlia mia, se sei stanca vieni al mio cuore, bevi e ti rinfrancherai.”
Così mi sono avvicinata a quel cuore divino ed ho bevuto a larghi sorsi un latte misto a sangue dolcissimo. Dopo ciò mi ha detto:
“Le prerogative dell’amore sono tre: Amore costante, senza termine, amore forte ed amore rannodato insieme a Dio ed al prossimo. Se nell’anima non si scorgono queste prerogative, si può dire che non è della qualità del vero amore.”
22 Ottobre 1902
Minacce all’Italia.
Questa mattina, per pochi istanti è venuto il mio adorabile Gesù, tutto sdegnato e mi ha detto:
“Quando l’Italia avrà bevuto fino alla feccia le più fetide sozzure fino ad affogarsi, tanto che si dirà: “è morta, è morta, allora risorgerà.”
Poi, facendosi più calmo ha soggiunto: “Figlia mia, quando Io voglio una cosa dalle mie creature, infondo in loro le disposizioni naturali, in modo da cambiare la stessa natura a volere quella cosa che voglio; perciò tu quietati nello stato in cui ti trovi.”
Detto ciò è scomparso ed io sono rimasta impensierita su ciò che mi ha detto.
30 Ottobre 1902
Gesù Cristo venne a rannodare un’altra volta, insieme Dio e l’uomo.
Questa mattina, trovandomi in un mare d’affanni e di lacrime per l’abbandono totale del mio sommo bene, mentre mi sentivo consumare dal dolore, mi son sentita alienare la mente e ho visto Gesù benedetto che sorreggeva la fronte con la sua mano e come una luce che conteneva dentro tante parole di verità ed io appena mi ricordo questo, cioè: “Che la nostra umanità sciogliendo il nodo dell’ubbidienza che Iddio aveva fatto tra Lui e la creatura, nodo tale che solo riuniva Dio e l’uomo, si era disperso e Gesù Cristo, prendendo l’umana natura e facendosi nostro capo, venne a riunire l’umanità dispersa e con la sua ubbidienza ai voleri del Padre venne a rannodare un’altra volta insieme Dio e l’uomo. Ma questa unione indissolubile viene maggiormente rafforzata a misura della nostra ubbidienza ai voleri divini.”
Dopo ciò non ho visto più il mio caro Gesù, la luce si è ritirata insieme a Lui.
1 Novembre 1902
La vera serietà si trova nella religione e la vera religione consiste nel guardare il prossimo in Dio e Dio nel prossimo.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sono sentita uscire fuori di me stessa ed ho trovato un bambino che piangeva e parecchi uomini, tra i quali uno più serio ha preso una bevanda amarissima e l’ha data a quel bambino che piangeva, il quale, nel trangugiarla, ha sofferto tanto che pareva che si stringesse la gola. Io non sapendo chi fosse, per compassione, l’ho preso in braccio e gli ho detto:
“Eppure è un uomo serio e ti ha fatto questo, poverino, viene a me che ti voglio asciugare il pianto.”
E lui mi ha detto: “La vera serietà si trova nella religione e la vera religione consiste nel guardare il prossimo in Dio e Dio nel prossimo.”
Poi, avvicinandosi all’orecchio, tanto che le sue labbra mi toccavano e la sua voce risuonava nel mio interno, ha soggiunto:
“La parola “religione” per il mondo è parola ridicola e pare che valga niente; ma innanzi a Me ogni parola che appartiene a religione è una virtù di valore infinito, tanto, che mi servii della parola per propagare la fede in tutto l’universo e chi in ciò si esercita mi serve di bocca per manifestare alle creature la mia Volontà.”
Mentre diceva ciò, capivo benissimo che era Gesù nel sentire la sua voce chiara, che da tanto tempo non sentivo; mi sentivo risorgere da morte a vita e stavo aspettando che finisse di parlare per dirgli i miei estremi bisogni, macché, non appena finito di sentire la sua voce, è scomparso ed io sono rimasta sconsolata ed afflitta.
5 Novembre 1902
Vede un albero nel cuore di Gesù, e Lui le spiega il significato.
Questa mattina il mio adorabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno e pareva che avesse un albero piantato nel cuore e tanto radicato che parevano le radici dalla punta del cuore; insomma pareva nato insieme con la medesima natura. Io, son rimasta meravigliata nel vedere la bellezza, la speciosità e l’altezza che pareva che toccasse il cielo ed i suoi rami si stendessero fino agli ultimi confini del mondo. Ora, Gesù benedetto nel vedermi così meravigliata, mi ha detto:
“Figlia mia, quest’albero fu concepito insieme a Me, dentro il centro del cuore e fin d’allora Io sentii nel più profondo del cuore tutto ciò che di bene e di male avrebbe fatto l’uomo, mercé quest’albero di redenzione, chiamato albero di vita, tanto che tutte quelle anime che si tengono unite a quest’albero riceveranno vita di grazia nel tempo e quando saranno ben cresciute somministrerà loro vita di gloria nell’eternità. Eppure quale non è il mio dolore? Sebbene non possano svellere l’albero, non passono toccare il tronco; molti cercano di tagliarmi dei rami per fare che le anime non ricevano la vita per togliermi tutta la gloria ed il piacere che quest’albero di vita mi avrebbe prodotto.”
Mentre diceva ciò, è scomparso.
9 Novembre 1902
Differenze tra l’operare di Gesù ed l’operare dell’uomo.
Mentre stavo desiderando il mio adorabile Gesù, è venuto nell’aspetto quando i suoi nemici lo schiaffeggiavano, coprivano il volto di sputi e gli bendavano gli occhi. Lui, con ammirabile pazienza soffriva tutto, anzi pareva che neppure li guardasse, tanto era intento nel suo interno a guardare il frutto che quei patimenti gli avrebbe prodotto. Io ammiravo il tutto con stupore e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nel mio operare e patire non guardai mai al di fuori, ma sempre al di dentro e vedendone il frutto, qualunque cosa si fosse, non solo soffrivo, ma con desiderio ed avidità soffrivo il tutto. L’uomo invece, tutto al contrario, nell’operare il bene non guarda al di dentro dell’opera e, non vedendo il frutto, facilmente s’annoia, tutto s’infastidisce e molte volte tralascia di fare il bene; se patisce, facilmente s’impazientisce e se fa il male, non guardando il di dentro di quel male, lo fa con facilità.”
Poi ha soggiunto: “Le creature non vogliono persuadersi che la vita va accompagnata da varie vicende, ora di sofferenze ed ora di consolazione; le piante, i fiori danno loro l’esempio con lo stare sottoposti ai venti, alle nevi, alla grandine e al caldo.”
16 Novembre 1902
La parola di Dio è gioia. Il confessore le dice che Monsignore comandava assolutamente che non dovesse venire più il sacerdote a farla uscire dal solito suo stato.
Questa notte sono stata molto angustiata; vedevo il confessore che stava in atto di darmi divieti e comandi. Il benedetto Gesù per poco è venuto col dirmi solo:
“Figlia mia, la parola di Dio è gioia e chi l’ascolta e non la fruttifica con le opere, le dà una tinta nera e l’infanga.”
Onde, sentendomi molto sofferente, ho cercato di non dar retta a ciò che vedevo, quando all’improvviso è venuto il confessore e mi ha detto che Monsignore comandava assolutamente che non dovesse venire più il sacerdote a farmi uscire dal solito mio stato, ma che avrei dovuto farlo da me stessa, cosa che per ben diciott’anni non ho potuto mai ottenere, per quante lacrime e preghiere, voti e promesse abbia fatto innanzi all’Altissimo, perché, lo confesso innanzi a Dio, che tutto ciò che ho potuto passare di sofferenze non sono state per me vere croci, ma gusti e grazie di Dio, ma la sola e vera croce per me è stata la venuta del sacerdote. Quindi, conoscendo per tanti anni di esperienza l’impossibilità dell’esito, il mio cuore era lacerato dal timore di non dover ubbidire, non facendo altro che versare lacrime amarissime, pregando quel Dio che solo scorge il fondo del cuore, d’aver pietà della posizione in cui mi trovavo. Mentre pregavo piangendo ho visto un lampo di luce ed una voce che diceva:
“Figlia mia, per farmi conoscere che sono Io, ubbidirò a lui e dopo che avrò dato prove d’ubbidienza, lui ubbidirà a Me.”
E dicendo io: “Signore, temo assai di non dover ubbidire.” Ha soggiunto:
“L’ubbidienza scioglie ed incatena e siccome è catena, lega il Volere Divino con l’umano e ne forma un solo, in modo che l’anima non agisce col potere della volontà sua, ma col potere della Volontà Divina e poi non sarai tu che ubbidirai, ma Io che ubbidirò in te.”
Poi, tutto afflitto ha soggiunto: “Figlia mia, non te lo dicevo? Che tenerti in questo stato di vittima ed incominciare la strage in Italia mi riesce quasi impossibile?”
Ond’io sono rimasta un poco più quieta, ma non sapevo in che modo si sarebbe effettuata quest’ubbidienza.
17 Novembre 1902
Impossibilità di perdere i sensi. E’ decreto della Volontà di Dio il servirse dell’opera del sacerdote per farla rinvenire da quello stato di sofferenze.
Onde venendo la solita ora in cui ero sorpresa dal mio solito stato, con mia grande amarezza, ma amarezza tale che simile non ho provato in mia vita, la mia mente non sapeva più perdere i sensi, la mia vita, il mio tesoro, colui che formava tutta il mio gusto, il tutto amabile mio Gesù non veniva, cercavo di raccogliermi per quanto potevo, ma sentivo la mia mente tanto vivace, da non potere né perdere i sensi né dormire, quindi, non facevo altro che rompere il freno alle lacrime, facevo per quanto potevo di seguire nel mio interno ciò che facevo nello stato di smarrimento dei sensi ed uno per uno mi ricordavo gli insegnamenti, le parole, il modo come dovevo starmi unita sempre con Lui e questi erano tante saette che ferivano il mio cuore acerbamente dicendomi: “Ahi! dopo quindici anni che l’hai visto ogni giorno, quando più, quando meno, quando tre o quattro volte e quando una, quando ti ha parlato e quando in silenzio, ma l’hai sempre visto; adesso l’hai perduto? Non lo vedi più? Non senti più la sua voce dolce e soave? Per te tutto è finito.” Ed il mio povero cuore si riempiva tanto di amarezze e di dolore, che posso dire che il mio pane era il dolore e la mia bevanda le lacrime e tanto era sazio che goccia d’acqua non entrava nella mia gola.
A questo s’aggiungeva un’altra spina, che spesse volte avevo detto al mio adorabile Gesù: “Quanto temo che sia io la causa del mio stato, che sia tutto mia fantasia, che sia finzione.”
E Lui mi diceva: “Togli questi timori, poi vedrai che verranno giorni in cui a costo di qualunque sforzo e sacrificio che tu vorresti fare per perdere i sensi, non lo potrai fare.”
Con tutto ciò sentivo una quiete nel mio interno, ché almeno ubbidivo, sebbene mi costasse la vita. Onde credevo che così dovessero continuare le cose, convincendomi che il Signore, siccome non mi voleva più in quello stato s’era servito di Monsignore per farmi dare quell’ubbidienza. Onde dopo aver passato due giorni, mentre la sera stavo per fare l’adorazione al crocifisso, e un lampo di luce si è fatto innanzi alla mente, mi sono sentita aprire il cuore ed una voce mi mi ha detto:
“Per pochi giorni ti terrò sospesa e poi ti farò cadere di nuovo.”
Ed io: “Signore, non mi farai tu stesso rinvenire se mi farai cadere?”
E la voce: “No, è decreto della mia Volontà di servirmi dell’opera del sacerdote per farti rinvenire da quello stato di sofferenze e se vogliono sapere il perché, venissero a Me a domandarlo, la mia sapienza è incomprensibile e ha tanti modi inusitati per la salvezza delle anime e sebbene incomprensibile, se vogliono trovare la ragione, andassero in fondo che la troveranno chiara come sole. La mia giustizia sta come una nube gravida di grandine, tuoni e saette ed in te trovava un argine per non sgravarsi sui popoli; quindi, non vogliano anticipare il tempo dell’ira mia.”
Ed io: “Solo per me stava riservato questo castigo senza speranza d’esserne liberata? Hai fatto tante grazie alle altre anime, hanno sofferto tanto per amor tuo, eppure non avevano bisogno di alcuna opera del sacerdote.”
E la voce ha continuato: “Sarai liberata, non ora, ma quando incominceranno le stragi in Italia.”
Questo è stato per me nuovo motivo di dolori e di lacrime amarissime, tanto che il mio amabilissimo Gesù, avendo compassione di me, si è mosso nel mio interno, mettendo come un velo innanzi a ciò che mi aveva detto, senza farsi vedere mi ha fatto sentire la sua voce che mi diceva:
“Figlia mia, vieni a Me, non volerti affliggere, allontaniamo un po’ la giustizia, diamo luogo all’amore, altrimenti soccomberai; sentimi, ho tante cose da insegnarti, credi tu che abbia finito di parlarti? No.”
E siccome io piangevo, essendo divenuti i miei occhi due fiume di lacrime, soggiungeva:
“Non piangere diletta mia, ma da’ udienza a Me, questa mattina voglio sentire la messa insieme a te, coll’insegnarti il modo in cui devi sentirla.”
E così Lui diceva ed io ripetevo e siccome non lo vedevo il mio cuore era spezzato continuamente dal dolore e per spezzare di tanto in tanto il mio pianto, mi chiamava continuamente, ora insegnandomi qualche cosa della Passione, spiegandomi il significato ed ora m’insegnava a fare ciò che faceva nel suo interno nel corso della sua Passione, che per ora tralascio di scrivere, riservandomi di farlo in altro tempo se a Dio piacerà. Così ho seguito per altri due giorni.
21 Novembre 1902
Gesù si serve della natura di Luisa per continuare il corso dei suoi patimenti in lei.
Seguitando a non poter né perdere i sensi né dormire, la mia povera natura non ne poteva più ed il mio carissimo Gesù, quando io mi sentivo più che mai convinta che non L’avrei più visto, tutto all’improvviso è venuto e mi ha fatto perdere i sensi; sono stata colpita come da folgore. Chi può dire il timore, macché, non ero più padrona di me stessa, non stava più in mio potere il riacquistare i miei sensi. Gesù mi diceva:
“Figlia mia, non temere, son venuto per corroborarti; non vedi tu stessa come non ne puoi più? E come la tua natura senza di Me vien meno?”
Ed io gli ho detto piangendo: “Ah! mia vita, senza te son morta, non mi sento più forze vitali; tu formavi tutto il mio essere e mancandomi Tu, il tutto mi manca; certo che se non seguiti a venire io morrò di dolore.”
E Lui: “Figlia diletta mia, tu dici Io sono la vita tua; ed Io ti dico che sei la vita mia vivente. Come mi servii della mia Umanità per patire, così mi servo della tua natura per continuare il corso dei miei patimenti in te; perciò tutta mia tu sei, anzi la mia stessa vita.”
Mentre diceva ciò mi son ricordata dell’ubbidienza e gli ho detto: “Dolce mio bene, mi farai ubbidire col farmi riavere da me stessa?”
E Lui: “Figlia mia, Io, Creatore, ho ubbidito alla creatura col tenerti sospesa questi giorni, è ben giusto che la creatura ubbidisca al suo Creatore sottomettendosi alla mia Volontà, perché innanzi alla mia Volontà Divina la ragione umana non vale e la ragione più forte innanzi alla Volontà Suprema si risolve in fumo.”
Chi può dire quanto sono rimasta amareggiata, ma rassegnata, facendo voto al Signore di non ritirare mai la mia volontà dalla sua neppure per un battere d’occhio e siccome mi avevano detto che se fossi stata sorpresa da questo stato e non fossi rinvenuta da me stessa mi avrebbero fatto morire, per ciò mi stavo preparando alla morte, ritenendola questa per gran fortuna e pregavo il Signore che mi prendesse fra le sue braccia. Mentre facevo ciò, è venuto il confessore per farmi riavere, amareggiandomi maggiormente, tanto, che il Signore vedendomi così amareggiata mi ha detto nel mio interno:
“Digli che mi conceda altri due giorni di sospensione, per dargli tempo a potersi regolare.”
E così se ne è andato, lasciandomi tutta trafitta e come riempita d’amarezza; e Gesù, facendo sentire di nuovo la sua voce, mi ha detto:
“Povera figlia, come t’amareggiano, mi sento lacerare il cuore nel vederti, coraggio, non temere figlia mia e poi ricordati che per l’intervento dell’ubbidienza fosti sospesa da questo stato, se ora più non vogliono, Io pure ti farò ubbidire, non è questo il chiodo che più ti trafigge, il non dover ubbidire?”
Ed io: “Sì.”
“Ebbene, Io ti ho promesso di farti ubbidire, quindi non voglio più che ti amareggi. Ma digli: “Vogliono scherzare con Me?” Guai a chi vuole scherzare con Me e lottare contro la mia Volontà.”
Ed io: “Senza di te come faccio? Perché se non sono sorpresa da quello stato io non ti vedo.”
E Lui: “Siccome non è la tua volontà a voler uscire da questo stato di sacrificio, Io troverò altri modi come farmi vedere e trattenermi con te; non sei tu contenta?”
Così la mattina seguente, senza perdere i sensi, si è fatto vedere sensibilmente col darmi qualche goccia di latte per ristorarmi, essendo estrema la mia debolezza.
22 Novembre 1902
Passa pericolo di morire, l’ubbidienza si oppone.
Il giorno 22 Novembre, continuando a sentirmi male, di nuovo il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
“Diletta mia, te ne vuoi venire?”
Ed io: “Sì, non mi lasciare più su questa terra.”
E Lui: “Sì, ti voglio contentare una volta.”
E mentre diceva ciò mi son sentita chiudere lo stomaco e la gola, in modo che dentro non entrava più niente, appena potevo tirare il respiro, sentendomi soffocare. Poi ho visto che Gesù benedetto ha chiamato gli angeli e ha detto loro: “Ora che la vittima se ne viene, sospendete le fortezze, affinché i popoli facciano ciò che vogliono.”
Ed io: “Signore, chi sono quelli?”
E Lui: “Sono gli angeli che custodiscono le città, finché le città sono assistite dalla fortezza della protezione divina comunicata agli angeli, non possono far niente, quando questa protezione vien tolta, per le gravi colpe che commettono, lasciandoli a loro stessi, possono fare rivoluzione e qualunque sorta di male.”
Onde io mi sentivo placida e vedendomi sola col mio caro Gesù ed abbandonata da tutte le creature, di cuore ringraziavo il Signore e lo pregavo che si benignasse di non far venire nessuno a darmi molestia. Mentre me ne stavo in questa posizione, è venuto la sorella e, vedendomi male, ha mandato a chiamare il confessore, il quale a via d’ubbidienza è riuscito a farmi aprire un poco la gola e ha finito col darmi l’ubbidienza di non dover morire; povero chi ha a che fare con le creature, che non conoscendo a fondo tutte le pene e strazi d’una povera anima, aggiungono alle pene maggiori dolori ed è più facile aver da Dio compassione aiuto e sollievo, che dalle creature, anzi pare che vi aizzino maggiormente. Ma sempre sia benedetto il Signore, che il tutto dispone per la sua gloria e per il bene delle anime.
30 Novembre 1902
Timore che il suo stato fosse opera del demonio. Gesù le insegna come conoscere quando è Lui e quando il demonio.
Trovandomi con timori, dubbi, agitazioni, che fosse tutto opera del demonio, venendo il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, Io sono Sole che riempie di luce il mondo ed andando all’anima si riproduce in detta anima un altro Sole, in modo che a via di raggi di luce si saettano a vicenda continuamente. Ora, in mezzo a questi due Soli si producono delle nubi, quali sono le mortificazioni, le umiliazioni, le contrarietà, le sofferenze ed altro; se questi sono veramente Soli, hanno tanta forza che col loro saettarsi continuamente riescono a trionfare su queste nubi e a convertirle in luce; se poi sono Soli apparenti e falsi, queste nubi che si producono in mezzo hanno forza di convertire questi Soli in tenebre. Questo è il segno più certo per conoscere se sono Io o il demonio e dopo che una persona ha ricevuto questo segno, può mettere la vita per confessare la verità che è luce e non tenebre.”
Ho cercato di rimuginare nella mia mente se si trovano in me questi segni e mi vedo tanta difettosa, che non ho parola per manifestare la mia cattiveria. Ma non mi sconfido, anzi spero che la misericordia del Signore voglia avere compassione di questa povera creatura.
3 Dicembre 1902
Turbamenti in riguardo all’ubbidienza, Gesù la rasserena.
Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato e continuando i miei timori, quando è venuto il benedetto Gesù gli ho detto:
“Vita della mia vita, donde vieni che non mi fai ubbidire agli ordini dei superiori?”
E Lui: “E tu, figlia mia, non vedi da dove viene il contrasto? Che il volere umano non si unisce al Divino e non si danno il bacio insieme, in modo da formare un solo volere; e quando c’è contrasto tra questi due voleri, essendo superiore il Volere Divino, il volere umano deve perdere per forza. E poi, che altro vogliono i superiori? Se Io ti ho detto che se essi vogliono ti faccio cadere in questo stato, se non vogliono ti faccio ubbidire. Per quanto riguarda l’ubbidienza che Io debba farti cadere in quello stato ed Io debba fati riavere senza che loro vengano, lasciando la soluzione indipendente da loro e tutta a mia disposizione, spetta a Me se ti voglio tenere un minuto o mezz’ora in questo stato, se ti devo far soffrire o no, questo resta tutto a cura mia e poiché loro vogliono diversamente, sarebbe come un volermi dettare leggi del modo, del come e del quando Io devo fare le cose. Questo sarebbe un volersi ficcare troppo nei miei giudizi e farmi da maestro, mentre la creatura è tenuta ad adorarmi e non a investigare.”
Sono rimasta che non ho saputo che rispondere. Vedendo che non rispondevo, ha soggiunto:
“Questo non volersi persuadere mi dispiace assai; tu però nei contrasti e nelle mortificazioni non avere lo sguardo rivolto a quelli, ma fissalo in Me che fui il bersaglio delle contraddizioni e soffrendoli tu verrai a renderti più simile a Me; così la tua natura non potrà spostarsi, ma resterai calma e quieta. Voglio che faccia da parte tua, per quanto puoi ad ubbidire loro ed il resto lascialo a cura mia, senza turbarti.”
4 Dicembre 1902
Gesù manifesta le ragioni del suo operare.
Stavo nella mia mente pensando a questa ubbidienza dicendo: “Quelli hanno ragione di comandarmi così; poi non è qualche gran che, che il Signore mi faccia ubbidire nel modo da loro voluto. Oltre a ciò, quelli dicono: “O ti faccia ubbidire, oppure dica la ragione per cui vuole che venga il sacerdote a farti riavere da quello stato.”
Mentre pensavo ciò, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
“Figlia mia, Io volevo che da loro stessi trovassero la ragione del mio operare, perché nella mia vita, dacché nacqui finché morii, essendo racchiusa la vita di tutta la Chiesa, si trova il tutto, le questioni più difficili confrontate a qualche passo che può uniformarsi alla mia vita, si risolvono; le cose più imbrogliate si sciolgono e quelle più oscure ed ottuse che la mente umana quasi si perde in quella oscurità, vi ritrova la luce più chiara e risplendente. Questo significa che non hanno per regola del loro operare la mia vita, altrimenti avrebbero trovato la ragione. Ma giacché non hanno trovato loro la ragione, è necessario che Io parli e la manifesti.”
Dopo ciò si è alzato e con impero ha detto, tanto, che io temevo:
“Che significa quell’ostende te sacerdoti?”
Poi facendosi un po’ più dolce ha soggiunto: “La mia potenza si estendeva per ogni dove e da qualunque luogo mi trovassi potevo operare i più strepitosi miracoli, eppure, a quasi tutti i miracoli volli assistere personalmente, come nel risuscitare Lazzaro: andai, feci togliere la lapide, quindi sciogliere e poi, con l’impero della mia voce, lo richiamai a vita. Nel risuscitare la fanciulla, la presi per mano con la mia destra, richiamandola a vita e tante altre cose che stanno registrate nel Vangelo, che a tutti sono note, volli assistervi con la mia presenza. Ciò insegna che è racchiusa la vita futura della Chiesa nella mia, il modo come deve comportarsi il sacerdote nel suo operare. E queste sono cose che appartengono a te, ma in modo generale, il tuo punto proprio lo troveranno sul calvario. Io, sacerdote e vittima ed innalzato sul legno della croce, volli un sacerdote che mi assistesse in quello stato di vittima, quale fu san Giovanni, che mi rappresentava la Chiesa nascente; in lui Io vedevo tutti: Papi, vescovi, sacerdoti e tutti i fedeli insieme ed egli, mentre mi assisteva, Mi offriva qual vittima per la gloria del Padre e per il buon esito della Chiesa nascente. Questo non successe a caso, che un sacerdote mi assistesse in quello stato di vittima, ma tutto fu profondo mistero predestinato fino ab eterno nella mente divina, significando che scegliendo un’anima vittima per i gravi bisogni che nella Chiesa si trovano, un sacerdote Me la offra, Me l’assista, l’aiuti, l’incoraggi al patire; se queste cose si comprendono è bene, loro stessi riceveranno il frutto dell’opera che prestano, come san Giovanni, quanti beni non ebbe per avermi assistito sul monte Calvario? Se poi no, non fanno altro che mettere la mia opera in continui contrasti, distogliendomi i miei più bei disegni.
Oltre a ciò la mia sapienza è infinita e nel mandare qualche croce all’anima per santificarsi, non prende una sola anima ma cinque, dieci, quante a Me piacciono, acciocché non una sola, ma tutti possanosantificarsi. Come sul calvario, non fui Io solo, oltre ad avere un sacerdote, ebbi una Madre, ebbi gli amici ed anche i nemici che, nel vedere il prodigio della mia pazienza, molti mi credettero per Dio qual ero e si convertirono; se Io fossi stato solo, avrebbero ricevuto questi grandi beni? Certo che no.”
Ma chi può dire tutto ciò che mi ha detto e i significati più minuti che mi ha spiegato? L’ho detto all’improvviso che ho potuto, come nella mia rozzezza ho saputo dire, il resto spero che lo faccia il Signore, illuminando per far comprendere ciò che io non ho saputo bene manifestare.
5 Dicembre 1902
Vede una donna che piange per lo stato dei popoli, questa le chiede di non togliersi dal suo stato di vittima.
Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha comunicato le sue pene e stando io sofferente ho visto una donna che piangeva dirottamente e diceva: “I re si sono collegati insieme ed i popoli periscono e questi non vedendosi aiutati, protetti, anzi spogliati, si smarrirano ed i re senza i popoli non possono sussistere. Ma quello che mi fa più piangere, è che vedo mancare le fortezze della giustizia, quali sono le vittime, unico e solo sostegno che mantiene la giustizia in questi tempi tristissimi; almeno mi dai tu la parola di non toglierti da questo stato di vittima?”
Ed io, non so il perché, mi son sentita tanto risoluta che ho risposto: “Questa parola non la do, no, ma rimarrò finché il Signore vorrà, ma appena Lui mi dirà che è finito il tempo di far questa penitenza, non starò neppure un minuto dopo.” E quella nel sentire la mia irremovibile volontà, più piangeva, quasi volendomi muovere col suo pianto a dire il sì ed io, più che mai risoluta, ho detto: “No, no.”
E quella piangendo ha detto: “Sicché ci sarà giustizia, castighi, strage, senza alcun risparmio.”
Però, avendolo detto al confessore, mi ha detto che per ubbidienza ritirassi il no.
7 Dicembre 1902
La Francia e l’Italia non riconoscono più Gesù. Gesù la sospende del suo stato di vittima, ma lei non accetta e lotta perché non si formi la legge del divorzio.
Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata in una densissima oscurità ed in quella vi stavano migliaia di persone, che detta oscurità rendeva accecate, che loro stesse non comprendevano quello che facevano. Pareva che fosse parte dell’Italia e parte della Francia. Oh! quanti errori si scorgevano nella Francia, peggiori dell’Italia, pareva che avessero perduto la ragione umana, prima dote dell’uomo che lo fa distinguere dalle bestie, e che fossero diventati peggiori delle stesse bestie. Vicino a quest’oscurità si vedeva un lume, sono andata ed ho trovato il mio amante Gesù, ma tanto afflitto e sdegnato contro quella gente, che io tremavo a verga a verga e solo ho detto: “Signore, placati e fammi soffrire, versando sopra di me il tuo sdegno.”
E Lui mi ha detto: “Come posso placarmi se mi vogliono appartare da loro, come se non fossero opera creata da Me? Non vedi come la Francia mi ha allontanato da sé, tenendosi onorata di non riconoscermi più? E come l’Italia vuole seguire la Francia, poiché ci sono alcuni che darebbero l’anima al diavolo, purché vincano il punto di formare la legge del divorzio, tante volte da loro tentata e restati schiacciati e confusi; anziché placarmi e versare su di te il mio sdegno, ti sospendo dello stato di vittima, perché la mia giustizia ha provato varie volte, usando tutto il suo potere, per non dare quel castigo dall’uomo stesso voluto e nonostante ciò lo vuole, è necessario perciò che la giustizia sospenda chi la trattiene e faccia cadere il castigo.”
Ed io: “Signore, se mi volessi sospendere per altri castighi, avrei facilmente accettato, perché è giusto che la creatura si uniformi in tutto al tuo Santo Volere, ma l’anima mia non può accettare questa sospensione per questo male gravissimo,, piuttosto investimi del tuo potere e fammi andare in mezzo a questi tali che vogliono ciò.”
Mentre dicevo ciò mi son trovata con questi, parevano investiti da forze diaboliche, specie uno che pareva furibondo; come se volessi tutto sconvolgere ho detto e ridetto ed appena m’è riuscito di gettargli qualche barlume di ragione facendogli conoscere l’errore che commettevano; e dopo ciò mi son trovata in me stessa con scarsissime sofferenze.
8 Dicembre 1902
Il confessore usa la potestà della Chiesa per tenere crocifisso Gesù in Luisa e crocifiggendola insieme, per impedire la legge del divorzio.
Questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, quest’oggi ti voglio tenere sospesa, senza farti soffrire.”
Ed io ho incominciato a temere ed a lamentarmi con Lui ed ha soggiunto:
“Non temere, Io starò con te; anzi, quando tu occupi lo stato di vittima sei esposta alla giustizia ed oltre alle altre sofferenze; molte volte ti conviene soffrire la mia stessa privazione ed oscurità, insomma, tutto ciò che merita l’uomo per le sue colpe, ma sospendendoti l’ufficio di vittima, tutto sarà misericordia ed amore che mostrerò verso di te.”
Io mi sentivo sciolta, sebbene vedessi il mio diletto Gesù e comprendessi benissimo che non era la sua venuta che rendeva necessaria la venuta del sacerdote a farmi riavere, ma sebbene le sofferenze che Gesù mi faceva venire. Onde, non so dire il perché, l’anima sentiva una pena, ma la mia natura provava una grande soddisfazione e diceva: “Se non altro, risparmierò al confessore il sacrificio di farlo venire.” Ma mentre pensavo ciò, ho veduto insieme con Nostro Signore un sacerdote vestito di bianco, mi pareva che fosse il Papa ed unito il confessore e questi lo pregavano che mi facesse soffrire per impedire che formassero questa legge del divorzio. Ma Gesù non dava loro retta, allora il confessore, non curando che non aveva udienza, con impeto straordinario, che pareva che non fosse lui, ha preso Gesù Cristo in braccio ed a forza l’ha messo dentro di me dicendo: “Ti starai crocifisso in essa, crocifiggendola, ma questa legge non la vogliamo.”
Gesù è rimasto come legato dentro di me, crocifisso da quella imponenza, sentendo io acerbamente i dolori della croce ed ha detto:
“Figlia, è la Chiesa che vuole e la sua potestà, unita alla forza della preghiera, mi lega.”
9 Dicembre 1902
Luisa si trova insieme con Gesù Cristo, come inchiodata con Lui. Parlano circa il divorzio.
Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa insieme con Gesù Cristo, come inchiodata con Lui e siccome io soffrivo, me ne stavo in silenzio. In questo mentre ho visto unito il confessore con l’angelo custode che gli diceva:
“Questa poverina è molto sofferente, tanto che non può parlare; dalle un po’ di tregua, che quando due amanti sfogano insieme ciò che tengono nel loro interno, finiscono col concedersi a vicenda ciò che vogliono.”
Onde mi son sentita sollevare le sofferenze ed in primo ho detto certi bisogni del padre, col pregarlo che lo facesse tutto di Dio, perché quando uno giunge ad esser tale, non può trovare alcuna difficoltà a concedergli ciò che vuole, perché non potrà cercare altro se non ciò che piace a Dio; poi ho detto: “Signore, giungeranno gli uomini a formare nell’Italia questa legge del divorzio,?”
E Lui: “Figlia mia, corre pericolo, a meno che qualche fulmine cinese non giunga ad impedire loro l’intento.”
Ed io: “Signore, come, è forse qualcuno della Cina, che forse mentre staranno per fare ciò, prenderà qualche fulmine e lo lancerà in mezzo a loro per ucciderli, in modo che quelli, spaventati, prenderanno la fuga?”
E Gesù: “Quando non comprendi è meglio che taci.”
Ed io sono rimasta confusa e non ho ardito più parlare e senza che abbia capito il significato. Però, l’angelo custode stava a dire al confessore: “Oltre l’intenzione della croce unita a quella di farlo versare, perché se otterrete ciò vincerete il punto e non potranno farla.
15 Dicembre 1902
Resta inchiodata con Gesù. L’uomo sta per essere schiacciato dal peso della giustizia divina.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio adorabile Gesù gettato a terra, crocifisso, che tutti lo calpestavano ed io per impedire che ciò facessero, mi son distesa sopra per poter ricevere sopra di me ciò che facevano a Nostro Signore. E mentre stavo in quella posizione ho detto:
“Signore, che Ti costa che quei stessi chiodi che trafiggono Te, trafiggano me insieme?”
In questo mentre, mi sono trovata inchiodata con quegli stessi chiodi che tenevano confitto il benedetto Gesù, Lui sotto ed io sopra; ed in questa posizione ci siamo trovati in mezzo a quegli uomini che vogliono il divorzio e Gesù mandava a quelli tanti raggi di luce prodotti dalle sofferenze che Gesù ed io soffrivamo e quelli restavano abbagliati e confusi. E comprendevo che se il Signore si compiacerà di farmi continuare a soffrire, quando quelli verranno per fare ciò, riceveranno qualche smacco senza che concluderanno nulla. Dopo ciò è scomparso, restando io sola a soffrire e poi è ritornato di nuovo ma non crocifisso e si è gettato nelle mie braccia, ma tanto si è reso pesante che le mie povere braccia non ce la facevano e stavo per farlo cadere a terra. Onde, vedendo che nonostante mi sforzassi non potevo contenere quel peso, era tanta la pena che sentivo che dirottamente piangevo e Lui, vedendo il pericolo certo di cadere ed il mio pianto, piangeva insieme. Che scena straziante, onde facendomi violenza l’ho baciato nel volto, e Lui ha baciato me, gli ho detto: “Vita e fortezza mia, da me sono debole e nulla posso, ma con Te tutto posso; perciò fortifica la mia debolezza con l’infondermi la tua stessa fortezza e così potrò portare il peso della tua persona, unico mezzo per poterci a vicenda risparmiare questo dispiacere, io di farti cadere e Tu di soffrire la caduta.”
Nel sentire ciò, Gesù mi ha detto: “Figlia mia e tu non comprendi il significato della mia pesantezza? Sappi che è il peso enorme della giustizia che né Io posso più sopportare, né tu potrai contenere e l’uomo sta per essere schiacciato dal peso della giustizia divina.”
Io nel sentire ciò piangevo e Lui, quasi per distrarmi, siccome prima di venire tenevo un timore forte che non dovessi ubbidire su certe cose, ha aggiunto:
“E tu diletta mia, perché tanto temi che non ti faccia ubbidire? Non sai che quando tiro, unisco, immedesimo un’anima a Me, comunicandole i miei segreti, il primo tasto che metto che suona più bello e che comunica il suono a tutti gli altri tasti, è il tasto dell’ubbidienza? Tanto che se gli altri tasti non stanno in comunicazione col primo tasto, suoneranno in un modo discordante, che mai potrà essere gradevole al mio udito. Perciò non temere e poi, non tu ma Io ubbidirò in te ed essendo ubbidienza che spetterà a Me di fare, lascia fare a Me, senza darti pensiero, ché Io solo so bene quello che conviene ed il modo come farmi conoscere.”
Detto ciò è scomparso ed io mi son trovata in me stessa. Sia sempre benedetto il Signore.
17 Dicembre 1902
Per poter essere vittima è necessaria l’unione permanente con Gesù.
Questa mattina, venendo il mio adorabile Gesù, lo stavo pregando che si placasse dicendogli: “Signore, se non posso io sola sostenere il peso della tua giustizia, vi sono tante anime buone, dividendo un poco per ciascuno, riuscirà più facile sostenere il peso e così le genti potranno essere risparmia.”
E Lui: “E tu, figlia mia, non sai che per poter la mia giustizia sgravare sopra qualche anima il peso dell’altrui castigo, l’anima si deve trovare in possesso della mia unione permanente, di modo ché tutto ciò che opera, soffre, intercede ed ottiene, le viene dato per virtù della mia unione stabilita in essa, non facendo altro l’animacché mettere la sua volontà unificandola con la mia, né la mia giustizia potrebbe farlo se prima non le dà le grazie necessarie per poter mettere l’anima a soffrire per cagione altrui.”
Ed io: “E come la tua unione è in me permanente? Mi vedo tanto cattiva.”
E Lui rompendo il mio dire ha soggiunto: “Sciocca, che dici? Non mi senti continuamente in te, non avverti i movimenti sensibili che faccio nel tuo interno, la preghiera continua che nel tuo interno si eleva, non potendo tu far diversamente, forse sei tu od Io che abito in te? Al più non mi vedi qualche volta e questo dice forse che la mia unione non è permanente in te?”
Io sono rimasta confusa e non ho saputo che rispondere.
18 Dicembre 1902
Gesù la porta di nuovo a soffrire con Lui, per vincere quelli che vogliono il divorzio.
Non appena mi son trovata nel solito mio stato, il benedetto Gesù è venuto, ma tanto sofferente che faceva compassione; onde, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, vieni di nuovo a soffrire con Me per poter vincere l’ostinazione di quelli che vogliono il divorzio, proviamo un’altra volta, tu sarai sempre pronta a soffrire ciò che voglio, non è vero? Mi dai il tuo consenso?”
Ed io: “Sì, Signore, fa’ quello che vuoi.”
Appena ho detto sì, il benedetto Gesù si è disteso dentro di me crocifisso e siccome la mia natura era più piccola della sua, tanto mi ha stirato da farmi giungere alla sua stessa persona, poi ha versato pochissimo, sì, ma tanto amaro e pieno di sofferenze, che non solo mi sentivo i chiodi ai punti della crocifissione, ma sentivo tutto il corpo confitto da tanti chiodi, in modo che mi sentivo tutta stritolare. Quindi, per poco mi ha lasciato in quella posizione e mi son trovata in mezzo ai demoni che, vedendomi così sofferente, dicevano: “Fino alla fine questa maledetta vincerà un’altra volta e non faremo la legge del divorzio. Maledetta la tua esistenza, tu cerchi di nuocerci e di disperdere i nostri affari col rovinare tante nostre fatiche mandandole a vuoto, ma te la faremo pagare, ti muoveremo contro vescovi, sacerdoti e genti, in modo che un’altra volta ti faremo passare il vizio di accettare le sofferenze.” E mentre diceva ciòno mi mandavano vortici di fiamme e fumo. Io mi sentivo tanto sofferente che non capivo me stessa. Il benedetto Gesù è ritornato ed i demoni sono fuggiti alla sua vista e di nuovo mi ha rinnovato le stesse sofferenze più forti di prima e così ha ripetuto per altre due volte e sebbene sia stata quasi sempre con Gesù, siccome mi trovavo come compressa da forti sofferenze, non gli ho detto niente, solo Lui or mi diceva:
“Figlia mia, per ora è necessario che soffra, abbi pazienza, non vuoi prendere cura dei miei interessi come se fossero tuoi?”
Ed ora mi sosteneva fra le sue braccia, non potendo la mia natura sostenere da sola il peso di quelle sofferenze. Poi mi ha detto:
“Diletta, vuoi tu vedere il male che è avvenuto in quei giorni che ti ho tenuto sospesa da questo stato?”
In questo mentre non so come, ho visto la giustizia e la vedevo piena di luce, di grazia, di castighi e di tenebre e per quanti giorni ero stata sospesa, tanti rivoli di tenebre scendevano sopra la terra e quelli che vogliono fare male e dire male restavano più accecati e prendevano forza a metterla in esecuzione, rivolgendosi contro la Chiesa e le persone sacre. Io sono rimasta meravigliata e Gesù mi ha detto:
“Tu credevi che fosse niente, tanto che non ti curavi, ma non era così, hai visto quanto male ne è venuto e quanta forza hanno preso i nemici da giungere a fare quello che nel tempo in cui ti ho tenuto sempre in questo stato, non hanno potuto.”
Dopo ciò è scomparso.
24 Dicembre 1902
Effetti del patire. Valore della superbia.
Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa ed ho trovato Nostro Signore che vicino teneva una croce, tutta intrecciata di spine. Onde l’ha presa e me l’ha messa sopra le spalle, comandandomi che la portassi in mezzo ad una moltitudine di gente, per dare prova della sua misericordia e placare la giustizia divina. Era tanto pesante che la portavo curva e quasi strisciandomi. Mentre la portavo, Gesù è scomparso e colui che mi guidava, quando sono giunta ad un punto, mi ha detto:
“Lascia la Croce e spogliati, ché deve ritornare Nostro Signore e ti deve trovare pronta per la crocifissione.”
Io mi sono spogliata e ho tenuto le vesti in mano per la vergogna che la natura sentiva ed ho detto fra me: “Appena verrà le lascerò.”
In questo mentre è ritornato e trovandomi con le vesti in mano mi ha detto:
“Neppure ti sei fatta trovare del tutto spogliata per poterti subito crocifiggere, allora la riserveremo in altro tempo.”
Io sono rimasta confusa ed afflitta, senza potere articolare parola e Gesù, per consolarmi, mi ha presa per mano e mi ha detto:
“Dimmi, che vuoi che ti doni?”
Ed io: “Signore, patire.”
E Lui: “E che altro?”
Ed io: “Non Ti so chiedere altro che patire.”
E Gesù: “E amore non ne vuoi?”
Ed io: “No, patire; perché dandomi il patire mi darai più amore e questo lo conosco per esperienza, che per ottenere le grazie, l’amore più forte e tutto te stesso, non si ottiene in altro modo che per mezzo del patire e per meritarmi tutte le tue simpatie, gusti e compiacimenti, unico e solo mezzo è il patire per amor tuo.”
E Lui: “Diletta mia, ti ho voluto provare per riaccendere in te maggiormente il desiderio di patire per amor mio.”
Dopo ciò ho visto persone che si ritenevano più importanti degli altri e il benedetto Gesù ha detto:
“Figlia mia, chi innanzi a Me ed innanzi agli uomini si crede qualche cosa, vale niente; e chi si crede niente, vale tutto. Primo innanzi a Me, perché se fa qualche cosa non crede di farla perché può farla, ha la forza, la capacità, ma la fa perché riceve da Dio la grazia, gli aiuti, i lumi, quindi si può dire che la fa in virtù del potere divino e chi ha con sé il potere divino, già vale tutto. Secondo innanzi agli uomini, questo agire in virtù del potere divino la fa operare tutto diversamente e non fa altro che tramandare luce del potere divino che in sé contiene, in modo che i più perversi senza volerlo, sentono la forza di questa luce e si sottomettono ai loro voleri ed ecco che anche dinanzi agli uomini vale tutto. Tutto al contrario chi si crede qualche cosa, oltre che vale niente, è abominevole alla mia presenza ed i modi ostentati e distinti che tengono, credendosi importanti, beffandosi degli altri, gli uomini li tengono segnati a dito come soggetti di derisione e di persecuzione.”
26 Dicembre 1902
Le calunnie, le persecuzioni, i contrasti, servono per giustificare l’uomo.
Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo tutta oppressa e con timore di ricevere persecuzioni, contrasti, calunnie, non solo io, di me non mi curo perché sono una povera creatura che vale niente, ma il confessore con altri sacerdoti. Onde mi sentivo il cuore schiacciato da questo peso senza poter trovare quiete. In questo mentre è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
“Figlia mia, perché sei turbata ed inquieta perdi il tempo? Per le cose tue non c’è niente e poi tutto è provvidenza divina che permette le calunnie, le persecuzioni, i contrasti, per giustificare l’uomo e farlo ritornare all’unione del Creatore, da solo a solo[FMA1] , senza appoggio umano come uscì nell’essere creato. Ed ecco come l’uomo per quanto buono e santo sia, sempre gli resta qualche cosa di spirito umano nel suo interno, come pure nel suo esterno non è perfettamente libero, sempre ha qualche cosa d’umano in cui spera, confida e s’appoggia e da cui vuole riscuotere stima e rispetto. Se succede il vento delle calunnie, persecuzioni e contrasti, oh! che grandine distruggitrice riceve lo spirito umano, perché l’uomo vedendosi battagliato, mal veduto, disprezzato dalle creature, non trova più soddisfazione tra loro; anzi, gli vengono a mancare tutti insieme: Aiuti, appoggi, fiducia e stima; e se prima andava in cerca di loro, dopo lui stesso li fugge, perché dovunque si volge non trova che amarezze e spine. Quindi, ridotto in questo stato rimane solo e l’uomo non può stare, n’è fatto per stare solo; che farà il poverino? Si rivolgerà tutto, senza il minimo impiccio al suo centro Iddio e Iddio si darà tutto a Lui e l’uomo si darà tutto a Dio, applicando il suo intelletto nel conoscerlo, la sua memoria nel ricordarsi di Dio e dei suoi benefici, la volontà ad amarlo. Ed ecco figlia mia, giustificato, santificato e rifatto nell’anima sua il fine per cui è stato creato. Ed anche se dopo gli converrà trattare con le creature e si vedrà offrire aiuti, appoggi, stima, li riceverà con indifferenza, conoscendo a prova chi sono; e se se ne servirà lo farà solo quando vedrà l’onore e la gloria di Dio, restando sempre solo Dio e lui.
30 Dicembre 1902
Il Signore le fa vedere terremoti, distruzioni di città e le parla della sua Volontà.
Trovandomi nel solito mio stato, mi pareva di vedere la Santissima Trinità ed io in mezzo a loro, come se volessero risolvere che cosa dovessero fare del mondo. Onde, pareva che dicessero:
“Se al mondo non si mandono fierissimi flagelli, tutto per lui è finito in fatto di religione e gli uomini diventeranno peggiori degli stessi barbari.”
E mentre diceva ciòno, pareva che scendessero sulla terra guerre di ogni specie, terremoti da distruggere intere città e malattie. Io nel vedere ciò, tutta tremante, ho detto: “Maestà Suprema, perdona l’umana ingratitudine, ora più che mai il cuore dell’uomo è ribellato; se si vedrà mortificato si ribellerà maggiormente e aggiungerà oltraggi ad oltraggi alla tua Maestà.” Ed una voce che usciva da mezzo a loro diceva:
“L’uomo si può ribellare quando è solo mortificato, ma quando è distrutto, cessa la sua ribellione; ora qui non si parla di mortificazione, ma di distruzione.”
Dopo ciò sono scomparsi; ma chi può dire come sono rimasta, molto più che mi sentivo come una disposizione di volere uscire da questo stato di sofferenze ed una volontà non perfettamente acquietata al Volere Divino. Vedevo con chiarezza che la più brutta onta[FMA2] che può fare la creatura al Creatore è opporsi al Volere suo Santissimo, ne sentivo la pena, temevo forte che potessi fare un atto opposto al suo Volere, nonostante ciò non mi potevo acquietare. Quindi, dopo molto stentare, è ritornato il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, molte volte Io mi diletto ad eleggere le anime, a circondarle di fortezza divina in modo che nessun nemico possa in lei entrare e vi stabilisco il mio perpetuo soggiorno ed in questa dimora che faccio mi abbasso, si può dire, ai più minuti servizi, la ripulisco, l’estirpo tutte le spine, le distruggo tutto ciò che di male ha prodotto la natura umana e vi pianto tutto ciò che di bello e di buono si trova in me; tanto da formare il più bel giardino delle mie delizie, da servirmene a mio gusto e secondo le circostanze della mia gloria e del bene altrui, tanto, che si può dire che non ha più nulla del suo, servendomi solo per mia abitazione. Onde, sai tu che ci vuole per distruggere tutto questo? un atto opposto alla mia Volontà; e tutto questo lo farai tu se ti opporrai alla mia Volontà.”
Ed io: “Temo Signore che i superiori mi possano dare l’ubbidienza dell’altra volta.”
E Lui: “Questo non è cosa tua ed Io me la vedrò con loro, ma qui c’è il tuo volere.”
Con tutto ciò non mi potevo quietare ed andavo ripetendo nel mio interno: “Che cambiamento funesto mi è successo, chi ha disgiunto il voler mio dal Volere del mio Dio, che pareva tutt’uno?”
31 Dicembre 1902
Gesù l’ama tanto che giunge ad amarla quanto si ama Se stesso, sebbene però alcune volte non possa vederla e le sia nauseante. Spiegazioni.
Continuando a stare col timore che potessi oppormi al Volere del mio adorabile Gesù, mi sentivo tutta oppressa ed angustiata e stavo pregando che mi liberasse dicendo: “Signore, abbi pietà di me; non vedi il pericolo in cui mi trovo? E’ possibile che io, vilissimo vermicciuolo ardisca tanto, da sentirmi opposta al tuo Santo Volere? E poi, qual bene posso io trovare ed in qual precipizio piomberò se mi trovo disgiunta della Tua Volontà?” Mentre dicevo ciò, il benedetto Gesù si è mosso nel mio interno e con una luce che mi ha mandato pareva che mi dicesse:
“Tu non comprendi mai nulla, questo stato è stato di vittima; come ti hanno offerto vittima per Corato, tu accettasti; ora che cosa c’è di male in Corato? Non c’è forse la ribellione verso il Creatore della creatura? Tra sacerdoti e secolari, tra partiti e partiti? Ora il tuo stato di ribellione non voluto, il timore, le tue pene, è stato espiatorio; e Io soffrii questo stato di espiazione nel Getsemani tanto che giunsi a dire: “Se è possibile passi da Me questo calice, ma non la mia, ma la tua Volontà si faccia.” Mentre in tutto il corso della mia vita l’avevo tanto desiderato, fino a sentirmi consumare.”
Nel sentire ciò, pare che mi sono tranquillizzata e rafforzata e l’ho pregato che versasse in me le sue amarezze ed essendomi avvicinata alla sua bocca e per quanto ho succhiato non veniva nulla, solo un alito amarissimo che mi amareggiava tutto l’interno, ond’io vedendo che nulla versava ho detto: “Signore, non mi vuoi più bene, non vuoi versare le amarezze, almeno versa le tue dolcezze.”
E Lui: “Anzi ti voglio più bene e se tu potessi entrare nel mio interno vedresti con chiarezza in tutte le mie parti l’amore distinto verso di te, alcune volte ti amo tanto, che giungo ad amarti quant’amo Me stesso, sebbene però alcune volte non possa vederti e mi sia nauseante.”
Che fulmine sono state queste ultime parole al mio povero cuore, pensare che non sempre ero amata dal mio amante Gesù e giungevo ad essere un’anima abominevole. Se non fosse corso Lui stesso a spiegarmi il significato io non avrei potuto più vivere, onde ha soggiunto:
“Povera figlia, ti è assai duro questo? Hai incontrato la mia stessa sorte, Io ero sempre qual ero, uno con la Trinità Sacrosanta e ci amavamo d’un amore eterno, indissolubile, eppure coperto come vittima di tutte le iniquità degli uomini il mio esterno era abominevole innanzi alla Divinità, tanto che la giustizia divina non mi risparmiò in parte alcuna, rendendosi inesorabile, fino ad abbandonarmi. Tu sei sempre qual sei con Me e siccome occupi lo stato di vittima, il tuo esterno compare innanzi alla divina giustizia coperto delle colpe altrui, ecco perciò ti ho detto quelle parole, tu però quietati, perché ti amo sempre.”
Detto ciò è scomparso, pare che il benedetto Gesù questa volta abbia voglia d’inquietarmi, sebbene mi dia subito la pace. Sia sempre benedetto e ringraziato.
5 Gennaio 1903
La libertà è necessaria per conoscere il buono ed il cattivo.
Questa mattina mi sentivo quasi libera dalle sofferenze, io stessa non sapevo che fare, quando mi son sentita fuori di me stessa e ho visto persone del nostro paese che oltre alle parole e calunnie che avevano detto, macchinavano di giungere ai fatti, in questo mentre ho visto il benedetto Gesù ed ho detto: “Signore, troppa libertà dai a questi uomini infernali, finora sono state parole d’inferno ed ora vogliono giungere a mettere mani addosso ai tuoi ministri, legali ed abbi compassione di loro ed insieme difendi quelli che Ti appartengono.”
E lui: “Figlia, è necessaria questa libertà per conoscere il buono ed il cattivo, sappi però che sono stanco dell’uomo e tanto stanco che lo partecipo a te, in modo che quando tu senti quella stanchezza di questo stato di vittima e quasi la volontà di volerne uscire, vieni da Me e ti avverto di stare attenta di non mettere alcuna volontà, perché Io vado trovando la volontà della creatura per appoggiarmi e castigare i ribelli. Però proviamo, ti farò ancora soffrire e quelli resteranno senza forza e non potranno fare nulla di ciò che vogliono.”
Chi può dire ciò che ho sofferto e quante volte mi ha rinnovato la crocifissione e mentre faceva ciò, mi ha detto alzando la sua mano verso il Cielo:
“Figlia mia, non ho fatto l’uomo per la terra, ma per il Cielo e la sua mente, il suo cuore e tutto ciò che il suo interno contiene, avrebbero dovuto esistere in Cielo e se ciò facesse, riceverebbe nelle tre potenze l’influsso della Santissima Trinità, lasciandola ricopiata in se stesso; ma siccome si occupa di terra, riceve in sé il fango, il marciume e tutta la sentina dei vizi che la terra contiene.”
7 Gennaio 1903
Domanda a Gesù chiarimento del suo stato e Lui la rischiara.
Continuando il mio solito stato, stavo pensando: “E’ possibile, può essere vero che per poche mie sofferenze, il Signore debba sospendere i castighi, debilitare le forze umane per non fare le rivoluzioni e formare leggi inique; e poi, chi sono io da meritare con poche sofferenze tutto questo? Mentre pensavo ciò, è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, né tu, né chi ti dirige hanno compreso il tuo stato; già tu nello stato di sofferenze scomparirai affatto ed Io solo, non misticamente, ma in carne viva riproduco le stesse mie sofferenze che soffrii nella mia Umanità; e non furono forse le mie sofferenze che debilitarono i demoni, illuminarono le menti accecate, in una parola che formò la redenzione dell’uomo? E se lo potettero allora nella mia Umanità, non lo possono forse fare adesso nella tua? Se un re andasse ad abitare in un piccolo tugurio e di là dispensasse grazie, aiuto, monete, continuasse il suo ufficio di re, se qualcuno non credesse si direbbe che è sciocco, se è re può fare del bene tanto nel palazzo regale, quanto nel piccolo tugurio; anzi si ammira più la bontà, che essendo re non disdegna d’abitare piccoli tuguri e vili capanne; tale è il fatto tuo.”
Io comprendevo con chiarezza tutto ciò ed ho detto: “Signore mio, tutto va bene come dici, ma tutta la difficoltà del mio stato sta nella venuta del sacerdote.”
E Lui: “Figlia mia, ancorché un re abitasse piccoli tuguri, le circostanze, la necessità, lo stato di re, conviene che i suoi ministri non lo lascino solo, ma che gli facciano compagnia servendolo ed ubbidendolo in ciò che lui vuole.”
Son rimasta tanto convinta, che non ho saputo più che dire.
9 Gennaio 1903
Tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama.
Questa mattina mi sentivo tutta oppressa, siccome era stato Monsignore a visitarmi ché diceva che non era certo che fosse Gesù Cristo che operasse in me; nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, per comprendere bene un soggetto ci vuole la credenza, perché senza di questa tutto è buio nell’intelletto umano, mentre il solo credere accende nella mente una luce e per mezzo di questa luce scorge con chiarezza la verità e la falsità, quando opera la grazia e quando la natura e quando la diabolica. Vedi, il Vangelo è noto a tutti; ma chi comprende il significato delle mie parole, le verità che in esso contiene? Chi se le conserva nel proprio cuore e ne fa un tesoro per comprarsi il regno eterno, chi crede. E tutti gli altri non solo non comprendono un’acca, ma se ne servono per farsene beffe e mettere in burla le cose più sante. Onde si può dire che tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama e per tutti gli altri niente è scritto per loro. Così è di te, chi ha un po’ di credenza vede le cose con chiarezza e trova la verità, chi no, vede le cose tutte confuse.”
10 Gennaio 1903
Le parole che più consolano la dolce Mamma sono: “Dominus Tecum.”
Questa mattina, dopo aver molto stentato è venuta la Regina Madre col Bambino in braccio e l’ha dato a me dicendomi che lo tenessi corteggiato cogli atti continui d’amore. Ho fatto per quanto ho potuto e mentre facevo ciò, Gesù mi ha detto:
“Diletta mia, le parole più gradite e che più consolano la mia Madre, è il “Dominus Tecum”, perché appena furono pronunziate dall’arcangelo, sentì in sé comunicarsi tutto l’Essere Divino e quindi si sentì investita del divin potere, in modo che il suo, a fronte del potere divino, si disperse e mia Madre rimase col potere divino nelle sue mani.”
11 Gennaio 1903
Vede Monsignore che combatte per la religione.
Avendo il confessore detto che pregassi secondo l’intenzione di Monsignore, trovandomi fuori di me stessa, vedevo cose che non riguardavano Monsignore ma altre persone e tra queste vedevo una buonissima donna, ma tutta costernata e piangente e Monsignore sotto le braccia d’una croce con Cristo confitto sopra che difendeva e doveva avere occasione per combattere per la religione ed il benedetto Gesù che diceva: “li confonderò”.
13 Gennaio 1903
Vede la Santissima Trinità. Mali delle adulazioni.
Trovandomi nel solito mio stato, pareva di vedere la Santissima Trinità, che si guardavano a vicenda ed in quegli sguardi era tanta la loro bellezza, che rimanevano estatici col solo guardarsi ed in questo stato traboccavano fuori in amore e da quest’amore restavano come scossi, per rimanere più intensamente estatici, sicché tutto il loro bene e compiacimento era compreso in loro stessi e tutta la loro eterna vita e beatitudine ed esercizio, stava racchiuso in questa sola parola: “amore” e tutta la beatitudine dei santi era formata da questo operare perfetto della Santissima Trinità.
Mentre vedevo ciò, il Figlio ha preso la forma di Crocifisso ed uscendo da mezzo a Loro, è venuto a me partecipandomi le pene della crocifissione e mentre stava con me, si è portato di nuovo in mezzo a Loro ed ha offerto le sue e le mie sofferenze ed ha soddisfatto all’amore che dovevano tutte le creature. Chi può dire il loro compiacimento e come restavano soddisfatti dell’offerta del Figlio? Pareva che siccome nel creare le creature, non era uscito altro dal loro interno che fiamme contenute d’amore, per dare sfogo a questo amore si misero a creare tante altre loro immagini e, allora restano soddisfatte quando ricevono ciò che hanno dato, cioè: Amore hanno dato, amore vogliono; sicché il più brutto affronto è il non amarli. Eppure, oh! Dio tre volte santo, chi è che ti ama?
Dopo ciò sono scomparsi, ma chi può dire ciò che comprendevo? La mia mente si perdeva e la lingua non sa articolar parola. Onde, dopo poco il benedetto Gesù è ritornato col volto coperto di sputi e di fango e mi ha detto:
“Figlia mia, le lodi, le adulazioni, sono sputi e fango che sporcano ed infangano l’anima ed accecano la mente, per non farle conoscere chi egli veramente sia, specie se non partono dalla verità; che se partono dalla verità e la persona è degna di lodi, conoscendo la verità darà a Me la Gloria; ma se partono dalla falsità, spingono a tale eccesso l’anima, da confermarsi maggiormente nel male.”
31 Gennaio 1903
Effetti della corona di spine di Gesù.
Dopo avere molto stentato, per breve tempo ho visto il benedetto Gesù nel mio interno che teneva la corona di spine ed io mi sono messa a guardarlo ed a compatirlo e Lui mi ha detto:
“Figlia mia, volli soffrire queste spine nella mia testa oltre per espiare tutti i peccati di pensieri, per unire l’intelligenza divina all’umana, perché l’intelligenza divina era come dispersa nelle menti umane e le mie spine la chiamarono dal Cielo e la innestarono di nuovo. Non solo questo, ma ottenni a chi doveva manifestare le cose divine, aiuto, forza, delucidazione per farla conoscere agli altri.”
1 Febbraio 1903
La Regina Mamma la riprende. Si apre una chiesa protestante in Corato.
Trovandomi nel solito mio stato mi sentivo tutta afflitta, specie ché il mio confessore mi aveva detto che questa mattina si sarebbe aperto in Corato una chiesa protestante e che dovevo pregare il Signore che facesse succedere una cosa qualunque per farli confondere a costo di qualunque mia sofferenza e, vedendo che il Signore non veniva e quindi non mi sentivo grandi sofferenze, unico mezzo per ottenere questa specie di grazie, sentivo un’afflizione grandissima. Onde dopo molto stentare è venuto il benedetto Gesù e vedevo il confessore che insisteva molto e pregava per farmi soffrire; così pare che mi ha partecipato le pene delle croce e dopo mi ha detto:
“Figlia mia, ti ho fatto soffrire costretto dalla potestà sacerdotale e permetterò che quelli che andranno, invece di restare convinti di quello che i protestanti diranno, li prenderanno a burla e poi se il castigo piombò su a Corato nei giorni che ti tenni sospesa dallo stato di vittima, deve avere il suo corso e se tu continuerai a soffrire, disporrò i cuori in modo che a tempo opportuno mi servirò di qualche occasione per farli restare del tutto confusi e distrutti.”
Dopo poi, è venuta la Regina Madre, come se avesse voluto usare con me un tratto di giustizia, mi ha ripreso aspramente di qualunque pensiero e parola, specie quando vedendomi con pochissime sofferenze dico che non è più Volontà di Dio e quindi voglio uscire da questo stato. Chi può dire con qual rigore mi ha ripreso, dicendomi: “che il Signore permette che qualche giorno ti sospenda, può essere; macché ti disponi tu, questo è intollerabile innanzi a Dio, venendo tu quasi a dettare leggi del modo come ti deve tenere”. Sentivo tanto la forza del rigore, che stavo per venir meno, tanto che il benedetto Gesù, avendo compassione di me, mi ha sostenuto tra le sue braccia.
9 Febbraio 1903
I beni che ha la Chiesa Cattolica e i mali dei protestanti.
Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, ho visto il confessore con un altro sacerdote santo il quale diceva:
“Levati qualunque pensiero che non sia Volontà di Dio la tua posizione.”
Poi ha preso il discorso su questi protestanti di cui si parla a Corato ed ha detto:
“Poco o niente faranno, perché i protestanti non hanno l’amo della verità per pescare i cuori, come l’ha la Chiesa Cattolica, manca loro la barca della vera virtù per poterli mettere in salvo, sono sprovvisti di vele, di remi, di ancora, quali sono gli esempi e gli insegnamenti di Gesù Cristo e giungono a non avere né un pane come sfamarsi, né acqua per dissetarsi e lavarsi, quali sono i sacramenti e quel che è più, manca loro fino il mare della grazia per potere andare a pescare le anime. Onde, mancando tutto questo, quali progressi potranno loro fare?”
Ed ha detto tante altre cose che io non so bene ripetere. Dopo ciò è venuto il mio amabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, chi mi ama si fissa di fronte al centro Divino, ma chi si rassegna e fa in tutto la Volontà Divina, possiede in se stesso il centro della Divinità.”
E come lampo è scomparso. Poco dopo è ritornato ed io lo stavo ringraziando della Creazione e Redenzione e di tanti altri benefici. E Lui ha soggiunto:
“Nella Creazione formai il mondo materiale e nella Redenzione formai il mondo spirituale.”
22 Febbraio 1903
Il peccato è veleno ed il dolore è il contravveleno.
Trovandomi nel solito mio stato, per poco ho visto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
“Figlia mia, il peccato offende Dio e ferisce l’uomo e siccome fu fatto dall’uomo e fu offeso Dio, per ricevere una piena soddisfazione ci voleva un uomo ed un Dio che soddisfacesse. E nei trent’anni del mio corso mortale soddisfeci per le tre età del mondo, per i tre diversi stati di leggi: Di natura, scritta e di grazia e per le tre diverse età di ciascun uomo: Adolescenza, gioventù e vecchiezza. Io per tutti soddisfeci, meritai ed impetrai; e la mia Umanità serve di scala per salire al Cielo; ma se l’uomo non sale questa scala, con l’esercizio delle proprie virtù invano provi a salirvi e renderà inutile per se stesso il mio operato.”
Ond’io, sentendo nominare il peccato ho detto: “Signore, dimmi un po’ perché tanto Ti piace quando un’anima s’addolora di averti offeso.”
E Lui: “Il peccato è un veleno che avvelena tutta l’anima e la rende tanto deforme, da far scomparire in se stessa la mia immagine ed il dolore distrugge questo veleno e le restituisce la mia immagine, il vero dolore è un contravveleno e siccome il dolore distrugge il veleno fa un vuoto nell’animache è riempito dalla mia grazia; ecco la causa del mio piacere, ché vedo risorta per mezzo del dolore l’opera della mia Redenzione.”
23 Febbraio 1903
Non vogliono per capo Nostro Signore. La Chiesa sarà sempre Chiesa.
Trovandomi fuori di me stessa, mi son trovata vicino ad un giardino che pareva fosse la Chiesa, vicino al quale ci stavano persone che macchinavano un attentato alla Chiesa e al Papa ed in mezzo a questi ci stava Nostro Signore crocifisso, ma senza testa. Chi può dire la pena, il ribrezzo che faceva nel vedere il suo Santissimo Corpo in quello stato e comprendevo che gli uomini non vogliono Gesù Cristo per loro capo e siccome la Chiesa lo rappresenta su questa terra, perciò cercano di distruggere quello che ne fa le veci. Dopo mi son trovata in un altro luogo, in cui ho trovato altre persone che mi domandavano: “Che ne dici tu della Chiesa?”
Ed io, sentendomi una luce nella mente, ho detto: “La Chiesa sarà sempre Chiesa, al più potrà lavarsi nel proprio sangue, ma questo lavacro la renderà più bella e gloriosa.”
Quelli, nel sentire ciò, hanno detto: “E’ falso, chiamiamo il nostro dio e vediamo che cosa ne dice.”
Onde è uscito un uomo che superava tutti nell’altezza, con corona in testa ed ha detto:
“La Chiesa sarà distrutta, non esisteranno funzioni pubbliche, al più qualcuna nascosta e la Madonna non sarà più riconosciuta.”
Io, nel sentire ciò, ho detto: “E chi sei tu che ardisci dire questo? Non sei tu forse quel serpente condannato da Dio a strisciare la terra? Ed ora osi tanto da farti credere re ingannando le genti? Ti comando di farti conoscere per quel che sei.”
Mentre dicevo ciò, da alto si è fatto molto basso, ha preso la forma di serpente, facendo un lampo, è sprofondato; ed io mi son trovata in me stessa.
5 Marzo 1903
Gesù si fa vedere che porta un fascio di croci in braccio, e le dice che sono le croci del disinganno, che ha pronte per ciascuno.
Trovandomi nel mio solito stato mi son trovata insieme col benedetto Gesù che portava un fascio di croci di spine in braccio, tutto stanco ed affannato. Ed io, vedendolo in quello stato, ho detto:
“Signore, a che pro affannarvi tanto con questo fascio in braccio?”
E Lui: “Figlia mia, queste sono le croci del disinganno, che ho sempre pronte per disingannare le creature.”
Ora, mentre diceva ciò, ci siamo trovati in mezzo alle genti ed il benedetto Gesù, non appena vedeva uno che si attaccava alle creature, prendeva da quel fascio la croce della persecuzione e ce la dava e quello, vedendosi perseguitato, mal veduto, restava disingannato e comprendeva che erano le creature e che solo Iddio merita d’essere amato. Se qualche altro si attaccava alle ricchezze, prendeva da quel fascio la croce della povertà e ce la dava e quello, vedendo sfumate le ricchezze, ammiserito, comprendeva che tutto è fumo quaggiù e che vere ricchezze sono le eterne e quindi attaccava il suo cuore a tutto ciò che è eterno. Se un altro si legava alla propria stima, al sapere, il benedetto Gesù con tutta dolcezza prendeva la croce delle calunnie e delle confusioni e ce la dava e quello confuso, calunniato, si toglieva come una maschera e comprendeva il suo nulla, il suo essere e tutto il suo interno ordinava in ordine solo a Dio e non più a se stesso. E così poi di tutte le altre croci. Dopo ciò, il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“Hai visto la causa per cui ho questo fascio di croci in braccio? L’amore verso le creature mi costringe a tenerlo, stando in continua attitudine per loro; essendo la croce il primario disinganno ed il primo che giudica l’operato delle creature, in modo che se la creatura si arrende, la croce le farà scansare il giudizio di Dio, tenendomi soddisfatto quando uno in vita si sottopone al giudizio della croce; se poi non si arrende, si troverà nell’ambiente del secondo disinganno della morte e sarà giudicato con più strettissimo rigore da Dio, molto più per essere scappato dal giudizio della croce, che è tutto giudizio d’amore.
Dopo ciò è scomparso ed io comprendevo pure che è vero che Gesù ama la croce, ma molte volte l’uomo stesso incita, stuzzica Gesù a dargli la croce, perché se stesse ordinato in ordine a Dio, a se stesso ed alle creature, non vedendo in lui alcun disordine, il Signore se ne starebbe e darebbe pace.
6 Marzo 1903
Gesù la porta a vedere il mondo e dice “ecce homo.”
Dopo aver molto stentato, il benedetto Gesù si è fatto vedere dal mio interno dicendomi:
“Vogliamo andare a vedere se le creature mi vogliono?”
Ed io: “Sicuro che Ti vorranno, essendo Tu l’Essere più amabile, chi avrà ardire di non volerti?”
E Lui: “Andiamo e poi vedrai quello che faranno.”
Ci siamo andati e quando siamo giunti ad un punto dove ci stava molta gente, ha messo fuori la sua testa dal mio interno ed ha detto quelle parole che disse Pilato quando lo mostrò al popolo: “Ecce Homo”. E comprendevo che quelle parole significavano se volevano che il Signore regnasse per loro Re ed avesse il dominio nei loro cuori, nelle menti ed opere; e quelli risposero: “Toglietelo, non lo vogliamo, anzi crocifiggetelo, acciocché sia distrutta ogni sua memoria.”
Oh! quante volte si ripetono queste scene. Onde il Signore ha detto a tutti: “Ecce Homo.”
Nel dire ciò è successo un mormorio, una confusione, chi diceva: Non lo voglio per mio Re, voglio la ricchezza; un altro il piacere, un altro l’onore, chi le dignità e chi tante altre cose. Con ribrezzo ascoltavo queste voci ed il Signore mi ha detto:
“Hai inteso come nessuno mi vuole, eppure questo è niente; volgiamoci al ceto religioso e vediamo se mi vogliono.”
Onde mi son trovata in mezzo ai sacerdoti, vescovi, religiose, devote; e Gesù con voce sonora ha ripetuto: “Ecco Homo”.
E quelli dicevano: “Lo vogliamo, ma vogliamo anche il nostro comodo”, altri: “lo vogliamo, ma unito all’interresse”. Rispondevano altri: “lo vogliamo ma unito alla stima, all’onore; che se ne fa un religioso senza stima”? Replicavano altri: “lo vogliamo, ma unito a qualche soddisfazione di creatura, come si può vivere solo e senza che nessuno ci soddisfi” e certuni giungevano a volere almeno la soddisfazione nel sacramento della confessione, ma da solo quasi nessuno lo voleva, non mancando pure che qualcuno non si curava affatto di Gesù Cristo.”
Onde, tutto afflitto, mi ha detto: “Figlia mia, ritiriamoci, hai visto come nessuno mi vuole, o al più mi vogliono unito con qualche cosa che loro piace? Io non mi contento di questo, perché il vero regnare è quando si regna solo.”
Mentre diceva ciò mi sono trovata in me stessa.
9 Marzo 1903
Gesù parla dell’umiltà e della corrispondenza.
Continuando il mio solito stato, sentivo che nel mio interno il benedetto Gesù pregava dicendo:
“Padre Santo, glorifica il nome tuo, confondi e nasconditi ai superbi e manifestati agli umili, perché il solo umile ti riconosce per suo Creatore e si riconosce per tua creatura.”
Detto ciò non si è fatto più sentire, sebbene io comprendessi la forza dell’umiltà innanzi a Dio, mi pareva che non avesse alcun ritegno ad affidargli i più preziosi tesori, anzi tutto è aperto per gli umili, nessuna cosa è sotto chiave; tutto all’opposto per i superbi, anzi pare che metta un laccio ai loro piedi per confonderli ad ogni passo. Onde, dopo poco, si è fatto vedere un’altra volta e mi ha detto:
“Figlia mia, se un corpo è vivo, lo si conosce dal calore interno continuo, anche se si può dare qualche calore esterno per riscaldarlo, non venendo però dalla vera vita, il corpo ritorna subito a raffreddarsi. Così l’anima si può conoscere se è viva alla grazia, se la sua vita interna è viva nell’operare, all’amarmi, se sente la forza della mia stessa vita nella sua; se poi, è per qualche causa estrinseca che si accalora, fa qualche bene e poi si raffredda, ritorna ai vizi, commette le solite debolezze, c’è gran certezza che è morta alla grazia, oppure sta negli ultimi estremi di vita. Così si può conoscere se veramente sono Io che vado all’anima, se sente la mia grazia nel suo interno e tutto il suo bene si fonda nel suo interno; se poi è tutto esterno e niente avverte nel suo interno di bene, ci può essere l’opera del demonio.”
Mentre diceva ciò è scomparso, ma poco dopo è ritornato ed ha soggiunto:
“Figlia mia, quanto può essere terribile per quelle anime che sono state molto fecondate dalla mia grazia e non hanno corrisposto. La nazione Ebrea, la più prediletta, la più fecondata, eppure la più sterile e tutta la mia persona non fece quel frutto che fece Paolo nelle altri nazioni, meno fecondate ma più corrispondenti, perché l’incorrispondenza alla grazia acceca l’anima e la fa travedere e la dispone all’ostinazione, anche di fronte a qualunque miracolo.”
12 Marzo 1903
Lamenti. Gesù parla della sua vita e dell’Eucaristia.
Trovandomi nel solito mio stato, mi vedevo tutta sola ed abbandonata, onde dopo avere molto stentato si è fatto vedere nel mio interno ed io gli ho detto:
“Dolce mia vita, come sola mi hai lasciato, quando tu mi mettesti in questo stato tutto fu unione e tutto fu combinato insieme e con dolce forza tutta a te mi tirasti. Oh! come è cambiata la scena, non solo mi hai abbandonato, non solo non mi fai nessuno sforzo per tenermi in quello stato, ma son costretta a farti un continuo sforzo per non uscire da questa posizione e questo sforzarti è per me un continuo morire.”
E Lui mi ha detto: “Figlia mia, lo stesso è successo quando nel concistoro della Sacrosanta Trinità si decretò il mistero della Incarnazione per salvare l’uman genere ed Io unito con la loro Volontà accettai e mi offrii vittima per l’uomo; tutto fu unione tra loro e tutto combinato insieme, ma quando mi misi all’opera giunse un punto, specie quando mi trovai nell’ambiente delle pene, degli obbrobri, carico di tutte le scelleraggini delle creature, in cui restai solo ed abbandonato da tutti, fin dal mio caro Padre; non solo, ma così carico di tutte le pene come stavo dovevo sforzare l’Onnipotente che accettasse e che mi facesse continuare il mio sacrificio per la salvezza di tutto il genere umano, presente e futuro. E questo l’ottenni, il sacrificio dura ancora, lo sforzo è continuo, sebbene tutto sforzo d’amore e vuoi sapere dove e come? Nel sacramento dell’Eucaristia; là il sacrificio è continuo, perpetuo è lo sforzo che faccio al Padre che usi misericordia alle creature ed alle anime per ottenere il loro amore e mi trovo in continuo contrasto di morire continuamente, sebbene siano tutte morti d’amore. Quindi, non sei tu contenta che ti metta a parte ai periodi della mia stessa vita?”
18 Marzo 1903
Gesù dice che chi fa il suo Volere scieglie l’ottimo.
Questa mattina avendomi detto il confessore se sentissi il desiderio di patire, io gli ho risposto: “Sì, ma mi sentivo più quieta, godevo più pace e contento quando non volevo altro se non ciò che vuole Iddio; perciò in quello volevo fermarmi. Onde dopo, essendo venuto il benedetto Gesù, mi ha detto:
“Figlia mia, tu hai scelto l’ottimo; perché chi sta sempre nella mia Volontà, mi lega in modo da fare uscire da Me una continua virtù da tenerla in continua attitudine verso di Me; tanto che essa forma il mio cibo ed Io il suo. Invece, ancorché l’anima facesse cose grandi, sante e buone, siccome non è virtù che è uscita da Me, non potrà essermi cibo gustoso, perché non le riconosco per opera della mia Volontà.”
Deo gratias.

[FMA1]A quattro occhi; senza la presenza di nessun altro.

[FMA2]Affronto, oltraggio.