Volume 30

Volume 30

I.M.I
In Voluntate Dei! Deo G.
4 Novembre 1931
Come la fiducia forma le braccia ed i piedi dell’anima.
Come Dio continua il lavoro della creazione nell’anima che fa la sua Volontà.
La Volontà Divina, cemento dell’umana volontà.
Mio Gesù, centro e vita della piccola anima mia, la mia piccolezza è tanta, che sento l’estremo bisogno, che tu, amor mio, mi tenga stretta fra le tue braccia e ti muova a pietà della mia grande debolezza.
Son piccina e tu sai che le piccole hanno bisogno di fasce per raffermarsi le membra e del latte della mamma per alimentarsi e crescere, ed io sento il vivo bisogno che tu mi fasci con le fasce dell’amore e, stringendomi al tuo petto divino, mi dia per cibo il latte della tua Divina Volontà per alimentarmi e crescere.
Senti, oh Gesù!, Sento il bisogno della tua Vita per vivere.
Voglio vivere di Te ed allora Tu scriverai, non io e potrai scrivere ciò che vuoi e come vuoi.
Perciò il compito è tuo, non mio, io ti presterò solo la mia mano e Tu farai tutto il resto.
Così restiamo intesi, oh Gesù.
Onde, abbandonandomi nelle braccia di Gesù, sentivo sussurrare al mio orecchio la sua voce dolcissima che mi diceva:
«Mia piccola figlia, quanto più sarai abbandonata in Me, tanto più sentirai la mia vita in te ed io prenderò il posto di vita primaria nell’anima tua.
Sappi che la vera fiducia in Me forma le braccia dell’anima ed i piedi per salire fino a Me e stringermi tanto forte, da non potermi svincolare da lei, sicché chi non ha fiducia, non ha le braccia, né i piedi, quindi è una povera storpiata, perciò la tua fiducia sarà la tua vittoria su di Me ed Io ti terrò stretta nelle mie braccia, attaccata al mio petto, per darti il latte continuo della mia Divina Volontà.
Ora, tu devi sapere che ogniqualvolta l’anima fa la mia Volontà, Io riconosco Me stesso nella creatura, riconosco le mie opere, i miei passi, le mie parole, il mio amore.
Ne avviene che il Creatore riconosce nella creatura Se stesso e le opere sue e la creatura, operando, si proietta nel Creatore e si riconosce in Lui.
Questo riconoscersi a vicenda, fra Dio e l’anima, chiama il primo atto della Creazione e Dio esce dal suo riposo e continua il lavoro della Creazione con questa creatura che vive ed opera nel mio Volere, perché il nostro lavoro non finì; ci fu solo una sosta di riposo e la creatura, col fare la nostra Volontà, ci chiama al lavoro.
Che dolce chiamata! Perché per Noi il lavoro è nuova felicità, nuove gioie e prodigiose conquiste.
Quindi non facciamo altro che continuare i nostri sfoghi d’amore, di potenza, di bontà e di sapienza inarrivabile, che diedero principio alla Creazione.
E la creatura sente che il suo Dio non riposa per lei, ma continua il lavoro della sua opera creatrice.
E come opera nel nostro Volere, così sente incominciare sull’anima sua la pioggia dell’amore operante di Dio, la sua potenza e sapienza che non sta inoperosa, ma che lavora nell’anima sua.
Oh se tu sapessi il gradimento, il piacere che sentiamo quando la creatura ci chiama al lavoro! Col chiamarci, ci riconosce, col chiamarci, ci apre le porte, ci dà il dominio e ci dà tutta la libertà di fare ciò che vogliamo nell’anima sua.
Quindi faremo lavoro degno delle nostre mani creatrici, perciò non ti far sfuggire mai la nostra Volontà Divina, se vuoi che il nostro lavoro sia continuo.
Essa sarà il tuo ed il nostro portavoce, per cui tu emetterai la tua voce per chiamarci e Noi sentiremo il dolce sussurro all’orecchio e subito scenderemo nel nostro stesso Volere nell’anima tua, per seguire il nostro lavoro, perché tu devi sapere che gli atti continui formano vita ed opere compiute, gli atti non continui si possono chiamare effetti del mio Volere, non vita che si forma nella creatura e gli effetti a poco a poco svaniscono e si resta digiuni.
Quindi, coraggio e fiducia e sempre avanti a valicare il mare della Divina Volontà.»
Dopo di ciò, stavo seguendo gli atti che il mio sommo bene Gesù aveva fatto nella sua Umanità quando stava sulla terra e, facendosi sentire, ha soggiunto:
«Figlia mia, la mia volontà umana non ebbe alcun atto di vita, anzi stava in atto di ricevere l’atto continuo della mia Divina Volontà, che Io come Verbo del Padre Celeste possedevo, quindi tutti i miei atti, le mie pene, le preghiere, i respiri e i palpiti, facevano in modo che la mia volontà umana subisse la vita della Volontà Divina, che formava tanti nodi per rannodare le volontà umane alla mia e siccome queste volontà umane erano come abitazioni, alcune crollanti, altre lesionate ed altre ridotte in macerie, la mia Volontà Divina, operando nella mia Umanità, con i miei atti preparava gli aiuti per sostenere le crollanti, per cementare le lesionate e per rialzare sulle stesse macerie le abitazioni distrutte.
Io nulla facevo per Me, non avevo alcun bisogno, facevo tutto per rifare, riabilitare le umane volontà; il mio solo bisogno era l’amore quindi volevo essere riamato.
Ora, per ricevere tutti i miei aiuti e tutte le pene e le opere mie come opere operanti, voci parlanti e messaggeri aiutanti, la creatura deve unire la sua volontà alla mia e subito si sentirà rannodata con la mia e tutti i miei atti si appresteranno a fare i loro uffici per sostenere, cementare e rialzare l’umana volontà.
Appena la creatura si unisce e decide di fare la mia Volontà Divina, tutti gli atti miei, come esercito agguerrito, si mettono a difesa della creatura e formano la barca di sicurezza nel mare tempestoso della vita.
Ma per chi non fa la mia Volontà, potrei dire che nulla riceve, né può ricevere, perché Essa sola è la porgitrice di tutto ciò che Io feci per amor delle creature.»
Fiat!!!
9 Novembre 1931
Come Dio tiene stabiliti gli atti della creatura.
Atto operante ed incessante della Divina Volontà.
Chi non fa la Divina Volontà resta senza Madre e rimane orfana e derelitta.
Il mio abbandono nel Voler Divino continua, oh! con quale tenerezza mi aspetta nel suo grembo materno per dirmi: «Figlia del mio Volere, non mi lasciare sola, la Mamma tua ti vuole vicina; voglio la tua compagnia nel lavoro incessante che faccio per tutte le creature.
Io faccio tutto per esse, non le lascio un istante, perché se le lasciassi perderebbero la vita.
Eppure vi sono quelle che non mi riconoscono, anzi mi offendono, mentre Io sono tutta per loro.
Oh come è dura la solitudine! Perciò ti sospiro, figlia mia, oh come mi è cara la tua compagnia negli atti miei! La compagnia rende dolce il lavoro, ne svuota il peso ed è portatrice di nuove gioie.»
Ma mentre la mia mente si perdeva nella Divina Volontà, il mio amabile Gesù, facendomi la sua visitina, mi ha detto:
«Figlia mia, la mia Volontà è instancabile, volendo mantenere la vita, l’ordine, l’equilibrio di tutte le generazioni e dell’universo intero, non può né vuole cessare il suo lavoro, molto più che ogni moto è come partorito da Essa e legato con vincoli inseparabili.
Immagine dell’aria che nessuno vede, ma che partorisce il respiro nelle creature ed è inseparabile dalla respirazione umana, oh! se l’aria cessasse il suo lavoro di farsi respirare, in un colpo cesserebbe la vita a tutte le creature.
Più che aria è la mia Volontà, quella non è altro che simbolo, immagine e che produce la vita della respirazione, mentre la mia per la virtù vitale del mio Volere Divino, è vita in Se stessa ed increata.
Ora, Dio ha stabilito tutti gli atti delle creature ed il numero degli atti di esse.
Onde l’impegno di questi atti, perché stabiliti da Dio vengono presi dalla mia Divina Volontà, che li ordina e vi mette dentro la sua vita, ma chi dà il compimento a questi atti stabiliti dall’Ente Supremo?
Chi coopera e si fa dominare dalla Volontà Divina, con la cooperazione e col suo dominio sente il vincolo e l’inseparabilità da Essa e sente scorrere la sua vita divina negli atti suoi.
Mentre quando la creatura non coopera, perde il dominio della mia Volontà Divina ed invece di fare la mia, fa la sua volontà ed ogni atto di umana volontà forma nell’anima un vuoto per il divino.
Questi vuoti sfigurano la povera creatura e siccome è stata fatta per Dio, solo Lui può riempire questi vuoti, perché gli atti, stabiliti nel loro numero, dovevano servire a riempirla dell’Essere Divino.
Oh come sono orribili questi vuoti! Si vedono in essi vie storte, atti senza principio divino e senza vita, perciò non vi è cosa che più rovina la creatura che la sua volontà.
Onde, la mia Volontà è atto operante ed incessante dentro e fuori la creatura, ma chi riceve il suo atto operativo?
Chi la riconosce in tutti gli atti suoi, chi la riconosce, l’ama, la stima, la apprezza; quando è riconosciuta, la mia Volontà fa toccare con mano il suo atto operativo ed incessante e la creatura sente le braccia di Essa nelle sue, la potenza del suo moto nei suoi, la sua virtù vivificatrice nel suo respiro, la formazione della sua vita nel palpito del suo cuore, dovunque, da fuori, da dentro, si sente vivificare, toccare, abbracciare, baciare dalla mia Volontà.
Ed Essa come vede che la creatura sente i suoi abbracci amorosi, la stringe di più al suo seno divino e va formando le sue dolci catene d’inseparabilità tra Essa e la sua creatura amata.
Pare che si senta ripagata dal suo lavoro incessante quando è riconosciuta e, con la sua potenza, toglie il velo che la nascondeva alla creatura e le fa conoscere chi forma la vita di tutti gli atti suoi.
Perciò quanto più la riconoscerai, tanto più sentirai quanto ti ama e tu l’amerai di più.
Oltre a ciò, tu devi sapere che l’anima senza la mia Divina Volontà, è come un fiore colto dalla pianta; povero fiore, gli hanno tolto la vita, perché non è più legato alla radice e, distaccato, non riceve più gli umori vitali, che come sangue circolavano e lo mantenevano vivo, fresco, bello, odoroso, perché ha perduto la radice che come madre lo amava, lo alimentava e lo teneva stretto al suo seno e mentre la radice se ne sta sotto terra, come sepolta viva per dar vita ai fiori, figli suoi e far fare loro la bella comparsa, tanto d’attirare l’attenzione umana col loro dolce incanto, invece il fiore, appena viene colto dalla pianta, come se avesse perduto la madre, pare che si atteggi a mestizia, perde la sua freschezza e finisce coll’appassire.
Tale è l’anima senza la mia Divina Volontà, si distacca dalla radice divina, che più che madre l’amava, l’alimentava e mentre vive come sepolta, vive in tutti gli atti suoi e nel fondo della sua anima per somministrarle gli umori divini, che come sangue fa circolare in tutti gli atti suoi, per mantenerla fresca, bella, profumata dalle sue virtù divine, tanto da formare il più bello e dolce incanto alla terra ed a tutto il Cielo.
Quindi come si distacca dalla mia Divina Volontà, perde la sua vera Mamma, che con tante cure materne la custodiva, la teneva stretta al suo seno, la difendeva da tutti e da tutto e finisce con lo sfigurarsi e con l’appassire a tutto ciò che è bene e giunge a sentire la triste mestizia perché vive senza Colei che l’ha generata, senza la vita, le carezze della sua Mamma.
Sicché si può chiamare povera orfanella derelitta, senza tutela e forse in mano di nemici e tiranneggiata dalle passioni del proprio io.
Oh! se la radice avesse ragione, quante grida strazianti di dolore emetterebbe nel vedersi strappare la vita dei suoi fiori costringendola, come madre sterile, a rimanere senza la corona dei figli suoi?
Ma se non piange la pianta, piange la mia Volontà nel vedere tanti suoi figli orfani, ma orfani volontari, che sentono tutte le pene dell’orfanità, mentre la loro Madre vive e non fa altro che rimpiangere e chiamare intorno a Sé la corona dei figli suoi.»
Fiat!!!
16 Novembre 1931
Ogni atto umano è un gioco, un pegno per vincere le grazie celesti.
L’atto umano è terra dove il Voler Divino getta il suo seme.
Come l’amore costituisce un diritto.
Mi sento in preda alla Divina Volontà, non in maniera forzata, ma volontaria e sento il vivo bisogno di fare anch’io una preda che mi renda felice nel tempo e nell’eternità e perciò in tutti gli atti miei cerco di far preda della luce della Divina Volontà, della sua santità, della sua stessa vita.
Quindi la chiamo, la sottopongo a pressione per rapirla negli atti miei, per chiuderla in essi e poter dire: «Ogni mio atto è una preda e una conquista che faccio.» Preda e conquista di Volontà Divina, molto più, che avendo Essa predato la mia, senza volontà non posso vivere, onde è giusto e diritto, che io faccia preda della sua Volontà.
In questo predarci a vicenda mi sembra che manteniamo la corrispondenza e il gioco, quindi l’amore d’ambo le parti si accende di più.
Ora, mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù pareva che si compiacesse nel sentire i miei spropositi ed io dicevo tra me: «Del resto, sono piccola e neonata appena, se sproposito non è un gran che, anzi c’è da compatirmi, perché i piccoli facilmente spropositano e molte volte il caro Gesù si diletta degli spropositi fatti per puro amore e prende occasione per dare una lezioncina, come di fatto ha fatto.» Visitando la piccola anima mia mi ha detto:
«Mia piccola figlia del mio Volere, certo che tutto ciò che passa tra il Creatore e la creatura, gli atti che essa fa e quello che riceve da Dio, servono a mantenere la corrispondenza, a conoscersi di più per amarsi di più ed a mantenere il gioco tra entrambi, per ottenere l’intento di quello che Dio vuole dalla creatura e di quello che essa vuole da Dio.
Sicché ogni atto è un gioco che si prepara per fare le più belle vincite e predarsi a vicenda.
L’atto serve come materia per giocare e come pegno per aver da dare a chi vince.
Dio, col dare, mette il suo pegno, la creatura, col fare il suo atto, mette il suo ed impiantano il gioco e la nostra bontà è tanta, che ci facciamo deboli per far vincere la creatura, altre volte ci facciamo forti e vinciamo Noi e questo lo facciamo per sostenerla, affinché facendo più atti, metta più pegni e così possa vincere per rifarsi della sconfitta.
Del resto, come avremo potuto mantenere l’unione, se nulla avessimo dato e nulla la creatura ci avesse dato?
Vedi dunque, ogni atto è un impegnarci per dare grazie maggiori, è una corrispondenza che apri tra il Cielo e la terra e un giuoco dove chiami il tuo Creatore a trattenersi con te.
Molto più che ogni atto fatto dalla Divina Volontà nell’atto della creatura, è un seme divino che germoglia in essa, l’atto prepara la terra dove la mia Volontà getta il suo seme per farlo germogliare in pianta divina, perché a seconda il seme che si getta nel seno della terra, nasce quella pianta; se il seme è di fiori, nasce il fiore; se il seme è di frutto, nasce il frutto.
Ora la mia Divina Volontà in ogni atto di creatura getta un seme distinto, in alcuni getta il seme della santità, in altri il seme dell’amore, in altri il seme della bontà e così di seguito, quanti più atti la creatura fa in Essa, tanta più terra prepara e il mio Volere prepara il suo seme distinto per riempire la terra di questi atti umani.
Onde, chi si fa dominare dalla mia Volontà Divina è bella, è speciosa, ogni suo atto, contenendo la varietà dei semi divini, è una nota del suo Creatore: un atto dice santità, un altro misericordia, altri giustizia, sapienza, bellezza, amore, insomma si vede un’armonia divina, con tale ordine, che mostra il dito di Dio operante in essa.
Vedi dunque la necessità dell’atto della creatura per poter trovare la terra dove chiudere il nostro seme divino?
Altrimenti, dove lo gettiamo?
Noi non abbiamo terra, perciò la creatura ce la deve formare coi suoi atti, per poter coi nostri semi, germogliare il nostro Essere divino in essa.
Perciò la creatura che fa e vive nel nostro Voler Divino, si può chiamare colei che riproduce il suo Creatore e quindi in essa alberga Colui che l’ha creata.»
Onde continuavo i miei atti nel Divin Volere e la mia piccolezza voleva abbracciare tutto nel mio amplesso d’amore, per poter far correre il mio piccolo amore in tutte le cose e dappertutto.
Ma mentre facevo ciò, il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, amare significa possedere e voler far sua la persona o l’oggetto che si ama.
Amare significa vincolo d’amicizia, di parentela o di figliolanza, a seconda più o meno l’intensità dell’amore.
Sicché se tra la creatura e Dio non c’è alcun vuoto d’amore divino, se tutti i suoi atti corrono verso Dio per amarlo, se hanno principio dall’amore e nell’amore finiscono, se guarda tutte le cose che appartengono all’Ente Supremo come sue, questo mostra l’amore del figlio verso suo Padre, perché in questo modo non si esce né dalle proprietà divine né dall’abitazione del Padre Celeste, perché l’amore vero costituisce un diritto nella creatura, diritto di figliolanza, diritto di partecipazione di beni, diritto d’essere amato.
Ogni suo atto d’amore è una nota vibrante che palpita nel cuore divino e col suo suono dice «ti amo» ed «amami» ed il suono non finisce se non sente la nota del suo Creatore, che facendo eco al suono dell’anima, gli risponde «ti amo, oh figlio.» Oh! come aspettiamo il «ti amo» della creatura per fargli prendere il posto nel nostro amore, per avere il dolce gusto di potergli dire «ti amo, oh figlio» e così potergli dare maggiore diritto d’amarci e farlo appartenere alla nostra famiglia.
Un amore spezzato e che non fa sue le cose nostre, né le difende, non si può chiamare amore di figlio, tutt’al più potrà essere amore d’amicizia, amore di circostanza, amore d’interesse, amore di necessità, che non costituisce un diritto perché solo i figli hanno diritto di possedere i beni del Padre ed il Padre ha il sacrosanto dovere, anche con leggi divine ed umane di far possedere i beni ai figli suoi.
Perciò ama sempre, affinché trovi in tutti gli atti tuoi l’amore, l’incontro, il bacio del tuo Creatore.»
Fiat!!!
29 Novembre 1931
Slancio ed impero degli atti fatti nella Divina Volontà.
Scambio di vita tra Creatore e creatura.
Dolce mormorio nell’Essere divino.
Sento il santo dovere, la forza irresistibile, la necessità estrema di vivere nella mia abitazione datami dal mio celeste Gesù, cioè della sua adorabile Volontà e se qualche volta faccio delle piccole uscite, oh! quanto mi costano, sento che tutti i mali mi piombano addosso e sentendo il gran contrasto che c’è tra il vivere nella mia cara abitazione dove l’amato Gesù mi ha dato il mio posto e vivere fuori di essa, me ne scappo a prendere il mio posto da Lui assegnatomi e benedico Colui che mi ha dato un’abitazione così felice e mi ha dato il gran bene di farmi conoscere la sua Santissima Volontà.
Ma mentre la mia piccola intelligenza valicava il gran mare del Fiat Supremo, l’amato mio Bene Gesù si è fatto sentire nella povera anima mia e mi ha detto:
«Figlia mia, stare nell’abitazione della mia Divina Volontà è stare al posto d’onore, dato da Dio quando la creatura fu messa fuori alla luce del giorno e a chi rimane al suo posto, Dio non fa mancare nulla, né santità, né luce, né forza, né amore.
Anzi, mette a disposizione della creatura quello che vuol prendere dalla sorgente divina.
Sicché vive nell’abbondanza di tutti i beni, tutti gli atti fatti nella Divina Volontà hanno la virtù operativa di Dio, il quale si sente, dalla sua stessa potenza, tirato ad operare nell’atto della creatura e perciò questi atti hanno virtù di slanciarsi con tale impeto ed impero nello stesso mare della Divina Volontà, per muoverla e metterla in attitudine di raddoppiare la sua gloria e farle operare nuova bontà, nuova misericordia, nuovo amore e luce verso tutte le creature, sicché la creatura, coi suoi atti, non fa altro che girare il motore divino per farlo operare.
E’ vero che Noi siamo moto continuo che produce opere incessanti, ma è pur vero che col fare essa i suoi atti nel nostro Volere, entra in questo moto, vi mette del suo ed il nostro moto si sente girare e muovere dalla creatura, per produrre le nostre opere, sentiamo il suo atto immediato con tutte le opere nostre.
Quindi, sentirla insieme con Noi, coi nostri atti, è la gloria e la felicità più grande che possiamo ricevere.
Ti par poco che diamo ad essa virtù di muovere tutto il nostro Essere divino?
E siccome godiamo purché rimane al suo posto, le facciamo fare quello che vuole perché sappiamo con certezza che non farà se non ciò che vogliamo Noi.
Tutto al contrario per chi vive di volontà umana, i suoi atti non hanno potere divino, sono senza slancio, restano nel basso e molte volte amareggiano il loro Creatore.»
Dopo di ciò dicevo tra Me: «Oh! come vorrei dare al mio Gesù, per attestargli il mio amore, tante vite per quanti atti io faccio.» Ed il mio Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, tu devi sapere che in ogni cosa che fa la creatura, diamo l’atto di vita che esce da Noi, se pensa, le diamo la vita del pensiero della nostra intelligenza; se parla, le diamo nella sua voce la vita della nostra parola; se opera, la vita delle nostre opere corre nella sua; se cammina diamo la vita dei nostri passi nei suoi; vedi, sono due atti di vita che devono concorrere in ciascun atto di creatura: prima, l’atto di vita divina e immediatamente l’atto della creatura.
Ora, se tutte le cose che essa fa, le fa per amor di chi le dà la vita, si forma uno scambio di vita; vita diamo e vita riceviamo.
E nonostante ci sia gran differenza tra gli atti di vita nostra e quelli della creatura, però restiamo glorificati ed appagati, perché quello ci può dare e quello ci dà, molto più, che tutti gli atti fatti da essa per darci lo scambio di vita, restano non fuori di Noi, ma dentro di Noi, come attestati di vita perenne della creatura.
Sentiamo lo scambio fra la sua vita e quella che le abbiamo dato nel nostro Essere Divino, il nostro Volere e il nostro amore ci porta il dolce mormorio della vita dei suoi pensieri nella nostra intelligenza, il soave mormorio della sua parola nella nostra voce, le sue opere mormorano dolcemente nelle nostre opere ed il calpestio dei suoi passi, come camminano così mormorano amore e sono attestati di vita al mio Creatore.
E Noi, nella nostra enfasi d’amore diciamo: «Chi è che mormora nel nostro Essere Divino con la vita degli atti suoi?
Chi sta nel nostro Volere ed opera per puro amor nostro.» Ma qual non è il nostro dolore quando diamo vita agli atti della creatura e nulla riceviamo, questi suoi atti restano fuori di Noi e come dispersi, perché manca la corrente del nostro Volere e del nostro amore che ce li porta e la maggior parte di questi atti porta il suggello dell’offesa a chi ha dato loro la vita.
Oh! se le creature comprendessero con chiarezza che significa fare la loro volontà, morirebbero di pena nel comprendere il gran male in cui precipitano ed il gran bene che perdono col non fare la nostra Volontà Divina.
Sii attenta figlia mia, se non vuoi perdere gli occhi dell’anima, che non sono altro che la mia Volontà e, perduti questi, tu stessa non comprenderai la tua somma sventura, come non la comprendono tante altre creature che perdono la Divina Volontà per fare la propria; ma per far che?
Per rendersi infelici.»
Fiat!!!
6 Dicembre 1931
Bene della prolissità del tempo.
Come Dio conta le ore ed i minuti per riempirli di grazie.
Chi fa la Divina Volontà rompe il velo che nasconde il suo Creatore.
Bagno di luce che dà la Divina Volontà.
Mi sentivo oppressa per le privazioni del mio dolce Gesù e stanca del mio lungo esilio e pensavo tra me: «Non l’avrei mai creduto, una vita così lunga. Oh! se la mia vita fosse stata più breve, come tante altre, non avrei passato tanto, ma Fiat!, Fiat!»
Sentivo che la mia mente voleva spropositare, perciò ho pregato Gesù che mi aiutasse e gli ho giurato che voglio fare sempre la sua Volontà adorabile.
Ed il Sovrano Gesù, allontanandomi le tenebre che mi circondavano, ha fatto la sua visitina all’anima mia e mi ha detto con tenerezza indicibile:
«Figlia buona, coraggio, siccome il tuo Gesù ti vuol più dare per più ricevere da te, permetto la prolissità del tempo.
Non c’è paragone che regga tra chi mi ha dato prove per pochi anni e chi per lunghi anni.
Un tempo prolungato dice sempre di più: Più circostanze, più occasioni, più prove, più pene e mantenersi fedele, costante, paziente in tante circostanze e non per poco, ma per lungo tempo, oh! quante cose dice di più.
Tu devi sapere che per ogni ora di vita sotto l’impero della mia Divina Volontà, sono nuove vite divine che si ricevono, nuove grazie, nuove bellezze, nuove ascendenze presso Dio, corrispondenti a nuova gloria, da Noi si misura il tempo per ciò che diamo e aspettiamo il contraccambio dell’atto della creatura per dare di nuovo ed alla creatura ci vuole il tempo per digerire ciò che abbiamo dato e quindi farle fare un altro passo verso di Noi, se essa non aggiunge nulla a ciò che abbiamo dato, Noi non diamo subito, ma aspettiamo l’atto suo per dare di nuovo.
Onde non vi è cosa più grande, più importante, più accetta avanti a Noi, d’una vita prolissa, santamente vissuta, già ogni ora è una prova di più d’amore, di fedeltà, di sacrificio che ci dà e Noi contiamo anche i minuti, affinché nessuno di essi non sia riempito di grazie e dei nostri carismi divini.
Ad una vita breve, poche ore possiamo contare e non possiamo dare un gran che, perciò lasciami fare e voglio che resti contenta di quello che Io faccio e se vuoi essere contenta, pensa che ogni ora della tua vita è un pegno d’amore che mi dai, che servirà ad impegnarmi ad amarti di più, non ne sei tu contenta?»
Dopo di ciò stavo seguendo i miei atti nella Divina Volontà e sentivo sopra di me l’impero, la sua immensità che tutta mi travolgeva dentro ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
«Figlia diletta della mia Volontà, il vivere in Essa significa riconoscere la sua Paternità per cui la creatura, sentendosi figlia, vuol stare stretta, avvinta alle ginocchia del Padre suo e vivere in casa sua e con diritto, perché si riconosce suo parto che con tanto amore l’ha generata e data alla luce e guarda tutte le altre cose come estranee e senza il dolce vincolo, né di Paternità, né di figliolanza.
Quindi vede con chiarezza che uscendo dalla casa del Padre suo, sarà una figlia smarrita, che non avrà neppure un nido dove poter formare la sua abitazione; ecco perciò, chi fa e vive nel mio Voler Divino rompe i veli della nostra potenza e trova che il suo Creatore potentemente l’ama e con la sua potenza stringe la sua creatura a farsi potentemente amare, squarciando il velo trova il sacrario della potenza divina e non teme più, perché se è potente, è potente per amarla e per farsi amare ed amando con amore potente, si fa ardita e rompe il velo della sapienza divina, della bontà, della misericordia, dell’amore e della giustizia e trova come tanti sacrari divini che sapientemente l’amano e l’amano con una bontà tenerissima ed eccessiva, unita a misericordia inaudita, trova l’amore rigurgitante che immensamente l’ama ed essendo l’Essere Divino ordine, l’ama con giustizia e la creatura, passando da un sacrario all’altro, non fuori ma dentro questi veli, sente i riflessi del suo Creatore e lo ama sapientemente, con bontà e tenerezza, unite a misericordia, che il suo Dio non avendo bisogno, rivolge a bene di tutte le generazioni.
Sentendosi l’amore che le rigurgita nel seno, oh! come vorrebbe sciogliersi in amore per amarlo, ma la giustizia, conservandola, le dà l’amore giusto per quanto a creatura è possibile e la conferma in vita.
Figlia mia, quante cose nascondono questi veli delle nostre qualità divine, ma a nessuno è dato di rompere questi nostri veli, se non a chi fa e vive nel nostro Volere, essa sola è la fortunata creatura che non vede il suo Dio velato, ma come Egli è in Se stesso.
Siccome non siamo riconosciuti, quali siamo in Noi stessi, del nostro Essere Supremo hanno idee basse e forse anche storte e questo perché, non avendo in loro la nostra Volontà, non sentono in se stessi la vita di Colui che li ha creati, toccano i nostri veli, ma non ciò che c’è dentro e perciò sentono la nostra potenza come opprimente, la nostra luce eclissante come in atto di allontanarli da Noi e metterli a distanza, sentono la nostra santità velata che fa loro vergogna e, sfiduciati, vivono immersi nelle loro passioni, ma la colpa è tutta loro, perché c’è una sentenza detta da Noi nel paradiso terrestre: Qui non si entra, questo è luogo solo per chi fa e vive nella nostra Volontà e quindi le prime creature furono messe fuori, fu messo un angelo a guardia, affinché impedisse loro l’entrata.
La nostra Volontà è per le creature paradiso terrestre in terra e celeste in cielo e si può dire che un angelo è messo a guardia di Essa.
A chi non la vuol fare e non vuol vivere nelle sue braccia e far vita comune nella sua abitazione, sarebbe un intruso se ciò facesse, ma non lo può fare nemmeno, perché i nostri veli si fanno tanto fitti che non troverebbe la via per entrarci.
E come un angelo vieta l’ingresso, così un altro angelo guida e dà la mano a chi vuol vivere di nostra Volontà.
Perciò contentati di morire mille volte anziché non fare la nostra Volontà.
Tu devi sapere che Essa è tutt’occhi sulla felice creatura che vuol vivere di Essa e come fa i suoi atti, così le fa il suo bagno di luce divina; questo bagno la rinfresca e le fa sentire i refrigeri divini e siccome la luce come si forma, così produce in natura sua, nei suoi veli di luce, fecondità, dolcezza, gusti, colori, sicché mentre apparentemente pare solo luce, dentro nasconde tante belle ricchezze ed innumerevoli qualità che nessun altro elemento può dirsi simile ad essa, anzi, è dalla luce che implorano la fecondità ed il bene che ciascuno elemento deve fare nell’ordine in cui è stato messo da Dio.
La luce si può chiamare l’anima delle cose create, simbolo della luce increata del nostro Fiat Divino che anima tutto.
Onde con questo bagno di luce divina, mentre sta per fare i suoi atti in Essa, l’anima si sente raddolcire, imbalsamare, fortificare, purificare ed investire dalla bella iride dei colori divini che rendono l’anima tanto aggraziata, speciosa e bella, che Dio stesso si sente rapire da una beltà così rara.
Questo bagno di luce è come il preparativo per poter varcare le soglie e rompere il velo che nasconde il nostro Essere Divino alle umane creature.
Molto più, che è nostro interesse, che chi vive nel nostro Volere ci somigli e non faccia nulla, che sia indegno della nostra Maestà tre volte Santa.
Perciò pensaci che la mia Volontà ti dà un bagno di luce ogniqualvolta ti disponi a fare i tuoi atti nella sua luce interminabile, affinché sia attenta a riceverlo.»
Fiat!!!
8 Dicembre 1931
La Regina del Cielo ritiratrice degli atti buoni delle creature nei suoi mari di grazie.
L’immutabilità di Dio e la mutabilità della creatura.
Seguo il mio abbandono nel Fiat Divino, le sue dolci catene mi stringono tanto, ma non per togliermi la libertà, no, no, ma per rendermi più libera nei campi divini e per tenermi difesa da tutti e da tutto, sicché io mi sento più sicura incatenata dalla Divina Volontà.
E mentre facevo i miei atti in Essa, sentivo il bisogno della mia Mamma Celeste che mi aiutasse e sostenesse i miei piccoli atti, affinché potessero incontrare il compiacimento ed il sorriso divino.
Ed il Celeste Consolatore che nulla sa negarmi quando si tratta di piacergli, visitando la povera anima mia, mi ha detto:
«Figlia mia, la nostra Mamma Celeste ha il primato su tutti gli atti buoni delle creature.
Essa, come Regina, ha il mandato ed il diritto di fare la ritirata di tutti i loro atti negli atti suoi.
E’ tanto il suo amore di Regina e di Madre, che come la creatura si dispone a formare il suo atto d’amore, così dall’altezza del suo trono fa scendere un raggio del suo amore, investe e circonda il loro atto d’amore per mettervi del suo come primo amore e come viene formato, così lo fa risalire nel suo stesso raggio d’amore nella sorgente del suo amore e dice al suo Creatore: «Maestà adorabile, nel mio amore che sempre sorge per Te, vi è l’amore dei figli miei fuso nel mio, che Io, con diritto di Regina, ho ritirato nel mio mare d’amore, affinché Tu possa trovare, nel mio, l’amore di tutte le creature.» Se le creature adorano, pregano, riparano, soffrono, dall’altezza del suo trono scendono i raggi dell’adorazione, della sua preghiera, della sua riparazione, spicca il raggio vivificante dal mare dei suoi dolori ed investe e circonda l’adorazione, la preghiera, la riparazione, le sofferenze delle creature e quando gli atti sono stati fatti e formati, lo stesso raggio di luce li fa risalire fino al suo trono ed essi si fondono nella sorgente dei mari dell’adorazione, della preghiera, della riparazione, dei dolori della Mamma Celeste che ripete: «Maestà Santissima, la mia adorazione si stende in tutte le adorazioni delle creature, la mia preghiera prega nella preghiera di esse, ripara con le loro riparazioni e come Madre, i miei dolori investono e circondano le loro pene, non mi sentirò Regina se non corro e metto il mio atto primo su tutti i loro atti, né gusterò le dolcezze di Madre se non corro per circondare, aiutare, supplire, abbellire, fortificare tutti gli atti delle creature e così poter dire: «Gli atti dei figli miei sono uno con i miei, li tengo in mio potere presso Dio per difenderli, aiutarli e come pegno sicuro che mi raggiungeranno in Cielo.»
Quindi, figlia mia, tu non sei mai sola negli atti tuoi, hai la Mamma Celeste insieme con te, che non solo ti circonda, ma con la luce delle sue virtù alimenta l’atto tuo per dargli la vita, perché tu devi sapere che la Sovrana Regina, fin dal suo Immacolato Concepimento, fu la prima e sola creatura che formò l’anello di congiunzione tra il Creatore e la creatura, spezzato da Adamo.
Lei accettò il divin mandato di vincolare Dio e gli uomini e li vincolò coi suoi primi atti di fedeltà, di sacrificio, di eroismo, di far morire la sua volontà in ogni suo atto, non una volta, ma sempre, per far rivivere quella di Dio.
Da ciò scaturì una sorgente d’amore divino che cementò Dio, l’uomo e tutti i loro atti, sicché i suoi atti, il suo amore materno, il suo dominio di Regina, sono cemento che corrono, che cementano gli atti delle creature per renderli inseparabili dai suoi, a meno che qualcuno, ingrato, rifiuti di ricevere il cemento dell’amore della Mamma sua.
Quindi, tu devi essere convinta che intorno alla tua pazienza c’è la pazienza della Mamma Regina, che circonda, sostiene ed alimenta la tua intorno alle tue pene; ti circondano i suoi dolori che sostengono ed alimentano, come olio balsamico, la durezza delle tue pene, insomma, tutto.
Lei è la Regina faccendiera che non sa stare in ozio sul suo trono di gloria, ma scende, corre come Madre negli atti e nei bisogni dei figli suoi.
Perciò ringraziala delle tante sue premure materne e ringrazia Iddio che ha dato a tutte le generazioni una Madre così santa, amabile e che ama tanto, che giunge a fare la ritiratrice di tutti gli atti loro per coprirli coi suoi e per supplire a ciò che in essi manca di bello e di buono.»
Onde continuavo il mio solito giro nelle cose create, per seguire ciò che aveva fatto la Divina Volontà in essa ed oh come mi sembrava bella ed incantevole! Ogniqualvolta giro in essa trovo le sorprese che mi rapiscono, novità che prima non avevo capito, l’antico ed il nuovo amore di Dio che mai si muta.
Ma mentre la mia mente spaziava negli orizzonti della Creazione, il mio amabile Gesù, sorprendendomi, ha soggiunto:
«Mia piccola figlia del mio Volere, come son belle le opere nostre, non e vero?
Tutto è sodezza, equilibrio perfetto, immutabilità che non è soggetta a cambiarsi, né può mutarsi.
Vedi, dunque, tutta la Creazione dice e rivela il nostro Essere Divino, la nostra sodezza nelle opere nostre, il nostro equilibrio è universale in tutte le cose e per quante cose piacevoli e dispiacevoli possono succedere, l’immutabilità nostra sta sempre al suo posto d’onore.
Nulla abbiamo cambiato da come fu creata e se la creatura vede e sente tanti molteplici cambiamenti, è lei che cambia, muta ad ogni circostanza e siccome è dentro e fuori di lei il cambiarsi, sente come se le opere nostre cambiano per lei, sono i suoi cambiamenti che la circondano che hanno forza di allontanarla dalla nostra immutabilità.
Tutto è continuato ed equilibrato in Noi.
Ciò che facemmo nella Creazione continua ancora e siccome tutto fu fatto per chi doveva vivere di Volontà nostra, come la creatura si mette in ordine con Essa, la nostra opera creatrice svolge il suo atto continuato in lei e sente la vita della nostra immutabilità, il perfetto equilibrio delle nostre opere, il nostro amore che l’ama sempre, senza mai cessare.
Dove troviamo la nostra Volontà continuiamo l’opera della nostra Creazione, non che essa sia interrotta, perché non si fa la nostra Volontà, no, no, non c’è pericolo, è perché manca in essi la causa per cui furono creati, qual è fare la nostra Volontà e quindi non hanno occhi per guardare il nostro perfetto equilibrio, che sta sopra di loro per equilibrare le loro opere e renderle immutabili insieme con la nostra immutabilità, né orecchie per sentire che cosa dicono le opere nostre, né mani per toccarle e ricevere l’amore continuato che porgiamo loro perciò essi si fanno estranei della casa del loro Padre Celeste ed i nostri atti continuano, fanno il loro corso, ma per essi restano come sospesi e senza effetti.»
Fiat!!!
14 Dicembre 1931
Chi fa la Divina Volontà viene portato fra le braccia della sua immensità.
L’uomo cittadella di Dio.
Differenza tra chi vive e chi fa la Divina Volontà.
Sono sempre di ritorno nel Volere Divino.
Mi sembra che la mia piccola anima prenda il suo volo nella sua luce, per consumarsi e perdere la mia vita in essa, macché?
Mentre mi consumo, risorgo a nuovo amore, a nuova luce, a nuova conoscenza, a nuova forza, a nuova unione con Gesù e con la sua Divina Volontà.
Oh! felice resurrezione che tanto bene porta all’anima mia, mi sembra che la mia anima nella Divina Volontà stia sempre in atto di morire, per ricevere la vera vita e formare a poco a poco la resurrezione della mia volontà nella Sua.
Onde il mio sommo Bene Gesù, visitando la piccola anima mia, mi ha detto:
«Figlia mia, la nostra Volontà è il punto primo e l’appoggio irremovibile ed incrollabile della creatura, che viene portata fra le braccia della nostra immensità, in modo che dentro e fuori di essa nulla vacilla, ma tutto è sodezza e fortezza insormontabile, perciò non vogliamo altro che si faccia la nostra Divina Volontà, per trovare nel fondo dell’anima il nostro sacrario divino, il focolare che sempre arde e mai si spegne, la luce che forma il giorno divino e perenne.
E siccome la nostra Volontà quando regna nella creatura si sbarazza di tutto ciò che è umano, quindi avviene che dal centro della sua anima ci dà atti divini, onori divini, preghiere ed amore divino che posseggono fortezza invincibile ed amore insormontabile, tanto, che come tu nel mio Volere volevi abbracciare tutte le opere di quelli che stanno in Cielo e delle creature che stanno in terra, perché tutti chiedessero che si faccia la Divina Volontà come in Cielo così in terra, tutte le opere restavano improntate dal grande onore di chiedere che il mio Fiat sia la vita di ogni creatura e che vi regni e domini e la nostra Divinità riceveva l’onore più grande perché tutte le opere chiedevano la vita, il regno della Divina Volontà.
Nessun rescritto di grazia è concesso da Noi, se non è firmato dalla firma d’oro del nostro Volere, le porte del Cielo non si aprono se non a chi vuol fare la nostra Volontà, le nostre ginocchia paterne non si adattano a prendere nelle nostre braccia, per farla riposare nel nostro seno amoroso, se non chi viene come figlia del nostro Volere.
Ecco perciò la grande differenza che il nostro Essere Supremo fece nel creare il cielo, il sole, la terra e così di seguito, e nel creare l’uomo.
Nelle cose create mise un basta, in modo che esse non possono né crescere, né decrescere, anche se ci mise tutta la sontuosità, la bellezza e la magnificenza di opere uscite dalle nostre mani creatrice, invece, nel creare l’uomo, dovendo tenere la nostra sede in lui e quindi la nostra Volontà dominante ed operante, non mise un basta, no, ma gli diede virtù di fare molteplicità di opere, di passi, di parole, ma una diversa dall’altra.
La nostra Volontà nell’uomo sarebbe rimasta inceppata se non avesse avuto virtù di fare opere sempre nuove, non soggetto a fare una sola opera, a dire la stessa parola, a muovere i suoi passi su una sola via, lui fu creato da Noi come re della creazione, perché dovendo abitare in lui il suo Creatore, il Re dei re, era giusto che colui che formava l’abitazione al nostro Ente Divino, fosse il piccolo re che dovesse dominare le stesse cose create da Noi e lui stesso, per amor nostro, dovesse avere potere di fare non una sola opera, ma molte opere nuove, scienze per poter iniziare cose nuove, anche per fare onore a Colui che abitava dentro di lui e che, trattenendosi con lui in famigliare conversazione, gli insegnava tante belle cose, da fare e da dire.
Perciò il nostro amore nel creare l’uomo fu insuperabile, ma tanto, che doveva travolgere tutti i secoli per dar amore e chiedere amore e formare in lui il regno della nostra Divina Volontà.
Non abbiamo altra mira sulle creature, né altro sacrificio, se non che facciano la nostra Volontà e questo per dare all’uomo il diritto di re di se stesso e delle cose create e per poter abitare in lui con nostro decoro ed onore come in una nostra cittadella e reggia che ci appartiene.»
Dopo ciò, seguendo il mio abbandono nel Voler Divino, il mio amato Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia buona, tu devi sapere che la nostra Volontà ha la sua vita, il suo dominio, la sua sede, il suo centro, nel nostro Essere Divino, forma una sola cosa con Noi, è nostra stessa vita, dal suo centro emana i suoi raggi pieni della sua vita che riempie Cielo e terra.
Ora per chi vive nel nostro Volere, i suoi atti vengono formati nel centro della sua vita, cioè nel nostro Essere Divino.
Invece chi fa solo la nostra Volontà, fa anche il bene, ma non vive in Essa, i suoi atti vengono formati nei raggi che emana dal suo centro.
C’è differenza tra chi può operare nella luce che il sole spande dal centro della sua sfera e tra chi può salire nel suo centro di luce, questa sente la consumazione del suo essere ed il risorgimento del suo essere in quel centro di luce, in modo che le riuscirebbe difficile distaccarsi da dentro quella sfera di luce, invece chi opera nella luce che riempie la terra, non sente la forza intensa della luce che la consuma, né di risorgere nella stessa luce, anche se fa il bene, rimane qual è.
Tal è la differenza tra chi vive e chi fa la mia Volontà.
Quindi, per quanti atti fa in Essa, tante volte risorge a vita divina e consuma e muore a ciò che è umano.
Quanto sono belle queste resurrezioni nell’anima! Basta dire che vengono formate dalla sapienza e dalla maestria dell’Artefice Divino e ciò dice tutto, tutto il bello e tutto il buono che possiamo fare della creatura.»
Fiat!!!
21 Dicembre 1931
Un atto continuato è come giudice, ordine e sentinella della creatura.
Chi sono le depositarie di Gesù.
Campi e mari divini.
Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, la sua potenza s’impone su di me e vuole che io lo riconosca in ogni mio atto, come vita dell’atto mio, per poter stendere con la sua potenza i nuovi cieli di bellezza, d’amore, per poter riconoscere nell’atto mio l’atto suo, che non sa fare cose piccole ma grandi, cose che devono destare meraviglia a tutto il cielo e poter far gara con tutte le opere sue.
Invece se io non lo riconosco, il mio atto non si presta a ricevere la potenza dell’atto della Divina Volontà ed il mio atto resta atto di creatura e la sua potenza resta da parte.
Oh! Volontà Divina, fa’ che io ti riconosca sempre, per potere chiudere nell’atto mio la tua potenzialità operante e glorificante di opere della tua Volontà adorabile.
Onde, mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù ha fatto la sua breve visitina alla povera anima mia e mi ha detto:
«Figlia mia, il riconoscere ciò che può fare la mia Volontà nell’atto della creatura, forma l’atto divino in essa ed in quest’atto, come base vi mette il principio divino e come si va formando, così l’investe della sua immutabilità, in modo che la creatura sentirà nel suo atto un principio divino che non accenna mai a finire ed una immutabilità che mai si cambia, sentirà in sé il suono del campanello del suo atto continuato che fa il suo corso continuo.
Questo è il segno se l’anima ha ricevuto negli atti suoi il principio divino: la continuazione, un atto prolisso dice che Dio è abitante in essa e negli atti suoi, dice confermazione del bene, perché è tanto il valore, la grazia, la potenza d’un atto continuato, che riempie i piccoli vuoti d’intensità d’amore, le piccole debolezze cui la natura umana è soggetta.
Si può dire che un atto, una virtù continuata è come il giudice, l’ordine, la sentinella della creatura.
Perciò ci tengo tanto che i tuoi atti siano continui, perché c’è del mio dentro ed Io sentirei disonorato l’atto mio nel tuo.
Vedi figlia mia, è tanta la mia foga d’amore, che voglio essere riconosciuto in tutto ciò che ho fatto per amore delle creature, ma questo non per altro, che per dare, sento una smania di dare, voglio formare le depositarie della mia vita, delle mie opere, delle mie pene, delle mie lacrime, di tutto, ma queste non partono da Me se non sono riconosciute, perché col non riconoscerle, m’impediscono il passo di avvicinarmi per deporre in loro ciò che con tanto amore voglio dare e poi resterebbero senza effetti, sarebbero come tanti ciechi che non vedono ciò che sta loro intorno.
Invece, il conoscere è vista all’anima che fa sorgere il desiderio e l’amore e quindi la gratitudine verso di Me che tanto voglio dare e con gelosia custodiscono il mio tesoro depositato in loro e nelle circostanze si servono della mia Vita per guida, delle mie opere per confermare le opere loro, delle mie pene per sostegno delle loro pene e delle mie lacrime per lavarsi se sono macchiate ed oh! come sono contento perché si servono di Me e delle opere mie per aiutarsi! Fu questo il mio scopo nel venire sulla terra, per restare come fratellino in mezzo a loro e dentro di loro per aiuto nei loro bisogni.
Come mi riconoscono, Io non faccio altro che riflettere in loro per suggellare il bene che hanno conosciuto, quasi come sole, che col riflettere, con la sua luce sulle piante e sui fiori comunica la sostanza della dolcezza e dei colori, non apparente, ma in realtà.
Onde, se vuoi ricevere molto, cerca di conoscere ciò che fece e fa la mia Volontà nella Creazione e ciò che fece nella Redenzione ed Io sarò largo e nulla ti negherò di ciò che ti faccio conoscere.
Anzi sappi, se non mi arresto ancora a farti da maestro, per farti conoscere tante altre cose che mi appartengono, è perché voglio darti ancora ciò che ti faccio conoscere.
Non resterei contento se non avessi da dare e sempre cose nuove da dare alla figlia mia, perciò aspetto con ansia che metti a posto nell’anima tua ciò che hai conosciuto, affinché la ritenga come cosa tua e mentre la metti a posto, per darti aiuto ti vado carezzando, plasmando, fortificando, allargo la tua capacità, insomma rinnovo ciò che feci nella Creazione della prima creatura.
Molto più che essendo cose mie quelle che tu hai conosciuto e che voglio deporre in te, non voglio fidarmi di nessuno, neppure di te, voglio Io proprio, con le mie stesse mani creatrici, preparare il posto e deporle in te e, per tenerle sicure, le circondo col mio amore, con la mia fortezza e per guardia con la mia luce.
Quindi sii attenta, non ti far sfuggire nulla e così mi darai il campo di poterti fare le più belle sorprese.»
Dopo di ciò, la mia piccola intelligenza continuava a valicare il mare interminabile della Divina Volontà ed il mio sommo Bene Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, Noi abbiamo campi e mari divini interminabili, questi sono pieni di gioie, di beatitudini, di bellezze incantevoli di ogni specie e posseggono la virtù di far sorgere gioie sempre nuove e bellezze diverse una dall’altra, ma in questi nostri mari e campi divini, anche se ci sono cose e beatitudini innumerevoli, non abbiamo vite che palpitano, mentre Noi siamo vita e palpito di tutto, anche delle nostre gioie; ci manca il palpito della creatura che palpiti nel nostro e come vita riempia questi nostri campi e mari interminabili.
Ora, vuoi tu sapere chi ci porta la sua vita?
Non una cosa nuova, ne abbiamo tante! Chi viene a vivere nella nostra Volontà, perché Essa, straripando da Noi, ci forma i nostri campi e mari divini, pieni di tutte le felicità possibili ed immaginabili.
E la creatura viene in essi come vita ed abbiamo il gran contento e la grande gloria che ci può dare una vita e sebbene questa vita sia uscita da Noi, è libera di stare o non stare nei nostri campi divini ed essa perde, sacrifica la sua libertà umana e nella nostra Volontà prende la libertà divina e come vita vive nei nostri campi e mari senza confini.
Ed oh! com’è bello vedere questa vita che si fa largo in mezzo ai numerosi affollamenti delle nostre felicità e gioie e vi getta il suo seme, il suo chicco di grano, immagine della sua volontà che forma la sua spiga, tanto alta, ma reale e non apparente, della vita palpitante ed operante nel nostro campo celeste.
Oppure è bello vederla come pesciolino, simbolo pure della sua volontà, che come vita palpita, nuota nel nostro mare, vive e si nutre, si trastulla, fa mille scherzi e ricrea, il suo Creatore, non come gioia ma come vita, infatti c’è gran differenza tra le cose che ci possono dare le nostre gioie e quelle che ci può dare una vita.
Ecco perciò possiamo dire: «I nostri campi sono deserti, i nostri mari sono senza pesci,» perché manca la vita delle creature per riempirli, per poter dare e ricevere vita per vita, ma verrà il tempo in cui saranno pieni ed avremo il pieno contento e la grande gloria che in mezzo alle nostre folte gioie, ci saranno moltitudini di vite, che vivranno dentro questi campi e ci daranno vita per vita.
Ora, tu devi sapere che questi nostri campi e mari sono a disposizione di quelli che vivono in terra e che vogliono far vita nella nostra Divina Volontà, non per quelli che vivono in Cielo, perché quelli non possono aggiungere neppure una virgola di più a quello che hanno fatto, questi sono le vite gaudenti nei nostri campi divini, non le vite operanti, si può dire di loro: «quello che è fatto è fatto.» Invece, sono le vite operanti e conquistatrici della terra che sospiriamo e vogliamo che mentre stanno in terra, entrino in questi nostri campi ed operino e facciano da conquistatrici in modo divino, molto più, che dacché l’uomo peccò, uscì da dentro la nostra Volontà e gli furono, con giustizia, chiuse le porte di questi nostri campi.
Ora, vogliamo aprire queste nostre porte dopo tanti secoli, a chi vuole entrare, senza forzare, ma liberamente, per farci popolare questi nostri campi divini, per dare una nuova forma, un modo di vita tutto nuovo alla creatura e poter ricevere, non opere da essa, ma in ogni suo atto, vita formata nella stessa vita nostra.
Ecco perciò la causa del tanto mio dire sulla mia Volontà, la forza della mia parola creatrice le disporrà, darà loro il desiderio, muterà la volontà umana e, conoscendo che voglio aprire le porte, busseranno ed Io subito aprirò, affinché resti Io stesso appagato ed abbia il mio popolo fortunato, che mi darà in cambio della mia vita che ho dato per essi, la loro vita.
Mai ho parlato invano senza aver nulla, parlai nella Creazione e la mia parola servì per formare le cose mirabili di tutto l’universo, parlai nella Redenzione e la mia parola, il mio Vangelo, serve di guida, di luce, di sostegno, alla mia Chiesa, si può dire che la mia parola è la sostanza e la mia vita palpitante nel grembo della Chiesa.
Ora, se ho parlato e parlo ancora sulla mia Divina Volontà, non sarà invano, no, ma avrò i mirabili effetti e la vita della mia Volontà conosciuta, operante e palpitante in mezzo alle creature.
Quindi lasciami fare ed Io disporrò le cose in modo che la mia parola non sarà parola morta, ma viva, che darà vita con tutti i suoi mirabili effetti.
Molto più, che questi nostri campi e mari celesti faranno da madre alle anime fortunate che vogliano vivere in essi, le educheranno in modo divino, le nutriranno con cibi prelibati presi dalla mensa celeste e le cresceranno in modo nobile e santo tanto che in tutti i loro atti, passi e parole si vedrà a chiare note scritto: Sono simili al loro Creatore.
Dio sentirà la melodia della sua voce nella loro parola, la potenza sua nelle loro opere, il suo dolce moto dei passi che fa verso tutti perché li vuole a sé, nei loro passi e, come rapito, dirà: «Chi è colui che mi somiglia?
Chi sa imitare la mia voce dolce, armoniosa e forte da poter scuotere Cielo e terra?
Chi ha tanta forza da rapirmi nelle sue opere per farmi operare insieme con lei?
Chi è?
Chi è?
» Ah è chi vive nei nostri campi divini! E’ giusto che ci somigli in tutto, per quanto a creatura è possibile, è la figlia nostra e basta, permettiamo che ci imiti, che ci somigli, sarà la gloria nostra della nostra opera creatrice, la sospirata del suo Padre Celeste.
Queste anime formeranno la nuova gerarchia nella patria celeste, dove c’è un posto riservato per loro, che a nessun altro è dato di occupare.»
Fiat!!!
25 Dicembre 1931
Desiderio di Gesù della compagnia della creatura.
Estremo bisogno del Pargoletto Gesù d’essere amato con amore divino dalla sua Madre Celeste.
Mi sento come inondare dal mare di luce della Divina Volontà, oh! come vorrei essere davvero il pesciolino in questo mare, in modo da non vedere che luce, toccare, respirare, vivere di luce, oh! come sarei felice di sentirmi dire che sono la figlia del Padre Celeste.
Ma mentre pensavo ciò ed altro, la cara mia vita, il dolce e sovrano Gesù, visitando la piccola anima mia, si è fatto vedere mentre da dentro la sua adorabile persona uscivano mari di luce interminabile e da dentro essa uscivano anime che popolavano la terra e tutto il Cielo, poi Gesù, chiamandomi, mi ha detto:
«Figlia mia, vieni in questa luce, qui ti voglio, la virtù della mia luce, il suo moto come fonte di vita, non fa altro che sprigionare dal suo grembo di luce anime, cioè, vita di creature, la sua potenza è tanta, che come si muove fa scaturire anime ed io voglio la mia diletta insieme con Me, nel seno della mia luce, cioè della mia Volontà, perché quando le anime vengono formate e messe fuori, non voglio essere solo, ma voglio la tua compagnia, affinché riconosca il gran portento della creazione delle anime, il nostro amore eccessivo e siccome ti voglio nella mia Volontà, voglio deporle in te, affidartele, non lasciarle sole mentre pellegrinano sulla terra, ma voglio avere insieme con Me chi me le protegga e difenda.
Oh! come è dolce la compagnia di chi prende cura delle vite da Me uscite, mi è tanto gradita, che rendo, colei che vive nella mia Volontà, depositaria della creazione delle anime, canale per cui le faccio uscire alla luce e canale per farle rientrare nella patria celeste.
Tutto voglio dare a chi vuol vivere nel mio Fiat, la sua compagnia è necessità al mio amore, ai miei sfoghi ed alle mie opere che vogliono essere riconosciute; se si fanno le opere e non sono riconosciute, sono come opere che non sanno riportare trionfo, né cantare vittoria e gloria.
Perciò non mi negare la tua compagnia, negheresti uno sfogo d’amore al tuo Gesù ed alle mie opere mancherebbe il corteggio ed il compiacimento della creatura e resterebbero come opere isolate ed il mio amore contenuto si cambierebbe in giustizia.»
Dopo di ciò stavo pensando alla nascita del bambinello Gesù, specie nell’atto quando uscì dal seno materno ed il celeste Infante mi ha detto:
«Figlia carissima, tu devi sapere che appena mi sprigionai dal seno della Mamma mia, sentii il bisogno d’un amore ed affetto divino, Io lasciai il mio Padre Celeste nell’Empireo, dove ci amavamo con amore tutto divino, tutto era divino tra le divine Persone: affetti, santità, potenza e così di seguito.
Ora, Io non volli cambiare modi venendo sulla terra, la mia Divina Volontà mi preparò la Madre Divina, in modo che ebbi Padre divino in Cielo e Madre divina in terra e come uscii dal seno Materno, sentendo estremo bisogno di questi affetti divini, corsi nelle braccia della Mamma mia per ricevere, il primo cibo, il primo respiro, il primo atto di vita alla mia piccina umanità, il suo amore divino e Lei sprigionò i mari d’amore divino, che il mio Fiat aveva formato in Essa e mi amò con amore divino, come mi amava il mio Padre nel Cielo.
Ed oh come fui contento! Trovai il mio paradiso nell’amore della Mamma mia.
Ora, tu sai che il vero amore non dice mai basta, se potesse dire basta perderebbe la natura del vero amor divino e perciò, fin dalle braccia della Madre mia, mentre prendevo il cibo, il respiro, l’amore, il paradiso che Lei mi dava, il mio amore si stendeva, si faceva immenso, abbracciava i secoli, rintracciava, correva, chiamava, delirava, perché voleva le figlie divine, e la mia Volontà, per quietare il mio amore, mi presentò le figlie divine, che coll’andare dei secoli mi avrebbe formato ed Io le guardai, le abbracciai, le amai e ricevetti il respiro dei loro affetti divini e vidi che la Regina Divina non sarebbe rimasta sola, ma avrebbe avuto la generazione delle mie e delle sue figlie divine.
La mia Volontà sa mutare, dare la trasformazione e formare il nobile innesto, da umano in divino.
Perciò quando ti vedo operare in Essa, mi sento dare e ripetere il paradiso che mi diede la Mamma mia quando bambinello mi ricevette nelle sue braccia.
Perciò chi fa e vive nella mia Divina Volontà, fa sorgere e forma la dolce e bella speranza che il suo regno verrà sulla terra ed Io mi beerò nel paradiso della creatura, che il mio Fiat ha formato in essa.»
E mentre la mia mente continuava a pensare ciò che Gesù mi aveva detto, con un amore più intenso e tenero ha soggiunto:
«Mia buona figlia, il nostro amore corre continuamente verso la creatura, il nostro moto amoroso che non cessa mai corre nel palpito del cuore, nei pensieri della mente, nel respiro dei polmoni, nel sangue che circola, corre, corre sempre e vivifica, con la nostra nota e col nostro moto d’amore, il palpito, il pensiero, il respiro e vuole l’incontro dell’amore palpitante, del respiro amante, del pensiero che riceve e ci dà amore e mentre il nostro amore corre con rapidità inarrivabile, l’amore della creatura non s’incontra col nostro, resta dietro e non segue la corsa del nostro amore, che corre senza mai arrestarsi e, non vedendoci neppure seguire, mentre continuiamo a girare nel palpito, nel respiro, in tutto l’essere della creatura, deliranti, esclamiamo: «Il nostro amore non è conosciuto, né ricevuto, né amato dalla creatura e se lo riceve è senza conoscerlo.» Oh come è duro amare e non essere amato! Eppure se il nostro amore non corresse, cesserebbe all’istante la vita di esse.
Succederebbe come all’orologio: se c’è la corda, fa sentire il suo tic, tic e mirabilmente segna le ore ed i minuti e serve a mantenere l’ordine del giorno, l’ordine pubblico, se cessa la corda, il tic, tic non si sente più, resta fermo, come senza vita, e ci possono essere molti disordini se l’orologio non cammina.
La corda della creatura è il mio amore, come corre questa corda celeste, palpita il cuore, circola il sangue, forma il respiro, si possono chiamare le ore, i minuti, gli istanti dell’orologio della vita della creatura e nel vedere che se non faccio correre la corda del mio amore, le creature non possono vivere eppure non sono riamato, il mio amore continua la sua corsa, ma atteggiandosi ad amore dolorante e delirante.
Ora, chi ci toglierà questo dolore e raddolcirà il nostro delirio amoroso?
Chi avrà per vita la nostra Divina Volontà.
Essa, come vita, formerà la corda nel palpito, nel respiro e così di seguito della creatura, formerà il dolce incontro col nostro amore e la nostra corda e la loro cammineranno di pari passo.
Il nostro tic continuo sarà seguito dal loro tic ed il nostro amore non sarà più solo nel correre, ma avrà la corsa insieme con la creatura.
Perciò non voglio altro che Volontà mia, Volontà mia nella creatura.»
Fiat!!!
3 Gennaio 1932
Certezza della venuta del regno della Divina Volontà sulla terra.
Come tutte le difficoltà si scioglieranno come neve innanzi ad un sole ardente.
La volontà umana è stanza oscura della creatura.
Il mio abbandono continua nel Fiat Divino, ma mi sento preoccupata dal pensiero, come mai potrà venire questo regno della Volontà Divina?
Il peccato abbonda, i mali peggiorano, le creature mi sembrano indisposte a ricevere un sì gran bene, tanto che non c’è anima per quanto buona sia, che veramente vuole occuparsi di far conoscere ciò che riguarda la Divina Volontà.
Se Dio non opera un prodigio della sua onnipotenza, il regno del Fiat Divino potrà stare nel Cielo, ma per la terra è inutile pensarci.
Ma mentre pensavo ciò ed altro, il mio amato Gesù, facendo la sua solita visita all’anima mia, mi ha detto:
«Figlia mia, tutto a Noi è possibile.
Le impossibilità, le difficoltà, gli scogli insormontabili delle creature si sciolgono innanzi alla nostra Maestà Suprema come neve di fronte ad un sole ardente, il tutto sta se Noi vogliamo, tutto il resto è nulla.
Non successe così nella Redenzione?
Il peccato abbondava più che mai, appena un piccolo nucleo di gente sospirava il Messia ed in mezzo a questo nucleo, quante ipocrisie, quanti peccati di tutte le specie, spesso idolatravano; ma era decretato che Io dovevo venire sulla terra.
Innanzi ai nostri decreti, tutti i mali non possono impedire quello che vogliamo fare, un atto solo di nostra Volontà ci glorifica più di quanto non ci offendano tutti i mali e i peccati che vengono commessi dalle creature, perché il nostro atto di Volontà è divino e immenso e nella sua immensità abbraccia tutta l’eternità, tutti i secoli, si stende a tutti; quindi non è della nostra infinita sapienza non dar vita ad un atto solo della nostra Volontà, per i mali delle creature, Noi ci mettiamo dal nostro lato divino e facciamo quello che dobbiamo fare e lasciamo le creature nel loro lato umano e, facendo da Sovrani, signoreggiamo tutto e tutti, anche sul male e mettiamo fuori i nostri decreti.
Ora, come fu decreto nostro la mia venuta sulla terra, così è decreto nostro il regno della nostra Volontà sulla terra, anzi si può dire che l’uno e l’altro fanno parte di un sol decreto, avendo compiuto il primo atto di questo decreto, ci resta da compiere il secondo.
E’ vero che ci teniamo alla buona disposizione delle creature per dare il gran bene che può produrre un atto di nostra Volontà e perciò, tutt’al più prendiamo tempo e ci facciamo via in mezzo ai loro mali per disporli.
E’ vero che i tempi sono tristi, gli stessi popoli sono stanchi, si vedono chiuse tutte le vie, non trovano via d’uscita anche per i necessari mezzi naturali, le oppressioni, le esigenze dei capi sono insopportabili..., giusta pena perché hanno eletto per capi uomini senza Dio, di mala vita, senza giusto diritto d’essere capi, che meritavano più un carcere, che il diritto del regime.
Molti troni ed imperi sono stati rovesciati e quei pochi che sono rimasti, sono tutti vacillanti ed in atto di rovesciarsi, sicché la terra rimarrà quasi senza re, in mano ad uomini iniqui.
Poveri popoli, poveri figli miei, sotto il regime di uomini senza pietà, senza cuore e senza grazia di poter fare da guida ai loro dipendenti! Già si ripete l’epoca del popolo ebreo che, quando ero prossimo a venire Io sulla terra, rimase senza re e stava sotto il dominio d’un impero straniero, uomini barbari ed idolatri che neppure conoscevano il loro Creatore, eppure era questo il segno della mia prossima venuta in mezzo a loro.
Quell’epoca e questa, in molte cose si danno la mano e la scomparsa dei troni e degli imperi, è l’annunzio che il regno della mia Divina Volontà non è lontano.
Dovendo essere un regno universale, pacifico, non ci sarà bisogno di re che lo dominino, ognuno sarà re di se stesso.
La mia Volontà sarà per loro legge, guida, sostegno, vita e Re assoluto di tutti e di ciascuno e tutti i capi arbitrari e senza diritto, andranno in frantumi come polvere al vento.
Già le nazioni continueranno a dibattersi tra loro, chi per guerra, chi per rivoluzione, tra loro e contro la mia Chiesa, hanno un fuoco che le divora in mezzo a loro, che non dà loro pace e non sanno dar pace, è il fuoco del peccato e il fuoco del fare senza Dio che non le dà pace e non faranno mai pace se non chiamano Dio in mezzo a loro, come regime e vincolo d’unione e di pace ed Io li lascio fare e farò toccare con mano che significa fare senza Dio.
Ma ciò non impedisce che venga il regno del mio Fiat Supremo, questa è tutta roba di creatura, del basso mondo che la mia potenza quando vuole, atterra e disperde e fa sorgere dalla tempesta il ciel più sereno ed il sole più fulgido.
Invece, il regno della mia Divina Volontà è dell’alto, è dei Cieli è formato e decretato in mezzo alle divine persone, nessuno c’è lo può toccare, né disperdere.
Prima lo tratteremo con una sola creatura, formando il primo regno in essa, poi con pochi e poi, facendo uso della nostra onnipotenza, lo divulgheremo dappertutto.
Sii certa, non ti preoccupare se i mali peggiorano, la nostra potenza, il nostro amore vincitore che ha virtù di vincere sempre, la nostra Volontà che tutto può e che con pazienza invitta sa aspettare anche secoli, ma quello che vuole e deve fare, vale più di tutti i mali delle creature; alla sua potenza invincibile ed al suo valore infinito, i loro mali saranno come goccioline d’acqua, come tanti nonnulla che serviranno al trionfo del nostro amore ed alla maggior gloria della nostra Volontà compiuta.
E poi, quando avremo la grande gloria di formare questo regno in una sola creatura, essa sarà come sole, la cui luce tutti hanno diritto di godere e possedere, più che sole, darà il diritto a tutte le creature di far possedere un regno sì santo e Noi, con sapienza infinita, abbonderemo di grazie, di luce, di aiuti, di mezzi sorprendenti, perché facciano regnare il regno della mia Volontà in mezzo a loro.
Perciò lasciami fare, quando te lo dice Gesù basta, è come già fatto.
Tutti i mali e tutte le creature insieme non hanno potere né diritto sulla nostra Volontà, né possono impedire un atto solo della nostra Volontà voluta con decreti della nostra sapienza.»
Onde seguivo a pensare al Fiat Divino ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, la mia Volontà è luce, la volontà umana è la stanza oscura in cui vive la povera creatura; come in questa stanza oscura entra il mio Volere, così essa resta tutta investita da questa luce che tutto illumina, anche i più remoti e piccoli nascondigli dell’anima, si fa luce del pensiero, della parola, delle opere, dei passi, ma con una diversità meravigliosa.
Il pensiero prende una varietà di colori animati dalla luce, la parola prende un’altra varietà di colori, l’azione, il passo altre varietà di colori e come la creatura ripete il pensiero, la parola, l’azione, il passo, animata dalla luce della mia Volontà, così si formano le sfumature dei colori divini e la bellezza deriva dal fatto che tutti i colori sono animati dalla luce.
Oh! come è bello vedere la creatura animata dall’iride dei nostri colori divini, è una delle scene più belle che essa ci presenta e ci fa godere, la guardiamo e vediamo che non sono altro che il riflesso dei nostri pensieri, delle nostre azioni e così di seguito, essa forma la varietà dei nostri colori divini e la nostra Volontà fa sfoggio di luce negli atti della creatura, che col suo dolce incanto ci rapisce e ci fa spettatori degli atti nostri ed oh!, come aspettiamo con tutto amore la ripetizione di queste scene così belle e dilettevoli.»
Fiat!!!
7 Gennaio 1932
La Divina Volontà può essere voluta, comandata, operativa e compiuta.
Esempio: la Creazione.
Il mio seguire il Voler Divino continua, lo sento sempre sopra di me, in atto di chiudersi negli atti miei per avere il contento di dirmi: «Il tuo atto è mio, perché dentro vi è la mia vita che l’ha formato.» Mi sembra che con una pazienza invitta, ma amorosa, dolce, amabile, che rapisce la povera anima mia osservi, numeri quando debbo operare, muovere il passo ed altro, per chiudere la sua vita operante ed il muovere del suo passo nel mio, come se si volesse imprigionare nell’atto mio, sebbene resti immensa qual è.
Ma chi può dire ciò che provo e sento sotto l’impero della Divina Volontà?
Sono sempre la piccola ignorentella che appena sa dire a, bi, ci, della Divina Volontà.
In molte cose mi mancano i vocaboli e mentre la mia mente è piena, chissà quante cose vorrei dire; ma faccio per dire e non trovo le parole per esprimermi e perciò passo oltre.
Onde il mio dolce Gesù, sorprendendomi, mi ha detto:
«Figlia mia, la mia Volontà ha modi d’agire sorprendenti e differenti ed agisce a seconda le disposizioni delle creature.
Molte volte fa conoscere ciò che Essa vuole, ma lascia a disposizione delle creature il fare e non fare e questa si chiama Volontà voluta.
Altre volte, al volere aggiunge il comando e dà doppie grazie per fare seguire il comando e questo è di tutti i cristiani; il non far ciò significa non essere neppure cristiani.
L’altro modo è operativo, scende nell’atto della creatura ed opera come se l’atto della creatura fosse atto suo e perciò come atto suo vi mette la sua vita, la sua santità, la sua virtù operatrice; ma per giungere a questo, l’anima dev’essere abituata alla Volontà voluta e comandata, questa prepara il vuoto nell’atto umano per ricevere l’atto operante del Fiat Divino, ma non si arresta; l’atto operante chiama l’atto compiuto e l’atto compiuto è l’atto più santo, più potente, più bello, più fulgido di luce che la mia Volontà Divina può fare ed essendo compiuto il suo atto, tutto ciò che ha fatto, viene racchiuso in quest’atto, in modo che si vede scorrere e racchiudere in esso: il cielo, il sole, le stelle, il mare, le beatitudine celesti, tutto e tutti.»
Ed io, come sorpresa: «Ma come può essere che un atto solo possa racchiudere tutto?
Sembra incredibile.»
E Gesù ha soggiunto: «Come incredibile?
Non può forse la mia Volontà far tutto e chiudere tutto, tanto nel grande quanto nel più piccolo atto?
Tu devi sapere che negli atti compiuti di mia Volontà, entra l’inseparabilità di tutto ciò che ha fatto e farà, altrimenti non sarebbe un atto solo, ma sarebbe soggetto a successione di atti, ciò che non può essere, né nel nostro Essere divino, né nella nostra Volontà e poi la Creazione è un esempio palpabile: tutte le cose create sono inseparabili tra loro, ma distinte l’una dall’altra, guarda il cielo, atto compiuto del Fiat, al di sopra di tutte fa da sgabello alla patria celeste, dove corrono tutte le felicità e le gioie, è occupato da tutti gli angeli e i santi e lì formiamo il nostro trono.
Quello stesso Cielo forma la volta azzurra sul capo delle creature e nello stesso spazio si vedono moltitudini di stelle, ma non si stendono più in là del cielo.
Più in basso c’è il sole, il vento, l’aria, il mare, ma sotto quello stesso spazio di cielo e mentre ognuno fa il suo ufficio, è tanta la loro inseparabilità, che nel medesimo tempo e luogo, si sente e si vede che il sole dardeggia con la sua luce, il vento fischia e getta i suoi aliti refrigeranti, l’aria si fa respirare, il mare fa sentire il suo mormorio, pare che siano fusi insieme, tanto è la loro inseparabilità; tanto, che la creatura nel medesimo tempo e luogo può godere il cielo, il sole, il vento, il mare, la terra fiorita.
Gli atti compiuti dalla mia Divina Volontà non sono soggetti a separarsi, perché dalla Volontà unica da dove sono usciti, sono venuti fuori con la forza e la potenza unitiva, perciò non è meraviglia se negli atti compiuti che fa nella creatura racchiude tutto e si vede tutto delineato come se si potesse vedere tutte le opere sue dentro un vetro e, mentre ogni cosa sta al suo posto, riflettono con una potenza mirabile l’atto compiuto della mia Volontà nell’atto della creatura.
E’ questa la ragione per cui di un atto compiuto di mia Volontà, tanto nella creatura quanto fuori di essa, è tanto il valore, che per quanto diamo, abbiamo sempre da dare, perché essa non ha la capacità di prendere tutto il valore che contiene.
Si riempie fino all’orlo, straripa, si forma i mari intorno e che cosa prende?
Si può dire pochissimo, perché quest’atto racchiude l’infinito e la creatura è incapace di prendere il valore d’un atto infinito del mio Fiat Divino; sarebbe più facile che racchiudesse tutta la luce del sole nel breve giro della sua pupilla, ma ciò pure è impossibile, può riempirsi l’occhio di luce, ma quanti mari di luce non restano fuori della sua pupilla, perché?
Perché c’è un Fiat Divino in quel sole, per cui alle pupille non è dato racchiudere tutto; prenderanno quanta luce vogliono, ma esaurirla, giammai.
Avranno sempre da prendere, vera immagine d’un atto compiuto della mia Volontà nella creatura.
Perciò sii attenta e fa’ che Essa sia la tua vita negli atti tuoi.»
Fiat!!!
12 Gennaio 1932
Giro nella Divina Volontà.
Pegni, anticipi e compromessi da parte delle creature.
Capitale da parte del Creatore.
Eco che forma la Divina Volontà nelle creature.
Stavo secondo il mio solito, facendo il giro negli atti fatti dalla Divina Volontà, sentivo che in Essa e con Essa potevo abbracciare tutto, guardare tutto ricordare tutto, di ciò che aveva fatto la Divina Volontà.
Era il teatro infinito che si presentava innanzi alla mia piccola mente, che con scene divine ed innumerevoli faceva gustare dolcezze indicibili e le scene più belle ed incantevoli che la potenza del Fiat Divino ha messo fuori nel giro della Creazione, della Redenzione e della Santificazione.
Sembra che abbia fatto un giro nel corso dei secoli ed in questo giro ha fatto tante cose belle, meravigliose, da far strabiliare Cielo e terra e questo giro lo ha fatto per far girare Noi intorno, per farci conoscere quanto può fare e sa fare per amor nostro.
Onde, mentre giravo nel giro infinito del Voler Divino il mio amabile Gesù, visitando la piccola sua neonata, mi ha detto:
«Mia piccola figlia della mia Volontà, se tu sapessi quanto godo nel vederti girare nell’infinito giro del mio Fiat Supremo e nel vederti soffermare come sorpresa innanzi ai suoi prodigi, alle sue opere mirabili ed adorabili, alle sue scene incantevoli e rapitrici, nella mia foga d’amore dico: «Come son contento che la mia figlia sia spettatrice e goda le scene mirabili di Colei che l’ha creata.» Ma ciò non basta, tu devi sapere che per acquistare una proprietà, è necessario che chi la deve cedere, dia la libertà a chi deve prenderla, di visitarla, di portarla quasi con mano per farle conoscere tutti i beni che ci sono, le fontane che possiede, la rarità e la preziosità delle piante, la fertilità del terreno e questo serve per fare invaghire chi la deve acquistare ed è necessario che chi deve acquistarla dia degli anticipi, faccia dei compromessi rilevanti per legare colui che deve cedere la proprietà, affinché non possa sfuggire.
Ora, figlia benedetta, volendo dare il regno della mia Divina Volontà, è necessario che tu giri nelle sue proprietà divine ed Io, portandoti con mano, ti faccia conoscere i suoi mari interminabili, i beni, i prodigi, le meraviglie sorprendenti, le gioie, le felicità, tutte le cose di valore infinito che possiede, affinché tu, conoscendolo, lo ami e ti innamori tanto, che non solo non sapresti vivere senza di esso, ma metteresti la vita per acquistare un regno sì santo, pacifico e bello.
Ma non è tutto ancora, ci vuole la parte tua, i tuoi pegni, i tuoi anticipi e compromessi.
Ed è tanto il nostro amore e bontà che vogliamo dare la nostra Volontà come proprietà che appartiene alla creatura, affinché metta a sua disposizione gli atti che Essa ha fatto, affinché le servano come pegni e compromessi equivalenti per ricevere un dono sì grande.
Ora, come tu giri nella Creazione e guardi il Cielo e ti feliciti nel vedere la bella volta azzurra tappezzata di stelle, il sole smagliante di luce e riconosci e senti il Fiat Divino palpitante ancora, che l’ha creato per amore delle creature e tu, sprigionando dal tuo cuore il tuo piccolo amore, ami Colui che tanto ti ha amato, il tuo amore si suggella nell’alto del cielo, nella luce del sole e ci dai per pegno il cielo, per anticipo le stelle, per compromesso il sole, perché per te fu creato e basta che possiedi come vita tua la nostra Volontà, che già è tuo e può essere il valido compromesso per ottenere il suo regno.
E così come giri in tutte le altre cose create, le riconosci e ci ami; e quante volte ripeti i tuoi giri, tante volte ripeti i pegni, fai dei compromessi e ci spingi a disporre le cose, a dare grazie, aiuti per dare come regno il gran dono del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra.
Noi sappiamo che la creatura non ha che darci ed il nostro amore s’impone a dare gli atti nostri come se fossero suoi, mettendo nelle sue mani le opere nostre come moneta divina, affinché abbia mezzi sufficienti per potere contrattare col nostro Essere Supremo.
Ma se non ha nulla, ha il suo piccolo amore, sprigionato dal nostro nell’atto di crearla, quindi ha una particella dell’amore infinito di Dio e quando la creatura ci ama, mette l’infinito in attitudine, sentiamo la forza magnetica della particella del nostro amore infinito, che aleggiando ci ama in essa, si eleva, si stende, giunge fino a Noi e vuole entrare nell’infinito donde uscì, oh! come ci rapisce e, nella foga del nostro amore, diciamo: «Chi può resistere alla forza del nostro amore infinito che si sprigiona dalla creatura e ci ama?
» Dare cieli e terra ci sembra poco per contraccambiarla del suo piccolo amore, che, sebbene piccolo, possiede la particella dell’infinito e ciò ci basta.
Oh! come è dolce e caro il prezioso pegno dell’amore della creatura e siccome non vi è cosa che nel giro dei secoli non sia uscito dalla nostra Volontà, il tuo girare nella Creazione dell’uomo è una visita che le fai, per conoscere ciò che operò ed in quali mari di grazie, di santità, d’amore fu messo nell’atto d’essere creato e tu vorresti fare tutto tuo quell’amore per amarci e ci comprometti con quegli stessi atti con cui creammo l’uomo.
E così quando giri nella Creazione della Vergine, nei suoi mari di grazie, nella mia venuta sulla terra ed in tutto ciò che Io feci e patii, tu metti per compromesso la Regina del Cielo, la mia stessa vita e tutti gli atti miei.
La mia Volontà è tutto e per darsi alla creatura vuol essere riconosciuta, vuol avere a che fare, vuol contrattare con essa e quanto più la visiti negli atti suoi, tanto più si trova impegnata e compromessa ed incomincia lo sborso del suo capitale; tutte le verità, le conoscenze che ti ho fatto sulla Divina Volontà, non sono state forse capitale che ho fatto nell’anima tua?
Ed è tanto esuberante, che può riempire di luce, d’amore, di santità, di grazie, di pace, tutto il mondo intero e non è stato forse dopo una girata che hai fatto negli atti suoi, che già ti aspettavo con tutto amore per darti i suoi pegni ed anticipi che il suo regno sarebbe venuto sulla terra?
Tu davi i tuoi pegni ed il mio Fiat ti dava i suoi, si può dire che ogni verità e parola che diceva a suo riguardo, erano disposizioni che prendeva per formare questo regno, leva che chiamava per formare il suo esercito, capitale che sborsava per mantenerlo, gioie e delizie per attirarli, fortezza divina per vincerli, perché prima Noi facciamo i fatti, ordiniamo tutto e poi mostriamo e facciamo conoscere i fatti che abbiamo fatto.
E siccome vogliamo dare questo bene alle creature, è necessario, giusto e ragionevole che ci intendiamo almeno con una creatura, affinché dall’una passi all’altra.
Noi non facciamo le nostre opere in aria, ma vogliamo un piccolo appoggio dove formare le nostre opere più grandi, non fu il nostro piccolo appoggio la Regina del Cielo nell’opera grande della Redenzione, che poi si estese a tutti ed a chi la vuole?
Perciò il tuo volo nella mia Volontà sia continuo, affinché vi scambiate, tu i tuoi pegni ed Essa i suoi capitali, per accelerare il suo regno sulla faccia della terra.»
Dopo di ciò mi sentivo più del solito tutta immersa nel Fiat Divino ed il mio Sovrano Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, quando la mia Divina Volontà opera nell’anima, si conosce subito: Essa come opera, stende nell’essere umano soavità, dolcezza, pace, fortezza, fermezza, prima di operare vi soffia e vi imprime il suo Fiat onnipotente, il quale stende il suo cielo intorno all’opera che vuol fare, pare che senza il suo cielo la mia Volontà non sappia operare e, mentre opera, fa risuonare il suo eco dolce, armonioso, nelle tre Divine Persone, chiamandole a giorno di ciò che sta facendo nell’anima, perché essendo una la Volontà di quella che sta operando in lei, e quella delle Divine Persone, succede che ciò che fa nelle Divine Persone, fa risuonare il suo eco potente nella creatura ed in quest’eco le porta i mirabili segreti, le dolcezze ineffabili, l’amore inseparabile con cui si amano le Divine Persone, il dolce accordo tra di loro.
Quest’eco è il portatore delle cose più intime dell’Ente Supremo nella creatura; dove sta operando la mia Volontà, l’eco dell’uno si fonde nell’altro, quello di sopra si fa rivelatore divino, quello del basso risuonando in Dio ha virtù di parlare potentemente coi modi divini del bene delle creature e dello stesso amore che Loro le vogliono.
La mia Volontà con la sua potenza forma le dolci catene ed immedesima e trasforma Dio e la creatura, in modo che Dio si sente rifatto nella creatura ed essa si sente rifatta in Dio.
Oh! Volontà mia, quanto sei ammirabile e potente, stendi le tue dolci catene e lega Dio e le creature, affinché tutti ritornino nel mio seno divino.»
Fiat!!!
12 Gennaio 1932
Modi dominanti, parlanti e felicitanti della Divina Volontà.
Come il cielo resta dietro.
Vittoria di Dio e vincita della creatura.
La Divina Volontà raccoglitrice delle opere sue.
Esempio d’una madre che rimpiange il suo figlio storpio.
La mia piccola anima continua a valicare il mare interminabile del Fiat Divino ed, oh! come resto sorpresa, perché mentre mi sembra di aver fatto una lunga via, faccio per guardare e non trovo altro che pochi passi in confronto a quelli che mi resta da fare.
L’indeterminabilità è tanta, che ancorché dovessi camminare per secoli, mi troverei sempre al principio e c’è tanto da conoscere del Voler Divino che, trovandomi nel suo mare, mi sento sempre la piccola ignorantella che appena ha imparato le vocali della Divina Volontà, forse le consonanti le andrò ad imparare nella patria celeste, che spero di raggiungere subito.
Oh! come vorrei modi per muovere a pietà tutto il Cielo, perché finisca il mio lungo esilio; ma del resto Fiat! Fiat! Fiat! Ed il mio sempre amabile Gesù, avendo compassione di me, mi ha stretto fra le sue braccia, dicendomi:
«Figlia benedetta, coraggio, non ti affliggere troppo, per ora voglio che il tuo Cielo sia la mia Divina Volontà.
Essa ti sarà patria celeste in terra e non mancherà di felicitarti e di darti le pure gioie di lassù, perciò, dove Essa regna ha tanti molteplici modi per dare nuove sorprese di gioie, di contenti, per fare che l’anima che la possiede possa godere il suo paradiso in terra.
Perciò, ora prende modi dominanti ed il suo dominio si stende nella mente, nella parola, nel cuore, in tutto l’essere della creatura, perfino nel più piccolo moto ed oh! com’è dolce il suo dominio, è dominio e vita, è dominio e forza, è dominio e luce, che si fa via e la sua luce fuga le tenebre, toglie le sbarre che possono impedire il bene ed il suo dominio mette in fuga i nemici, insomma, la creatura si sente portata dal dominio della Divina Volontà.
Ma mentre è dominata, resta dominatrice di se stessa, dei suoi atti e della stessa Divina Volontà, che mentre domina ed impera, è tanta la sua soavità, fortezza e dolcezza, che s’immedesima con la creatura e vuole che domini insieme, perché il suo dominio è pacifico ed a tutti gli atti che fa la creatura dà il suo bacio di pace dominante.
Questo bacio, questa soavità e dolcezza rapiscono la volontà umana nella Divina e stendono il dominio insieme per formare il regno divino nel fondo dell’anima.
Non vi è cosa più bella, più cara, più grande, più santa, che sentirsi scorrere il dominio della mia Volontà in tutti gli atti ed in tutto l’insieme della creatura, potrei dire che il Cielo resta dietro innanzi al dominio della mia Volontà nel cuore della creatura viatrice, perché nei santi non ha che aggiungere; non rest’altro che felicitarli continuamente; invece nell’anima viatrice, ci sono opere che può fare, nuova vita che può infondere, nuove conquiste che può acquistare, per allargare e stendere maggiormente il suo dominio.
Il dominio totale della mia Volontà Divina nella creatura è la nostra vittoria continuata, per ogni atto che fa in essa col suo dominio, tante vittorie riportiamo e la creatura resta vincitrice della mia Divina Volontà negli atti suoi.
Invece in Cielo non abbiamo da vincere, perché tutto è nostro e ciascun beato compie il suo lavoro nell’atto di spirare, perciò la nostra opera conquistatrice è sulla terra nelle anime viatrici, non nel Cielo; in Cielo non abbiamo né da perdere, né da acquistare.
Ora, quando la mia Divina Volontà si è assicurato il suo totale dominio nella creatura, prende il suo modo parlante, tu devi sapere che ogni sua parola è una creazione, dove Essa regna non sa stare oziosa e siccome possiede la virtù creatrice, non sa parlare se non crea, ma che cosa crea?
Vuol creare Se stessa nella creatura, vuol far sfoggio delle sue qualità divine e lo fa parola per parola, quasi come fece nella creazione dell’universo, quando non disse una sola parola, ma tante parole per quante cose distinte volle creare.
L’anima ci costa più di tutto l’universo e quando è sicura del suo dominio, non risparmia le sue parole, anzi, come essa riceve l’atto della sua parola creatrice, così allarga la sua capacità e ne prepara un’altra.
Sicché parla e crea la luce, parla e crea la dolcezza, parla e crea la fortezza divina, parla e vi crea il suo giorno di pace, parla e crea le sue conoscenze, ogni sua parola è portatrice di creazione del bene che Essa possiede e rivela; la sua parola si fa annunciatrice del bene che vuole creare nell’anima.
Chi può dirti il valore che possiede una sola parola della mia Divina Volontà?
E quanti cieli, mari di ricchezze, varietà di bellezza vi mette nella fortunata creatura che possiede il suo dolce e felice dominio?

Ora, dopo il lavoro sorge la gioia, la felicità.
La mia Volontà, per sua natura, è pregna di gioie innumerevoli, Essa guarda la creatura che si è prestata a ricevere la creazione delle sue parole ed, oh! come si sente felice, perché vede che ogni creazione ricevuta partorisce una gioia e una felicità senza fine ed Essa passa dal modo parlante al modo felicitante e per fare che la creatura goda di più, non si mette da parte, no, ma si felicita insieme e, per farla più gioire, le va spiegando la natura e la diversità delle gioie che ha creato nell’anima sua solo perché l’ama e vuol vederla felice e siccome le gioie, la felicità da sola non è piena, pare che muoia, perciò mi lascia insieme con te, per poterti felicitare sempre e preparare le nuove gioie col lavoro della mia parola creatrice.
Perciò, l’unica nostra festa e felicità che abbiamo sulla terra, è l’anima che si fa possedere dal dominio della mia Suprema Volontà, in essa trova posto la nostra parola, la nostra vita, le nostre gioie, si può dire che l’opera delle nostre mani creatrici sta nell’ordine, stabilito dalla nostra sapienza infinita, cioè nella nostra Divina Volontà, sta al suo posto d’onore.
Invece chi si fa dominare dalla volontà umana, sta nel disordine ed è il nostro continuo smacco della nostra opera creatrice.
Quindi sii attenta, figlia mia, e rendi felice chi vuol renderti felice, nel tempo e nell’eternità.»
Dopo di ciò continuavo a nuotare nel mare di luce del Fiat Divino, mi sentivo affogare di luce ed erano tante le sue conoscenze, che io non sapevo a quali di esse appigliarmi, data la mia piccolezza non sapevo dove metterle, quindi si sperdevano nella sua stessa luce ed io restavo sorpresa senza saper dir nulla ed il mio dolce maestro Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, la mia Volontà è la raccoglitrice di tutte le opere sue, nella sua luce nasconde tutto, con la sua luce le difende e mette in salvo tutte le opere sue, quanto non fa questa luce per mettere in salvo la creatura, l’opera più bella delle nostre mani creatrici e per farla ritornare bella, speciosa come la creammo?
La raccoglie nel suo grembo di luce e getta tanta luce sopra, per farle scomparire tutti i mali: se è cieca, attraverso la luce le dà la vista; se è muta, attraverso la luce le vuol dare la parola; la luce la prende da tutti i lati e le dà l’udito se è sorda; se è zoppa, la raddrizza; se è brutta, con la luce la rende bella.
Una madre non fa ciò che fa la mia Divina Volontà per rendere bella e ripristinata la sua creatura; le sue armi sono di luce, perché non vi è potenza che la luce non nasconda e bene che non possieda.
Che non farebbe una madre che avendo dato alla luce un bel bambino, che la rapiva con la sua bellezza tanto che la madre si sentiva felice nella beltà del figlio, ma una sventura colpisce il bambino che diventa cieco, muto, sordo, zoppo; povera madre, guarda suo figlio e non lo riconosce più, vede l’occhio spento che non la guarda più, non ascolta più la sua voce argentina che la faceva trasalire di gioia nel sentirsi chiamare mamma, i suoi piedini che scorrevano per mettersi nel suo grembo, a stento si trascinano.
Questo figlio è il dolore più trafiggente per un povera madre e che non farebbe se sapesse che suo figlio potesse ritornare di nuovo alle sue fattezze primiere?
Girerebbe tutto il mondo se potesse ottenere ciò e le sarebbe dolce mettere la propria vita, se potesse veder suo figlio bello come lo diede alla luce; ma povera madre, non sta in suo potere restituire la bellezza primiera al suo caro figlio e sarà sempre il suo dolore e la spina più trafiggente del suo cuore materno.
Tale si è resa la creatura col fare la sua volontà: cieca, muta, zoppa, la nostra Volontà la rimpiange con lacrime di luce ardente del nostro amore, ma ciò che non può fare la madre per il suo figlio storpio, può fare la mia Volontà Divina a cui non manca il potere, Essa più che madre, metterà a disposizione i suoi capitali di luce che posseggono virtù di restituire tutti i beni e la bellezza alla creatura.
Essa, Madre tenera, amante e vigilante dell’opera delle sue mani, che, più che figlio carissimo mise alla luce, girerà non tutto il mondo, ma tutti i secoli, per preparare e dare i rimedi potenti di luce, che vivifica, trasforma, raddrizza ed abbellisce ed allora si fermerà quando vedrà nel suo grembo materno, bella come la creò, l’opera delle sue mani creatrici, per rifarsi dei tanti dolori e godersela per sempre.
Non sono forse rimedi le tante conoscenze sulla mia Volontà?
Ogni manifestazione e parola che dico, è una fortezza che metto intorno alla debolezza della volontà umana, è un alimento che preparo, è un’esca, un gusto, una luce, per farle riacquistare la vista perduta.
Perciò, sii attenta e non perdere nulla di ciò che la mia Volontà ti manifesta, perché a suo tempo tutto servirà, nulla andrà perduto.
Credi tu che Essa non tenga conto anche d’una sola parola di quello che dice?
Tutto numera e nulla perde e se nell’anima tua ha formato la sua cattedra per deporre le sue verità, tiene però riservata in Se stessa la cattedra primaria, come il più grande tesoro che le appartiene, in modo che se tu sperdi qualche parola o manifestazione che le appartiene, già conserva in Sé l’originale, perché ciò che riguarda la mia Divina Volontà è di valore infinito e l’infinito non può, né è soggetto a sperdersi; anzi, gelosa, conserva negli archivi divini le sue verità.
Perciò impara anche tu, ad essere gelosa e vigilante ed ad apprezzare le sue sante lezioni.»
Fiat!!!
24 Gennaio 1932
Ogni visitina di Gesù è portatrice di verità celesti.
Chi vive nella Divina Volontà sta sotto la pioggia dell’atto nuovo di Dio.
Esempio del fiore.
Come ogni atto fatto nella Divina Volontà è uno scalino.
Ufficio di madre.
Mi sentivo tutta impensierita sulle tante verità che Gesù benedetto mi ha detto sulla sua Divina Volontà e mentre sentivo in me il sacro deposito delle sue verità, sentivo insieme un santo timore di come le custodivo nella povera anima mia e di come molte volte avevo malamente esposto, senza quell’attenzione che si conviene a verità che contengono valore infinito ed oh! come vorrei imitare i beati, che mentre conoscono tanto della Divina Volontà, non dicono nulla ai poveri viatori, se le tengono tutte con loro, si beatificano, si felicitano, ma da lassù non mandano neppure una parola per far conoscere una sola verità delle molte che conoscono.
Ma mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà, mi ha detto:
«Figlia mia, tutte le parole che ti ho detto sulla mia Divina Volontà, non sono state altro che tante visitine che ti ho fatto, lasciando in te la sostanza del bene che ciascuna mia parola contiene e, non fidandomi di te, perché tu eri incapace di custodire una sola mia parola, rimanevo Io a custodia del valore infinito delle mie verità che deponevo nell’anima tua.
Quindi i tuoi timori non sono giusti, sto Io a guardia di tutto, sono verità celesti, robe di Cielo, sbocchi d’amore represso della mia Volontà e di tanti secoli.
E prima di decidermi a parlarti, già avevo deciso di restare in te per custodire ciò che in te avrei deposto, tu entri nell’ordine secondario; il primo custode sono Io.
Ora, essendo queste mie visitine portatrici di robe celesti, te le porterai con te nella patria celeste come trionfo della mia Volontà e come garanzia che il suo regno non solo verrà sulla terra, ma che ha stabilito il suo principio del suo regnare.
Quelle che resteranno sulla carta rimarranno a memoria perenne che la mia Volontà vuol regnare in mezzo alle umane generazioni e saranno sproni, incitamenti, suppliche divine, forza irresistibile, messaggeri celesti, condottieri del regno del mio Fiat Divino ed anche rimproveri potenti a chi dovrebbe occuparsi di far conoscere un tanto bene e che, per pigrizie e per vani timori non lasceranno girare per tutto il mondo, affinché portino la lieta novella dell’era felice del regno della mia Volontà.
Perciò abbandonati in Me e lasciami fare.»
Onde continuavo i miei atti nella Divina Volontà, nella quale tutte le cose che ha fatto nella Creazione stanno tutte in atto, come se allora le stesse creando, per darle come sfoggio del suo amore alla creatura e siccome sono troppo piccola, non posso prenderle tutte insieme e vado a poco a poco fin dove posso arrivare; ed il divino amore mi aspetta in ogni cosa creata per ripetere e duplicare l’atto creante e dirmi: «Vedi quanto ti amo, per te le creai, per te conservo l’atto creante in atto, per dirti non con le sole parole, ma coi fatti: «Ti amo!» Ti amo tanto che sono affogato d’amore, smanio, deliro, perché voglio essere amato, tanto, che col creare la Creazione prima di te, ti preparavo la via tutta d’amore, col mantenere l’atto creante in atto, ti dico in ogni istante ti amo e voglio amore.» Quindi io percorrevo le cose create, per non lasciare dolente l’artefice amoroso, per il fatto che io non avevo ricevuto il suo amore che aveva messo in ciascuna cosa creata per me e, giunta nell’atto esuberante dell’amore della creazione dell’uomo, io mi sentivo sotto la pioggia di quest’amore intenso ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
«Figlia benedetta, il nostro modo con le creature non cambia mai, come ebbe il principio di esternarsi nella creazione, così continua e continuerà sempre, sempre.
Ora chi entra nella nostra Volontà, tocca con mano il nostro atto creante sempre in atto ed il nostro amore sempre nuovo, in atto di darsi alla creatura; ma non è solo il nostro amore, ma il grande nostro amore, ci fa sprigionare dal nostro seno e mette in vita sopra di esse nuova bontà, nuova potenza, nuova santità, nuova bellezze, in modo che teniamo la creatura sotto la pioggia dei nostri atti nuovi, sempre nuovi e sempre in atto.
Sicché tutta la Creazione sta sempre in atto di ripetersi e darsi a loro.
E siccome i nostri modi sono sempre eguali e non cambiano mai, ciò che facciamo coi beati nel Cielo, alimentando la loro beatitudine col nostro atto nuovo senza mai cessare, così facciamo per chi vive nella nostra Divina Volontà in terra, alimentiamo la loro vita con nuova santità, nuova bontà, nuovo amore, la teniamo sotto la pioggia dei nostri atti nuovi e sempre in atto, con questa differenza: i beati non acquistano nulla di nuovo, nuotano solo nelle nuove gioie del loro Creatore, invece la fortunata viatrice che vive nel nostro Volere, sta sempre in atto di fare nuove conquiste.
Onde chi non fa e non vive nella nostra Volontà Divina, si rende estranea alla famiglia celeste, né conosce i beni del suo Padre Celeste e prende appena le goccioline dell’amore e dei beni del suo Creatore, essa stessa si rende figlia illegittima che non ha pieni diritti nei possedimenti del suo Padre Divino.
Solo la mia Volontà dà il diritto di figliolanza e la libertà di prendere ciò che vuole dalla casa del suo Padre Celeste.
Chi vive nella nostra Volontà è come il fiore che rimane nella pianta e la madre terra sente il dovere di dare il posto alla radice del fiore nella sua propria casa, di alimentarlo con gli umori vitali che essa possiede, di tenerlo esposto ai raggi del sole per colorirlo ed aspetta la rugiada notturna, perché il suo fiore riceva umori sufficienti per farlo resistere ai baci ardenti del sole, per farlo sviluppare e ricevere il colorito ed il profumo più intenso e più bello.
Sicché la madre terra, si può dire che è l’alimento e la vita del fiore.
Così è l’anima che vive nella nostra Volontà, dobbiamo darle il posto in casa nostra e, più che madre, alimentarla, crescerla e darle tanta grazia da poter sostenere e stare esposta innanzi e dentro alla luce ardente dell’immensità della nostra Volontà.
Invece chi non fa e non vive in Essa è come il fiore strappato dalla pianta e messo nei vasi, povero fiore, già ha perduto la sua mamma che con tanto amore lo alimentava, lo teneva esposto al sole per riscaldarlo e colorirlo e anche se c’è l’acqua nel vaso, non è la madre che la dà, quindi non è acqua alimentatrice e nonostante sia conservato nel vaso, pure è soggetto ad appassire e morire.
Tale è l’anima senza la mia Volontà, le manca la Mamma Divina che lo ha generato, le manca la virtù alimentatrice e fecondatrice, le manca il calore materno che la riscalda e con la sua luce le dà le sue pennellate di bellezza per renderla bella e florida.
Povera creatura senza le tenerezze e l’amore di chi le ha dato la vita, come crescerà esile e senza bellezza e come appassita nel vero bene.»
Dopo di ciò giravo nella Divina Volontà per trovare tutti gli atti delle creature per mettervi il mio ti amo e chiedere in ciascun atto di creatura il regno della Divina Volontà sulla terra ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, quando la mia Divina Volontà è invocata nell’atto della creatura, toglie l’asprezza alla volontà umana, raddolcisce i suoi modi, reprime i modi violenti e, con la sua luce, riscalda le opere intirizzite dal freddo dell’umano volere.
Sicché chi vive nella mia Divina Volontà prepara la grazia preventiva alle umane generazioni per farla conoscere ed ogni suo atto in Essa forma lo scalino per salire, prima lei e dopo le conoscenze del Fiat Supremo le creature.
Sicché a chi vive nella mia Divina Volontà, Essa dà le virtù materne e l’ufficio di fare, presso Dio e presso le creature, da vera mamma.
Vedi dunque la necessità dei tuoi atti nella mia Volontà, per formare una scala lunga che debba toccare il Cielo, in modo da impetrare con la sua stessa forza divina, che il mio Fiat scenda sulla terra e vi formi il suo regno, facendo trovare su questa scala il primo popolo che lo riceva e si presti a farlo regnare in mezzo a loro.
Senza scala non si può salire, quindi è necessario che una creatura la faccia per dare il campo a far salire gli altri e, per fare che questa si presti, dobbiamo darle l’ufficio di madre che amando le creature come figli suoi, dati dalla mia Divina Volontà, essa accetti il mandato e non risparmi, né fatiche, né sacrifici e se occorre anche la stessa vita per amore di questi figli.
Molto più che nel darle l’ufficio di madre, il mio Voler Divino dota l’anima d’amore materno e le fa sentire nel proprio cuore questi figli, le dà tenerezza divina ed umana per vincere Dio e la creatura ed unirli insieme per far fare loro la sua Divina Volontà.
Non c’è onore più grande che possiamo dare alla creatura che la maternità, essa è portatrice di generazione e le diamo grazia di formarsi il nostro popolo prediletto.
E anche se la maternità dice dolore, sentirà la gioia tutta divina, di vedere uscire dal dolore i figli della mia Volontà.
Perciò ripeti sempre i tuoi atti e non indietreggiare, l’indietreggiare è dei vili, dei pigri, degli incostanti, non dei forti, molto meno dei figli della mia Volontà.»
Fiat!!!
30 Gennaio 1932
La Divina Volontà spia, sentinella, Madre e Regina.
Il suo soffio forma nell’anima il poggio d’amore per chiudere le sue verità.
Estasi d’amore del Creatore, alimenti che dà ai suoi doni.
Stavo seguendo gli atti del Fiat Divino e mi pareva che in ogni suo atto che io seguivo mi preparasse il suo soffio d’amore, che conteneva in Sé e che sospirava di sprigionare da Sé, per farlo prigioniero nella povera anima mia ed io, sentendo il suo amore, dal suo stesso amore sprigionavo il mio amore verso chi tanto mi amava e sospiravo il suo nuovo soffio d’amore, per dirgli con affetto più intenso: «Ti amo.» Mi pare che sia tanto il desiderio che ha la Divina Volontà di essere amata, che Essa stessa mette nell’anima la dose del suo amore per farsi amare e poi aspetta l’amore della creatura per poterle dire: «Come son contenta che mi ami!» Ma mentre pensavo ciò, il mio adorato Gesù, facendo la sua visitina mi ha detto:
«Figlia mia, tu devi sapere che il nostro amore dà dell’incredibile.
La nostra Divina Volontà è la spia della creatura e va spiando quando essa è disposta a ricevere il suo soffio d’amore contenuto, perché Essa sa che la creatura non possiede una grande quantità d’amore divino, ha appena la particella dell’amore infinito di quando fu creata e se questa non è stata alimentata, sta come il fuoco sotto la cenere, quando mentre il fuoco esiste, la cenere lo tiene coperto e represso, in modo che non fa sentire neppure il calore.
Non vogliamo amore umano e perciò la nostra Volontà Divina usa i suoi stratagemmi amorosi, spia le disposizioni e soffia, il suo soffio come leggero venticello mette in fuga la cenere che ha prodotto l’umano volere, la particella del nostro amore infinito si ravviva, si accende; il mio Voler Divino continua a soffiare ed aggiunge altro amore divino, l’anima si sente svuotare, riscaldare, prova i refrigeri amorosi e da dentro la particella dell’amore infinito che possiede ci ama e ci dà, come suo, il nostro amore divino.
Tu devi sapere che è tanto l’amore di questa mia Divina Volontà, che usa tutte le arti, le fa da spia e la soffia, le fa da Madre e la culla nelle sue braccia, le fa da sentinella e la vigila, le fa da Regina e la domina, le fa da Sole e la illumina e si presta perfino a servirla.
Quando vuole deporre in te le sue conoscenze, le sue verità, anche una sua parola, ti soffia tanto, che forma in te prima il suo poggio d’amore, di luce, per rinchiudere le sue verità nel poggio del suo amore e di luce che ha formato in te.
Sicché affida le sue verità al suo stesso amore, alla sua luce, sapendo che solo il suo amore potrà tenere vero interesse di conservarle, di spronarti affinché non restino occultate.
Oh! se non fosse per questo mio poggio d’amore che racchiude tutte le conoscenze del mio Fiat, quante cose avresti sepolto nell’anima tua, senza che nessuno ne sapesse nulla.
Ecco la causa per cui prima di manifestarti le sue verità, fa la faccendiera intorno a te, per prepararti, per metterti nuovo amore, per formare il nuovo poggio alle sue verità e metterle al banco sicuro del suo amore divino.
E se ti aspetta negli atti suoi con tanto amore, sono i soliti pretesti nostri, occasioni che andiamo cercando per trovare la virgola, il punto della creatura per darle nuovo amore, nuove grazie, molto più che vogliamo la sua compagnia, non sappiamo stare senza colei che vuol fare la nostra Volontà, già Essa stessa ce la porta fra le sue braccia negli atti nostri, affinché stia con Noi, nonostante ciò che Noi facciamo.»
Dopo di ciò seguivo il mio giro negli atti della Divina Volontà e, giunta al punto della Creazione dell’uomo, mi son soffermata per essere spettatrice dell’amore con cui l’Artefice Divino lo aveva creato.
Ed il mio sommo Bene Gesù ha soggiunto:
«Figlia piccola della mia Volontà, ci sentiamo portati a dire ai piccoli i nostri ineffabili ed infiniti segreti, vogliamo dire la nostra storia, molto più, che ci entra la sua origine, per farle toccare con mano con quale amore la sua piccolezza è stata amata e riamata da Noi, perché essa era presente, già stava in Noi nell’atto della creazione dell’uomo e questo per farla festeggiare e perché Noi possiamo festeggiare insieme l’atto solenne della sua creazione.
Ora, tu devi sapere che il nostro Essere Supremo si trovò nell’atto di creare la creatura in una specie d’estasi profonda, il nostro amore rapì il nostro Essere Divino, il nostro amore ci rapì ed il nostro Fiat si mise in atto d’operare con la sua virtù creatrice e fu in questa estasi amorosa, che furono messi fuori di Noi, tutte le grazie, i doni, le virtù, le bellezze, le santità e così di seguito, con cui dovevano essere dotate ed arricchite tutte le creature.
Il nostro amore non si contentò, se non quando mise in ordine, fuori di Noi, tutto ciò che doveva servire a tutti ed a ciascuna, tutte le diversità di santità e le specialità di bellezze e doni per essere ciascuna il facsimile del suo Creatore.
Queste doti e ricchezze sono già a disposizione di tutti, sicché ogni creatura nel nascere già tiene pronta la sua dote, che Iddio fin da quando fu creato l’uomo, mise fuori di Sé per ciascuno.
Ma quanti non la conoscono, né si avvalgono dei diritti che Dio ha dato loro e mentre sono ricchi, fanno vita povera e sono tanto lontani dalla vera santità, come se non fossero esseri usciti da quel Dio tre volte santo, che non sa fare che creature sante, belle e felici, simili a Lui; ma non finiranno i secoli, né verrà l’ultimo dei giorni, se tutto ciò che abbiamo messo fuori nella nostra estasi d’amore non venga preso dalle creature, perché si può dire che è stato preso pochissimo di quel tanto che abbiamo messo a loro disposizione.
Ma senti, figlia buona, un altro eccesso del nostro ardente amore: nel mettere fuori di Noi le doti, le grazie, i doni, non le distaccammo da Noi; fuori di Noi, sì, ma inseparabili da Noi, affinché la creatura, prendendo i nostri doni, con la nostra inseparabilità ricevesse l’alimento continuo per alimentare i nostri doni, la nostra santità, la nostra bellezza, le nostre grazie; sicché, insieme coi nostri doni rendevamo la creatura stessa inseparabile da Noi, perché essa non ha gli alimenti necessari e santi per alimentare i doni nostri e Noi ci esibiamo a dare doni ed alimenti per alimentare la nostra santità, le nostre grazie celesti.
Sicché stiamo in atto continuo di stare insieme con essa per darle ora il cibo per alimentare la nostra santità, ora il cibo per alimentare la nostra fortezza, ora il cibo distinto per alimentare la nostra bellezza, insomma stiamo intorno a lei e sempre occupati a dare i diversi alimenti a ciascun dono che le abbiamo dato e questo serve a conservare, crescere ed a coronare i doni nostri ed insieme resta coronata la felice creatura coi nostri e nei nostri stessi doni.
Quindi, dare un dono alla creatura serve ad impegnarci con lei, non solo alimentando, ma dando per pegno il nostro lavoro, la inseparabilità e la nostra stessa vita, perché se vogliamo la nostra somiglianza dobbiamo dare la nostra vita, per poter produrre la somiglianza nostra in essa e questo lo facciamo volentieri, anzi il nostro amore ci ripete la nostra estasi e ci fa dar tutto, per farci prendere la piccolezza della creatura, che è pur nostra e che da Noi uscì.
Da questo puoi comprendere quali sono le nostre premure, le nostre estasi d’amore, quando diamo non un dono, ma la nostra stessa Volontà per vita della creatura, alimentare i nostri doni è una cosa, alimentare la nostra Volontà è un’altra.
Già la creatura, in virtù di Essa, ci rapisce continuamente a sé e Noi soffriamo continue estasi d’amore ed in queste estasi non facciamo altro che sboccare amore a torrenti, mari di luce, grazie indescrivibili, nulla viene dato a misura, perché non solo dobbiamo alimentarla, ma dobbiamo tenerla corteggiata ed onorata con onori divini nella creatura.
Perciò, figlia mia, sii attenta e fa’ che da te nulla esca d’umano, per poter anche tu onorare con atti divini la mia Volontà in te.»
Fiat!!!
6 Febbraio 1932
Chi vive nella Divina Volontà viene cresciuta da Dio con fattezze e modi divini.
La corsa nel Fiat.
Gli atti fatti in Esso vengono messi sulla bilancia eterna e chiusi nel banco divino.
Il mio abbandono nel Volere Divino continua, mi sento sempre il piccolo atomo che va su e giù, come errante nei suoi atti, per trovare la sua e la mia vita negli atti suoi ed il mio atomo non si arresta, corre, corre sempre, perché sente l’estremo bisogno di trovare la vita nel Fiat! Altrimenti sento che non posso vivere, senza la sua vita e senza i suoi atti mi sento digiuno e perciò devo correre per trovare vita e cibo.
Molto più che la Divina Volontà mi aspetta con un amore indicibile nei suoi atti per apprestare il suo cibo alla sua piccola figlia.
Ma mentre la mia mente si perdeva nella sua luce, il dolce e Sovrano Celeste Gesù, facendo la sua scappatina alla sua piccola figlia, mi ha detto:
«Figlia benedetta, com’è bella la tua corsa nella nostra Volontà e anche se sei il piccolo atomo, possiamo crescerti come Noi vogliamo, i piccoli si possono crescere con le nostre fattezze che ci somigliano, insegniamo i nostri modi divini, la nostra scienza celeste, in modo che essa dimentica i modi rozzi e l’ignoranza dell’umana volontà.
Quelli che sono grandi, sono già formati e poco o nulla possiamo rifare e poi sono abituati a vivere da grandi, secondo il volere umano e per distruggere le abitudini ci vogliono dei miracoli, se pure si riesce.
Invece con i piccoli si riesce facilmente, né ci costa tanto, perché non hanno abitudine radicale, tutt’al più qualche moto fugace, basta una nostra parolina, un soffio della nostra luce per fare che non si ricordi più.
Perciò sii sempre piccola, se vuoi che la mia Divina Volontà, facendoti da vera Madre ti cresca, affinché sia tutta la gloria nostra ed anche la tua.
Ora, tu devi sapere che un atto ripetutamente rinnovato forma l’abitudine e siccome un atto che non cessa mai è solo dell’Ente Supremo, quindi se la creatura si sente in possesso di un atto che ripete sempre, significa che Dio in quell’atto ha racchiuso la sua vita, il suo modo; un atto continuo è vita ed atto divino, solo chi vive nella mia Volontà Divina può sentire in sé la potenza, la virtù, la forza miracolosa d’un atto che non cessa mai, perché essendo stata cresciuta da Noi, non è facile scostarsi dai nostri modi tanto da non sentire in sé la vita e gli atti continui di Colui che l’ha cresciuta, perciò il tuo correre, il sentire sempre l’estremo bisogno di trovare la nostra e la tua vita nel Fiat, nei suoi atti e Noi che corriamo in te per stare nei nostri atti incessanti e mentre Noi corriamo tu corri insieme, affinché gli atti nostri che stanno in te facciano vita comune con gli atti nostri che stanno fuori di te e come tu senti l’estremo bisogno, così sentiamo Noi l’estremo bisogno d’amore, di far girare la tua piccolezza in tutti gli atti del nostro Fiat, perché non essendo tu capace di racchiuderli tutti in te, col tuo girare in essi prendi parte quanto più puoi.
Perciò corri, corri sempre, anzi dico, corriamo sempre, perché non c’è grazia più grande che posso dare alla creatura, che far sentire in sé la virtù di un atto continuo.»
Onde continuavo a seguire gli atti della Divina Volontà ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, ogniqualvolta formi un atto tuo nell’atto della mia Divina Volontà, tanti vincoli di più formi in Essa, restando confermata tante volte per quanti atti fai nel Fiat Divino ed Essa resta confermata tante volte di più in te e per ogni vincolo e confermazione che fai, la mia Volontà allarga i suoi mari intorno a te e per conferma, come suggello, vi mette una sua verità, una sua conoscenza e ti manifesta un grado di valore di più che la mia Volontà contiene, ma sai tu che fanno nell’anima tua questi vincoli, conferme, verità, conoscenze, valori di più che tu vieni a conoscere?
Fanno crescere la vita della mia Volontà in te, non solo, ma ripetendo i tuoi atti, avranno tanti gradi di valore in più per quanto hai di più conosciuto, i tuoi atti vengono messi nella bilancia del Valore Divino e tanto valgono per quanto hai conosciuto e per quanto valore è stato comunicato da Noi nell’atto tuo.
Sicché l’atto tuo di ieri, ripetendolo oggi, non ha lo stesso valore di ieri, ma ha acquistato il nuovo valore che Noi abbiamo fatto conoscere.
Quindi la ripetizione degli atti, accompagnati da nuove verità e conoscenze, acquistano di giorno in giorno nuovi gradi sempre crescenti di valore infinito.
Noi, non solo mettiamo gli atti della creatura fatti nella nostra Volontà, nella nostra bilancia eterna per dare loro il peso d’un valore infinito, ma li conserviamo nel nostro banco divino per darle il centuplo, perciò ogniqualvolta ripeti i tuoi atti, tante volte vieni a mettere le tue monetine nel nostro banco divino e quindi acquisti tanti diritti di più di ricevere da Noi.
Vedi dunque dove giunge l’eccesso del nostro amore, ci vogliamo fare debitori della creatura, ricevendo le monetine dei suoi atti nel nostro banco immenso, possediamo tanto, eppure amiamo tanto ricevere le sue piccole monetine per darle il diritto di darle del nostro.
Il nostro amore a qualunque costo vuole avere a che fare con la creatura, vuole stare in continua relazione con essa e questo a forza di dare e forse anche di perdere; quante volte, mentre Noi vogliamo dare, vogliamo farle conoscere tante belle cose nostre, vogliamo farle sentire quanto è dolce e potente la nostra parola ma essa si mostra fredda, indifferente, se pure non ci volta le spalle ed il nostro amore resta come sconfitto da parte dell’ingratitudine umana, ma la figlia piccola non lo farà mai, non è vero?
La tua piccolezza ti fa sentire l’estremo bisogno del tuo Gesù, del suo amore e della sua Volontà.»
Fiat!!!
10 Febbraio 1932
Lavoro di Dio nell’anima che vive nella Divina Volontà.
Affiatamento tra Dio e la creatura.
Vedetta di Gesù per avere la compagnia della creatura nelle opere sue.
Il mio dolce Gesù, con la sua forza rapitrice mi tira sempre nella sua adorabile Volontà, per farmi percorrere la molteplicità delle sue opere, che pare che mi aspettino per darmi qualcosa in più di quello che mi hanno dato ed io resto sorpresa per tanta bontà e liberalità divina.
E l’amato Gesù, per infondere in me maggiore amore e voglia di seguire gli atti della Divina Volontà, mi ha detto:
«Figlia benedetta del mio Volere, ogniqualvolta ti elevi in Essa per unirti a ciascun atto che ha fatto, mentre il tuo atto si unisce al suo, l’atto divino sorge e ti dà un grado di grazia, d’amore, di santità, un grado di vita divina e di gloria; questi gradi, uniti insieme, formano la sostanza necessaria per formare la vita divina nella creatura; uno forma il palpito, l’altro il respiro, un altro la parola, un altro l’occhio, uno la bellezza, un altro la santità di Dio nel fondo dell’anima.
I nostri atti sorgono come si appressa la creatura, per dare ciò che posseggono, con ansia l’aspettano per mettersi in attitudine di sorgere, per formare i loro sbocchi divini, per deporsi e ripetere gli atti in essa.
Sicché, chi si unisce agli atti della nostra Volontà Divina, ci dà occasione di farci lavorare, ma per fare che cosa?
Per formare col nostro lavoro la nostra vita nella creatura.
Tu devi sapere che la creatura coll’elevarsi nella nostra Divina Volontà, lascia tutto e si riduce nel suo nulla, questo nulla riconosce il suo Creatore ed il Creatore riconosce il nulla che uscì alla luce, non il nulla ingombrato di cose che a Lui non appartengono, e, trovandolo “nulla”, lo riempie del Tutto.
Ecco che significa vivere nella mia Volontà, sgombrarsi di tutto e, leggera leggera, volare nel seno del Padre Celeste, per fare che questo nulla riceva la vita di Colui che la creò.
Oltre a ciò, la nostra Volontà è la nostra vita ed il cibo nostro e siccome Noi non abbiamo bisogno di cibi materiali, perciò Essa ci dà il cibo delle sue opere sante e siccome la creatura è una delle nostre opere, vogliamo trovare in lei la nostra Volontà come vita, affinché non solo essa, ma tutte le opere sue ci servano di cibo e Noi, per contraccambio, le diamo il cibo delle nostre.
Questo cibarsi con gli stessi cibi forma l’affiatamento tra Dio e la creatura, questo affiatamento produce pace, comunicazione di beni, inseparabilità, pare che il fiato divino vada nella creatura e quello di essa in Dio, e questo li unisce tanto da sentirsi come se fosse un solo fiato per entrambi.
Quindi derivano affiatamenti di Volontà, affiatamento d’amore, di opere, sentiamo quel fiato che uscimmo nella creazione dell’uomo e che l’uomo spezzò col fare la sua volontà, rinato di nuovo nella creatura, la nostra Volontà ha virtù ed ufficio di rigenerare nella creatura ciò che ha perduto col peccato e di riordinarla come uscì dalle nostre mani creatrice.»
Dopo di ciò stavo girando nelle opere della Creazione e della Redenzione ed il mio Sovrano Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, le nostre opere soffrono l’isolamento se non sono riconosciute come opere fatte per amore delle creature, perché non ci fu altro scopo nel fare tante opere meravigliose nella Creazione, che dare tanti attestati d’amore.
Noi non avevamo alcun bisogno, tutto fu fatto con un amore intenso per loro.
Ora, se non viene riconosciuto questo nostro amore in ciascuna cosa creata, le nostre opere restano sole, senza corteggio, senza onori e come appartati dalle creature, sicché il cielo, il sole, le altre cose create sono sole, ciò che Io feci nella Redenzione, le mie opere, le mie pene, le mie lacrime e tutto il resto sono isolate.
Ora, chi forma la compagnia alle opere nostre?
Chi le riconosce e, girando in esse, trova il nostro amore palpitante per lei, che sospira la sua compagnia per dare e ricevere amore.
Tanto che quando tu giri nella nostra Volontà per trovare le opere nostre, riconoscere il nostro amore e metterci il tuo, mi sento tanto tirato che quasi sempre ti aspetto in ciascuna opera, per godere la tua compagnia, il tuo corteggio e mi sento come contraccambiato di quello che ho fatto e patito e quando qualche volta tu tardi a venire, Io aspetto e mi metto alla vedetta dentro le opere mie, per vedere quando stai per venire, per godermi la tua dolce compagnia.
Perciò sii attenta, non mi fare aspettare.»
Fiat!!!
16 Febbraio 1932
Gli atti fatti senza la Divina Volontà sono vuoti dell’infinito.
Come bisogna far tutto ed aspettare gli eventi per far venire il regno della Divina Volontà.
Gli atti fatti in Essa partono per il Cielo come proprietà della Patria Celeste.
Stavo continuando i miei atti nella Divina Volontà per trovare tutti gli atti suoi e fonderli insieme e così poter dire: «Faccio ciò che Essa fa.» Oh che felicità si sente nel pensare che io sto facendo ciò che fa la Divina Volontà! Ed il mio amabile Gesù, visitando la piccola sua figlia, mi ha detto:
«Figlia buona, se tu sapessi che vuoto si forma nell’atto della creatura quando non è riempito del tutto della mia Volontà, sicché in quell’atto manca la pienezza della santità, manca l’infinito e siccome manca l’infinito, si vede un abisso di vuoto che solo l’infinito poteva riempire.
Poiché la creatura, con tutti gli atti suoi, è stata fatta per l’infinito, quando nei suoi atti corre la mia Volontà, Essa vi mette l’infinito e si vede l’atto della creatura pieno di luce perché Essa lo tiene nel suo grembo di luce e vi mette dentro l’infinito che lo rende atto compiuto.
Invece, quando nell’atto della creatura non entra la mia Volontà come vita, principio, mezzo e fine, l’atto è vuoto e nessuno può riempire l’abisso di quel vuoto e se c’è il peccato, si vede in quell’atto un abisso di tenebre e di miserie da fare raccapricciare.
Ora, figlia mia, quanti di questi atti ci sono nella lunghezza dei secoli, vuoti dell’infinito, respinto dall’atto umano.
La mia Volontà Divina ha diritto su ciascun atto di creatura e per venir a regnare vuole chi viva in Essa, che vada rintracciando tutti questi atti vuoti per pregarla, pressarla che in ciascun atto metta l’infinito, affinché riconosca in ciascun atto l’atto suo per fare che il suo dominio sia completo ed ancorché questi atti fossero atti passati, c’è sempre, per chi vive nella mia Volontà, da poter fare e riparare, perché in Essa c’è la potenza per poter tutto aggiustare e rifare, purché trovi una creatura che si presti.
Molto più che sono atti di creatura senza la mia Volontà, un’altra volontà unita con la mia Volontà può aggiustare, ordinare ogni cosa.
Ecco perciò, figlia mia, te l’ho detto altre volte e lo ripeto: «Facciamo tutto ciò che ci vuole per far conoscere la Divina Volontà e farla regnare.» Nulla deve mancare da parte nostra: preghiere, sacrificio della propria vita, prendere come in mano tutti gli atti delle creature per chiamarla a metterci del suo, affinché stia il mio ed il tuo ti amo, la mia e la tua prece che grida: «Vogliamo la Divina Volontà.» Sicché tutta la Creazione e tutti gli atti saranno come tutti coperti di Volontà Divina ed Essa si sentirà chiamata da ciascun atto di creatura da tutti i punti, da ciascuna cosa creata, perché Io e tu abbiamo già fatto la chiamata, volendo mettere anche il sacrificio della vita in ogni cosa ed in ogni atto, perché venga a regnare.
Questa sarà potenza innanzi al trono di Dio, forza magnetica, calamita irresistibile, tutti gli atti gridano che vogliono la Divina Volontà regnante in mezzo alle creature, ma chi è che grida?
Io e la piccola figlia del mio Volere.
Quindi, come rapita, scenderà a regnare.
Ecco perciò giri e rigiri nella Creazione, negli stessi atti miei, in quelli della Mamma Celeste per impegnare i nostri stessi atti divini per un regno sì santo ed in quelli delle creature per copiarli e mettere ciò che può loro mancare, ma tutti devono avere una sola voce o direttamente o indirettamente per mezzo di chi ne vuol fare il sacrificio di farsi supplitrice e riparatrice, per ottenere che venga a regnare in mezzo alle generazioni.
Quindi, ciò che ti faccio fare e che faccio Io insieme con te, sono atti necessari, preparativi, formazione, sostanze, capitali che ci vogliono, quando tutto abbiamo fatto da parte mia e da parte tua, in modo che nulla manchi, potremo dire: «Tutto abbiamo fatto, non ci resta altro da fare.» Come Io dissi nella Redenzione, tutto ho fatto per redimere l’uomo, il mio amore non sa che altro inventare per metterlo in salvo e me ne partii per il Cielo aspettando che prendesse il bene che col sacrificio della mia vita gli avevo formato e dato.
Così quando null’altro ci resterà da fare per il regno della mia Volontà sulla terra, anche tu potrai venire nel Cielo, aspettando dalla Patria celeste che le creature prendano le sostanze, il capitale, il regno del Fiat Supremo che già starà formato.
Perciò ti dico sempre, sii attenta, non omettere nulla; quando non si può fare altro, facciamo la parte nostra, il resto, le circostanze, gli eventi, le cose, la diversità di persone faranno il resto e siccome sta già formato, uscirà da sé ed andrà avanti nel suo regnare.
Una cosa ci vuole, più sacrificio a formarlo, perché a metterlo fuori si fa presto, ma per formarlo ci vuole chi metta la propria vita ed il sacrificio d’una volontà sacrificata con atti continui nella mia.»
Dopo di ciò ha fatto silenzio e poi ha soggiunto: «Figlia mia, tu devi sapere che ogni atto di creatura ha il suo posto intorno a Dio, come ogni stella ha il suo posto sotto la volta del cielo, così gli atti delle creature, ciascuno ha il suo posto, ma chi sono quelli che partono per la via regia come proprietà della Patria Celeste e prendono i posti più onorifici e danno gloria divina al loro Creatore?
Gli atti fatti nella mia Volontà.
Quando uno di questi atti parte dalla terra, s’inchinano i Cieli, tutti i beati gli vanno incontro ed accompagnano quell’atto al posto d’onore intorno al trono supremo.
In quell’atto si sentono tutti glorificati, perché la Volontà Eterna ha trionfato nell’atto della creatura e ci ha messo il suo atto divino.
Invece gli atti non fatti nella mia Volontà e forse anche buoni, non partono per la via regia, partono per le vie tortuose e fanno una lunga tappa per andare nel purgatorio ed ivi aspettano la creatura per purificarsi insieme a vie di fuoco e quando finiscono di purificarsi, allora partono per il Cielo per prendere il loro posto, ma non nei posti di primo ordine, ma nei posti secondari.
Vedi la gran differenza?
I primi atti, appena formati, non restano neppure insieme con la creatura, perché essendo roba di Cielo non possono restare sulla terra e perciò subito prendono il volo nella loro patria, non solo, ma tutti gli angeli e i santi reclamano nel Cielo ciò che è stato fatto dalla Divina Volontà come roba loro, perché tutti gli atti fatti da Essa, tanto in terra quanto in Cielo, sono tutti proprietà della patria celeste.
Perciò ogni suo piccolo atto viene reclamato da tutto il Cielo, perché sono tutti fonte di gioie e di beatitudini eterne, che a loro appartengono.
Tutto al contrario per chi non opera nella mia Volontà.»
Fiat!!!
24 Febbraio 1932
Rinascite continue della creatura nella Divina Volontà.
Come la creatura diventa protettrice delle opere divine.
Sono sempre tra le braccia della Divina Volontà, la quale, più che madre, mi tiene stretta fra le sue braccia, circondata con la sua luce per infondermi la sua vita di Cielo, mi sembra che sia tutta attenzione per avere la sua grande gloria di avere una figlia tutta di Volontà Divina, che non ha preso altro cibo, che non conosce altra scienza, né altra legge, né altri gusti o piacere che la sola sua Volontà e perciò, per tenermi occupata ed alienata da tutto, mi fa tante sorprese, mi dice tante belle cose, una più bella dell’altra, ma sempre cose che le appartengono, in modo che la mia povera mente resta come rapita ed inabissata nelle sue braccia di luce; e siccome tutti gli atti che ha fatto, anche se li ha messi fuori, li tiene tutti accentrati in Sé, tanto che se si guarda dentro la sua Volontà, si trova un solo atto, se si guarda fuori si trovano opere ed atti innumerevoli che non si possono numerare, io sentivo in Essa il principio della mia esistenza, come se in quel punto stesse per uscire alla luce ed io sono rimasta sorpresa ed il mio amato Gesù, facendomi la sua breve visitina, mi ha detto:
«Figlia mia, nata e rinata nel mio Volere, ogniqualvolta, con tutta la tua piena conoscenza, ti abbandoni nelle sue braccia di luce e vi rimani, tante volte rinasci in Essa e queste rinascite sono una più bella e speciosa dell’altra.
Ecco perciò ti ho chiamato tante volte la piccola neonata della mia Volontà, perché mentre rinasci, ritorni a rinascere, perché Essa non sa stare oziosa con chi vive insieme con Lei, ma vuol sempre occuparsi col rinascere in modo continuo nella creatura, assorbendola continuamente in Sé, tanto che il mio Fiat rinasce in essa e lei rinasce nella mia Volontà.
Queste rinascite d’ambo le parti, sono vite che si scambiano a vicenda e questo è l’attestato d’amore più grande, l’atto più perfetto, rinascere, scambiarsi la vita a vicenda per potersi dire l’un l’altro: «Vedi quanto ti amo, infatti ti do non atti, ma vita continua.» Ecco perciò, figlia mia, Essa mette questa fortunata creatura che vive nella mia Divina Volontà, nel primo atto della sua creazione, sente il suo principio in Dio, la virtù creatrice, vivificatrice e conservatrice del suo alito onnipotente, per cui, se si ritira, ritorna nel suo nulla donde uscì e perciò sente al vivo la sua rinascita continua nelle braccia del suo Creatore e, sentendosi nel suo principio, la creatura restituisce a Dio il primo atto di vita che da Lui ricevette, che è l’atto più santo, più solenne, più bello, perché è atto di Dio stesso.»
Dopo di ciò seguivo il mio giro negli atti della Divina Volontà ed oh! come avrei voluto abbracciare tutto, anche quello che hanno fatto tutti i beati, per dare in ciascun atto un onore e una gloria a Dio ed ai santi e servirmi degli stessi atti fatti da loro stessi per onorarli ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, quando la creatura ricorda, onora, glorifica ciò che ha fatto il suo Creatore per amor suo ed il suo Redentore per metterla in salvo e tutti i santi, diventa protettrice di tutti questi atti.
Il cielo, il sole e tutta la Creazione si sentono protetti dalla creatura, la mia vita terrestre di quaggiù, le mie pene, le mie lacrime, sentono un rifugio in essa e trovano la loro protettrice, i santi trovano nel suo ricordo, non solo la protezione, ma i loro stessi atti vivificati, rinnovati in mezzo alle creature, insomma si sentono ridare la vita nei loro atti.
Oh! quante belle opere e virtù restano come sepolte nel basso mondo, perché non vi è chi le ricordi ed onori.
Il ricordo richiama le opere del passato e le fa come presenti, ma sai tu che succede?
Succede uno scambio, la creatura diventa protettrice col suo ricordo, tutte le opere nostre, la Creazione, la Redenzione e tutte le cose che hanno fatto i santi, si fanno protettrici della loro protettrice, si mettono intorno ad essa per proteggerla, difenderla, le fanno da sentinella e, mentre si rifugiano in essa per essere protetti, ogni opera nostra, tutte le mie pene e tutte le opere e le virtù dei miei santi, fanno a gara, dandosi il cambio per farle la guardia d’onore perché resti difesa da tutto e da tutti.
E poi, non c’è onore più grande che tu possa dare, quando ti servi di tutte le opere per chiedere in ciascun atto il regno della Divina Volontà, tutti si sentono chiamati e messi a fare da messaggeri, tra il Cielo e la terra, d’un regno così santo.
Tu devi sapere che passato, presente e futuro, tutto deve servire al regno del Fiat Divino.
Ora per il tuo ricordo, per il tuo chiedere questo regno per mezzo delle opere nostre, virtù ed atti di tutti, tutti si sentono messi a servizio di Esso e prendono il loro ufficio e posto d’onore.
Sicché il tuo girare è necessario perché serve a preparare il regno della Divina Volontà.
Perciò sii attenta e continua.»
Fiat!!!
6 Marzo 1932
Chi vive nella Divina Volontà sente il bisogno di girare intorno alle opere divine e tutte le opere divine girano intorno alla creatura.
Lo scopo, germe di luce.
Seguo il mio giro nelle opere divine, sento che la mia povera mente è come fissata intorno alle opere del mio Creatore e fa la sua corsa quasi continua intorno ad esse, perché essendo opere fatte per amor mio, sento il dovere di riconoscerle, di servirmi di esse come scale per salire a Colui che tanto mi ha amato e mi ama per dargli il mio piccolo amore perché vuole essere amato.
Mentre facevo ciò, pensavo tra me: «E perché la mia mente deve correre sempre?
Mi sembra che stia sopra di me una forza potente, che mantiene la mia corsa.» Ed il mio dolce Gesù, facendomi la sua piccola visitina, mi ha detto:
«Figlia mia, tutto gira intorno alla creatura: gira il cielo e non se la fa sfuggire da sotto la sua volta azzurra, gira il sole e con le sue giratine di luce le dà luce e calore, gira l’acqua intorno alla creatura, il fuoco, l’aria, il vento e ciascuno elemento le dà le proprietà che contiene; la mia stessa vita e tutte le opere mie, sono in continuo giro intorno alle creature per stare in continuo atto di darmi a loro.
Anzi, tu devi sapere che appena il bimbo è concepito, il mio concepimento gira intorno al concepimento del bimbo per formarlo e tenerlo difeso; e come nasce, la mia nascita si mette intorno al neonato per girargli intorno e dargli gli aiuti della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei vagiti e perfino il mio respiro gira intorno per riscaldarlo.
Il neonato non mi ama, se non inconsciamente ed Io lo amo fino alla follia, amo la sua innocenza, la mia immagine in lui, amo quello che dev’essere, i miei passi girano intorno ai suoi primi passi vacillanti per raffermarli e seguono a girare fino all’ultimo passo della sua vita, per tenere custodito, nel giro dei passi miei, i suoi passi.
Insomma, le mie opere girano intorno alle sue opere, le mie parole intorno alle sue, le mie pene intorno alle sue pene e quando sta per dare l’ultimo anelito della sua vita, la mia agonia gira intorno per sostegno della sua e la mia morte, con forza inespugnabile, gira intorno per dargli aiuti inaspettati e con gelosia tutta divina, si stringe intorno per fare che la sua morte non sia morte, ma vera vita per il Cielo; e posso dire che la mia stesa Resurrezione gira intorno al suo sepolcro, aspettando il tempo propizio per chiamare, coll’impero della mia Resurrezione, la resurrezione del suo corpo a vita immortale.
Ora, tutte le opere uscite dalla mia Volontà girano tutte intorno, per questo scopo furono create.
Fermarsi significa non aver vita e non produrre il frutto da Noi stabilito, ciò che non può essere, perché l’Essere Divino non sa fare né opere morte, né opere senza frutto.
Onde chi entra nella mia Divina Volontà, prende il suo posto nell’ordine della Creazione e sente il bisogno di girare insieme con tutte le cose create, sente la necessità di far i suoi rapidi giri intorno al mio concepimento, alla mia nascita, alla mia infantile età ed a tutto ciò che Io feci sulla terra.
Ed il bello è che mentre la creatura gira intorno a tutte le opere nostre, le opere nostre girano intorno ad essa, insomma fanno a gara a girarsi intorno a vicenda, ma questo è tutto effetto e frutto del mio Voler Divino, che è moto continuo, chi sta in Esso sente la vita del suo moto, quindi il bisogno di correre insieme, anzi ti dico, se tu non senti la corsa continua di girare intorno alle opere nostre, è segno che la tua vita non è permanente nella mia Volontà, ma fai delle uscite, delle scappatine e perciò la corsa cessa, perché manca chi le dia la vita di correre e come entri in Essa, così ti mette nell’ordine e segui la corsa, perché un’altra Volontà Divina ed operante è entrata in te.
Perciò sii attenta, perché devi avere a che fare con una Volontà onnipotente, che corre sempre e tutto abbraccia.»
Dopo di ciò pensavo tra me: qual sarà il bene, l’utile di questa mia corsa, di questo girare e rigirare negli atti della Divina Volontà?
Ed il Celeste Re Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, tu devi sapere che ciascun atto di creatura, contiene il valore dello scopo con cui anima il suo atto, lo scopo è come il seme, che sepolto sotto terra si polverizza con la terra, ma non per morire, ma per rinascere e formare la pianticella carica di rami, di fiori e frutti che a quel seme appartengono.
Il seme non si vede, sta nascosto nella sua pianticella, ma dai frutti si conosce se il seme è buono o cattivo.
Tal è lo scopo del seme di luce, si può dire che resta come sepolto e si polverizza nell’atto della creatura.
E se lo scopo è santo, tutti gli atti che vengono da quello scopo, saranno tutti atti santi, perché c’è il primo scopo, il primo seme che anima e dà vita al seguito degli atti del primo scopo e questi atti formano la vita dello scopo, nei quali si vedono fiori e frutti di vera santità.
E fino a tanto che la creatura con tutta la conoscenza della sua volontà non distrugge lo scopo primiero, può essere sicura che i suoi atti sono racchiusi nel primo scopo.
Ora la tua corsa nella mia Divina Volontà avrà lo scopo che tu vuoi, che si formi il suo regno e perciò tutti i tuoi atti vengono accentrati nel mio Fiat e, convertendosi in seme di luce, tutti diventano atti di mia Volontà, i quali, eloquentemente, con voci arcane e divine, chiedono questo regno sì santo in mezzo alle umane generazioni.»
Fiat!!!
13 Marzo 1932
La prigioniera ed il Prigioniero divino.
La Vergine annunciatrice, messaggera, conduttrice del regno della Divina Volontà.
Chi vive nella Divina Volontà, forma la creazione parlante.
Il mio abbandono nel Fiat continua, ma sento al vivo la mia povertà estrema, la mia nullità, il dolore continuo della privazione del mio dolce Gesù.
Se non fosse per il suo Voler Divino che mi sostiene e che spesso spesso mi affratella col Cielo, in modo che m’infonde nuova vita, io non avrei potuto andare avanti senza Colui che molto spesso s’invola, si nasconde ed io resto sul rogo dell’amore ad aspettarlo, consumandomi lentamente, per cui ripete la sua breve visitina solo quando giungo agli estremi.
Onde pensavo tra me: «Gesù mi ha inceppato e legato con catene, tanto che non c’è pericolo si possano spezzare, sono in realtà la povera prigioniera.
Oh come vorrei la mia Mamma Celeste in mia compagnia, affinché sotto la sua guida possa vivere come bisogna vivere nella Divina Volontà! Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù ha ripetuto la sua breve visitina e, tutto tenerezza, mi ha detto:
«La mia cara prigioniera! Come son contento di averti inceppata e legata, perché i miei ceppi e le mie catene dicono che, solo il mio amore per tenerti a mia disposizione, ha usato ceppi e catene per renderti prigioniera solo per Me, ma sai?
L’amore vuole la pariglia, se ti ho resa prigioniera, Io per primo mi sono reso prigioniero per te nel tuo proprio cuore e non volendo star solo, ho reso te prigioniera, in modo da poter dire: «Siamo due prigionieri, in modo che l’uno non sa stare senza l’altro.» Così potremo preparare il regno della mia Divina Volontà.
Le opere da sole non sono piacevoli, ma la compagnia le rende gradite, spinge al lavoro, raddolcisce il sacrificio e forma le opere più belle e nel vederti chiamare la nostra Mamma Celeste come tua guida, il tuo prigioniero Gesù ha esultato di gioia nell’avere la sua dolce compagnia nel nostro lavoro.
Tu devi sapere che fu Lei la vera e celeste prigioniera della mia Divina Volontà, quindi conosce tutti i segreti e le vie, possiede le chiavi del suo regno, anzi, per ogni atto che la Regina Prigioniera faceva, preparava nel suo atto il posto per ricevere gli atti della creatura fatti nella Divina Volontà ed oh! come la Sovrana Celeste sta in aspettativa e sull’attenti per vedere se la creatura opera nel mio Fiat, per prendere con le sue mani materne questi atti e chiuderli negli atti suoi come pegni, come antidoti, perché si vuole il regno della Divina Volontà sulla terra.
Sicché questo regno formato da Me e dalla Celeste Signora, già esiste, solo che si deve dare alle creature; per darlo è necessario conoscerlo e siccome è la Creatura più santa, più grande, che non conobbe altro regno che il solo regno della mia Divina Volontà, occupa il primo posto in Essa, per diritto la Celeste Regina sarà l’annunciatrice, la messaggera, la conduttrice d’un regno sì santo, perciò pregala, invocala ed Essa ti farà da guida, da maestra e, con amore tutto materno, riceverà tutti gli atti tuoi e li chiuderà nei suoi e ti dirà: «Gli atti della mia figlia sono come gli atti della sua Mamma, quindi possono stare coi miei per raddoppiare il diritto alle creature di dare il regno della Divina Volontà.» Siccome Dio deve dare questo suo regno e la creatura lo deve ricevere, ci vogliono gli atti d’ambo le parti per ottenere l’intento, quindi Colei che ha più ascendenza, più potere, più impero sul cuore divino, è la Sovrana del Cielo, i suoi atti staranno a capo di tutti gli altri atti delle creature cambiati in divini, in virtù della mia Volontà, per dare il diritto ad esse di ricevere questo regno e Dio, nel vedere questi atti, si sentirà mosso a darlo per quell’amore che ebbe nella Creazione, quando creò tutto per fare che la sua Volontà si facesse come in Cielo così in terra e che ogni creatura fosse un regno della sua Volontà, affinché avesse il suo totale dominio.
Perciò sempre avanti nell’operare e vivere nel Fiat Supremo.»
Dopo di ciò mentre la mia mente si perdeva nel Voler Divino il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, l’anima che entra nella mia Volontà si converte in luce e tutti i suoi atti senza perdere nulla della loro diversità, della loro natura e di quello che sono in se stessi, sono vivificati ed animati dalla luce, sicché tutti gli atti, sebbene distinti tra loro, hanno per vita la luce del mio Fiat ed Esso si diletta ora di formare con la sua vita di luce il pensiero, la parola, l’opera, il passo e così di seguito e l’anima, come cielo primiero animato dal Fiat, forma con i suoi atti il sole, le stelle, il mare che sempre mormora, il vento che geme, che parla, che urla, che fischia, che carezza e che forma i suoi refrigeri, dà luce divina al suo Creatore, a se stessa e scende fin nel basso delle creature e siccome la luce è feconda e ha virtù che da se stessa si spande ovunque, forma le più belle fioriture, ma tutta investita di luce.
Ed ecco che la mia Divina Volontà ripete la sua diletta Creazione nell’anima che vive nella sua luce, anzi, la ripete più bella ancora, perché se la Creazione è muta e, se parla eloquentemente, lo fa sempre nel suo muto linguaggio, invece la creazione che forma nell’anima è tutta parlante, parlano il sole delle sue opere, il mare dei suoi pensieri, il vento delle sue parole, il calpestio dei suoi passi che, come cammina, lascia le virtù dei suoi fiori e tutti gli atti che fa parlano come stelle brillanti, che col loro scintillio pregano, amano, lodano, benedicono, riparano e ringraziano continuamente, senza mai cessare, quel Fiat Supremo che con tanto amore si diletta di formare in loro la bella creazione parlante, animata tutta della sua luce divina.
Quindi non c’è da meravigliarsi se il tuo Gesù forma la sua continua dimora in mezzo a questa creazione parlante che mi forma la mia Divina Volontà, sarebbe più da meravigliarsi se Io non ci fossi, perché mancherebbe il Padrone, il Re che con tanto amore l’ha formata.
A che pro formarla se Io non dovessi dimorarvi dentro e godermi la mia gradita creazione parlante?
Molto più che in questa creazione parlante c’è sempre da lavorare, sempre da aggiungere.
Ogni suo atto è una voce di più che acquista e che, con tutta eloquenza, mi parla del mio e del suo amore ed Io devo ascoltarla; non solo, ma voglio godermi i gusti che essa mi dà.
Mi piacciono tanto che li sospiro e quindi non posso metterli da parte.
Poi c’è sempre da dare e sempre da prendere, perciò non posso lasciarla neppure un istante senza me, tutt’al più ora parlo ed ora faccio silenzio, ora mi faccio sentire ed ora mi sto nascosto, ma non posso lasciare chi vive nella mia Divina Volontà.
Perciò sii sicura che fino a che tu non esci da Essa, il tuo Gesù non ti lascia, starà sempre con te e tu starai sempre con Me.»
Fiat!!!
20 Marzo 1932
Tre condizioni necessarie per ottenere il regno della Divina Volontà.
Come tutti vivono nella Divina Volontà.
Modo diverso di vivere.
Stavo pensando alla Divina Volontà e dicevo tra me: «Se Nostro Signore ama tanto far conoscere un Volere sì santo e vuole che regni in mezzo alle creature, perché poi vuole che si preghi per ottenerlo?
Giacché lo vuole, lo può dare, anche senza tanto pregarlo.
Ed il mio dolce Gesù, sorprendendomi, mi ha detto:
«Figlia mia, il conoscere la mia Divina Volontà è la cosa più grande che Io possa dare e la creatura può ricevere ed il suo regnare è la conferma del suo gran dono e lo svolgimento della sua Volontà conosciuta.
Quindi è necessario chiederlo, col chiederlo la creatura si dispone, forma in sé la reggia per riceverlo; col chiederlo acquista l’amore per amarlo, acquista le doti di sacrificio che ci vogliono per possederlo e, come si chiede, l’umano volere perde il suo terreno, si debilita, perde la forza e si dispone a ricevere il dominio del Volere Supremo e Dio, vedendosi pregato, si dispone a darlo.
Ci vogliono le disposizioni d’ambo le parti per dare i nostri doni celesti, quanti doni vogliamo dare! Ma poiché non vengono chiesti li riteniamo in Noi stessi, aspettando di darli quando saranno chiesti.
Col chiedere è come se si aprisse il commercio tra il Creatore e la creatura.
Se non si chiede, il commercio è chiuso ed i nostri doni celesti non scendono per mettersi in giro sulla faccia della terra.
Quindi, prima necessità indispensabile per ottenere il regno della Divina Volontà, è chiederlo con preghiere incessanti, perché come si prega, così ci giungono le letterine, ora di premure, ora di suppliche, ora d’accordo che vogliono fare con la nostra Volontà, finché giungerà l’ultima lettera dell’accordo finale.
Seconda necessità, più indispensabile della prima, per ottenere questo regno, è necessario sapere che si può avere.
Chi mai può pensare ad un bene, desiderarlo, amarlo, se non sa che può ottenere?
Nessuno.
Se gli antichi non conoscessero che sarebbe venuto il futuro Redentore, nessuno si sarebbe dato pensiero, né avrebbe pregato, né sperato salvezza, perché la salvezza, la santità di quei tempi stava fissata, accentrata nel futuro Salvatore Celeste.
Fuori di questo non c’era da sperare alcun bene.
Conoscere che si può avere un bene forma la sostanza, la vita, l’alimento di quel bene nella creatura.
Ecco perciò le tante conoscenze sulla mia Volontà che ti ho manifestato, affinché si possa conoscere che tutti possono avere il regno della mia Volontà.
Quando si conosce che un bene si può avere, si usano le arti, le industrie e si impegnano i mezzi per ottenere l’intento.
Il terzo mezzo necessario è conoscere che Dio vuol dare questo regno.
Questo getta le fondamenta, la speranza certa per ottenerlo e forma gli ultimi preparativi per ricevere il regno della mia Divina Volontà.
Un bene che si vuole e si sospira, conoscere che chi lo può dare, lo vuole già dare, si può chiamare l’ultimo colpo di grazia, l’atto finale per ottenere ciò che si vuole.
Difatti, se Io non ti avessi manifestato che posso dare e voglio dare la mia Volontà Divina dominatrice e regnante in mezzo alle creature, tu saresti stata indifferente come tutti gli altri verso un bene così grande, sicché il tuo interesse, le tue preghiere, sono state effetti e parti di ciò che hai conosciuto.
Ed Io stesso quando venni sulla terra, nei trent’anni della mia vita nascosta, si può dire che apparentemente non feci bene a nessuno, neppure uno mi conobbe; stavo in mezzo a loro inosservato, tutto il bene si svolgeva tra Me ed il Padre Celeste, la mia Celeste Madre ed il caro san Giuseppe, perché sapevano Colui che ero; tutti gli altri nulla.
Invece quando uscii dal mio nascondiglio ed apertamente mi feci conoscere dicendo che ero proprio Io il Messia promesso, il loro Redentore e Salvatore, anche se col farmi conoscere mi attirai calunnie, persecuzioni, contraddizioni, ira, odio degli Ebrei e la stessa Passione e morte, nonostante tutti questi mali che come pioggia dirotta pioveva su di Me, feci in modo che Io, facendomi conoscere, affermassi ciò che Io ero in realtà, il Verbo Eterno sceso dal Cielo per salvarli.
Tanto è vero, che finché rimasi nella casa di Nazareth, non conoscendo chi Io fossi, nessuno mi disse nulla, né mi calunniarono, né mi fecero alcun male; come mi svelai, tutti i mali mi piombarono addosso.
Ma era necessario farmi conoscere, altrimenti sarei ripartito per il Cielo senza compiere lo scopo per cui ero venuto sulla terra.
Invece col farmi conoscere, anche se mi attirai tanti mali, in mezzo a questa voragine di mali formai i miei apostoli, annunziai il Vangelo, operai prodigi e la mia conoscenza istigò i miei nemici a farmi soffrire tante pene fino a darmi la morte di croce.
Ma ottenni il mio intento, cioè che molti mi conobbero in mezzo a tanti che non vollero conoscermi e compii la mia Redenzione.
Io lo sapevo, che facendomi conoscere, per la perfidia e la superbia gli Ebrei me ne avrebbero fatte tante, ma era necessario che mi facessi conoscere, perché per una persona, un bene se non si conosce, non è portatore di vita, né di bene.
Il bene, la verità non conosciuti, restano inceppati in se stessi, senza fecondità, come tante madri sterili con le quali finisce la loro generazione.
Vedi dunque com’è necessario che si conosca che posso dare il regno della mia Volontà e che voglio darlo.
Posso dire che entra la stessa necessita di quando era necessario farmi conoscere che Io ero il Figlio di Dio venuto sulla terra.
E’ pur vero che molti conoscendo ciò, ripeteranno ciò che mi fecero quando feci conoscere che Io ero il sospirato Messia; calunnie, contraddizioni, dubbi, sospetti, disprezzi, come già hanno fatto, appena l’inizio della stampa ha cominciato a far conoscere la mia Divina Volontà.
Ma ciò dice nulla, è il bene, che possiede la forza feritrice del male, quindi le creature e l’inferno, sentendosi feriti, si armano contro il bene e vorrebbero annientare il bene e colei o colui che vuol far conoscere il bene.
Ma nonostante tutto ciò che hanno voluto al primo inizio, hanno infatti come soffocato, sul nascere la conoscenza della mia Volontà che vuol regnare, pure Essa ha fatto i suoi primi passi e ciò che non credevano alcuni, altri hanno creduto, i primi passi chiameranno i secondi, i terzi e via, via, anche se non mancheranno coloro che susciteranno contraddizioni e dubbi, ma è di assoluta necessità che si conosca la mia Divina Volontà, che posso dare e voglio dare.
Queste sono condizioni, senza le quali Dio non può dare ciò che vuol dare e la creatura non può ricevere.
Perciò prega e non ti indietreggiare a far conoscere la mia Divina Volontà.
Il tempo, le circostanze, le cose, le persone cambiano non sono sempre le stesse, perciò ciò che non si ottiene oggi, si potrà ottenere domani, però a confusione di chi ha soffocato un bene così grande.
Ma la mia Volontà trionferà ed avrà il suo regno sulla terra.»
Onde continuavo a pensare alla Divina Volontà e mi abbandonavo tutta nelle sue braccia divine ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
«Figlia buona, tu devi sapere che la mia Divina Volontà possiede e contiene dentro di Sé tutto, tutte le gioie, tutte le bellezze, tutto esce da Essa e senza sperdere nulla tutto contiene in Sé, si può dire che porta tutti e tutto nel suo grembo immenso di luce.
Sicché tutti vivono in Essa, con questa differenza, che chi con tutta la sua volontà vuol vivere in Essa e si fa soggiogare dal suo dominio, vive da figlia e come figlia viene costituita ereditiera delle gioie, delle bellezze, dei beni della Madre sua, in modo che questa Madre Divina è tutta intenta ad abbellire, arricchire ed a far gioire la figlia sua.
Invece chi vuol vivere di volontà umana e non si fa soggiogare dal suo dominio, vive in questa Santa Volontà, ma vive non da figlia, ma da estranea e tutte le gioie si convertono per la creatura in amarezza, le ricchezze in povertà, le bellezze in bruttezze, perché, vivendo da estranea, vive come appartata dai beni che la mia Divina Volontà possiede e giustamente merita che nulla possieda di bene; il suo volere umano che la soggioga le dà quello che ha, passioni, debolezze, miserie; nulla sfugge alla mia Divina Volontà, neppure l’inferno e siccome non l’hanno amata in vita, sono vissuti come membra distaccate da Essa, ma sempre dentro, non fuori, ora, in quelle tetre prigioni le gioie, la felicità, le beatitudini della mia Divina Volontà si convertono in pene ed in tormenti eterni, perciò il vivere nella mia Volontà non è nuovo, come alcuni credono, tutti vivono in Essa, buoni e cattivi, se si vuol dire nuovo è il modo di vivere: chi la riconosce come atto continuo di vita e le dà il dominio in tutti gli atti suoi, perché il vivere in Essa è la santità di ogni istante che la creatura riceve, si può dire che cresce continuamente in santità, ma santità imboccata dalla mia Volontà, cresciuta insieme con Essa, sicché sente per vita, più la mia Volontà che la sua stessa vita.
Invece chi non vive in Essa, anche se ci sta dentro, non la riconosce in ogni atto suo e vive come se vivesse lontano da Lei e non ricevesse l’atto continuo della sua vita, nonostante lo riceva.
In questo modo non si forma la santità del vivere nel mio Volere, ma tutt’al più la santità delle circostanze, sicché si ricordano della mia Divina Volontà quando le opprime un bisogno, un dolore, una croce, solo allora esclamano: «sia fatta la Divina Volontà.» Ed in tutto il resto della loro vita, la mia Volontà dov’era?
Non stava già con loro, contribuendo a tutti i loro atti?
C’era, ma non la riconoscevano.
Succede come ad una madre che vive nel suo palazzo e che ha dato alla luce molti figli, alcuni di questi se ne stanno sempre intorno alla madre, la quale infonde nei figli i suoi modi nobili, li nutre con cibi delicati e buoni, li vesti con abiti decenti, affida loro i suoi segreti e li fa ereditieri dei suoi beni.
Si può dire che la madre vive nei figli ed i figli nella madre, si felicitano a vicenda e si amano con amore inseparabile; gli altri figli vivono nel palazzo della madre, ma non stanno sempre intorno ad essa, trovano piacere a vivere nelle stanze lontane da quella della madre, quindi non imparano i suoi modi nobili, non vestono con decenza, i cibi che prendono fanno loro più male che bene e se qualche volta vanno alla madre non è per amore, ma per bisogno.
Di qui deriva la grande differenza tra questi figli, nonostante tutto ciò, nel palazzo della madre vivono gli uni e gli altri.
Così è, tutti vivono nella mia Volontà, ma solo chi vuol vivere di Essa, vive in Essa come figlio con la Madre sua, tutti gli altri, anche se vivono in Essa, neppure la conoscono, altri vivono da estranei, altri la conoscono per offenderla.»
Fiat!!!
27 Marzo 1932
Condizione di assicurazione della venuta del regno del Fiat sulla terra.
Le manifestazioni sulla mia Volontà saranno esercito agguerrito d’amore, armi, reti per vincere la creatura.
Mi sentivo tutta immersa nel Voler Divino ed oh! quanti pensieri si affollavano nella mia mente, la sua luce formava le sue onde ed una seguiva l’altra e queste onde si convertivano in voce, in mormorio, in musica celestiale, ma oh quanto è difficile ritenere il linguaggio di quella luce interminabile! Quando si sta in Essa, pare che si comprenda molto, ma appena ci si ritira, resta qualche gocciolina ed il dolce, indimenticabile e caro ricordo d’essere stata nella luce dell’eterno Fiat.
Se il benedetto Gesù non avesse operato un miracolo, abbassandosi Lui, con modo più adattabile all’umana natura, io nulla avrei saputo dire.
Onde sentivo nella mia mente il quadro del regno della Divina Volontà e volevo che Gesù mi dicesse quali fossero le condizioni per essere certa della sua venuta ed il mio Maestro Celeste, visitando la piccola neonata del suo Volere, mi ha detto:
«Mia figlia benedetta, la condizione assoluta, necessaria e di somma importanza, che forma la vita e l’alimento per assicurare il regno della mia Divina Volontà, è chiedere alla creatura cose grandi e prolissità di lungo sacrificio.
Quindi la nostra bontà, in virtù del sacrificio che chiede, deve dare grazie sorprendenti a chi viene chiesto questo sacrificio, in modo che la creatura, affascinata dal mio amore, dai miei doni e dalle mie grazie, considererà nulla il sacrificio che Io le chiedo, conoscerà che la sua vita è finita, non avrà più diritto su se stessa, tutti i diritti saranno di chi le chiede il sacrificio, se non conoscesse tutta l’intensità del sacrificio che accetta, non avrebbe tutto il valore, perché quanto più si conosce la grandezza, il peso del sacrificio, tanto più valore viene messo dentro.
La conoscenza mette il valore esatto e compiuto nel sacrificio, invece quando non si conosce tutto il peso d’un sacrificio, oh! quanto diminuisce il valore, la grazia, il bene che si deve ottenere e poi il nostro amore resta ferito, la nostra potenza si sente impotente, dinanzi ad una creatura a cui chiediamo grandi sacrifici, facendole conoscere il peso per cui si deve sottomettere ed essa, solo per nostro amore e per compiere la nostra Volontà, accetta tutto.
Il sacrificio prolisso porta la prolissità della preghiera ed oh! come le nostre orecchie si fanno tutt’attenzione, i nostri sguardi restano rapiti nel vedere che dal rogo del sacrificio da Noi voluto, l’uomo rega e che cosa chiede e vuole?
Ciò che Noi vogliamo, che la nostra Volontà si faccia come in Cielo così in terra, ah! se lui potesse, metterebbe a soqquadro Cielo e terra, vorrebbe tutto in suo potere, per fare che tutti chiedessero ciò che vuole, affinché il suo sacrificio ottenesse lo scopo e portasse il frutto da Dio voluto.
La nostra paterna bontà è tanta, che ci riesce impossibile non esaudire lo scopo d’un sacrificio lungo e di una preghiera prolissa.
Queste sono le condizioni da parte delle creature e questo l’abbiamo fatto con te e vogliamo che lo conosca, perché Noi non diamo le cose nostre ai ciechi, i quali, per la loro cecità, non conoscono i beni che vengono loro dati, né quelli che stanno loro intorno, molto meno ai muti, che per il loro mutismo, non hanno parole per manifestare le nostre verità e le nostre grazie.
La prima cosa che diamo, è la conoscenza di quello che vogliamo fare di essa e poi diamo e facciamo quello che abbiamo disposto.
La conoscenza si può chiamare il principio, il vuoto, il seme dove mettere il sacrificio, le cose nostre e far sorgere la bella preghiera che ci debilita, ci incatena con catene, con legami inseparabili e ci fa cedere ciò che vuole.
Molto più che essendo la nostra Volontà vita ed opera che dà vita a tutto e a tutti, per venire a regnare sulla terra voleva a sua disposizione da parte dell’umana famiglia, una vita di creatura, che, senza opporsi, stesse in balia della sua Volontà Divina, affinché ne facesse ciò che vuole.
Questo le servirà di appoggio e condizione per assicurare il suo regno da parte delle creature.
Ora vengono le condizioni di assicurazione da parte di Dio, ma a chi potevo farle se non a chi avevo chiesto il sacrificio?
Sicché la mia lunga prolissità di manifestare tante verità sulla mia Divina Volontà, il mio lungo dire sul suo regno e sul bene che vuole e deve fare, il suo lungo dolore di circa seimila anni perché vuol regnare e invece l’hanno respinto, le molte promesse che vuol dare di beni, di felicità, di gioia, se la fanno regnare, non sono state altro che assicurazioni che ho fatto alla creatura di questo regno del mio Fiat e queste assicurazioni venivano fatte e suggellate nella cosa più bella, più sacra, più preziosa, cioè nel centro del rogo del tuo sacrificio da Noi voluto.
Posso dire che non mi stanco mai di fare assicurazione, dico, ritorno a dire sempre con nuovi modi, nuove verità, nuove forme, similitudini sorprendenti sempre sulla mia Divina Volontà, non avrei mai detto tanto se non fossi certo che il mio regno non dovesse avere il suo dominio sulla terra.
Quindi è quasi impossibile che un mio dire così prolisso ed un tuo sacrificio così continuo, non debbano avere i sospirati frutti da parte di Dio e da parte delle creature, perciò continua il tuo volo in quel Fiat che ha potenza di farsi strada, di abbattere tutte le difficoltà ed, a forza d’amore, riesce a farsi i più fidi amici e i difensori dei suoi più spietati nemici.»
Poi ha soggiunto: «Figlia mia, il mio concepimento, la mia nascita, la mia vita nascosta, il mio vangelo, i miracoli, le mie pene, le mie lacrime, il mio sangue versato, la mia morte riunite tutte insieme, formarono un esercito invincibile per compiere la mia Redenzione.
Così tutte le mie manifestazioni sulla mia Divina Volontà, dalla prima all’ultima parola che dirò, devono servire per formare l’esercito agguerrito, tutto d’amore, di forza invincibile, di luce irresistibile, d’amore trasformante, esse getteranno intorno alle creature una rete, per cui se vogliono uscire, incapperanno dentro, s’imbroglieranno tanto, che non sapranno come uscirne e mentre cercheranno di uscire, le tante mie manifestazioni sopra di Essa, continueranno ad assalirle, in modo da rendere più distesa la sua rete, onde vedendosi imbrogliate, prenderanno gusto delle tante bellezze di verità e si sentiranno felici d’essere state incappate nella rete di tante mie verità manifestate.
Sicché esse formeranno il compimento del regno della mia Divina Volontà! Perciò ogni mia manifestazione su di Essa, è un’arma che deve servire a completare un regno così santo.
Se Io la manifesto e tu non la dici, farai mancare le armi necessarie, perciò sii attenta.
Oltre a ciò, tu devi sapere che ogni parola uscita dall’increata sapienza, contiene vita, sostanza, opera, ammaestramento, sicché ogni verità manifestata sulla nostra Divina Volontà, avrà nel nostro regno il suo proprio ufficio, molte verità avranno l’ufficio di formare e crescere la vita della Divina Volontà nella creatura, altre occuperanno l’ufficio di alimentarla, altre faranno da maestro, altre verità avranno l’ufficio di difensori, in modo che si metteranno come un esercito intorno alla creatura tanto che nessuna la potrà toccare.
Vedi dunque la necessità del mio dire così prolisso e delle tante verità che ho manifestato, perché dovevo formare un regno, che, non si forma con poche parole, con pochi atti ed uffici; ce ne vogliono tanti! e ciascuna mia verità ha virtù di occupare un ufficio per mantenere l’ordine perfetto, la pace perenne, sarà l’eco del Cielo e nuoteranno dentro un mare di grazie, di felicità, sotto un sole che non conosce nubi, il cielo sarà sempre sereno.
Le mie verità sulla mia Divina Volontà saranno le sole leggi che domineranno le creature che entreranno a vivere in questo regno, leggi non di oppressioni ma d’amore, che si faranno amare dolcemente, perché in esse troveranno la forza, l’armonia, la felicità, l’abbondanza di tutti i beni.
Perciò, coraggio, e sempre avanti nella mia Divina Volontà.»
Fiat!!!
2 Aprile 1932
Come il potere divino metterà un limite ai mali dell’uomo e gli dirà: Basta, fin qui.
Come nostro Signore mostra con i fatti che vuol dare il regno della sua Volontà.
Sono sempre di ritorno nel santo Voler Divino, né posso farne a meno, perché essendo vita, la vita si sente sempre, si sente il respiro, il moto, il calore.
Così è della Divina Volontà, come si sente, così si sente la sua vita, il suo calore, il suo moto e tutto ciò che Essa racchiude, con questa sola differenza, che a volte si fa attenzione ad una cosa, che come vita racchiude e a volte ad un’altra.
Onde pensavo tra me.
«Come mai la creatura può ritornare bella e santa come uscì dalle mani creatrici di Dio, per realizzare il regno del suo Fiat in mezzo all’umana famiglia?
» Ed il mio amato Gesù, sorprendendomi, mi ha detto:
«Figlia mia, tutte le opere del nostro Essere Supremo sono perfette e complete, nessuna nostra opera è a metà.
La Creazione è tutta completa e perfetta, anzi ci sono molte cose non di assoluta necessità, ma come lusso e sfarzo della nostra potenza, amore e magnificenza.
Solo l’uomo, per cui tutte le cose furono create, deve restare come opera nostra imperfetta ed incompleta, senza lo scopo per cui fu creato, cioè che il nostro Fiat abbia il suo regno in ciascuna creatura?
E questo perché peccò e restò macchiato ed abbrutito, tanto da diventare come un’abitazione crollante, esposto ai ladri e nemici suoi, come se la nostra Potenza fosse limitata e non avesse tutto il potere di fare ciò che vuole, come vuole e quando vuole.
Chi pensa che il regno della nostra Volontà non possa venire, mette in dubbio la stessa potenza suprema.
Tutto possiamo, il volere ci può mancare, ma quando lo vogliamo, il nostro potere è tanto che ciò che vogliamo, facciamo, non vi è cosa che possa resistere innanzi alla nostra Potenza; quindi abbiamo potere di riabilitarlo, di renderlo più bello di prima, di fortificare la sua abitazione crollante e cementarla in modo da renderla più forte che mai ed al soffio del nostro potere, rinchiudere nei cupi abissi i ladri e i nemici suoi.
Sicché l’uomo, anche se scivolò da dentro la nostra Divina Volontà, non cessò d’essere opera nostra e sebbene si disordinò, la nostra potenza, per decoro dell’opera nostra che dev’essere perfetta e compiuta come Noi la vogliamo, col suo potere metterà un limite ai suoi disordini, alle sue debolezze e gli dirà col suo impero: «Basta fin qui; rientra nell’ordine, prendi il tuo posto d’onore come opera degna del tuo Creatore.» Sono prodigi della nostra onnipotenza che opererà, cui l’uomo non avrà forza di resistere, ma senza sforzo, sarà spontaneo, allettato ed attratto da una forza suprema, da un amore invincibile.
Non fu un prodigio della nostra potenza la Redenzione voluta dalla nostra Volontà e del nostro amore, che sa vincere tutto, anche le ingratitudini più nere, le colpe più gravi per ricambiare in amore dove l’uomo ingrato lo ha offeso di più?
Se si tratta dell’uomo, certo che non potrà rialzarsi con tutti gli aiuti della mia Redenzione, perché non è disposto a prenderli, molti non cessano d’essere peccatori, deboli, imbrattati delle colpe più gravi.
Ma se si tratta della mia potenza, del mio amore, quando le due bilance straripano un pochino di più e lo toccano con Volontà di vincerlo, l’uomo si sentirà scosso ed atterrato in modo che risorgerà dal male nel bene e rientrerà nella nostra Volontà Divina donde uscì, per prendere la sua eredità perduta.
Sai dove sta il tutto?
Il tutto sta se la nostra Volontà lo vuole lo ha deciso e con decreti divini; se questo c’è, tutto è fatto ed è tanto vera questa decisione, che ci sono i fatti.
Tu devi sapere che quando venni sulla terra, mentre facevo l’ufficio di Redentore, nel medesimo tempo tutto ciò che faceva la mia Santa Umanità, racchiudeva tanti atti di mia Volontà Divina come deposito da dare alla creatura, Io non avevo bisogno perché ero la stessa Divina Volontà.
Quindi la mia Umanità faceva come una Madre tenerissima, racchiudeva in Sé tanti parti di mia Volontà per quanti atti faceva, per darli alla luce e partorirli nel grembo degli atti delle creature, per formare, nei loro atti, il regno degli atti del mio Fiat.
Onde, come una Madre sta aspettando, con un amore che la fa spasimare, di dare alla luce questi suoi parti divini.
L’altro fatto, che Io stesso insegnai il Pater Noster, affinché tutti pregassero che venga il mio regno, affinché si faccia la mia Volontà come in Cielo così in terra, se non dovesse venire sarebbe stato inutile insegnare una tale preghiera ed Io non so fare cose inutili e poi le tante verità manifestate sulla mia Divina Volontà, non dicono a chiare note che il suo regno verrà sulla terra, non per opera umana, ma per opera della nostra onnipotenza?
Tutto è possibile quando Noi vogliamo, tanta facilità mettiamo nel fare le cose piccole, quanto nelle grandi, perché tutta la virtù e la potenza sta nell’atto nostro, non nel bene che riceve l’atto della nostra potenza.
Difatti quando stavo sulla terra, siccome in tutti gli atti miei correva la mia potenza, si rendeva potente il tocco delle mie mani, l’impero della mia voce e così di seguito e con la stessa facilità chiamai a vita la fanciulla morta da poche ore e con la stessa facilità chiamai a vita Lazzaro, morto da quattro giorni, il quale si era già corrotto e dava un fetore insopportabile; comandai che gli togliessero le bende e poi lo chiamai con l’impero della mia voce: «Lazzaro, vieni fuori.» Alla mia voce imperante, Lazzaro risuscitò, la corruzione scomparve, il fetore cessò e ritornò sano e vegeto come se non fosse morto.
Vero esempio come la mia potenza può far risorgere il regno del mio Fiat in mezzo alle creature, questo è un esempio palpabile e certo, come la mia potenza, anche se l’uomo è corrotto, il fetore delle sue colpe più che cadavere lo infetta, si può chiamare un povero bendato che ha bisogno dell’impero divino per sciogliersi dalle bende delle sue passioni, ma se l’impero della mia potenza lo investe e vuole, la sua corruzione non avrà più vita e risorgerà sano e più bello di prima.
Perciò si può dubitare tutt’al più che la mia Divina Volontà non lo voglia, perché non possono meritare un tanto bene, ma che la mia potenza non possa, questo mai.»
Fiat!!!
9 Aprile 1932
Come Gesù va plasmando la creatura per farla risorgere nella nuova vita della sua verità.
Come solo Gesù poteva manifestare tante verità sulla Divina Volontà, perché ne possiede la sorgente.
Il mio abbandono nel Volere Divino continua, mi sento la piccola bimba che a sorsi a sorsi viene nutrita con questo cibo celeste, il quale produce nell’anima mia, fortezza, luce, soavità indescrivibile e poi, per ogni verità che il mio amato Gesù manifesta alla sua piccola neonata è una delle scene più commoventi, deliziose e belle che mette nella mia mente come portatrice delle beatitudini della patria celeste, quindi mi sentivo immersa nelle tante verità del Fiat Supremo ed il mio sempre amabile Gesù, visitando la sua piccola bimba, mi ha detto:
«Mia piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che se il nostro Ente Supremo desse alla creatura tutto il cielo, il sole, la terra, il mare, non darebbe tanto come quando comunica le verità sulla Divina Volontà, perché tutte le altre cose rimarrebbero all’esterno della creatura, mentre la verità penetra nelle più intime fibre della sua anima ed Io vado plasmando i palpiti, gli affetti, i desideri, l’intelletto, la memoria, la volontà, per trasformarla tutta nella vita della verità e mentre la vado plasmando, ripeto i prodigi della creazione dell’uomo e col tocco delle mie mani distruggo i germi del male e faccio risorgere i germi della nuova vita, la creatura sente il mio tocco e, come la vado plasmando, sente la nuova vita che le viene ridata.
Mentre il cielo, il sole, il mare non hanno la virtù trasformatrice di formare della creatura un cielo, un sole, un mare, tutto il bene si riduce all’esterno e nulla più.
Vedi dunque quanti beni racchiudi per il fatto che ti ho manifestato tante verità?
Perciò, sii attenta nel corrispondere ad un bene così grande.»
Onde continuavo a pensare alle tante verità sulla Divina Volontà, quante gioie, quante trasformazioni divine! Sono state proprie Esse le rivelatrici dell’Ente Supremo, mai avrei conosciuto il mio Creatore, il mio Padre Celeste, se le sante verità non avessero fatto da messaggeri, portandomi le tante belle notizie della sua adorabile Maestà e mentre le tante verità si affollavano nella mia mente, un dubbio è sorto in Me: «E’ stato proprio Gesù colui che mi ha manifestato tante verità, oppure il nemico, o la mia fantasia?
E Gesù, sorprendendomi, mi ha detto:
«Mia figlia buona, come dubiti?
La sola molteplicità delle tante verità sulla stessa mia Divina Volontà, è prova sicura che solo il tuo Gesù poteva avere un dire così lungo sullo stesso soggetto, con argomenti variati e forti, perché, possedendone la sorgente, non è meraviglia che abbia manifestato a te ed in tanti modi, potrei dire le piccole stille di luce delle conoscenze sulla mia adorabile Volontà, dico stille per Me, confrontandole al molto ed al mare infinito, che mi rimane da poter dire, perché se Io volessi parlare per tutta l’eternità, ho tanto da dire sulle conoscenze che riguardano il mio Fiat Supremo, che non la finirei mai, ma per te ciò che ho manifestato sono stati mari, perché ciò che sono stille per Me, che sono Essere infinito, è mare per te che sei creatura finita.
Quindi la sola prolissità ed il tanto mio dire, è la prova più certa e più convincente che solo il tuo Gesù poteva avere tante ragioni e che, solo, può conoscere tanto ciò che riguarda il mio stesso Volere.
Il nemico non possiede la sorgente e poi lui toccherebbe un tasto che lo brucerebbe di più, perché la cosa che più odia e che più lo tormenta è la mia Divina Volontà e, se fosse in suo potere, metterebbe la terra sotto sopra, userebbe tutte le arti e le astuzie per fare che nessuno conoscesse e facesse la mia Volontà.
Molto meno la tua fantasia, così limitata e piccola, oh! come subito resterebbe spenta la luce della ragione e dopo aver detto due o tre ragioni, avresti fatto come quelli che vogliono parlare e si sentono ammutolire e non sanno andare più avanti, quindi, confusa, ti ridurresti al silenzio.
Perciò solo il tuo Gesù ha la parola sempre nuova, penetrante, piena di freschezza divina, di soavità mirabile, di verità sorprendente, cui l’intelletto umano è costretto a piegare la fronte e dire: qui c’è il dito di Dio.
Perciò riconosci un tanto bene ed il tuo punto di centro in tutte le cose, sia la mia sola Volontà.»
Fiat!!!
13 Aprile 1932
L’umana natura che si fa dominare dalla Divina Volontà, campo di sua azione e terra fiorita.
Come la Divina Volontà possiede l’inseparabilità.
Sono sempre fra le braccia della Divina Volontà, come una bimba stretta fra le braccia della mamma, la quale mi tiene tanto stretta fra le sue braccia di luce, che non mi fa vedere, sentire e toccare che solo la Divina Volontà.
Ed Io pensavo tra me: «Oh! se io fossi libera dal carcere del mio corpo, i miei voli sarebbero stati più rapidi nel Fiat, avrei conosciuto di più, sarei stata di fatto un atto solo con Lei, ma mi sembra che la mia natura mi faccia fare le interruzioni, come se mi mettesse gli ostacoli quindi mi fa stentare a correre sempre nella Divina Volontà.» Ma mentre pensavo ciò, il mio divin Maestro Gesù, visitando la piccola anima mia, mi ha detto:
«Figlia benedetta, tu devi sapere che quando la creatura vive nella mia Divina Volontà, Essa ha virtù di tenere ordinata la natura della creatura ed invece d’essere d’ostacolo, le è di aiuto per poter compiere più atti di Volontà Divina, anzi serve come terra ai fiori, che si presta a formare le belle fioriture che quasi la nascondono e coprono con la varietà delle loro bellezze, cui il sole comunica la varietà dei più bei colori, brillantandoli con la sua luce.
Se non fosse per la terra, ai fiori mancherebbe il luogo per formarsi la vita per poter nascere e fare la loro bella comparsa ed il sole non troverebbe dove, a chi comunicare lo sfoggio dei suoi bei colori e delle sue pure dolcezze.
Tale è la natura umana per l’anima che vive nella mia Divina Volontà, è come terra feconda e pura, che si presta a dare il campo d’azione ed a farle formare non solo le belle fioriture, ma a far sbucare tanti soli per quanti atti va facendo.
Figlia mia, è un incanto di bellezza vedere la natura umana che vive nella mia Divina Volontà, coperta e nascosta come sotto un prato di fiori tutti investiti di luce fulgidissima, l’anima da sola non avrebbe potuto formare tante varietà di bellezze, mentre unita, trova le piccoli croci, le necessità della vita, le varietà delle circostanze, ora dolorose, ora liete, di cui come semi si serve per seminare nella terra dell’umana natura e formare il suo campo fiorito.
L’anima non ha terra e non potrebbe produrre alcuna fioritura; invece unita col corpo, oh! quante più belle cose può fare, molto più che questa natura umana fu formata da Me, la plasmai parte per parte, dandole la più bella forma, posso dire che feci da artefice divino e vi misi tale maestria, che nessun altro mi può raggiungere.
Sicché l’amai, vedo ancora il tocco delle mie mani creatrici impresso sull’umana natura, quindi anch’essa è mia, mi appartiene.
Il tutto sta nell’accordo completo: Natura, anima, volontà umana e divina; quando sta questo, cioè che la natura si presta come terra, la volontà umana sta in atto di ricevere la vita della Volontà Divina negli atti suoi, si fa dominare in tutto, né conosce altro in tutte le cose sue che la sola mia Volontà come vita, attrice, portatrice, conservatrice di tutto, oh! allora tutto è santo, tutto è puro e bello, il mio Fiat le sta sopra col suo pennello di luce per perfezionarla, divinizzarla, spiritualizzarla.
Perciò la tua natura non può essere d’ostacolo ai voli nella mia Volontà, piuttosto può esserti d’ostacolo il tuo volere, che devi tenere sempre di mira per non dargli vita, mentre della tua terra non c’è da temere, quella se ha, riceve e dà ciò che ha ricevuto, anzi dà di più e cambia il seme in fiori, in piante, in frutti e se non ha se ne sta nel suo muto silenzio e resta come terra sterile.»
Onde ringraziavo Gesù della sua bella lezione e mi sentivo tutta contenta del fatto che la mia umana natura non poteva nuocermi, anzi mi poteva aiutare nel far crescere la vita della Divina Volontà nell’anima mia e continuavo i miei giri e voli negli atti suoi ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, la mia Divina Volontà possiede l’inseparabilità da tutti i suoi atti ed effetti, tanto se opera da sola in Se stessa e fuori di Se stessa, tanto se opera nella creature o se la creatura opera in Essa, oppure per eseguire ciò che vuole la mia Divina Volontà.
In questo modo d’operare mette del suo e li ritiene come atti suoi e proprietà sue, inseparabili da Essa.
Ora, se la creatura vive nella mia Divina Volontà, questi atti si rendono proprietà comune dell’una e dell’altra; se poi fa delle uscite, perde i suoi diritti, innanzitutto perché sono stati fatti in casa nostra e poi la sostanza, la vita dell’atto, la santità, la bellezza, le prerogative che ci vogliono per poter formare un atto nostro, è stato messo dal nostro Voler Divino, la creatura non ha fatto altro che assistere e concorrere con la sua volontà d’operare insieme con la nostra, ma di sostanza niente ci ha messo del suo.
Quindi se persiste a vivere nel nostro Volere, padroneggia insieme; se esce, con giustizia nulla le tocca, ma se vi rientra, acquista di nuovo il diritto di padronanza.
Ma vi è gran differenza tra chi vive nella mia Divina Volontà e opera insieme e chi, non vivendo in Essa, segue e compie nelle circostanze ciò che vuole il mio Fiat, questa prende nel suo atto la mia Volontà limitata e come finisce l’atto così resta, non va più avanti e sebbene anche questi atti siano inseparabili da Essa, però si vede che non hanno l’operato continuo; prese in maniera limitata la mia Divina Volontà e limitato restò; invece per chi vive ed opera in Essa, il suo atto acquista l’atto incessante d’operare continuamente, questi saranno sempre agenti nel mio Fiat, non perderanno mai l’attitudine, come è l’operato del mio Volere che non cessa mai, così si rendono gli atti della creatura.
Perciò sempre nel mio Fiat ti voglio, se vuoi prenderlo non in modo limitato e come a stilla, ma mari tanto da restare riempita, per cui non toccherai e vedrai altro che la mia Divina Volontà.»
23 Aprile 1932
Come la creatura viene chiamata dalla Divina Volontà.
Quante volte fa i suoi atti in Essa, tante volte rinasce negli atti suoi.
Gara tra Creatore e creatura.
Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, sento la sua chiamata in tutti gli atti suoi, cioè nel cielo, nel sole, nel mare, nel vento, negli atti che fece nella Redenzione, perché non esiste cosa che, non sia uscita dal Voler Divino e mi chiama per dirmi: «Tutto per te ho fatto, vieni a godere e a possedere tutto ciò che, con tanto amore, ho creato per te, non ti rendere estranea a tutto ciò che a te appartiene, né rendere isolate e deserte le nostre e le tue possessioni, vieni e fa’ echeggiare la tua voce, affinché risuoni in tutte le nostre cose create, facci sentire il dolce calpestio dei tuoi passi, la solitudine ci occorre, la compagnia ci mette in festa e ci dà le dolci sorprese delle gioie che ci può dare la nostra amata creatura.» Ma mentre la mia mente girava nelle opere sue, il mio sempre amabile Gesù, visitando la povera anima mia, tutto tenerezza, mi ha detto:
«Figlia benedetta del mio Volere, siccome tutte le cose create furono fatte per le creature, la mia Divina Volontà rimase in ciascuna di esse a chiamare le creature, perché non voleva restar sola, ma voleva coloro per le quali le cose furono fatte, per dare i diritti sopra di esse e così non restare defraudata nel suo scopo per cui le aveva create.
Ora, chi sente questa chiamata?
Chi possiede la mia Volontà come vita.
L’eco della mia Volontà che sta nelle cose create forma lo stesso eco nell’anima che la possiede e, fra le sue stesse braccia, la porta dove il mio stesso Volere la chiama e siccome ha i suoi diritti dati da Me, se essa ama, tutte le cose create dicono amore; se adora, dicono adorazione; se ringrazia, dicono ringraziamenti, in modo che si vede aleggiare nel cielo, nel sole, nel mare, nel vento, in tutto, anche nel piccolo uccellino che canta, l’amore, l’adorazione, il ringraziamento della creatura che possiede la mia Divina Volontà; com’è vasto l’amore e tutto ciò che può fare e dire! Cieli e terra sono in suo potere.
Ma ciò è nulla ancora, tu devi sapere che nell’operato dell’anima che possiede la mia Divina Volontà entra la sua onnipotenza divina e potenza vera, significa diffondersi in tutti e tutto, richiamare tutti in quell’atto, col suo impero farsi sentire a tutti, chiamare l’attenzione di tutti in modo che sentono la potenza operante del mio Fiat nell’atto della creatura, perché posso chiamarlo non atto suo, ma mio e chi si trova in possesso di Esso, quali sono gli angeli, i santi, la Creazione, sentono scorrere una vena della sua potenza e si mettono tutti sull’attenti per riceverla ed, inchinandosi, adorano, ringraziano, amano la Divina Volontà operante.
Un atto di Essa è la cosa più grande, più bella per tutto il Cielo e per tutta la terra, un suo atto, siccome possiede potenza completa, tanto se opera nell’atto umano, tanto da solo, può portare innovazione, trasformazione su tutto e far risorgere cose nuove, che prima non esistevano.
Sicché un atto nella mia Divina Volontà prende posto nell’ordine divino e, col suo impero potente, impera su tutti, impera col suo amore allettante, con la sua bellezza rapitrice, con le sue gioie e dolcezze infinite, è un atto che racchiude l’insieme di tutto e quelli che non sentono il bello di esso sono costretti a sentire il peso della giustizia divina su di loro, ma tutti sentiranno il tocco della potenza di un atto della mia Volontà, nessuno sarà escluso.
E solo questi atti si schierano in continuo omaggio verso Dio medesimo, perché quelli che più danno gloria a Dio ed omaggio continuo, sono gli atti fatti nel Fiat, perché sono atti riprodotti da Dio stesso e prendono parte al loro atto incessante.»
Dopo di ciò, stavo facendo i miei atti nella Divina Volontà ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, l’anima che vive nella mia Volontà sta in continuo atto di rinascere negli atti che fa in Essa; se ama, sta in atto continuo di rinascere nell’amor divino e, mentre nasce, forma la vita dell’amore in lei e come vita prende il primato in tutto il suo essere, di modo che il suo palpito, il suo respiro, il moto, lo sguardo, il passo, la volontà e tutto il resto, diventa amore e quante volte rinasce, tante volte di più cresce l’amore, questo amore come vita ed in atto di nascere sempre e crescere, ha la forza rapitrice e feritrice che mentre ci ferisce, ci rapisce, ma con la nostra stessa potenza divina e Noi, sentendoci feriti, sbocchiamo amore dalle nostre ferite e feriamo la nostra amata creatura ed in ogni rinascita raddoppiamo il nostro amore per essa.
Così se ripara e quante volte ripara nella nostra Volontà, tante volte rinasce nella riparazione divina e forma la vita della riparazione nell’anima sua, sicché il respiro, il moto, la volontà e tutto l’essere suo acquista la vita della riparazione; e siccome non è con un atto solo che ci ripara, ma con una vita intera, come vita ha la potenza disarmatrice e, disarmandoci, converte i flagelli in grazie, così tutti gli altri atti che la creatura può fare nella nostra Divina Volontà, sono vite che acquista, le quali sono alimentate dalle nostre sorgenti divine.
Così se ci loda nella nostra Divina Volontà ci ringrazia, ci benedice, forma una vita intera di ringraziamenti, di lode e di benedizione verso il suo Creatore ed ogniqualvolta lo fa, mentre rinasce in questi atti e cresce, forma la pienezza della vita, di modo che se respira, se palpita, se pensa, se parla, se muove il passo, se circola il sangue nelle vene, in tutto l’insieme della creatura, non vi è particella del suo essere che non dica: “vi ringrazio, vi lodo, vi benedico”.
Oh! come è bello vederla, mentre possiede tante vite per quante volte rimase nei suoi stessi atti fatti nel nostro Fiat Divino! Per quante vite possiede sentiamo nel suo palpito tanti palpiti in uno, tanti respiri, moti e passi in uno e fra essi, uno dice amore, l’altro riparazione, l’altro ringraziamenti, l’altro lode e benedizione.
Queste rinascite e vite formano la più bella armonia nella fortunata creatura che ha avuto il bene di acquistarle; è tanto il nostro compiacimento, che il nostro sguardo è sempre fisso nel guardarla, le nostre orecchie sono sempre intente ad ascoltarla, la potenza del nostro Volere chiama la nostra attenzione continua e, come ci dice “vi amo”, così Noi le ripetiamo: “ti amiamo, oh figlia!” Come ci ripara, così ce la stringiamo al cuore; come ci ringrazia, loda e benedice, così le ripetiamo: “ti ringraziamo” quando ci ringrazia, “ti lodiamo” quando ci loda, “ti benediciamo” quando ci benedice.
Possiamo dire che ci mettiamo a gara con lei, Cieli e terra stupiscono perché il Creatore si mette a gara con la sua amata creatura.
Perciò sempre nella mia Volontà ti voglio, perché in Essa ci dai da fare e da dire e formi il nostro sfogo d’amore.»
Fiat!!!
23 Aprile 1932
Come il vivere nella Divina Volontà è un dono.
Esempio del povero ed esempio del re.
Come il dono è eccesso dell’amore e magnanimità di Dio, il quale né bada né vuol fare i conti del gran valore che dà.
Mi sentivo tutta immersa nel Volere Divino, una folla di pensieri preoccupava la mia mente, ma sempre sullo stesso Fiat, perché in Esso non si può pensare ad altro, il suo dolce incanto, la sua luce che tutto investe, le sue tante verità, che come formidabile esercito si schierano intorno, allontanano tutto ciò che ad Esso non appartiene.
La felice creatura che si trova nella Divina Volontà si trova come in un’atmosfera celeste, tutta felice, nella pienezza della pace dei santi e, se vuole qualcosa, è solo che tutti conoscono un Volere così amabile, così santo, vorrebbe che tutti venissero a godere la sua felicità, ma pensavo tra me: «Ma come può essere che le creature possano venire a vivere nella Divina Volontà, per poter formare il suo santo regno?
» Ed il mio amato Gesù, sorprendendomi, mi ha detto:
«Figlia mia, come sei piccola! Si vede che la tua piccolezza non si sa elevare nella potenza, immensità, bontà e magnanimità del tuo Creatore e dalla tua piccolezza misuri la nostra grandezza e liberalità.
Povera piccina, ti sperdi nei nostri interminabili poteri e non sai dare il giusto peso ai nostri modi divini ed infiniti.
E’ vero che umanamente parlando, per la creatura accerchiata dai mali com’è, vivere nel mio Volere, formare il suo regno in mezzo a loro, è come se volesse toccare il Cielo col dito, ciò che è impossibile, ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.
Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo dono la creatura si sentirà trasformata, da povero, ricco, da debole, forte, da ignorante, dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create.
Succederà come ad un povero che veste miseri cenci, abita in un tugurio, senza porte, quindi esposto ai ladri e ai nemici, non ha un pane sufficiente per sfamarsi ed è costretto a mendicarlo; se un re gli desse per dono un milione, il povero cambierebbe la sua sorte e non farebbe più la figura d’un povero mendico, ma d’un signore che possiede palazzi, ville, vestirebbe con decenza, avrebbe cibi abbondanti e si metterebbe in condizione di potere aiutare gli altri.
Chi ha cambiato la sorte di questo povero?
Il milione ricevuto in dono.
Ora, se una vile moneta ha virtù di cambiare la sorte d’un povero infelice, molto più il gran dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, a menoché ci sia chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità.
Molto più che questo dono fu dato all’uomo nel principio della sua creazione e l’uomo, ingrato, ce lo respinse facendo la sua volontà, sottraendosi alla Nostra.
Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo dono così grande ed infinito, le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo dono e ciò che non hanno ottenuto fin’oggi, lo potranno ottenere domani.
Perciò sto facendo come farebbe un re, qualora volesse elevare una famiglia con vincolo di parentela con la sua famiglia reale; per far ciò prende prima un membro di essa, lo tiene nella sua reggia, lo cresce, lo nutre insieme agli altri, lo abitua coi suoi modi nobili, gli affida i suoi segreti e per farlo degno di sé, lo fa vivere di sua volontà e per essere più sicuro e non farlo scendere alle bassezze della sua famiglia gli fa dono del suo volere, affinché lo abbia in suo potere.
Ciò che il re non può fare, cioè bilocare la sua Volontà per farne dono alla creatura, posso fare, Io.
Onde il re ha gli occhi fissi su quella creatura, la va sempre abbellendo, la veste di abiti preziosi e belli in modo che si sente innamorato e non potendo più continuare a lungo, la vincola col vincolo duraturo di sposalizio, in modo che l’uno diventa dono dell’altro.
Con questo, entrambe le parti hanno il diritto di regnare e quella famiglia acquista il vincolo di parentela col re ed il re, per amore di colei che si è donata a lui e a cui lui si è donato, chiama quella famiglia a vivere nella sua reggia dandole lo stesso dono che ha dato a colei che ama tanto.
Così abbiamo fatto Noi, prima abbiamo chiamato una dell’umana famiglia a vivere nella reggia del nostro Volere; mano, mano le abbiamo fatto dono delle sue conoscenze, dei sui segreti più intimi.
Nel far ciò provavamo contenti e gioie indicibili e sentivamo com’è dolce e caro far vivere la creatura nel nostro Volere ed il nostro amore ci spinse, anzi ci costrinse a farle dono del nostro Fiat onnipotente, molto più che ci aveva fatto dono del suo, già stava in nostro potere e la nostra Volontà Divina poteva star sicura ed al suo posto d’onore nella creatura.
Ora dopo che abbiamo fatto dono del nostro Fiat ad un membro di questa umana famiglia, essa acquista il vincolo ed il diritto di questo dono, perché Noi non facciamo mai opere e doni per una sola, ma quando facciamo opere e doni, li facciamo sempre in modo universale, quindi questo dono sarà pronto per tutti, purché lo vogliano e si dispongano.
Perciò il vivere nella mia Volontà non è proprietà della creatura, né sta in suo potere, ma è dono ed Io lo faccio quando voglio, a chi voglio e nei tempi che voglio.
Esso è dono di Cielo fatto dalla nostra grande magnanimità e dal nostro amore inestinguibile.
Ora con questo dono, l’umana famiglia si sentirà talmente vincolata col suo Creatore, che non si sentirà più lontana da Lui, ma talmente vicina come se fosse della sua stessa famiglia e convivesse nella sua stessa reggia.
Con questo dono si sentirà talmente ricca, che non sentirà più le miserie, le debolezze, le passioni tumultuanti, ma tutto sarà forza, pace, abbondanza di grazia e, riconoscendo il dono, dirà: “nella casa del Padre mio Celeste, nulla mi manca, ho tutto a mia disposizione, sempre in virtù del dono che ho ricevuto”.
Diamo i doni sempre per effetto del nostro grande amore e della nostra somma magnanimità; se ciò non fosse, o volessimo badare se la creatura merita o no, se ha fatto dei sacrifici, allora non sarebbe più dono, ma mercede ed il nostro dono si renderebbe come diritto e schiavo della creatura.
Mentre Noi ed i nostri doni, non siamo schiavi di nessuno.
Difatti, l’uomo non esisteva ancora e prima che lui fosse, già creammo il cielo, il sole, il vento, il mare, la terra fiorita e tutto il resto per farne dono all’uomo.
Che cosa aveva fatto per meritare doni così grandi e perenni?
Nulla e nell’atto di crearlo gli demmo il gran dono che superò tutti gli altri, il nostro Fiat onnipotente e anche se lo respinse, Noi però non smettemmo di darlo, no, ma lo teniamo a riserva, per dare ai figli lo stesso dono che ci respinse il padre.
Il dono viene dato nell’eccesso del nostro amore, il quale è tanto che non sa fare, non bada ai conti, mentre la mercede che si dà se la creatura fa le opere buone, si sacrifica, si dà con giusta misura ed a secondo che merita, non così nel dono.
Perciò, chi potrà dubitare significa che non s’intende del nostro Essere Divino, né delle nostre larghezze, né dove può giungere il nostro amore, però vogliamo la corrispondenza della creatura, la gratitudine ed il suo piccolo amore.»
Fiat!!!
8 Maggio 1932
La creatura col fare la sua volontà impedisce il corso ai doni di Dio e se potesse lo metterebbe nell’immobilità.
Come Dio in tutte le sue opere dà il primo posto alla creatura.
Continuavo a pensare alla Divina Volontà ed ai gravi mali dell’umano volere e come questo, senza la vita del Fiat, è senza guida, senza luce, senza forza, senza alimento, ignorante perché non ha il maestro che gli insegni la scienza divina.
Sicché senza di Essa la creatura nulla conosce del suo Creatore, si può dire che è analfabeta e se conosce qualcosa, sono appena le ombre o qualche vocale, ma non con chiarezza, perché senza la Divina Volontà, non vi è luce, ma sempre notte.
Ecco la causa per cui si conosce così poco di Dio, il linguaggio celeste, le verità divine non vengono capite, perché la Divina Volontà non regna come vita, come atto primo.
Mi sembrava di vedere l’umana volontà innanzi alla mia mente, come morente per la fame, cenciosa, cretina, tutta macchiata, zoppicante e ravvolta in fitte tenebre e siccome non è abituata a vivere di luce se la guarda, ogni piccola luce di verità eclissa la sua vista, la confonde e si accieca di più.
Oh! come c’è da piangere sulla grande sventura dell’umana volontà, senza la Divina pare che le manchino la vita del bene e gli alimenti necessari per vivere.
Ma mentre pensavo ciò, il mio Celeste Maestro Gesù, facendomi la sua breve visitina, mi ha detto:
«Mia Figlia benedetta, è tanto grave il fare la propria volontà, che sarebbe male minore se la creatura impedisse il corso al sole, al cielo, al vento, all’aria, all’acqua, eppure impedendo questo corso, succederebbe un tale disordine e terrore che l’uomo non potrebbe più vivere.
Eppure questo gran male sarebbe nulla in confronto al male grave di fare la propria volontà, perché con questo impedisce il corso non alle cose create, ma al suo stesso Creatore.
Adamo col sottrarsi alla nostra Volontà, arrestò il corso dei doni che Essa avrebbe dovuto dare alla sua amata creatura, se avesse potuto, avrebbe costretto Dio all’immobilità.
Il nostro Ente Supremo, col creare la creatura, voleva stare in corrispondenza continua con essa, voleva darle ora un dono ed ora un altro, voleva farle tante belle sorprese, mai interrotte.
Ora, come fa la sua volontà, così tacitamente dice al suo Creatore: «Ritirati, non ho dove mettere i tuoi doni, se Tu mi parli non ti capisco, le tue sorprese non sono per me, io basto a me stesso.» E con ragione dice ciò, perché senza la mia Volontà, che è sua vita primaria, ha perduto la vita e la capacità dove mettere i miei doni, di comprendere il nostro linguaggio celeste e si rende estranea alle nostre più belle sorprese.
La creatura, col non fare la nostra Volontà, perde la vita divina, l’atto più bello, più interessante, più necessario della sua creazione e del come fu creato da Dio.
Ecco perciò come l’uomo si sottrasse al nostro Fiat, si disordinò in modo che ad ogni passo vacillò, perché respinse l’atto vitale della sua vita e si distaccò dall’atto stabile e permanente che doveva vivere con lui come una sola vita, qual è la nostra Divina Volontà.
Di modo che ci sentiamo immobilizzati dall’uomo perché vogliamo dare e non possiamo.
Vogliamo dire e non ci intende e, come da lontano, facciamo sentire i nostri dolorosi lamenti dicendo: «Oh! uomo finiscila, richiama in te quella Volontà che respingesti, Essa non bada ai tuoi mali e se la chiami è pronta a prenderne il possesso ed a formare il suo regno in te, di dominio, di pace, di felicità, di gloria, di vittoria per Me e per te.
Deh! non voler essere più schiavo, né vivere nel labirinto dei tuoi mali e miserie, non ti creai così, ma ti creai re di te stesso, re di tutto.
Perciò chiama la mia Volontà come vita e ti farà conoscere la tua nobiltà e l’altezza del tuo posto in cui fosti messo da Dio.
Oh! come sarai contento di ciò e contenterai il tuo Creatore!»
Dopo di ciò ha soggiunto: «Figlia mia, solo allora sente la vera vita in sé, quando entra nella mia divina Volontà, perché in Essa la creatura vede con chiarezza il suo nulla e come questo nulla sente il bisogno del Tutto, cioè di Colui che la trasse dal nulla per vivere e, come si riconosce, il Tutto la riempie di Sé.
Questo nulla sente la vera vita, si trova al contatto immediato della santità, della bontà, potenza, amore e sapienza divina, riconosce in sé la potenza dell’opera creatrice, la sua vita palpitante ed il bisogno estremo di questa vita divina.
Altrimenti sente come se in sé non ci fosse vita.
E’ la sola mia Volontà che fa riconoscere il suo vero nulla alla creatura e questo nulla lo va soffiando continuamente per mantenere sempre accesa la vita divina in essa, per farla crescere come opera degna delle nostre mani creatrici.
Invece senza la nostra Volontà, la creatura si sente come se fosse qualcosa importante ed il Tutto resta fuori del nulla.»
Onde seguivo i miei atti nella Divina Volontà e la mia povera mente si perdeva nella molteplicità delle sue opere, le quali correvano in cerca dell’uomo per abbracciarlo e schierarsi intorno a lui per difenderlo, prestargli tutti gli aiuti, felicitarlo e fargli sentire i suoi amorosi lamenti, le sue note dolorose fin nel fondo del cuore, perché mentre il Fiat Divino in tutto ciò che fa cerca l’uomo, vuol trovarlo e amarlo, lui negli atti suoi non Lo cerca, non Lo circonda, né gli fa sentire le sue note amorose, né i suoi dolci lamenti che vuole Colui che tanto l’amò e che dovrebbe amare.
Ora mentre mi perdevo nelle sue opere divine, il mio dolce Gesù ha ripreso a dire:
«Figlia mia, tutte le nostre opere ad extra sono state fatte e saranno fatte solo per le creature, il nostro scopo è solo per loro, perché Noi non abbiamo bisogno.
Perciò nel nostro operare, nel nostro atto brilla la creatura, scorre in esso come scopo del nostro operare e siccome l’effetto, ogni atto, così come la causa che ci muove ad operare è la creatura, perciò in tutte le nostre opere, il primo posto è occupato da essa, lei brilla e scorre nell’atto nostro, perciò possiamo dire: Tu eri con Noi quando distendevamo il cielo e formavamo il sole, in quell’azzurro ed in quella luce ti demmo il posto d’onore e tu scorrevi in essi.
In ogni atto del Verbo fatto sulla terra, in ogni pena, in ogni parola, tu avevi il tuo posto di centro e scorrevi in essi come proprietà tua.
Ora, non demmo alla creatura il posto nell’atto nostro per farla stare inutilmente e per farla scorrere in essi quasi oziando, no, no, l’ozio non ha fatto santo nessuno, la mettemmo negli atti nostri perché nei nostri, mettesse i suoi atti.
Il nostro atto avrebbe dovuto servire come modello, come spazio per poter mettere dentro, con più sicurezza, gli atti suoi.
Anche Noi lavoriamo, amare è lavorare ed il nostro lavoro, perché è amore, è operante, vivificante, creante, sostenitore di tutto e di tutti.
Quindi, anche se la creatura ha il suo posto nelle opere nostre, oh! quante opere nostre si vedono vuote degli atti delle creature, anzi, neppure le conosce e vive come se nulla le avessimo dato.
Onde le nostre opere hanno un dolore e chiedono incessantemente colei che mentre ha il suo posto, non se ne serve, né col suo amore lavora insieme col lavoro del suo Creatore.
Eppure non finiranno i secoli, prima che le nostre opere non abbiano lo scopo per cui furono fatte, cioè che la creatura in esse operi come centro dei suoi atti.
E questi saranno quelli che faranno regnare nelle anime loro la mia Divina Volontà come vita.»
Fiat!!!
15 Maggio 1932
Come le conoscenze sulla Divina Volontà formeranno l’occhio e la capacità per guardare e ricevere il dono del Fiat Divino ed abituerà le creature a vivere da figli.
Scompiglio dell’umana volontà.
Sono sempre di ritorno nel Fiat Supremo e, sentendo in me il dolce incanto della sua luce, della sua pace, della sua felicità, oh! come vorrei che tutto il mondo intero conosca un tanto bene, affinché tutti preghino che venga il suo regno sulla terra.
Ma mentre dicevo ciò, pensavo tra me: «Se il vivere nel Voler Divino è un dono che deve fare alle umane generazioni, Gesù ama tanto, vuole, sospira, che si conosca questa Volontà Divina per farla regnare, perché non si affretta a dare questo dono?
» Ed il mio sommo Bene Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà, mi ha detto:
«Figlia mia, tu devi sapere che sebbene bruci dal desiderio di vedere regnare la mia Divina Volontà, pure non posso dare questo dono, se prima le creature, conoscendo le verità che ho manifestato, non avranno il gran bene di formare la vista per essere capaci di comprenderlo e quindi disporsi per ricevere un dono così grande.
Si può dire che adesso manca loro l’occhio per vedere e la capacità per comprenderlo e perciò, prima ho manifestato tante verità sulla mia Divina Volontà e come le creature conosceranno queste mie verità, così esse formeranno l’orbita dove mettere la pupilla dentro ed animarla con la luce sufficiente per poter guardare e comprendere il dono che più che sole sarà loro donato ed affidato.
Se Io volessi darlo oggi, farei come se volessi dare un sole ad un cieco: Poveretto, con tutto il sole donato, sarebbe sempre cieco, né cambierebbe la sua sorte, né riceverebbe alcun bene, anzi avrebbe un dolore, avere un sole per dono e neppure vederlo, né riceverne i benefici effetti.
Invece uno che non è cieco, quanti beni non riceverebbe! Avere un sole per dono a sua disposizione, sarebbe la sua festa perenne, si metterebbe in condizione di dar luce agli altri e sarebbe circondato ed amato da tutti per ottenere il bene della luce che lui possiede.
Onde, dare il gran dono della mia Divina Volontà, che più che sole cambierà la sorte delle umane generazioni, oggi, sarebbe come darlo ai ciechi e darlo ai ciechi sarebbe come dare doni inutili ed Io non so dare cose inutili.
Perciò aspetto con pazienza divina e delirante che le mie verità facciano la via, preparino le anime, entrino in esse e formino l’occhio animato da luce sufficiente, che possano non solo guardare il dono del mio Fiat, ma abbiano capacità per chiuderlo in loro, affinché vi formi il suo regno e stenda il suo dominio.
Perciò, pazienza e tempo fanno fare le cose come si conviene e come si merita la nostra Sovranità nell’operare.
Noi, il nostro Essere Supremo facciamo, come farebbe un padre che vuol dare un gran dono al suo piccolo figlio, il padre chiama il piccino, gli fa vedere il dono e gli dice: «Questo dono è preparato per te, già sarà tuo, ma non lo dona, il figlio resta sorpreso, rapito nel vedere il dono che suo padre gli vuol dare e stando intorno al padre, lo prega che gli dia il dono e non sa distaccarsi, prega e riprega che vuole il dono.
Intanto il padre, vedendoselo intorno, approfitta per istruire il figlio, per fargli comprendere la natura del dono, il bene, la felicità che riceverà da questo dono.
Il figlio alle manifestazioni del padre, si rende maturo e capace non solo di ricevere il dono, ma di comprendere che cosa racchiude di bene, di grande, il dono che deve ricevere.
Quindi si stringe di più intorno al padre, prega e riprega, sospira il dono, giunge a piangere e non sa stare più senza il dono, si può dire che ha formato in sé, con le sue preghiere e sospiri, con l’acquistare le conoscenze del dono che suo padre gli ha fatto, la vita, lo spazio dove ricevere il dono come in sacro deposito.
Questo tardare del padre nel dare il dono a suo figlio, è stato amore più grande, lui bruciava, sospirava di dare il dono a suo figlio, ma voleva che fosse capace e che comprendesse il dono che avrebbe ricevuto e appena lo vede maturo per ricevere un tanto bene, subito lo dà.
Così facciamo Noi, più che padre sospiriamo di dare il gran dono della nostra Volontà ai nostri figli, ma vogliamo che conoscano ciò che devono ricevere, le conoscenze di Essa maturano e rendono capaci i nostri figli, di ricevere un tanto bene.
Le tante manifestazioni che ho fatto saranno i veri occhi dell’anima per poter guardare e comprendere ciò che la nostra paterna bontà da tanti secoli vuol dare alle creature.
Molto più che le conoscenze che ho manifestato sulla mia Divina Volontà, come saranno conosciute dalle creature, getteranno in esse il seme di far germogliare l’amore di figliolanza verso il loro Padre Celeste, sentiranno la nostra paternità e capiranno che se vuole che facciano la sua Volontà, è perché li ama e vuole amarli da figli per partecipare i suoi beni divini.
Quindi le nostre conoscenze sul Fiat Divino li faranno abituare a vivere da figli ed allora cesserà ogni meraviglia, quando il nostro Ente Supremo darà il dono grande della nostra Volontà ai figli suoi.
E’ diritto dei figli ricevere le proprietà del padre ed è dovere del padre dare i suoi beni ai figli.
Chi vuol vivere da estraneo non merita i possedimenti del padre, molto più che la nostra Paternità brama, sospira, brucia dal desiderio di voler dare questo dono, affinché una sia la Volontà coi figli suoi.
Allora sì, il nostro amore paterno riposerà quando vedremo l’opera uscita dalle nostre mani creatrici nel grembo del nostro Volere, in casa nostra ed il nostro regno popolato dai nostri cari figli.»
Dopo di ciò, continuavo a pensare alla Divina Volontà, mi pare di non saper stare senza pensare ed il mio Celeste Maestro ha soggiunto:
«Figlia benedetta, tutti gli atti che fa la mia Divina Volontà sono talmente legati fra loro, che sono inseparabili, in modo che se si vogliono trovare, a primo aspetto si trova un solo atto, ma entrando più all’interno si trovano tanti atti distinti l’uno dall’altro, ma fusi e legati insieme, che non possono disgiungersi; questa forza d’unione e d’inseparabilità forma la natura dell’operato divino.
La stessa creazione lo dice, se una sola stella si potesse distaccare dal suo posto, in cui è collegata insieme con tutte le altre cose create, già essa precipiterebbe e getterebbe lo scompiglio generale in tutte le altre cose create, tale è l’inseparabilità e l’unione che hanno tutte insieme in modo che, tutte hanno vita, sebbene distinte tra loro e formano la bella armonia di tutta la Creazione, separate invece si può dire che perdono la vita e gettano scompiglio ovunque.
Tale è la volontà umana separata dalla Volontà del suo Creatore, non solo essa precipita, ma va gettando scompiglio ovunque e se potesse, scompiglierebbe tutto e lo stesso ordine del suo Creatore, né c’è da meravigliare, la volontà umana creata da Noi e separata dalla nostra, sarebbe come una stella distaccata dal suo posto iniziale dove possedeva la forza divina, l’unione di comune accordo e di tutti i beni col suo Creatore.
Distaccandosi perde la forza, l’unione ed i beni per vivere, quindi, di necessità le tocca la sorte di precipitare e di gettare scompiglio ovunque.
Ora col vivere nella mia Divina Volontà, come l’anima fa il suo primo atto, così sente la forza e l’unione di tutti gli atti del Fiat Divino, sicché un atto comprende e racchiude tutti gli altri atti e sente il bisogno di continuare i suoi atti per concatenarsi insieme per svolgere la forza della Volontà Divina che sente in sé che, come vita, non sa stare senza farsi sentire, vuol respirare, palpitare, operare, un atto chiama l’altro e così forma la sequela degli atti con l’unione degli atti della mia Volontà.
Per formare una vita non basta un atto, un respiro, un palpito, no, ma ci vuole il continuo respirare, palpitare ed operare e come l’anima vive nella mia Volontà Divina, così la fa respirare e palpitare ed il mio Fiat forma la sua vita intera di opere per quanto a creatura è possibile racchiudere in sé.
Perciò se vuoi la sua vita in te, fa’ che i tuoi atti siano continui in Essa.»
Fiat!!!
22 Maggio 1932
Scena dilettevole che l’anima forma al suo Creatore.
La Divina Volontà darà alla creatura il dono della scienza infusa, che sarà per lei come occhio divino.
La mia povera mente nuota nel mare immenso della Divina Volontà, in questo mare si mormora continuamente, ma che cosa si mormora?
Amore, lode, ringraziamenti e l’Ente Supremo si fa incontro col suo mormorio a quello della creatura e dà amore per ricevere amore.
Che dolce incontro tra il Creatore e la creatura, che si danno amore a vicenda! In questo scambio d’amore si formano le onde d’amore, di luce, di bellezze indescrivibile, per cui la povera creatura, non essendo capace di rinchiuderle tutte in sé, si sente affogare e mentre prende chissà quanto, l’affogamento che sente le impedisce di poter ridire ciò che sente in sé, riguardo ai segreti ineffabili d’amore, di luce, di conoscenze divine, che il mormorio dell’Eterno ha rinchiuso nell’anima sua.
Ma mentre mi perdo in tante conoscenze da non saper ridire, mi sento balbuziente, mi mancano i vocaboli adatti e, per non spropositare, passo avanti.
Ed il mio amabile Gesù, compassionando la mia incapacità e piccolezza, mi ha stretto a Sé fra le sue braccia e mi ha detto:
«Figlia mia benedetta, tu hai ragione, perché la tua piccolezza si sente affogare sotto l’immensità della mia luce, del mio amore e delle innumerevoli verità che contiene il nostro Essere adorabile e santo, ma la nostra potenza ed immensità si diletta nel riempire tanto la creatura di luce, d’amore, di svariate nostre conoscenze, di santità, fino ad affogarla, è una delle scene più belle, vedere la creatura come affogata nella nostra immensità, che vuol parlare e si affoga di luce, d’amore, di verità sorprendenti.
Oh! come è bello vedere che vuol parlare di ciò che sente e le nostre onde la investono e la riducono al silenzio.
Però Noi in questo modo facciamo sfoggio di Noi con la nostra amata creatura e facciamo come un maestro che vuol far sfoggio della sua scienza al suo piccolo discepolo, mette fuori tutto ciò che sa ed il discepolo ascolta, si riempie la mente, il cuore; ma siccome sono state tante le cose che il maestro gli ha detto, non sa ridire nulla, ma tutto gli giova per apprezzare ed amare il maestro e sperare dove può giungere l’altezza della sua scienza.
Giova al maestro che il discepolo stia sotto la sua direzione per farsi conoscere e riscuotere l’attenzione, l’affetto e la fedeltà del discepolo.
Così facciamo Noi per farci conoscere e per farci amare, quando vediamo la creatura vuota di tutto, che non vuole altro che la nostra Divina Volontà, ci dilettiamo tanto, da affogarla di luce, d’amore e delle nostre verità che ci appartengono e poi le andiamo sminuzzando a poco a poco ciò che le abbiamo infuso tutto insieme e così pure ci dilettiamo di adattarci alla sua piccola capacità.
Ora, tu devi sapere che chi vive nella Divina Volontà, riacquisterà, tra tante prerogative, il dono della scienza infusa, dono che le sarà di guida per conoscere il nostro Essere Divino, che le faciliterà lo svolgimento del regno del Fiat Divino nell’anima sua, le sarà di guida nell’ordine delle cose naturali, sarà come la mano che la guida in tutto e farà conoscere la vita palpitante del Voler Divino in tutte le cose create ed il bene che continuamente le porge.
Questo dono fu dato ad Adamo nel principio della sua creazione, infatti insieme con la nostra Divina Volontà non solo possedeva il dono della scienza infusa, in modo che conosceva con chiarezza le nostre verità divine, ma tutte le virtù benefiche che possedevano tutte le cose create a bene della creatura, dalla cosa più grande, fino al più piccolo filo di erba.
Ora come respinse la nostra Divina Volontà facendo la sua, il nostro Fiat ritirò la sua vita ed il dono di cui era stato portatore, quindi Adamo rimase all’oscuro senza la vera e pura luce della conoscenza di tutte le cose.
Onde quando la vita della mia Volontà ritornerà nella creatura, ritornerà anche il dono della scienza infusa.
Questo dono è inseparabile dalla mia Divina Volontà, com’è inseparabile la luce dal calore e, dove Essa regna, forma l’occhio pieno di luce nel fondo dell’anima, la quale, guardando con quest’occhio divino, acquista la conoscenza di Dio e delle cose create per quanto a creatura è possibile.
Ora, se la mia Volontà si ritira l’occhio resta cieco, perché Colei che animava la vista è partita, cioè non è più vita operante della creatura.
Succede come al corpo, fino a tanto che l’occhio è sano essa vede, distingue i colori, gli oggetti, le persone, ma se la pupilla si oscura e perde la luce, rimane cieco, quindi non sa distinguere più nulla, tutt’al più si aiuterà per mezzo dell’udito per sapere e comprendere qualcosa, ma la sua luce si sarà spenta e sarà finita.
Forse avrà l’occhio, ma non più pieno di vita di luce, ma di dense tenebre che sono portatrici di dolore alla vista perduta.
Tale è la mia Volontà, dove Essa regna accentra nell’anima questo dono della scienza infusa che, più che occhio, vede e comprende, senza sforzo, le verità divine, le conoscenze più difficili del nostro Ente Supremo, ma con una facilità meravigliosa, senza artifizio e senza studio, molto più le cose naturali, nessuno può conoscere la sostanza, il bene che c’è dentro, se non chi le ha create, quindi nessuna meraviglia se il nostro Voler Divino si fa rivelatore, nell’anima dove regna, del nostro Essere Divino e delle cose che Lui stesso ha creato mentre, non regnando, tutto è tenebre per la povera creatura, i nostri figli sono ciechi e non conoscono, né amano Colui che li ha creati che, più che padre, li ama e sospira l’amore dei figli suoi.
La mia Volontà Divina, dove regna, non va con le mani vuote, ma porta tutti i beni che possiede ma se gli uomini sono ingrati, la costringono a ritirarsi ed Essa tutto si porta con Sé, perché è inseparabile dai beni suoi.
Essa fa come il sole, come sorge il mattino così fa dono della sua luce e dei suoi benefici effetti alla terra e a sera come si ritira, porta con sé tutta la luce, non lascia nulla, neppure una stilla di luce per la notte e perché?
Perché non può, né gli vien dato di poter distaccare una sola particella di luce, perché è inseparabile dalla sua luce e dove va, con la pienezza di luce che possiede forma il pieno giorno.
Perciò sii attenta, perché dove regna la mia Volontà, vuol fare cose grandi, vuol dar tutto, né si adatta a fare cose piccole, ma vuol formare il pieno giorno e sfoggiare i doni con magnificenza.»
Fiat!!!
30 Maggio 1932
Come la Divina Volontà cerca l’atto della creatura per formare la sua vita in essa.
Differenza tra i Sacramenti e la Divina Volontà.
Come Essa è vita e quelli sono gli effetti di Essa.
La mia piccola mente continua a valicare il mare immenso del Fiat Divino, mi sembra che in tutte le cose ed anche sull’Ente Supremo abbia il primo posto di dominio e di comando e dica: «Invano mi sfuggi ed in tutte le cose posso dire sono qui, Io sono, sono qui per te, per darti vita, sono l’insuperabile, nessuno mi può superare né nell’amore, né nella luce, né nella mia immensità, nella quale formo tante vite di Me stesso per quante vite voglio dare alle creature.» Oh potenza del Voler Divino, che nella tua immensità cerchi l’atto delle creature per formare tante vite di te in ciascun atto di esse! Quanti in questi atti non ti ricevono e ti respingono e la tua vita resta soffocata in te, nella tua immensità! Ah! tu senza mai stancarti, con amore che tutto vince, continua le tue ricerche degli atti umani, per dare la tua vita e bilocarla in ogni istante.
Ma mentre la mia mente si perdeva nel mare del Fiat, il mio celeste maestro Gesù, visitando la piccola sua figlia, mi ha detto:
«Figlia benedetta del mio Volere, ogni atto della creatura fatto nella mia Volontà, è un passo che fa per avvicinarsi a Dio e Dio, a sua volta, fa un passo per avvicinarsi ad essa, si può dire che il Creatore e la creatura stanno sempre in cammino, non si fermano mai l’uno verso l’altro e la mia Volontà scende nell’atto della creatura per formare il suo passo di vita divina ed essa sale nel Fiat, nelle regioni divine per diventare conquistatrice di luce, d’amore, di santità e di cognizioni celesti.
Sicché ogni atto, parola, respiro, palpito nella mia Volontà sono tanti passi di vita divina che fa sia la creatura che Essa, la sospiratrice di questi atti, per avere il suo campo d’azione, per poter formare tante vite divine nella creatura.
Fu questo lo scopo della Creazione: formare la nostra vita nella creatura, avere il nostro campo d’azione divino in essa, perciò amiamo tanto che faccia la nostra Divina Volontà, per mettere in salvo la nostra vita, non in Noi, perché non abbiamo bisogno di nessuno, siamo più che sufficienti a Noi stessi, ma nella creatura.
Questo era il gran portento che volevamo e vogliamo fare in virtù della nostra Volontà, formare la nostra vita nella vita della creatura, perciò se non facessimo ciò, la Creazione rimarrebbe senza il nostro scopo primiero, sarebbe un inceppo al nostro amore, un’amarezza continua guardarla e vedere un’opera così grande e di tanta magnificenza e non realizzata sarebbe come vedere fallito il nostro scopo.
E se non ci fosse in Noi la certezza che la nostra Volontà deve regnare nella creatura, per formare la nostra vita in essa, il nostro amore brucerebbe tutta la Creazione e la ridurrebbe nel nulla e se tanto si sopporta e si tollera, è perché vediamo al di là dei tempi, il nostro scopo realizzato.
Ora, come la creatura fa la sua volontà così indietreggia e fa un passo indietro dal suo Creatore e Dio indietreggia e si forma una distanza infinita tra l’uno e l’altro.
Vedi dunque la necessità di perseverare in modo continuo nell’operare nella mia Divina Volontà, per diminuire la grande distanza fra Dio e la creatura prodotta dall’umana volontà e non credere che sia distanza personale, Io sono dappertutto, in tutti, in Cielo ed in terra, la distanza che forma l’umano volere senza il mio volere è distanza di santità, di bellezza, di bontà, di potenza, d’amore, sono distanze infinite che solo il mio Volere operante nella creatura può riunire e congiungere insieme e rendere inseparabile l’uno dall’altro.
Ciò successe nella Redenzione, ogni manifestazione che veniva fatta da Noi sulla discesa del Verbo sulla terra, era un passo che facevamo verso il genere umano e come lo sospiravano e pregavano e manifestavano al popolo le nostre manifestazioni, profezie e rivelazioni, così facevano tanti passi verso l’Ente Supremo, sicché loro stavano in cammino verso di Noi e Noi verso di essi e come si avvicinava il tempo di dover scendere dal Cielo in terra, così aumentavamo i profeti per potere fare più rivelazioni, per potere affrettare il cammino d’ambo le parti, tanto è vero, che nei primi tempi del mondo non ci fu alcun profeta e le nostre manifestazioni erano così scarse, che si può dire che si faceva un passo ogni secolo.
Questa tardanza di cammino gettava freddezza da parte delle creature e la mia discesa sulla terra era considerata quasi da tutti un modo di dire, una cosa assurda, non una realtà.
Come si pensa oggi sul regno della mia Volontà, un modo di dire e quasi una cosa che non può essere.
Quindi i Profeti vennero dopo Mosè, quasi negli ultimi tempi, vicino alla mia discesa sulla terra, i quali, dietro le nostre manifestazioni, affrettarono il cammino d’ambo le parti e poi venne la Sovrana del Cielo, la quale non solo camminò, ma corse per affrettare l’incontro col suo Creatore, per farlo discendere e fargli compiere la Redenzione.
Vedi dunque come le mie manifestazioni sulla mia Divina Volontà sono prove certe che Essa cammina per venire a regnare sulla terra e che la creatura a cui sono state fatte, cammina con una costanza ferrea e corre per ricevere il primo incontro, per darle l’anima sua per farla regnare e così darle il passo per farla regnare in mezzo alle creature.
Perciò i tuoi atti siano continui, perché i soli atti continui sono quelli che affrettano il cammino, superano ogni intoppo e sono i soli vincitori che vincono Dio e la creatura.»
Dopo ciò continuava la folla dei miei pensieri sulla Divina Volontà e, avendo fatto la santa comunione, pensavo tra me: «Qual differenza c’è tra i Sacramenti e la Divina Volontà?
Ed il mio Sovrano Gesù, rompendo i suoi veli eucaristici, si è fatto vedere e, dando un sospiro doloroso, mi ha detto:
«Figlia mia benedetta, la differenza è grande tra l’uno e l’altra.
I sacramenti sono gli effetti della mia Volontà; invece Essa è vita e come vita, con la sua potenza creatrice forma e dà vita ai sacramenti.
I sacramenti non hanno virtù di dar vita alla mia Volontà, perché Essa è eterna, non ha né principio né fine.
Invece la mia Volontà adorabile occupa sempre il primo posto in tutte le cose e possedendo la virtù creatrice in natura sua, crea le cose e la sua stessa vita dove vuole, quando e come vuole.
Si può dire che c’è la stessa differenza, che c’è tra l’immagine del sole e gli effetti che il sole produce, questi non danno vita al sole, ma ricevono la vita del sole e devono stare a sua disposizione, perché la vita degli effetti viene prodotta dal sole.
E poi, i sacramenti si ricevono a tempo, a luoghi ed a circostanze: Il battesimo si dà una sola volta e non più, il sacramento della penitenza si dà quando si cade nel peccato, la mia stessa vita sacramentale si dà una sol volta al giorno e la povera creatura, in questa distanza di tempo, non sente sopra di sé la forza, l’aiuto dell’acqua battesimale che la rigenera continuamente, né le parole sacramentali del sacerdote che la fortificano in modo continuo, dicendo: «Io ti assolvo dai tuoi peccati», né trova nelle sue debolezze e cimenti della vita, neppure il suo Gesù Sacramentato che può prendere in tutte le ore del giorno.
Invece la mia Divina Volontà, possedendo l’atto primario di vita e di poter dar vita, col suo impero ha l’atto continuo sulla creatura, in ogni istante si dà come vita, vita di luce, di santità, d’amore, vita di fortezza, insomma per Essa, come vita, non esistono tempi, circostanze, luoghi, ore, non ci sono restrizioni, né legge, specie perché deve dar vita e la vita si forma con atti continui, non ad intervalli.
E perciò nella foga del suo amore, col suo impero continuo, si può dire che è battesimo continuato, assoluzione mai interrotta e comunione di ogni istante.
Molto più che questa nostra Volontà, fu data all’uomo nel principio della sua creazione, come vita perenne abitante in lui.
Questa era la sostanza, il frutto della creazione, la nostra Volontà doveva formare la nostra vita nella creatura.
Con questa vita Noi davamo tutto, non vi era cosa di cui lui potesse aver bisogno e che non potesse trovare in questa nostra Volontà, si può dire che avrebbe avuto a sua disposizione tutto ciò che avesse voluto: aiuto, fortezza, santità, luce, tutto fu messo in suo potere e la mia Volontà prese l’impegno di dargli tutto ciò che voleva, purché le desse il dominio e la facesse abitare nell’anima sua; perciò non fu necessario istituire i sacramenti quando fu creato l’uomo, perché nella mia Volontà possedeva il principio e la vita di tutti i beni; i sacramenti come mezzi di aiuti, di medicine, di perdono, non avevano alcuna ragione d’esistere; ma quando l’uomo respinse questa nostra Volontà, che si ritirò da lui, restò senza vita divina, quindi senza la virtù alimentatrice, senza l’atto continuo di ricevere nuova e crescente vita e se non morì del tutto, fu grazie agli effetti che a seconda le sue disposizioni, circostanze e tempi gli dava la mia Divina Volontà.
Ora la nostra paterna bontà vedendo che l’uomo andava sempre più precipitando, per dargli un sostegno, un aiuto, gli diede la legge come norma della sua vita, nella Creazione invece non gli diede né legge, né altro, se non che la mia Volontà Divina, la quale dandogli vita continua, gli dava in natura la nostra legge divina, in modo che la sentisse in se stesso, come vita propria, senza aver bisogno che Noi gli dicessimo e comandassimo.
Molto più che dove regna la mia Volontà non ci sono leggi, né comandi, le leggi sono per i servi, per i ribelli, non per i figli; tra Noi e quelli che vivono nel nostro Volere si risolve tutto in amore.
Ma nonostante la legge, l’uomo non si rifece e siccome il nostro ideale della Creazione era stato l’uomo infatti solo per lui tutto fu fatto, perciò volli venire sulla terra in mezzo a loro e per dare appoggi più validi, medicine più salutari, mezzi più sicuri, aiuti più potenti, istituii i santi sacramenti e questi agiscono a tempi ed a circostanze, a seconda le disposizioni delle creature, come effetti ed opere della mia Divina Volontà.
Ma se con tutto questo gran bene, l’anima non fa entrare la Divina Volontà in essa come vita, avrà sempre le sue miserie, una vita di mezzo, sentirà al vivo le sue passioni, la santità, la stessa salvezza sarà sempre pericolante, perché solo la mia Volontà che si dà come vita continua forma il dolce incanto alle passioni, alle miserie e vi forma gli atti opposti di santità, di fortezza, di luce, d’amore, nei mali delle creature, in modo che il volere umano, sentendo il dolce incanto, sente scorrere nei suoi mali il bello, il buono, il santo dell’atto continuo di vita, che la mia Volontà sotto il suo soave e dolce impero gli dà e si lascia fare ciò che Essa vuole, perché un atto continuo che dà vita perenne non può mai essere superato da altri atti, aiuti e mezzi, per quanto forti e santi, a fare il bene che può fare un atto continuo.
Perciò non c’è male maggiore che la creatura possa farsi, né torto più grande che possa fare alla nostra paterna bontà, che il non fare regnare la nostra Volontà in essa.
Se stesse in suo potere c’indurrebbe a distruggere tutta la Creazione, perché la creatura fu fatta in quanto avrebbe dovuto essere nostra abitazione e non solo essa, ma tutte le cose create: Cieli, sole, terra, tutto.
Essendo opere uscite dalla nostra Altezza Suprema, abbiamo il diritto di abitarle e, coll’abitarle, le conserviamo con decoro, belle e sempre nuove, come nell’atto in cui le uscimmo alla luce.
Ora la creatura, col non fare la nostra Volontà, si mette fuori dalla nostra abitazione e succede a Noi come succederebbe ad un ricco signore, che volendosi fabbricare un grande e bel palazzo, quando l’ha finito va per abitarlo ma gli vengono chiuse le porte in faccia, gli vengono lanciate le pietre addosso, in modo che è costretto a non mettervi piede dentro ed a non potere abitare la stessa abitazione da lui formata, non meriterebbe di essere distrutta da colui che l’ha formata?
Ma non lo fa, perché ama l’opera sua, ma aspetta e riaspetta, sperando di vincerla in amore e da se stessa le apra le porte per farlo entrare, dandogli la libertà di farlo abitare.
In tali condizioni ci mette la creatura col non fare regnare la nostra Volontà nell’anima sua, ci chiude le porte in faccia e lancia contro di Noi le pietre delle sue colpe e Noi, con pazienza invitta e divina, aspettiamo e siccome non vuole in sé la nostra Volontà come vita, con paterna bontà gli diamo gli effetti di Essa, quali sono le leggi, i sacramenti, il vangelo, gli aiuti dei miei esempi e preghiere, ma nessuno può eguagliare tutto questo gran bene al gran bene che può fare la mia Volontà come vita perenne della creatura, perché Essa è tutto: Legge, sacramenti, vangelo, vita..., significa tutto, poter dar tutto, possedere tutto e ciò basta per poter comprendere la gran differenza che c’è tra la mia Volontà come vita continua nella creatura e gli effetti suoi che può produrre non in modo perenne, ma a circostanze, a tempo negli stessi sacramenti e sebbene gli effetti possano fare gran bene, mai possono giungere a produrre tutti i beni che può produrre la vita della mia Divina Volontà regnante e dominante nella creatura, perciò sii attenta, figlia mia, e dalle la santa libertà di fare ciò che vuole nell’anima tua.»
Fiat!!!
12 Giugno 1932
Chi vive nella nostra Volontà, trova tutte le nostre opere in atto e fatte per lei.
Chi vive nella Divina Volontà forma l’ufficio di venticello alle opere divine.
La mia piccola anima gira sempre nel Fiat Divino, sente l’irresistibile bisogno di vivere in Esso, perché in Esso trovo tutto a mia disposizione, tutto è mio, anzi sento come un invito segreto che tutte le cose create mi fanno nel fondo del mio cuore, e con voce muta mi dicono: «Vieni in mezzo a Noi, vieni a possederci ed a godere le tante belle opere che il nostro Creatore fece per te e per darci a te.» Oh che dolce incanto ha tutto il creato guardato attraverso i veli della Divina Volontà! Ma mentre la mia piccola anima era come involta nel dolce incanto di tutto il creato, il mio amato Gesù, ripetendomi la sua cara visitina, mi ha detto:
«Figlia mia benedetta, per chi vive nella mia Divina Volontà tutto è presente, il passato ed il futuro non esiste per essa, tutto è in atto.
Siccome entra nell’ordine divino, la nostra paterna bontà non vuol dare un amore passato che tenne nella Creazione, né un amore che deve avvenire, questo non farebbe breccia nel cuore della creatura, perché a lei sembrerebbe che l’amore che sprigionò dal nostro seno nella Creazione, sarebbe come un amore ed un’opera non diretta per lei e quella dell’avvenire, come amore ed opere da sperare, molto più che in Noi neppure esiste passato e futuro.
Passato e futuro è per chi vive fuori della nostra Volontà, perché guarda solo l’esteriorità delle nostre opere, non dentro di esse, mentre chi vive in Essa guarda le nostre opere dentro di Noi e guarda la nostra Creazione continua e per ciascuna creatura.
Sicché alla felice creatura che vive nel nostro Volere facciamo vedere e toccare con mano il nostro atto di stendere il cielo, di creare il sole, il vento, l’aria, il mare e così di seguito, tutto è per lei, che vede e comprende con chiarezza il nostro intenso amore in ciascuna cosa creata per essa, la nostra potenza e sapienza nell’ordinarle per amor suo, in modo che si sente coinvolta e come affogata sotto le onde del nostro amore, potenza, sapienza e bontà di ciascuna cosa creata e, mentre si sente affogata, vede che la Creazione non accenna a finire per lei, non dice mai basta, ma continua, continua sempre l’atto creante ed essa, vedendo che il nostro atto creante ed operante non cessa mai, fa eco al nostro amore e non cessa mai d’amarci.
Oh come è bello trovare nella creatura un amore continuo che mai cessa, come non cessa il nostro! Anzi vedendosi affogata dal nostro amore continuo che sostiene l’atto creante per amor suo, per ricambiarci, fa uso dei suoi stratagemmi per imitarci e ci dice: «Maestà Suprema, oh! se avessi potere, anch’io farei tanti cieli, soli e tutto ciò che sapete far Voi, per amore vostro, ma giacché non posso vi do cielo e sole e tutto ciò che mi avete dato, per dirvi che voglio amarvi assai, assai.» Ed oh! come restiamo contenti, contraccambiati, perché la creatura si serve e ci dà del nostro amore, fatto suo, per amarci.
Perciò nella nostra Volontà non ci sono cose dissimili tra Creatore e creatura, se ama si serve del nostro amore per amarci; se opera, opera nelle nostre opere, né ama, né opera fuori del nostro amore e delle nostre opere, possiamo dire il nostro amore è suo ed il suo è nostro e facciamo insieme le nostre opere.
Ecco perciò questo vivere nel nostro Volere felicita Noi e la creatura, perché Noi la creammo in quanto vogliamo avere a che fare con lei, stare insieme, operare insieme, felicitarci ed amarci insieme.
Il nostro scopo non era di tenerla lontana, no, no, ma insieme e fusa con Noi e, per tenerla assorbita, le demmo il nostro atto creante ed operante, il quale come creava le cose, così formava le sue onde d’amore e apriva vene di felicità nella creatura, in modo che avrebbe sentito dentro di sé, non solo la nostra Volontà, la nostra vita palpitante ed operante, ma il pelago delle nostre gioie e felicità nostre, tanto da sentirsi il paradiso nell’anima sua.
E non solo la Creazione sta sempre in atto, ma pure la Redenzione sta sempre in atto e chi vive nella mia Volontà Divina sente l’atto continuo della mia discesa dal Cielo in terra ed Io proprio per lei, per amor suo, scendo, concepisco, nasco, patisco e muoio, tutto è per essa e per rendermi la pariglia quando Io scendo essa mi riceve, concepisce in Me, rinasce con Me, fa vita insieme con Me e muore con Me, per risorgere con Me.
Non vi è cosa che Io faccio che essa non voglia fare insieme con Me.
Sicché la sento inseparabile dalla Creazione, inseparabile dalla Redenzione e da tutto ciò che feci e se è inseparabile da tutte le nostre opere, dalla mia stessa vita, che cosa non devo dare a chi vive nella nostra Volontà?
Come non debbo accentrare tutto in lei?
Il mio amore non lo sopporterebbe se non facessi ciò, perciò se vuoi tutto, vivi nella mia Volontà, Io non so dare cose a metà, ma tutto ed avrai il gran bene di sentire in te il nostro operato in atto continuo ed oh come comprenderai quanto sei stata amata dal tuo Creatore e quanto sei obbligata ad amarlo!»
Dopo ciò mi sono tutta abbandonata nelle braccia della Divina Volontà, ma la mia mente, per certi dolorosi ricordi era inquieta ed il mio dolce Gesù, avendo compassione di me, è venuto e mi ha benedetto.
La sua benedizione è stata come rugiada benefica che mi ha messo nella perfetta calma perciò mi sentivo come una piccola piccina, tutta timida, uscita e liberata da una tempesta ed il mio amato Gesù, tutto bontà, mi ha detto:
«Mia figlia buona, coraggio, non temere, perché il coraggio è l’arma potente che uccide la timidezza e mette in fuga ogni timore, metti tutto, tutto da parte e vieni nella mia Divina Volontà a formare il tuo venticello a tutte le opere nostre, esse stanno tutte in ordine nel nostro Fiat, non si muovono, vogliono il venticello della creatura per muovere il passo verso di esse e se il venticello è forte, corrono, volano, per essere portatrici del bene che ciascuna opera nostra possiede.
Sicché l’anima che entra nella nostra Volontà, come entra si unisce ai nostri atti per fare i suoi nei nostri e come si unisce, così forma il venticello e con la stessa forza della nostra Volontà, muove, chiama, rapisce, forza col suo dolce e penetrante venticello tutte le opere nostre e le mette in via verso le creature.
Oh come restiamo contenti, come sospiriamo questo dolce e refrigerante venticello che la creatura ci porta nel nostro Volere! Perciò sii attenta, né voler perdere la pace, altrimenti non potrai venire nella nostra Volontà a formare il tuo venticello, i dolci refrigeri, la freschezza al nostro ardente amore ed il moto alle opere nostre, perché nel nostro Volere non entrano se non che le anime pacifiche, per gli altri non c’è posto e, non sentendo seguire i suoi passi e nel vedere le sue opere non corteggiate dal tuo venticello, con dolore dice: «Oh! la figlia della mia Volontà è rimasta dietro e mi ha lasciata sola senza la sua compagnia.
Ora figlia mia, tu devi sapere che il nostro Essere Divino, come creò l’uomo così restò sopra di lui in atto di piovere da Noi santità, luce, amore, bontà, bellezza e così di seguito, onde col sottrarsi alla nostra Volontà Divina, si sottrasse alla nostra pioggia.
Quindi quando l’anima viene nella nostra Volontà, siccome coi suoi atti nei nostri ci forma il venticello e muove tutte le nostre opere, Noi formiamo la pioggia e ci riversiamo prima sulla fortunata creatura e poi su tutti.
E come il venticello favorevole nel nostro Fiat chiama la pioggia, la invoca, la sospira dal nostro Essere Supremo, così l’operato della volontà umana, fuori della nostra, forma il vento contrario ed allontana la nostra pioggia benefica e ce la fa rimanere in aria, ecco perciò si vedono molte creature come terre aride, senza fioritura e senza frutti.
Ma questo non nuoce la creatura che vive nel nostro Voler Divino, essa si apparta da tutti e viene a vivere con la sua famiglia divina e sente sopra di sé la nostra continua pioggia che forma su di essa la nostra Divinità.»
Fiat!!!
Giugno 17 1932
Chi vive nella Divina Volontà, chiude, opera ed intreccia i suoi atti con quelli della Vergine e di Nostro Signore e forma un connubio tra tutte le cose che appartengono alla Divina Volontà.
Il mio abbandono nel Voler Divino continua, sento la sua forza onnipotente che tutta mi investe e la mia piccola anima come disfatta, in modo che non voglio, non sento, non tocco, che sola la Divina Volontà e se qualche piccola nube investe la mia mente, subito la sua luce divina, quasi senza darmi tempo, m’inonda e me la mette in fuga ed io, o mi getto nelle braccia della mia Mamma Celeste come in un mio rifugio, oppure nelle braccia del mio dolcissimo Gesù, per ritrovare la mia cara Vita e prego, or l’uno, or l’altro che mi chiudano in mezzo agli atti loro, per poter stare sicura e difesa da tutto e da tutti.
Ma mentre pensavo ciò ed altro, il mio sommo Bene Gesù, stringendomi fra le sue braccia, mi ha detto:
«Figlia benedetta, i miei atti e quelli della mia Regina Mamma, il nostro amore, la nostra santità, stanno in atto di aspettativa continua, di chiudere gli atti tuoi in mezzo ai nostri, per dare loro la forma degli atti nostri e mettere il suggello dei nostri sugli atti tuoi, perché tu devi sapere che gli atti della Sovrana del Cielo sono intrecciati coi miei atti, perciò sono inseparabili e chi vive nel nostro Volere Divino viene ad operare in mezzo al nostro intreccio e resta chiuso in mezzo agli atti nostri, i quali lo tengono in custodia come trionfo ed opera del Fiat Santo, nulla entra nei nostri atti, se non è parto di Esso.
Vedi dunque dove viene formata la santità di chi vive nella nostra Volontà, in mezzo alla nostra santità, ama nel mezzo del nostro amore ed opera in mezzo alle nostre opere.
Sicché, chi opera nel nostro Volere sentirà come in natura l’inseparabilità dai nostri atti e Noi dai suoi, com’è inseparabile la luce dal calore, il calore dalla luce, perciò sono il nostro trionfo continuo, la nostra gloria, la nostra vittoria sull’umana volontà, sono le nostre proprietà divine, che Noi formiamo in essa e lei forma in Noi.
Il volere umano ed il Volere Divino si baciano continuamente, si fondono insieme e Dio svolge la sua vita nella creatura ed essa svolge la sua vita in Dio.
Oltre a ciò, quando la creatura vive nella mia Volontà non vi è cosa che appartiene al mio Fiat, di cui essa non acquisti i suoi diritti.
Diritto sul nostro Essere Divino, diritto sulla sua Mamma Celeste, sugli angeli, sui santi, diritto sul cielo, sul sole, sulla Creazione tutta.
E Dio, la Vergine e tutti, acquistano il diritto su di lei.
Succede come quando due giovani sposi si uniscono insieme con vincolo indissolubile, entrambi acquistano il diritto sulle stesse loro persone e su tutto ciò che ad entrambi appartiene, diritto che nessuno può togliere.
Così chi vive nel nostro Volere, forma il nuovo, vero, reale sposalizio coll’Ente Supremo e, con questo, viene formato un connubio nonostante ciò che a Lui appartiene.
Oh come è bello vedere questa creatura sposata con tutti! Tutti vogliono la cara, la beniamina, l’amata da tutti e con diritto, sospirano di goderla e di tenerla insieme con loro ed essa ama tutti, dà il diritto a tutti sopra di lei e si dà a tutti; è la nuova e lunga parentela che ha acquistato del suo Creatore.
Oh! se gli uomini potessero vedere dalla terra, vedrebbero che Dio la porta fra le sue braccia, la Sovrana Regina l’alimenta col cibo prelibato del Voler Divino, angeli e santi la corteggiano, il cielo si stende sopra per coprirla e proteggerla e guai a chi la tocca; il sole la fissa con la sua luce e la bacia col suo calore, il vento l’accarezza, non vi è cosa da Noi creata che non si presti a fare il suo ufficio intorno ad essa.
La mia Volontà muove tutto intorno a lei, affinché tutti e tutto la servano e l’amino.
Perciò chi vive in Essa dà da fare a tutti e tutti sentono la felicità di poter stendere il proprio campo d’azione dentro e fuori la fortunata creatura.
Oh se tutte le creature comprendessero che significa vivere nella mia Divina Volontà! oh come tutti ambirebbero e farebbero a gare di fare in Essa il loro Celeste soggiorno!»
Onde mi sentivo più che mai tutta abbandonata nell’immensità della luce del Voler Divino e vedevo e sentivo dentro che il mio dolce Gesù, tutto attenzione sulla piccolezza della povera anima mia, si prendeva cura di tutto, mi voleva dare tutto, far tutto, in modo che si vedeva che col tocco delle sue dita mi formava il palpito, animava il respiro, il moto, teneva in ordine i pensieri, le parole e tutto, ma con tanto amore e tenerezza che rapiva e Gesù benedetto, nel vedermi meravigliata, mi ha detto:
«Mia piccola figlia, non ti meravigliare delle tante mie attenzioni e tenerezze amorose che faccio dentro e fuori di te.
Tu devi sapere che nell’anima dove regna la mia Divina Volontà, Io servo Me stesso, quindi per decoro della mia Divinità e santità presto gli atti miei, come alla mia stessa vita, perciò vi metto l’intensità del mio amore, l’ordine dei miei pensieri, la santità delle mie opere e nel vedere la docilità della creatura che si presta come figlia a ricevere gli uffici del padre suo, le sue tenerezze amorose, la vita del padre nella figlia sua, oh! come mi sento felice ed onorato di servirla, molto più che servo Me stesso nella figlia mia e per chi serve se stesso non è servitù, ma è onore, gloria, è sapersi custodire nella dignità, nella santità, nell’ordine del suo stato, senza scendere nel basso.
La servitù incomincia quando si servono altre persone, ma servire se stesso è mantenere l’altezza del suo stato.
D’altronde dove regna la mia Divina Volontà è mio interesse che tutti gli atti che fa la creatura siano atti degni di Essa e che siano parto degli atti miei, sarebbe altrimenti disdicevole per la Volontà Divina e gli atti umani, perciò Io mi esibisco a far tutto per servire la mia stessa Volontà.»
Oltre a ciò, mentre seguivo il mio abbandono nelle braccia di Gesù, Egli ha soggiunto:
«Figlia benedetta, la mia Umanità amò tanto l’umana famiglia, che la portai e la porto tuttora nel mio Cuore e stretta fra le mie braccia ed ogni pena, opera, preghiera che facevo erano nuovi vincoli d’unione tra Me ed essa.
Sicché tutto l’Essere mio e tutto ciò che Io facevo, correva, correva come torrente impetuoso verso ciascuna creatura, e sciogliendosi in amore si costituiva vincolo d’unione, d’amore, di santità, di difesa, inoltre formando voci arcane d’amore insinuante, spasimante, delirante, diceva a ciascuno di essi: «Vi amo figli miei, vi amo assai e voglio essere amato.» La mia Umanità riordinava e stabiliva la vera unione tra Creatore e creatura e vincolava tutte tra loro come membra unite al capo ed ero proprio Io che mi facevo capo di tutta l’umana famiglia.
Quindi la virtù possiede per se stessa la forza vincolatrice di vincolarsi con Dio, non solo, ma di vincolarsi con le creature, in modo che se una esercita la pazienza, ebbene la sua pazienza si vincola con tutti quelli che hanno pazienza e dispone gli altri ad aver pazienza; così chi è ubbidiente, umile, caritatevole, forma le diverse categorie nella mia Chiesa.
Che dirti poi dei vincoli estesissimi che forma chi fa e vive nella mia Divina Volontà, siccome questa si trova e in Cielo ed in terra, mette dovunque i suoi vincoli; coi suoi atti vincola Cielo e terra e chiama tutti a vivere di Volontà divina.»
Fiat!!!
26 Giugno 1932
Sublimità e potenza del sacrificio.
Come Dio quando vuol dare un gran bene, chiede il sacrificio alla creatura; esempio di Noè e di Abramo.
Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà per rintracciare tutto ciò che ha fatto, per fare miei gli atti suoi e poter dire: «Io ero e sono con te e faccio ciò che fai tu, sicché ciò che è mio, è tuo e ciò che hanno fatto i santi in virtù tua è anche mio, perché tu sei la sorgente che si dirama ovunque e produce tutti i beni”.
E mentre giravo, sono giunta al punto della storia del mondo quando Iddio chiese a Noè il sacrificio di fabbricare l’arca.
Ed Io offrii quel sacrificio come se fosse mio, per chiedere il regno della Divina Volontà sulla terra, ma mentre facevo ciò, il benedetto Gesù, facendomi soffermare in quel punto della storia, mi ha detto:
«Figlia mia, tutto il bene della storia del mondo è fondato nel sacrificio, voluto dalle creature e dalla mia Volontà Suprema e quanto più grande è il sacrificio che chiediamo ad essa, tanto più bene racchiudiamo.
E chiediamo questi grandi sacrifici quando gli uomini coi loro peccati meritano che il mondo sia distrutto, facciamo perciò uscire dal sacrificio, invece che dalla distruzione, la novella vita delle creature.
Or tu devi sapere che in questo punto della storia del mondo, meritavano che le creature non esistessero più, tutti dovevano perire.
Noè coll’accettare il nostro mandato e con l’esibirsi al grande sacrificio di fabbricare l’arca per sì lunghi anni, ricomprò il mondo e tutte le future generazioni; come si sacrificava in un tempo così prolisso, di stenti, di lavori, di sudori, così sborsava le monete, non di oro o di argento, ma di tutto l’essere suo in atto di seguire il nostro Volere, così metteva monete sufficienti per ricomprare ciò che stava per essere distrutto.
Sicché se il mondo esiste tuttora, lo si deve a Noè, che coi suoi sacrifici e col fare la nostra Volontà come Noi volevamo che la facesse, salvò l’uomo e tutto ciò che doveva servire all’uomo.
Un sacrificio prolisso, voluto da Dio, dice cose grandi, bene universale, catena dolce che lega Dio e gli uomini.
Noi stessi non ci sentiamo di sfuggire al labirinto di questa sì lunga catena che la creatura ci forma con un sacrificio prolisso; anzi, ci è tanto dolce e cara che ci facciamo legare da essa stessa come le pare e piace.
Ora Noè col suo sacrificio prolisso comprò la continuazione delle umane generazioni.
Dopo un’altra distanza di tempo della storia del mondo, venne Abramo ed il nostro Volere comandò a lui che sacrificasse suo figlio.
Era un sacrificio duro per un povero padre; si può dire che Dio cimentava l’uomo ed esigeva una prova inumana e quasi impossibile ad eseguirsi, ma Dio ha il diritto di chiedere ciò che vuole e qualunque sacrificio vuole.
Povero Abramo fu messo a tali strettezze che gli sanguinava il cuore e sentiva in se stesso la morte, il colpo fatale che doveva vibrare sul suo unico figlio; il sacrificio era esuberante, tanto che la nostra paterna bontà ne volle l’esecuzione ma non il compimento, sapendo che lui non avrebbe potuto vivere, sarebbe morto di dolore dopo un atto sì straziante, d’uccidere il proprio figlio, perché era un atto che superava le forze della natura, ma Abramo accettò tutto, non badò a nulla, né al figlio, né a se stesso, che si sentiva consumare di dolore nel proprio figlio.
Se il nostro Volere, come gli comandò non avesse impedito l’atto fatale, anche se fosse morto insieme col suo amato figlio, avrebbe già fatto il sacrificio da Noi voluto.
Ora questo sacrificio fu grande, esuberante ed unico, da Noi voluto nella storia del mondo.
Ebbene, questo sacrificio lo elevò tanto, che fu costituito da Noi capo e padre delle umane generazioni e col sacrificio di sacrificare suo figlio, sborsò monete di sangue e di dolore intenso per ricomprare il futuro Messia, per il popolo Ebreo e per tutti.
Difatti, dopo il sacrificio di Abramo, ciò che non avremmo fatto prima, ci facemmo sentire spesso in mezzo alle creature; il sacrificio ebbe virtù di avvicinarci ad esse, formammo i profeti, fino a tanto che venne il sospirato Messia.
Ora dopo un’altra distanza di tempo lunghissimo, volendo dare il regno della nostra Volontà, volevamo un’anima dove poggiare il sacrificio e mentre la terra è allagata dai peccati e merita d’essere distrutta, il sacrificio della creatura ce la ricompra e col suo e nel suo sacrificio richiama la Divina Volontà a regnare e fa rinascere nel mondo la vita novella del mio Volere in mezzo alle creature.
Ecco perciò ti chiesi il sacrificio prolisso della tua vita sacrificata in un letto e questo era nulla, perché altre anime sono state in un letto di dolore, era la nuova croce che non ho chiesto e dato a nessuno, che doveva formare il tuo martirio giornaliero e tu lo sai qual è, tante volte mi hai mosso lamento.
Figlia, quando voglio dare un bene grande, un bene nuovo alle creature, do croci nuove e voglio sacrificio nuovo ed unico, croce che l’umano non si sa dar ragione, ma c’è la mia ragione divina che l’uomo è obbligato a non investigare e dinanzi alla quale deve chinare la sua fronte per adorarla.
E poi si trattava del regno della mia Volontà ed il mio amore doveva inventare e volere croci nuove e sacrifici mai ricevuti per poter trovare pretesti, appoggio, forza, monete sufficienti e catena lunghissima per farsi legare dalla creatura.
E il segno certo quando vogliamo dare un bene grande ed universale nel mondo, è chiedere ad una creatura un grande sacrificio e la prolissità in esso, queste sono assicurazioni e certezze del bene che vogliamo dare e quando troviamo chi accetta, lo facciamo un portento di grazia e nel suo sacrificio formiamo la vita di quel bene che vogliamo dare.
Sicché la mia Volontà vuole formare il suo regno nel sacrificio delle creature, circondarsi di esso per star sicuro e col suo sacrificio disfare l’umana volontà ed erigere la sua e con ciò viene a formare tante monete di luce divina dinanzi alla nostra Divinità per ricomprare il regno della nostra Divina Volontà e darlo alle umane generazioni.
Perciò non ti meravigliare del tuo lungo sacrificio, né di ciò che abbiamo disposto e facciamo in te, era necessario alla nostra Volontà, né ti dar pensiero se non vedi e senti negli altri gli effetti del tuo sacrificio, è necessario che col tuo sacrificio faccia la “compra” con la nostra Divinità e quando hai patteggiato con Dio, la compra è sicura, a suo tempo con certezza avrà vita il regno del Voler Divino, perché la compra fu fatta dal sacrificio di una appartenente all’umana famiglia.»
Fiat!!!
19 Giugno 1932
Prodigi e segreti che racchiude il vivere nella Divina Volontà.
Scene commoventi.
Generazioni degli atti divini nella creatura.
Custodia e gelosia divina.
Sono tra le braccia del Fiat Divino, il suo dominio si stende in tutto, sulla mia piccolezza, ma il suo impero non è schiavitù, no, ma unione, trasformazione in modo che la creatura sente che domina insieme e, facendosi dominare, acquista la virtù di dominare la stessa Volontà Suprema.
Ma mentre la mia mente nuotava nel mare del Fiat Divino, in modo che mi sentivo come affogata dalle sue onde, il mio Celeste Gesù, visitando la povera anima mia, mi ha detto:
«Figlia mia benedetta, il vivere nel mio Volere racchiude tanti prodigi e segreti da far strabiliare Cielo e terra.
Tu devi sapere che come la piccolezza della creatura entra in Esso, si perde nella sua immensità e la Divina Volontà la riceve nelle sue braccia per farne conquista ed il volere umano si fa conquistatore della Divina.
Ora in queste conquiste di ambo le parti, la Divina Volontà festeggia la conquista dell’umana, facendone l’uso che vuole, l’umana volontà festeggia la grande conquista fatta della Divina e, volendone fare l’uso che vuole, la spedisce al Cielo come conquista sua, portatrice di nuove gioie e felicità che possiede.
La mia Volontà conquistata dall’anima non si dà indietro, bilocandosi, resta e parte per la sua patria celeste solo per assecondare colei che l’ha conquistata e porta la nuova conquista che ha fatto dell’umano volere e le gioie e le felicità che racchiude la Divina Volontà conquistatrice, la mia Volontà felicitante e beatificante che sta in Cielo e la mia conquistatrice che sta in terra si tuffano insieme ed allagano le celeste regioni delle nuove gioie che possiede la mia Divina Volontà conquistatrice.
Perché tu devi sapere che le gioie della mia Volontà conquistatrice sono ben distinte e diverse da quelle della mia felicitante, le conquistatrici non stanno in potere dei beati, ma in potere della creatura, che le deve mandare dalla terra e vengono formate nel mezzo del rogo del dolore e dell’amore e sull’annientamento del proprio volere.
Invece le gioie felicitanti stanno in potere loro e sono frutti ed effetti del Celeste soggiorno in cui si trovano.
C’è gran differenza tra le gioie della mia Volontà conquistatrice e quella della mia Volontà felicitante, posso dire che non esistono in Cielo le mie gioie conquistatrici, ma solo in terra ed oh! come è bello vedere la creatura, che quante volte fa i suoi atti nel mio Volere, tante volte si fa conquistatrice di Essa e la fa partire per il Cielo, per il purgatorio, in mezzo alle creature terrestri, dovunque vuole, molto più che essendo la mia Volontà dappertutto, non deve far altro che bilocarsi per dare il frutto, le gioie della nuova conquista che la creatura ha fatto di Essa.
Figlia mia, non vi è scena più commovente, più deliziosa, più utile che vedere la piccolezza della creatura venire nella nostra Volontà Divina, fare i suoi piccoli atti e fare la sua dolce conquista d’una Volontà immensa, santa, potente, eterna, che tutto racchiude, può tutto e possiede tutto.
La piccolezza della creatura nel vedersi conquistatrice d’un Fiat Divino così interminabile, resta stupita, non sa dove mettere la conquista, vorrebbe racchiuderla tutta in sé, ma le manca lo spazio, perciò prende per quanto può, fin a riempirsi tutta, ma vede che le restano mari immensi ancora e agendo da proda vorrebbe che tutti prendessero un tanto bene, ecco perciò la spedisce al Cielo come sacro diritto della patria celeste ed a chiunque la vuole e, con ansia, si accinge a fare altri atti in Essa per riacquistarla tante volte per quanti atti va facendo.
E’ il vero commercio divino che formano Dio e la creatura tra il Cielo e la terra.»
Onde la mia mente continua a perdersi in quel Fiat che vuole sempre darsi alla creatura e che mentre dà non finisce mai di dare.
Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
«Figlia mia, la volontà umana è la fonte e sostanza della vita della creatura, da essa attinge la vita delle opere, i pensieri della sua mente, la varietà e la molteplicità delle sue parole.
Se la vita umana non avesse una volontà libera, sarebbe una vita senza fonte e senza sostanza, sicché perderebbe tutto il bello, la speciosità, l’intreccio mirabile che può tessere la vita umana.
Così la Divina Volontà dove regna si fa fonte, sostanza e vita degli atti fatti in Essa, onde come pensa, parla, opera, cammina, questa fonte si diffonde negli atti della creatura e vi mette la sostanza divina ed oh! la varietà di questi atti distinti tra loro in santità, in bellezza, in luce, in amore, quando questa fonte si diffonde negli atti di essa, fa sempre atti nuovi e forma l’armonia dell’operato divino nella creatura.
Ora tu devi sapere che tutta la nostra premura è per questi atti, perché in essi si forma la generazione dei nostri atti divini nel fondo della creatura.
Ed oh! il nostro contento, ché possiamo continuare la generazione dei nostri atti ed in questa generazione ci sentiamo Dio operante, non il Dio inceppato che non possiamo svolgere la generazione degli atti nostri, perché in essa non c’è la nostra Volontà.
Quindi alla nostra premura si aggiunge la nostra custodia e gelosia di questi atti, il tuo Gesù sta dentro ed intorno alla creatura per custodirla, la mia gelosia ha uno sguardo fisso per guardarli, per felicitarmi e prendermi tutto il gusto che possiede la generazione degli atti suoi operanti in essa.
Del resto la nostra Volontà possiede un valore infinito e, non custodendo un solo atto di Essa, sarebbe come andare contro Noi stessi.
Anzi tu devi sapere che essendo fonte e sostanza del nostro Ente Supremo, la nostra potenza, santità, bontà e tutti i nostri attributi si fanno corona intorno alla nostra Volontà ed a tutti gli atti suoi, per dipendere da Essa e farle omaggio e custodia di tutti gli atti che fa, tanto in Noi quanto nella creatura.
Perciò sii attenta e lasciati dominare dal mio Volere se non vuoi perdere mai il tuo Gesù, che tanto tu sospiri, ami e vuoi.»
Fiat!!!
9 Luglio 1932
Fame che produce la Divina Volontà.
Ergastolo dell’amore.
Come Dio forma la persecuzione dell’amore alla creatura.
Mi sento sotto l’impero della Divina Volontà e se per qualche minuto non sento il suo impero, mi sento senza vita, senza cibo, senza calore, sento che la vita divina finisce, perché non vi è né chi la formi, né chi l’alimenti e nel mio dolore vado ripetendo: «Gesù, aiutami, senza il tuo Volere io muoio di fame, deh! fammi sentire il suo dolce impero, affinché, alimentandomi, la tua vita viva in me ed io viva di Te.» Ed il mio amato Gesù, avendo di me pietà, tutt’amore e tenerezza, mi ha stretto fra le sue braccia e mi ha detto:
«Mia piccola figlia del mio Volere, coraggio, non ti abbattere, la vita divina formata ed alimentata dal mio Volere non può morire e se senti la fame, è piuttosto perché non sempre senti il mio dire sulle altre meraviglie e novità che possiede la mia Volontà, questo mio dire interrotto ti fa sentire la fame dell’alimento sempre nuovo che Essa possiede, ma questo ti prepara a ricevere il nuovo alimento delle sue conoscenze, per farti crescere ed alimentare solo di Voler Divino, né tu ti assoggetteresti a prendere altro cibo, proveresti schifo e ti contenteresti di morir di fame, perché chi l’ha gustato tante volte, non si sa adattare a prendere altri alimenti.
Ma questa fame è anche una fortuna, perché ti può servire come sbocco nella patria celeste e tu devi sapere che l’unico alimento di queste divine regioni è l’atto nuovo, mai interrotto della mia Divina Volontà.
Questo alimento che possiede tutti i gusti, tutte le delizie è il cibo giornaliero e di tutti gli istanti della celeste Gerusalemme.
E poi il sentire la fame dice vita, non morte, perciò aspetta con pazienza invitta l’alimento della mia Volontà, la quale ti rifarà della fame patita, con tale abbondanza, che non sarai capace di prenderlo tutto.»
Ed io, interrompendo il dire di Gesù, ho detto: «Amor mio, il cuore mi sanguina nel dirtelo, a me sembra piuttosto che non hai più per me quell’amore continuato, che ti faceva sempre dire e facendomi tante nuove sorprese incantevoli del tuo Essere e del tuo Volere, io sentivo e toccavo con mano il tuo amore palpitante per me, tanto che ero costretta a dire: «Quanto mi ama Gesù!» Ora per questo tuo dire interrotto mi sembra che non sono sempre amata da te e passare da un amore continuo ad un amore interrotto è il più crudo dei tormenti perciò ripeto: «Non sono amata, non sono amata da Colui che tanto amo!» E Gesù, spezzando il mio dire, ha soggiunto:
«Figlia mia, che dici?
Tu devi sapere che se Noi non amassimo la creatura che ci ama, agiremmo contro natura del nostre Essere Divino, essere amato e non amare, non è dell’Ente Supremo e se ciò si potesse dare e fossimo capaci di pena, l’amore della creatura ci metterebbe in un ergastolo di tormenti e diventerebbe il nostro persecutore, né ci darebbe pace, fino a tanto che fusi insieme, l’amore dell’uno e dell’altro, si bacerebbero e riposerebbero insieme.
Ah! tu non sai che significa amare e non essere amato da colui o colei che si ama, tutta la pena, l’irrequietezza la porta chi non ama, perché chi ama sta al suo posto, adempie il più sacrosanto dei doveri.
In tale stato si trova il nostro Essere Divino, perché amiamo troppo e l’uomo non ci ama, il nostro amore perseguita colui che amiamo, lo mette in ergastolo, lo tormenta, non gli dà pace, l’irrequietezza è il certo segno che la creatura è stata presa di mira dal nostro amore, che vuol vincere a via di persecuzione l’amore della creatura.
Perciò calmati, se tu ci ami, il nostro amore ti ama prima di te ed è tanta l’inseparabilità del nostro e del tuo amore, che il tuo forma il piccolo calore ed il nostro, alimentando il tuo, forma l’immensità della luce, in modo che l’uno e l’altro perdono la virtù separativa e, come se fossero una sola natura, vivono sempre insieme per formare l’uno la vita dell’altro.
Perciò se il mio dire non è continuo, non significa amore spezzato, no, sarebbe interrotto se non sentissi di voler fare anche a costo della tua vita la mia Volontà, questo sarebbe non averla più in tuo potere e se la mia bontà è giunta a tanto, di darla in tuo potere, questo ti assicura che il mio amore è continuo per te.
Perché tu devi sapere che chi fa e vive nel mio Voler Divino, non è altro che la vita operante di Dio stesso nella creatura.
Il nostro amore è tanto per chi si fa dominare dal nostro Volere Divino, che si fa dolce prigioniero di essa; si restringe, s’impiccolisce e prende un piacere sommo: Amare, operare nella sua anima.
Ma mentre si restringe, resta immenso ed opera con modi infiniti, come amiamo ed operiamo in Noi stessi, perché la natura nostra è quella, l’immensità, l’infinità e tutto ciò che facciamo resta immenso ed infinito quali siamo ed oh! il nostro contento quando mentre ci ristringiamo nella sua piccolezza, diamo corso all’amore ed alle opere nostre ed essa resta riempita, sbocca fuori, riempie Cielo e terra e Noi abbiamo la grande gloria e l’onore di amare ed operare da Dio nella sua piccolezza e se tu sapessi che significa un solo atto d’amore, una sola opera fatta da Noi in te, tu morresti di gioia e non ti basterebbe tutta l’eternità per ringraziarci d’un tanto bene.
Perciò lasciami fare, fammi fare quello che voglio di te e sii certa che resteremo contenti tu ed Io.»
Fiat!!!
14 Luglio 1932
Atmosfera Celeste, Gesù a guardia dell’atto della creatura; lavoro dell’uno e dell’altro.
Come gli atti fatti nella Divina Volontà guardano ed abbracciano i secoli e sono i piantoni e le sentinelle delle creature.
Sono sempre occupata nel vivere nel Volere Divino, in Esso c’è sempre da lavorare, ma non è un lavoro che stanca, no, piuttosto dà forza, fa crescere la vita divina ed inonda di gioia, di pace, si sente un’atmosfera celeste dentro e fuori.
Ma mentre nuotavo nelle onde eterne del Divino Volere, il mio sommo Bene Gesù, visitando la mia piccola anima, mi ha detto:
«Figlia benedetta, sono Io che formo l’atmosfera celeste dentro e fuori della creatura, perché appena essa entra nel mio Volere Divino, Io mi metto a guardia dell’atto che va facendo, essa forma il terreno con i suoi atti ed Io formo il seme divino per gettarlo nell’atto della creatura.
Sicché i suoi atti servono come terra ed Io, Agricoltore Celeste, riempiendola coi miei semi, mi riservo di raccogliere il raccolto dei lavori che si fanno nella mia Volontà.
Vedi dunque a che serve la continuazione degli atti fatti nella Volontà Divina?
Serve a darmi il lavoro e l’occasione di non lasciare mai la creatura, perché mi dà sempre da fare ed Io non voglio, né posso lasciare vuoto un terreno così prezioso, formato nella mia Volontà ed esposto ai raggi vivificanti del Sole Divino.
Quindi Essa chiama te al lavoro nel mio Volere e tu chiami Me ed oh! quanto è dolce lavorare insieme nel mio Fiat, è un lavoro che non stanca; anzi é portatore di riposo e delle più belle conquiste.»
Poi ha soggiunto: «Figlia mia, tu devi sapere che gli atti che facciamo nella creatura, contengono tre atti in uno, l’atto conservatore, l’atto alimentatore ed il primo atto creatore.
Con questi tre atti in uno diamo la vita perenne agli atti nostri e la creatura che li possiede sente in sé la forza creatrice, la quale le toglie tutte le debolezze dell’umana natura; l’alimentatrice la tiene sempre occupata a darle il suo cibo, per impedirle di prendere altro cibo e la preserva da tutti i mali, questo alimento è come l’imbalsamazione che impedisce la corruzione; e l’atto conservatore rafferma e conserva il bene puro e bello.
Questi tre atti nostri in uno, sono come fortezze inespugnabili che diamo alla creatura che fa regnare la nostra Volontà in essa, che la rendono talmente fortificata che nessuno le può nuocere.»
Dopo di ciò la mia piccola mente continuava il mio giro nella Divina Volontà, cercando i suoi atti per chiudere i miei atti nei suoi e farne un solo e per tutto questo: il contento del mio lungo esilio, poter operare insieme col Voler Supremo, far scomparire i miei atti nei suoi, mi sento che prendo come in pugno il Cielo, sento scorrere nei miei atti, le beatitudini eterne, in modo che non mi sento né lontana né estranea alla mia cara patria celeste.
Onde, mentre la mia mente era come affollata da pensieri sulla Divina Volontà, il mio sommo Bene Gesù, ripetendo la sua breve visitina, mi ha detto:
«Mia piccola figlia della mia Volontà, voglio che sappia che per ogni tuo atto in Essa, tante volte rigeneri e cresci in modo tutto nuovo nel nostro Fiat, sicché tu senti il Cielo e l’Ente Supremo ha il gran contento di rigenerarsi nell’atto della creatura.
Formare la nostra vita nell’atto di essa è la nostra festa, i nostri sospiri, uniamo tutti i nostri stratagemmi d’amore e riceviamo la completa gloria che ci può dare la creatura.
Ora tu devi sapere che il sacrificio chiama con voce potente Dio ed il fare la nostra Volontà lo fa scendere nell’anima per farlo operare da quel Dio che è.»
Ed io: «Amor mio, anche se cerco d’operare sempre nel tuo Volere e prego e riprego che venga il suo regno sulla terra, nulla si vede ancora.»
E Gesù: «Figlia buona, questo dice nulla, perché tu devi sapere che le preghiere, gli atti fatti nel nostro Volere, siccome entrano nel nostro atto divino, hanno tale potenza che devono portare alle creature il bene che contengono.
Essi si mettono a guardia dei secoli e li guardano con tanto amore e con pazienza invitta aspettano e riaspettano e con la luce che posseggono bussano ai cuori, si fanno luce alle mente e senza mai stancarsi, perché non sono soggette né a stanchezza, né a diminuire di potenza, fanno come i piantoni, le fide sentinelle che non si allontanano se non quando hanno dato il bene che posseggono.
Questi atti sono i possessori del mio Volere ed in modo assoluto lo vogliono dare alle creature e se una sfugge loro, prendono di mira un’altra; se un secolo non li riceve, essi non si arrestano, né si partono, perché abbiamo dato i secoli in lor potere e formano e formeranno il nostro esercito divino in mezzo alle umane generazioni, per formare il regno della nostra Volontà.
In questi atti c’è l’umano coronato dalla potenza divina e danno il diritto alle creature di possedere un tal regno.
Vi è la nostra Volontà operante in questi atti e dà il diritto a Dio di regnare e dominare la creatura col nostro Fiat onnipotente.
Essi sono come caparra e capitale che pagano Dio per le creature e hanno diritto di dare alle umane generazioni ciò che hanno pagato e come il sole che né si ritira, né si stanca mai di battere la terra con la sua luce per dare i beni che possiede, così essi, più che soli girano per ogni cuore, girano i secoli, sono sempre in moto, né si danno mai per vinti, fino a tanto che non hanno dato la mia Volontà operante che posseggono, molto più che sanno con certezza di ottenere l’intento e la vittoria.
Perciò se nulla vedi, non ti dar pensiero; tu continuia la tua vita e gli atti tuoi nella mia Volontà, questo è più necessario di tutto, formare la moneta per pagare per i tuoi fratelli un regno così santo.
E poi, tu devi sapere che la mia stessa vita passata sulla terra ed i miei stessi atti, si trovano nelle stesse condizioni .
Io pagai per tutti e la mia vita e gli atti che Io feci stanno a disposizione di tutti e si vogliono dare a tutti per dare il bene che posseggono.
E anche se partii per il Cielo, partii e restai per girare i cuori, i secoli, per dare a tutti il bene della mia Redenzione.
Sono circa venti secoli e la mia vita e gli atti miei continuano a girare, ma non tutti sono stati presi dalle creature, infatti tante, per varie regioni non mi conoscono ancora, sicché la mia vita, la pienezza dei miei beni e dei miei atti, non si ritirano, corrono e girano sempre, abbracciano i secoli come uno solo per dare a tutti il bene che posseggono.
Perciò è necessario fare, pagare, formare il capitale, il resto verrà da sé.
Quindi sii attenta ed il tuo volo nel mio Fiat sia continuo.»
Deo Gratias.