Volume 20

Volume 20

J.M.J.
Fiat sempre ed in eterno.
17 Settembre 1926
Come ogni cosa creata da Dio ha il suo posto e chi esce dalla Volontà di Dio ha il suo posto. Importanza del Regno del Fiat Divino.
Mio Gesù, invoco il tuo santo Volere, affinché Esso stesso venga a scrivere sulla carta le parole più penetranti ed eloquenti, coi vocaboli più adatti per farsi comprendere, in modo da dipingere, coi colori più belli, con la luce più fulgida, con la caratteristica più attinente il regno del Fiat Supremo e da infondere nelle parole che mi farai vergare sulla carta, una forza magnetica ed una calamita potente, tanto che nessuno potrà resistere a farsi dominare dalla tua SS. Volontà. E tu, Mamma mia, vera Sovrana Regina del Fiat Supremo, non lasciarmi sola, vieni a guidare la mia mano, dammi la fiamma del tuo Cuore Materno e mentre scrivo tienimi sotto il tuo manto azzurro affinché possa compiere tutto ciò che il mio Amato Gesù vuole da me.
Mi sentivo tutta investita dal Voler Supremo, il quale tirandomi nella sua luce immensa, mi faceva vedere l’ordine della Creazione e come ciascuno stava al suo posto assegnato dal Creatore. La mia mente si perdeva e restava rapita nel vedere l’ordine, l’armonia, la magnificenza, la bellezza di tutta la Creazione ed il mio dolce Gesù ch’era con me mi ha detto: “Figlia mia, a tutte le cose che uscirono dalle nostre mani creatrici fu assegnato il proprio posto ed il proprio ufficio distinto e tutte stanno al loro posto, magnificando con lodi incessanti quel Fiat eterno che le domina, le conserva e dà loro la vita novella. Sicché se si conservano sempre belle, integre, nuove è il moto del Fiat Supremo che domina in esse. Quindi anche all’uomo fu assegnato il suo posto, il suo ufficio di sovrano sopra tutte le cose create, con la differenza che le altre cose da noi create sono rimaste così come Iddio le aveva create, senza mai mutarsi, né crescere, né decrescere, invece la mia Volontà dando all’uomo la supremazia su tutte le opere delle nostre mani e volendo sfoggiare con lui più in amore gli dette l’ufficio di crescere continuamente in bellezza, in santità, in sapienza, in ricchezza fino ad elevarlo alla somiglianza del suo Creatore. Ma l’uomo doveva farsi dominare, guidare per dare libero campo al Fiat Supremo, di formare la sua Vita Divina in lui, per poter formare questa continua crescita di beni e di bellezza con la felicità senza fine, perché senza la mia Volontà dominante non ci può essere né crescita, né bellezza, né felicità, né ordine, né armonia. Dove la mia Volontà, origine, padrona, principio di tutta l’opera della creazione, regna ha virtù di conservare bella l’opera sua, così come la mise fuori, ma dove non esiste, manca la comunicazione dei suoi umori vitali per conservare l’opera uscita dalle nostre mani. Vedi dunque che gran male fece l’uomo col sottrarsi alla nostra Volontà. Sicché tutte le cose, anche le più piccole, hanno il loro posto, si può dire che stanno in casa loro, al sicuro, nessuno le può toccare, posseggono l’abbondanza dei beni, perché quel volere che scorre in esse possiede la sorgente di tutti i beni. Stanno tutte nell’ordine, sono l’armonia e la pace di tutti. Invece l’uomo, col sottrarsi al nostro Volere, perdette il suo posto, rimase senza la casa nostra, esposto ai pericoli, quindi tutti lo possono toccare per fargli del male, gli stessi elementi sono superiori a lui perché posseggono una volontà suprema, mentre lui possiede una volontà umana degradata, che non sa dargli altro che miserie, debolezze e passioni. E siccome ha perduto il suo principio, il suo posto, è rimasto senza ordine, disarmato con tutti e non gode pace neppure in se stesso. Sicché si può dire che è il solo essere ramingo in tutta la creazione per cui per diritto nulla gli tocca, perché noi diamo tutto a chi vive nella nostra Volontà, perché sta in casa nostra, è uno della nostra famiglia; i rapporti, i vincoli di figliolanza che possiede col vivere in essa, gli danno il diritto di godere tutti i nostri beni. Invece chi non vive nella vita di essa ha spezzato tutti i vincoli, tutti i rapporti, perciò è considerato da noi cosa che non ci appartiene. Oh se tutti sapessero che cosa significa spezzare i legami con la nostra Volontà ed in quale abisso precipitano! Tutti tremerebbero di spavento e farebbero a gara per tornare nel regno del Fiat eterno, per riprendere il posto assegnato loro da Dio! Ora, figlia mia, poiché la mia eterna bontà vuol dare di nuovo questo mio regno del Fiat Supremo, dopo avermelo così ingratamente respinto, non ti sembra che sia il più gran dono che io possa fare alle umane generazioni? Ma per darlo devo formarlo, costituirlo, far conoscere della mia Volontà ciò che finora non si conosce. E la conoscenza su di essa sarà tale da vincere coloro che la conosceranno tanto da amare, apprezzare e desiderare di venire a vivere in essa. Le conoscenze saranno le catene però non forzate, infatti loro stessi volontariamente si faranno legare, le conoscenze saranno le armi, le frecce conquistatrici che conquisteranno i figli nuovi del Fiat Supremo; ma sai tu che cosa posseggono queste conoscenze? Di cambiare la natura in virtù, in bene, in volontà mia, in modo che la possederanno come proprietà propria”.
Ond’io, nel sentire ciò, ho detto: Amor mio, Gesù, se queste conoscenze sulla tua adorabile Volontà, contengono tanta virtù perché non le manifestasti ad Adamo affinché le facesse conoscere ai posteri i quali avrebbero amato, apprezzato di più un tanto bene ed avrebbero disposto gli animi nella maniera in cui tu, Divin Riparatore, hai decretato di darci questo gran dono del Fiat Supremo? E Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, Adamo finché stette nell’Eden terrestre, visse nel regno del Supremo Volere, conobbe, per quanto a creatura è possibile, tutte le conoscenze che appartenevano al regno che possedeva, ma come uscì da esso il suo intelletto si oscurò, perdette la luce del regno suo e non trovò i vocaboli adatti, per manifestare le conoscenze che aveva acquistato sulla Suprema Volontà, perché mancava in lui quello stesso Volere Divino che gli avrebbe potuto porgere i vocaboli necessari per manifestare agli altri ciò che lui aveva conosciuto. Questo da parte sua, molto più che ogniqualvolta ricordava la sua sottrazione alla mia Volontà, il bene sommo che aveva perduto, aveva tale stretta di dolore da diventare taciturno perché rapito nel dolore della perdita di un regno sì grande e per i mali irreparabili che, per quanto Adamo potesse fare, non gli era dato di riparare; ma a porvi rimedio ci voleva quel Dio stesso che aveva offeso. Da parte del suo creatore non ebbe alcun ordine e perciò non gli dette capacità sufficiente per manifestarsi, perché a che pro manifestare una conoscenza se non gli avrebbe dato il bene che conteneva? Io faccio conoscere un bene solo quando lo voglio dare. Ma anche se Adamo non parlò diffusamente sul regno della mia Volontà, insegnò tante cose importanti su ciò che lo riguardava, tanto è vero che nei primi tempi della storia del mondo, fino a Noè, le generazioni non ebbero bisogno di leggi, né ci furono idolatrie, (né diversità di lingue) ma tutti riconoscevano il vero Dio, (un solo linguaggio) perché ci tenevano di più alla mia Volontà. Invece quanto più si allontanarono da essa sorsero le idolatrie e peggiorarono i mali peggiori e perciò Iddio vide la necessità di dare le sue leggi come preservativo alle umane generazioni. E perciò chi fa la mia Volontà non ha bisogno di leggi, perché Essa è vita, è legge ed è tutto per l’uomo. L’importanza del Regno del Fiat Supremo è grandissima ed io l’amo tanto che sta facendo più che una nuova creazione e redenzione, perché nella creazione appena sei volte fu pronunciato il mio Fiat onnipotente per disporla a farla uscire tutta ordinata, nella Redenzione parlai ma siccome non parlai del regno del mio Volere che contiene infinite conoscenze e beni immensi quindi non avevo una materia lunghissima di parole da dire perché tutte le cose che insegnai erano di natura limitata e con poche parole si finiva col farle conoscere. Invece per far conoscere la mia Volontà ci vuole assai, figlia mia, la sua storia è lunghissima, racchiude un’eternità, senza principio e senza fine, perciò, per quanto dico, ho sempre da dire, perciò sto dicendo oh! quanto di più, essendo più importante di tutto, contiene più conoscenze, più luce, più grandezze, più prodigi. Quindi son necessarie più parole. Molto più che quanto più faccio conoscere, tanto più allargo i confini del mio Regno da dare ai figli che lo possederanno, perciò ogni cosa che manifesto della mia Volontà è una nuova creazione che faccio nel Regno mio da far godere e possedere a coloro che avranno il bene di conoscerlo. Ed ecco si richiede, perciò, da parte tua grande attenzione nel manifestarla.
20 Settembre 1926
Chi non fa la Volontà di Dio è come una costellazione celeste che esce dal suo posto. E’ come un membro slegato. E’ giorno per chi la fa e notte per chi non la fa.
Avendo finito di scrivere il libro e dovendo incominciare un altro sentivo il peso di scrivere e, quasi amareggiata, ho sospirato ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, si è fatto vedere mentre tentennava la testa e, sospirando, mi ha detto: “Figlia mia, che c’è, che c’è non vuoi scrivere?” Ed io, quasi tremando nel vederlo sospirare per causa mia, ho detto: Amor mio, voglio quello che vuoi tu, è vero che sento il sacrificio di scrivere ma per amore tuo farò tutto. E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, tu non hai compreso bene che significa vivere nella mia Volontà. Mentre tu sospiravi, tutta la creazione e persino io abbiamo sospirato insieme con te, perché per chi vive in essa una è la vita, uno l’atto, uno il moto, uno l’eco, non può fare a meno di fare la stessa cosa degli altri perché Dio è il moto primo e, poiché tutte le cose create sono uscite da un moto pieno di vita, non c’è cosa che non possieda il suo moto e tutti si girano intorno al moto primo del loro creatore. Onde la creazione tutta sta nella mia volontà ed il suo giro è incessante, rapido, ordinato e per chi vive in essa ha il suo posto d’ordine in mezzo ad essa ed insieme gira senza mai cessare con rapidità insieme con tutti. Figlia mia, quel tuo sospiro di rincrescimento ha formato a tutti il suo eco. E sai che cosa hanno sentito? Come se una costellazione volesse uscire dal suo posto, dall’ordine, dal giro rapido intorno al suo Creatore. E nel vedere questa costellazione celeste come uscire dal loro insieme, tutti sono rimasti scossi e come inceppati nel loro giro, ma subito rifatti dalla tua pronta adesione hanno continuato con ordine il loro rapido giro magnificando il loro Creatore che le tiene avvinte a sé per farle girare intorno a Lui. Che diresti tu se vedessi una stella uscire da un insieme di stelle e scendere nel basso? Non diresti: è uscita dal suo posto, non fa più vita comune con le altre, è una stella smarrita? Tale è chi, vivendo nella mia Volontà, desidera fare la sua, si sposta dal suo posto, discende dall’altezza dei cieli, perde la comunanza della famiglia celeste, si smarrisce dalla mia Volontà, si smarrisce dalla luce, dalla forza, dalla santità, dalla somiglianza divina, si smarrisce dall’ordine, dall’armonia e perde la rapidità del giro intorno al suo Creatore. Perciò, sii attenta, perché nel regno del mio Volere non ci sono rincrescimenti, amarezze ma tutto è gioia, non ci sono sforzi ma tutto è spontaneità, come se la creatura volesse fare ciò che Dio vuole, come se lo volesse fare Lui stesso”.
Io son rimasta spaventata nel sentire ciò dal mio dolce Gesù, comprendevo il gran male che è il fare la propria volontà e lo pregavo di cuore che mi desse tanta grazia da non farmi cadere in male sì grave. Ma, mentre facevo ciò, l’amato mio bene è ritornato ma si è fatto vedere con le membra quasi tutte slogate che gli davano dolore indicibile e, gettandosi nelle mie braccia, mi ha detto: “Figlia mia, queste membra slogate che mi danno tanto dolore sono tutte le anime che non fanno la mia Volontà; io col venire sulla terra mi costituii capo dell’umana famiglia ed esse sono mie membra, ,ma queste membra vengono formate, rannodate, vincolate per mezzo degli umori vitali della mia Volontà, come essa scorre in loro, così vengono messe in comunicazione col mio corpo e restano raffermate, ciascuna al suo posto. La mia Volontà, come medico pietoso, non solo fa scorrere i suoi umori vitali e Divini, per formare la circolazione necessaria tra il capo e le membra; ma vi forma la sua perfetta fasciatura per fare restare legate e ferme le membra sotto il loro capo. Ora mancando la mia Volontà in loro, manca chi mette il calore, il sangue, la forza, il comando del capo per rendere operose le membra, se manca chi mette la fasciatura sono slogate, manca tutto, si può dire che tutte le comunicazioni tra le membra e il capo sono spezzate e stanno nel mio corpo per darmi dolore. E’ la sola mia Volontà che mette d’accordo ed in comunicazione il Creatore e la creatura, il Redentore ed i redenti, il Santificatore ed i santificati, senza di Essa la Creazione, la Redenzione è come se fosse nulla per loro, perché manca chi fa scorrere la vita ed i beni che contengono. Gli stessi Sacramenti serviranno di condanna, perché mancando la mia Volontà in loro, manca chi rompe il velo ai Sacramenti, per dargli il frutto e la vita che contengono. Perciò la mia Volontà è tutto, senza di Essa, le opere nostre più belle, i nostri prodigi più grandi, restano estranee alle povere creature, perché Essa sola è la depositaria di tutte le opere nostre e quindi, solo per mezzo suo, vengono partorite alle creature. Oh se tutti sapessero che significa fare, o non fare la mia Volontà! Tutti si metterebbero d’accordo con Essa per ricevere tutti i beni possibili ed immaginabili e la trasmissione della stessa Vita Divina”.
Onde dopo ciò stavo facendo i miei soliti atti nel Supremo Volere e siccome era quasi l’alba del nuovo giorno, stavo dicendo: Mio Gesù, Amor mio, è già l’inizio del giorno ed io nel tuo Volere voglio girare per tutte le creature affinché risorgendo dal loro sonno risorgano tutti nella tua Volontà per darti l’adorazione di tutte le intelligenze, l’amore di tutti i cuori, il risorgimento di tutte le loro opere e di tutto il loro essere nella luce che questo giorno farà splendere su tutte le generazioni. Mentre dicevo ciò ed altro il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, nella mia Volontà non ci sono giorni, né notti, né alba, né tramonti ma uno è il suo giorno sempre nella pienezza della sua luce. Chi vive in essa può dire: “Per me non ci sono notti; ma sempre giorno”. Perciò uno è il mio giorno e come la creatura opera per compiere la mia Volontà e per svolgere la sua vita in essa, forma altrettante luci fulgidissime nel giorno della sua vita, che rendono più glorioso, più bello il giorno del mio Volere dove essa vive. Sai tu per chi viene formato il giorno e la notte, l’alba e il tramonto, per chi ora fa la mia Volontà, ora la sua, se fa la Mia, forma il giorno, se fa la sua, forma la notte, chi vive del tutto in essa forma la pienezza del giorno. Chi non vive del tutto ma solo con sforzo fa la mia Volontà, forma l’alba, chi si lamenta di ciò che essa dispone e vuole sottrarsi, forma il tramonto e per chi non fa la mia Volontà è sempre notte perenne, principio di quella notte eterna dell’inferno che non avrà ma fine”.
23 Settembre 1926
Come chi deve fare beni universali deve supplire per tutti i tre piani nella Volontà di Dio.
Mi stavo tutta fondendo nel Santo Voler Divino, con la trafittura nell’anima di non aver visto il mio dolce Gesù. Mentre cercavo di fare i miei atti nel suo Volere, appena non lo sentivo insieme con me, oh, mi sentivo strappare un brano di me stessa, sicché senza Gesù sentivo fare a brandelli la mia piccola e povera esistenza e pregavo che avesse di me pietà e che subito ritornasse alla povera anima mia. Onde dopo molto stentare è ritornato, ma tanto afflitto a causa della perfidia umana, sembrava infatti che nazioni e nazioni si azzuffassero tra loro, preparando persino i depositi delle armi per combattersi, preparando cose impreviste, per far sorgere i combattimenti. Che pazzia, che cecità umana! Sembra che non abbiano più la vista per vedere il bene, l’ordine, l’armonia, ma solo per vedere il male e questa cecità fa toccare loro il cervello e fanno cose da pazzi. Onde nel vederlo così afflitto, a causa di ciò, gli ho detto: Amor mio, lascia questa mestizia, tu darai loro lume e non lo faranno e, se occorrono le mie pene, sono pronta purché stiano tutti in pace. E Gesù, con una dignità e severità, mi ha detto: “Figlia mia, ti tengo per me, per formare in te il mio regno del Fiat Supremo, non per loro. Ti ho fatto soffrire fin troppo per risparmiare il mondo, ma per la loro perfidia non meritano che io ti faccia soffrire più per causa loro”. E mentre diceva ciò, pareva che tenesse nelle sue mani una bacchetta di ferro, in atto di lanciarla sopra le creature. Io son rimasta spaventata e volevo sollevare Gesù dalla sua afflizione e perciò gli ho detto: “Gesù, Vita mia, occupiamoci del regno del tuo Volere per ora, affinché io ti sollevi perché la tua gioia, la tua festa è il darti il campo per farti parlare di Esso, perciò insieme con me scorrono i tuoi atti nei miei, affinché con la luce del tuo Volere investano più che sole tutte le creature ed io possa costituirmi atto, per ciascun atto, pensiero, per ciascun pensiero, racchiuderò tutto, prenderò come in pugno tutti gli atti loro, per fare tutto ciò che loro non ti fanno e così troverai tutto in me e la tua afflizione partirà dal tuo Cuore. E Gesù, condiscendendo alle mie brame, ha girato insieme con me e dopo mi ha detto: “Figlia mia, che potenza contiene la mia Volontà! Essa come luce penetra ovunque, si allarga, si dà a ciascun atto, si moltiplica all’infinito; ma mentre fa tante cose, si moltiplica in ciascuna cosa, resta poi sempre una qual è, conservando tutti gli atti suoi senza sperderne uno. Vedi, figlia mia, il primo piano nella mia Volontà, a nome e per tutte le creature, fu fatto dalla Sovrana Regina che ottenne il bene sommo per tutte le creature di far scendere sulla terra il sospirato Redentore, chi ha per tutti, a nome di tutti e supplisce per tutti, merita beni universali, che possono servire a tutti. Il secondo piano nella Suprema Volontà fu fatto dalla mia Umanità, abbracciai tutto e tutti come se fossi uno solo, soddisfeci per tutti, non lasciai alcun atto di creatura senza costituirvi il mio per fare che al mio Celeste Padre fosse completa la gloria, l’amore, l’adorazione per ciascun atto di creatura e questo impetrò il frutto della mia venuta sulla terra, meritò la salvezza, la santità a tutti, e, se molti non la prendono, la colpa è la loro, non per mancanza del donatore. Quindi la mia Vita impetrò beni universali a tutti, aprì le porte del cielo per tutti.
Il terzo piano nella mia Volontà lo farai tu e perciò in tutte le cose che tu fai, ti faccio fare per tutti, abbracciare tutto, supplire a nome di ciascun atto di tutti. Il tuo piano deve essere uguale al mio, deve unificarsi a quello dell’Imperatrice Celeste e questo servirà ad impetrare il regno del Fiat Supremo. A chi deve fare un bene universale, non deve nulla sfuggire, per vincolare il bene che vuol dare a tutte le creature. Gli atti fatti nella mia Volontà, per supplire a tutti formano doppie catene, ma catene di luce che sono le più forti, le più lunghe, non soggette a spezzarsi, nessuno può avere abilità di rompere una catena di luce, essa è più che raggio solare che nessuno può frangere, né impedire il passo dove la lunghezza e la larghezza del raggio vuol giungere e queste catene di luce vincolano Dio a dare beni universali e la creatura a riceverli.
26 Settembre 1926
La sola parola “Volontà di Dio” contiene un prodigio eterno e tutto si converte in amore e preghiera.
Mi sentivo tutta immersa nel Volere Supremo e nella mia povera mente pensavo ai tanti mirabili effetti che esso produce ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, la sola parola “Volontà” di Dio, contiene un portento eterno tanto che non c’è chi la può eguagliare; è una parola che abbraccia tutto: cielo e terra. Questo Fiat contiene la sorgente creatrice e non c’è cosa di bene che da Essa non possa uscire. Sicché chi possiede la mia Volontà, in virtù di Essa, acquista con diritto tutti i beni che questo Fiat possiede. Perciò acquista il diritto alla somiglianza del suo Creatore, acquista il diritto alla Santità Divina, alla sua Bontà, al suo Amore, con diritto Cielo e terra sono suoi perché tutto ebbe esistenza da questo Fiat, con ragione i suoi diritti si stendono in tutto. Sicché il più gran dono, la grazia più grande che posso fare alla creatura è darle la mia Volontà, perché con Essa vengono legati tutti i beni possibili ed immaginabili e con diritto perché tutto ad Essa appartiene”.
Onde dopo il mio dolce Gesù, si è fatto vedere mentre usciva dal mio interno e mi guardava, ma fissava tanto i suoi sguardi sopra di me, come se si volesse dipingere, imprimere nella povera anima mia ed io, nel veder ciò, gli ho detto: Amor mio, Gesù, abbi pietà di me, non vedi come son brutta, la tua privazione in questi giorni mi ha resa più brutta ancora, sento che non sono buona a far nulla, gli stessi giri nel tuo Volere mi riescono stentati. Oh come mi sento male! La tua privazione è per me come fuoco consumatore che, bruciandomi tutto, mi toglie la vita per operare il bene e mi lascia solo la tua Volontà adorabile che, legandomi tutta a sé, non mi fa volere altro che il tuo Fiat, né vedere, né toccare altro che la tua SS. Volontà. E Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, dove sta la mia Volontà tutto è santità, tutto è amore, tutto è preghiera,; sicché, stando la sua sorgente, i tuoi pensieri, i tuoi sguardi, le tue parole, il tuo palpito ed anche i tuoi moti, sono amore e preghiere, non è la forma delle parole che forma la preghiera, no, è la mia Volontà operante che, dominando tutto l’essere tuo, forma dei tuoi pensieri, parole, sguardi, palpiti e moti, tante fontanine che sorgono dalla Volontà Suprema ed elevandosi fino al Cielo, nel loro muto linguaggio pregano, amano, adorano, benedicono, insomma Essa fa fare ciò che è santo, ciò che appartiene all’Essere Divino. Perciò l’anima che possiede come vita il Voler Supremo, è il vero cielo, che, anche se muto, narra la gloria di Dio e si annunzia come opera delle sue mani creatrici. Com’è bello vedere l’anima in cui regna il mio Volere! Com’essa pensa, guarda, parla, palpita, respira, si muove, così forma le stelle per ornare il suo cielo, per più narrare la gloria di Colui che l’ha creata. La mia Volontà abbraccia tutto con un solo soffio e nulla può sfuggire all’anima di tutto ciò che è buono e santo”.
28 Settembre 1926
La mia grande afflizione per la stampa degli scritti. Gesù vuole la consegna. Gesù spinge il Padre che deve occuparsi della stampa.
Mi sentivo oppressa e come schiacciata sotto il peso d’una umiliazione profonda, perché mi era stato detto che non solo ciò che riguarda la Volontà di Dio si deve mettere in istampa, ma pure ciò che riguarda tutte le altre cose che mi ha detto il mio amabile Gesù, era tanto il dolore che mi toglieva persino le parole, per poter convincere a non farlo fare, né sapevo pregare il mio amato Gesù perché ciò non permettesse, tutto era silenzio dentro e fuori di me. Onde il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha stretta a sé per infondermi coraggio e forza e mi ha detto: “Figlia mia, non voglio che guardi come cosa tua, ciò che hai scritto, ma voglio che la guardi come cosa mia e come cosa che a te non appartiene, tu non ci devi entrare affatto, mi interesso di tutto io e perciò voglio che me ne faccia la consegna e come scrivi voglio che mi faccia un dono, affinché io resti libero di fare quello che voglio e a te, resti solo quello che ti conviene per vivere nella mia Volontà. Io ti ho fatto tanti doni preziosi, per quante conoscenze ti ho manifestato e tu nessun dono mi vuoi fare?”. Ed io: mio Gesù, perdonami, non vorrei sentire neppure io ciò che mi sento, il pensare che ciò che è passato tra me e te, devono saperlo gli altri, mi rende irrequieta e mi dà tale pena che io stessa non so spiegare perciò, dammi la forza, in te mi abbandono e tutto a te dono. E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, così va bene, tutto ciò lo richiede la mia gloria ed il trionfo della mia Volontà; ma il primo trionfo lo vuole, lo esige da te, non sei tu contenta, che diventi la vittoria, il trionfo di questa Volontà Suprema? Non vuoi tu dunque fare qualunque sacrificio per fare che questo regno supremo sia conosciuto e posseduto dalle creature? Lo so anch’io che tu soffri molto nel vedere che dopo lunghi anni di segreti tra me e te e dopo che con tanta gelosia ti ho tenuta nascosta ora, nel vedere uscire fuori i nostri segreti, senti le tue forti impressioni, ma quando lo voglio io, lo devi volere anche tu, perciò mettiamoci d’accordo e non ti dar pensiero”.
Quindi dopo di ciò, mi ha fatto vedere il Reverendo Padre e Gesù standogli vicino gli ha messo la sua santa destra sul capo, per infondergli fermezza, aiuto e volontà e gli ha detto: “Figlio mio, fa’ presto, non prendere tempo, io ti aiuterò, ti starò vicino, affinché vada tutto bene e secondo la mia Volontà. Come m’interessa che la mia Volontà sia conosciuta. Come con Paterna bontà ho dettato gli scritti che riguardano il regno del Fiat Supremo, così aiuterò la stampa, starò in mezzo a quelli che si occuperanno, affinché tutto sia regolato da Me. Perciò, presto, presto”.!
2 Ottobre 1926
Come le generazioni sono legate tra loro e perciò c’è chi prega, chi riceve e chi possiede. Come Gesù dona e accorda le nostre disposizioni. La sua parola è nuova creazione. Come in cielo non ci sono segreti.
Mi sentivo amareggiata al sommo per la privazione del mio dolce Gesù, oh come mi sentivo male! Non ne potevo più, ma quando son giunta come agli estremi del dolore, si è mosso nel mio interno e, tutto afflitto, mi ha detto: “Figlia mia, sto guardando quanto devo allargare i confini del regno della mia Volontà per darne il possesso alle creature, so che esse non possono prendere l’interminabilità che contiene il regno del mio Volere, perché come creatura, non le è dato, di valicare e di abbracciare una Volontà corrispondente ad un regno che non ha confini, perché essendo creata è sempre ristretta e limitata, ma nonostante sia limitata, a seconda le sue disposizioni, così io dispongo più o meno, i beni, la larghezza dei confini che deve possedere. Ecco perciò sto guardando i posteri, che disposizione avranno, sto guardando i presenti per vedere le disposizioni che hanno, perché i presenti devono pregare, impetrare, preparare il regno del Fiat Supremo ai posteri ed a seconda le disposizioni dei posteri e l’interesse dei presenti così vado allargando i confini del regno mio, perché le generazioni son tanto legate tra loro, che succede sempre così, che una prega, l’altra prepara, l’altra impetra, un’altra possiede. Così successe nella mia venuta sulla terra per formare la Redenzione, non furono i presenti che pregarono, che sospirarono, che piansero per ottenere i suoi beni, questi li godono e li posseggono, ma furono quelli che stavano prima della mia venuta ed a seconda le disposizioni dei presenti e le preghiere e le disposizioni dei passati io allargavo i confini dei beni della Redenzione, perché un bene allora viene da Me dato, quando può essere utile alle creature; ma se non porta utilità, a che pro darlo?
E questa utilità viene presa da loro se hanno più disposizione. Ma sai tu quando allargo i suoi confini? Quando ti manifesto una conoscenza nuova che riguarda il regno della mia Volontà. Perciò prima di manifestartela do uno sguardo a tutti per vedere le loro disposizioni, sarà loro utile, oppure sarà per loro come non detto e vedendo che io voglio allargare di più i miei confini per dare più beni, più gioie, più felicità da possedere ma esse non son disposte, mi sento afflitto ed aspetto le tue preghiere, i tuoi giri nel mio Volere, le tue pene, per disporre i presenti ed i posteri e poi ritorno alle nuove sorprese delle mie manifestazioni sulla mia Volontà. Perciò quando non ti parlo sono afflitto, la mia parola è il dono più grande, è una nuova creazione e non potendola mettere fuori da me, perché le creature non son disposte a riceverla, sento in me il peso del dono che voglio dare e, non potendolo dare, rimango afflitto e taciturno. E molto più cresce la mia afflizione, nel vederti afflitta per causa mia. Se tu sapessi come sento la tua mestizia! Come si riversa tutta nel mio Cuore, perché la mia Volontà me la porta fin nell’intimo del cuore mio, perché io non ho due Volontà, ma una e siccome regna in te, come conseguenza porta fin dentro di me le tue afflizioni, perciò prega ed il tuo volo sia continuo nel Fiat Supremo, affinché impetri che le creature si dispongano ed io torni a prendere di nuovo la parola”.
Detto ciò ha fatto silenzio ed io son rimasta più afflitta di prima e ho sentito tutto il peso che sentiva Gesù per le indisposizioni delle creature, ho sentito come se Gesù non mi dovesse più parlare per allora; ma Gesù, volendomi sollevare dalla mia afflizione ed anche per sollevare se stesso, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, credi tu che si conoscerà tutto ciò che è passato tra me e te? No, figlia mia, farò conoscere ciò che sarà necessario, ciò che riguarda il regno del Fiat Supremo, anzi sarò più largo ancora. Per dare alle creature il campo libero di camminare sempre più per far allargare il loro possesso nel Fiat Supremo, affinché mai possano dire basta, non sappiamo dove aggiungere altro, metterò tale larghezza di ciò che prenderanno di questo mio regno che l’uomo avrà sempre da prendere e da allungare il suo cammino. Ma nonostante tale larghezza non tutti conosceranno i molti segreti, come non tutti conoscono ciò che passò tra me e la Mamma mia, per formare il regno della Redenzione, le grazie sorprendenti, i favori innumerevoli, conosceranno tutto in cielo dove non ci sono segreti, ma in terra conobbero ciò che sovrabbondava per il loro bene. Così farò con te, se ho guardato è stato per chi vuol venire a vivere nel regno della mia Volontà; ma per te, per la piccola figlia del mio Volere, per chi ha formato insieme con me questo regno con tanto sacrificio potrà mai l’amor mio dirti basta? Negarti la parola? Non versare in te il continuo flusso delle mie grazie? No, non posso, piccola figlia mia, non è della natura del mio cuore, né della mia Volontà che, contiene un Atto continuato non mai interrotto di dare e sempre dare nuove sorprese a chi non conosce altra vita se non la Sua. E se mi vedi taciturno non è per te, perché tra Me e te non c’è bisogno di parole per intenderci, vederci e comprenderci ed io mi verso tutto in te e tu in me e, col versarmi, io verso in te nuove grazie e tu le prendi, perché ciò che (è) necessario a te deve essere come causa prima per formare il regno del Fiat Eterno, ma non sarà necessario a chi deve solo vivere in esso. Con te non si tratta solo di vivere nel regno del Fiat ma di formarlo e perciò il tuo Gesù deve tanto largheggiarti per darti le materie prime, per la formazione di un regno sì santo. Succede ciò anche nel basso mondo: chi, deve formare un regno ha bisogno di molti mezzi, di tante materie prime, invece chi deve formare una sola città ha bisogno di meno e chi passa solo ad abitare in essa, con pochissimi mezzi può vivere in questa città ed i sacrifici che deve fare chi deve formare un regno non sono necessari per chi decide di voler vivere in tale regno. Perciò voglio solo che lavori nella formazione del regno del Fiat Supremo ed il tuo Gesù penserà a tutto il resto.
6 Ottobre 1926
Martirio nuovo. Chi non fa la Volontà di Dio tronca la vita divina in essa. Privazione degli scritti. Gesù la consola facendole vedere tutto scritto nel fondo dell’anima.
Mi trovavo tutta immersa nel vivo dolore della privazione del mio dolce Gesù e dicevo tra me: Mio Gesù, come non hai compassione di questa piccola figlia tua che appena si sente priva di te si sente strappare la vita? Non è solo una pena che sento e che sarebbe più tollerabile ma è vita che mi sento mancare, sono piccola, sono debole e, se non per altro, almeno per la mia troppa piccolezza avresti dovuto aver compassione di questa povera piccina che sta quasi in continuo atto di sentirsi mancare la vita e di riprenderla per sentirsi di nuovo morire. Mio Gesù, amor mio che martirio nuovo è mai questo? E’ un martirio mai sentito, morire tante e tante volte e poi morire, sentirmi mancare la vita senza la dolce speranza di prendere il volo per la mia Patria Celeste. Ora mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e, con accento tenero, mi ha detto: “Piccola figlia del mio volere, coraggio, tu hai ragione nel dire che è vita che ti senti mancare, perché privandoti di Me, ti senti mancare, senti finire la vita del tuo Gesù in te e con ragione tu, piccola piccina qual sei, senti il duro martirio perché la vita finisce in te. Ma tu devi sapere che la mia Volontà è vita ed ogniqualvolta le creature non la fanno, la respingono, respingono e distruggono in loro una vita Divina e ti par poco il dolore, il martirio continuato del mio Volere, nel sentirsi troncare come sotto un ferro micidiale tanti atti di vita che con tanta bontà vuol far sorgere nelle creature? Invece di questa vita divina troncata in loro fanno sorgere la vita delle passioni, del peccato, delle tenebre, delle debolezze. Col non fare la mia Volontà le creature perdono una vita divina e perciò Essa, regnante in te, ti fa sentire col privarti di me, il dolore di tante vite divine che gli troncano le creature per ripararsi e rifare in te tutti questi atti di vita che le fanno perdere. Non sai tu che per formare il regno del Fiat Divino devi trovare in te tanti atti per quanti Essa ne ha perduti? E perciò l’alternarsi della mia presenza e delle mia assenza per darti occasione di farti formare tanti atti di sottomissione alla mia Volontà, per fare rientrare in te questi atti di vita Divina che gli altri hanno respinto. E poi non ti ricordi che quando ti manifestai la tua missione sul Fiat eterno, ti chiesi il sacrificio di soffrire tante morti per quante creature uscivano alla luce del giorno, per quanti avevano respinto la vita della mia Volontà? Ah! Figlia mia, col non fare la mia Volontà le creature respingono la vita Divina, non è come non fare le virtù, in questo caso si respingono le gemme, le pietre preziose, gli ornamenti, le vesti, di cui, non volendo, si può fare a meno. Respingere invece il mio Volere è respingere i mezzi per vivere, distruggere la fonte della vita, è il più gran male che può esistere e perciò chi fa tanto male non merita che viva, anzi merita che muoia a tutti i beni. Non vuoi tu dunque rifare la mia Volontà di tutte queste vita che gli hanno troncato le creature? E per far ciò non ti conviene soffrire una pena, ma una mancanza di vita Divina, qual è la mia privazione. La mia Volontà per formare il suo regno in te, vuole trovare in te tutte le soddisfazioni che le creature non gli hanno dato, tutte le sue vite che doveva far sorgere in loro, altrimenti sarebbe un regno senza fondamenta, senza i dovuti diritti di giustizia e le dovute riparazioni. Ma sappi però che il tuo Gesù non ti lascerà a lungo, perché lo so anch’io che non puoi vivere sotto il torchio d’un martirio sì duro”. Oltre a ciò mi sentivo afflitta perché era venuto il Reverendo Padre che deve occuparsi per la stampa degli scritti sulla SS. Volontà di Dio il quale volle che gli consegnassi tutti gli scritti, senza lasciarmi neppure quelli di cui lui già aveva le copie. Onde il pensiero che le cose più intime tra me e Gesù erano fuori e il non poter neppure rivedere ciò che Gesù mi aveva detto sul suo santo Volere mi tormentava. E Gesù, ritornando, mi ha detto: “Figlia mia, perché tanto ti affliggi? Tu devi sapere che ciò che ti ho fatto scrivere sulla carta l’ho scritto prima io stesso nel fondo dell’anima tua e poi te l’ho fatto passare sulla carta. Anzi ci sono più cose scritte in te, che sulla carta, perciò quando tu senti il bisogno di rivedere ciò che riguarda le verità sul Fiat Supremo, basterà che tu dia uno sguardo nel tuo interno e subito rivedrai ciò che vuoi e per essere certo di ciò che ti dico, guarda adesso nell’anima tua e vedrai in ordine tutto ciò che ti ho manifestato”. Ora mentre diceva ciò io ho guardato nel mio interno ed in un solo sguardo ho visto tutto, ho visto pure quello che Gesù mi aveva detto ed io avevo tralasciato di scrivere, quindi ho ringraziato il mio amato bene e mi sono rassegnata offrendo a Lui tutto il mio duro sacrificio e chiedendo che, per compenso, mi desse la grazia che la sua Volontà sia conosciuta, amata e glorificata.
9 Ottobre 1926
Il regno della Volontà di Dio (come) nuova creazione. Gusto di Gesù nel sentire parlare della sua Volontà.
Stavo secondo il mio solito facendo il mio giro nel Volere Supremo ed il mio dolce Gesù ha fatto vedere un globo di luce nel mio interno mentre ripeteva i miei atti nel Fiat Divino, in questo modo si faceva più grande ed i raggi che da esso uscivano si facevano più lunghi ed il mio sempre amato Gesù mi ha detto: “Figlia mia, quanto più spesso giri nella mia Volontà per ripetere i tuoi atti, tanto più grande si forma la rotondità del globo di luce e quanta più forza di luce possiede tanto più si possono stendere i suoi raggi che devono illuminare il Regno del Fiat eterno. I tuoi atti fusi, sperduti nel mio Volere, formeranno il sole speciale che deve illuminare un regno sì santo, questo sole possederà la forza creatrice e come stenderà i suoi raggi così resterà l’impronta della sua santità, della bontà, della luce, della bellezza e della somiglianza Divina. Chi si farà illuminare dalla sua luce sentirà la forza d’una nuova creazione continua di gioia, di contenti e di beni senza fine. Perciò nel regno della mia Volontà, dominando Essa, tutti gli atti di coloro che vivono in Essa saranno continua creazione. Sicché la creatura starà sotto un atto nuovo continuato di questo Supremo Volere, che la terrà tanto assorbita, da far mancare il campo d’azione al proprio io. Perciò amo tanto che il regno della mia Volontà sia conosciuto, per il gran bene che riceveranno le creature e per il libero campo d’azione che Essa avrà, perché adesso il Supremo Volere è inceppato dal proprio io. Invece quando Essa sarà conosciuta i suoi raggi vivificanti, penetranti e pieni di viva luce eclisseranno l’umana volontà, che resterà abbagliata dalla sua fulgida luce e vedendo il gran bene che le verrà, darà libertà d’azione alla mia Volontà dandole il totale dominio. Sicché per la mia Volontà in questo suo regno, incomincerà una nuova era, una creazione continua, metterà fuori tutto ciò che aveva stabilito di dare alle creature, (come) se avessero fatto sempre la sua Volontà e che per tanti secoli ha dovuto tenere in sé, come in deposito per poi mettere fuori a bene dei figli del regno suo”.
Dopo ciò ho seguitato a pregare, ma mentre pregavo ho visto che il mio sommo Bene Gesù, molto in fretta, è uscito dal fondo del mio interno e ha spinto un involto di luce che gli stava sopra, che lo teneva dentro di me come eclissato sotto di essa e mi impediva di vederlo. Perciò lui, spingendolo in fretta, è venuto fuori ed io gli ho detto: “Mio Gesù, che cosa è questa fretta che hai? E’ forse qualcosa che ti interessa molto? E Gesù: “Certo, certo figlia mia, che è la cosa che più mi interessa, sai, ho sentito fin dentro di te che il Padre che si è portato i nostri scritti parlava con tanto amore della mia Volontà a chi lo circondava che mi son sentito ferire fin nel cuore e perciò ho voluto venire fuori di te per ascoltarlo, sono le mie stesse parole che ho detto sulla mia Volontà che risuonano al mio udito, sento l’eco mio e perciò voglio prendermi tutto il gusto di sentirlo e perciò voglio farlo prendere anche a te per compenso dei sacrifici che hai fatto”. In questo mentre io ho visto che un raggio di luce usciva da Gesù e si dileguava tanto che arrivava fin dove si trovava il Reverendo Padre e, investendolo, lo faceva parlare e Gesù si consolava tutto nel sentire parlare della sua adorabile Volontà.
12 Ottobre 1926
Che significa essere figlia primogenita della Volontà Divina. Come Gesù si sente tirato a visitare l’anima e la dispone a trattare con Lui.
Mi sentivo immersa nel mare del dolore della privazione del mio Sommo Bene Gesù e per quanto lo cercassi girando cielo e terra, invano mi era dato di trovare Colui che tanto sospiravo e perciò, le acque del dolore, gonfiandosi sempre più, mi affogavano di pene e di dolore, ma di quel dolore che solo Gesù può dare e sa dare ad un povero e piccolo cuore che ama e, perché piccolo, non può sostenere tutta l’immensità delle acque amare del dolore della sua privazione, perciò resto affogata ed oppressa aspettando Colui che tanto anelo e sospiro. Onde mentre mi trovavo tutta oppressa, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno in mezzo ad una nube di luce e mi ha detto: “Figlia primogenita della mia Volontà, perché sei così oppressa? Se tu pensi alla tua grande fortuna, la tua oppressione partirà da te. Sai tu che significa figlia primogenita della mia Volontà? Significa prima figlia dell’amore del nostro Padre Celeste e prima di tutto a essere amata. Significa prima figlia della grazie, della luce, prima figlia della gloria, prima figlia posseditrice delle ricchezze del suo Divin Padre, prima figlia della Creazione. Come primogenita figlia del Supremo Volere contiene tutti i vincoli, tutti i rapporti, tutti i diritti che conviene ad una figlia primogenita, i vincoli di figliolanza, i rapporti di comunicazione a tutte le disposizioni del suo Celeste Padre, i diritti di possedimento di tutti i suoi beni. Ma tutto ciò non è tutto, sai tu che significa prima figlia uscita dalla mia Volontà? Significa non solo essere prima nell’amore ed in tutte le cose del suo Creatore, ma racchiudere in sé tutto l’amore e tutti i beni degli altri figli, sicché se gli altri possederanno ciascuno la sua parte, essa come primogenita possederà tutto insieme i beni degli altri e ciò con diritto e con giustizia, perché come primogenita la mia Volontà a lei tutto affidò, tutto donò, perciò in essa si trova l’origine di tutte le cose, la causa per cui fu creata la Creazione, lo scopo per cui uscì in campo l’azione e l’amore Divino. Causa primaria di tutto l’operato d’un Dio fu per chi doveva essere figlia primogenita della nostra Volontà, quindi da essa, come conseguenza, derivano tutti i beni. Da lei partono ed a lei ritornano. Vedi dunque come sei fortunata, tu non puoi comprendere del tutto che significa avere il primato nell’amore ed in tutte le cose del tuo Creatore”.
Ond’io, nel sentire ciò, Gli ho detto: Amor mio, che dici? E poi che mi giova tanta fortuna che mi dici quando mi privi di te? Tutti i beni mi si convertono in amarezze senza te e poi te l’ho detto tante volte, solo Te voglio, perché Tu mi basti per tutto e se avessi tutto senza di Te, tutto mi si cambierebbe in martirio ed in dolore indescrivibile. L’amore, la grazia, la luce, la Creazione tutta mi parlano di Te, mi fanno conoscere che sei Tu e non trovandoti do in delirio, in smanie mortali, perciò da’ a chi vuoi il primato, la primogenitura, a me non interessano, se vuoi rendermi felice resta Tu solo con me e ciò mi basta. E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, non deve bastarti Me solo, né voglio che dica che tutto il resto non ti interessa, no, no, se non basta a me il darti me solo, e ti do tutte le cose mie, se interessa a me che il primato di figlia primogenita sia tuo, deve interessare anche te, non sai tu che il mio spesso venire dipende dal fatto che sei la mia figlia primogenita? Non sai tu che fino a tanto che Adamo si mantenne il figlio primogenito della mia Volontà e per conseguenza aveva il primato su tutto, io lo visitavo spesso, la mia Volontà era regnante in lui, gli somministravo tutti i modi necessari per trattenersi con me, come figlio che forma la consolazione di suo Padre, sicché io parlavo con lui come a figlio e lui con Me come a suo padre, come si sottrasse alla mia Volontà perdette il primato, la primogenitura ed insieme perdette tutti i miei beni, né si sentì più la forza di sostenere la mia presenza, né Io mi sentivo tratto da una forza e Volontà ad andare a lui. Perciò tutti i suoi vincoli con me restarono spezzati, nulla più gli toccava per diritto, né mi vide più svelato ma fra lampi ed eclissato nella mia luce, in quella luce della mia Volontà che lui aveva respinto. Ora non sai tu che il primato che perdette Adamo, come figlio primogenito della mia Volontà è passato a te ed io devo racchiudere in te tutti i beni che avrei racchiuso in lui, se non si fosse sottratto alla mia Volontà? Perciò io ti guardo come la prima creatura uscita dalle nostre mani, perché chi vive in essa è sempre la prima presso il suo Creatore e anche se nel tempo è nata dopo questo (non) dice nulla, nel nostro Volere è sempre prima colei che non ha fatto alcuna uscita da Esso. Vedi, dunque, tutto ti deve interessare, la mia stessa venuta e la forza irresistibile della mia Volontà che ti tira a me e dispone te. Perciò voglio somma gratitudine per la tua grande fortuna d’essere la figlia primogenita della mia Volontà”. Io non ho saputo che rispondere, sono rimasta confusa e nell’intimo dell’animo mio dicevo: “Fiat, Fiat”.
13 Ottobre 1926
Come la Divina Volontà formerà l’eccesso alla volontà umana.
Stavo tutta fondendomi nel santo Volere Divino e, mentre facendo i miei atti giravo in Esso, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, ogni atto, preghiera o pena che l’anima fa entrare nella luce della mia Volontà, diventa luce e forma un raggio di più nel sole dell’eterno Volere; questi raggi, formano la gloria più bella che la creatura possa dare al Fiat Divino, in modo che, vedendosi così glorificato dalla sua stessa luce, investe questi raggi di nuove conoscenze, le quali poi, convertendosi in voci, manifestano all’anima altre sorprese della mia volontà. Ma sai tu che cosa formano queste mie conoscenze alla creatura? Formano l’eclissi alla volontà umana e quanto più forte è la luce, quanti più raggi ci sono, tanto più forte la volontà umana resta abbagliata ed eclissata dalla luce delle mie conoscenze, in modo che quasi si sente impotente ad agire e dà il campo all’azione della luce della mia Volontà. La umana Volontà resta occupata nell’azione della mia Volontà e non ha il tempo, il luogo di fare agire la sua, è come quando l’occhio umano si fissa a guardare il sole, la forza della luce investe le pupille e, signoreggiando, rende l’occhio impotente a guardare altre cose ma nonostante ciò non perde la vista, è la forza della luce che ha questa potenza che chiunque la guarda le toglie qualunque altro oggetto e non le fa gustare altra luce. Io non toglierò mai il libero arbitrio alla volontà umana, dono grande dato alle creature nel crearle e che le fanno distinguere se vogliono essere veri figli miei oppure no. Ma piuttosto con la luce delle conoscenze della mia Volontà formerò più che raggi solari e chiunque vorrà conoscerli e guardarli resterà investito da questa luce in modo che la volontà umana, eclissata, prenderà diletto ed amore a guardare la luce e si sentirà fortunata per il fatto che l’azione della luce prende posto invece della sua e perderà l’amore, il diletto per le altre cose, perciò sto dicendo tanto sulla mia Volontà per formare la luce più forte, perché quanto più è forte tanto più eclissa per occupare l’umana volontà. Guarda il cielo, è immagine di ciò. Se tu lo guardi di notte lo vedi tempestato di stelle, ma se lo guardi di giorno, le stelle non esistono più per l’occhio umano, ma esse sono in cielo al loro posto come di notte. Chi ha avuto questa forza di fare scomparire le stelle mentre stanno nel pieno giorno? Il sole con la forza della sua luce le ha eclissate, ma non le ha distrutte, tanto è vero che come il sole incomincia il suo tramonto così ritornano a farsi vedere nella volta dei cieli; sembra che abbiano paura della luce e si nascondano, per dare il campo all’azione della luce del sole perché sanno nel loro muto linguaggio che il sole contiene più effetti di beni per la terra ed è giusto che diano il campo all’azione grande del sole e che, come omaggio ad esso, si facciano eclissare dalla sua luce. Ma come l’eclissi finisce così esse fanno vedere che stanno al loro posto. Così sarà tra il sole delle conoscenze del Fiat Supremo e le volontà umane che si faranno illuminare da questi raggi di luce delle mie conoscenze, esse (*) porteranno l’eclissi alle volontà umane, le quali vedendo il gran bene dell’azione della sua luce avranno vergogna, paura d’agire con la Volontà umana e daranno il campo libero all’azione della luce del Volere Divino. Perciò quanto più tu preghi e soffri in esse tante più conoscenze attiri a manifestarti e più forte si forma la luce per poter formare il dolce eclissi alle umane volontà, così potrò stabilire il regno del Fiat Supremo”.
* In tal modo verrà stabilito in terra il regno della mia Volontà.
15 Ottobre 1926
La creatura avrà tanta felicità in cielo per quanta Volontà Divina avrà racchiuso in terra.
Continuando il mio solito giro nella Volontà Suprema dicevo tra me: “mio Gesù, la tua Volontà abbraccia e racchiude tutto ed io a nome della prima creatura uscita dalle tue mani creatrici fino all’ultima che sarà creata intendo riparare tutte le opposizioni fatte dalle volontà umane alla tua e prendere in me tutti gli atti della tua adorabile Volontà che le creature hanno respinto, per ricambiarli tutti in amore, in adorazione, in modo che non ci sia atto tuo, al quale non corrisponda un atto mio, perché trovando in ogni tuo atto il piccolo atto mio, come bilocato nei tuoi, tu resti soddisfatto e venga a regnare come in trionfo sulla terra. Non è forse sugli atti umani che il tuo Fiat eterno vuol trovare l’appoggio per dominare? Perciò in ogni tuo atto ti offro il mio come terreno per farti distendere il tuo regno.
Ora mentre pensavo e dicevo ciò, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia piccola del mio volere, è giusto, è necessario, è di diritto d’ambo le parti tanto tuo quanto della mia Volontà, che, chi è figlia sua, essa segua la molteplicità degli atti del mio Volere ed Esso li riceva nei suoi. Un padre sarebbe infelice se non sentisse suo figlio al suo fianco per essere seguito nei suoi atti da suo figlio, né il figlio si sentirebbe amato dal Padre, se il padre mettendolo da parte, non si facesse seguire da suo figlio. Perciò, figlia della mia Volontà e neonata in Essa significa proprio questo, seguire come figlia fedele tutti gli atti suoi. Perché tu devi sapere che la mia Volontà uscì in campo d’azione nella Creazione negli atti umani della creatura, ma per agire vuole l’atto della creatura nel suo, per svolgere il suo operato e poter dire: il mio regno è in mezzo ai figli miei e proprio nell’intimo dei loro atti. Per quanto la creatura prende della mia Volontà così io stendo il mio regno in essa ed essa stende il suo regno nella mia Volontà, ma a seconda che mi fa dominare nei suoi atti, così allarga i suoi confini nel regno mio ed io do ed essa prende più gioia, più felicità, più beni e più gloria. Perché è stabilito che nella Patria Celeste, tanto di gloria, di beatitudine, di felicità, riceveranno per quanto della mia Volontà hanno racchiuso nelle loro anime in terra, la loro gloria sarà misurata da quella stessa mia Volontà che possederanno le loro anime, né più potranno ricevere, perché la loro capacità e larghezza viene formata da quella stessa Volontà Divina che hanno fatto e posseduto mentre vivevano sulla terra ed anche se la mia liberalità volesse dar loro di più, mancherebbe il posto dove contenerla e strariperebbe. Ora figlia mia, di tutto ciò che la mia Volontà ha stabilito di dare alle creature, di tutti gli atti suoi finora hanno preso poco, hanno conosciuto poco, perché il suo regno non solo non è stato conosciuto, ma neppure posseduto, quindi in cielo non può dare tutta la sua gloria completa, né tutte le gioie e le felicità che possiede, perché si trova in mezzo a figli incapaci e di piccola statura. E perciò aspetta con tanto amore ed ansia il tempo del regno suo per avere il suo totale dominio e dare dal suo Fiat tutto ciò che aveva stabilito di dare alle creature e così formare i figli capaci di poter ricambiare tutti i suoi beni. E solo questi figli nella Patria Celeste faranno completare la gloria a tutti i beati, ai figli del regno del mio Volere, perché avranno racchiuso ciò che Essa voleva, dandole libero campo d’azione e di dominio, perciò avranno la gloria essenziale, perché avranno la capacità e lo spazio per contenerla, gli altri, per mezzo di questi, avranno la gloria accidentale e tutti godranno insieme la gloria completa e la piena felicità della mia Volontà. Sicché sarà il pieno trionfo del cielo e della terra, il regno del Fiat Supremo.
Ora pensavo tra me: Nostro Signore nel Pater Noster c’insegna a pregare “sia fatta la tua Volontà”, ora perché dice che vuole che si viva in Essa?” E Gesù, sempre benigno, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, sia fatta la tua Volontà che io insegnai a pregare nel Pater Noster significa, che tutti dovevano pregare che almeno facessero la Volontà di Dio e questo è di tutti i cristiani e di tutti i tempi, né un uomo si può dire cristiano se non si dispone a fare la Volontà del suo Padre Celeste. Ma tu non hai pensato all’altra postilla che viene immediatamente dopo: “come in cielo così in terra”. Il come in cielo così in terra, significa vivere nel Voler Divino, significa pregare che venga il regno della mia Volontà sulla terra per vivere in Esso. Nel cielo non solo fanno la mia Volontà, ma vivono in Essa, la posseggono come cosa e regno proprio e se la facessero e non la possedessero non sarebbe piena la loro felicità; perché la vera felicità incomincia dal fondo dell’anima. Fare la Volontà di Dio non significa possederla, ma sottoporsi ai suoi comandi. Invece vivere in Essa è possesso. Quindi nelle parole del Pater Noster, “sia fatta la Volontà tua”, sta la preghiera, che tutti facciano la Volontà Suprema e nel “come in cielo così in terra” che l’uomo ritorni in quella Volontà, da dove uscì, per riacquistare la sua felicità, i beni perduti ed il possesso del suo regno (divino)”.
17 Ottobre 1926
Come l’anima gira in tutta la Creazione e Redenzione e chiede il Fiat e come Esso è base di tutto.
Mi sembra di non poter fare a meno di seguire il mio giro nella Volontà Suprema, sento che è la vera casa mia ed allora son contenta quando giro in Essa. Perché trovo tutto ciò che appartiene al mio dolce Gesù ed in virtù della sua Volontà tutto ciò che è suo è anche mio. Quindi ho molto da dare al mio amato Bene, anzi c’è tale e tanto da dargli, che non finisco mai di dargli tutto. Onde mi rimane il desiderio di ritornare a seguire il mio giro per poter dare tutto ciò che appartiene alla sua adorabile Volontà e pensando al gran bene che il Voler Supremo porta all’anima, mentre giravo pregavo Gesù che subito lo facesse conoscere a tutti affinché potessero prendere parte a sì gran bene e, per ottenere ciò, come giungevo a ciascuna cosa creata gli dicevo: vengo nel sole a fare compagnia alla tua Volontà regnante e dominante in esso, in tutto lo splendore della sua maestà, ma mentre ti faccio compagnia nel sole ti prego che il tuo Fiat eterno sia conosciuto e come regna nel sole trionfante, venga a regnare trionfante in mezzo alle creature, vedi: anche il sole ti prega, tutta la sua luce si converte in preghiera e come si stende sulla terra ed investe con la sua luce piante e fiori, monti e pianure, mari e fiumi, così prega che il tuo Fiat sia uno sulla terra e si armonizzi con tutte le creature. Sicché non sono io sola che prego, ma è la potenza della tua stessa Volontà che regna nel sole che prega, prega la luce, pregano i suoi innumerevoli effetti, i beni, i colori che contiene, tutti pregano che il tuo fiat regni su tutti. Puoi tu resistere ad una massa di luce sì grande, che prega con la potenza del tuo stesso Volere? Ed io piccola qual sono mentre ti faccio compagnia in questo sole, benedico, adoro, glorifico, la tua Volontà adorabile, con quella magnificenza e gloria con cui la tua stessa Volontà si glorifica nelle opere sue. Sicché solo nelle creature la tua Volontà non deve trovare la perfetta gloria delle opere sue? Perciò venga, venga il tuo fiat. Ma mentre faccio ciò, sento che tutta la luce del sole prega che venga il fiat eterno sento cioè che la sua stessa adorabile Volontà, investendo la luce, prega ed io, lasciandola a pregare, passo nelle altre cose create a fare la mia piccola visitina, per tenere un poco di compagnia all’adorabile volontà in ciascun atto suo che esercita in ciascuna cosa creata. Perciò passo nel cielo, nelle stelle, nel mare affinché il cielo preghi, le stelle preghino, il mare col suo mormorio preghi che il Fiat supremo sia conosciuto e regni trionfante in tutte le cose create, come regna in loro. Poi giro su tutte le cose create per tenere compagnia al Fiat Divino e chiedere in ciascuna cosa che venga a regnare sulla terra. Come è bello vedere, sentire che tutta la creazione prega che venga il suo regno in mezzo alle creature! Poi scendo in tutto ciò che fece il mio Gesù nella redenzione, nelle sue lacrime, nei suoi gemiti infantili, nelle sue opere, passi e parole, nelle sue pene, nelle sue piaghe, nel suo sangue perfino nella sua morte affinché le sue lacrime preghino che venga il suo fiat. I suoi gemiti e tutto ciò che fece supplicano tutti in coro che il suo Fiat sia conosciuto e che la sua stessa morte faccia risorgere la vita della sua Volontà Divina nelle creature. Onde mentre facevo ciò ed altro, perché sarei troppo lunga se io volessi dir tutto, il mio dolce Gesù, stringendomi a sé, mi ha detto: “Piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che la mia Volontà rimane regnante in tutta la creazione per dare il campo alle creature di farle tante visite per quante cose creò. Voleva la compagnia della creatura nel muto linguaggio di tutto l’universo. Com’è duro l’isolamento di questa Volontà così santa che vuole santificare e non trova a chi partecipare questa Santità è così ricca per cui vuole dare e non trova a chi dare, è così bella e non trova chi abbellire, così felice e non trova chi felicitare. Poter dare, voler dare e non avere a chi dare è sempre un dolore ed una pena inenarrabile ed è maggior dolore essere lasciata sola. Onde nel veder uscire la creatura nel campo della creazione per tenerle compagnia si sente felicitare e compiere lo scopo per cui rimase regnante in ciascuna cosa creata. Ma quello che rende più felice, più glorificati è che tu come giungi in ciascuna cosa creata chiedi che il tuo Fiat sia conosciuto e regni su tutto e muovi la mia stessa volontà nel sole, nel cielo, nel mare, in tutto a pregare che venga il regno del mio Volere perché stando in te il mio Fiat si può dire che è Esso stesso che prega e che muove tutte le opere mie, perfino le mie lacrime e i sospiri che venga il regno della mia Volontà. Tu non puoi capire qual contento mi dai, qual breccia al mio cuore ed alla mia stessa volontà, nel sentire tutte le opere nostre che pregano perché vogliono il nostro Fiat! Vedi dunque il mio contento perché non ti vedo chiedere nulla per te, né gloria, né amore, né grazie e vedendo che per la tua piccolezza non puoi ottenere un regno sì grande, giri in tutte le opere mie, dovunque si trova un atto della mia Volontà facendo il suo ufficio e fai dire al mio Fiat stesso: “venga il tuo regno”. Deh! Fa’ che sia conosciuto, amato e posseduto dalle umane generazioni. Una volontà Divina che prega insieme con le opere nostre, insieme alla piccola figlia sua è il più grande portento, è una potenza pari alla nostra che prega e ci riesce impossibile non esaudirla. Com’è santo, com’è puro, nobile e tutto divino, senza ombra d’umano il regno della nostra Volontà! La sua base, il suo fondamento è la profondità di essa sarà lo stesso Fiat nostro che stendendosi sotto, in mezzo e sopra a questi figli della famiglia celeste renderà fermo il passo ed incrollabile per loro il regno della mia Volontà”.
19 Ottobre 1926
(senza titolo)
Trovandomi nel solito mio stato il mio adorabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno con un sole che scendeva dal cielo accentrato nel suo petto e come io pregavo, respiravo, mi muovevo, facevo i suoi atti nel mio volere così acquistava luce e Gesù si allargava di più nell’anima mia e prendeva più posto, io son rimasta meravigliata nel vedere che ogni cosa che facevo, acquistava luce dal petto di Gesù e Gesù si è fatto più grande e si è disteso più in me ed io sono rimasta più riempita di lui. Dopo di ciò mi ha detto: “Figlia mia, la mia divinità è un atto nuovo continuato e siccome la mia Volontà è il regime di esso, lo svolgimento delle opere nostre, il portatore di questo atto nuovo, perciò possiede la pienezza di quest’atto nuovo e perciò è sempre nuovo nelle sue opere, nuovo nella sua felicità, nella gioia e sempre nuovo nelle manifestazioni delle sue conoscenze. Ecco perciò ti dice sempre cose nuove del mio Fiat perché possiede la sorgente della novità e se pare che tante cose somiglino, che si diano la mano, questo è effetto della luce interminabile che contiene per cui, essendo inseparabile, sembra che siano tutte luci concatenate insieme. Come nella luce c’è la sostanza dei colori che sono come tanti atti nuovi e distinti che possiede la luce, non si può dire che è un solo colore, ma tutti i colori con la varietà di tutte le sfumature, pallide, cariche e scure, ma ciò che abbellisce e rende più fulgidi questi colori, è che sono investiti dalla forza della luce, altrimenti sarebbero come colori senza attrazione e senza bellezza, così le tante conoscenze che ti vengono date sulla mia Volontà siccome partono dalla sua luce interminabile, sono investite di luce e perciò sembra che si diano la mano, che somiglino ma nella sostanza sono più che colori, sempre nuove nelle verità, nuove nel modo, nuove nel bene che portano, nuove nella santificazione che comunicano, nuove nelle similitudini, nuove nelle bellezze e fosse anche una sola parola nuova e di più che c’è nelle diverse manifestazioni sulla mia Volontà, è sempre un colore Divino ed (è) un atto eterno nuovo che porta la creatura, un atto che non finisce mai, nella grazia, nei beni e nella gloria. E sai tu che significa possedere queste conoscenze sulla mia Volontà? E come se uno avesse una moneta che ha virtù di far sorgere quante monete vuole. E, possedendo un bene che sorge, la povertà è finita. Così queste mie conoscenze posseggono luce, santità, forza, bellezza, ricchezze che sorgono sempre. Sicché chi le possederà avrà la sorgente della luce, della santità, perciò per lei finiranno le tenebre, le debolezze, la bruttezza della colpa, la povertà dei beni Divini, tutti i mali finiranno e possederà la sorgente della Santità. Vedi , questa luce che tu vedi accentrata nel mio petto è la mia Suprema Volontà, come emetti i tuoi atti, così la luce sorge e si comunica a te e ti porta le nuove conoscenze sul mio Fiat le quali, svuotandoti, mi allargano il posto per potermi più distendere in te e come mi distendo così va terminando la tua vita naturale, la tua volontà, tutta te stessa, perché dai luogo alla Mia ed io mi occupo a formare e distendere sempre più il regno del Fiat Supremo in te. E tu avrai più lungo campo di girare in essa e di aiutarmi nel lavoro della nuova formazione del mio regno in mezzo alle creature”.
Ond’io sono rimasta a continuare i miei atti nel cielo interminabile del Volere Divino e ho toccato con mano che in tutto ciò che è uscito dal Fiat eterno, tanto nella creazione quanto nella Redenzione e santificazione, ci sono tanti esseri e cose innumerevoli tutti nuovi e distinti tra loro, tutt’al più si somigliano, si danno la mano, ma nessuna opera o cosa può dire: “io sono la stessa cosa dell’altra”, anche il più piccolo insetto, il più piccolo fiore ha l’impronta della novità. Sicché pensavo tra me: E’ proprio vero che il Fiat della Maestà Divina contiene la virtù, la sorgente ed un atto nuovo continuato? Qual felicità farsi dominare da questo Fiat onnipotente, stare sotto l’influsso d’un atto nuovo mai interrotto! Ora mentre pensavo ciò il mio dolce Gesù è ritornato e, guardandomi con amore indicibile, ha chiamato tutto intorno a sé; al suo cenno la creazione tutta e i beni della redenzione si son trovati intorno a Gesù e Lui ha vincolato la povera anima mia a tutta la Creazione e alla Redenzione per farmi ricevere tutti gli effetti di tutto ciò che ha fatto la sua adorabile volontà, poi mi ha soggiunto: “Figlia mia, chi si fa dominare dalla mia Volontà sta sotto l’influsso di tutti gli atti suoi e riceve gli effetti e la vita di ciò che feci nella creazione e nella redenzione, tutto è in rapporto e vincolato ad essa”.
22 Ottobre 1926
Il gran bene che porterà il regno del Fiat Divino. Come sarà preservativo a tutti i mali. Come la Vergine anche se non fece alcun miracolo fece il gran miracolo di dare un Dio alle creature, così sarà chi deve far conoscere (il Regno), farà il gran miracolo di dare una Volontà Divina.
Stavo pensando tra me al Santo Volere Divino e dicevo tra me: ma quale sarà il gran bene di questo regno del Fiat Supremo? E Gesù, come interrompendo il mio pensiero e come in fretta, si è mosso nel mio interno dicendomi: “Figlia mia, quale sarà il gran bene? Quale sarà il gran bene? Il Regno del mio Fiat racchiuderà tutti i beni, anzi sorpasserà tutti i miracoli e i portenti più strepitosi uniti insieme e, se miracolo significa dare la vista ad un cieco, raddrizzare uno zoppo, sanare un infermo, risuscitare un morto, eccetera, il regno della mia Volontà avrà l’alimento preservativo e per chiunque entrerà in esso non ci sarà alcun pericolo che possa rimanere cieco, zoppo ed infermo, la morte nell’anima non avrà più potere, e se l’avrà sul corpo, non sarà morte ma passaggio e mancando l’alimento della colpa e la volontà umana degradata che produsse la corruzione nei corpi e stando invece l’alimento preservativo della mia Volontà, anche i corpi non saranno soggetti a scomporsi ed a corrompersi così orribilmente, da incutere paura anche ai più forti come lo è tuttora, ma rimarranno composti nei loro sepolcri aspettando il dì della risurrezione di tutti. Onde credi tu che sia più un miracolo dar la vista ad un povero cieco, raddrizzare uno zoppo, sanare un infermo, oppure avere un mezzo preservativo per cui l’occhio non perde mai la sua vista, si cammina sempre dritto e si sta sempre sano? Credi che sia più il miracolo preservativo o il miracolo che si ha dopo che è successa la sventura? Ecco la gran diversità del regno della redenzione e del regno del Fiat Supremo, nel primo fu miracolo per i poveri sventurati come lo è tuttora per coloro che giacciono chi in una sventura e chi in un altra e perciò io diedi l’esempio anche all’esterno dando tante diverse guarigioni che erano simbolo delle guarigioni che io davo alle anime e che facilmente ritornano alle loro infermità. Il secondo sarà miracolo preservativo perché la mia Volontà possiede la miracolosa potenza che chiunque si fa dominare da essa non sarà soggetta ad alcun male, quindi non avrà alcun bisogno di far miracoli perché li conserverà sempre sani, santi e belli, degni di quella bellezza che uscì dalle nostre mani creatrici nel creare la creatura. Il regno del Fiat Divino farà il gran miracolo di allontanare tutti i mali, tutte le miserie, tutti i timori perché essa non farà il miracolo a tempo ed a circostanze, ma starà con i suoi figli del suo regno con un atto di miracolo continuato, per preservarli da qualunque male e farli distinguere come figli del regno suo e questo nelle anime, ma anche nel corpo ci saranno molte modifiche perché è sempre la colpa l’alimento di tutti i mali. Tolta la colpa, mancherà l’alimento al male, molto più che volontà mia e peccato non possono esistere insieme, quindi anche la natura umana avrà i suoi benefici effetti. Ora figlia mia, dovendo preparare il gran miracolo del regno del Fiat Supremo sto facendo con te, come figlia primogenita della mia Volontà, ciò che feci con la Sovrana Regina Mamma mia, quando dovetti preparare il regno della Redenzione, la tirai tanto a me, la tenni tanto occupata nel suo interno per poter formare insieme con Lei il miracolo della Redenzione di cui c’era tanto bisogno. Tante cose insieme avevamo da fare da parte, da riparare da contemplare che dovetti occultare al suo esterno qualcosa che potesse chiamarsi miracolo, tranne la sua perfetta virtù con cui la resi più libera, per farle valicare il mare interminabile del Fiat eterno, onde potesse avere accesso presso la divina maestà per ottenere il regno della Redenzione. Che sarebbe stato di più se la Celeste Regina avesse dato la vista ai ciechi, la parola ai morenti, oppure il miracolo di far discendere il Verbo Eterno sulla terra? I primi sarebbero stati miracoli accidentali, passeggeri ed individuali, il secondo invece è miracolo permanente ed è per tutti purché lo vogliano. Perciò i primi sarebbero stati come nulla paragonati al secondo. Essa fu il vero sole che, eclissando tutto, eclissò in sé lo stesso Verbo del Padre, germogliando dalla sua luce tutti i beni, tutti gli effetti e i miracoli che produsse la redenzione; ma come sole produceva i beni ed i miracoli senza farsi vedere, senza farsi additare che era lei causa primaria di tutto, difatti tutto ciò che io feci di bene sulla terra, lo feci perché l’Imperatrice del Cielo giunse ad avere il suo impero sulla Divinità e, col suo impero, mi trasse dal Cielo per darmi alle creature. Ora così sto facendo con te, per preparare il regno del Fiat Supremo. Ti tengo con me, ti faccio valicare il mare interminabile di esso per darti l’accesso presso il Padre celeste affinché lo preghi, lo vinca, lo imperi per ottenere il Fiat del regno mio. E per compiere e consumare in te tutta la forza miracolosa che ci vuole per un regno sì santo, ti tengo continuamente occupata nel tuo interno nel lavoro del regno mio, ti faccio continuamente girare per rifare, per completare tutto ciò che ci vuole e che tutti dovrebbero fare per formare il gran miracolo del regno mio; esternamente nulla faccio comparire su di te di miracoloso, se non che la luce della mia Volontà. Alcuni potranno dire: “come il benedetto Gesù manifesta a questa creatura tanti portenti di questo regno del Fiat Divino i cui beni sorpasseranno Creazione e Redenzione anzi saranno corona dell’una e dell’altra, ma nonostante tanto bene nessuna cosa miracolosa nell’esterno si vede in lei come conferma del gran bene di questo regno dell’eterno Fiat, mentre gli altri santi, senza il portento di questo gran bene, hanno fatto miracoli ad ogni passo. Ma se si volgono indietro a considerare la mia cara Mamma, la più santa, di tutte le creature, il gran bene che racchiuse in sé e che portò alle creature, non c’è chi possa paragonarsi a Lei chi fece il gran miracolo di concepire in sé il Verbo Divino ed il portento di dare un Dio a ciascuna creatura; e innanzi a questo prodigio mai visto, né sentito di poter dare l’eterno Verbo alle creature, tutti gli altri miracoli messi insieme sono piccole fiammelle innanzi al sole. Ora chi deve fare più, non è necessario che faccia il meno. Così innanzi al miracolo del regno della mia Volontà ripristinato in mezzo alle creature, tutti gli altri miracoli saranno piccole fiammelle innanzi al gran sole del mio Volere, ogni detto, verità e manifestazione su di Esso è un miracolo che è uscito dalla mia Volontà, come preservativo di ogni male e come legare le creature ad un bene infinito, ad una gloria più grande, ad una nuova bellezza tutta Divina. Ogni mia verità sul mio Eterno Volere contiene la potenza e la virtù prodigiosa più che se si risuscitasse un morto, che si risanasse un lebbroso, che si facesse vedere ad un cieco, che si facesse parlare un muto. Perché le mie parole sulla santità e potenza del mio Fiat, risusciteranno le anime alla loro origine, le saneranno dalla lebbra che ha prodotto l’umana volontà, darà loro la vista di vedere i beni del regno della mia Volontà mentre finora erano come ciechi, darà la parola a tanti muti che mentre sapevano dire tante altre cose, solo per la volontà erano come tanti muti che non avevano parola. E poi il gran miracolo di poter dare a ciascuna creatura una Volontà Divina che contiene tutti i beni, che cosa non darà quando si troverà in possesso dei figli del regno Suo? Ecco perciò ti tengo tutta occupata nel lavoro di questo mio regno, c’è molto da fare, per preparare il gran miracolo che il regno del Fiat sia conosciuto e posseduto. Perciò sii attenta a valicare il mare interminabile della mia Volontà affinché venga stabilito l’ordine tra Creatore e creatura e così potrò fare il gran miracolo per mezzo tuo che l’uomo mi ritorni nella sua origine donde uscì”.
Ond’io stavo pensando a ciò che sta scritto di sopra e specialmente che ogni parola e manifestazione sulla Suprema Volontà è un miracolo uscito da essa e Gesù, per confermarmi ciò che mi aveva detto, ha soggiunto: “Figlia mia, credi tu che fu più miracolo, quando venni io sulla terra, la mia parola, il vangelo che io annunciai, oppure il fatto che diedi la vita ai morti, la vista ai ciechi, l’udito ai sordi ecc.? Ah! Figlia mia, fu più gran miracolo la mia parola, il mio vangelo, molto più che gli stessi miracoli uscirono dalla mia parola, la base, la sostanza di tutti i miracoli uscirono dalla mia parola creatrice, i sacramenti, la stessa creazione, miracolo permanente, ebbero vita dalla mia parola e la stessa mia Chiesa ha per regime, per fondamenta, la mia parola, il mio vangelo. Sicché fu più miracolo la mia parola, il mio vangelo che gli stessi miracoli i quali, se ebbero vita, fu per la mia parola miracolosa. Quindi (sta’) sicura che la parola del tuo Gesù è il più gran miracolo. La mia parola è come vento impetuoso che corre, percuote l’udito, entra nei cuori, riscalda, purifica, illumina, gira, rigira da nazione in nazione, percorre tutto il mondo, gira per tutti i secoli. Chi mai può dar morte e seppellire una mia parola? Nessuno. E se qualche volta sembra che la mia parola tace, è come nascosta, essa non perde mai la vita, quando meno si crede, esce e gira dappertutto. Passeranno i secoli nei quali tutti gli uomini e le cose saranno travolti e scompariranno, ma la mia parola non passerà mai perché contiene la vita, la forza miracolosa di Colui che l’ha messa fuori. Perciò confermo che ogni parola e manifestazione che ti faccio sul Fiat eterno è il più grande miracolo che servirà per il regno della mia Volontà. Ed ecco perché tanto ti spingo e tanto ci tengo che neppure una mia parola non sia da te manifestata e scritta, perché mi vedo ritornare indietro un mio miracolo che tanto bene porterà ai figli del regno del Fiat Supremo”.
24 Ottobre 1926
Come non c’è cosa più santa e portatrice di ogni felicità che la Volontà Divina. Tutti gli atti della Creazione e Redenzione sono per stabilire il regno del Fiat Supremo.
Stavo facendo il mio solito giro nel Volere Divino ed in ogni cosa mettevo il mio Ti amo e chiedevo che il regno del Fiat venisse e fosse conosciuto sulla terra, sono giunta a tutti gli atti che fece il mio dolce Gesù nella Redenzione e ho chiesto in ciascun atto che venga il suo regno. Poi ho pensato tra me: prima come giravo tanto in tutta la creazione quanto nella Redenzione mettevo solo il mio Ti amo, la mia adorazione, il mio grazie ed ora perché non posso fare a meno di chiedere il Regno del Fiat? Sento che vorrei travolgere tutto, la cosa più piccola e quella più grande, cielo e terra, gli atti dello stesso Gesù ed anche Gesù stesso per offrirli affinché tutto e tutti dicano insieme con me: “vogliamo il regno del Fiat Supremo, lo vogliamo regnante, dominante in mezzo a noi”. Molto più che tutti lo vogliono, gli stessi atti di Gesù, la sua vita, le sue lacrime, il suo sangue, le sue piaghe, dicono dentro: “venga il regno nostro sulla terra” ed io entro nell’atto di Gesù e ripeto insieme: venga subito il regno del Fiat Divino. Ora mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù è uscito dal mio interno e, con una tenerezza indicibile, mi ha detto: “Figlia mia, l’anima nata nel mio volere sente la sua vita scorrere in essa e, come connaturale, vuole per tutti ciò che essa possiede. E siccome la mia Volontà è immensa e racchiude tutto e tutti perciò chi la possiede gira per tutte le cose che la racchiudono per pregarla e convincerla a scendere sulla terra, a formare il suo regno. Ma tu devi sapere che tu per aver dominio e poter dire ciò che vuoi tu in tutte le cose che sono uscite e racchiudono la mia Volontà, avresti dovuto prima conoscerle e poi amarle affinché l’amore ti desse il diritto di possederle e di farle fare e poter dire ciò che vuoi tu. Ecco la causa per cui prima girando in tutte le opere mie imprimevi il tuo ti amo, ti adoro, ti ringrazio, erano le conoscenze delle opere mie che tu facevi ed il possesso che prendevi. Ora dopo il possesso che altro di più grande, più santo, più bello, più portatore di tutte le felicità alle umane generazioni puoi chiedere in mezzo alle opere mie ed insieme con esse se non che venga il regno della mia Volontà? Molto più che tanto nella creazione come nel regno della Redenzione , era il regno del Fiat che volevo stabilire in mezzo alle creature tutti gli atti miei, la mia stessa vita, il principio, la sostanza dell’intimo di essi era il Fiat che chiedevano e per il Fiat erano fatti. Se tu potessi vedere dentro ogni mia lacrima, in ogni goccia del mio sangue, in ogni pena ed in tutto il mio operato, troveresti dentro il Fiat che chiedevano per il regno del mio Volere (a cui) erano dirette e sebbene apparentemente sembrava che fossero dirette a redimere ed a salvare l’uomo, erano la via che facevano per giungere al regno della mia Volontà. Succede ciò anche alle creature quando decidono di prendere possesso d’un regno, d’una casa, d’un terreno, non si trovano subito in un attimo dentro ed in possesso, ma devono far la via. Chissà quanto soffrire, combattere, salire le scale per trovarsi dentro e dopo prenderne il possesso! Figlia mia, se tutti gli atti e le pene che soffrì la mia Umanità non avessero avuto per principio, per sostanza, per vita il ripristino del regno del mio Fiat sulla terra, mi sarei allontanato e si sarebbe perduto lo scopo della creazione, ciò che non può essere perché Dio quando si prefigge uno scopo deve e può ottenere l’intento. E se tu in tutto ciò che fai, soffri e dici non chiedi il mio Fiat non hai per principio, per sostanza la mia Volontà, ti allontani e non adempi la tua missione. Ed è necessario che giri tante e tante volte nella mia Volontà in mezzo alle opere mie perché tutti chiedano in coro che venga il regno del Fiat Supremo affinché tutta la creazione e tutte le opere mie che feci nella Redenzione siano riempite fino all’orlo di tutti quegli atti che ci vogliono innanzi al Padre Celeste per far conoscere ed impetrare il regno del mio Volere sulla terra. Ora tu devi sapere che tutta la creazione e tutte le opere mie fatte nella Redenzione sono stanche d’aspettare e si trovano nella condizione d’una famiglia nobile e ricca i cui figli sono di giusta statura, belli nell’aspetto, d’ingegno non comune, vanno sempre ben vestiti, con una nitidezza meravigliosa. Sono sempre loro che fanno la più bella figura in mezzo a tutti gli altri; ora a questa famiglia, accanto a tanta fortuna, è toccata una sventura: uno di questi figli, degradandosi, scende dalla sua nobiltà e va sempre sporco, fa atti indegni e vili, disonora la nobiltà della famiglia e per quanto gli altri facciano per fare che figuri insieme agli altri fratelli, egli non ci riesce, anzi va sempre peggiorando fino a diventare lo scherno e lo zimbello di tutti. Tutta la famiglia ha sempre un dolore e per quanto senta il disonore di questo figlio, non può distruggerlo e dire che non le appartiene e che non sia uscito da quello stesso padre degli altri. Tale è la condizione in cui si trova tutta la creazione e tutte le opere della mia Redenzione. La loro origine è la nobiltà divina, tutte hanno per divisa, per dominio e per vita la Volontà del loro Padre Celeste e perciò si mantengono tutte nella loro nobiltà, belle, decorose, pure di una beltà incantevole, degne di quelle volontà che possiedono. A tanta gloria ed onore di questa famiglia celeste, è toccata la sventura che uno solo, l’uomo, che è uscito dallo stesso loro Padre, si è degradato ed in mezzo a tanta loro gloria e bellezza è sempre sporco, fa azioni da stolto, indegne e vili; le altre cose create non possono negare che appartiene alla loro famiglia, ma non lo vogliono in mezzo a loro così sporco e stolto, perciò stanchi, tutti pregano che venga il regno della mia Volontà in mezzo alle creature affinché a questa famiglia una sia la nobiltà, l’onore e la gloria. E nel vedere la piccola figlia della mia Volontà che va in mezzo a loro e, ammirandole, chiede e fa chiedere a tutti che il regno del Fiat Supremo venga in mezzo alle creature, si sentono tutte felicitare perché il loro dolore è prossimo a finire.
26 Ottobre 1926
Come in tutti gli atti che Gesù fece ebbe per scopo il regno del Fiat Divino. Adamo si sentì ridare l’amore da lui perduto.
Continuando ad unirmi agli atti che Gesù fece nella Redenzione, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, vedi come tutti gli atti che feci nel redimere l’uomo, anche gli stessi miei miracoli che io feci nella mia vita pubblica, non avevano altro scopo che richiamare il regno del Fiat Supremo in mezzo alle creature e, nell’atto di farli, chiedevo al mio Padre Celeste che lo facesse conoscere e lo ripristinasse in mezzo alle umane generazioni. Se davo la vista ai ciechi il mio primo atto era di mettere in fuga le tenebre dell’umana volontà, causa primaria della cecità dell’anima e del corpo affinché la luce della mia volontà illuminasse le anime di tanti ciechi e ottenessero la vista per guardare la mia Volontà, per amarla affinché anche i loro corpi fossero esenti dal perdere la vista, se davo l’udito ai sordi prima chiedevo al Padre mio che acquistassero l’udito per sentire le voci, le conoscenze, i prodigi del mio Volere Divino, affinché entrassero nei loro cuori come via per dominarli e non stessero più nel mondo, sordi nell’anima, né nel corpo, anche quando risuscitai i morti chiedevo che risuscitassero le anime nel mio eterno Volere, anche quelle imputridite e rese più che cadaveri dalla volontà umana. Quando presi le funi per cacciare i profanatori del tempio era la umana volontà che cacciavo affinché entrasse la mia, regnante e dominante, affinché fossero veramente ricchi nell’anima e non più soggetti a povertà naturale. E soprattutto quando entrai trionfante in Gerusalemme, in mezzo al trionfo della turba circondata d’onore e di gloria, era il trionfo della mia Volontà che stabilivo in mezzo ai popoli, non ci fu un atto che io feci stando in terra in cui non mettevo la mia Volontà come atto primo da ristabilire in mezzo alle creature perché era la cosa che più mi stava a cuore. E se ciò non fosse stato, o non avessi fatto in modo che in tutto ciò che operai e patii non avessi avuto come atto primo il regno del Fiat Supremo da ripristinare in mezzo alla creature, la mia venuta sulla terra avrebbe portato un bene a metà, non completo alle generazioni e la gloria del mio Celeste Padre non sarebbe stata da me completamente reintegrata perché siccome la mia Volontà è principio di ogni bene, è scopo unico della Creazione e Redenzione, quindi è fine di completamento di tutte le nostre opere. Sicché senza di essa le nostre opere più belle restano incorniciate e senza compimento, perché solo essa è la corona delle opere nostre ed il suggello che l’opera nostra è compiuta. Ecco perciò per onore e gloria della stessa opera della Redenzione dovevo avere, come atto primo, lo scopo del Regno della mia Volontà”.
Dopo ciò stavo incominciando il mio giro nella Divina Volontà e portandomi nell’Eden terrestre dove Adamo aveva fatto il primo atto di sottrazione della sua volontà alla Divina, dicevo al mio dolce Gesù: “Amor mio, voglio annientare il mio Volere nel tuo, affinché mai abbia vita per fare che in tutto e per sempre abbia vita la tua per riparare il primo atto che fece Adamo, per ridare tutta quella gloria al tuo Supremo Volere come se Adamo non si fosse sottratto ad Esso. Oh come vorrei ridargli l’onore perduto, perché fece la sua volontà e respinse la tua e intendo fare quest’atto quante volte tutte le creature hanno fatto la loro volontà, causa di tutti i mali ed hanno respinto la tua, principio e fonte di tutti i beni, perciò ti prego che venga presto il regno del Fiat Supremo affinché tutti, da Adamo fino a tutte le creature che hanno fatto la loro volontà, ricevano l’onore, la gloria perduta ed il tuo Volere (riceva) il trionfo, la gloria ed il suo compimento. Ora mentre dicevo ciò il mio Sommo Bene Gesù si è commosso ed intenerito e, facendomi presente il mio primo padre Adamo, mi ha fatto dire da lui con un’enfasi d’amore tutta speciale: “Figlia benedetta, finalmente il mio Signore Iddio dopo tanti secoli ha fatto uscire alla luce del giorno colei che avrebbe pensato a ridarmi l’onore, la gloria che io perdetti, col fare sventuratamente la mia Volontà. Come sento raddoppiata la mia felicità! Finora nessuno ha pensato a ridarmi quell’onore che perdetti. Perciò ringrazio vivamente Iddio che mi ha fatto uscire alla luce e ringrazio te, come figlia a me più cara, che hai preso l’impegno di ridare a Dio la gloria come se mai la sua Volontà fosse stata da me offesa ed a me il grande onore che il Regno del Fiat Supremo sia ristabilito in mezzo alle umane generazioni. E’ giusto che ti ceda il posto che toccava a me come prima creatura uscita dalle mani del nostro Creatore”.
Dopo ciò il mio amabile Gesù, stringendomi a sé, mi ha detto: “Figlia mia, non solo Adamo, ma tutto il cielo aspetta i tuoi atti nel mio Volere affinché riceva l’onore che gli ha tolto l’umano volere; tu devi sapere che ho messo più grazie in te che non misi in Adamo per fare che il mio Volere ti possedesse e con trionfo ti dominasse ed il tuo volere si sentisse onorato di non avere mai vita e di cedere il posto alla mia Volontà. In lui non misi la mia Umanità come aiuto e fortezza sua e corteggio della mia Volontà, perché non l’avevo allora, in te l’ho messa per somministrarti tutti gli aiuti che ci vogliono per fare che la tua (volontà) stesse al suo posto e la mia potesse regnare ed insieme con te seguire i tuoi giri nel mio eterno Volere, per stabilire il suo regno”. Io nel sentire ciò, come sorpresa, ho detto: “Mio Gesù che dici? Mi sembra che vuoi tentarmi e farmi una burla, possibile che hai messo più grazie in me che in Adamo?” E Gesù: “Certo, certo, figlia mia, dovevo fare in modo che la tua volontà fosse sostenuta da un’altra Umanità divina, per fare che non traballasse e stesse ferma nella mia Volontà, perciò non ti burlo, ma te lo dico affinché mi corrisponda e sia attenta”.
29 Ottobre 1926
Come in tutte le cose create accentrava il suo amore verso le creature.
Stavo continuando il mio giro in tutta la Creazione, per seguire ciascun atto della Volontà Suprema, in ciascuna cosa creata ed il mio sempre amabile Gesù è uscito dal mio interno, per accompagnarmi in tutto lo spazio della volta dei cieli e, come giungevamo a ciascuna cosa creata, Gesù aveva dei sussulti di gioia e di amore e poi, soffermandosi, mi ha detto: “Figlia mia, io creai il cielo ed accentrai il mio amore verso l’uomo nel Cielo e per dargli maggior diletto lo tempestai di stelle, Io non amai il Cielo ma l’uomo nel cielo e per lui lo creai. Come fu forte e grande il mio amore nello stendere sul capo dell’uomo questa volta azzurra, ornata di fulgidissime stelle, come un padiglione che né re, né imperatori possono aver l’eguale! Ma non mi contentai di accentrare nel cielo il mio amore verso l’uomo, che doveva servire per puro diletto, volendomi dilettare in amore con lui, volli creare il sole, accentrando nel sole tanto amore verso l’uomo, io amavo l’uomo nel sole, non il sole e perciò io misi in esso, amore di necessità, perch’era necessario il sole per la terra, in quanto doveva servire alle piante ed al benessere dell’uomo, amore di fuoco perché doveva riscaldarlo; tutti gli effetti che produce questo astro e che sono innumerevoli, miracolo continuo che sta nella volta dei cieli e che scende con la sua luce a bene di tutti; tante specialità d’amore accentrai nel sole verso l’uomo, per quanti beni ed effetti produce, oh! Se la creatura facesse almeno attenzione, al mio amore che gli porta il sole, come mi sentirei felice e contraccambiato del grande amore che ho messo in questo mio relatore Divino e portatore del mio amore, della mia luce! Se la mia Suprema Volontà operava costituendosi vita in ogni cosa creata, per darsi anche per mezzo di essa come vita alle umane generazioni, il mio amore, facendo la sua via nel mio eterno Fiat, si accentuava per amarlo. Sicché in ogni cosa creata: nel vento, nel mare, nel piccolo fiore, nell’uccellino che canta, in tutto io accentuavo il mio amore, affinché tutti gli portassero amore, ma per sentire, comprendere e ricevere questo mio linguaggio d’amore, l’uomo avrebbe dovuto amarmi, altrimenti tutta la Creazione sarebbe stata come muta per lui e senza vita. Ora dopo che creai tutto formai la natura dell’uomo con le mie stesse mani creatrici e come formavo le ossa, stendevo i nervi, formavo il cuore così accentravo il mio amore e dopo che lo vestii di carne formando la più bella statua che nessun altro artefice poteva mai fare, lo guardai, lo amai tanto, che il mio amore sboccò non potendo contenerlo ed, alitandolo, gli infusi la vita, ma non fummo contenti, la Trinità Sacrosanta, dando in eccesso d’amore volle destarlo, dandogli intelletto, memoria e volontà ed a seconda la sua capacità di creatura, lo arricchimmo di tutte le particelle del nostro Essere Divino. Tutta la Divinità era tutta intenta ad amare ed a riversarsi nell’uomo, che fin dal primo istante della sua vita sentì tutta la forza del nostro amore e dal fondo del suo cuore espresse con la sua voce l’amore al suo Creatore. Oh! Come ci sentimmo felici nel sentire che l’opera nostra, la statua fatta da noi, parlava e ci amava con amore perfetto. Era il riflesso del nostro amore che usciva da lui, quest’amore non era stato contaminato dalla sua volontà, perciò il suo amore era perfetto, perché possedeva la pienezza del nostro amore. Prima di allora di tutte le cose da noi create, nessuna cosa ci aveva detto che ci amava, ora nel sentire che l’uomo ci amava, la nostra gioia, il nostro contento, fu tanto grande, che per compimento della nostra festa, lo costituimmo re di tutto l’universo e come il piò bel gioiello delle nostre mani creatrici. Com’era bello l’uomo, nei primi tempi della sua creazione! Era il nostro riflesso e questi riflessi gli davano tanta bellezza che rapiva il nostro amore e lo rendeva perfetto in tutti gli atti suoi. Perfetta era la sua gloria che dava al suo Creatore, perfetta la sua adorazione, il suo amore, le sue opere. la sua voce era tanto armoniosa che risuonava in tutta la Creazione, perché possedeva l’armonia Divina e di quel Fiat che gli aveva dato la vita. Tutto era ordine in lui, perché il nostro Volere gli portava l’ordine del suo Creatore, lo rendeva felice e lo faceva crescere a nostra somiglianza e secondo il nostro detto: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Ogni suo atto, fatto nell’unità della luce del Fiat Supremo, era una tinta di bellezza divina che acquistava, ogni suo detto, era una nota armoniosa di più che suonava. Tutto era amore in lui, in tutto ci decantava la nostra gloria, la nostra Potenza e Sapienza infinita e ogni cosa creata: cielo, sole e terra gli portava gioie, felicità ed amore di Colui che l’aveva creata. Se tu potessi formare una statua secondo i tuoi desideri, e potessi riversare tutta te stessa in essa dandogli tutti gli umori vitali e con l’impero del tuo amore dargli la vita, quanto non l’ameresti? E quanto non vorresti che ti amasse? Qual sarebbe la tua gelosia d’amore da desiderare che tutto stesse a tua disposizione, tanto che neppure un palpito tollereresti che non fosse tutto per te? Ah! Tu nella tua statua guarderesti te stessa e quindi per ogni piccola cosa non fatta per te sentiresti uno strappo fatto a te stessa. Tale son’Io, tutto ciò che la creatura non fa per me, sono tanti strappi che sento, molto più che la terra che la sostiene è mia, il sole che la illumina e riscalda è mio, l’acqua che beve, il cibo che prende è mio, tutto è mio, vive a spese mie e mentre le do tutto essa, la bella statua mia, non è per me. Qual dev’essere dunque il mio dolore, l’affronto e l’offesa che mi dà questa statua, pensalo tu stessa, figlia mia. Ora tu devi sapere che solo la mia Volontà può ridarmi la mia statua bella così come io la feci, perché essa è la conservatrice di tutte le opere nostre, è la portatrice di tutti i nostri riflessi in modo che l’anima vive dei nostri riflessi, i quali se essa ama le somministrano la perfezione dell’amore, se opera operano la perfezione delle opere; insomma tutto ciò che fa, tutto è perfetto in lei e questa perfezione le dà tante tinte di tante bellezze da innamorare l’artefice che la formò. Ecco perciò amo tanto che il Fiat Supremo sia conosciuto e vi formi il suo regno in mezzo alle umane generazioni, per stabilire l’ordine tra creatore e creatura, per ritornare a mettere in comune i nostri beni con essa. Solo la nostra Volontà ha questo potere, senza di essa non ci può essere molto di bene, né la nostra statua può ritornarci bella come uscì dalle nostre mani creatrici”.
1 Novembre 1926
Ciò che fa il Fiat Supremo in ciascuna cosa creata e le lezioni che dà alle creature per venire a regnare in mezzo ad esse.
Stavo facendo il mio solito giro in tutta la creazione per poter amare e glorificare come ama e glorifica lo stesso Fiat Divino in tutte le cose create, ma mentre facevo ciò, pensavo tra me: “il mio dolce Gesù mi fa girare per tutta la Creazione per raggiungere la sua Volontà in tutti gli atti suoi, tenere la compagnia, dargli un mio ti amo, un grazie ed un mio ti adoro e chiedergli che presto venga il suo regno; ma io non so tutto ciò che fa questo Voler Divino in ciascuna cosa creata, vorrei saperlo, affinché uno sia l’atto col suo”. Ora mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà, è uscito dal mio interno e mi ha detto: “E’ giusto che la piccola figlia del mio Volere sappia ciò che fa Colui donde è uscita la sua origine. Tu devi sapere che il mio Fiat Eterno non solo riempie tutta la Creazione ed è vita di ciascuna cosa creata, ma ha sparso tutte le nostre qualità in tutto il creato, perché la Creazione doveva servire da Paradiso terrestre all’umana famiglia e quindi doveva essere l’eco delle beatitudini e della felicità del Cielo; se non conteneva le gioie e i contenti della Patria Celeste, come poteva formare la felicità della patria terrestre? Molto più che una era la volontà, tanto quella che beatificava l’Empireo, quanto quella che doveva felicitare la terra. Ora se tu vuoi sapere cosa fa la mia Volontà nel cielo, in quell’azzurro che si vede sempre fermo e disteso sul capo di tutti, tanto che non c’è punto che non si veda cielo, devi sapere che esso di notte e di giorno è sempre al suo posto, sicché la nostra Volontà tiene sparsa la nostra Eternità, la nostra fermezza che mai si muta, è sempre nel suo equilibrio perfetto, né per qualunque circostanza si cambia mai e, mentre ama, glorifica la nostra eternità, il nostro essere incrollabile, felicita la terra e dice all’uomo: “guarda, prendi per modello il cielo che è sempre disteso sul tuo capo, sii sempre fermo nel bene, come lo sono io, da qui sono sempre disteso a proteggerti affinché, come il cielo è popolato di stelle, che all’occhio tuo sembrano tanto legate al cielo, che si può dire che le stelle sono figlie del cielo, così anche tu, se sarai ferma nel bene, avrai il cielo dell’anima tua popolato di stelle, come tanti parti e figlie tue”. Sicché facendo il tuo giro nella Creazione quando giungi al cielo, anche tu, unita con la nostra volontà, ami e glorifichi la nostra eternità, il nostro Essere incrollabile che mai si muta perciò pregala che renda ferme le creature nel bene, affinché siano il riflesso del Cielo e godano la felicità che porta un bene continuato e mai interrotto.
Seguendo il tuo giro nello spazio della Creazione, giungerai poi al sole, astro più vicino del Cielo alla terra per portare alle creature la sorgente delle felicità terrestri e le similitudini delle beatitudini e dei gusti della felicità della Patria Celeste. Vuoi tu dunque sapere che cosa fa la mia Volontà nel sole? Glorifica la nostra luce interminabile, i nostri gusti innumerevoli, ama e glorifica le infinità della nostre dolcezze; le indescrivibili tinte delle nostre bellezze e, col suo colore, fa eco al nostro immenso amore. Oh come ci decanta il sole! Ama e glorifica il nostro Essere Divino e come la nostra Divinità svelata beatifica con atti sempre nuovi, tutta la Patria Celeste, così il sole, eco fedele del suo Creatore, portatore celeste della Maestà Suprema, velato dalla sua luce nella quale la mia Volontà domina e regna, porta alla Terra Santa la felicità terrestre, porta la sua luce ed il suo calore, porta la dolcezza ed i gusti quasi innumerevoli alle piante, alle erbe, ai frutti, porta il calore ed il profumo ai fiori e tante varie tinte di bellezza da felicitare ed abbellire tutta la natura. Oh, come il sole, cioè la mia Volontà nel sole per mezzo delle piante, dei frutti, dei fiori, porge alle umane generazioni la vera felicità terrestre e se le creature non lo godono pienamente è perché si sono discostate da quella Volontà che regna nel sole e la volontà umana, mettendosi contro la Divina, spezza la sua felicità. E’ la mia Volontà velata nella luce del sole, che dall’altezza della sua sfera, mentre ama e decanta le nostre qualità divine, dice all’uomo: “sii sempre luce come lo sono io in tutto ciò che tu fai, affinché la luce ti converta tutto in calore e diventi come una sola fiamma d’amore per il tuo Creatore. Guardami, coll’essere io sempre luce e calore posseggo la dolcezza, tanto è vero che la comunico alle piante e dalle piante a te; anche tu, se sarai sempre luce e calore possederai la dolcezza divina, non avrai più fiele ed ire nell’animo tuo, possederai i gusti e le varie tinte delle bellezze dell’Essere Supremo, sarai sole al par di me, molto più che Iddio mi ha fatto per te e tu sei stata fatta per Lui, quindi è giusto che sia più sole di me”. Vedi, figlia mia, quante cose la creatura ha da fare unita con la mia Volontà in quella sfera del sole, deve decantare amore e glorificare la nostra luce, il nostro amore, le nostre infinite dolcezze, i nostri gusti innumerevoli e la nostra bellezza incomprensibile e ha da impetrare alle creature tutte le qualità Divine che contiene il sole affinché la mia Volontà, trovando le qualità Divine in mezzo ad esse, venga a regnare subito col suo pieno trionfo in mezzo alle umane generazioni. Ed ora, figlia mia, scendiamo nella parte bassa della terra, portiamoci nel mare dove sono ammantate masse di acque cristalline, simbolo della purità divina; queste acque camminano sempre, non si fermano mai, sono senza voce e mormorano, sono senza vita e forti in modo da formare le loro onde tanto alte, da travolgere e mettere in frantumi navi, gente e cose e poi scendere nel loro lido. Dopo che hanno ottenuto le cose che hanno investito, pacifiche, come se nulla avessero fatto, continuano il loro solito mormorio. Oh come la mia Volontà nel mare decanta, ama e glorifica la nostra Potenza, la nostra fortezza, il nostro moto eterno che mai si ferma! E se la nostra giustizia forma le sue giuste onde fragorose da atterrare città e gente, come mare pacifico dopo la tempesta, la nostra pace mai è perturbata e la mia Volontà velata dalle acque del mare dice all’uomo: “sii puro come queste acque cristalline, ma se vuoi essere puro, cammina sempre verso il Cielo, altrimenti t’imputridiresti come s’imputridirebbero queste acque così pure se non camminassero sempre; il mormorio della tua preghiera sia continuo se vuoi essere forte e potente al par di me, se vuoi atterrare i più forti nemici e la tua volontà ribelle, che m’impedisce di svelarmi e di uscire da questo mare per venire a regnare in te e stendere in te il mare pacifico della mia grazia. Possibile che vuoi essere al disotto di questo mare che tanto mi glorifica? Anche tu decanta, ama e glorifica la nostra purità, la nostra Potenza, Fortezza e Giustizia e, unita con la mia Volontà che ti aspetta nel mare come figlia sua, glorifica il nostro moto eterno verso le creature, per fare loro del bene, il mormorio continuo del nostro amore, per mezzo delle cose create che mentre mormora amore, vuole il contraccambio continuo del mormorio dell’amore continuo delle creature e infine prega la mia Volontà che dia loro le qualità Divine che esercita nel mare affinché venga a regnare in mezzo a quelli che la tengono respinta in tutta la Creazione. Perciò se vuoi sapere che cosa fa la mia Volontà in tutta la Creazione, gira in essa ed il mio Fiat, trovando la figlia sua in tutte le cose create, si svelerà e dirà a te, ciò che fa verso la Divina Maestà ed il richiamo e le lezioni che vuol dare alle creature”. (*)
2 Novembre 1926
Nascondimento dei propri atti negli atti della Celeste Mamma e come la suppliscono. Come la Redenzione serviva non più come cibo agli ammalati ma come cibo ai sani.
Continuavo il mio vivere nel Fiat Divino e mentre facevo i miei atti in Esso assorbivo luce, e dai suoi riflessi uscivano altrettanti fili di luce che formavano una rete di luce che si distendeva sulla terra per prendere le creature e Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, ogniqualvolta giri nel mio Volere tanta più luce prendi, per formare la rete per prendere le creature e sai tu qual è questa rete? Sono le mie conoscenze, quante più verità ti manifesto sul Fiat eterno, tanto più dispongo ed allargo la rete per prendere le anime che devono vivere nel regno mio e questo dispone il Signore a dartele. Quando giri nella nostra Volontà, i tuoi atti, in virtù di Essa, diventano luce e si allargano tanto da toccare la Divinità ed attira altra luce di verità in mezzo alle creature”.
Onde mentre continuavo il mio giro in tutto ciò che è stato fatto nel Voler Supremo, sono giunta a tutto ciò che aveva fatto la mia Mamma Celeste in Esso e le ho detto: “Sovrana Regina, vengo a nascondere il mio piccolo amore nel mare grande del tuo amore, la mia adorazione verso Dio nell’immenso oceano della tua adorazione, nascondi i miei ringraziamenti nel mare dei tuoi, nascondo le mie suppliche, i miei sospiri, le mie lacrime e pene, nel mare delle tue, affinché il mio ed il tuo mare d’amore siano uno solo, la mia adorazione e la tua sia una sola, i miei ringraziamenti prendano la larghezza dei tuoi stessi confini, le mie suppliche, lacrime e pene diventino un sol mare col tuo, affinché anch’io abbia i miei mari d’amore, d’adorazione, eccetera e come la tua Sovrana altezza impetrò con questo il sospirato Redentore, così anch’io possa presentarmi con tutti questi mari innanzi alla Maestà Divina per chiedere, per pregare, e scongiurare il regno del Fiat Supremo. Mamma, Regina mia, devo servirmi della stessa tua via, degli stessi mari tuoi d’amore e di grazie, per vincere la Maestà Divina a farle cedere il suo regno sulla terra, come la vincesti tu per far scendere il Verbo Eterno. Non vuoi tu aiutare la tua piccola figlia e darmi i mari tuoi per farmi ottenere che, presto venga il regno del Fiat Supremo sulla terra? Ora mentre facevo ciò, dicevo e pensavo tra me: la mia Mamma Celeste, non si occupò, né ebbe tanto interesse del Regno del Fiat Supremo, che subito venisse a regnare sulla terra, ebbe interesse del sospirato Redentore e l’ottenne mentre del Fiat Divino ch’era più necessario perché doveva mettere il perfetto ordine tra Creatore e creatura, non si occupò, spettava invece a Lei come Regina e Madre di rappacificare la volontà umana e quella Divina affinché la Volontà Divina regnasse col suo pieno trionfo. In questo mentre il mio sempre amabile Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto, tutto bontà,: “Figlia mia, la missione della mia inseparabile Mamma, era per il sospirato Redentore e la compì perfettamente; ma tu devi sapere che tutto ciò che facemmo tanto io, quanto Essa, la sostanza, la fonte, la causa primaria era il regno della mia Volontà. Ma siccome per venire questo era necessaria la Redenzione, mentre all’interno dei nostri atti c’era il regno del Fiat all’esterno dei nostri atti eravamo tutti intenti ed occupati per il regno della Redenzione. Invece la tua missione è esclusivamente per il regno del Supremo Volere e tutto ciò che facemmo la Sovrana Regina ed io, sono a tua disposizione, per aiutarti, per supplirti, per darti accesso presso la Divina Maestà per impetrare e chiederle incessantemente che venga il regno dell’Eterno Fiat. Tu per ricevere il bene del sospirato Redentore avresti dovuto fare la parte tua, ma non stando tu in quel tempo, la mia Mamma ti supplì, ora tu devi supplire Lei nella parte sua, per il regno del mio Volere. Sicché la Mamma supplì la figlia e la figlia supplisce la Mamma. Molto più che la Regina del Cielo fu la prima figlia della mia Volontà e siccome visse sempre nei nostri confini, si formò i suoi mari d’amore, di grazie, d’adorazione, di luce. Ora, essendo tu la seconda figlia del mio Volere, ciò che è suo è tuo, perché la tua Mamma ti considera come parto suo e gode che la sua figlia stia nei suoi stessi mari per farle impetrare il tanto sospirato regno del Fiat Divino sulla terra. Sicché vedi come largamente ti supplisce la tua Mamma, dandoti tutto ciò che è suo? Anzi si sente onorata che i suoi immensi mari servano a te, per farti impetrare un regno sì santo”.
Onde dopo ciò stavo seguendo nel Voler Divino ciò che Gesù ha fatto nella Redenzione ed il mio dolce Gesù, ritornando, ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Redenzione venne come rimedio dell’uomo e perciò serve come rimedio, come medicina, come cibo agli infermi, ai ciechi, ai muti, a tutte le specie di malattie e siccome sono malati, non gustano, né ricevono tutta la forza che contengono, tutti i rimedi che venni a portare per loro bene, lasciai il Sacramento Eucaristico come cibo per dare loro perfetta salute, molti lo mangiano sempre ma sono sempre malati. Povero cibo della mia stessa Vita, nascosta sotto i veli degli accidenti del pane! Quanti palati corrotti, quanti stomachi indigesti, che impediscono loro di sentire il gusto del cibo mio, perciò non digeriscono tutta la forza della mia Vita Sacramentale e restano infermi e siccome sono membra febbricitanti nel male, lo prendono senza appetito. Perciò sospiro tanto che venga il regno del Fiat Supremo perché allora tutto ciò che io feci venendo sulla terra, servirà come cibo a quelli che godranno perfetta salute. Quale non è la differenza tra un ammalato che prende lo stesso cibo ed un altro che gode perfetta salute? L’infermo prende senza appetito, senza gusto il cibo che gli serve per mantenersi e per non morire. Il sano lo prende con appetito e, siccome lo gusta, ne prende di più e si conserva forte e sano. Sicché qual non sarà il mio contento, nel vedere che nel regno del mio Volere tutto ciò che io feci servirà non più come cibo agli infermi, ma come cibo ai figli del regno mio che saranno tutti pieni di vigore e di perfetta salute? Anzi col possedere la mia Volontà possederanno la mia Vita permanente in loro così come la posseggono i beati nel Cielo. Sicché la mia Volontà sarà il velo che nasconderà la mia Vita in loro. E come i beati mentre mi posseggono dentro di loro come vita propria, fanno sì che la vera felicità che ha il principio all’interno dell’anima e la felicità che ricevono continuamente dalla Divinità, si diano la mano e il bacio e perciò sono pienamente felici, così l’anima che possiede la mia Volontà, avrà la mia Vita perenne in essa che le servirà di cibo continuo, non una volta al giorno come il cibo della mia Vita Sacramentale, perché la mia Volontà farà più sfoggio, né si contenterà di darsi una volta al giorno, ma si darà continuamente perché sa che hanno palati puri e stomachi forti per gustare e digerire in ogni momento la forza, la luce, la Vita Divina ed i sacramenti. La mia Vita Sacramentale servirà come cibo, come diletto, come nuova felicità alla vita del Fiat Supremo che possederanno. Il regno del mio Volere sarà il vero eco della Patria Celeste dove i beati posseggono come Vita propria il loro Dio e lo ricevono anche dal di fuori di loro stessi. Sicché dentro e fuori di loro Vita Divina posseggono e Vita Divina ricevono. Qual non sarà la mia felicità nel darmi Sacramentato ai figli del Fiat eterno e trovare in loro la mia stessa Vita? Allora si avrà il frutto completo della mia vita Sacramentale e quando si consumeranno le specie, non avrò più il dolore di lasciare i miei figli senza il cibo continuo della mia Vita, perché la mia Volontà più che accidenti sacramentali, manterrà la sua Vita Divina sempre col suo pieno possesso. Nel regno del mio Volere non ci saranno né cibi, né comunioni interrotte, ma perenni e tutto ciò che io feci nella Redenzione servirà loro non più di rimedio, ma di diletto, di gioia, di felicità e di bellezza sempre crescente. Sicché il trionfo del Fiat Supremo darà il frutto completo al regno della Redenzione”.
3 Novembre 1926
Quanti atti facciamo nella Volontà di Dio tante vie prepariamo per ricevere i suffragi in Purgatorio.
Continuo a vivere tutta abbandonata nell’adorabile Volontà. Mentre pregavo, pensavo tra me: quanto vorrei scendere nelle prigioni delle anime purganti, per sprigionarle tutte e nella luce dell’Eterno Volere portarle tutte alla Patria Celeste. In questo mentre, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, quanto più le anime passate all’altra riva sono state sottoposte alla mia Volontà, quanti più atti hanno fatto in Essa, tante più vie si son formate per ricevere i suffragi dalla terra. Sicché quanto più hanno fatto la mia Volontà tanto più hanno formato le vie di comunicazione dei beni che ci sono nella Chiesa e che mi appartengono, non c’è via da loro fatta che non porti a chi un sollievo, a chi una prece, a chi una diminuzione di pene; i suffragi camminano in queste vie regie del mio Volere, per portare a ciascuna il merito, il frutto ed il capitale che s’è formato nella mia Volontà, perciò senza di Essa non ci sono vie e mezzi per ricevere i suffragi. Sebbene i suffragi e tutto ciò che fa la Chiesa scendano sempre nel Purgatorio; ma vanno a coloro che si son formate le vie, per gli altri che non hanno fatto la mia Volontà, le vie son chiuse oppure non esistono affatto. E se si son salvati è perché almeno in punto di morte hanno riconosciuto il Supremo dominio del mio Volere, l’hanno adorato e si son sottoposti ad Esso e quest’ultimo atto li ha messi in salvo, altrimenti non avrebbero potuto neppure salvarsi. Per chi ha fatto sempre la mia Volontà non esistono vie per il purgatorio, la sua via è diritta per il Cielo. E chi non in tutto e per sempre, ma in gran parte ha riconosciuto il mio Volere e si è sottoposto, si è formato tante VIE e riceve tanto che subito il purgatorio lo spedisce al Cielo. Ora come le anime purganti per ricevere i suffragi devono formarsi le vie, così i viventi per mandare i suffragi devono fare la mia Volontà per formare le vie, per fare salire i suffragi nel Purgatorio. Se fanno i suffragi e son lontani dalla mia Volontà, i loro suffragi, mancando la comunicazione di Essa che sola unisce e vincola tutti, non troveranno la via per salire, i piedi per camminare, la forza per dare il sollievo, saranno suffragi senza vita, perché manca la vera vita del mio volere che ha virtù di dar vita a tutti i beni. Quanto più l’anima possiede di mia Volontà, tanto più valore contengono le sue preghiere, le sue opere, le sue pene, sicché più sollievo può portare a quelle anime benedette. Io misuro e do il valore a tutto ciò che può fare l’anima, per quanto di mia Volontà possiede; se in tutti gli atti suoi corre il mio Volere la misura che faccio è lunghissima, anzi non finisco mai di misurare e ci metto tal valore, che non si può calcolarne il peso. Invece se l’anima non si attiene tanto al mio Volere, la misura è scarsa ed il valore è di poco conto e se non si attiene affatto per quanto l’anima possa fare, io non ho che misurare, né che valore dare. Quindi se gli atti non hanno valore come possono portare il sollievo a quelle anime, che in purgatorio non riconoscono altro, né possono ricevere se non ciò che produce il mio Fiat eterno? Ma sai tu chi può portare tutti i sollievi, la luce che purifica, l’amore che trasforma? Chi in tutto possiede la vita del mio Volere che domina trionfante in essa, questa neppure ha bisogno di vie perché, possedendo la mia Volontà, ha diritto a tutte le vie, può andare da tutti i punti perché possiede in se stessa la via regia del mio Volere, per andare in quel carcere profondo, per portare tutti i sollievi e le liberazioni. Molto più che nel creare l’uomo, noi gli demmo, come sua eredità speciale, la nostra Volontà e da noi viene riconosciuto tutto ciò che ha fatto nei confini della nostra eredità di cui lo dotammo, tutto il resto non viene riconosciuto da noi, non è roba nostra, né possiamo permettere che entri in Cielo alcuna cosa che non sia stata fatta dalle creature o nella nostra Volontà o almeno per compierla. Dato che la Creazione uscì dal Fiat Eterno, la nostra Volontà, gelosa, non fa entrare alcun atto nella Patria Celeste che non sia passato dal suo stesso Fiat.
Oh se tutti conoscessero che significa Volontà di Dio e che tutte le opere, forse apparentemente buone, ma svuotate di Essa, sono opere vuote di luce, vuote di valore, vuote di vita ed in Cielo non entrano, perché sono opere senza luce, senza valore e senza vita! Oh come sarebbero attenti a fare in tutto e per sempre la mia Volontà”!
4 Novembre 1926
Come la Vergine SS.ma fu copia fedele del suo Creatore e di tutta la Creazione. La Volontà di Dio ha la virtù di cambiare in mare le gocce d’acqua. La Creazione è velo che nasconde la Regina.
Continuo il mio stato nel Voler Supremo pregando la Mamma mia Regina che mi aiuti ad impetrare questo regno dell’Eterno Fiat ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, la copia più perfetta dei figli del regno del mio Volere, fu la mia Mamma Celeste e perché ebbi la prima figlia in Esso, potette venire la Redenzione, altrimenti se non ci fosse stata la prima figlia della nostra Volontà, mai io, Verbo Eterno, sarei sceso dal Cielo, non mi sarei mai servito, né fidato di figli estranei alla nostra Volontà per scendere sulla terra. Sicché, vedi, ci voleva una figlia della nostra Volontà, per venire il regno della Redenzione e siccome fu figlia del regno dell’Eterno Fiat, fu copia fedele del suo Creatore e copia perfetta di tutta la Creazione. Lei doveva racchiudere tutti gli atti della Volontà Suprema, che esercita in tutte le cose create e siccome aveva la supremazia e la sovranità su tutta la Creazione, doveva racchiudere in sé il cielo, le stelle, il sole e tutto per poter trovare nella sua Sovranità la copia del cielo, del sole, del mare ed anche la terra tutta fiorita. Sicché nel guardare la Mamma mia, si vedevano in Lei portenti mai visti, si vedeva il Cielo, si vedeva il sole fulgidissimo, si vedeva il mare tersissimo in cui ci specchiavamo per vedere la figlia nostra, si vedeva la terra primaverile, sempre fiorita, che attirava il Celeste Artefice a fare le sue passeggiate. Oh com’era bella la Sovrana Celeste! Era possibile vedere in lei non solo la copia nostra, ma tutte le opere nostre racchiuse in Lei e questo perché racchiudeva in Essa la nostra Volontà. Ora per venire il regno del Fiat Supremo, ci voleva un’altra figlia della nostra Volontà, perché se non fosse figlia sua, non avrebbe potuto affidare i suoi segreti, i suoi dolori, le sue conoscenze, i suoi prodigi, la sua santità, i suoi domini. Come un Padre e una madre godono di far conoscere ai loro figli i loro beni e farli possedere, anzi vorrebbero possedere di più, per farli più ricchi e felici, così la mia Volontà gode di far conoscere i suoi beni ai suoi figli per farli ricchi e felici d’una felicità senza fine. Ora nel regno del Fiat Supremo avremo le copie della Sovrana Regina. Sicché anche Lei sospira, aspetta questo regno Divino sulla terra, per avere le sue copie. Che bel regno sarà! Regno di luce, di ricchezze infinite, regno di perfetta santità e di dominio, i figli nostri di questo regno, saranno tutti re e regine, saranno tutti appartenenti alla famiglia Divina e reale, racchiuderanno in loro tutta la Creazione, avranno le similitudini, la fisionomia del nostro Padre Celeste e perciò saranno il compimento della nostra gloria e la corona del nostro capo”.
Onde son rimasta a pensare a ciò che Gesù mi aveva detto e pensavo tra me: la Mamma mia prima di conoscere che sarebbe stata Madre del Verbo, non aveva pena, né dolore, molto più che, vivendo nei confini del Voler Supremo, era felice, quindi ai tanti mari che possedeva, mancava il mare delle pene, eppure senza questo mare del dolore, impetrò il sospirato Redentore. E Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, la mia cara Mamma anche prima che conoscesse che sarebbe stata Madre mia, aveva il suo mare di dolore e questo mare era la pena delle offese del suo Creatore, oh come si doleva! E poi questa sua pena era animata da una Volontà Divina che possedeva, che contiene la virtù della sorgente e tutto ciò che si fa in Essa ha virtù di cambiare le più piccole cose, le gocce d’acqua in mare interminabile. La mia Volontà non sa fare cose piccole, ma tutte grandi, tanto è vero che bastò solo aprire la bocca e dire Fiat per stendere un Cielo di cui non si vedono i confini, un Fiat per formare un sole che riempie di luce tutta la Terra e tante altre cose; questo dice a chiare note, che se la mia Volontà opera o investe un atomo, un piccolo atto, quell’atomo, quel piccolo atto diventa mare e se scende nel fare le cose piccole supplisce con la sua virtù rigeneratrice col farne tante di numero che l’uomo non può giungere a numerarle tutte. Chi può giungere a numerare quanti pesci e quante specie stanno nel mare? Quanti uccelli e quante piante riempiono la terra? Quindi il piccolo “ti amo” nella mia Volontà diventa mare d’amore, la piccola preghiera si cambia in mare di preghiera, il “ti adoro” in mare d’adorazione, le piccole pene in mare di pene e se l’anima ripete nel mio volere il suo ti amo, la sua adorazione, le sue preghiere e soffre in Esso, il mio Volere sorge, forma le onde altissime d’amore, di preghiere e di pene le quali vanno a scaricare nel mare interminabile dell’Eterno, in modo da mettere in comune l’amore di Dio e quello della creatura, perché una è la volontà dell’uno e dell’altro. Perciò chi si fa dominare dalla mia Volontà possiede tanti mari per quanti atti fa in Essa e mentre fa poco possiede molto, ha un Voler Divino che si diletta di fare, del piccolo atto della creatura, un mare e solo con questi mari può impetrare il sospirato regno del Fiat Divino. Perciò, ci voleva la nostra neonata, la piccola figlia del mio Volere che, convertendo le sue piccole pene, il suo ti amo e tutto ciò che fa, in mari che si comunicano col mare dell’Eterno, può avere ascendenza d’impetrare il regno della mia Volontà”.
Dopo ciò pensavo tra me: il mio dolce Gesù quando parla del suo Volere si riferisce sempre in gran parte alla Creazione, come mai? E Gesù, muovendosi di nuovo, mi ha detto: “Figlia mia, chi deve vivere nel regno del Fiat Supremo deve avere per suo principio la sua origine e tutto ciò che la mia Volontà ha fatto e sta facendo per amor suo. Perché non si ama la mia Volontà? Perché non si conosce. Ora la Creazione è la vita parlante della mia Volontà, in tutte le cose create Essa sta nascosta come una nobile Regina che per uscire vuol essere conosciuta, la conoscenza romperà il velo che la nasconde, per uscire a regnare in mezzo ai suoi figli. E chi più che la Creazione, che da tutti vien guardata, toccata con un atto sempre presente, può far conoscere ciò che fa la mia Volontà per amore delle creature? Guarda, figlia mia, l’amore sviscerato di questa nobile Regina. Essa giunge a velarsi di terra, per renderla ferma, affinché l’uomo possa sicuro camminarvi sopra e mentre cammina sopra il velo di terra che la nasconde, gli prende le piante dei piedi fra le sue manine nobili e regali, perché l’uomo non vacilli per dargli il passo fermo e mentre per mezzo della madre terra si stringe al suo nobile seno le piante dell’uomo, essa vorrebbe uscire, vorrebbe svelarsi dal velo di terra che la copre, ma l’uomo gli cammina sopra senza farle neppure attenzione per vedere chi gli sostiene il passo chi mantiene quella gran massa di terra così ferma per fare che lui non vacilli? E la nobile Regina continua a farsi velata di terra ed aspetta, con una pazienza indicibile che solo una Volontà Divina può possedere, che sia riconosciuta, per farsi amare e poter dire la sua lunga storia e che cosa ha fatto, per amore dell’uomo, velata da questa terra. Ed è tanto il suo amore, che molte volte sente la necessità di rompere quel velo di terra che la copre e, facendo uso del suo dominio, scuote la terra e nasconde nel suo seno col suo impero città e gente, affinché l’uomo conosca che dentro quella terra, sotto i suoi piedi, c’è una Volontà imperante e dominante, che ama e non è amata e, dolente, si scuote per farsi conoscere. Nel Vangelo si legge con meraviglia quand’io, prostrato ai piedi del miei Apostoli, lavai i loro piedi e non passai avanti neppure al perfido Giuda, certo questo fu un atto molto umile e di indicibile tenerezza, di cui la Chiesa fa memoria, ma fu una sol volta che io feci quest’atto. Invece la mia Volontà scende più nel basso, si mette sotto i piedi con un atto continuato per sostenerli, per rendere la terra ferma, affinché non precipitino nell’abisso, eppure nessuna attenzione da parte dell’uomo. E la nobile Regina aspetta con pazienza invitta, velata per tanti secoli in tutte le cose create, che la sua Volontà sia conosciuta e, quando sarà conosciuta, romperà i tanti veli che la nascondono e farà conoscere che cosa ha fatto per tanti secoli per amor dell’uomo, dirà cose inaudite, eccessi d’amore mai pensati da nessuno. Ecco perciò, parlandoti della mia Volontà, ti parlo spesso della Creazione perché Essa è vita di tutte le cose create e per mezzo di essa dà vita a tutti e questa vita vuol essere conosciuta perché venga il regno dell’Eterno Fiat. Dovunque la mia Volontà è velata, è velata nel vento e da dentro quei veli porta all’uomo la sua refrigerante freschezza, come carezzandolo ed il suo alito rigeneratore per rigenerarlo continuamente a nuova vita sempre crescente di grazia e la nobile Regina, velata nel vento, si sente respingere le sue carezze in offese e la sua freschezza in ardori di passioni umane ed il suo alito rigeneratore in ricambio di alito mortale alla sua grazia perciò Essa scuote i suoi veli ed il vento si cambia in furore e con le sue impetuosità trascina gente, città e regioni, come se fossero piume, facendo conoscere la potenza della nobile Regina che si nasconde nel vento. Non c’è cosa creata dove la mia Volontà non sia velata. E perciò tutte le cose aspettano che sia conosciuta e che venga il regno del Fiat Supremo ed il suo pieno trionfo”.
6 Novembre 1926
Quando sarà compiuta la sua manifestazione promette di portarla al cielo. I nuovi apostoli del Fiat. Come chi vive in Esso accentra in sé il cielo, il sole e tutto.
Mi sentivo tutta oppressa sotto il peso della privazione del mio dolce Gesù. Oh come sospiravo la Patria Celeste dove non lo perderò più di vista, non sarò più sottoposta al duro martirio di sentirmi morire e non morire! Ora mentre mi trovavo stanca e sfinita d’aspettare la dolce mia Vita, il caro mio Bene, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno, ma tutto afflitto perché sembrava che stesse mandando flagelli sulla terra e per non darmi più pena non voleva farmeli vedere, ma dal modo in cui lo vedevo io capivo i flagelli che stava mandando e, sospirando, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, lascia che finisca di manifestarti ciò che è necessario e che riguarda il regno della mia Volontà, affinché nulla manchi per poterlo formare in mezzo all’umana famiglia e dopo che avrò compiuto tutto, ti porterò subito nella nostra Patria. Credi tu che vedrai il pieno trionfo del regno dell’Eterno Fiat prima di venire al Cielo? Vedrai dal Cielo il suo pieno trionfo. Di te succederà ciò che successe di me per il Regno della Redenzione, feci tutto ciò che ci voleva, formai il fondamento, diedi le leggi, i consigli che ci volevano, istituii i sacramenti, lasciai il Vangelo come norma della vita degli uomini, soffrii pene inaudite, perfino la morte, ma poco e quasi nulla io vidi stando in terra, dei frutti dello svolgimento della Redenzione. Dopo aver fatto tutto e non avendo altro da fare, affidai tutto agli Apostoli, affinché fossero loro i banditori del regno della Redenzione, perché mettessero fuori i frutti dei lavori che Io avevo fatto per il regno della Redenzione. Così succederà per il regno del Fiat Supremo. lo faremo insieme, figlia mia, le tue pene, i tuoi lunghi sacrifici, le tue incessanti preghiere perché venga presto il mio regno e le mie manifestazioni su di Esso, unirò tutto insieme e formerò le fondamenta e quando avrò compiuto tutto, affiderò ai miei ministri il mio regno, affinché, come secondi Apostoli del regno della mia Volontà, facciano da banditori. Credi tu che sia a caso la venuta del Padre Di Francia e il fatto che mostra tanto interesse e ha preso a cuore la pubblicazione di ciò che riguarda la mia Volontà? No, no, l’ho disposto io, è un atto provvidenziale della Suprema Volontà. che lo vuole come primo Apostolo del Fiat Divino e banditore di Esso e, siccome è Fondatore di un’opera è più facile avvicinare Vescovi, Sacerdoti e persone anche nel suo stesso istituto, per bandire il regno della mia Volontà, perciò l’assisto tanto e do lume speciale, perché per capire la mia Volontà, ci vogliono grazie grandi e non piccole luci, ma sole, per comprendere una Volontà Divina Santa ed eterna e grande disposizione da parte di colui al quale viene affidato quest’ufficio. E poi anche la venuta giornaliera del Sacerdote l’ho disposta io, per trovare subito i primi Apostoli del Fiat del regno mio, affinché possano bandire ciò che riguarda il mio Eterno Volere. Perciò lasciami prima finire, affinché dopo aver terminato il mio compito possa affidarlo ai nuovi Apostoli della mia Volontà e tu potrai venire al Cielo, per vedere da lassù i frutti del sospirato regno dell’Eterno Fiat”.
Ond’io son rimasta a fare i miei soliti atti nel voler Supremo e pensavo tra me: la mia povera mente gira per il mare, per il Sole, per il Cielo, dovunque, per seguire gli atti che fa l’adorabile Volontà nella Creazione, ma dopo aver finito di girare, mi trovo sempre nel basso del mio duro esilio. Oh quanto vorrei restare almeno nell’azzurro cielo per fare l’ufficio d’una stella al mio Creatore, ma io scomparirei in mezzo alle stelle, perché non sono né bella, né luce come le stelle e quindi tutti mi metterebbero fuori, precipitandomi nel basso del mio lungo esilio; ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà vive nell’unità del suo Creatore, che ha nella sua unità tutta la Creazione e come ha la Creazione così ha nella sua unità l’anima che vive nell’Eterno Fiat. Questa unità porta all’anima tutti i riflessi del suo Creatore e la sua unità con tutta la creazione fa sì che nell’anima si veda l’Immagine vivente di Colui che l’ha creata, che mantenendo la sua unità con tutti, fa stare l’anima ai riflessi di tutte le cose da Lui create e questi riflessi formano nel fondo dell’anima il mare, il sole, il cielo e le stelle e tutte le varietà incantevoli della natura. Sicché l’anima che vive nella mia Volontà, messa nell’azzurro cielo farebbe il più bello ornamento a quella volta azzurra tanto da fare strabiliare cielo e terra, avrebbe sempre con sé il suo Creatore, avrebbe un Cielo, un sole, un mare, avrebbe tutto come proprio, né le mancherebbe neppure la terra tutta fiorita, il canto dolce degli uccelli, portatore della gioia della musica armoniosa del loro Creatore, perché ogni cosa creata contiene una nota Divina. Perciò invece di precipitarti, ambirebbero di tenerti in mezzo a loro perché tra i tanti prodigi che ha il mio Volere, ha anche la potenza di pennellare nell’anima tutte le opere nostre e di accentrare in essa tutti gli atti suoi, non è contenta se non vede nell’anima la sua bellezza, se non trova il suo eco, la sua gioia e tutta se stessa”.
10 Novembre 1926
Come chi vive nel Voler Divino racchiude in sé tutta la Creazione ed è il riflettore del suo Creatore. Due effetti del peccato.
I miei giorni si alternano sempre fra le privazioni e le brevi visite del mio dolce Gesù che molte volte è come lampo che fugge e, mentre fugge, io resto col chiodo trafiggente: “quando ritornerà?” E, sospirando, lo chiamo: “mio Gesù, vieni, ritorna alla tua piccola esiliata e ritorna una volta per sempre, ritorna per portarmi al Cielo, non lasciarmi più nel mio lungo esilio, perché non ne posso più” ma per quanto lo chiamassi, inutili erano le mie chiamate. Onde abbandonandomi nel Santo Voler Divino, facevo per quanto più potevo i miei soliti atti girando per tutta la Creazione ed il mio dolce Gesù, muovendosi a compassione della povera anima mia perché, non ne potevo più, ha messo fuori un braccio dal mio interno e, tutto pietà, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, non ti arrestare, il tuo volo nel mio Eterno Volere sia continuo, tu devi sapere che la mia Volontà in tutte le cose create fa il suo ufficio continuo ed in ciascuna cosa fa il suo atto distinto, né fa nel cielo ciò che fa nel sole, né nel sole ciò che fa nel mare, in ogni cosa la mia Volontà ha il suo atto speciale e anche se la mia Volontà è una, i suoi atti sono innumerevoli. Ora l’anima che vive in Essa, viene a racchiudere in sé tutti gli atti che la mia Volontà fa in tutta la Creazione. Sicché fa ciò che fa nel Cielo, nel sole, nel mare eccetera, tutto deve racchiudere in essa, per fare che l’anima non solo, segua tutti gli atti suoi, ma compia l’atto di ricambio. Dunque se il tuo atto non è continuo, la mia Volontà non ti aspetta, fa il suo corso, ma in te lascia il vuoto degli atti suoi e tra te ed Essa, resta una certa distanza e dissomiglianza.
Ora tu devi sapere il gran bene che fa col racchiudere in te, tutto ciò che la mia Volontà fa nella Creazione, mentre tu segui i suoi atti ricevi il riflesso del cielo e si forma e si stende in te il Cielo, ricevi il riflesso del sole e si forma in te il Sole, ricevi il riflesso del mare e si forma in te il mare, ricevi il riflesso del vento, del fiore, di tutta la natura, insomma tutto ed oh come si eleva dal fondo dell’anima tua, il Cielo che protegge, il Sole che illumina, riscalda e feconda, il mare che inonda e che forma le onde d’amore, di misericordia, di grazia e di fortezza a pro di tutti, il vento che purifica e porta la pioggia sulle anime arse dalle passioni, il fiore dell’adorazione perpetua al tuo Creatore. Perciò il vivere nel mio Volere, è il prodigio dei prodigi, è il vero trionfo del Fiat Supremo; perché l’anima diventa il riflettore del suo Creatore e di tutte le opere nostre. La nostra Volontà allora trionfa completamente quando mette in essa ciò che può e sa fare, quando l’anima vuol vedere non solo Colui che l’ha creata, ma tutte le opere sue, non è contenta se le manca la minima cosa che ad essa appartiene; le anime del Fiat Supremo saranno le opere nostre, non incomplete, ma complete, saranno i nuovi prodigi, né visti, né mai conosciuti dalla terra e dal cielo. Quale non sarà l’incanto, la sorpresa degli stessi comprensori, quando vedranno entrare nella loro Patria Celeste, la prima figlia del Fiat Divino? Quale non sarà il loro contento, la loro gloria, nel vedere che porta con sé il suo Creatore, con tutte le opere sue, cioè il cielo, il sole, il mare, tutta la terra fiorita con le sue svariate bellezze? Riconosceranno in essa l’opera completa dell’eterna Volontà, perché solo Essa sa fare questi prodigi e queste opere complete”.
Onde continuavo il mio abbandono nell’Eterno Fiat, per ricevere i suoi riflessi ed il mio dolce Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Mamma Celeste fu la prima che occupò il primo posto nel Cielo, come Figlia del Volere Supremo e, siccome fu la prima, ha intorno a sé il posto per tutti i figli del Fiat Supremo. Sicché intorno alla Regina del Cielo, si vedono tanti posti vuoti che non possono essere occupati da altri se non dalle sue copie e siccome fu lei la prima della generazione della mia Volontà, il regno del Fiat si chiamerà pure, il regno della Vergine. Oh come in questi figli nostri, si riconoscerà la Sovranità su tutta la Creazione! Perché essi, in virtù della mia Volontà, godranno vincoli indissolubili con tutte le cose create, staranno in continui rapporti di comunicazione con esse, saranno i veri figli, in cui l’Eterno Creatore si sentirà onorato, glorificato d’averli per figli, perché riconoscerà in loro la Volontà Divina operante che ha riprodotto le sue vere immagini”.
Dopo ciò pensavo tra me: il mio primo Padre Adamo, prima di peccare possedeva tutti questi vincoli e rapporti di comunicazione con tutta la Creazione, perché possedendo integra la Volontà Suprema, era connaturale sentire in sé tutte le comunicazioni dovunque Essa operava. Ora nel sottrarsi a questo Volere sì santo non sentì lo strappo che faceva a tutta la Creazione? Non sentì l’interruzione di tutte le comunicazioni e di tutti vincoli con Essa come in un sol fiato? Io solo col pensare se devo o no fare un atto e solo col tentennare sento che il cielo trema, il sole si ritira, tutta la Creazione si scuote e sta in atto di lasciarmi sola, tanto che io stessa insieme con loro e spaventata, subito, senza esitare, faccio quello che devo fare. Come poté fare? Non sentì questo strappo così straziante e crudele? E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia! Adamo sentì questo strappo sì straziante, nonostante ciò, cadde nel labirinto della sua volontà, che non dette più pace né a lui, né ai suoi posteri, come in un solo fiato tutta la Creazione si ritirò da lui, portando via la felicità, la pace, la forza, la sovranità, tutto, restò solo con se stesso, povero Adamo, quanto gli costò il sottrarsi alla mia Volontà! Solo a sentirsi isolato, non più corteggiato da tutta la Creazione, sentì tale spavento e raccapriccio che diventò l’uomo pauroso, cominciò a temere di tutto e delle stesse opere mie e con ragione, perché si dice: chi non è con me è contro di me, non essendo lui più vincolato con esse, di giustizia, si dovevano mettere contro di lui. Povero Adamo, c’è molto da compatirlo, lui non aveva alcun esempio d’un altro che era caduto e del gran male che gli era successo, per cui avrebbe potuto stare sull’attenti per non cadere, lui non aveva alcuna idea del male. Perché, figlia mia, il male, il peccato, la caduta d’un altro ha due effetti, per chi è cattivo e vuol cadere serve come esempio, come spinta, come incentivo a precipitare nell’abisso del male, per chi è buono e non vuol cadere serve come antidoto, come freno, come aiuto e come difesa a non cadere, perché vedendo il gran male, la sventura dell’altro serve d’esempio a non cadere ed a non fare la stessa via per non trovarsi in quella stessa sventura, sicché il male altrui fa stare sull’attenti e guardingo, perciò la caduta di Adamo è per te di grande aiuto, di lezione, di richiamo, mentre lui non aveva alcuna lezione del male, perché il male allora non esisteva”.
14 Novembre 1926
Come col non seguire il Voler Divino nella Creazione mancherebbe il riflesso delle opere sue. Come ci vogliono grazie grandi per la santità del vivere nel Santo Volere.
Stavo facendo i miei soliti atti nel Voler Divino e pensavo tra me: “se io passassi un giorno senza fare questi atti, quale sarebbe il bene che perderei ed il male che farei?” E il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, sai che faresti? Non facendo i tuoi atti nella mia Volontà ti mancherebbe il riflesso di tutta la creazione e, mancandoti il riflesso, in quel giorno non si stenderebbe in te il cielo, né sorgerebbe il sole, né scorrerebbe in te il mare, né la terra tua fiorirebbe, né si sentirebbe in te la gioia, la musica, il canto degli abitatori dell’aria, la dolce sinfonia delle sfere. La mia Volontà non troverebbe l’eco suo in te, quindi sentirebbe il dolore perché la piccola figlia del suo Volere, quel giorno non gli darebbe il ricambio d’un cielo per suo amore, perché mancherebbe il riflesso del suo, non gli farebbe sorgere il sole per ricambio della luce eterna, non mi farebbe sentire scorrere il mare, né sentire il dolce mormorio, né il guizzare dei muti abitatori delle onde. La mia Volontà sentirebbe mancare tutti gli atti tuoi in te, il riflesso delle sue opere, né potrebbe formare il suo eco in te e nel suo dolore direbbe: ah! La piccola figlia mia oggi non mi ha dato un cielo come l’ho dato io, né il sole, né il mare, né i fiori, né il canto, né la musica, né la gioia che ho dato io. Sicché è uscita dalla mia somiglianza, le sue note non hanno armonizzato con le mie, io l’ho amata con tante manifestazioni e con tanto amore imperante, essa no. Vedi che faresti! La mia Volontà non tollererebbe, in te, nella piccola sua figlia, il vuoto delle opere sue”. Ed io, nel sentire ciò, gli ho detto: “Mio Gesù, amor mio, non sia mai che io dia questo dolore alla tua Adorabile Volontà, tu mi aiuterai, mi darai più grazia ed io starò più attenta per ricevere questo riflesso, questo eco, che fa la tua Santa Volontà in tutta la Creazione, per corrispondere col mio. E Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Tu devi sapere che grazie grandi ci vogliono per poter formare nell’anima la santità del vivere nel mio Volere, le altre santità si formano con piccole grazie, perché non è una volontà immensa ed eterna che devono abbracciare e possedere, ma le piccole sue particelle, i suoi comandi, la sua ombra. Invece questa deve possedere come vita propria la mia Volontà, deve corteggiarla e fare gli atti suoi, atti propri, sicché ci vogliono mari di grazie per formare questa santità; la mia Volontà deve bilocarsi per stendere il suo mare nel fondo dell’anima e poi stendere l’altro mare di se stessa, per poter ricevere ciò che conviene alla sua santità, alla sua luce interminabile, alla sua immensità senza confini. E la buona volontà dell’anima non è altro che il fondo del mare che formando il lido, circonda le acque per formare il mare. Figlia mia, per sostenere e conservare una volontà Divina nell’anima, ci vuole troppo e la Divinità sapendo che la creatura non ha cose equivalenti per una Volontà sì santa, non risparmierà nulla, tutto viene messo in essa a sua disposizione per formare la santità del vivere nel mio Volere. Dio stesso fa da primo attore e spettatore, la mia Umanità cede tutto ciò che fece, soffrì ed acquistò, cede mari senza termine per aiuto di questa santità tutta divina, la stessa mamma Regina mette a disposizione i suoi mari di grazia, d’amore e di dolore, per aiuto e si sente onorata perché servono alla Volontà Suprema, per farle compiere la santità del Fiat Eterno nella creatura. Cielo e terra vogliono dare e danno perché, sentendosi tutti investiti da questa volontà, desiderano, ambiscono aiutare la fortunata creatura per farle compiere lo scopo della creazione, l’ordine della santità che il Supremo Volere voleva dalla creatura. Perciò da parte del tuo Gesù nulla ti mancherà, molto più che è un lungo mio desiderio voluto, vagheggiato e sospirato per ben seimila anni di voler vedere nella creatura la nostra immagine copiata, la nostra santità immagine copiata, la nostra santità impressa, la nostra volontà operante, le nostre opere racchiuse in essa e compiuto il nostro Fiat. Volevo il piacere e prendermi il gusto di vedere nella creatura il nostro riflettore, altrimenti la Creazione sarebbe per noi senza diletto, senza gioco, senza armonia, l’eco nostro non troverebbe la via dove risuonare, la nostra santità dove imprimersi, la nostra bellezza dove rifulgere, il nostro amore dove sboccare, la nostra sapienza e maestria, non troverebbe dove operare e svolgersi. Sicché tutti i nostri attributi resterebbero inceppati nel loro lavoro, perché non troverebbero la materia adatta per formare il loro lavoro, per avere il loro riflettore, invece nell’anima in cui la mia Volontà regna ha a disposizione la materia adatta, per fare che tutti i nostri attributi possano svolgere il loro dilettevole lavorio”.
16 Novembre 1926
Come ogni atto di volontà umana è un velo che impedisce di conoscere la Volontà Divina. Sua gelosia e come Essa fa tutti gli uffici per l’anima. Minaccia di guerre e di castighi.
Continuo il mio solito stato nell’abbandono del Fiat Supremo e nello stesso tempo chiamo colui che forma tutta la mia felicità, la mia vita, il mio tutto. E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, quanto più ti abbandoni nel mio supremo Volere, tanto più t’incammini nelle sue vie, acquisti più conoscenze e prendi più possesso dei beni che ci sono nella Divina Volontà, perché in essa c’è sempre da conoscere e da prendere. Essendo la prima eredità data da Dio alla creatura e poiché il mio Volere possiede beni eterni, ha il compito di dare sempre a chi vive in questa eredità ed allora è contenta e si mette in attività d’ufficio quando trova la creatura nei confini del suo Volere e, mettendosi in festa, dà cose nuove alla sua ereditiera. Sicché l’anima che vive in Essa è la festa della mia Volontà. Al contrario chi vive fuori di Essa è il suo dolore, perché la mette nell’impossibilità di poter dare, d’esercitare il suo ufficio e di compiere il suo compito. Molto più che ogni atto di Volontà umana è un velo che l’anima si mette innanzi alla vista, che le impedisce di vedere con chiarezza la mia Volontà ed i beni che ci sono in Essa. Siccome la maggior parte delle creature vive continuamente di volontà umana, si formano tanti veli che le creature rimangono quasi cieche e non possono conoscere e vedere la mia Volontà, la loro prediletta eredità che avrebbe dovuto renderle felici nel tempo e nell’Eternità. Oh se le creature potessero comprendere il gran male della volontà umana ed il gran bene della mia! Aborrirebbero tanto la loro che metterebbero la vita per fare la mia.
La volontà umana rende schiavo l’uomo, gli fa avere bisogno di tutto, per cui l’uomo sente continuamente mancarsi la forza, la luce, la sua esistenza è sempre in pericolo e ciò che ottiene è in seguito a preghiere e stenti. Sicché l’uomo che vive di Volontà sua, è il vero mendicante. Invece chi vive della mia, non ha bisogno di nulla, ha tutto a sua disposizione, la mia Volontà gli dà il dominio di se stesso e quindi è padrone della forza, della luce, ma non della forza e della luce umana, ma della Divina, la sua esistenza è sempre al sicuro ed essendo padrone può prendere ciò che vuole, né ha bisogno di chiedere per avere, tanto è vero che per Adamo prima di sottrarsi alla mia Volontà, la preghiera non esisteva; il bisogno fa nascere la preghiera; se di nulla aveva bisogno non aveva né da chiedere, né da impetrare. Sicché Lui amava, lodava, adorava il suo Creatore, la preghiera non ebbe luogo nell’Eden terrestre. La preghiera venne, ebbe vita dopo il peccato, come bisogno estremo del cuore dell’uomo, chi prega significa che ha bisogno e, siccome spera, prega d’ottenere. Invece chi vive nella mia Volontà vive nell’opulenza dei beni del suo Creatore da padrone e vedendosi in tanti beni sente il bisogno e il desiderio di voler dare agli altri la sua felicità ed i beni della sua grande fortuna, vera immagine del suo Creatore che gli ha dato tanto, senza restrizione alcuna, vorrebbe imitarlo col dare agli altri ciò che possiede. Oh come è bello il cielo dell’anima che vive nella mia Volontà! E’ il cielo senza tempesta, senza nubi, senza pioggia, perché l’acqua che disseta, che feconda e che dà la crescita e la somiglianza di colui che l’ha creata è la mia Volontà ed è tanta la sua gelosia che l’anima nulla prende se non è suo; la mia Volontà fa tutti gli uffici: se la creatura vuol bere si fa acqua e mentre la rinfresca le smorza tutte le altre seti, per fare che la sola sua sete sia la sua Volontà, se sente fame, si fa cibo e mentre sazia le toglie l’appetito di tutti gli altri cibi, se vuole essere bella, si fa pennello e le dà pennellate di tale bellezza, che la mia stessa Volontà rimane rapita da una bellezza così rara impressa da Essa stessa nella creatura, tanto da poter dire a tutto il Cielo: miratela come è bella, è il fiore, è il profumo, è la tinta del mio Volere che l’ha fatta sì bella”. Insomma, le dà la sua fortezza, la sua luce, la sua santità, tutto per poter dire: “è un’opera tutta del mio Volere, perciò voglio che nulla le manchi, che mi somigli e possieda. Guarda in te stessa per vedere l’operato della mia Volontà, i tuoi atti, investiti della sua luce, hanno cambiato la terra dell’anima tua, tutto è luce che spunta in te e si rivolge a ferire colei che l’ha investita. Perciò il più grande affronto che mi può arrivare dalle creature, è il non fare la mia Volontà”.
Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha fatto vedere il gran male delle umane generazioni e, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, guarda quanto male ha prodotto l’umana volontà; si sono tanto accecati che stanno preparando guerre e rivoluzioni accanite, adesso non sarà la sola Europa, ma altre razze si uniranno, il giro sarà più esteso, altre parti del mondo prenderanno parte. Quanto male fa la volontà umana, acceca l’uomo lo immiserisce e lo fa essere omicida di se stesso, ma io mi servirò di ciò per i miei altissimi fini e la riunione di tante razze servirà per facilitare le comunicazioni delle verità, affinché si dispongono per il regno del Fiat Supremo. Sicché i castighi successi non sono altro che i preludi, di quelli che verrano, quante altre città saranno distrutte, quante genti sepolte nelle rovine, quanti luoghi sepolti e sprofondati nell’abisso, gli elementi prenderanno la difesa del loro Creatore. La mia Giustizia non ne può più, la mia Volontà vuol trionfare e vorrebbe trionfare per via d’amore per stabilire il suo regno, ma l’uomo non vuole venire incontro a questo amore, quindi è necessario usare la giustizia”. E mentre diceva ciò faceva vedere un braciere di fuoco grandissimo che usciva dalla terra e chi si trovava vicino era investito da quel fuoco e scompariva. Io son rimasta spaventata e prego e spero che il mio amato Bene si plachi.
19 Novembre 1926
Come la Volontà Divina sta agonizzante in mezzo alle creature e vuole uscire da questo stato.
Il mio sempre amabile Gesù, tirandomi nella sua adorabile Volontà, mi ha fatto vedere e sentire le condizioni dolorose in cui Lo mette l’ingratitudine delle creature e, sospirando di dolore, mi ha detto: “Figlia mia, le pene della mia Volontà Divina, sono inenarrabili ed inconcepibili all’umana natura. Essa sta in tutte le creature, ma sta sotto l’incubo d’una tremenda e straziante agonia, perché invece di darle dominio per farle svolgere la sua vita in loro, la tengono repressa, senza darle libertà di agire, di respirare, di palpitare. Sicché la volontà umana agisce, respira liberamente, palpita come vuole e la mia sta solo per servirla, per contribuire ai loro atti e stare agonizzante nei loro atti, soffocata sotto il rantolo d’una agonia di lunghi secoli. La mia Volontà si dibatte nella creatura sotto l’incubo d’una agonia sì straziante ed i suoi dibattiti sono i rimorsi di coscienza, le disillusioni, i rovesci, le croci, la stanchezza della vita e tutto ciò che può dare molestia alle povere creature, perché è giusto che, avendo loro una Volontà Divina in croce e sempre sotto il rantolo dell’agonia, Essa coi suoi dibattiti li richiama, non può fare diversamente perché non ha dominio e spera che entrando in loro stessi, nel vedere l’infelicità che porta loro la cattiva volontà, possano dare un po’ di respiro e di tregua alla sua spasimante agonia. E’ tanto dolorosa quest’agonia della mia Volontà, che la mia Umanità, che la volle soffrire nell’orto del Getsemani giunse a chiedere aiuto agli stessi miei Apostoli e neppure l’ottenni e fu tanto lo spasimo, che sudai vivo sangue e, sentendomi soccombere sotto il peso enorme d’una agonia così lunga e tremenda della mia Volontà Divina, invocai il mio Padre Celeste che mi aiutasse dicendogli: Padre se è possibile passi da me questo calice. Per tutte le altre pene della mia Passione per quanto atroci, non dissi mai: “se è possibile passi questa pena, anzi sulla croce gridai ‘sitio’, ho sete di pene. Invece in questa pena dell’agonia della Volontà Suprema sentii tutto il peso d’una agonia sì lunga, tutto lo strazio d’una Volontà Divina che agonizza, che spasima nelle umane generazioni. Che dolore, non c’è dolore che possa pareggiarlo. Ora il Fiat Supremo vuole uscire, è stanco ed a qualunque costo vuole uscire da quest’agonia così prolungata e se tu senti i flagelli, le città crollate, le distruzioni, non sono altro che i forti dibattiti della sua agonia, perché non potendone più, vuol far sentire all’umana famiglia, il suo stato doloroso. Si dibatte fortemente in loro, senza che nessuno abbia compassione di Lei e facendo violenza coi suoi dibattiti vuol far sentire che esiste in loro, ma non vuole stare più in agonia, vuole la libertà, il dominio, vuole svolgere la sua vita in essi. Che disordine, figlia mia, nella società, perché non regna la mia Volontà! Le loro anime sono come un’abitazione senza ordine, dove tutto è sotto sopra, la puzza è tanto orribile, più che cadavere putrefatto e la mia Volontà, con la sua immensità che non le dà la possibilità di ritirarsi neppure da un palpito di creatura, agonizza in mezzo a tanti mali. E questo avviene nell’ordine generale di tutti, nell’ordine particolare succede ancora di più: nei religiosi, nei cleri, in chi si dice cattolico, la mia Volontà non solo agonizza, ma è tenuta in stato di letargo come se non avesse vita. Oh com’è più dura! Perché nell’agonia almeno mi dibatto, ho uno sfogo, faccio sentire che esisto in loro, sebbene agonizzante, ma nello stato di letargo c’è la totale immobilità, lo stato di morte continuo e perciò si vedono solo le apparenze, le vesti di vita religiosa, perché siccome hanno la mia Volontà in letargo e, il loro interno sta assopito, come se la luce, il bene non fosse per loro e se fanno qualcosa all’esterno, è vuoto di vita Divina e si risolve in fumo di vana gloria, di stima propria e di piacere alle altre creature ed io ed il mio Supremo Volere usciamo dal loro operato. Figlia mia, che affronto! Come vorrei far sentire a tutti la mia tremenda agonia, il rantolo continuato, il letargo in cui mettono la mia Volontà, perché vogliono far la loro volontà e non la mia, non la vogliono far regnare, non la vogliono conoscere. E perciò Essa vuol rompere le dighe coi suoi dibattiti, affinché se non la vogliono conoscere e ricevere attraverso le vie d’amore, la conoscano per via di Giustizia. Sicché la mia Volontà, stanca d’una agonia di secoli, vuole perciò uscire e preparare due modi: il modo trionfante che sono le sue conoscenze, i suoi prodigi e tutto il bene che porterà il regno del Fiat Supremo ed il modo di giustizia per chi non la vuole conoscere trionfante, quindi spetta alle creature scegliere il modo come la vogliono ricevere”.
20 Novembre 1926
Come tutti gli attribuiti divini si mettono in ufficio di formare nell’anima il piccolo mare delle loro qualità. Tutti abbiamo un moto.
Stavo secondo il mio solito facendo il mio giro nella creazione, per seguire gli atti della Volontà Suprema in Essa, ma mentre facevo ciò, il mio sempre amabile Gesù, facendomi sentire la sua voce dolcissima in ciascuna cosa creata, mi diceva: “Chi chiama il mio amore per fare che il mio amore scenda in lei, o che il suo salga nel mio per fondersi insieme e formare un solo amore e dare il campo d’azione al mio amore, tanto da far sorgere nell’anima il nuovo maricello del suo amore? Il mio amore trionfa e festeggia perché le vien dato il suo sfogo ed il suo campo d’azione”. Come passava nel sole, nel cielo, nel mare così si sentiva la sua voce che diceva: “Chi chiama la mia Luce eterna, la mia dolcezza infinita, la mia impareggiabile bellezza, la mia fermezza irremovibile, la mia immensità, per corteggiarla e darle il campo d’azione per fare svolgere nella creatura altrettanti mari di luce, di dolcezza, di bellezza, di fermezza ed altro per darle il contento di non farla stare inoperosa e servirsi della piccolezza della creatura per racchiudere in essa le sue qualità? Chi è dunque costei? Ah! E’ la piccola figlia del nostro Volere”. Onde dopo che in ciascuna cosa creata sentivo dirmi: Chi è che mi chiama? Il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e, stringendomi tutta a sé, mi ha detto: “Figlia mia, come giri nella mia Volontà per seguirla in ciascuna cosa creata, così tutti i miei Attributi sentono la tua chiamata ed escono in campo per formare ciascuno il maricello delle loro qualità. Oh come trionfano nel vedersi operosi di poter formare ciascuno il suo maricello, ma cresce il loro sommo gusto e diletto di poter formare nella piccola creatura i loro mari di amore, di luce, di bellezza, di tenerezza, di potenza ed altro. La mia sapienza fa di Artefice valente ed ingegno meraviglioso nel mettere nella piccolezza le sue qualità immense ed infinite, oh come armonizza l’anima che vive nel mio Volere coi miei Attributi! Ciascuno di essi si mette in moto per stabilire le sue qualità Divine, se tu sapessi il gran bene che ti viene nel seguire la mia Volontà in tutti gli atti suoi ed il lavorio che svolge in te, anche tu sentiresti la gioia di una festa continua. Onde dopo ciò io ho continuato a seguire la creazione e dappertutto ho visto scorrere quel moto eterno che mai si ferma e ho pensato tra me: Come posso seguire in tutto il supremo Volere se corre così rapido in tutte le cose? Io non ho la sua virtù, né la sua rapidità, quindi mi conviene rimanere dietro, senza poter seguire in tutto il suo eterno mormorio. Quindi mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, tutte le cose hanno un moto continuo perché sono uscite da un Ente Supremo, che contiene un moto pieno di vita, di conseguenza tutte le cose uscite da Dio dovevano contenere un moto vitale che mai cessa e, se cessa, significa che cessa la vita. Vedi, tu stessa hai un mormorio, un moto continuo nel tuo interno, anzi la Divinità, nel creare la creatura le ha dato la somiglianza delle Tre Divine Persone, ha messo in essa tre moti che dovevano mormorare continuamente per unirsi a quel moto continuo e a quel mormorio d’amore del loro Creatore e questi sono: il moto del palpito del cuore che mai cessa, la circolazione del sangue che sempre gira senza mai fermarsi, il respiro che mai si arresta. E questo è nel corpo, nell’anima ci sono altri tre moti che mormorano continuamente, l’intelletto, la memoria e la volontà. Perciò è necessario che il tuo moto sia legato al moto del tuo Creatore per mormorare insieme col moto Eterno. Così segui la mia Volontà nel suo moto che mai si arresta, nei suoi atti che mai cessano e farai ritornare il tuo moto nel seno del tuo Creatore, che con tanto amore aspetta il ritorno delle opere sue, del suo amore e del suo mormorio. La Divinità, nel creare le creature, fece come un padre che spedisce i suoi figli per il loro bene, chi per un paese, chi per un terreno, chi per fargli valicare il mare e chi ad un punto vicino e chi ad un punto lontano lontano dando a ciascuno un compito da fare; ma mentre li manda, aspetta con ansia il loro ritorno, sta sempre alla vedetta per vedere se tornano. Se parla, parla dei figli, se ama, il suo amore corre ai figli, i suoi pensieri volano ai figli; povero padre si sente in croce perché ha mandato i suoi figli lontano da lui e sospira più che la propria vita il loro ritorno e se mai sia non li vede tornare o tutti o in parte, lui è inconsolabile, piange ed emette gemiti e grida di dolore da strappare le lacrime anche ai più duri ed è contento solo quando li vede ritornare nel suo grembo paterno, per stringerli al suo seno che brucia d’amore per i suoi figli. Oh come il nostro Padre Celeste più che Padre sospira, brucia, delira per i suoi figli, perché avendoli partoriti dal suo seno, aspetta il loro ritorno per goderseli nelle sue braccia amorose. Ed è proprio questo il regno del Fiat Supremo, il ritorno dei nostri figli nelle nostre braccia Paterne, perciò lo sospiro tanto”. Onde dopo di ciò io mi sentivo tutta immersa nell’adorabile Volontà di Dio e pensavo tra me al grande bene se tutti conoscessero e compissero questo Fiat sì santo ed il gran contento che darebbero al nostro Padre Celeste ed il mio dolce Gesù, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, Noi nel creare la creatura come la formavamo con le nostre mani creatrici, così ci sentivamo uscire una gioia, un contento dal nostro seno, perché doveva servire per mantenere il nostro scherzo sulla faccia della terra e la nostra festa continua, perciò come formavamo i piedi così pensavamo che dovevano servire ai nostri (baci), perché dovevano racchiudere i nostri passi e dovevano essere mezzo d’incontro per trastullarci insieme. Come formavamo le mani così pensavamo che dovevano servire ai nostri (baci) per abbracciarci e poter vedere in essa la ripetitrice delle nostre opere, come formavamo la bocca, il cuore, pensavamo che doveva servire all’eco della nostra parola e del nostro amore e come col nostro alito gli infondemmo la vita, vedendo che quella vita era uscita da noi, era vita tutta nostra, lo stringemmo al nostro seno baciandolo come conferma della nostra opera e del nostro amore e per fare che si mantenesse integro nei nostri passi, nelle nostre opere, nell’eco della nostra parola, dell’amore e della vita della nostra immagine impressa in lui, gli demmo per retaggio il nostro Divino Volere affinché ciò lo conservasse tale quale l’avevamo formato per poter continuare i nostri trastulli, i nostri baci affettuosi, le nostre dolci conversazioni con l’opera delle nostre mani. Quando vediamo nella creatura la nostra Volontà noi vediamo in essa i nostri passi, le nostre opere, il nostro amore, le nostre parole, la nostra memoria ed intelletto, perché sappiamo che la nostra Suprema Volontà nulla farà entrare che non sia nostro e perciò, come cosa nostra, tutto le demmo: baci, carezze, favori, amore, tenerezza più che paterna, né ci sentiamo di stare con lei neppure a un passo di distanza, molto più che anche le distanze piccole non possono formare scherzi continui, non permettono di darsi baci, né di partecipare le gioia più intime e segrete. Invece nell’anima in cui non vediamo la nostra Volontà, non possiamo trastullarci perché nulla vediamo di nostro. In essa si sente un tale sconcerto, una tale dissomiglianza di passi, di opere, di parole, d’amore, che da sola si mette a distanza del suo Creatore e noi dove vediamo che non c’è la calamita potente del nostro Volere che ci fa dimenticare l’infinita distanza che c’è tra il Creatore e la creatura, disdegniamo di trastullarci con essa, di colmarla dei nostri baci e favori. Ecco perciò l’uomo, col sottrarsi alla nostra Volontà, spezzò i nostri trastulli e distrusse i nostri disegni che avevamo nel formare la Creazione, solo col regnare il nostro Fiat Supremo, con lo stabilire il suo regno, saranno realizzati i nostri disegni e ripresi i nostri trastulli sulla faccia della terra”.
21 Novembre 1926
Tenerezza di Gesù per il punto di morte. Come chi vive nel Voler Divino ha il primato in tutto.
Mi sentivo tutta afflitta per la morte improvvisa di una mia sorella, il timore che il mio amabile Gesù non la tenesse con sé straziava l’animo mio, quando è venuto il mio Sommo Bene Gesù, gli ho detto la mia pena e Lui, tutto bontà, mi ha detto: “Figlia mia, non temere, non c’è forse la mia Volontà che supplisce a tutto, agli stessi Sacramenti e a tutti gli aiuti che si possono dare ad una povera morente? Molto più quando non c’è la volontà della persona di non voler ricevere i Sacramenti e tutti gli aiuti della chiesa che, come Madre, dà in quel punto estremo. Sai, il mio Volere, nel rapirla dalla terra improvvisamente, me l’ha fatta circondare della tenerezza della mia umanità, il mio cuore umano e divino ha messo in campo d’azione le mie fibre più tenere, in modo che i suoi difetti, le sue debolezze, le sue passioni sono state guardate e pesate con tale finezza di tenerezza infinita e divina; e quando io metto in campo la mia tenerezza non posso fare a meno d’aver compassione e di farla passare in buon porto, come trionfo della tenerezza del tuo Gesù. E poi non sai tu che dove mancano gli aiuti umani abbondano gli aiuti Divini? Tu temi perché non c’era nessuno insieme a Lei e se voleva aiuto, non aveva a chi chiederlo. Ah! Figlia mia, in quel momento gli aiuti umani cessano, non hanno né valore, né effetto, perché entrano nell’atto solo e primo del loro Creatore ed Io a nessuno do la possibilità d’entrare in questo atto primo e poi a chi non è un perverso, la morte improvvisa serve per non far mettere in campo l’azione diabolica, le sue tentazioni, i timori che con tanta arte getta nei moribondi, perché se lo sente rapire senza poterlo né tentare e né seguire. Perciò ciò che è creduta dagli uomini disgrazia molte volte è più che grazia”. Dopo ciò mi sono tutta abbandonata nel Supremo Volere ed il mio dolce Gesù, riprendendo il suo dire, mi ha detto: “Figlia mia, chi vive nel mio Volere ha il primato su tutto e su tutti gli atti delle creature, ha innanzi al Creatore il suo atto primo nell’amore, sicché se le altre creature amano, l’anima che vive nel mio Volere si trova ad essere la prima ad amare, gli altri vengono chi nel secondo posto, chi nel terzo, chi nel quarto a seconda l’intensità del loro amore; se le altre creature mi adorano, mi glorificano, mi pregano, l’anima che vive nel mio Volere è la prima ad adorarmi, a glorificarmi, a pregarmi. E questo è connaturale, perché la mia Volontà è vita ed atto primo di tutte le creature, quindi chi vive in essa si trova nel suo atto primo ed è la prima sopra tutte le creature, innanzi a Dio a fare tutti i loro atti ed a fare tutti gli atti che loro non fanno. Sicché la Sovrana del Cielo che non diede mai vita al suo Volere, ma ebbe la sua vita tutta nel Mio, ha, come diritto, il primato. Perciò è Lei la prima ad amarci, a glorificarci, a pregarci, se vediamo che le altre creature ci amano è dopo l’amore della Celeste Regina, se ci glorificano e pregano è dopo la gloria e le preghiere di colei che ha il primato e quindi l’impero su tutto. Com’è bello vederla quando mentre le creature ci amano, Essa non vede mai il suo primo posto nell’amore, anzi mentre si mette come atto primo, fa scorrere il suo atto d’amore intorno alla Maestà, in modo che le altre creature restano dietro al mare d’amore della Mamma Celeste con le loro goccioline d’amore e così di tutti gli altri atti. Ah! Figlia mia, vivere nella mia Volontà è una parola, ma è una parola che pesa quanto tutta l’eternità, è una parola che abbraccia tutto e tutti”.
23 Novembre 1926
Minacce di flagelli. Come il vivere nel Voler Divino forma il vero sole, di che cosa è formato questo sole.
Trovandomi nel solito mio stato il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno, mentre sporgendo il suo Volto dal mio petto, coi suoi occhi scintillanti di luce, guardava lontano ed in quella luce, guardavo anch’io e vedevo fiumi che straripavano, mari che, gonfiandosi, uscivano dal loro lido, navi travolte, paesi sott’acqua, tempeste che trasportavano tutto ciò che investivano e tanti altri mali che, mentre sembravano far tregua in un punto, in altri punti riprendevano il loro furore. Oh come faceva spavento vedere l’acqua, il vento, il mare, la terra armati dalla Giustizia Divina per colpire le povere creature! Ond’io pregavo il mio Sommo Bene che si placasse e che ritirasse il comando che aveva dato a questi elementi di far giustizia. Ed il mio dolce Gesù, gettandomi le braccia al collo e stringendomi forte a sé, mi ha fatto sentire la sua Giustizia. Io mi sono sentita soccombere ed il mio dolce Gesù, sospirando, mi ha detto: “Figlia mia, non ne posso più, è necessario che la mia giustizia faccia il suo corso, tu non ti allarmare per ciò che vedi; ma piuttosto occupati del regno dell’Eterno Fiat”. Io son rimasta sofferente ed afflitta per i grandi mali che succederanno e, abbandonandomi nell’adorabile Volere del mio Gesù, ho racchiuso in Esso tutti i pensieri, gli sguardi, le parole, le opere, i passi, i palpiti, affinché tutti amassero e chiedessero insieme con me che venga il regno del Fiat Supremo e che presto si stabilisse in mezzo alle umane generazioni e il mio amato Bene, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, il vivere nel mio Volere forma il vero sole fra il cielo e la terra, i suoi raggi, stendendosi nel basso, investono ciascun pensiero, sguardo, parole, opere e passo che lega con la sua luce e se ne forma corona, tenendosela ferma in sé per fare che nulla gli sfugga. I suoi raggi, sentendosi in alto, investono tutto il cielo, tutti i beati, e legandoli tutti nella sua luce, nulla si fa sfuggire affinché questo sole trionfante possa dire: tutto racchiudo, nulla mi manca delle opere e di ciò che appartiene al mio Creatore, con le mie ali di luce mi stendo su tutto, abbraccio tutti, trionfo su tutti, anche sul mio Eterno Fattore, perché nella luce del suo Volere, non c’è cosa che voglio e che non gli porti, non c’è atto che non gli faccia, non c’è amore che non gli dia. Con le mie ali di luce che mi somministra il mio Eterno Fiat, sono il vero re che investe tutti e domina tutto, chi mai può resistere a liberarsi dai raggi solari quando si trova all’aperto? La forza della luce è irresistibile, dove essa si stende, nessuno può sfuggire al suo tocco, liberando la sua luce li sfiora con i suoi baci di luce e di calore e, trionfante, li tiene investiti sotto l’impressione della sua luce. Forse ci saranno ingrati che non gli faranno attenzione, né gli diranno grazie, ma la luce neppure a questo bada, bada piuttosto al suo ufficio di luce e si tiene ferma nel dare il bene che possiede.
Molto più che il sole della mia Volontà non è come il sole che si vede nella volta del Cielo, la cui sfera di luce è limitata. Se quella sfera fosse tanto larga da stendersi in modo da formare un secondo cielo, la terra girando avrebbe trovato il suo sole e quindi le tenebre, la notte non avrebbero potuto investire la terra e come non perde mai di vista il cielo che si stende ovunque, così non perderebbe mai il sole e per la terra sarebbe sempre giorno. Ora il sole della mia Volontà, ha una sfera non limitata e perciò possiede il suo pieno giorno. Perciò chi viene in essa abbraccia tutti i tempi, tutte le generazioni ed investendo gli atti di tutti, forma un solo atto, un solo amore ed una sola gloria per il suo Creatore. Ma sai tu di che è formato questo sole della mia Suprema Volontà? I miei Attributi sono i raggi di questo sole i quali sebbene siano distinti fra loro nelle qualità e nell’ufficio che hanno, però nella sostanza sono luce e la mia Volontà è la suprema luce che assume tutte insieme queste luci. E’ la dirigente di tutti i miei attributi e perciò quando le creature meritano che siano colpite io dirigo il raggio di luce della mia giustizia ed essa, difendendo i miei diritti, colpisce le creature”.
27 Novembre 1926
Come chi compie una missione può dirsi madre e per dirsi figlia deve generare in essa. Come le altre santità sono luce e la santità del Volere Divino è sole. Come il fondamento di questa santità è l’Umanità di nostro Signore.
Stavo tutta abbandonata nelle braccia dell’Adorabile Volontà e pregavo il mio dolce Gesù che usasse un atto della sua Potenza, per fare che il Supremo Volere investisse le umane generazioni e legandole a sé, formasse i suoi primi figli tanto desiderati da Esso. Ed il mio Sommo Bene, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, si dice Madre, si dice Padre, quando una persona ha una missione speciale, chiunque ha origine da questa missione compiuta si può chiamare figlia di questa madre. Madre vera significa portare nel suo seno il suo parto, formarlo col suo stesso sangue, sostenere pene, sacrifici e, se occorre, esporre la propria vita per dar vita al parto delle proprie viscere, sicché quando questo parto è maturato nel proprio seno ed è uscito alla luce, allora con giustizia, con diritto e con ragione, si dice figlio il parto e madre colei che l’ha generato. Perciò per essere Madre è necessario che si formino prima nel proprio interno, si generino nel proprio sangue tutte le membra e gli atti di questi figli che devono essere generati a partire dal cuore della propria madre. Ora, figlia mia, per essere figlia del mio Volere sei stata generata in Esso, in Esso sei stata formata e più che sangue, la luce, l’amore della mia Volontà, formandoti, ha innestato in te, i suoi modi, la sua attitudine, il suo sperare, facendoti abbracciare tutti e tutto, tanto è vero che, come parto suo, ora ti chiama la neonata della mia Volontà, ora piccola figlia sua. Perciò, può generare i figli del mio Volere, solo chi è stato generato in Esso, perciò tu sarai la madre della generazione dei suoi figli”. Ed io, mio Gesù, che dici? Non sono buona ad essere figlia, come posso essere Madre? E Gesù: “Eppure da te deve uscire la generazione di questi figli; quale madre ha sofferto tanto, chi è stato confinato in un letto per quarant’anni e più, per amore di formare il suo parto e dare alla luce la generazione dei suoi figli? Nessuno. Quale madre, per quanto buona, ha sacrificato tutta intera la sua esistenza, fino a racchiudere in sé i pensieri, i palpiti, le opere, per fare che tutto fosse riordinato nel proprio parto, volendo dare non una volta la vita, ma tante volte per quanti atti fa il suo proprio figlio? Nessuno. Non senti tu stessa in te le generazioni di questi figli, col seguire i pensieri, le parole, le opere, i passi, per riordinarli tutti nella mia Volontà? Non senti tu di voler dare la vita a ciascuno purché conosca il mio Volere e sia rigenerato in Esso? Tutto ciò che tu hai nel tuo interno e soffri, non è altro che la formazione e la maturazione di questo parto tutto di cielo. Ecco perciò ti ho detto tante volte che la tua Missione è grande, né vi è chi possa pareggiarla e ci vuole somma attenzione”.
Onde sentendomi oppressa perché avevo saputo che il Reverendo Padre Di Francia, stava facendo stampare le memorie della mia infanzia e tutto ciò che segue, nel mio dolore dicevo al mio Amato Gesù: “Amor mio, vedi un poco che mi combinano, dal far conoscere ciò che tu mi hai detto sulle virtù e sulla tua Adorabile Volontà, mettono anche ciò che riguarda me, tutt’al più dovrebbero fare questo dopo la mia morte, non ora, solo per me era stabilita questa confusione e questo dolore sommo, per gli altri no. Ah! Gesù dammi la forza perché faccia anche in questo la tua santa Volontà” e Gesù, stringendomi fra le sue braccia per darmi forza, tutto bontà, mi ha detto: “Figlia mia, non t’affliggere tanto, tu devi sapere che le altre santità sono piccole luci che si formano nell’anima e queste luci sono soggette a crescere, a decrescere ed anche a spegnersi, quindi non è giusto che finché si vive nel tempo, fino a tanto che la luce non è più soggetta a spegnersi col passare all’altra vita, si metta in vista; che figura si farebbe se si conoscesse che questa luce non esiste più? Invece la Santità del vivere nel mio Volere non è luce, ma sole, quindi non soggetto né ad impoverirsi di luce, né a spegnersi, chi mai può toccare il sole? Chi può togliergli una sola stilla di luce? Nessuno, chi può spegnere un atomo del suo calore? Chi può farlo scendere anche un millesimo al di sotto del suo posto, dall’altezza in cui regna e domina tutta la terra? Nessuno. Se non ci fosse il sole del mio Fiat Supremo non avrei permesso di farle stampare. Piuttosto ho premura, perché il bene che può fare un sole, non può farlo una luce, perché il bene della luce è troppo limitato e non mettendola in vista non è un gran bene, né un gran danno se non si fa sorgere. Invece il bene del sole abbraccia tutto, fa bene a tutti e non facendolo sorgere quanto prima è un gran danno mentre è un gran bene farlo sorgere anche un giorno prima. Chi può dire il gran bene che può fare una giornata piena di sole? Molto più il sole della mia Eterna Volontà. Sicché quanto più si perde tempo, tante giornate di sole si tolgono alle creature e tante giornate tolgono al sole costringendo i suoi raggi nella nostra Patria Celeste”.
Ma nonostante il dire di Gesù, la mia oppressione continuava e la mia povera mente era funestata dal pensiero che la povera mia insignificante esistenza, che meritava d’essere seppellita, senza che nessuno facesse attenzione al fatto che io fossi stata sulla terra, doveva andare sottocchio e nelle mani di chissà quanti, mio Dio, Dio mio, qual dolore! Ma mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno tutto disteso, come se la sua santa Umanità facesse da fondamenta nella povera e piccola anima mia e, riprendendo il suo dire, ha soggiunto: “Figlia mia, non ti distrarre, non vedi che il fondamento del regno dell’Eterno Fiat in te è formato dai miei passi, dalle mie opere, dal mio cuore palpitante d’amore per l’onore della mia Volontà, dai miei sospiri ardenti e dalle lacrime infuocate dei miei occhi? Tutta la mia vita è distesa in te per formare il fondamento. Quindi non conviene che il tuo piccolo operato su questo fondamento sì solido e sì santo sia fatto con distrazione, né che le tue girate nel Supremo Volere siano ombrate, no, no, figlia mia, non voglio questo in te, non temere, resterai seppellita nel sole del mio Volere, chi più di esso potrà eclissarti in modo che nessuno ti faccia attenzione? Il sole del Fiat Supremo terrà tanta cura che la piccola lucerna dell’anima tua, sia circondata dai raggi del sole che comparirà e che terrà nascosta in sé la lucerna, perciò rimani in pace, se vuoi contentare il tuo Gesù. Abbandona tutto in me ed io penserò a tutto”.
29 Novembre 1926
Come la Divina Volontà fa da serva alle creature perché non la fanno regnare.
Continuando il mio solito abbandono nell’adorabile Volontà, mi si è fatta presente tutta la creazione, nella quale scorreva come luce e come vita primaria, la Suprema Volontà dominante e trionfante, tanto nelle cose grandi, quanto nelle più piccole. Che incanto, che ordine, che bellezza rara, che armonia fra loro, perché una è la volontà che le domina e che, correndo in loro, le vincola in tal modo che una non può stare senza dell’altra. Ed il mio dolce Gesù, interrompendo il mio stupore, mi ha detto: “Figlia mia, la mia Volontà restò come vita operante in ciascuna cosa creata, perché dominasse liberamente col suo pieno trionfo, sicché ha vita operante nella luce e nel calore del sole; ha la vita operante nella sua immensità e nelle molteplici sue opere nel cielo; ha la vita operante nella sua potenza, nella sua giustizia, nel mare, perché la Divina Volontà non è come la volontà delle creature che anche se vogliono, se non hanno mani non possono operare, se non hanno piedi, non possono camminare, se son muti o ciechi non possono né parlare, né guardare. Invece la mia volontà fa tutti gli atti in un atto solo, mentre opera, cammina, mentre è tutt’occhi per guardare, nel medesimo tempo è tutta voce per parlare e, con tale eloquenza, che nessun altro la può pareggiare. Essa parla nel rumoreggiare del tuono, nello scoppio della folgore, nel sibilo del vento, nelle onde tumultuanti del mare, nell’uccellino che canta; dovunque parla per fare che tutti sentano la sua voce, ora forte, ora dolce, ora tuonante. Volontà mia, quanto sei ammirabile! Chi può dire di aver amato le creature come Te? La mia stessa umanità, oh come resta dietro! Io resto duplicato in te e tu resti nel tuo operato che, non ha principio, né finisce mai, perché Tu stai sempre al tuo posto di dar vita a tutte le cose create per portare la tua vita alle creature. Oh se tutti conoscessero ciò che essa fa per loro, quanto ama, come il suo soffio vitale dà vita a tutti! Come l’amerebbero e tutti starebbero stretti intorno al mio Eterno Fiat per ricevere la vita che vuole dare...
Ma sai tu, figlia mia, perché il mio Supremo Volere si lasciò dominante e come vita in tutte le cose create ed in ciascuna cosa a fare il suo ufficio distinto? Perché doveva servire a se stesso, alla sua stessa volontà, perché doveva tenere vita e dominio nella creatura, per la quale aveva creato tutte le cose, Essa fece come un re che volendo formarsi un’abitazione in cui regnare e formare la sua dimora, vi forma tante stanze, vi mette tante luci, per fare che non regni l’oscurità, vi mette fontanine di acque freschissime, per ricreazione, vi mette le musica, fa circondare la sua abitazione con ameni giardini, insomma vi mette tutto ciò che può renderlo felice e degno della sua regalità. Ora come re deve avere i suoi servi, i suoi ministri, i suoi soldati. Ora che avviene? Questi disconoscono il re ed invece di dominare il re, dominano i servi, i ministri, i soldati, qual non sarebbe il dolore di questo re, nel vedere che le opere sue non servono a lui, ma con ingiustizia servono ai suoi servi e lui stesso è costretto a fare il servo ai suoi servi? Perché quando un servizio, un’opera serve a se stesso non si è servitore. Ora la mia Volontà doveva servire a se stessa nelle creature e perciò si lasciò più nobile Regina in tutte le cose create, per fare che nulla mancasse alla sua regalità di Regina nella creatura, non ci poteva essere alcun altro che potesse servire degnamente la mia Volontà se non la mia stessa Volontà, né si sarebbe adattata a farsi servire dai servi, perché nessuno avrebbe avuto i suoi modi nobili e Divini per servirla. Ora senti il gran dolore della mia Suprema Volontà, tu che sei sua figlia, è giusto che sappia i dolori della tua madre, della tua regina e di Colei che è tua Vita. Essa nella Creazione fa la serva ai servi, serve l’umana volontà perché la mia non regna nelle creature. Com’è duro servire ai servi e per tanti secoli! Come l’anima si sottrae alla mia per fare la sua, mette in servitù la mia Volontà nella Creazione. Perciò il suo dolore è grande, da Regina diventa serva, né vi è chi può raddolcire un dolore sì amaro. Se Essa continua a stare nella Creazione a servire i servi, è perché aspetta i figli suoi, aspetta che le opere sue servano ai figli del suo eterno Fiat che, facendola regnare e dominare nelle loro anime, faranno da servi alla sua nobiltà. Oh! Se solo questi figli le raddolciranno un dolore sì lungo ed amaro, le asciugheranno le lacrime di tanti secoli di servitù, le restituiranno i diritti della sua regalità. Perciò è tanto necessario far conoscere la mia Volontà, ciò che fa, ciò che vuole, com’Essa è tutto e contiene tutti i beni ed il suo continuo dolore perché non la fanno regnare”.
Ora dopo ciò, la mia mente è rimasta tanto compenetrata dal dolore della Suprema Volontà, che continuando a stare innanzi alla mia mente tutta la creazione, con sommo mio dolore, vedevo questa nobile Regina velata in ciascuna cosa creata, mentre serviva tutte le creature, faceva la serva nel Sole servendo le creature col dare loro la luce ed il calore, faceva da serva nell’acqua porgendola fino alle labbra per dissetarle, faceva da serva nel mare per porgere i pesci, faceva da serva nella terra dando i frutti, cibo di ogni sorta, fiori e tante altre cose, insomma in tutte le cose Essa era velata a mestizia, perché non era decoroso per Lei, servire le creature, anzi era sconvenevole per la sua nobiltà di Regina far da serva a creature ingrate e perverse, che si servivano della sua servitù senza neppure guardarla, senza dirle un grazie, senza retribuirla con alcuna mercede come si usa fare coi servi. Chi può dire ciò che io comprendevo su questo dolore sì lungo ed intenso dell’Eterno Fiat? Ma mentre nuotavo in questo dolore, il mio adorato Gesù, è uscito dal mio interno e, stringendomi a sé, tutto tenerezza, mi ha detto: “Figlia mia, è molto doloroso ed umiliante per il mio Supremo Volere far da servo alle creature che non lo fanno regnare in esse. Molto più si sentirà glorificato e felice in chi lo farà regnare. Guardalo in te, com’è felice di servirti! Esso regna in te mentre scrivi e si sente onorato e felicitato di servirti, di guidare la tua mano mentre scrivi, affinché verghi le parole sulla carta per farsi conoscere. Esso mette a servizio nella tua mente la sua santità, per somministrarti le idee, i vocaboli, gli esempi più teneri che riguardano il mio Supremo Volere affinché si faccia via in mezzo alle creature per formare il suo regno. Esso serve alla tua vista per farti guardare ciò che scrivi, alla tua bocca per imboccarti le parole, al tuo cuore per farlo palpitare del suo stesso Volere. Che differenza! Esso è felice di servirti perché serve a se stesso, serve a formare la sua Vita, serve alla sua conoscenza, alla sua santità, serve per formare il suo regno. Il mio Volere regna in te mentre preghi e ti serve col darti il volo in se stesso, per farti fare i suoi atti e farti prendere il possesso dei suoi beni. Questo modo di servire del mio Volere è glorioso, è trionfante, è dominante e soffrirebbe solo se l’anima non si facesse servire tutta ed in tutto da Esso”.
3 Dicembre 1926
Lamenti con Gesù, Lui la tranquillizza. Come la volontà umana mette la distanza tra Dio e l’anima. Noi creature siamo raggi di luce usciti da Dio. Come la prigione di Gesù è simbolo della prigione dell’umana volontà.
Continuando il mio solito abbandono nel mio Adorabile Fiat Supremo, sospiravo con ansia il mio Sommo Bene Gesù ed in quella luce interminabile dell’Eterno Volere dove non si vede né dove cominciano i confini, né dove finiscono, ero tutt’occhi per vedere se potessi scorgere colui che io tanto sospiro e Gesù, per quietare le mie smanie, è uscito dal mio interno ed io nel vederlo gli ho detto: “Amor mio, come mi fai stentare e sospirare il tuo ritorno! Stai proprio ad aspettare il momento in cui non ne posso più, come è chiaro che non mi vuoi più il bene di prima, eppure mi dicevi che mi avresti sempre più amata e che mai saresti stato senza me ed ora mi lasci e forse anche per un giorno intero, in preda al dolore e sotto il torchio delle tue privazioni, abbandonata e tutta sola”; e Gesù, spezzando il mio dire, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere, io non ti lascio, tanto è vero che esco sempre dal tuo interno, per trattenermi con te e se tu non mi vedi sempre lo faccio per darti il campo a seguire quell’atto solo della mia Volontà, che contiene tutti gli atti insieme. Non vedi tu che la luce del mio Supremo Volere ti scorre dal cuore, dalla bocca, dagli occhi, dalle mani, dai piedi, da tutto il tuo essere ed eclissandomi in te, tu non sempre mi vedi, perché esso è interminabile, ciò che non è la mia stessa umanità, perciò ha la forza di eclissarmi ed io godo di questo eclissi del mio Supremo Volere e da dentro te stessa vedo il tuo volo, i tuoi atti nel Fiat Divino. Se io mi facessi vedere sempre, tu per trattenerti con me e godere della mia dolce ed adorabile presenza, ti occuperesti della mia Umanità, sfogheresti il tuo amore con me come io con te e non avresti cuore di lasciarmi per seguire il volo della mia Volontà nella creazione, negli stessi atti che fece la mia umanità nella Redenzione, perciò per farti sempre compiere la missione a te affidata, per renderti più libera, io sto in te come nascosto per seguire i tuoi stessi atti nell’Eterno Fiat. Non ti ricordi che agli stessi miei apostoli fu detto che era necessario che si distaccassero dalla mia Umanità, che molto amavano e di cui non sapevano stare senza? Tanto è vero che finché io vissi sulla terra, non si allontanavano da me per andare per tutto il mondo a predicare il vangelo ed a fare conoscere la mia venuta sulla terra; ma dopo la mia partita al cielo, investiti dallo spirito Divino, ebbero questa forza di lasciare la loro regione per far conoscere i beni della Redenzione e di mettere anche la vita per amor mio. Sicché la mia Umanità sarebbe stata un impedimento alla missione dei miei apostoli. Non dico che questo occorre a te, perché tra te e me non c’è questo impedimento, perché questo succede quando due esseri sono separabili; ma quando due esseri si sono tanto immedesimati, che uno vive nell’altro, l’impedimento finisce, perché dove va l’uno si trova insieme l’altro, quindi stando insieme non occorrono sforzi per andare dove si vuole, perché la persona amata è dentro di essa per seguirla ovunque; ma dico solo che occorre spesso l’eclissi per la forte luce della mia Volontà che dominando te e la mia stessa Umanità in te, ci eclissa e ci fa seguire gli atti suoi. Ciò non significa che non ti amo più come prima e che Io so stare senza te, affatto, è tutto il contrario, la mia Volontà mi dà l’amore eterno e completo del tuo Gesù e facendomi muro intorno con la sua luce, non permette che neppure un istante possa allontanarmi da te. Sai tu chi mette la distanza fra Dio e l’anima? L’umana volontà! Ogni atto di essa è un passo di distanza fra il Creatore e la creatura, quanto più opera la volontà umana, tanto più si allontana da colui che l’ha creata, la perde di vista, scende dalla sua origine, spezza ogni vincolo con la famiglia celeste. Supponi un raggio di sole che si possa distaccare dal centro della sua sfera, come si allontana dal sole così si sente sperdere la luce e se si allontana tanto perde del tutto la vista del sole. Questo raggio sperde tutta la luce e si converte in tenebre, questo raggio convertito in tenebre sente in sé un moto, una vita, ma non è più capace di dar luce, perché non ne possiede. Sicché il suo moto, la sua vita, è solo capace di spandere dense tenebre. Così sono le creature, raggio di luce uscite dalla sfera del sole della Divinità e come si allontanano dalla mia Volontà, si svuotano di luce, perché ad essa era dato di conoscere la luce in questi raggi e perciò si convertono in tenebre. Oh se tutti conoscessero il non fare la mia Volontà! Oh come starebbero attenti a non fare entrare in loro il veleno distruttrice di ogni bene della volontà umana”!
Dopo ciò stavo seguendo il mio appassionato Gesù nella sua dolorosa prigione, mentre stando legato ad una colonna, nel modo barbaro in cui lo avevano legato, non poteva stare fermo, appoggiato alla colonna, ma penzoloni, con le gambe incurvate legate ad essa e quindi tentennava ora a destra, ora a sinistra. Ed io, ho abbracciato le sue ginocchia per farlo stare fermo e gli ho riordinato i capelli tutti sconvolti, che gli coprivano persino il suo Volto adorabile, non mancandogli neppure gli sputi che tanto l’avevano imbrattato. Oh come avrei voluto slegarlo per liberarlo da quella posizione così dolorosa ed umiliante! Ed il mio prigioniero Gesù, tutto afflitto, mi ha detto: “Figlia mia, sai tu perché permisi che fossi messo anche in prigione nel corso della mia Passione? Per liberare l’uomo dalla prigione della volontà umana. Guarda com’era orrida la mia prigione, era un piccolo luogo che serviva per racchiudere le immondizie e gli escrementi delle creature, sicché la puzza era intollerabile, l’oscurità era densa, non mi lasciarono neppure una piccola lanternina, la mia posizione era straziante, imbrattato di sputi, coi capelli sconvolti, addolorato in tutte le membra, legato, neppure disteso, ma curvo, non mi potevo aiutare in alcun modo, non potevo neppure togliermi i capelli davanti agli occhi che mi molestavano. Questa mia prigione è la vera similitudine della prigione che forma la volontà umana delle creature, la puzza che esala è orribile, l’oscurità è densa, molte volte non le resta neppure la piccola lampadina della ragione, sono sempre irrequieti, sconvolti, imbrattati da passioni più vili. Oh come c’è da piangere su questa prigione dell’umana volontà! Come sentii al vivo in questa prigione il male che aveva fatto alle creature! Fu tanto il mio dolore che versai amare lacrime e pregai il mio Celeste Padre che liberasse le creature da questa prigione tanto ignominiosa e dolorosa. Anche tu prega insieme con me che le creature si sprigionino dalla loro volontà”.
6 Dicembre 1926
Patto tra Gesù e l’anima. Come l’atto allora si può dire perfetto quando regna la Volontà Divina.
Pare che questa mattina il mio sempre amabile Gesù non mi ha fatto tanto stentare nel venire, anzi si è pure trattenuto a lungo con me, cosa che non faceva da tanto tempo, perché se viene ora la sua visitina è sempre brevissima, né mi dà tempo per potergli dir nulla, dice solo lui quello che mi vuol dire oppure parla con la luce interminabile del suo Volere, parla tanto che Gesù resta eclissato in questa luce ed io pure e tutti e due ci perdiamo di vista, perché quella luce è tanto forte ed abbagliante che la piccolezza e la debolezza della mia vista non può sostenere e quindi sperdo tutto ed anche Gesù. Ora mentre si tratteneva con me erano tali e tante le smanie d’amore che, il cuore gli batteva forte forte e poggiando il suo petto sul mio mi faceva sentire i suoi palpiti ardenti ed avvicinando le sue labbra alle mie versava in me parte del fuoco che lo bruciava. Era un liquido che mentre era fuoco liquido era dolcissimo, ma d’un dolce che non si sa dire; ma fra quei rivoli che venivano nella mia bocca e che come fontanine uscivano dalla sua bocca, c’era qualche rivolo amaro, che l’ingratitudine umana mandava fin nel cuore del mio dolce Gesù. Gesù non faceva tutto ciò da molto tempo, mentre prima lo faceva quasi tutti i giorni, ora dopo essersi sfogato con me, dopo aver versato ciò che aveva nel suo Cuore SS., mi ha detto: “Figlia mia, dobbiamo fare un patto insieme: tu non devi fare nulla senza me ed io non devo fare nulla senza te”. Ed io: Amor mio, è bello, mi piace questo patto, fare nulla senza te e quando Tu non vieni come faccio? Sicché devo stare inoperosa e senza far nulla e poi tu metti la tua Volontà in me ed io non so volere se non ciò che vuoi tu, quindi tu vincerai sempre e farai quello che vuoi e senza me. E Gesù, tutto bontà, ha ripreso a dire: “Figlia mia, quando non vengo non devi stare senza far nulla, no, no, devi continuare a fare ciò che abbiamo fatto insieme, ciò che ti ho detto che voglio che tu faccia, questo non è fare senza me, perché è già passato tra me e te e resta come se sempre lo facessi insieme con me e poi non vuoi tu che vinca sempre Io? Il vincere del tuo Gesù è guadagno tuo, sicché se tu vinci perdi, se perdi vinci. Ma sii certa che io non farò nulla senza te. Perciò ho messo in te il mio Volere ed insieme con Esso la mia luce, la mia santità, il mio amore, la mia forza, affinché se vuoi la mia luce, la mia santità, il mio amore, la mia forza, dominando, in esse prendi la luce che vuoi, la santità, l’amore, la forza, che vuoi possedere. Com’è bello vederti possedere i miei domini, che mi fanno giungere a non far nulla senza te. Questi patti li posso fare solo con colei nella quale domina e regna la mia Volontà”.
Onde dopo ciò, stavo facendo i miei soliti atti nel Fiat Supremo e pensavo tra me che volevo nascondere il mio piccolo amore, la mia meschina adorazione e tutto ciò che io avrei potuto fare nei primi atti che fece Adamo quando possedeva l’unità della luce della Divina Volontà ed in quelli della Mamma Regina, che furono tutti perfetti; ed il mio adorato Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, un atto si può chiamare perfetto quando racchiude in sé tutti gli atti insieme e solo la mia Volontà racchiude quest’atto perfetto, che mentre è un atto solo, scaturiscono da quest’atto solo tutti gli atti possibili ed immaginabili che ci sono in Cielo e in terra. Quest’atto solo del mio Volere è simbolo d’una fonte, infatti mentre la fonte è una, da Essa scaturiscono, mari, fiumi, fuoco, luce, cielo, stelle, fiori, monti e terra, da questa sola fonte esce tutto. Ora Adamo nello stato d’innocenza e l’Altezza della Sovrana Regina, possedendo la mia Volontà, se amavano racchiudevano l’adorazione, la gloria, la lode, la benedizione, la preghiera anche nel più piccolo loro atto, nulla mancava, scorreva la molteplicità delle qualità dell’atto solo del mio Supremo Volere che, faceva abbracciare loro tutto in un atto per cui davano al loro Creatore ciò che conveniva. Sicché se amavano, adoravano, se adoravano, amavano, gli atti isolati che non abbracciano tutti gli atti insieme, non si possono chiamare perfetti, sono atti meschini, che sanno di volontà umana. Ecco perciò solo nel Fiat l’anima può trovare la perfezione vera nei suoi atti ed offrire un atto Divino al suo Creatore”.
8 Dicembre 1926
Chi vive nel Voler Divino è l’eco, è il piccolo sole. Come questi scritti escono dal cuore di nostro Signore. Le opere di nostro Signore sono veli che nascondono la nobile Regina della Divina Volontà.
Stavo pensando ai miei soliti atti nell’eterno volere ed il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, tu sei l’eco nostro, come entri nel nostro Volere per amare, per lodare, per chiedere che venga il nostro regno, così sentiamo in te l’eco del nostro amore, l’eco della nostra gloria, l’eco del nostro Fiat che vuole venire sulla terra a regnare, che vuole essere pregato, ripregato, pressato perché venga a regnare come in cielo così in terra. E siccome tu giri per tutta la creazione per seguire in essa gli atti del Supremo Volere, così sentiamo il tuo eco nel mare, nelle valli, sui monti, nel sole, nel cielo, nelle stelle, in tutto. Come è bello quest’eco, è l’eco nostro, che risuona in tutte le cose nostre. In quest’eco sentiamo l’eco della nostra voce, il moto delle nostre opere, il calpestio dei nostri passi, i moti, la pulsazione dei nostri palpiti e noi ci dilettiamo tanto nel vedere la tua piccolezza perché mentre fai l’eco cerchi di imitare la nostra voce, di copiare i moti delle nostre opere, di fare lo stesso rumore dei nostri passi, d’amare col palpito nostro”. Poi sospirando ha soggiunto: “Figlia mia, se il sole, avesse ragione e vedesse una pianta o un essere che volesse diventare sole, il sole aumenterebbe tutta la sua luce, il suo calore e tutti i suoi effetti su quest’essere per farlo diventare sole, anche se non negherebbe agli altri esseri la sua luce ed i suoi effetti, perché è della natura della luce che dovunque si trovi si spanda e faccia del bene a tutti; ma diventerebbe sole l’essere fortunato che avrà ricevuto tutti i riflessi e tutti i beni insieme che il sole contiene; qual gloria, qual contento non riceverebbe il sole nel formare un altro sole? Tutta la terra per tanti secoli mai ha attestato tanta gloria, tanto amore col ricevere i suoi effetti, come questo solo essere che si è cambiato in sole. L’anima col vivere nel nostro Fiat non fa altro che imitare il suo Creatore ed il sole eterno accentra su di essa tutti i suoi riflessi in modo da farla diventare il piccolo sole a somiglianza del sole Divino. Non fu proprio questo il nostro scopo ed il nostro detto: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza? Farlo senza che ci dovesse rassomigliare e non dovesse portare in sé l’immagine di Colui che l’aveva creato, non era né decoroso, né degno di un opera delle nostre mani, né potenza di quel soffio rigeneratore che uscì dal nostro seno. Generare un’opera dissimile da noi; che si direbbe di una madre che generasse non un bambino che avesse occhi, bocca, mani, piedi ed in tutte le membra simile a lei, non un essere piccolo in tutte le membra, ma al quale nulla manchi di tutti gli organi della madre; ma generasse una pianta, un uccello, una pietra così dissimile da lei? Sarebbe incredibile, sarebbe una cosa contro natura ed indegna di una madre per non aver saputo infondere nel suo parto la sua immagine e tutte le sue membra. Ora se tutte le cose che generano formano cose simili a loro, molto più per Iddio primo generatore, formando le creature, sarebbe stato onore e gloria sua formarle simili a sé. Perciò figlia mia, il tuo volo nel mio Volere sia continuo, affinché accentri i suoi raggi sopra di te e, dardeggiandoti, formi di te il suo piccolo sole”.
Dopo di ciò mi sentivo come stanca e non mi decidevo a scrivere ciò che il mio adorato Gesù mi aveva detto e Gesù, sorprendendomi per darmi volontà e forza di farlo, mi ha detto: “Figlia mia, non sai tu che questi nostri scritti escono dal fondo del mio cuore ed io faccio scorrere in essi la tenerezza del mio cuore, per intenerire quelli che li leggeranno, la sodezza del mio dire Divino, per rassodarli nella verità della mia Volontà? In tutti i detti, verità, esempi, che ti faccio vergare sulla carta, faccio correre la dignità della mia sapienza celeste, in modo che coloro che li leggono o leggeranno, se staranno in grazia, sentiranno in loro la mia tenerezza, la sodezza del mio dire e la luce della mia sapienza e, come tra calamite, resteranno attratti nella conoscenza della mia Volontà. Chi poi non sta in grazia non potrà negare che è luce e la luce fa sempre bene, non fa mai male, illumina, riscalda, fa scoprire le cose più nascoste e muove ad amarle. Chi può dire che non riceve bene dal sole? Nessuno, più che sole sto mettendo fuori dal mio cuore in questi scritti affinché facciano bene a tutti, perciò ho tanto interesse che tu scriva per il gran bene che voglio fare all’umana famiglia, tanto che li guardo come scritti miei, perché sono Io sempre il dettatore e tu la piccola segretaria della lunga storia della mia Volontà”. Quindi stavo seguendo nel Voler Divino tutto ciò che il mio dolce Gesù aveva fatto, stando in terra, nella sua Umanità e chiedevo in ciascun atto suo che il suo Fiat fosse conosciuto e che, trionfante, venisse a regnare in mezzo alle creature ed il mio sommo ed unico bene, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, come tutta la creazione è vero che nasconde la mia Volontà, così la mia Umanità e tutte le mie opere, lacrime e pene sono tanti veli che nascondono il mio Fiat Supremo. Esso regnava negli atti miei trionfante e dominante e gettava le fondamenta per venire a regnare negli atti umani delle creature; ma sai tu chi rompe questi veli per farla uscire a dominare nel proprio cuore? Chi la riconosce in ogni mio atto e la invita ad uscire. Essa rompe il velo delle mie opere, vi entra, riconosce la nobile regina e la prega, la pressa a non stare più nascosta ed, aprendole il cuore, la invita ad entrare. Rompe il velo delle mie lacrime, del mio sangue, delle mie pene, il velo dei Sacramenti, il velo della mia Umanità; e dandole la sua sudditanza, la scongiura perché non stia più velata ma si faccia conoscere regina, per poter prendere il suo dominio e formarsi i figli del suo regno. Ecco perciò la necessità che tu giri nel nostro Volere e in tutte le opere nostre, per trovare la nobile regina della nostra Volontà nascosta in essa, per pregarla che si sveli, che esca dai suoi appartamenti, affinché tutti la conoscano e la facciano regnare”.
10 Dicembre 1926
Come la Volontà divina è un atto continuato che mai cessa. Come la Vergine si fece dominare da quest’atto e formò in sé la sua vita. Come nelle feste della Vergine in cielo si festeggia la Divina Volontà.
La mia povera mente nuotava nel mare interminabile dell’Eterno Volere ed il mio adorabile Gesù faceva vedere il prodigio più grande: la sua SS.ma Volontà mentre era così immensa, si restringeva nella creatura pur restando immensa, per dominarla e formare la sua vita in essa. La creatura che diventava immensa sotto un atto continuo di questa Volontà Divina era il miracolo dei miracoli ed il prodigio mai visto. E l’amabile Gesù, tutto bontà, mi ha detto: “Figlia carissima del mio Volere, tu devi sapere che solo il mio Eterno Volere ha un atto continuato che mai cessa, quest’atto è pieno di vita e perciò dà vita a tutti, conserva tutto e mantiene l’equilibrio in se stesso ed in tutte le cose. Solo Esso può vantarsi di possedere quest’atto continuo e di dar sempre vita, d’amare sempre sempre, senza cessare un istante. La mia stessa Umanità possedeva quest’atto continuato, perché in essa scorreva quest’atto continuato del Fiat Supremo; quanto durò la vita della mia Umanità sulla terra? Fu brevissima infatti, come compii ciò che era necessario per la Redenzione, me ne partii alla mia Patria Celeste, se restarono gli atti miei, fu perché erano animati dall’atto continuato della mia Volontà. Invece la mia Volontà non si parte mai, è sempre al suo posto, preesistente, non interrompe mai il suo atto di vita su tutto ciò che da essa è uscito. Oh! Se la mia Volontà partisse dalla terra e da tutte le cose create, tutte le cose perderebbero la vita e si risolverebbero nel nulla. Perché la mia Volontà sul nulla creò tutte le cose e diede loro vita, ritirandosi, tutte perderebbero l’esistenza. Ora, vuoi tu sapere chi fu colei che si fece dominare da quest’atto continuo del mio Volere Supremo Volere e che, non dando mai vita al suo, ricevette quest’atto continuo di vita di Volontà Divina, in modo da formare in lei una vita tutta Divina ed a somiglianza del suo Creatore? Fu la Celeste Sovrana Regina, Essa fin dal primo istante del suo immacolato concepimento, ricevette quell’atto di vita di Volontà Divina, per riceverlo continuamente in tutta la sua vita. Questo fu il prodigio più grande, il miracolo mai visto; la vita della Divina Volontà nell’Imperatrice del Cielo, perché da un atto solo di vita di questo Fiat possono uscire cieli, soli, mari, stelle e tutto ciò che vuole, sicché tutti gli atti umani messi di fronte ad un atto solo di vita di questa mia Volontà, sono come tante gocce d’acqua che si sperdono nell’oceano, come piccole fiammelle innanzi al sole, come atomi nel grande spazio dell’universo. Immagina tu stessa cosa possiede l’altezza dell’Immacolata Regina con questa vita di atto continuo di Volontà Divina formata in lei! Questo fu il vero miracolo, il prodigio mai visto: la piccolezza della Sovrana Celeste racchiudeva in sé una vita Divina, una Volontà immensa ed eterna, che possiede tutti i beni possibili ed immaginabili. Perciò in tutte le feste con cui la Chiesa onora la Mamma mia, tutto il Cielo festeggia, glorifica, loda, ringrazia la Suprema Volontà, perché vede in Lei la sua vita, causa primaria per cui ottenne il sospirato Redentore e quindi poiché ebbe vita questo Fiat, che dominò e regnò in Lei, (la Chiesa) si trova in possesso della Celeste Gerusalemme. Fu proprio la Volontà Divina che formò la sua vita in questa Eccelsa Creatura, che le aprì il Cielo chiuso dall’umana volontà. Perciò con giustizia, mentre festeggiano la Regina, festeggiano il Supremo Fiat che la fece Regina, regnò in Lei, formò la sua vita ed è causa primaria della loro eterna felicità. Perciò una creatura che fa dominare la mia Volontà e le dà il campo libero di formare la sua vita in lei è il più grande dei prodigi, può muovere cielo e terra, perfino lo stesso Dio, è come se nulla facesse mentre fa tutto e solo essa può spuntare le cose più importanti, distruggere tutti gli ostacoli, affrontare tutto, perché una Volontà Divina regna in lei. E come per impetrare la Redenzione ci voleva tutta la Potenza del Fiat abitante nelle creatura e per formarla ci voleva la mia Umanità che la possedeva, così per impetrare che venga il regno del mio stesso Fiat, ci vuole un’altra creatura che lo faccia abitare in lei, che gli dia campo libero di formare la sua vita, affinché il mio stesso volere, per mezzo di essa, compia l’unico ed il più importante prodigio, che venga a regnare come in Cielo così in terra. E perciò, essendo la cosa più grande che metterà l’equilibrio Divino nell’umana famiglia, faccio cose grandi in te, accentro in te tutto ciò che è necessario e decoroso che si sappia di questo mio Regno, il grande bene che vuole dare, la felicità di tutti quelli che vivranno in Esso, la sua lunga storia, il suo lungo dolore ed i tanti secoli perché mentre vuole venire a regnare in mezzo alle creature per renderle felici, esse non gli aprono le porte, non lo sospirano, non lo invitano e, mentre sta in mezzo a loro, non lo conoscono. Solo una Volontà Divina avrebbe potuto sopportare con pazienza così invitta di stare in mezzo ad esse per dare loro la vita e non essere neppure conosciuta. La mia Volontà è grande, interminabile ed infinita e dove essa regna vuole fare cose degne della sua grandezza, della sua Santità e della potenza che contiene. Perciò, sii attenta, figlia mia, non si tratta di una cosa qualsiasi, di formare una santità, ma si tratta di formare un Regno alla mia Volontà adorabile e Divina”.
12 Dicembre 1926
Il lamento di Gesù nella sua Passione nel vedersi divise le vesti e tirata a sorte la tunica. Come Adamo prima di peccare era vestito di luce e, appena peccò, sentì il bisogno di coprirsi.
Stavo facendo i miei soliti atti nel Fiat Supremo ed il mio adorato Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, nella mia Passione c’è un mio lamento uscito con immenso dolore dal fondo del mio cuore straziato, cioè: divisero le mie vesti e tirarono a sorte la mia tunica. Come fu doloroso per me veder divise le mie vesti in mezzo ai miei stessi carnefici e tirare a sorte la mia tunica. Era l’unico oggetto che io possedevo e che mi era stato dato con tanto amore dalla mia Mamma dolente ed ora non solo mi spogliavano di essa ma la tiravano a sorte. Ma sai tu chi mi trafisse maggiormente? In quelle vesti mi si fece presente Adamo vestito con la veste dell’innocenza e scoperto con la tunica non divisibile della mia Suprema Volontà. L’increata sapienza nel crearlo si fece più che madre amorosissima, lo vestì più che tunica con la luce interminabile della mia Volontà, veste non soggetta a scomporsi né a dividersi, né a corrompersi, veste che doveva servire all’uomo per conoscere l’immagine del suo Creatore, le sue doti ricevute e doveva renderlo mirabile e santo in tutte le cose sue, non solo, ma lo ricoprì con la sopravveste dell’innocenza. E Adamo nell’Eden divise con le sue Passioni le vesti dell’innocenza e si giocò la tunica della mia Volontà, veste impareggiabile e di luce smagliante. Ciò che fece Adamo nell’Eden si ripeté sotto i miei occhi sul monte Calvario. Nel vedere divise le mie vesti e tirata a sorte la mia tunica, simbolo della veste regale data all’uomo, il mio dolore fu intenso tanto che emisi un lamento. Mi si fece presente quando le creature, facendo la loro volontà, mettono in gioco la mia, quante volte dividono con le loro passioni la veste dell’innocenza! Tutti i beni vengono racchiusi nell’uomo in virtù di questa veste regale della Divina Volontà. Messa in gioco questa, lui restò scoperto e perdette tutti i beni, perché gli mancava la veste che lo teneva racchiuso in essa. Sicché fra tanti mali che fanno le creature col fare la loro volontà, aggiungono il male irreparabile di giocarsi la veste regale della mia Volontà, veste che non potrà essere sostituita da alcun’altra veste”. Dopo ciò il mio dolce Gesù mi ha fatto vedere che metteva la piccola anima mia in un sole e con le sue sante mani mi teneva ferma in quella luce, con la quale coprendomi tutta dentro e fuori io non potevo, né sapevo vedere altro che luce ed il mio adorato Bene ha soggiunto: “Figlia mia, la Divinità nel creare l’uomo lo mise nel sole della Divina Volontà ed in lui tutte le creature. Questo sole serviva di veste non solo all’anima, ma i suoi raggi erano tanti che coprivano anche il corpo in modo che gli serviva più che veste da renderlo tanto onorato e bello che né re né imperatori sono mai comparsi così ornati, come compariva Adamo con questa veste di luce fulgidissima. Si sbagliano coloro che dicono che Adamo prima di peccare andava nudo, falso, falso, se tutte le cose create da noi sono tutte ornate e vestite, lui che era il nostro gioiello, lo scopo per cui tutte le cose furono create, non doveva avere la più bella veste ed il più bell’ornamento fra tutti? Perciò a lui conveniva la bella veste della luce del sole della nostra Volontà e, siccome possedeva questa veste di luce, non aveva bisogno di vesti materiali per coprirsi. Come si sottrasse al Fiat Divino così si ritirò la luce dall’anima e dal corpo e perdette la sua bella veste e, non vedendosi più circondato di luce, si sentì nudo e vergognoso nel vedere lui solo nudo in mezzo a tutte le cose create, sentì il bisogno di coprirsi e si servì della cose superflue alle cose create, per coprire la sua nudità. Tanto è vero ciò che dopo il mio sommo dolore di vedere divise le mie vesti e tirata a sorte la mia tunica, nel risorgere la mia Umanità non prese altre vesti, ma si vestì con la veste fulgidissima del sole del mio Volere Supremo, era quella stessa veste che possedeva Adamo quando fu creato, perché per aprire il cielo la mia Umanità doveva portare la veste della luce del sole del mio Supremo Volere, veste regale che dandomi le divise di re ed il dominio nelle mie mani aprì il cielo a tutti i redenti quindi presentandomi al mio Celeste Padre gli offrii le vesti integre e belle della mia Volontà con cui era coperta la mia Umanità per far riconoscere tutti i redenti per nostri figli. Sicché la mia Volontà mentre è vita, è nel medesimo tempo, la vera veste della creazione della creatura e perciò ha tutti i diritti su di lei; ma quanto non fanno le creature per sfuggire a questa luce? Perciò tu sii ferma in questo sole dell’Eterno Fiat ed io ti aiuterò a mantenerti in questa luce”. Onde io, nel sentire ciò, gli ho detto: Mio Gesù e mio tutto, com’è, se Adamo nello stato di innocenza non aveva bisogno di vesti, perché la luce della tua Volontà era più che veste, eppure la Sovrana Regina possedeva integra la tua Volontà, Tu stesso eri la stessa Volontà eppure né la Mamma Celeste, né Tu portavate le vesti di luce ed ambedue vi serviste di vesti materiali per coprirvi, come mai ciò?” E Gesù ha ripreso a dire: “Figlia mia, tanto Io quanto la Mamma mia, venimmo ad affratellarci con le creature, venimmo ad innalzare l’umanità decaduta e quindi a prendere le loro miserie ed umiliazioni in cui essa era caduta per coprirle a costo della propria vita; se ci fossimo vestiti di luce chi avrebbe ardito avvicinarci e trattare con noi? E nel corso della mia Passione chi avrebbe ardito toccarmi? La luce del sole del mio Volere li avrebbe accecati e stramazzati a terra, quindi dovetti fare un miracolo più grande nascondendo questa luce col velo della mia Umanità e comparire come uno di loro. Perché la mia Umanità rappresentava non Adamo innocente, ma Adamo caduto e quindi dovevo assoggettarmi a tutti i suoi mali, prendendoli sopra di me, come se fossero miei, per coprirli innanzi alla Divina Giustizia, invece quando risorsi dalla morte, poiché rappresentavo Adamo innocente, il novello Adamo, feci cessare il miracolo di tenere nascosto nel velo della mia Umanità le vesti del fulgido sole del mio Volere e restai vestito di luce purissima e con questa veste regale ed abbagliante feci il mio ingresso nella Patria mia, lasciando aperte le porte che fino a quel punto erano state chiuse per fare entrare tutti coloro che mi avevano seguito. Perciò col non fare la nostra Volontà non c’è bene che non si perda, non c’è male che non si acquisti”.
15 Dicembre 1926
La noticina d’amore. Come ogni atto di Volontà di Dio fatto dalla creatura è un atto di più di beatitudine.
Stavo seguendo il mio giro nella Creazione per seguire la Volontà Suprema in tutte le cose create, ma mentre facevo ciò nella mia mente pensavo: Qual bene faccio, qual gloria do a questo Fiat adorabile, col riparare come in rassegna tutte le cose create, per mettervi anche un mio piccolo ti amo? Chissà che non sia una perdita di tempo ciò che faccio. Ora mentre io pensavo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, che dici? Con la mia Volontà non si perde mai tempo, anzi seguendola si guadagna il tempo eterno. Ora tu devi sapere che ogni cosa creata contiene un diletto distinto l’uno dall’altro e questi diletti furono messi da noi perché dovevano servire per dilettare noi e la creatura. Ora in ciascuna cosa creata corre il nostro amore e come tu passi in esse, così fai correre la noticina del tuo (ti amo), non vuoi tu dunque a tanto amore nostro mettere le tue piccole note, i tuoi punti, le tue virgole, le tue cordicelle che dicono amore e che armonizzando col nostro, formano il diletto da Noi voluto e noi a te? Un diletto allora si gusta di più quando c’è compagnia, l’isolamento fa morire il gusto, sicché con la tua compagnia che fai col girare nella Creazione ci fai ricordare i tanti nostri diletti che furono messi da noi in ciascuna cosa creata, ci fai rivivere i nostri gusti e mentre tu diletti Noi, Noi dilettiamo te. E poi vuoi forse anche tu lasciare isolata la nostra Volontà? No, no, la figlia piccola conviene che non lasci mai sola sua Madre, ma che si stia sempre nelle sue ginocchia per seguirla in tutti gli atti suoi”. Onde dopo ciò, la mia povera mente nuotava nel mare immenso dell’Eterno Fiat ed il mio amabile Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, tra tante qualità e prerogative che contiene il mio Volere, vi è un atto mai interrotto di beatitudine e l’anima quanti atti fa in esso, tanti atti di beatitudine distinti prende nell’anima sua. Sicché quanti atti di più fa in questo Fiat tanto più si rende proprietaria e forma un capitale più grande in lei di queste beatitudini le quali le danno pace somma in terra ed in cielo, perciò sentirà tutti gli effetti e i godimenti di queste beatitudini che si è formata in essa. Vedi, la cosa è come connaturale, mentre tu stai in terra, la mia Volontà in cielo sprigiona da sé un atto sempre nuovo di beatitudine infinita, ora chi prende questo suo atto nuovo che mai cessa? I santi, gli angeli che vivono in Cielo di Volontà Divina. Ora chi sta nell’esilio e vive in essa non è giusto che sperda tutti questi atti di beatitudine, che invece con giustizia vengono messi come a riserva dell’anima sua, affinché quando partirà per la sua Patria Celeste, li goda tutte insieme, per mettersi a livello con gli altri di ricevere quell’atto nuovo di beatitudine mai interrotto. Vedi dunque che significa fare un atto di più o un atto di meno nella mia Volontà: è avere tanti atti di più di beatitudine per quante volte di più ha fatto la mia Volontà e perderne per quante volte ha fatto la sua. E non solo prende tanti atti di beatitudine ma tanti atti di santità, di scienza divina, tanti atti distinti di bellezza, d’amore, per quante volte ha fatto la mia Volontà. E se è stato sempre nel mio Eterno Fiat avrà in sé la santità che somiglia al suo Creatore. Oh! Come sarà bella questa fortunata creatura se in Cielo sentiranno in essa l’eco delle nostre beatitudini, l’eco della nostra Santità, l’eco del nostro Amore, insomma sarà stata l’eco nostro in terra e l’eco nostro nella Patria Celeste”.
19 Dicembre 1926
Come nella Creazione la Divinità bilocò la sua Volontà; natura di Essa (è) la felicità. Come si costituì atto di tutto. Possesso che vuol dare alla creatura.
Continuavo il mio stato di abbandono nel Supremo Volere e come giravo con la mia mente in tutta la creazione per seguirlo in tutte le cose create e fare la mia volontà una con la Sua, per formarne un atto solo col suo, il mio sempre amabile Gesù soffermandosi mi ha detto: “Figlia mia, la Divinità nel mettere fuori la Creazione bilocò la sua Volontà ed una rimase dentro di loro per il loro regime, gioia, felicità, contenti e beatitudini innumerevoli ed infinite che possediamo perché la nostra Volontà ha il primo posto in tutti gli atti nostri, l’altra nostra Volontà bilocata andò fuori di noi nella Creazione per darci anche esternamente onori e gloria divina, felicità e gioie innumerevoli. Perché per la nostra Volontà, le gioie, le felicità, le beatitudini che possiede come doti proprie, sono proprie della sua natura e se non mettesse fuori di sé queste beatitudini e contenti innumerevoli che possiede, sarebbe per Essa una cosa contro sua natura. Ora la Maestà Suprema col fare uscire la nostra Volontà bilocata in tutta la Creazione, per farla costituire vita ed atto di ogni cosa creata, mise fuori di sé innumerevoli ricchezze, beatitudini e gioie senza numero che solo la Potenza dell’Eterno Fiat poteva conservare, mantenere il regime, per non farle mai perdere la loro integrità e bellezza. Ora tutte queste proprietà uscite da noi, mentre ci glorificavano dandoci la gloria di tanti atti continui e Divini per quante cose create uscirono alla luce, erano stabilite come proprietà delle creature, che unificando la loro volontà alla nostra, avrebbero dovuto avere il loro atto in ciascun atto di Essa, in modo che come loro avrebbero avuto l’atto Divino della nostra Volontà in ciascuna cosa creata, Noi avremmo avuto l’atto della creatura, trasfuso come se fosse uno solo. Con ciò sarebbero venute a conoscenza delle loro ricchezze, conoscendole, le avrebbero amate ed avrebbero acquistato il diritto di possederla. Quanti atti divini, non fa il mio Supremo Volere in ciascuna cosa creata, mentre le creature non conoscono neppure l’anticamera di questi atti? E se non li conoscono, come possono amarle e possederle se sono per loro ignote? Sicché tutte le ricchezze, le felicità, gli atti Divini che ci sono in tutta la Creazione, per le creature sono inoperose e senza vita e se qualcosa ricevono, non è come proprietà ma come effetto della Bontà Suprema che da sempre dà del suo come elemosina anche a chi non ha diritto di possesso, altri poi li prendono come usurpazioni. Perché per possedere questi beni che il Padre Celeste ha messo fuori nella Creazione, la creatura deve fare la sua vita, deve elevarsi all’unione di quella Volontà Divina, per lavorarci insieme, fare i medesimi atti, conoscerli per farli in modo da poter dire: “ciò che fa Essa faccio io”, con ciò acquista il diritto di possesso in tutti gli atti, di questa Suprema Volontà; e quando due volontà formano una sola, il mio ed il tuo non esiste più, ma con diritto ciò che è mio è tuo e ciò che è tuo è mio. Ecco perciò la causa per cui il mio Supremo Volere ti chiama, ti aspetta in ciascuna cosa creata per farti conoscere le ricchezze che ci sono, per farti ripetere insieme con Essa i suoi atti Divini e darti il diritto di possesso, tu stessa diventi roba sua, resti sperduta nelle sue immense ricchezze e nei suoi stessi atti ed oh come gode il Fiat Divino nel renderti proprietaria delle sue immense ricchezze! E’ tanto il suo desiderio che ha, di costituire le sue ereditiere che, si sente doppiamente felice quando vede chi conosce i suoi possedimenti, che fa suo, il suo atto divino, tanto che anche se vide che l’uomo col sottrarsi alla sua Volontà, perdette la via per giungere a possedere questi suoi domini, non si arrestò, ma nell’eccesso del suo amore e del suo lungo dolore nel vedere inoperose le sue ricchezze, per il bene delle creature, come il Verbo Eterno si vestì d’umana carne, così si costituì vita di ogni loro atto per formare altri beni per loro; aiuti possenti e rimedi efficaci, più alla portata dell’umanità decaduta, per realizzare lo scopo di far possedere ciò che è stato messo fuori nella Creazione. Non c’è cosa che esca da noi senza questo scopo: che la creatura in tutto ritorni nel nostro Volere, se ciò non fosse ci renderemmo estranei alle opere nostre. Sicché, figlia mia, lo scopo primario della Creazione e della Redenzione, è che tutto sia Volontà nostra, in Cielo ed in terra, perciò dovunque scorre, dappertutto si trova, per fare tutto suo e dare tutto ciò che ad Essa appartiene. Perciò sii attenta nel seguire le opere nostre, appaga questo desiderio così insistente del mio Supremo Volere, che vuole chi possiede i suoi beni”.
22 Dicembre 1926
Segno che apparteniamo alla Famiglia Celeste. Iddio è solito fare le sue opere prima a tu per tu con la creatura, così come fece con la sua Mamma. Quanto più grande è un’opera che Gesù fa tanto più porta in sé l’immagine dell’unità divina.
Stavo pensando al Fiat Supremo e pregavo il mio dolce Gesù che mi desse una grazia sì grande, da farmi compiere in tutto e per tutto la sua SS.ma Volontà per farla conoscere al mondo intero, affinché fosse reintegrata nella gloria che le creature le negano. Ora mentre pensavo ciò ed altro, il dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, qual è lo scopo, per cui vuoi che la mia Volontà sia compiuta in te e sia conosciuta da tutti?” Ed io: “lo voglio perché Tu lo vuoi, lo voglio perché si stabilisca l’ordine Divino ed il tuo Regno sulla terra, lo voglio perché la famiglia umana non viva più come estranea a Te, ma si vincoli di nuovo alla famiglia Divina donde ebbe origini. E Gesù, sospirando, ha soggiunto: “Figlia mia, lo scopo tuo ed il mio è unico. Quando un figlio ha lo stesso scopo del Padre, vuole ciò che il Padre vuole, non fa mai dimora in casa altrui, lavora nei campi di suo Padre, se si trova con persone, parla della bontà, dell’ingegno, degli scopi grandi di suo Padre. Di questo figlio si dice che ama, che è copia perfetta di suo Padre, che si vede con chiarezza da tutti i lati che appartiene a quella famiglia, che è figlio degno che porta in sé con amore la generazione di suo Padre. Così sono i segni se si appartiene alla famiglia Celeste: avere lo stesso mio scopo, volere la mia stessa Volontà, dimorare in essa, come in una casa propria, lavorare per farla conoscere, se parla non sa dire altro, che ciò che si fa e si vuole nella nostra famiglia Celeste. Questa si conosce a chiare note e da tutti i lati, con ragione, con giustizia e con diritto che è figlia che ci appartiene, che è una della famiglia nostra, che non ha degenerato dalla sua origine, che conserva in sé l’immagine, i modi, i portamenti, la vita di suo Padre, di Colui che l’ha creata. Finché tu sei una della mia Famiglia e quanto più fai conoscere la mia Volontà, tanto più ti distingui innanzi al Cielo ed alla terra che sei figlia che ci appartieni. Invece quando non si ha lo stesso scopo, poco o nulla dimora nella reggia della nostra Volontà, va sempre girando ora in un’abitazione, ora in un vile tugurio, va sempre vagando nell’aperto delle passioni, facendo atti indegni della sua famiglia, se lavora è in campi estranei, se parla non risuonano mai sul suo labbro l’amore, la bontà, l’ingegno, i grandi scopi di suo Padre, sicché in tutto il suo portamento non si conosce affatto che appartiene alla sua famiglia, si può chiamare costui figlio della sua famiglia? E se da quella è uscito è figlio degenere che ha spezzato tutti i vincoli ed i rapporti che lo legavano alla sua famiglia. Perciò solo chi fa la mia Volontà e vive in Essa può chiamarsi figlio mio, membro della mia famiglia Divina e Celeste. Tutti gli altri sono figli degeneri e come estranei alla famiglia nostra. Ecco che quando tu ti occupi del mio Fiat Divino, se parli, se giri in esso, ci metti in festa, perché sentiamo che è uno che ci appartiene, sentiamo che è la figlia nostra che parla, che gira, che lavora nel campo del nostro Volere ed ai figli si lasciano le porte aperte, nessun appartamento si chiude per essi, perché ciò che è del Padre è dei figli e nei figli si mette la speranza della lunga generazione del Padre, così io ho messo in te la speranza della lunga generazione dei figli del mio Eterno Fiat”.
Mentre la mia mente seguitava a pensare alla Volontà Suprema dicevo tra me: ma come può essere mai che da me sola, da questo piccolo essere così insignificante che non sono buona a nulla, che non ho né dignità, né autorità, né superiorità, come potrei impormi, diffondermi, parlare per far conoscere questo sole del Volere Divino e così far formare i figli della sua generazione? Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù ha spezzato il mio pensiero ed uscendo dal mio interno mi ha detto: “Figlia mia, è mio solito fare le mie opere più grandi prima a tu per tu, con una sola, difatti una fu la mia Mamma e con Lei sola svolsi tutto l’operato ed il gran portento della mia Incarnazione, nessuno entrò nei nostri segreti, né penetrarono nel sagrato dei nostri appartamenti per vedere ciò che passava tra Me e la Sovrana Celeste. Né Essa occupava nel mondo posto di dignità e di autorità, perché Io nello scegliere non guardo mai in faccia la dignità e la superiorità, ma guardo il piccolo individuo in cui posso guardare in faccia la mia Volontà, che è la dignità e l’autorità più grande. L’altezza della piccola fanciulla di Nazareth, anche se non aveva né posto, né dignità, né superiorità nel basso mondo, siccome possedeva la mia Volontà, da Lei pendeva cielo e terra, nelle sue mani c’erano le sorti dell’umano genere, c’erano le sorti di tutta la mia gloria che avrei dovuto ricevere da tutta la Creazione; sicché bastò formare il mistero dell’Incarnazione nell’unica mia Eletta per far sì che gli altri ricevessero il bene di esso. Una fu la mia Umanità e da questa uscì la generazione dei redenti. Perciò basta formare in una tutto un bene che si vuole per poter fare uscire la generazione di quel bene. Come basta un seme per poter moltiplicare a mille a mille la generazione di quel seme, perciò tutta la potenza, la virtù, l’abilità che occorre per una virtù creatrice, sta nel formare il primo seme, formato il primo è come lievito per formare la generazione di esse. Così mi basta un’anima sola che dandomi libertà assoluta di rinchiudere in lei il bene che voglio e di farmi formare in essa il sole del Fiat Supremo, questo sole batterà i suoi raggi sulla superficie della terra e formerà la generazione dei figli del mio Volere. Ora tu devi sapere che tutte le opere nostre più grandi portano in sé l’immagine dell’unità Divina e quanto più bene sono destinate a fare, più bene racchiudono di questa unità suprema, vedi anche nella Creazione ci sono queste similitudini dell’unità Divina, che mentre sono opere uniche, fanno tanto bene che non fanno tutti insieme la molteplicità delle altre nostre opere. Guarda sotto la volta del Cielo, uno è il sole, ma quanti beni non contiene? Quanti non ne fa alla terra? Si può dire che la vita di essa dipende dal sole, mentre è uno abbraccia con la sua luce tutti e tutto, porta tutto nel suo grembo di luce e dà a ciascuno un atto distinto, a seconda la varietà delle cose che investe, comunica la fecondità, lo sviluppo, il colore, la dolcezza, la bellezza, eppure il sole è uno, mentre le stelle sono molte, ma non fanno il gran bene che fa il sole alla terra, anche se è uno, la potenza di un atto unico animato dalla potenza creatrice, è incomprensibile e non c’è bene che da questo non possa uscire; può cambiare la faccia della terra, da arida, deserta, in primavera fiorita. Il cielo è uno e perciò si stende ovunque. L’acqua è una e sebbene sembri divisa in tanti diversi punti della terra, formando mari, laghi, fiumi, ma nello scendere dal cielo, scende in forma unica e non c’è punto della terra dove l’acqua non risieda. Sicché le cose da Noi create che portano in sé l’immagine dell’unità Divina, sono quelle che fanno più bene, sono le più necessarie e senza di esse la terra non potrebbe aver vita. Quindi, figlia mia, non pensare al fatto che sei sola, è l’unità di un’opera grande che devo svolgere in te, né pensare che non hai dignità ed autorità esterna, questo non significa nulla, la mia Volontà è più che tutto, la sua luce sembra muta, ma nel suo mutismo investe le intelligenze e fa parlare con tale eloquenza da far stordire i più dotti e ridurli al silenzio. La luce non parla, ma fa vedere, fa conoscere le cose più nascoste, la luce non parla, ma col suo mite e dolce calore riscalda, rammollisce le cose più dure, i cuori più ostinati, la luce non contiene alcun seme, alcuna materia, tutto è puro in essa, non si vede altro che un’onda di luce fulgida, argentea, ma si sa infiltrare tanto che fa generare, sviluppare e fecondare le cose più sterili, chi può resistere alla forza della luce? Nessuno, anche i ciechi, se non la vedono sentono il suo calore, i muti, i sordi, sentono e ricevono il bene della luce. Ora chi potrà resistere alla luce del mio Eterno Fiat? Tutte le sue conoscenze saranno più che raggi di luce del mio Volere che batteranno la superficie della terra ed infiltrandosi nei cuori porterà il bene che contiene e sa dare la luce della mia Volontà. Ma questi raggi devono avere la loro sfera donde partire, devono essere accentrati in un punto solo, donde spuntare per formare l’alba, il giorno, il meriggio ed il tramonto nei cuori, per risorgere di nuovo. Quindi la sfera, il punto solo sei tu, i raggi accentrati in essa sono le mie conoscenze che daranno la fecondità alla generazione dei figli del regno della mia Volontà. Perciò ti ripeto sempre, sii attenta, per fare che nessuna della mia conoscenza resti sperduta, faresti sperdere un raggio da dentro la tua sfera e tu neppure puoi comprendere tutto il bene che contiene perché ogni raggio contiene la sua specialità del bene che devono fare ai figli del mio Volere e priveresti Me della gloria di quel bene dei figli miei e priveresti anche te della gloria di spandere un raggio di luce di più dalla tua sfera”.
24 Dicembre 1926
Lamenti e dolori della privazione di Gesù. Pene di Gesù nel Seno Materno. Chi vive nel Voler Divino è come membro vincolato con la Creazione.
Mi sentivo tutta in smanie perché il mio dolce Gesù non veniva; ma mentre deliravo dicevo degli spropositi e nella forza del mio dolore ripetevo sempre: “Gesù, come sei cambiato, non avrei mai creduto che saresti giunto a privarmi così a lungo di Te!” Ma mentre sfogavo il mio dolore, il dolce Gesù è venuto da piccolo bambino e, gettandosi nelle mia braccia, mi ha detto: “Figlia mia, dimmi e tu sei cambiata? Ami forse qualche altro? Non vuoi fare più la mia Volontà?”. Queste domande di Gesù mi pungevano al vivo e, dispiaciuta, ho detto: “Gesù, che vuoi dire con ciò? No, no, non sono cambiata, né amo, né conosco altro amore ed amo piuttosto morire anziché non fare la tua SS.ma Volontà”. E Gesù dolcemente ha soggiunto: “Sicché non sei cambiata? Ebbene figlia mia, se non sei cambiata tu che hai una natura soggetta a mutarsi, posso cambiare Io che sono l’irremovibile? Il tuo Gesù non si cambia, sii sicura, né può cambiarsi”. Io sono rimasta confusa e non ho saputo che dire e Lui ha soggiunto tutto bontà: “Vuoi vedere come stavo nel seno della mia Mamma Sovrana e ciò che pativo in Lei?” Ora mentre diceva ciò, si è mosso dentro di me in mezzo al mio petto, steso in uno stato di perfetta immobilità, i suoi piedini e le sue manine erano tanto tesi ed immobili da far pietà, gli mancava lo spazio per muoversi, per aprire gli occhi, per respirare liberamente e quello che più straziava era vederlo in atto di morire continuamente. Che pena vedere morire il mio piccolo Gesù, io mi sentivo messa insieme con Lui, nello stesso stato di immobilità. Onde dopo qualche tempo il Bambinello Gesù, stringendomi a sé, mi ha detto: “Figlia mia, il mio stato nel seno Materno fu dolorosissimo, la mia piccola Umanità aveva l’uso perfetto di ragione e di sapienza infinita, quindi fin dal primo istante del mio concepimento, comprendevo tutto il mio stato doloroso, l’oscurità del carcere materno, non avevo neppure uno spiraglio di luce! Che lunga notte di nove mesi! La strettezza del luogo mi costringeva ad una perfetta immobilità, sempre in silenzio, né mi era dato di vagire, né di singhiozzare per sfogare il mio dolore, quante lacrime non versai nel sacrario del seno della Mamma mia, senza fare il minimo moto e questo era nulla. La mia Umanità aveva preso l’impegno di morire tante volte, per soddisfare la Divina Giustizia, per quante volte la creatura aveva fatto morire la Volontà Divina in loro, facendo il grande affronto di dar vita all’umana volontà e facendo morire in loro una Volontà Divina. Oh come mi costarono queste morti! Morire e vivere, vivere e morire, fu per me la pena più straziante e continua, molto più che la mia Divinità sebbene fosse con me una sola cosa ed inseparabile da Me, nel ricevere da Me queste soddisfazioni si atteggiava a giustizia e sebbene la mia Umanità fosse santa, era una lucerna innanzi al sole immenso della mia Divinità ed io sentivo tutto il peso delle soddisfazioni che dovevo dare a questo sole Divino e la pena della decaduta umanità che in me doveva risorgere a costo di tante mie morti. Fu il respingere la Volontà Divina, dando vita alla propria che formò la rovina dell’umanità decaduta ed Io dovevo tenere in stato di morte continua la mia Umanità e la volontà umana per fare che la Volontà Divina avesse vita continua in me per stendervi il suo regno. Dacché fui concepito io pensavo e mi occupavo a stendere il regno del Fiat Supremo nella mia Umanità, a costo di non dar vita alla mia volontà umana per far risorgere l’umanità decaduta, affinché fondato in Me questo regno, preparassi le grazie, le cose necessarie, le pene, le soddisfazioni che ci volevano per farlo conoscere e fondarlo in mezzo alle creature. Perciò tutto ciò che tu fai, quello che faccio in te per questo regno, non è altro che la continuazione di ciò che io feci dacché fui concepito nel seno della Mamma mia. Perciò se vuoi che svolga in te il regno dell’Eterno Fiat, lasciami libero, né dar mai vita alla tua volontà”. Dopo ciò seguivo i miei atti nell’Eterno Volere ed il dolce Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Volontà è l’anima e tutta la creazione è il corpo di essa e come l’anima è una nel corpo, una è la sua volontà, invece il corpo ha tanti diversi sensi, per cui come tanti diversi tasti ognuno fa la sua suonatina ed esercita a ciascun membro il suo ufficio distinto; però c’è tale ordine ed armonia tra loro che quando un membro esercita il suo ufficio, tutte le altre membra sono tutte intente sul membro operante e penano insieme se quel membro soffre e godono se gode perché una è la volontà che le muove, una è la forza che possiedono, così è tutta la creazione, è come corpo animato dalla mia Volontà e anche se ciascuna cosa creata fa il suo ufficio distinto, sono tanto unite tra loro che sono più che membra al corpo. Ed essendo la sola mia Volontà che le anime e domina, una è la forza che possiedono. Ora chi fa la mia Volontà e vive in Essa, è un membro che appartiene al corpo della Creazione e perciò possiede la forza universale di tutte le cose create, neppure esclusa quella del suo Creatore, perché la mia Volontà circola nelle vene di tutta la creazione più che sangue nel corpo, sangue puro, santo, vivificato di luce, che giunge a spiritualizzare lo stesso corpo. L’anima è tutta intenta a tutta la creazione per fare ciò che essa fa, per stare in comunicazione con tutti i suoi atti e tutta la Creazione è intenta su di lei per ricevere gli atti suoi, perché è tanto bella la suonatina di questo membro che fa l’ufficio in mezzo ad esso che tutti sono intenti ad ascoltarla, perciò il vivere nel mio Volere è la sorte più felice ed indescrivibile, i suoi atti, il suo punto di partenza è sempre per il Cielo, la sua vita è in mezzo alle stelle”.
25 Dicembre 1926
Come il Bambino si fece vedere appena nato dalla sua Mamma. Luce che tramandava il Bambino mentre dava il saluto a tutti della sua venuta sulla terra. Differenza tra la grotta e la prigionia della Passione.
Stavo con ansia aspettando il Bambinello Gesù e dopo molti sospiri finalmente è venuto e, gettandosi da piccolo Bambinello nelle mie braccia, mi ha detto: “Figlia mia, vuoi tu vedere come Mi vide la mia inseparabile Mamma quando uscii dal seno Materno? Guardami e vedi.” Io l’ho guardato e l’ho visto piccolo Bambinello, di una bellezza rara e rapitrice, ho visto che da tutta la sua piccola Umanità, dagli occhi, dalla bocca, dalle mani e dai piedi uscivano raggi fulgidissimi di luce, che non solo involgevano Lui ma si allungavano tanto da poter ferire ogni cuore di creatura come per dare il primo saluto della sua venuta sulla terra. Il primo picchio per bussare ai cuori, per farsi aprire e chiedere un ricetto in loro, quel picchio era dolce ma penetrante, però siccome era picchio di luce non faceva strepito, ma si faceva sentire forte più di qualunque rumore. Sicché in quella notte tutti sentirono una cosa insolita nei loro cuori, ma pochissimi furono quelli che aprirono i loro cuori per dargli un piccolo alloggio. Ed il tenero infante, nel sentirsi non ricambiato nel saluto, né aperto nonostante i suoi ripetuti passi, incominciò il suo pianto con le labbra livide e tremanti dal freddo, singhiozzava, vagiva e sospirava; ma mentre la luce che usciva da Lui faceva tutto ciò perché dalle creature aveva i primi rifiuti, con la sua Mamma Celeste appena uscito dal suo seno, si gettò nelle sue braccia materne per dargli il primo abbraccio, il primo bacio e siccome le sue piccole braccia non giungevano ad abbracciarla tutta, la luce che usciva dalle sue manine la cinse tutta in modo che Madre e Figlio restarono investiti della stessa luce. Oh come la Mamma Regina ricambiò il Figlio col suo abbraccio e col suo bacio, in modo che restarono tanto stretti insieme che parevano uno fuso nell’altro! Col suo amore ricambiò il primo rifiuto ricevuto da Gesù dai cuori delle creature ed il suo vezzoso Bambinello depose il suo primo atto di nascere nel cuore della sua Mamma, depose le sue grazie, il suo primo dolore per fare che ciò che si vedeva nel Figlio si potesse vedere nella sua Mamma. Onde dopo ciò il grazioso Bambinello è venuto nelle mia braccia e mi ha stretta forte, io ho sentito come se Lui entrasse in Me ed io in Lui e poi mi ha detto: “Figlia mia, ti ho voluto abbracciare come abbracciai la mia cara Mamma appena nato, affinché anche tu riceva il mio primo atto di nascere ed il mio primo dolore, le mie lacrime, i miei teneri vagiti, affinché ti muova a compassione del mio stato doloroso della mia nascita. Se non avessi avuto la mia Mamma in cui deporre tutto il bene della mia nascita ed affidare in Lei la luce della mia Divinità che io, Verbo del Padre, contenevo non avrei trovato nessuno, né dove deporre il tesoro infinito della mia nascita, né dove fissare la luce della mia Divinità che dalla mia piccola Umanità traspariva fuori. Perciò vedi come è necessario che quando la Maestà Suprema decide di fare alle creature un bene grande che può servire come bene universale, scegliamo una creatura a cui diamo tanta grazia da poter ricevere tutto in sé quel bene che dovrebbero ricevere tutti gli altri, in modo che se gli altri non lo ricevono in tutto o in parte, l’opera nostra non rimane sospesa e senza il suo frutto; ma l’anima eletta riceve in sé tutto quel bene e l’opera nostra riceve il ricambio del frutto, sicché la Mamma mia fu non solo la depositaria della mia vita, ma di tutti gli atti miei. Quindi in tutti gli atti miei, prima vedevo se potevo depositarli in Lei e poi li facevo. Onde in Lei depositai le mie lacrime, i miei vagiti, il freddo e le pene che pativo ed Essa faceva l’eco a tutti gli atti miei e, con incessanti ringraziamenti, riceveva tutto, c’era una gara tra Madre e Figlio, Io a dare e Lei a ricevere. Quando questa mia piccola Umanità fece il primo ingresso sulla terra la mia Divinità volle trasparire fuori di Essa per girare ovunque e fare la prima visita sensibile a tutta la creazione. Cieli e terra, tutti ricevettero questa visita del loro Creatore, all’infuori dell’uomo, mai avevano ricevuto tanto onore e gloria come quando si videro in mezzo a loro, il loro Re, il loro Fattore, tutti si sentirono onorati di servire Colui da cui avevano ricevuto l’esistenza, perciò tutti fecero festa. Perciò la mia nascita mi fu di grande gioia e gloria da parte della mia Mamma e di tutta la Creazione, da parte delle creature invece mi fu di grande dolore. Ecco perciò son venuto da te per sentirmi ripetere le gioie della mia Mamma e poter deporre in te il frutto della mia nascita”.
Onde dopo di ciò stavo pensando com’era infelice quella grotta dove il Bambinello Gesù era nato, com’era esposta a tutti i venti, al freddo, da far intirizzire dal gelo, invece di uomini c’erano le bestie, che gli facevano compagnia perciò pensavo: “quale poté essere più infelice e dolorosa la prigione della notte della sua Passione o la grotta di Betlemme?” Ed il mio dolce Bambino ha soggiunto: “Figlia mia non c’è da paragonarsi l’infelicità della Prigione della mia Passione, con la grotta di Betlemme, nella grotta avevo vicino la mia Mamma, anima e corpo, era insieme con Me quindi avevo tutte le gioie della mia cara Mamma e Lei aveva tutte le gioie di me, figlio suo, che formavano il nostro Paradiso, se le gioie di una Madre che possiede il figlio sono grandi, le gioie di possedere una Madre sono ancora più grandi, io trovavo tutto in Lei e Lei trovava tutto in Me. Poi c’era il mio caro Padre S. Giuseppe che mi faceva da Padre ed io sentivo tutte le sue gioie che sentiva per causa mia. Invece nella mia Passione le nostre gioie furono tutte interrotte, perché dovevamo dare luogo al dolore e sentivamo tra Madre e Figlio il grande dolore della vicina separazione almeno sensibile che doveva succedere con la mia morte; nella grotta le bestie mi riconobbero e, onorandomi, cercavano di riscaldarmi col loro fiato, nella prigione neppure gli uomini mi riconobbero e, per insultarmi, mi coprirono di sputi e di obbrobri, perciò non c’è da paragonare l’una, all’altra”.
27 Dicembre 1926
Come chi non fa la Volontà Divina perde la luce e si forma le tenebre. Come il vero bene deve avere il suo principio in Dio. Chi vive nel Santo Volere riceve in sé l’equilibrio di esso e si trova in tutta la Creazione, perché fa vita insieme.
Mentre la mia mente nuotava nel Sole dell’Eterno Volere, il mio Amato Gesù mi ha detto: “Figlia mia, l’affronto che fa la creatura col non fare la mia Volontà è grande. La mia Volontà è più che luce solare, invade tutti e tutto, né si può sfuggire ad Essa, alla sua luce interminabile! Ora la creatura col fare la sua volontà vuol fendere questa luce e vi forma le tenebre; la mia s’innalza e fa il suo corso di luce lasciando la creatura nelle tenebre della sua volontà. Non si direbbe pazzo perché farebbe un gran male chi fendesse la luce del sole e si formasse una lunga notte? Poveretto, morirebbe di freddo, non ricevendo più il calore della luce del sole, morrebbe di noia, perché non potrebbe più operare mancandogli il bene della luce, morrebbe di fame, non avendo né luce, né calore, per fare vegetare e fecondare il suo piccolo terreno coperto dalle tenebre della sua volontà, si direbbe di costui: meglio se non fosse mai nato un essere così infelice! Tutto ciò succede all’anima che fa la sua volontà, perciò il male che è più da deplorarsi è il non fare la mia Volontà, perché tolta Essa, muore di freddo per tutti i beni celesti, muore di noia, di stanchezza, di debolezza, perché manca la mia Volontà che fa sorgere la gioia, la forza e la vita dell’operato Divino, muore di fame perché manca la sua luce che fa vegetare e fecondare il piccolo terreno dell’anima, per formare il cibo per il quale deve vivere. Le creature credono che non sia un gran male il non fare la mia Volontà, invece racchiude tutti i mali insieme”.
Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, ogni bene, per essere bene deve avere il suo principio in Dio. Sicché l’amore, l’operare anche il bene, il patire, l’eroismo di quelli che rischiano il proprio corpo per ottenere un intento, lo studio delle scienze sacre e profane, insomma tutto ciò che non ha principio in Dio, gonfiano la creatura, la svuotano di grazia e tutti questi beni che non hanno principio in Dio ma cominciano da un principio umano sono come opere portate dal vento impetuoso, che, con la sua forza, riduce in polvere città, ville, case sontuose e ne fa un mucchio. Quante volte un vento impetuoso distrugge, atterra le opere più belle d’arte, d’ingegno, facendosi beffa col suo furore, di quelle opere tanto decantate ed ammirate? Quante volte il vento impetuoso della propria stima, della propria gloria, il vento furioso di piacere alle creature, attera le opere più belle ed io sento la nausea della stesso bene? Perciò non c’è rimedio più efficace, più adatto, più guaribile, che impedisca il furore di questi venti nell’anima, che la forza, l’eclissi della luce della mia Volontà, dove c’è questa forza, questa eclissi di luce Divina, si impedisce a questi venti di soffiare e la creatura vive, sotto l’influsso vitale d’una Volontà Divina, in modo che in tutti i suoi atti, piccoli e grandi, si vede il suggello del Fiat, sicché il suo motto è: “lo vuole Iddio lo voglio io e se non lo vuole Iddio non lo voglio anch’io”. Oltre a ciò, la mia Volontà mantiene l’equilibrio perfetto in tutta la Creazione, mantiene l’equilibrio dell’amore, della bontà, della misericordia, della fortezza, della potenza e perfino della giustizia, perciò quando tu senti flagelli e guai, non è altro che effetto della mia Volontà equilibrata, che per quanto ama la creatura, non è soggetta a squilibrarsi, altrimenti se perdesse il suo equilibrio sarebbe difettosa e debole. Qui c’è tutto l’ordine e la santità di Essa, nel suo perfetto equilibrio, sempre uguale, senza mai mutarsi. Ora, figlia mia, primogenita del mio Volere, senti una cosa bella sul mio Fiat Supremo, se l’anima che vive in Esso, lo fa regnare per fargli formare il suo regno, la mia Volontà, bilocandosi, trasferisce in lei il suo perfetto equilibrio. Sicché l’anima si sente equilibrata nell’amore, nella bontà, nella misericordia, nella fortezza, nella potenza e nella giustizia. E siccome la Creazione è vastissima e il mio Volere esercita in ciascuna cosa il suo atto distinto d’equilibrio, se l’anima possiede questo suo equilibrio, la mia Volontà la innalza, la ingrandisce tanto da farle trovare in tutti gli atti suoi l’equilibrio suo e della Creazione, entrambi si unificano e diventano inseparabili. Sicché si trova la creatura nel sole per fare gli atti equilibrati che il mio Volere fa in esso, si trova nel mare, nel Cielo, nel fiorellino che spunta per mandare insieme il suo profumo, nell’uccellino che canta per allietare tutta la Creazione con l’equilibrio della gioia, si trova nel furore del vento, dell’acqua, delle tempeste per l’equilibrio della giustizia. Insomma la mia Volontà non sa stare senza questa creatura, sono inseparabili e fanno vita insieme. E ti par poco che l’anima possa dire: “io sto distesa nel Cielo per conservarlo a bene dei miei fratelli, io sto nel sole, per germogliare, per fecondare, dar luce e preparare il cibo a tutto l’umano genere e così in tutto il resto”. Chi mai può dire: “amo il mio Dio come si ama se stesso ed amo tutti e faccio tutto il bene che fa il mio Creatore a tutta l’umana famiglia?” Solo chi riceve quest’equilibrio del Fiat Divino e lo fa regnare in essa”.
29 Dicembre 1926
Come nell’Umanità di nostro Signore fu formata la nuova Creazione del Regno della Volontà Suprema.
Il mio dolce Gesù, nel venire, si è fatto vedere mentre portava in mezzo al suo petto un sole, stretto stretto fra le sue braccia, avvicinandosi a me, ha preso quel sole dal suo petto, e con le sue mani l’ha messo in mezzo al mio, poi mi ha preso le mie mani fra le sue, le ha incrociate stretto stretto su quel sole e mi ha detto: “Questo sole è la mia Volontà, tienilo stretto, non te lo fare mai sfuggire, Esso ha il potere di convertire te e tutti gli atti tuoi in luce in modo da incorporarti tutta in Esso e da formare un solo sole”.
Onde dopo ciò, stavo pensando a tutto ciò che il mio dolce Gesù aveva fatto nella sua venuta sulla terra per la Redenzione, per unirmi agli atti suoi e chiedergli per amore dei suoi stessi atti che facesse conoscere la sua Volontà per farla regnare; ed il mio adorato Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, come la mia Umanità fu concepita, così cominciai una nuova creazione, per stendere il regno della mia Volontà su tutti gli atti che faceva la mia Umanità. Tutti gli atti miei che facevo dentro e fuori di Essa, erano animati da una Volontà Divina che conteneva la potenza creatrice e perciò i miei atti subivano la nuova Creazione e si convertivano in atti di Volontà Divina e stendevo nel mio interno ed in tutti gli atti miei esterni, il suo regno. Difatti chi distrusse e respinse questo regno della mia Volontà nell’uomo? La sua volontà umana, l’uomo respingendo la mia Volontà da sé non si lasciò dominare, animare dalla mia, ma si fece dominare ed animare dalla sua e vi formò il regno delle miserie, delle passioni e delle rovine. Ora la mia Umanità prima di tutto, doveva rifare e richiamare questo regno del Voler Supremo in me, nella mia natura umana, per potermi accingere a formare la Redenzione e così poter dare al genere umano i rimedi per salvarsi. Se non avessi messo in salvo questo regno in Me, non gli avrei dato i suoi diritti di dominio, non avrei potuto formare il bene della Redenzione. La mia Volontà Divina sarebbe stata inesorabile nel cedermi i suoi beni, se non avessi avuto il diritto primo di formare il suo regno in Me per poi, come secondo atto, far cedere i rimedi per salvare le creature. Sicché la mia Volontà Suprema si schierava in tutti gli atti miei, Essa dominava e, trionfante, investiva con la sua potenza creatrice le mie lacrime e i miei gemiti (infantili), i miei sospiri, palpiti, passi, opere, parole e pene, insomma tutto; e come li investiva, li imperlava con la sua luce interminabile e formava la nuova creazione del suo regno in tutti gli atti miei, perciò ogni cosa in più che io facevo, il Fiat Divino allargava i confini del suo regno nella mia Umanità. Ora se la Creazione fu chiamata dal nulla e fu formata sulla base della mia parola creatrice che disse e creò, comandò e tutte le cose presero il loro posto d’ordine e d’armonia, invece nella Creazione del regno del mio Supremo Volere, Esso non si contentò di formarlo dal nulla, ma volle per garanzia di sicurezza, le basi, le fondamenta, le mura e tutti gli atti e le pene della mia Umanità SS.ma per formare la Creazione del suo regno. Vedi dunque quanto costò questo regno del mio Volere, con quanto amore lo svolse in Me, perciò questo regno esiste, non resta altro che farlo conoscere, per fare uscire in campo tutti i beni che contiene. Onde quello che voglio da te è che come la mia Umanità lasciò libera la mia Volontà, per farle formare il suo regno, così tu mi lasci libero, non ti apponga in nulla, affinché non trovando in te alcuna opposizione, i miei atti scorrano in te e, prendendo il loro posto d’onore, si schierino tutti ordinati per continuare in te la vita del regno della mia Volontà”.
Dopo di ciò il mio dolce Gesù come lampo è sfuggito, io volevo seguirlo, ma con somma mia amarezza vedevo in quel lampo che sarebbero venute malattie contagiose in quasi tutte le nazioni, non esclusa l’Italia nostra, pareva che molti morissero fino a spopolare le case, il flagello infieriva più forte in parecchie nazioni, ma quasi tutte saranno toccate, sembra che si diano la mano nell’offendere il Signore e N.S. tocca tutti con gli stessi flagelli, ma spero che voglia placarsi così i popoli soffriranno di meno.
1 Gennaio 1927
La volontà dell’anima come strenna da dare al Bambino Gesù. Come tutta la sua vita fu simbolo e richiamo della Volontà Divina. Il mezzo per affrettare il regno della sua Volontà sono le conoscenze.
(Stavo meditando sull’anno vecchio che è passato e sul nuovo che sta per avere inizio.) Il mio stato continua nel volo della luce del Voler Divino e pregavo il vezzoso Bambinello che come moriva il vecchio anno senza più rinascere, così facesse morire la mia volontà senza più farla rivivere e per strenna dell’anno nuovo, mi desse la sua Volontà, come io gli facevo il dono della strenna della mia volontà per metterla come sgabello ai suoi teneri piedini, affinché avesse vita solo la sua Volontà.
Ora mentre dicevo ciò ed altro il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia del mio Volere, come amo, voglio, ambisco che il tuo volere abbia fine in te. Oh come accetto la tua strenna, come mi sarà gradito tenerla come morbido sgabello ai miei piedi, perché la volontà umana, finché sta nella creatura, fuori del suo centro che è Iddio, è dura, ma quando rientra nel suo centro donde uscì e serve come sgabello ai piedi del suo Bambinello Gesù, diventa morbida e mi serve per trastullarmi, non è giusto che essendo io piccino abbia un divertimento ed in mezzo a tanti dolori, privazioni e lacrime abbia la tua volontà che mi faccia sorridere? Ora tu devi sapere che chi mette il termine alla sua volontà ritorna nel suo principio, donde uscì ed incomincia in lei la vita novella, la vita di luce, la vita perenne della mia Volontà. Vedi, quando Io venni sulla terra, volli dare molti esempi e similitudini, siccome volevo che avesse termine l’umana volontà, volli nascere a mezzanotte per dividere la notte della volontà umana col fulgido giorno della Mia e, anche se a mezzanotte la notte continua, non finisce, è però principio di un nuovo giorno ed i miei angeli, per fare onore alla mia nascita e per indicare a tutti il giorno della mia Volontà, allietarono da mezzanotte in poi, nella volta dei cieli, nuove stelle, nuovi soli, da far cambiare la notte più che giorno, era l’omaggio che gli angeli davano alla mia piccola Umanità dove risiede il pieno giorno del sole della mia Volontà Divina ed il richiamo della creatura nel pieno giorno di essa. Piccino ancora mi sottoposi al durissimo taglio della circoncisione che per il dolore mi fece versare amare lacrime e non solo a Me ma piansero insieme con Me la Mamma mia ed il caro S. Giuseppe; era il taglio alla volontà umana che io volevo dare affinché in quel taglio facessero scorrere la Volontà Divina, affinché non avesse più vita una volontà spezzata ma solo la mia che avevo (-messo- pag.273) in quel taglio affinché ricominciasse la sua vita. Piccino ancora volli fuggire in Egitto, perché una volontà tiranna, iniqua voleva uccidermi, simbolo della volontà umana che voleva uccidere la Mia ed io fuggii per dire a tutti: fuggite la volontà umana se non volete che sia uccisa la Mia. Tutta la mia vita non fu altro che il richiamo della Volontà Divina nell’umana. Nell’Egitto vivevo come un estraneo in mezzo a quel popolo, simbolo della mia Volontà che vive come estranea in mezzo a loro e simbolo di chi se vuol vivere in pace ed unito con la Mia, deve vivere come estraneo alla volontà umana, altrimenti vi sarà sempre guerra tra l’una e l’altra perché sono due volontà irriconciliabili. Dopo il mio esilio, ritornai in patria, simbolo della mia Volontà che dopo il suo lungo esilio di secoli e secoli ritornerà nella sua cara patria in mezzo ai figli suoi per regnare e, come Io passavo questi gradi nella mia vita così formavo il suo regno in Me e la richiamavo con preghiere incessanti, con pene e lacrime a venire a regnare in mezzo alle creature. Ritornai in patria e vissi nascosto e sconosciuto. Oh come simboleggia il dolore della mia Volontà che mentre vive in mezzo ai popoli, vive sconosciuta e nascosta ed Io impetravo col mio nascondimento che la Suprema Volontà fosse conosciuta affinché ricevesse l’omaggio e la gloria ad essa dovuta. Non ci fu cosa fatta da Me che non simboleggiasse un dolore della mia Volontà, la condizione in cui la mettono le creature ed un richiamo che Io facevo per restituirle il suo regno. E questo voglio che sia la tua vita, il richiamo continuo del regno della mia Volontà in mezzo alle creature”.
Onde dopo ciò stavo girando per tutta la creazione per portare insieme con me il cielo, le stelle, il sole, la luna, il mare, insomma tutto ai piedi del Bambinello Gesù perché tutti insieme gli chiedessimo che la venuta di questo regno della sua Volontà sulla terra venisse presto e nel mio desiderio gli dicevo: “vedi, non sono io sola a pregarti, ma ti prega il Cielo con le voci di tutte le stelle, il sole con la voce della sua luce e del suo calore, il mare col suo mormorio, tutti ti pregano che venga il tuo Volere a regnare sulla terra, come puoi resistere e non ascoltare tante voci che ti pregano? Sono voci innocenti, voci animate dalla tua stessa Volontà che ti pregano”. Ora mentre dicevo ciò il mio piccino Gesù è uscito dal mio interno per ricevere l’omaggio di tutta la creazione ed ascoltare il loro muto linguaggio e, stringendomi a sé, mi ha detto: “Figlia mia, il mezzo più facile per affrettare la venuta della mia Volontà sulla terra sono le conoscenze di Essa. Le conoscenze portano luce e calore e formano in esse l’atto primo di Dio in cui la creatura trova il primo atto per modellare il suo, se non trova il primo atto, la creatura non ha virtù di formare l’atto primo, quindi mancherebbero gli atti, le cose di prima necessità per formare questo regno. Vedi dunque che significa una conoscenza di più sulla mia Volontà? Portando in sé l’atto primo di Dio porteranno con esse una forza magnetica, una calamita potente per attirare le creature a ripetere l’atto primo di Dio, con la sua luce porterà il disinganno della volontà umana, col suo calore rammollirà i cuori più duri a piegarsi innanzi a questi atti Divini e si sentiranno rapiti a volere modellare questo atto. Perciò quante più conoscenze manifesto sulla mia Volontà tanto più si affretta il regno del Fiat Divino sulla terra”.
4 Gennaio 1927
Come ogni atto nuovo di Volontà D. porta una nuova vita Divina. Come chi vuole sentire la verità e non la vuole eseguire resta bruciato. Stento della D. Volontà nelle anime.
Il mio povero cuore ora gemeva ed ora agonizzava per il dolore della privazione del mio caro ed amato Gesù. Le ore mi sembravano secoli e le notti interminabili senza lui, il sonno fuggiva dai miei occhi, avessi potuto almeno dormire, avrei allontanato il mio intenso dolore, forse avrei avuto un piccolo sollievo, macché, invece di dormire divento tutt’occhi aperti, non chiusi, occhi i miei pensieri che vogliono penetrare per vedere dove si trova Colui che cerco e non trovo, occhio il mio udito sperando di sentire il leggero calpestio dei suoi passi, l’eco dolce e soave della sua voce, i miei occhi guardano sperando di poter vedere almeno il lampo della sua venuta fuggitiva. Oh come mi costa la sua privazione! Oh come sospiro il suo ritorno! Ora mentre mi trovavo tra le ansie di volerlo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno, si è fatto vedere dentro di me, seduto vicino ad un tavolino di luce, tutto occupato ed intento a vedere tutto l’ordine di ciò che Lui aveva manifestato sulla sua SS.ma Volontà: se tutto era segnato, se mancava qualcosa e fin dove doveva giungere per completare tutto ciò che riguarda la sua SS.ma Volontà, le parole, le conoscenze. In mano a Gesù tutte le cose prendevano l’immagine di raggio di luce che Lui ordinava su quel tavolino di luce ed era tanto assorto ed occupato che quanto più io dicevo e lo chiamavo più non mi dava retta. Ond’io ho fatto silenzio e mi sono contentata di stare vicino a Lui e di guardarlo. Onde, dopo lungo silenzio, mi ha detto: “Figlia mia, quando si tratta di cose che riguardano il mio Volere, cieli e terra stanno silenziosi e riverenti per essere spettatori di un atto nuovo di questa Volontà Suprema, ogni atto nuovo di Essa porta a tutti una vita Divina di più, una forza, una felicità, una bellezza rapitrice. Perciò la Volontà di Dio operante che mette fuori di sé un atto suo è la cosa più grande che possa esistere in cielo ed in terra. Cieli nuovi, soli più belli possono uscire da un atto in più della mia Volontà. Perciò quando si tratta di essa, Io e te dobbiamo mettere tutto da parte ed occuparci solo dell’Eterno Fiat. Non si tratta di riordinare in te una volontà umana, una virtù qualsiasi ma si tratta di riordinare una Volontà Divina ed operante, perciò ci vuole troppo ed Io essendo occupato in cose che più mi riguardano e che porteranno il gran bene di un atto nuovo di questa Suprema Volontà, non do retta alle tue chiamate, perché quando si tratta di fare il più, si mettono da parte le cose minori”. Dopo ciò stavo seguendo il mio appassionato Gesù nella Passione e, giunta al punto in cui Erode lo tempestava di domande e Lui taceva, pensavo tra me: “se Gesù avesse parlato forse quello si sarebbe convertito”. E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, Erode non mi domandò per conoscere la verità, ma per curiosarmi e farsi una burla di me e se Io avessi risposto avrei fatto una burla di lui, perché quando manca la volontà di conoscere la verità e di eseguirla, manca l’umore nell’anima per ricevere il calore che porta con sé la luce delle mie verità. Questo calore non trovando l’umido per far germogliare e fecondare la verità, brucia di più e fa seccare il bene che può produrre. Succede come al sole, quando non trova l’umido nelle piante il suo calore serve per seccare e bruciare la vita delle piante; ma se trova l’umido fa dei prodigi. Perciò la verità è bella, è amabile, è la ristoratrice e fecondatrice delle anime. Il suo calore è luce, forma prodigi di sviluppo, di grazie e di santità per chi ama conoscerla ed eseguirla; ma per chi non ama eseguirla, la verità si burla di loro, invece di restare burlata”. Oltre a ciò mentre scrivevo sentivo in me una tale depressione per cui lo facevo in maniera stentata, né mi sentivo imboccare le parole da Gesù per facilitarmi, né sentivo la pienezza della luce mentale che qual mare si fa nella mia mente tanto che devo contentarmi di prendere poche gocce di luce per scriverle sulla carta, altrimenti se voglio mettere tutto, faccio come una persona che va nel mare e vuol prendere tutta l’acqua del mare nella sua mano, per quanta ne prende tutta le sfugge, invece se prende poche gocce può riuscire a portarle tutte con sé. Sicché tutto era stento in me, nell’anima, nel corpo, in tutto. Onde sentendomi così male, pensavo tra me: “forse non è più Volontà di Dio che io scriva altrimenti Gesù mi avrebbe aiutato come le altre volte, invece è tanto lo stento, lo sforzo che devo fare che non posso andare avanti. Perciò se Gesù non lo vuole, neppure io lo voglio. Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, chi deve possedere il regno della mia Volontà, non solo la deve fare e deve vivere in Essa, ma deve sentire e soffrire ciò che sente e soffre la mia Volontà nelle anime, ciò che tu senti non è altro che la condizione in cui si trova Essa nelle creature. Come corre stentata, quali sforzi non deve fare per soggiogare le creature e per indurle a fare la sua Volontà. Come la tengono repressa nella loro, le tolgono il più bello della sua vita in loro: la sua energia, la sua gioia, la sua forza ed è costretta ad agire sotto la pressione di una volontà umana, malinconica, debole ed incostante. Oh sotto qual incubo pesante, amaro, schiacciante, le creature tengono la mia Volontà, non vuoi tu dunque prendere parte alle sue pene? Figlia mia, tu devi essere un tasto che la mia Volontà qual suono vuol fare, tu devi prestarti a formare il suono che vuole fare e quando avrà formato in te tutti i suoni che essa possiede, suoni di gioia, di fortezza, di bontà, di dolore ecc., la sua vittoria sarà completa per aver formato in te il suo regno. Perciò pensa piuttosto che una suonatina diversa e distinta che vuol fare in te è un tasto di più che vuole aggiungere nell’anima tua, perché nel regno del Fiat Supremo vuol trovare tutte le note del concerto musicale della Patria Celeste, affinché neppure la musica manchi nel regno suo”.
6 Gennaio 1927
L’anima che vive nel Voler D. è sempre uguale a se stessa. L’ordine della provvidenza nell’incarnazione e nelle manifestazioni dei Santi Magi.
Stavo facendo i miei soliti atti nel Supremo Volere ed il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e stendendomi le braccia, mi ha abbracciata ma mi ha stretto tanto forte a Sé che io sono rimasta tutta coperta da Gesù poi mi ha detto: “Figlia mia, non sono contento se non ti vedo tutta coperta di Me e tanto sperduta in Me, da non riconoscere più te in te, ma solo Me in te”. Poi ha soggiunto: “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà è sempre uguale a se stesso, i suoi atti simboleggiano la luce che si diffonde ugualmente dietro, avanti, a destra ed a sinistra, tutt’al più se contiene più forza di luce si allarga di più ma sempre uguale si diffonde nell’allargare la circonferenza di luce intorno a sé. Ora siccome gli atti fatti nel mio Volere simboleggiano la luce, come l’atto della creatura entra in esso così abbraccia il passato, il presente ed il futuro e non difettando di pienezza di luce si allarga ovunque e prende come in un sol colpo tutti, nella circonferenza della sua luce interminabile. Perciò a chi vive nel Fiat Divino nessuno per quanto bene faccia, può dire: “io sono simile a te”, però essa sola può dire: “io sono simile a Colui che mi ha creata. Ciò che fa Lui faccio io, una è la luce che ci investe, una è la forza, una è la volontà”.
Onde dopo ciò stavo pensando ai Santi Magi, quando visitarono il Bambinello Gesù nella grotta di Betlemme ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, vedi l’ordine della mia Provvidenza Divina? Per il gran portento della mia Incarnazione scelsi e mi servii d’una vergine povera, per custode che mi faceva da padre il vergine S. Giuseppe, tanto povero che aveva bisogno di lavorare per sostenerci la vita. Vedi come nell’opera più grande e più grande non poteva essere il mistero dell’Incarnazione, ci servimmo di persone che nell’apparenza non davano all’occhio a nessuno perché le dignità, gli scettri, le ricchezze, sono sempre fumi che accecano l’anima e le impedisce di penetrare negli arcani celesti per ricevere un atto grande di Dio e lo stesso Dio. Invece per manifestare ai popoli la venuta di Me, Verbo del Padre sulla terra, volli e mi servii di autorità regia, di uomini dotti e scienziati, perché per la loro autorità potessero diffondere le conoscenze del Dio nato e volendo anche imporsi sui popoli. Ma nonostante ciò, la stella fu vista da tutti, eppure solo tre si mossero, fecero attenzione e la seguirono. Ciò dice che tra tutti solo loro possedevano un certo dominio di loro stessi che formando un posticino di vuoto nel loro interno, oltre alla vista della stessa sentirono la mia chiamata che fece eco nel loro interno e non curarono né sacrifici, né dicerie, né burle, infatti poiché partivano per un punto ignoto molte ne dovettero sentire, ma loro nulla curando e dominando loro stessi, seguirono la stella oltre alla mia chiamata, che più che stella parlante, risuonava nel loro interno, li illuminava, li allettava e diceva tante cose di Colui che dovevano visitare ed essi, ebbri di gioia, seguirono la stella. Vedi dunque che per dare il gran dono dell’Incarnazione ci voleva una vergine che non avesse volontà umana, che fosse più di cielo che di terra e che un miracolo continuo la disponesse al gran portento, quindi delle cose esterne ed apparenze umane, non aveva bisogno di attirare l’attenzione dei popoli. Ma nonostante ciò volli manifestarmi agli uomini che avessero il dominio di loro stessi che formasse un poco di vuoto nel loro interno per fare risuonare l’eco della mia chiamata. Ma qual non fu la loro sorpresa nel vedere fermarsi la stella non sopra una reggia ma su una vile capanna? Non sapevano che pensare e si convinsero che c’era un mistero non umano ma Divino, quindi si animarono di fede ed entrarono nella grotta e, inginocchiandosi, mi adorarono. Come piegarono le ginocchia io mi svelai e feci trasparire dalla mia piccola Umanità la mia Divinità e seppero che ero il Re dei Re, Colui che era venuto a salvarli e loro, pronti, si esibirono a servirmi ed a mettere la vita per amor mio, ma la mia Volontà si fece conoscere e li spedì di nuovo nella loro regione per farli diventare in mezzo a quei popoli i banditori della mia venuta sulla terra. Vedi dunque quanto è necessario il dominio di se stessi ed il vuoto nel cuore per fare risuonare la mia chiamata ed essere idonei a conoscere la verità per manifestarla agli altri”.
9 Gennaio 1927
Come chi fa la Volontà di Dio possiede l’equilibrio di essa e possiede un atto di luce per tutto. Come fu messo una nota di dolore e perciò la Volontà D. e l’umana si guardano in cagnesco. Come le primizie sono le cose che più piacciono.
Stavo secondo il mio solito girando dappertutto per seguire la Volontà divina in tutta la creazione ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, com’è sorprendente l’operato dell’anima nella mia Volontà, come il Fiat mantiene l’equilibrio in tutta la creazione, essa, facendo eco al mio equilibrio, forma l’equilibrio in tutte le creature e vi stende il regno della mia Volontà. Essa è come luce che scende dall’alto e fissandosi in tutti stende in tutti il regno dell’amore della mia Volontà, dell’adorazione, della gloria e di tutto ciò che essa possiede. Ma mentre come luce scende per non farsi nulla sfuggire, come luce sale e porta al suo Creatore l’equilibrio di tutti gli atti della creazione, di tutti i tempi, di tutti i cuori. Con l’equilibrio di tutti gli atti umani, in cui l’anima fa entrare l’atto della Volontà Divina, l’anima svuota tutti gli atti umani e fa scorrere la Volontà Divina come atto primo ed Essa vi stende il suo regno, perché quest’anima fa in modo che in nessun atto umano manchi la sua luce, che l’umano sia atterrato e che in tutte le cose compaia la Volontà divina. Perciò figlia mia, quasi con mano ti faccio toccare tutto, voglio che ti stenda a tutti ed in tutti per farti preparare il regno della mia Volontà. E’ questo che io voglio, che in tutto scorra la mia Volontà che come luce, mentre investe tutto, resti sopra a tutti e tutto diventi Volontà mia. Però si può dire che qualcuno sfugge a questa luce come qualcuno sfugge alla luce del sole, ciò dice nulla per il sole, perché esso, possedendo l’equilibrio della luce, contiene il suo atto di luce per tutti e per tutto. Sicché il sole mentre dà luce a tutti mantiene l’equilibrio della gloria di tutti gli atti di luce al suo Creatore, perciò esso sta nell’ordine perfetto, mentre esce dall’ordine chi sfugge alla luce. Così l’anima, possedendo l’unità della luce del Fiat Supremo, possiede tutti gli atti di luce di Essa, perciò può dare agli atti umani il suo atto di luce di Volontà Divina per fare che, da parte sua, dovunque stenda il suo regno Divino; se le creature sfuggono, ciò dice nulla, la luce della mia Volontà si diffonde lo stesso ed Io vedo nella mia eletta che il regno mio fa la sua vita, si stende, si stabilisce. Perciò voglio vedere gli atti tuoi nella mia Volontà su ciascun pensiero delle creature, in ogni parola, palpito, passi ed opere, in tutto, per ora pensiamo a formare il nostro regno, quando sarà formato, si penserà a chi sfugge ed a chi rimane nella rete della luce della mia Volontà”.
Dopo ciò mi sentivo molto sfinita perché avevo la febbre da molti giorni ed a stento avevo scritto quel poco che sta scritto di sopra, onde non sentendomi la forza di proseguire a scrivere, ho smesso e mi son messa a pregare ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno, mi ha stretta tutta a Sé e mi ha compatita dicendomi: “La figlia mia è malata, la figlia mia è malata; tu devi sapere che da parte delle creature fu messa una nota di dolore nel regno della mia Volontà e per tanti secoli nessuno ha pensato a rimarginare questa nota troppo dolente per il Fiat Supremo, causa per cui la Volontà Divina e l’umana si guardano in cagnesco. Ora la figlia primogenita del mio Volere deve aggiustare tutte le partite prima di venirsene nella nostra Patria, deve riempire tutti i vuoti per stabilire il mio regno in mezzo alle creature. Ora la mia figlia malata formerà il regno del dolore Divino in Esso, il quale scorrendo come ondata di luce e di calore servirà a raddolcire questa nota dolente. Non sai tu che la luce ed il calore hanno la forza di convertire le cose più amare in dolcissimo nettare? A te figlia mia, che vivi nel nostro Volere è dato, di far scorrere nei nostri interminabili confini i tuoi dolori, la tua febbre, le tue pene intime della mia privazione, che ti fanno morire e non morire, affinché investa questa nota tanto dolorosa del Fiat Divino e vi formi in questa nota un suono dolcissimo, armonioso in modo che le due volontà non si guarderanno più in cagnesco, ma saranno rappacificate”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, tu non puoi comprendere le gioie, le felicità che provo per te perché trovo in te le primizie del regno della mia Volontà, trovo le primizie dei primi frutti, le primizie della musica che solo la creatura che vive in Essa sa fare, perché prende tutte le nostre che sono nella nostra Volontà, le fa sue e forma la sua bella musica nel regno mio ed io oh come mi diletto ad ascoltarla! Trovo le primizie dell’ordine, le primizie del vero amore, che il mio Volere le ha concesso, trovo le primizie della vera bellezza che mi rapisce, tanto che non mi è dato di distaccare lo sguardo. Sicché trovo tutti gli atti tuoi come atti primi che prima di te nessuno mi ha dato. Le primizie sono sempre le cose che piacciono di più, che allettano, che si gradiscono di più e se dopo le primizie vengono le altre cose simili è in virtù dell’atto primo che si possono formare gli altri atti simili, sicché tutta la gloria è dell’atto primo, perciò tu avrai sempre le primizie nel regno del Fiat Divino, non ci sarà cosa fatta in Esso che non partirà dal tuo atto primo, quindi a te tutti saran rivolti, a te il principio della gloria, perciò voglio che tutto incominci da te, per formare il mio regno Supremo”.
13 Gennaio 1927
Come Gesù prega che Luisa scriva. Come la sua parola è felicità. Come chi vive nel Volere D. è guardato come uno della Patria Celeste. Prega insieme con tutta la Creazione, Gesù le promette che tutto le sarà concesso.
Continuando a stare con la febbre, scrivevo con tale stento che avevo deciso di non scrivere più, fino a che non mi trovassi in condizione di poter scrivere con meno stento, anche per poter scrivere più per esteso ciò che il benedetto Gesù manifesta alla piccola sua figlia, perché se persiste questo stato cerco di non dilungarmi. Ora, mentre non pensavo affatto che dovessi scrivere dietro la mia decisione, il sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e, come pregandomi, mi ha detto: “Figlia mia, scrivi un poco, son contento di poco e non di nulla, quando potrai allora scriverai più a lungo ed in quel poco che scriverai ti aiuterò Io, non ti lascerò sola e quando vedrò che non potrai più andare avanti, Io stesso ti dirò: “basta”, perché ti amo tanto ed anche la tua natura perché anch’essa è mia e non voglio che ti affatichi al di sopra delle tue forze; ma non togliermi questo gusto di mantenere la sempre nuova corrispondenza di scrivere ciò che ti voglio dire. Tu sai che non c’è per me in tutto il mondo un punto dove possa partecipare le mie felicità e riceverne il contraccambio. Sicché il punto della mia felicità nel mondo sei tu e questa mia felicità viene formata dal mio dire, quando Io posso parlare con una creatura, farmi intendere, per me è felicità e felicità piena, sovrabbondante per chi mi ascolta, molto più che parlando con te, stando tu nel mio Volere, Io parlo a te nella mia stessa Volontà, non fuori di Essa e son certo d’essere compreso, molto più che parlandoti del mio Volere sento in te la felicità del regno mio, l’eco della felicità della Patria Celeste. Sai, figlia mia, come succede? Siccome Io ti tengo nel Fiat Supremo, guardo te come una della mia Patria Celeste. Che diresti tu, se una che vive già nel cielo, non volesse ricevere le mie nuove gioie che naturalmente sprigiona dal mio seno per felicitare tutti i beati? Perché in me è natura dare sempre nuove beatitudini, questa tale sarebbe un intoppo alla mia felicità, chiuderebbe nel mio seno le gioie che voglio mettere fuori. Così succederebbe di te, saresti un intoppo alla mia felicità, alle gioie sempre nuove che possiede la mia Volontà. Molto più che Io mi sento più felice quando rendo più felice la piccola figlia del mio Volere, che solo per causa nostra, non per altro, si trova nel basso dell’esilio, per darci il campo di formare il regno nostro, in mezzo alle creature e di reintegrarci i diritti e la gloria dell’opera di tutta la Creazione. Credi tu che il mio Cuore può tollerare di non rendere felice la piccola figlia mia? No, no, per me sarebbe la pena più grande. Non è forse per te la felicità più grande la mia parola?”. Ed io: certo, o Gesù, e se sapessi come mi rendi infelice quando mi privi, come sento il vuoto d’una felicità senza fine, che nessun altra cosa, per quanto bella e buona, potrà supplire. E Gesù: “Perciò figlia mia, mentre la mia parola felicita te, non voglio che la mia felicità resti nel vuoto di te solo, ma voglio che serva per stabilire il mio regno e perciò per conferma della mia parola e della mia felicità che esce da me, voglio che si scriva sulla carta, anche come conferma della nostra corrispondenza”.
Onde dopo di ciò, mi son messa a pregare portando innanzi alla Maestà Suprema tutta la creazione insieme con me, cioè il cielo, le stelle, il sole, il mare, insomma tutto, affinché la mia preghiera fosse animata da tutti gli atti che esercita il Fiat Supremo in tutta la creazione; il mio dolce Gesù si è messo vicino a me, poggiando la sua testa vicino alla mia e stendendomi il braccio al collo come per sostenermi ed io gli ho detto: “amor mio, Gesù, non sono io sola che ti prego, ma insieme con me c’è la tua Volontà operante in tutta la creazione, che prega che venga il tuo regno. Essa stessa vuole i suoi diritti tutti interi e completi, su tutti e tutto e solo col venire il regno del Fiat Supremo sulla terra tutti i suoi diritti le verranno ridati. Senti, o Gesù, com’è commovente la voce del tuo Fiat in tutto l’azzurro del cielo, com’è eloquente nel sole, com’è attraente e forte nel mare, dovunque si sente risuonare il tuo Fiat che vuole i diritti del regno suo. Deh! Ascolta il tuo stesso Fiat, ascolta la piccola tua figlia che facendo suoi tutti gli atti suoi ti prega, ti supplica che venga il regno tuo e sebbene neonata appena qual sono, anch’io voglio i diritti miei e sai, o Gesù, quali sono? Che alla tua Volontà io ridoni tutta la gloria, l’onore come se nessuna l’avesse offesa, come se tutti l’avessero compiuta, adorata ed amata, se son sua figlia voglio che i diritti suoi le siano ridati e voglio pure che al mio primo Padre Adamo sia ridato l’onore come se non si fosse sottratto alla tua Volontà”; ed il mio dolcissimo Gesù, tutto commosso, mi ha detto: “Alla piccola figlia mia, che prende tanto a cuore i diritti del mio Fiat divino e che si serve del suo stesso potere per farmi breccia nel mio Cuore, sarà tutto concesso, come non contentarti, figlia mia? A te tutto sarà dato, anzi aggiusteremo insieme ciò che riguarda la mia Volontà e ciò che riguarda le creature, non ne sei tu contenta? Guarda, figlia mia, da quando la mia Volontà uscì in campo nella Creazione è stata sempre ferma ed irremovibile nel fare il bene, nonostante le tante incostanze ed offese delle creature. Essa trionfando di tutto ha fatto il suo corso di sempre, sempre per beneficare. Vedi per fare risalire la creatura nella fermezza, nel bene perenne, nella irremovibilità del mio Volere, voglio stabilire il mio regno in mezzo a loro. Vedi dunque in qual punto ti ho messo nella fermezza ed irremovibilità del Fiat per poterti fare distendere in esso questo mio regno e, come il mio Volere trionfa di tutto con la sua fermezza, così tu con la sua fermezza e nella irremovibilità dei suoi atti trionferai di tutto e riordinerai l’ordine Divino tra le due volontà e la Divina Volontà sarà reintegrata nella sua gloria e l’umana si rimetterà nell’ordine stabilito da Dio”.
Dopo aver scritto ciò pensavo tra me che non era necessario ciò che ho scritto sopra, molto più che continuando la febbre scrivo stentatamente e scrivo solo un poco per contentare Gesù; ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, l’anima per vivere nella mia Volontà deve salire e per salire in essa deve lasciare ciò che alla mia Volontà non appartiene, deve lasciare i suoi miseri cenci, le sue abitudini volgari, i suoi cibi vili, le sue miserie, tutto deve lasciare per servirsi di veste regale, di abitudini Divine, di cibi preziosi e sostanziosi, di ricchezze infinite, insomma di tutto ciò che appartiene alla mia Volontà, ciò che hai scritto per ora serve a te, serve al regno del Fiat Supremo, poi sarà norma per coloro che vivranno in Esso, i quali dovranno servirsi di tutti gli atti operanti della mia volontà per mantenersi nei confini del regno mio. Perciò ciò che a te non sembra necessario, è necessario per la formazione del mio regno Supremo”.
16 Gennaio 1927
Come nel regno del Fiat tutte le cose sono complete persino le sfumature di tutti i colori. Chi vive in Esso prende tutto in un sol colpo.
Continuo ad inabissarmi nel supremo Volere ed il mio dolce Gesù si è fatto vedere mentre poggiava la sua testa sulla mia ed io, stando sofferente, gli ho detto: “amor mio, vedi sono nel tuo amabile Volere e, volendo venire con te in cielo, è proprio Esso che ti chiede che mi porti con te, non io, perciò contenta la tua stessa Volontà, che essendo dappertutto, ti prega dovunque nel cielo, nel sole, nel mare, che la sua piccola figlia non sia più nell’esilio lontano da te, ma che dopo tanti stenti e privazioni tue, la faccia approdare nella tua Patria Celeste. Deh abbi compassione di me e del tuo Volere che ti prega! E Gesù, tutta compassionandomi, mi ha detto: “Povera figlia, hai ragione, so Io quanto ti costa il tuo esilio e per indurmi mi fai pregare dalla mia stessa Volontà, non avresti potuto trovare un mezzo più potente. Ma sappi figlia, che il Fiat Supremo vuole un’altra cosa da te, vuole che da parte tua vengano formate nel suo regno tutte le bellezze, tutte le varietà dei variopinti colori, tutte le sfumature di essi, quindi le bellezze ci sono, i colori in tutte le varietà stanno ordinati, mancano tutte le sfumature e non voglio che manchi nulla da parte tua, al decoro ed alla bellezza del regno mio. Se tu sapessi come risalta di più, come abbellisce una sfumatura di più e sai tu come possono essere formate queste sfumature? Un altro mio detto può essere una sfumatura in più nelle varietà dei colori, una tua giratina nel mio Volere, una piccola tua pena, un’offerta, una prece nel Fiat sono tante altre sfumature che aggiungerai e il mio Volere si diletterà di amministrarti in esso le cose sue tutte complete, né tollererebbe che la prima figlia non prendesse tutti i suoi atti completi, per quanto a creatura è possibile per formare il suo regno Divino”.
Dopo ciò seguivo il mio volo nel Voler supremo ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, chi vive nella Volontà divina prende tutto insieme come in un sol colpo, perché siccome essa si trova dappertutto non c’è cosa che le sfugga, la sua vita è eterna, la sua immensità non conosce né limiti, né circonferenze. Quindi come l’anima che vive in Essa prega, palpita, respira, ama, il suo atto si fa comune a tutti: all’Eterno Dio, a tutto il cielo, al sole, a tutto ciò che esiste, alla Vergine, agli Angeli, ai Santi, sicché tutti palpitano del suo palpito, tutti respirano col suo respiro, tutti amano col suo amore perché dovunque si stende, la mia Volontà muove tutti a fare l’atto di chi vive in Essa. Da ciò deriva il fatto che siccome la Regina Sovrana ha il primo posto nel Fiat Divino, Lei si sente vicina la piccola figlia che vive in Essa e, accomunandosi con lei, ripete insieme ciò che lei fa e mette in comune i suoi mari di grazia, di luce, d’amore, perché una è la Volontà della Mamma e della piccola figlia. Anzi in lei, l’altezza della Sovrana del cielo si sente onorata, sente che questa piccola figlia con atti di una Volontà Divina entra nei suoi mari ed agitandoli con i suoi atti, li fa gonfiare per raddoppiarli, allargarli, ma per fare che cosa? Che il suo Creatore riceva raddoppiata gloria Divina, amore dai suoi stessi mari d’amore e per mettere come al banco i mari della sua Mamma Celeste, affinché riceva raddoppiata gloria. Perciò questa creatura, sebbene piccola, muove tutto, s’impone su tutto, tutti la lasciano fare, tutti sentono la forza del bene che vuol dare a tutti. Perciò è piccola e forte, è piccola e si trova dappertutto, è piccola, la sua prerogativa è la piccolezza, perciò non possiede nulla, neppure il suo volere perché volontariamente l’ha dato a Colui che ne aveva il diritto ed il Voler Divino le dà tutto, non c’è cosa che a lei non affidi. Perciò i prodigi del vivere nel mio Volere sono indescrivibili ed innumerevoli. Oh se tutti conoscessero che significa vivere nel mio volere, il bene che ricevono! Anzi non c’è bene che non prendono, non c’è bene che non possono fare, tutti farebbero a gara ed ambirebbero di vivere nel mio Volere Santo ed adorabile”.
20 Gennaio 1927
Come la Comunione della V.D. non è soggetta a consumarsi; i suoi veli sono intangibili, sospira il Cielo e perciò è mesta e mette mestizia a tutta la Creazione.
Avendo fatto la comunione son rimasta afflitta ed angustiata, perché erano tali e tanti i colpi di tosse, che mi sentivo affogare e non potevo né pensare né starmene con Gesù secondo il mio solito. Onde dopo un’ora e più di forte tossire, mi son calmata e pensavo fra me: è già un’ora e più che ho ricevuto Gesù e non ho potuto raccogliermi per starmene sola con Lui, penso che già gli accidenti dell’Ostia si siano consumati, Gesù è partito ed io non so più dove ritrovarlo. Sicché per me oggi è stato come se non avessi fatto la Santa Comunione. Ma del resto anche in questo bacio, adoro e benedico il Fiat Supremo. Ora mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno, ha poggiato la sua testa sulla mia spalla e con le sue braccia mi ha sostenuta per darmi forza perché ero tanto sfinita che mi sentivo morire e, tutto bontà, mi ha detto: “Figlia mia, non sai tu che c’è una Comunione Eterna e tanto grande e non soggetta né a diminuire, né a consumarsi? I suoi veli che la nascondono in mezzo alle creature non sono soggetti a perire come i veli dell’Ostia Sacramentale, essa si dà in ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni palpito ed in tutte le circostanze, anzi, si deve stare sempre con la bocca aperta per poter ricevere tutte queste comunioni, altrimenti molte restano fuori dell’anima senza poter entrare, cioè bisogna avere la volontà di volere sempre ricevere questa comunione così grande e continua, che per quanto si dà non è soggetta né a diminuire, né a consumarsi; tu già hai capito qual è questa Comunione sì grande e continua. Essa è il mio Fiat Divino, che scorre come vita nell’anima tua, come valore per fecondarti e svilupparti, come cibo per nutrirti, scorre nel sangue delle tue vene, nel palpito del tuo cuore, in tutto sta sempre in atto di darsi a te, sempre che tu la voglia ricevere; Essa ti affogherebbe di Comunione, tante te ne vuol dare. E con ragione, con Giustizia e con Diritto, la Comunione della mia Volontà doveva essere senza limiti e non soggetta a consumarsi, perché Essa è Principio, mezzo e fine della creatura e perciò doveva poterla ricevere in modo che mai, mai le potesse mancare, perché una cosa che è principio, mezzo e fine deve stare in continuo atto di darsi e di potersi ricevere e, se ciò non fosse, mancherebbe per la povera creatura il suo principio di vivere, il mezzo per mantenersi e perderebbe il fine dove giungere. Perciò la mia Sapienza infinita mai avrebbe potuto permettere che la Comunione della mia Volontà fosse limitata per loro. Invece la Comunione Sacramentale non venne data come principio delle creature, né come fine, ma venne data come mezzo, aiuto, ristoro e medicina ed i mezzi, gli aiuti, eccetera, si danno in modo limitato, non perenni e perciò i veli degli accidenti Sacramentali sono soggetti a consumarsi, molto più che se le creature amano ricevermi continuamente, c’è la Comunione grande del Fiat Eterno, che sta in atto di darsi continuamente a loro. Eppure tu ti affliggevi e quasi ti turbavi, perché pensavi che le specie Sacramentali si erano consumate. Non avevi ragione d’affliggerti mentre in te e fuori di te, c’è la Comunione del mio Volere che non è soggetta a subire alcuna consumazione, la sua vita è sempre nella sua pienezza, né il mio amore sopporterebbe che la piccola figlia del nostro Volere possa non ricevere la nostra vita Divina, sempre nuova e continua”.
Onde dopo di ciò continuavo a sentirmi malata e, facendo il giro della Creazione, per seguire gli atti della Volontà Suprema, sentivo in me una nota di tristezza, perché l’ubbidienza mi aveva imposto che io dovessi ubbidire a farmi passare il male, mentre io sospiravo il Cielo e avrei voluto fare un salto attraverso la Creazione per raggiungere la mia Patria bramata, pregando il Cielo, le stelle, il sole e tutte le cose create che mi accompagnassero perché visto che uno era il Fiat che ci dava la vita, io avevo i miei diritti che non mi lasciassero sola, che tutte mi seguissero fino alle porte eternali, aspettando prima che quella stessa Volontà che mi aveva posseduta in terra mi ricevesse nel Cielo e che dopo il mio ingresso nella beatifica Volontà Celeste, si ritirassero ognuna al proprio posto ma non potendo far ciò, mi sentivo mesta e così giravo per tutta la Creazione. Ora mentre facevo ciò una voce forte, armoniosa ed argentea si è fatta sentire dal centro della Creazione mentre diceva: la tua nota triste si è comunicata a tutte le cose create, sicché oggi ci hai atteggiati tutti a mestizia, sii sicura che tutti ti accompagneremo al Cielo, è giusto che chi è stato in mezzo a noi, chi ci ha fatto compagnia non entri in Cielo senza il nostro accompagnamento. Ma tutta la Creazione rimarrà senza chi le mette il buio, senza chi la tiene in festa, non risuonerà più il tuo eco in mezzo a noi, che ci rende parlanti, per cui magnifichiamo, amiamo, lodiamo quella Volontà Divina che ci creò e ci conserva. Perderemo colei che ci visita e ci tiene compagnia”. La voce ha fatto silenzio ed io stessa mi sono accorta che respiravo un’aria mesta. Onde pensavo di aver fatto peccato per avere messo, con la mia tristezza, mestizia a tutta la Creazione. Onde bramavo il mio dolce Gesù per dirgli il male che avevo fatto, per dirgli che perciò Lui mi aveva fatto scrivere tante cose che riguardavano il Divin Volere per fare che giungessero in mezzo alle creature, in modo che vivendo di questo Fiat Divino potessero possedere un regno sì santo. Quindi mentre pensavo ciò ed altro, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, tu hai ragione di volertene venire, ma finché tutte le conoscenze del mio Volere verranno fuori e faranno la via ci vorrà del tempo, perciò la Creazione ha ragione perché rimarrà di nuovo nel suo silenzio, ma Io non voglio che ti opprima, abbandonati in Me e lascia fare tutto al tuo Gesù”. Ed io: “Amor mio, quando mi porterai al Cielo prega di portarmi molto in fretta, affinché non abbiano tempo di darmi questa ubbidienza”. Ma mentre dicevo ciò, mi pareva di vedere che il Cielo, il Sole e tutta la Creazione s’inchinavano intorno a me per fare omaggio e Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, quando morirai tutta la creazione ti investirà e di sfuggita passerai nel Cielo, non sei contenta?”.
23 Gennaio 1927
Come il Fiat D. è calamita potente che tira Iddio verso la creatura. Come la volontà umana è più che terremoto e resta esposta a tutti i ladri.
Continuando a stare più malata del solito, il mio dolce Gesù si è fatto vedere non più solo, ma insieme con le tre Divine Persone, le quali mi hanno circondata ed io sono rimasta in mezzo a loro, né ho visto altro che la loro Altezza Suprema e la luce immensa che le circondavano poi tutte e tre mi hanno detto: “Siamo venute a fare la visita alla nostra figlia malata, il nostro Volere più che calamita potente ci ha attirati e chiamati dal Cielo, per farci venire a te, né noi potevamo fare a meno di venire a sollevare e a tenere un po’ di compagnia nelle sue sofferenze a colei che è figlia primogenita della nostra Volontà. La forza del Fiat nostro è per noi irresistibile e cedere alla sua forza è per noi felicità”. Ora chi può dire ciò che io provavo e comprendevo stando in mezzo a loro? Non ho i vocaboli per esprimermi. Onde avendomi detto l’ubbidienza che era necessario che prendessi qualcosa, perché io non potevo non prendere nulla, per ubbidire prima che venisse Gesù avevo preso qualche cucchiaio di brodo, ma me lo sentivo in gola senza che potesse andare giù nello stomaco. Io ho detto a Gesù che mi facesse ubbidire e Gesù, tutto bontà, mi ha passato la sua santa mano dalla gola allo stomaco e l’ha fatto andare giù allo stomaco per farmelo digerire, in modo che non l’ho rimesso come son solita fare tutti i giorni che rimetto ciò che prendo. Bontà infinita di Gesù per me che sono la più piccola e povera creatura.
Onde dopo ciò son rimasta afflitta perché speravo che mi portassero con loro ma non avendomi portata, mi sentivo mesta e Gesù, per sollevarmi, si è messo di fronte al mio petto ed alitandomi ha fatto uscire dal suo alito una luce che serviva non solo alla mia anima, ma anche a ricompormi tutto il corpo, come cessava l’alito così il mio corpo si scomponeva e Gesù, per sollevarmi, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, non vedi che il solo alito è luce del mio Volere e ti ricompone anche il corpo? Sicché se io cesso il mio alito, il tuo corpo si scomporrà e tu subito prenderai la via per la nostra Patria Celeste”. Ed io: Amor mio, io non servo a nulla, né sono buona a far nulla, non sarebbe meglio disfarti di me con lo spedirmi alla Celeste Gerusalemme?” E Gesù, tutto bontà, ha soggiunto: “Figlia, a me tutto serve anche le piccole pietre, le macerie, per poter edificare, così è per te tutto ciò che forma il tuo corpo è come maceria, ma vivificata dal fluido vitale dell’Eterno Fiat, tutto diventa prezioso e di valore incalcolabile in modo che io posso edificare su quelle macerie preziose le più forti ed inespugnabili città. Tu devi sapere che all’uomo col fare la propria volontà, sottraendosi alla Divina, successe come quando un forte terremoto colpisce una città; le sue forti scosse fanno aprire le voragini della terra e dove inghiottisce le case, dove le sbrana, la forza delle scosse apre gli scrigni più chiusi e mette fuori brillanti, monete, cose preziose, in modo che i ladri possono entrare e rubare ciò che vogliono, sicché la povera città si riduce a un mucchio di pietre, a ruderi, calcine e macerie. Ora se un re vuole edificare di nuovo quella città, si serve di quegli stessi mucchi di pietre, macerie e calcine e siccome la fa tutta nuova, la forma di stile moderno, le dà tale sontuosità d’arte e di bellezza in modo che non ci siano altre città che la pareggino e perciò la fa capitale del regno. Figlia mia, più che terremoto fu all’uomo la volontà umana e questo terremoto dura ancora, a volte più forte, a volte un po’ meno, in modo che gli mette fuori le cose più preziose che Iddio mise nel fondo dell’uomo, sicché questo terremoto della propria volontà lo rende tutto sconquassato, la chiave del Fiat Supremo che teneva custodito e tutto al sicuro non esiste più per loro e quindi, non avendo né porte, né chiavi, ma muri cadenti, i ladri delle loro passioni fanno bottino e loro restano esposti a tutti i mali e molte volte frantumati in rottami e macerie tanto che appena si stenta a riconoscere che erano città edificate dal loro Creatore. Ora volendo io edificare di nuovo il regno della mia Volontà in mezzo alle creature, voglio servirmi dei tuoi rottami, macerie, che investendoli del fluido vitale della mia Volontà creatrice, formerà la capitale del regno del Fiat Supremo. Ecco a cosa mi servi, non ne sei tu contenta?”.
25 Gennaio 1927
Gesù spinge Luisa a scrivere. Chi vive nel Voler D. respira il tutto. L’anima che vive in Esso copia Dio in essa e lei resta copiata in Dio.
Sentendomi sofferente mi sentivo incapace a scrivere ciò che il benedetto Gesù manifestava alla piccola sua figlia, quindi sono stata parecchi giorni senza scrivere e Gesù nel mio interno m’incitava a farlo; ma io mi rifiutavo per la grande debolezza che sentivo in me, finalmente questa mattina, uscendo dal mio interno, mi ha detto: “Questa sera la figlia mia deve scrivere, perché anche che se sta morendo voglio che dia gli ultimi guizzi di luce forte ed abbagliante delle conoscenze del Fiat Supremo, affinché tutti conoscano che il mio Volere l’ha tenuta sempre occupata per sé e per il regno suo e l’ultimo suo anelito non sarà altro che un guizzo forte di luce che rimarrà come ultimo attestato d’amore e di manifestazione per il regno della mia Volontà. Perciò mentre scriverai, Io ti aiuterò e la piccola figlia del mio Volere non rifiuterà nulla al suo Gesù ed a quel Fiat che, con bontà e amore, ti tiene nel suo grembo per affidarti i suoi segreti”.
Onde dopo ciò mi son decisa a scrivere anche poco, perché il mio dolce Gesù si contenta di tutto. Quindi il mio dolce Gesù mi ha detto: “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà Divina respira il Tutto e siccome il respiro si prende e si dà e senza frapporre tempo in mezzo, si riceve per ridarlo di nuovo; ora che respiri il Tutto è Iddio che nel rimettere il suo respiro dà il tutto a Dio, dando Dio a Dio dà il Tutto alle creature per respirare di nuovo Dio e tutto ciò che Dio opera. E’ connaturale che chi prende tutto, può dare tutto, solo nel mio Divino Volere la vita dell’Ente Supremo è continuamente bilocata da parte delle creature”. Ed io: Mio Gesù, sento che non faccio nulla e Tu mi dici che nel tuo Fiat prendo tutto e do tutto. E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, quando opera il Tutto, il nulla sta al suo posto, si presta solo a ricevere il Tutto e poi non senti in te la forza di questo Tutto? Questo Tutto ti fa abbracciare ed invadere tutto Cielo, stelle, sole, mari e terra ed abbracciando tutti gli atti che il mio Fiat esercita in tutta la Creazione, te li fa portare come in un sol fiato al tuo Creatore, per ridargli tutto, ci è stato finora qualcuno che ha dato ed ha potuto dare tutto? Do a Dio tutto, anche Dio stesso, perché vivendo nel suo Volere Dio è mio, i Cieli sono miei, il Sole e tutto ciò che ha fatto questo Fiat Supremo è mio, quindi essendo tutto mio, tutto posso dare e tutto posso prendere. Ora ne avviene come di conseguenza che chi vive nel mio Volere ha il possesso del tutto e questo forma ed affina il regno della Divina Volontà sulla terra, perché per formare un regno ci vuole la forza della Potenza del Tutto”.
Dopo di ciò si è fatto vedere da piccolo Bambino mentre mi guardava tanto fisso da restare come impresso in me e voleva essere guardato; ma tanto da restare io impressa in Lui e poi, tutto amore e tenerezza, mi ha detto: “Figlia mia, è la vera immagine del vivere nel mio Eterno Volere, l’anima copia in sé la Divina Volontà e la Volontà Suprema copia l’anima in modo che il tuo Creatore ha la copia della tua immagine impressa nel suo seno e la tiene tanto cara perché la vede tale e quale, come uscì alla sua origine, nulla ha perduto della sua freschezza e bellezza, i suoi lineamenti paterni sono impressi in questa copia, questa copia nel seno Paterno le decanta tutta la Creazione con tutte le opere sue, le sussurra continuamente all’orecchio: tutto facesti per me, molto mi amasti e mi ami ed io tutto, tutto voglio convertire in amore per te. Questa copia è il portento di Dio nel suo seno, è il ricordo di tutte le opere sue. Questa è la copia dell’anima in Dio, è la copia di Dio nell’anima e lo svolgimento della Vita Divina nelle creature. Come è bello il regno della mia Volontà! Il nulla sperduto nel tutto, il Tutto fuso nel nulla, la bassezza delle creature che si eleva nell’altezza Divina, l’altezza Divina che scende nelle profondità delle creature. Essi sono due esseri avvinti insieme, inseparabili, trasfusi, immedesimati tanto che a stento si distingue che son due vite che palpitano insieme. Tutta la magnificenza, la santità, la sublimità, i prodigi del regno della mia Volontà sarà proprio la copia fedele dell’anima in Dio e la copia integra e bella di Dio nell’anima. Perciò i figli del regno del Fiat Divino, saranno tante immagini di piccoli Dei nel regno mio”.
28 Gennaio 1927
Come N.S. avrà tre regni, il regno del Fiat S. sarà l’eco della Creazione. Come sarà bandita la povertà e l’infelicità, ogni loro atto sarà una musica. Come in N.S. e nella Vergine ci fu povertà volontaria, non forzata. Come il D. Volere è geloso di mantenere la figlia sua.
Stavo tutta abbandonata nel Supremo Fiat seguendo i suoi atti nella creazione ed il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, guarda come è bello l’ordine del Cielo, così quando il regno della Divina Volontà avrà il suo dominio sulla terra in mezzo alle creature anche in terra vi sarà ordine perfetto e bello. Allora avrò tre regni, uno nella Patria Celeste, l’altro nella Creazione ed il terzo tra le creature ed uno sarà l’eco dell’altro, uno il riflesso dell’altro. Tutte le cose create hanno il loro posto d’onore; e mentre sono tutte ordinate ed in armonia fra loro, una non ha bisogno dell’altra perché ciascuna non solo abbonda, ma sovrabbonda dei beni con cui Iddio le dotò nel crearle, perché sono state create da un Essere felice e ricchissimo, tanto che col dare non vengono mai scemate le sue ricchezze, perciò tutte le cose create portano l’impronta della felicità e l’abbondanza dei beni del loro Creatore. Come tutte le cose create così i figli del regno del Fiat Supremo, avranno tutti il loro posto d’onore, di decoro e di dominio e mentre possederanno l’ordine del cielo e staranno in perfetta armonia più che sfere celesti tra loro, sarà tale e tanta l’abbondanza dei beni che ciascuno possederà, che uno mai avrà bisogno dell’altro, ciascuno avrà a sé la sorgente dei beni del suo Creatore e della sua felicità perenne. Sicché sarà bandita la povertà, l’infelicità, i bisogni, i mali dai figli della mia Volontà, non sarebbe decoroso per Essa che è tanto ricca e felice, avere dei figli che difettassero di qualcosa e non godessero tutta l’opulenza dei suoi beni che sorgono continuamente. Che diresti tu se vedessi il sole povero di luce, che appena mandasse qualche barlume alla terra? Se vedessi un lembo di Cielo ad un punto con qualche stella appena e tutto il resta senza l’incanto del cielo azzurro? Non diresti che Colui ha creato il sole non possiede l’immensità della luce che sorge e perciò fa rischiarare la terra solo da qualche barlume, non possiede la potenza di stendere un cielo ovunque e perciò un lembo appena ha steso sul nostro capo? Sicché ti saresti fatto il concetto che Iddio è povero di luce, né ha potenza di stendere ovunque le opere delle sue mani creatrici. Ma invece vedendo che il sole abbonda tanto di luce, che il cielo si stende ovunque tu ti convinci che Iddio è ricco e possiede la sorgente della luce e perciò nulla ha perduto della sua luce con l’abbondare di tanta luce il Sole, né la sua potenza è scemata con lo stendere dovunque il Cielo. Così se i figli del mio Volere non abbonderanno di tutto, si potrà dire che la mia Volontà è povera e non ha potenza di rendere felici i figli del regno suo, ciò che non sarà mai. Anzi siccome sarà l’immagine del regno che la mia Volontà ha nella Creazione, così come il Cielo si stende ovunque ed abbonda di stelle, il sole abbonda di luce, l’aria d’uccelli, il mare di pesci, la terra di piante e di fiori, così facendo eco alla creazione, nel regno del Fiat Supremo saranno felici e abbonderanno di tutto i figli del regno mio. Quindi ciascuno possederà la pienezza dei beni e piena felicità nel posto in cui il Volere Supremo li avrà collocati, qualunque sia la condizione e l’ufficio che occuperanno, tutti saranno felici della loro sorte. E siccome il regno del Fiat Supremo sarà l’eco perfetto del regno che la mia Volontà possiede nella Creazione, perciò si vedrà un sole nell’alto, un altro sole nel basso in mezzo alle creature che possederanno questo regno, si vedrà l’eco del cielo in questi figli fortunati che coi loro atti popoleranno di stelle, anzi ciascuno sarà un cielo ed un sole distinto, perché la mia Volontà non sa stare senza Cielo e senza sole, anzi come prenderà possesso di ciascuno dei suoi figli, formerà il suo Cielo ed il suo Sole, perché è natura sua che dovunque ha il suo stabile possesso, la sua santità, la sua luce interminabile, è come Cielo e sole che forma e moltiplica ovunque. Ma non è tutto ancora, la creazione, eco della Patria Celeste, contiene la musica, la marcia reale, perché le sfere, il cielo, il sole, il mare e tutto possiedono l’ordine e l’armonia perfetta tra loro e girano continuamente, quest’ordine, quest’armonia e questo girare senza mai fermarsi, forma tale sinfonia e musica mirabile che si direbbe come il fiato del Fiat Supremo che alita come tanti strumenti musicali tutte le cose create e vi forma la più bella delle musiche che possano sentire le creature che rimarranno perciò estasiate. Ora il regno del Fiat Supremo avrà l’eco della musica della Patria Celeste e l’eco della musica della creazione, sarà tale e tanto l’ordine, l’armonia ed il loro continuo girare intorno al loro Creatore, che ogni loro atto, parola e passo, sarà una musica distinta come tanti diversi strumenti musicali che riceveranno il fiato del Volere Divino, in modo che tutto ciò che faranno, saranno tanti distinti concerti musicali che formeranno l’allegria e la festa continua del regno del Fiat Divino. Per il tuo Gesù non ci sarà più differenza tanto rimere nella Patria Celeste, quanto scendere a trattenersi in mezzo alle creature nel Regno del Fiat Supremo sulla terra. E allora la nostra opera della Creazione, canterà vittoria e pieno trionfo ed avremo tre regni in uno, simbolo della Trinità Sacrosanta, perché tutte le nostre opere portano l’impronta di Colui che l’ha creata.
Dopo ciò pensavo tra me: “se i veri figli del Fiat Supremo saranno felici, abbonderanno di tutto perché la mia Mamma Regina, Gesù stesso, che era la stessa Volontà Divina furono poveri in questa bassa terra, soffrirono le pene, gli incomodi della povertà?” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, povertà vera è quando una creatura ha bisogno, vuol prendere e non ha che prendere ed è costretto a chiedere agli altri uno stretto mezzo per vivere, questa povertà è di necessità e quasi forzata, invece tanto in me quanto nella Mamma Celeste in cui c’era tutta la pienezza del Fiat Eterno, era non povertà di necessità, molto meno forzata, ma povertà volontaria, povertà spontanea, premuta dal torchio dell’amor Divino. Tutto era nostro, ad un nostro cenno si sarebbero edificati palazzi sontuosi, imbandite mense con cibi mai visti e gustati, come difatti, quando occorreva, ad un nostro piccolo cenno, gli stessi uccelli ci servivano portandoci nei loro becchi frutti e pesci ed altro e facevano festa perché servivano al loro Creatore ed alla loro Regina, ci facevano coi loro strilli, canti e gorgheggi le musiche più belle, tanto che per non mostrare singolarità all’occhio delle altre creature davano loro il comando che si allontanassero seguendo il loro volo sotto la volta del cielo dove il nostro Volere li aspettava ed essi, ubbidienti, si ritiravano. Perciò la nostra povertà fu d’amore, povertà d’esempio, per insegnare alle creature il distacco dalle cose basse della terra, non fu povertà di necessità, né ci poteva essere assolutamente, perché dove regna la pienezza della vita della mia Volontà, tutti i mali finiscono come sotto un sol colpo e perdono la vita”. Onde avendo saputo il molto Reverendo Padre Di Francia che io stavo con la febbre mi ha mandato a dire che se avessi avuto bisogno avrei potuto prendere ciò che mi era necessario dai suoi denari che aveva depositato presso di me per una sua opera. Ed il mio amabile Gesù, nel venire, quasi sorridendo, mi ha detto: “Figlia mia, manda a dire al Padre a nome mio che io lo ringrazio e ricompenserò la bontà del suo cuore, della cura che di te prende, ma fagli sapere che la figlia del mio Volere non ha bisogno di nulla, perché la mia Volontà l’abbonda di tutto, anzi essa è gelosa che altri possano offrirle alcunché, perché alla figlia sua Essa vuol dare tutto. Dove regna il mio Volere Divino non c’è timore che i mezzi naturali, l’abbondanza dei beni possa nuocere, anzi quanti più mezzi ha ed abbondanza gode più guarda in essi la potenza, la bontà, la ricchezza del Fiat Supremo e tutto converte in oro purissimo, sicché la mia Volontà Divina quanto più dà, tanto più si sente glorificata nello svolgere la sua vita nelle creature, nel porgere le cose sue a chi la fa dominare e regnare. Sarebbe assurdo se un Padre ricchissimo avesse i figli poveri, sarebbe da condannare un tal Padre e poi a che pro le sue ricchezze se il parto delle sue viscere, i suoi veri figli conducessero una vita stentata e miserabile? Non sarebbe un disonore per questo Padre ed un’amarezza insopportabile per questi figli sapendo che mentre il padre è ricchissimo loro difettano di tutto e stentatamente possono sfamarsi? Se ciò sarebbe assurdo e un disonore per un Padre nell’ordine naturale, molto più nell’ordine soprannaturale del Fiat Supremo. Esso è più che Padre che contiene la sorgente di tutti i beni e perciò dove è Esso, regna la felicità e si abbonda di tutto. Molto più che se l’anima ha il possesso del D. Volere, Esso somministra all’anima ed al corpo una vista acuta e penetrante in modo che penetra nelle cose naturali che come velo la nascondono e lei, squarciando questi veli, trova nelle cose naturali la nobile regina della Volontà Divina regnante e dominante in essa. Sicché le cose naturali scompaiono per lei ed in tutte le cose trova quella volontà adorabile che possiede, la bacia, l’adora e per l’anima tutto diventa Volontà Divina, perciò ogni cosa naturale di più è per lei un atto nuovo di Volontà D. che possiede, quindi le cose naturali sono mezzi per chi è figlia del mio Volere, di far conoscere di più ciò che la mia Volontà fa, sa fare e possiede ed a qual punto eccessivo ama la creatura. Vuoi sapere tu dunque perché le creature difettano dei mezzi naturali e molte volte vengono loro rapiti e si riducono alle più squallide miserie? Primo perché non possiedono la pienezza del Fiat Supremo, secondo perché scambiano le cose naturali e mettono al posto di Dio la natura, né guardano nelle cose naturali il Supremo Volere, ma, ingordi, si attaccano per formarsi una gloria vana, una stima che li accechi, un idolo per il proprio cuore. Stando ciò è necessario, per mettere in salvo le loro anime, che i mezzi naturali vengano a mancare. Ma per chi è figlia della mia Volontà tutti questi pericoli non ci sono e perciò voglio che abbondi di tutto e che nulla le manchi”.
G.M. 30 Gennaio 1927
Perché Gesù non scrisse, come in queste manifestazioni non ci sono né minacce, né spaventi, ma l’eco della Patria Celeste. Quando verrà questo regno. Come le pene della Vergine SS. E quelle di N.S. erano pene d’ufficio, come possedevano la vera felicità. Potenza delle pene volontarie, felicità del regno del Fiat S.
Stavo pensando tra me che il mio dolce Gesù mi ha detto tante volte che io devo imitarlo in tutto, eppure Lui non scrisse mai, il Vangelo dice che una sola volta scrisse e neppure con la penna, ma col dito; invece per me vuole che scriva, sicché mi vuole fare uscire dalla sua imitazione. Lui non scrisse affatto ed io devo scrivere tanto. Ora mentre pensavo ciò, è venuto da grazioso Bambinello e, mettendosi nelle mie braccia ed avvicinando il suo volto al mio, mi ha detto: “Figlia mia, dammi i tuoi baci ed io ti do i miei”. Onde dopo averlo baciato varie volte, Lui mi ha incitata a baciarlo ancora e poi mi ha detto: “Figlia mia, vuoi sapere perché Io non scrissi? Perché dovevo scrivere per mezzo tuo, sono Io che animo la tua intelligenza, che ti imbocco le parole, che do moto con la mia mano alla tua per farti tenere la penna e farti vergare le parole sulla carta, sicché sono io che scrivo, non tu; tu non fai altro che prestare attenzione a quello che voglio scrivere, perciò tutto il tuo lavoro è l’attenzione, il resto faccio tutto Io e tu stessa non vedi molte volte che non hai forza di scrivere e ti decidi a non farlo ed io, per farti toccare con mano che sono io che scrivo, ti investo e, animandoti della mia stessa vita, scrivo quello che voglio: quante volte non l’hai provato? Ora siccome doveva passare un’epoca per far conoscere il regno del Fiat Supremo, per dare il tempo di far conoscere il Regno della Redenzione prima e poi l’altro del Fiat D. decretai di non scrivere allora, ma di scrivere insieme con te, per mezzo tuo quando questo regno fosse più prossimo ed anche per dare una nuova sorpresa alle creature dell’eccesso dell’amore di questa mia Volontà che ha fatto, che ha sofferto e che vuol fare per amor loro. Molte volte, figlia mia, le novità portano nuova vita, nuovi beni e le creature son portate tanto alle novità e si lasciano come trasportare dalla novità. Molto più che le novità delle nuove manifestazioni sul mio D. Volere hanno una forza Divina ed un dolce incanto, che pioveranno come Celeste rugiada sulle anime arse dalla volontà umana, saranno portatori di felicità, di luce e di beni infiniti. Non ci sono minacce in queste manifestazioni né spavento e se qualcosa di timore c’è, è per chi vuole restare nel labirinto dell’umana volontà, ma poi in tutto il resto non si vede altro che l’eco, il linguaggio della Patria Celeste, il balsamo di lassù che santifica, divinizza e dà la caparra della felicità che solo regna nella Patria beata. Perciò mi diletto tanto nello scrivere ciò che riguarda il Fiat D. perché scrivo cose che appartengono alla Patria mia. Sarà troppo perfido ed ingrato chi non riconoscerà in queste mie manifestazioni l’eco del cielo, la lunga catena d’amore del Volere supremo, la comunanza dei beni del nostro Padre Celeste che vuol dare alle creature e che come volendo mettere tutto da parte ciò che è passato nella storia del mondo, vuole incominciare un’era nuova, una nuova creazione, come se ora cominciasse la nuova storia della creazione. Perciò lasciami fare, perché ciò che faccio è di somma importanza”.
Dopo ciò gli ho detto: Amor mio, sembra che più di tutto tu ami molto questo regno dell’Eterno Fiat, in esso tu accentri tutto il tuo amore, tutte le opere tue che serviranno a questo regno e quasi mostri trionfo, ma se tanto tu l’ami quando verrà? Perché non fai presto a farlo venire?” E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, quando le conoscenze del mio D: Volere avranno fatto la loro via, in vista del gran bene che esse contengono, e a cui nessuna delle creature ha pensato finora, quando capiranno che il regno della mia volontà è lo sbocco del Cielo, l’eco della felicità Celeste, la pienezza dei beni terrestri, quindi in vista di si gran bene sospireranno, chiederanno ad unanimità che venga presto il Regno mio. Sicché anche tutta la Creazione nel suo muto linguaggio, muta in apparenza perché, dentro di essa c’è la mia volontà che con voce forte ed eloquente chiede i suoi diritti che sia conosciuta e domini e regni su tutti, perciò uno sarà l’eco da un punto all’altro della terra, uno il sospiro, una la preghiera, che si sprigionerà da tutti gli esseri, che venga il Regno del Fiat S.. Allora trionfante verrà in mezzo alle creature, ecco perciò la necessità delle conoscenze, queste saranno incitamenti, stuzzicheranno l’appetito delle creature a gustare un cibo così prelibato, sentiranno tutta la volontà, la smania di vivere in un Regno sì felice per liberarsi dalla tirannia e dalla schiavitù in cui le ha tenute il proprio volere. E come s’inoltreranno a conoscere tutte le manifestazioni, i beni che ci sono nel Fiat S., troveranno le tue norme e come hai messo Cielo e Terra sossopra girando ovunque e chiedendo che presto fosse conosciuto questo Regno, troveranno ciò che hai sofferto per ottenere un sì gran bene, come devono comportarsi, ciò che devono fare, per poter avere libera entrata a vivere in esso. Perciò tutto è necessario che si faccia conoscere, per fare che il regno mio sia tutto completo e per fare che nulla manchi tanto le cose più grandi, quanto le più piccole; perciò certe cose che a te sembrano piccole potranno essere una pietra divina trasformata in oro purissimo che formerà parte delle fondamenta del Regno della mia Suprema Volontà”.
Dopo di ciò stavo pensando tra me: il mio dolce Gesù decanta tanto la felicità del Regno del Fiat Supremo, eppure Lui stesso che era la stessa Volontà Divina e la mia Madre Celeste che la possedeva integra, non furono felici sulla terra, anzi furono quelli che soffrirono di più sulla terra, anche per quanto riguarda me stessa dice che sono la figlia primogenita della sua Volontà, eppure mi ha tenuta per più anni confinata in un letto e solo Gesù sa quello che ho sofferto, è vero che sono stata anche felice prigioniera e non scambierei la mia sorte felice se mi offrissero scettri e corone, perché ciò che mi ha dato Gesù, mi ha reso più felice, ma apparentemente all’occhio umano scompare questa felicità, quindi pare che questa felicità detta da Gesù cozzi se si pensa alle sue pene, a quella della Sovrana Regina ed allo stato mio, ultima delle sue creature. Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù, sorprendendomi, mi ha detto: “Figlia mia, c’è differenza grandissima, tra chi deve formare un bene, un regno e chi deve riceverlo per goderlo. Io venni sulla terra per copiare, per redimere, per salvare l’uomo, per fare ciò, mi toccavano le pene delle creature, era necessario prenderle su di me come se fossero mie, la mia Mamma Divina che doveva essere coredentrice non doveva essere dissimile da me, anzi le cinque gocce di sangue che mi diede dal suo Cuore purissimo per formare la mia piccola Umanità, uscirono dal suo Cuore Crocifisso, per noi le pene furono uffici che venimmo a compiere, perciò erano tutte pene volontarie, non imposizione della fragile natura. Ma tu devi sapere che nonostante le tante nostre pene che avevamo per disimpegnare il nostro ufficio era inseparabile da me e dalla mia Madre Regina una somma felicità, gioie che mai finivano e sempre nuove, Paradiso continuato, per noi era più facile separarci dalle pene, perché non erano cose nostre intrinseche, cose di natura, ma cose d’ufficio, che separarci dal pelago delle immense felicità e gioie che si producevano in noi come cose nostre ed intrinseche, in virtù della nostra Volontà Divina che possedevano. Come la natura del Sole è dar luce, quella dell’acqua dissetare, quella del fuoco riscaldare e convertire tutto in fuoco e, se ciò non facessero, perderebbero la loro natura, così è natura nella mia Volontà che dove essa regna fa sorgere la felicità, la gioia, il Paradiso. Per la Volontà di Dio l’infelicità non esiste, né può esistere, oppure non esiste tutta la sua pienezza e perciò i rivoli della Volontà umana formano le amarezze alle povere creature. Per Noi la volontà umana non aveva alcuna entrata in Noi, la felicità era sempre al suo colmo, i mari delle gioie erano inseparabili da noi, persino sulla croce e per la mia Mamma Crocifissa ai miei piedi Divini, la perfetta felicità mai si allontanò da Noi e se ciò fosse successo avrei dovuto uscire dalla Volontà Divina e scompagnarmi dalla natura Divina ed agire solo con la volontà e la natura umana, perciò le nostre pene furono tutte volontarie, elette da Noi stessi per l’ufficio che venimmo a compiere, non frutti di natura umana, di fragilità o d’imposizione di natura degradata. E poi non ti ricordi che anche le tue pene sono pene d’ufficio, pene volontarie? Perché quando ti chiamai allo stato di vittima Io ti domandai se volontariamente tu accettavi e tu, con tutta volontà, accettasti e pronunciasti il Fiat. Passò del tempo e ti ripetetti il mio ritornello se accettavi di vivere nella mia e con la mia Volontà Divina e tu ripetesti il Fiat che, rigenerandoti a novella vita, ti costituì figlia sua per darti l’ufficio e le pene che ad esso convengono per il compimento del regno del Fiat Supremo. Figlia mia, le pene volontarie hanno tale potenza presso la Divinità che hanno la forza, l’impero di squarciare il seno del Celeste Padre ed in questo squarcio che forma in Dio, fa straripare i mari di grazie che forma il trionfo della Maestà Suprema ed il trionfo della creatura che possiede questo impero delle sue pene volontarie. Perciò tanto per il gran portento della Redenzione, quanto per il gran prodigio del regno del mio Fiat ci volevano pene volontarie, pene d’ufficio, che dovevano essere animate da una Volontà Divina che imperando su Dio e sulle creature dovevano dare il gran bene che il loro ufficio racchiudeva. Perciò la mia felicità decantata dal Regno del Fiat Divino non cozza come tu dici, sol perché Io ero la stessa Volontà Divina e soffri(i) e sol perché ti ho tenuta tanto tempo nel letto; chi deve formare un bene, un regno, conviene che faccia una cosa, che soffra, che prepari le cose necessarie e che vinca Iddio per farselo dare, chi deve ricevere conviene che faccia altro, cioè riceverlo, apprezzarlo ed essere grato a chi ha fatto battaglia, ha sofferto ed avendo vinto dà a loro le sue conquiste per renderli felici. Quindi il regno della mia Volontà in mezzo alle creature porterà l’eco della felicità del Cielo, perché una sarà la Volontà che deve regnare e dominare Cielo e Terra. E così come la mia Umanità fu formata dal sangue purissimo del Cuore crocifisso della Sovrana Regina, la Redenzione fu formata dalla mia continua Crocifissione e sul Calvario misi il suggello della croce al regno dei Redenti, così il regno del Fiat Supremo uscirà da un cuore crocifisso, la mia Volontà, crocifiggendo la tua, farà uscire il suo regno e la felicità ai figli del regno suo. Perciò fin da quando ti chiamai allo stato di vittima ti parlai di crocifissione e tu pensavi che fosse la crocifissione delle mani e dei piedi ed Io ti feci correre in questa crocifissione, ma non era questa, non sarebbe bastata questa per far uscire il regno mio, ci voleva la crocifissione intera e continua della Volontà in tutto l’essere tuo ed era di questo appunto che Io intendevo parlarti: che la tua volontà subisse la continua crocifissione della Mia per fare uscire il regno del Fiat Supremo”.
3 Febbraio 1927
Come nel regno del Fiat D. una sarà la Volontà. Come un detto sulla Volontà D. può essere una chiave, una porta, una via. Come la D. Volontà in tutte le cose create forma tante mammelle da far poppare ai suoi figli le conoscenze di questa.
Il mio sempre amabile Gesù, tirandomi tutta a Sé, mi ha detto: “Figlia mia, il regno del Fiat Divino avrà come centro una sola volontà qual è la Divina, quindi una sarà la volontà di tutti, che diffondendosi a tutti ed abbracciando tutto darà la felicità, l’ordine, l’armonia, la forza e la bellezza a tutti. Sicché sarà il regno di una sola volontà, una volontà per tutti e tutti ad una sola volontà. Chi rende felice la Patria Celeste, se non la Volontà di Dio e la volontà di tutti? Oh se in Cielo potesse entrare un’altra volontà che non fosse quella di Dio, ciò che non può essere, i Santi perderebbero la pace perenne e sentirebbero il disordine di una volontà che non è Divina, che non contiene tutti i beni e che non è santa né è portatrice di felicità e di pace, quindi tutti unanimi la metterebbero fuori. Perciò il regno del Fiat avrà per legge, per regime, per dominio la sola ed unica mia Volontà ed, in virtù di essa, tutti saranno felici, d’una sola felicità, non ci saranno mai contese, ma pace perenne”. Dopo di ciò sentendo il grande sforzo che facevo nello scrivere e lo stento che provavo, mi sentivo indecisa se dovevo o no continuare a scrivere ed il mio amato Gesù, incitandomi, mi ha detto: “Figlia mia, ogni parola di più sulla mia Volontà può essere una chiave di più per aprire il regno del Fiat Supremo, ogni conoscenza di Esso può essere una porta nuova che si forma per dare più agio, più entrate per fare entrare i figli del regno suo. Ogni similitudine sulla mia Volontà è una via di più che si forma per rendere più facili le comunicazioni di questo regno. La più piccola cosa che riguarda il Fiat è un palpito di esso che vuol formare in mezzo ai figli del regno suo e soffocare questo palpito, figlia mia, non conviene, questo palpito porterà una vita nuova e Divina, bilocata da questo palpito da far godere chi avrà la fortuna di possedere questo regno. Non sai tu che per dire che esiste un regno è necessario prima formarlo e poi dire che esiste? Perciò è necessario che vengano formate le vie, le porte di sicurezza, le chiavi d’oro non falsificate con altro metallo per rendere facile l’entrata nel regno della mia Volontà, perciò una via di mezzo, una chiave che manca, una porta chiusa può rendere più difficoltosa e meno agevole l’entrata in esso. Perciò tutto ciò che ti dico non solo serve a formare questo regno, ma serve pure ad agevolare coloro che vorranno possederlo. Quindi, figlia primogenita della mia Volontà, devi aver cura di rendere più agevole ciò che riguarda il regno dell’Eterno Fiat”.
Onde stavo seguendo i miei atti nel Supremo Volere e, trovandomi fuori di me stessa, giravo per tutta la Creazione per seguire la Divina Volontà in ciascuna cosa creata, ma mentre facevo ciò si squarciava il velo e in ciascuna cosa si vedeva il Santo Volere che faceva ciascun atto che ogni cosa creata contiene, sempre operante senza mai fermarsi. Ed il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, guarda l’amore esuberante della mia Volontà, sempre stabile, sempre operante, sempre in atto di dare, senza mai indietreggiare, ciò che stabilì di fare quando il Fiat Supremo echeggiò nella Creazione. Essa prese l’impegno di fare tutte le arti, di disimpegnare tutti gli uffici, di fare tutte le servitù, di prendere qualunque forma per rendere felice l’uomo. Anzi fece più che madre tenerissima, disponendo tutte le cose create, quasi come tante mammelle in cui essa si nascondeva per farsi poppare dall’uomo. Sicché si fece sole per fargli poppare la sua luce, si fece cielo per fargli poppare l’amore vitale dell’immutabilità, si fece stelle per fargli succhiare la varietà dei beni che contengono le sue opere, si fece acqua, piante e fiori per fargli poppare l’acqua della grazia e dissetarlo per fargli poppare la sua dolcezza ed i suoi casti profumi, la mia Volontà prese tutte le forme Divine: d’uccello, d’agnello, di colomba, insomma di tutto, per imboccare l’uomo e farsi poppare da lui, per dargli il bene che ciascuna cosa creata conteneva. Solo una Volontà Divina che in un suo sbocco d’amore creava tutto poteva prendere tante forme, fare tanti uffici, essere così persistente senza mai cessare di fare i suoi atti. Eppure chi cerca di penetrare in ciascuna cosa creata per vedere chi è colei che gli porge il suo petto, per dare il suo latte, per allattare le creature, per ricrearle e per renderle felici? Quasi nessuno. Essa si sviscera continuamente, dà la sua vita in ciascuna cosa creata, per dar vita e non si benignano neppure di guardarla per vedere chi è colei che li ama tanto ed è vita della loro vita. Perciò il dolore della mia Volontà è grande per tante sconoscenze della creatura. Quindi con pazienza Divina ed invincibile aspetta i figli suoi che, conoscendola, strappino il velo alle cose create che la nascondono e riconoscano il petto della mamma loro e poppino quelle mammelle Divine riconoscenti e da veri figli suoi. Ecco perciò la gloria di tutta la Creazione, di tutta la Redenzione, del tuo Gesù e dell’Eterno Fiat allora sarà completa quando i figli del suo regno si attaccheranno al suo petto per poppare le sue mammelle e, riconoscendola, non si distaccheranno dal suo seno ed essa darà tutti i beni ed avrà la gloria, il contento di vedere tutti i suoi figli felici e questi figli avranno l’onore, la gloria, di copiare in loro stessi la Madre che con tanto amore li tiene nel suo seno per nutrirli col suo latte Divino. Adesso la mia Volontà si trova nelle condizioni in cui si trova il sole quando le nuvole impediscono che la pienezza della sua luce possa con tutta la sua vivezza investire la terra, quindi il sole per causa delle nubi non può spiegare tutta la sua luce che contiene, è come se le nubi impedissero la gloria al sole di dare il corso della sua luce sempre uguale, sempre fissa come difatti dà. Così le nubi della volontà umana impediscono tutto il corso che il sole della mia Volontà vorrebbe fare verso di loro e, non potendo comunicare tutti i beni che contiene tanto per mezzo della Creazione quanto direttamente, la sua gloria resta intercettata dalle nubi della volontà umana. Ma quando conosceranno il Fiat Supremo e si daranno per figli suoi, queste nubi saranno tolte ed essa potrà dare i beni che possiede, allora la nostra gloria sarà completa in mezzo alle creature”.
6 Febbraio 1927
Dove c’è la Volontà D. c’è tutto, non c’è cosa che sfugga e chi la possiede vive nella comunanza dei beni del suo Creatore, amore e felicità riceve, amore e felicità dà.
Stavo tutta immersa nel Supremo Volere, seguendo i suoi atti per costituirmi atto di ciascuna creatura ed il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e, stendendomi le sue braccia, mi ha abbracciata forte, stringendomi tutta a sé. Ora mentre Gesù mi abbracciava, tutte le cose create, il Cielo, il sole, il mare, tutti anche il piccolo uccellino, mettendosi intorno a Gesù, mi abbracciavano perché volevano ripetere l’atto suo, facevano come a gara e nessuno voleva restare dietro. Io sono rimasta confusa nel vedere che tutta la Creazione correva verso di me per abbracciarmi e Gesù mi ha detto: “Figlia mia, quando l’anima vive nel mio Volere ed io faccio un atto verso di lei, anche un semplice bacio, una parolina sola, tutta la creazione, incominciando dalla Sovrana Regina fino all’ultimo più piccolo essere, tutti si mettono in moto per ripetere l’atto mio. Perché essendo una la volontà dell’anima, di Me e di loro, tutti hanno il diritto di accomunarsi con me per fare la stessa cosa che faccio io. Perciò non solo Io ma tutti gli esseri dove esiste integra la mia Volontà erano insieme con me ad abbracciarti. Quindi quando faccio un atto di più con chi vive nel mio Volere, do una festa nuova a tutta la creazione e quando c’è una festa nuova tutti si muovono e stanno sull’attenti. Così quando Io sto per farti un dono, dirti una parola per concorrere insieme con me, ripetere l’atto mio, ricevere la nuova festa e fare a te la festa degli atti loro. Non è stata festa per te sentire l’abbraccio della Mamma celeste, l’abbraccio della luce del sole, delle onde del mare, persino del piccolo uccellino che stendeva le sue ali per abbracciarti? Figlia mia, dove c’è la mia Volontà c’è tutto, non c’è cosa che le possa sfuggire”.
Onde io continuavo a seguire i suoi atti nel Supremo Volere ed il mio dolce Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, chi possiede la mia Volontà è come se tenesse accentrato il sole in se stesso e non il sole che si vede nell’alto dei cieli, ma il sole Divino, quello stesso sole che sta accentrato in Dio e che divulgando i suoi raggi si accentra nell’anima, sicché lei è padrona della luce perché possiede dentro la vita della luce e tutti i beni e gli effetti che essa contiene; perciò gode la conoscenza dei beni del suo Creatore. Tutto è in comune con chi possiede la mia Volontà: in comune è l’amore, in comune è la santità, in comune è la luce, tutto è in comune con lei, anzi considerandola come parto della sua Volontà Divina è già figlia sua e quindi gode, ama e vuole che i suoi beni siano comuni. E se ciò non potesse essere, soffrirebbe come può soffrire un padre che, essendo ricchissimo, si trova nell’impossibilità di poter dare i suoi beni ai veri e fedeli suoi figli e quindi, non potendo dare ciò che lui possiede, è costretto a vederli poveri. Questo padre in mezzo all’opulenza delle sue ricchezze morrebbe di dolore ed attossicato dalle sue amarezze, perché la gioia del padre è di dare e rendere felici i figli con la sua stessa felicità. Se tanto può soffrire un padre terreno quando non può fare comunanza di beni con i suoi figli, fino a morire di dolore, molto più soffrirebbe l’Eterno Creatore, Padre tenerissimo, se non potesse mettere in comune i suoi beni con chi possiede il Fiat Divino e come figlio suo ha i suoi diritti di possedere la comunanza dei beni del Padre suo. E se ciò non fosse, cozzerebbe con quell’amore che non conosce limiti e con quella bontà più che paterna che è il continuo trionfo di tutte le nostre opere. Perciò come l’anima giunge a possedere il Fiat Supremo, il primo atto di Dio è di mettere in comune i suoi beni con lei e, accentrandole il suo sole, mette la corrente della sua luce per far scendere i suoi beni nel fondo dell’anima e lei prende ciò che vuole e con la stessa corrente della luce che possiede li fa risalire di nuovo al suo Creatore come il più grande omaggio d’amore e di riconoscenza, la stessa corrente poi li fa discendere di nuovo in essa. Quindi questi beni salgono e scendono continuamente, come certezza e suggello della comunanza che vi è tra Creatore e creatura. Tale era lo stato di Adamo quando fu creato fino a quando peccò; ciò che era nostro era suo, la pienezza della luce accentrata in lui, faceva sì che una era la sua volontà con la nostra che gli portava la comunanza dei nostri beni. Come ci sentivamo raddoppiare la nostra felicità per causa della Creazione, non per altro, perché vedevamo Adamo, il figlio nostro, felice della nostra stessa felicità, perché siccome la sua volontà era una con la Nostra, la Nostra pioveva a torrente coi nostri beni insieme alla nostra felicità, tanto che lui, non potendola tutta contenere perché non aveva la larghezza del suo Creatore, mentre si riempiva fino all’orlo fino a traboccarne fuori, faceva risalire tutto il resto a colui da cui li riceveva; e che cosa faceva risalire? Il suo amore perfetto che aveva ricevuto da Dio, la sua santità, la sua gloria che possedeva con noi in comune, come per contraccambiarci “la felicità, l’amore, la gloria. Felicità davamo e felicità ci dava, amore, santità e gloria gli davamo, amore, santità e gloria ci dava. Figlia mia, il possedere una Volontà Divina è cosa da far strabiliare e non può comprendere tutto l’umana natura, che sente, possiede e non sa esprimersi”.
9 Febbraio 1927
Incapacità di scrivere. Come il sole dà sempre luce così il S. Volere vuol dare sempre luce con le sue manifestazioni. (buio)quando si lascia di scrivere ciò che dice Gesù.
Sentivo che non volevo scrivere perché mi sentivo incapace, non solo ma era tale e tanta la prostrazione delle forze che sentivo che non potevo farlo e pensavo tra me che forse non era più volontà di Dio che io scrivessi, altrimenti mi avrebbe dato più aiuto e più forza e poi pensavo: “se Lui vuole può scrivere da solo, senza me”. Ed il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, il sole dà sempre luce, né si astiene mai dal fare il suo corso ed investire la superficie della terra ed il suo trionfo è quando trova il seme per farlo germogliare e sviluppare, per moltiplicarlo, il fiore per dargli il colore ed il profumo, il frutto per dargli la dolcezza ed il sapore. Il sole col comunicare i suoi effetti, mostra coi fatti che è il vero re della terra, perciò trionfa quando trova a chi poter comunicare i suoi effetti ed esercitare il suo ufficio regale su tutta la natura. Invece quando non trova in certe terre, né seme, né fiori, né piante, né frutti, non può comunicare i suoi effetti, se li tiene tutti in sé e perciò si sente senza trionfo, è come un re senza sudditi che non può esercitare il suo ufficio e perciò come sdegnato, perché non può comunicare i suoi effetti, brucia tanto quella terra da renderla sterile ed incapace di produrre un filo d’erba. Ora, figlia mia, il sole è simbolo della mia Volontà ed essa, per natura sua, nell’anima dove regna vuol fare il suo corso di luce e siccome la sua luce possiede innumerevoli effetti, non si stanca mai né esaurisce e perciò vuol comunicare i suoi effetti ed il suo trionfo quando trova in te le disposizioni alle quali più che seme, fiore e frutto può comunicare i suoi effetti, il profumo, il colore, la sua dolcezza che, convertendosi in conoscenze che ad esse appartengono, formano l’incanto del suo giardino ed il mio Fiat Divino più che sole si sente re perché può esercitare l’ufficio regale, sente che non solo ha i suoi sudditi, ma anche la sua figlia, che come comunica i suoi effetti, le sue manifestazioni così le comunica le similitudini di regina e questo è tutto il suo trionfo, trasformare l’anima in regina ed abbigliarla con la veste regale e siccome tutte le mie manifestazioni sul Fiat Supremo formeranno il nuovo giardino dei figli del regno mio, perciò vuol dare sempre con la sua luce i suoi effetti in te, per formarlo ricco e rigurgitante di tutte le specie di fiori, frutti e piante celesti, in modo che tutti, attirati dalla varietà di tante bellezze, si sentiranno come rapiti e cercheranno di vivere nel regno mio. Ora se in te mancassero le disposizioni di ricevere le comunicazioni degli effetti del sole della mia Volontà e di metterle fuori scrivendo, per far conoscere il bene che essa contiene ed i suo inauditi prodigi, la mia Volontà farebbe come il sole, ti brucerebbe in modo che rimarresti come terra sterile ed infeconda. E poi come posso scrivere da solo senza te? Le mie manifestazioni devono essere palpabili non invisibili, devono cadere sotto i sensi delle creature, l’occhio umano non ha la virtù di guardare le cose invisibili. Sarebbe come se dicessi a te: “scrivi senza inchiostro, senza penna e senza carta, non sarebbe assurdo ed irragionevole? Onde dovendo servire le mie manifestazioni per le creature formate di anime e di corpo, anch’io ho bisogno della materia per scrivere e me la devi prestare tu. Sicché tu mi servi d’inchiostro, di penna e di carta e con questa materia formi in te i miei caratteri e tu, sentendoli in te, li metti fuori e li rendi palpabili scrivendoli sulla carta. Perciò tu non puoi scrivere senza me, ti mancherebbe il tema, il soggetto, il dettato messo davanti per copiare. Quindi non sapresti dire nulla ed Io non posso scrivere senza te, mi mancherebbero le cose principali per scrivere. La carta dell’anima tua, l’inchiostro del tuo amore, la penna della tua volontà. Perciò è un lavoro che dobbiamo fare insieme e d’accordo da ambo le parti”.
Onde mentre scrivevo pensavo tra me: prima di scrivere certe piccole cose che Gesù mi dice, siccome mi sembrano di pochissima importanza, non mi sembra necessario metterle sulla carta, ma nell’atto di scriverle, il modo con cui Gesù me le ordina nel mio interno cambia la scena per cui mi sembrano piccole nelle apparenze, ma di grande importanza nella sostanza. Stando così le cose, qual conto daranno a Dio, coloro che hanno avuto e hanno autorità su di me, per quando non si sono imposti con la loro obbedienza a farmi scrivere! Quante cose ho tralasciato quando non ho ricevuto alcun comando! E Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia, certo che mi daranno conto se credono che sono Io, il conto sarà strettissimo, perché credere che sono Io e non far conto anche di una sola parola è come se volessero soffocare un mare di bene per l’utilità delle creature, perché la mia parola parte sempre dalla forza della potenza creatrice, difatti un Fiat dissi nella Creazione e vi distesi un cielo tempestato di innumerevoli milioni di stelle, dissi un altro Fiat e vi formai il sole, non dissi venti o più parole per formare la Creazione, ma un solo fiat mi bastò. Ora la mia parola contiene ancora la sua potenza creatrice e non potete sapere se la mia parola è diretta a formare un cielo, una stella, un mare, un sole, per le anime. Quindi non facendone conto e non mettendola in vista per le creature, vengono a respingere in me stesso questo cielo, questo sole, stelle e mare che potrebbero fare tanto bene alle creature ed il danno che ne verrebbe sarà incolpato a colui che, non facendone conto, l’ha soffocato dentro di Me. Se poi non credono peggio ancora, perché sono tanto ciechi che non hanno occhi per vedere il sole della mia parola e l’incredulità porta all’ostinazione ed alla durezza del cuore, invece la credenza rammollisce il cuore e lo dispone a farsi soggiogare dalla grazia e gli dà la vista per poter comprendere le mie verità”.
11 Febbraio 1927
Dove regna la D. Volontà Gesù mette in ordine le corde dei suoi attributi per poter dire “qui è il mio Cielo”. Come i figli del Fiat saranno re e regine e solo chi possiede il Fiat D. ha il diritto di chiedere il suo regno.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio amabile Gesù mi ha fatto vedere nel mio interno tante corde una vicina all’altra che partivano da una sfera nel mezzo delle corde, sotto la quale era vuoto ed in quel vuoto stava il mio dolce Gesù che spesso spesso toccava quelle corde e suonava in modo tanto armonioso e bello che non si può descrivere e dopo aver fatto la sua suonatina ha detto: “Figlia mia, queste corde sono simbolo dell’anima in cui regna la mia Volontà, Io stesso mi diletto di formarle e di metterle tutte ordinate. Guardale come sono belle, ogni corda ha il suo colore distinto, investito di luce, in modo che tutte insieme formano la più bella iride, tutta smagliante di luce. Ma vuoi sapere perché ogni corda ha il suo colore distinto? Perché ognuna di essa simboleggia tutte le mie qualità Divine cioè i miei attributi. Sicché ho messo tutto in ordine, la corda dell’amore, la corda della bontà, la corda della potenza, della misericordia, della fortezza, della sapienza, della purità, insomma tutto, non ho escluso neppure la corda della giustizia, in modo che quando voglio amare ed essere amato tocco la corda dell’amore. Oh! Com’è dolce il suo suono soave, penetrante, dilettevole, in modo che scuote cieli e terra, investe le fibre più intime di tutti gli esseri dove regna il mio Volere ed Io amo e sono amato perché il suo suono attira e rapisce tutti ad amarmi ed Io stesso, rapito dal mio stesso amore, amo e metto fuori oceani d’amore. Questo suono è tanto melodioso che mi fa tollerare tutto e sopportare i gravi mali del povero mondo. Questo suono mi fa passare a toccare la corda della bontà. Questo suono chiama l’attenzione di tutti per ricevere i beni che la mia bontà vuol mettere fuori e vuol dare alle creature. In questo suono si sentono voci che parlano, perché mette sull’attenti tutti i suoni, di sorpresa, d’ammirazione, nel sentire in questo suono le voci e i beni che voglio dare. Questo suono mentre a Me fa mettere fuori i miei beni, dispone le creature a riceverli. Quindi ogni qualvolta voglio mettere in ufficio un mio attributo tocco la corda che gli appartiene e lo metto in attitudine. Ma sai perché ho disposto in te tutte queste corde? Perché dove regna la mia Divina Volontà voglio trovare tutto Me stesso e tutte le cose che mi appartengono, in modo che quello che faccio in Cielo devo poterlo fare nell’anima dove domina e regna il mio Fiat Supremo, devo avere il mio trono, le mie musiche, in modo da poter vibrare il suono della misericordia per convertire le anime, il suono della Sapienza per farmi conoscere, il suono della mia potenza e giustizia per farmi temere, devo poter dire: “qui è il mio cielo”.
Dopo di ciò stavo facendo il mio giro nella Creazione e mentre imprimevo il mio ti amo su ciascuna cosa, chiedevo che in virtù di quella Volontà Divina che le conservava belle ed integre venisse il regno del Fiat Supremo sulla terra, ma mentre facevo ciò, pensavo tra me: le cose create sono inanimate quindi non hanno virtù di chiedere un regno sì santo, ma mentre pensavo ciò il mio amato Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, è vero che le cose create sono senza anima, però dentro ciascuna di esse corre la vita della mia Volontà, e solo in virtù di essa si mantengono belle quali furono create. Ora le cose create sono tutte nobili e regine appartenenti tutte alla mia famiglia regale ed in virtù della mia Volontà che le anima e degli atti che la mia Volontà esercita in esse, hanno il diritto di chiedere che venga il mio regno perché è anche regno loro. Per chiedere con diritto che venga il regno del Fiat Divino è necessario che sia una della famiglia nostra, in cui la nostra Volontà ha il suo primo posto, il suo trono, la sua vita. Ecco perciò prima ti ho fatto nascere in Essa perché potesse avere i suoi diritti di paternità su di te e tu potessi avere i diritti di figlia e quindi per poter avere i diritti di chiedergli il suo regno e non solo tu, ma anche in virtù di tutte le cose create, cioè di tutti quegli innumerevoli atti che eserciti in tutta la Creazione, perché venga il regno nostro e vostro. Figlia mia, chi può aspirare ad avere il diritto di essere re, se non un figlio di re? Anzi tutti vedono in lui il diritto che il regno sarà suo, invece se si vede aspirare un servo, un villano che non appartiene alla famiglia reale e dice di avere il diritto di essere re e che il regno sarà suo, questo tale è considerato pazzo e merita tutte le burle. Così chi volesse chiedere il mio regno e non regna in lui il mio Santo Volere, stando nelle condizioni di servo, non ha il diritto di chiedere il regno mio e, se lo chiede, è senza diritto ed un semplice modo di dire. Ora supponi che un re avesse per figli centinaia e migliaia di figlie tutti appartenenti legittimamente alla sua famiglia reale, non hanno tutti questi il diritto di occupare posti nobili, non disdicevoli alla loro condizione e di dire che il regno del loro Padre è regno loro perché portano nelle loro vene il suo sangue reale? Ora nella creazione tutta, nei figli che apparterranno al regno del Fiat Divino scorrerà più che sangue la vita di esso che darà loro il diritto di appartenere alla famiglia reale e celeste in modo che tutti saranno re e regine, tutti occuperanno posti nobili, degni della famiglia a cui appartengono. Perciò hanno più diritto le cose create che venga il regno del mio Volere, perché sono tutte figlie del Cielo e sono gli atti della mia stessa Volontà che lo chiede in esse piuttosto che le stesse creature che, facendo la loro volontà, si sono ridotte in condizione di serve. Quindi quando tu chiedi in nome del cielo, del sole, del mare e di tutte le altre cose create che venga il regno dell’Eterno Fiat, costringi la mia stessa Volontà a chiedere che venga il regno suo e sembra nulla a te che una Volontà Divina preghi in ciascuna cosa creata e che tu impetri il suo regno? Perciò segui e non ti dare indietro! Anzi tu devi sapere che è la mia stessa Volontà che ti mette in via in tutta la creazione per tenere la figlia sua in tutti gli atti suoi insieme con essa e per farti fare ciò che essa fa e vuole da te”.
13 Febbraio 1927
Fino a tanto che la D. Volontà non sarà conosciuta e non avrà il suo regno, la gloria di Dio nella Creazione sarà incompleta. Esempio di un re.
Stavo seguendo la D. Volontà negli atti suoi della Creazione e nella mia mente mi è venuto un dubbio: “come può essere che Gesù dice che fino a tanto che non verrà il regno della sua Volontà sopra la terra, la gloria della Creazione e Redenzione sarà incompleta? Come può essere ciò? Non ha forse questa Volontà Suprema virtù di glorificarsi da sé? Certo che ha questa virtù ed è più che sufficiente alla sua gloria, eppure dice che se la sua Volontà non stende il suo regno in mezzo alle creature, la sua gloria per causa della Creazione sarà incompleta. Ora, mentre pensavo ciò, il mio adorabile Gesù, sorprendendomi con una luce vivissima che usciva da Lui, mi ha detto: “Figlia mia, la cosa che in se stessa è chiarissima è che fino a tanto che la mia Volontà non è conosciuta e non ha il suo primo posto d’onore e di dominio in ciascun essere uscito dalle nostre mani creatrici, la sua gloria sarà sempre incompleta. La ragione è chiarissima perché nella Creazione lo scopo nostro primo fu che uscendo da Noi questa Suprema Volontà, che si biloca in tutta la Creazione si stendesse ovunque, nel Cielo, nel sole, nel mare, nel fiore, nelle piante, perfino nella terra ed in ciascun essere uscito dalle nostre mani creatrici, costituendosi vita di tutto, per formare la sua vita in ciascun essere e, bilocandosi in ciascuna creatura, potesse avere tante sue vite e tanti regni da dominare, per quante creature uscivano alla luce. Ora la mia Volontà non si è ritirata, non c’è punto dove non si stenda la sua Vita Divina, non c’è creatura che non sia investita da questa Volontà Suprema e mentre si stende ovunque ed investe tutto e tutti, non può formare la sua vita, quante vite Divine soffocate nelle creature! Quanti gli negano il primo posto negli atti loro, quanti la pospongono ad atti indegni e vili negandole il suo dominio! Ti par poco la distruzione di tante vite Divine di questa mia Volontà nelle creature? Quanti suoi atti nobili e sublimi si sente distruggere mentre si servono di Essa, per formare vite umane, vite deplorevoli, mostri che serviranno per l’inferno! E ti par poco figlia mia? Il danno che riceve la nostra gloria per causa della Creazione è grande ed incalcolabile, tanto che neppure tutto il bene della Redenzione ci ha potuto rifare perché con la stessa Redenzione l’uomo non è ritornato nell’unità della nostra Volontà, né Essa regna completamente nelle creature; quante vite che si dicono buone, sante, ma dimezzate di Volontà Divina ed umana! Perciò la nostra gloria nella Creazione non è completa, allora sarà completa quando le cose da noi create serviranno alla nostra stessa Volontà ed a coloro che le daranno il primo posto d’amore, la riconosceranno in tutte le cose e, facendola regnare in tutti gli atti loro, la costituiranno Regina assoluta e dominante. Non ti par giusto e di diritto che essendo tutto della mia Volontà e trovandosi dappertutto e per tutti vita primaria di tutto, che tutti la riconoscano e tutti diventino Volontà Divina, appartenendo tutti ad Essa? Supponi un Re che ha il suo regno, tutte le terre, le ville, le città, sono esclusivamente proprietà sue, non c’è cosa che a lui non appartenga non solo come diritto perché il regno è suo, ma anche come diritto di proprietà che appartengono a lui. Ora questo re per la bontà d’animo che possiede vuol vedere il suo popolo felice e distribuisce gratuitamente al suo popolo, i suoi poderi, le sue ville, le sue terre, dà loro perfino l’abitazione delle sue città, in modo che tutti possano essere ricchi, abbondanti, ciascuno nelle sue condizioni e tutto questo gran bene per il suo popolo lo fa al solo scopo che lo riconoscano per loro Re dandogli assoluto dominio e che riconoscano che le terre da loro occupate sono state loro date gratuitamente dal re, affinché fosse glorificato, riconosciuto ed amato, per il bene che ha fatto. Ora questo popolo ingrato non lo riconosce per loro re e riguardo alle terre che possiedono si arbitrano il diritto di proprietà proprie disconoscendo che sono stati doni fatti dal re; dunque questo re non verrebbe ad essere defraudato nella sua gloria per il bene che ha fatto al suo popolo? E se aggiungi che si servono delle sue terre senza trarre utilità perché, chi non le lavora, chi toglie le più belle piantagioni, chi rende squallidi i suoi ameni giardini, in modo da procurarsi la loro infelicità e miseria, tutto ciò aggiungerebbe al danno della gloria del re, il disonore ed un dolore che nessuno potrebbe lenire. Questo non è altro che ombra appena di ciò che ha fatto e fa tuttora la mia Suprema Volontà, nessuno ci ha dato un centesimo perché riceve il bene del sole, del mare, della terra, ma demmo tutto gratuitamente all’uomo e solo per renderlo felice e perché riconoscesse il mio Fiat Supremo che l’amò tanto e che non vuole altro che amore e dominio. Ora chi potrebbe rifare quel re del danno della gloria che non gli ha dato il suo popolo e lenire il suo intenso dolore? Supponi ancora che uno di questo stesso popolo, investendosi del giusto dolore del suo re e volendolo rifare della sua gloria, incominci per primo a rendere bella la terra che occupa, in modo da farne il più bello ed ameno giardino del regno, poi dice a tutti che il suo giardino è un dono che gli ha fatto il re perché l’ama, poi chiama il re nel suo giardino e gli dice: questi sono domini tuoi è giusto che siano tutti a tua disposizione, il re gode di questa lealtà e dice: voglio che sia re insieme con me, che regniamo insieme. Oh come si sente reintegrare la gloria, lenire il dolore da quest’unico uomo del suo popolo! Ma quest’uomo non si arresta, batte tutte le vie del regno e, scuotendo tutti col suo dire, chiama un bel nucleo di persone alla sua imitazione e vi forma il popolo leale che danno il diritto di dominio al loro re. Il re si sente rifatto nella sua gloria e per premio dà loro il titolo di figli suoi e dice: il regno mio è vostro, regnate figli miei, questo è il mio scopo che nel mio regno non ci siano servi, ma figli e re al par di me. Ciò sarà della mia Divina Volontà. Oh come aspetta che le sia ridata la sua gloria completa nella Creazione, che sia riconosciuto che tutto è suo, per poter dire: “tutto è vostro regniamo insieme”. Come aspetta che le sue conoscenze sul Fiat Supremo, battano le vie per scuotere, per chiamare, per pressare che vengano nel regno mio e mi formi i miei veri figli, ai quali posso dare il titolo di re. Perciò ho tanto interesse che queste manifestazioni sul mio D. Volere siano conosciute, perché si tratta del mio atto più grande, qual è il compimento della mia gloria ed il bene completo delle creature”.
16 Febbraio 1927
Come il Fiat dove regna mette tutto in comunicazione. Esempio degli sposi. (…..) nella Divina Volontà e la pienezza degli atti ed il trionfo dell’atto Divino nell’umano.
Stavo girando in tutta la Creazione, per portare insieme con me tutte le cose create innanzi alla Maestà Suprema, come omaggi, lodi, adorazioni, perché opere delle sue mani creatrici, degne solo di Colui che le ha create, perché animate dalla sua Volontà Divina; ma mentre facevo ciò pensavo tra me: le cose create non si muovono, stanno al loro posto, né vengono insieme con me, quindi è inutile dire che le porto insieme con me, perché esse non vengono; ma mentre pensavo ciò, è uscito dal mio interno e nel medesimo tempo mi ha fatto vedere la piccola anima mia, che teneva accentrato in sé tanti raggi i quali avevano la comunicazione con ciascuna cosa creata, in modo che loro stavano in comunicazione con me ed io con loro, però il punto principale di partenza, donde uscivano questi raggi era Dio che aveva le comunicazioni con tutti e con tutto ed il mio amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, dove regna la mia Volontà con la sua luce alla quale nessuno può resistere, perché immensa e penetrante, mette tutto in comunicazione, ogni raggio parte dal centro Divino, in cui la mia Volontà ha la sua sede principale, i raggi non sono altro che gli atti che sprigiona da sé il Fiat D. i quali investendo ciascuna cosa creata, forma la sua vita ed altrettante sedi secondarie in ciascuna di esse. Ora è naturale che nell’anima dove Essa regna, come forma i suoi atti nel mio Volere, così tutte le cose create in virtù della luce che le unisce, ricevono la comunicazione di quell’atto e sul volo della stessa luce s’uniscono insieme per seguire l’atto che fa l’anima dove regna il mio Volere, perché una è la Volontà che possiedono, una è la forza, perciò uno è l’atto che vogliono fare, è la mia stessa Volontà che muove tutto e fa di tutti l’atto di uno. Quindi sii certa che anche se le cose create stanno al loro posto, tutti ti seguono, la mia stessa Volontà te le mette in via affinché non sia sola, ma ti accompagnino tutte. Succede come ad uno sposalizio in cui la coppia degli sposi va da sola avanti, ma dietro va in gran numero il seguito degli invitati. Tu sei la sposa con cui la mia Volontà ha voluto formare il suo regio sposalizio, ha voluto abbattere la divisione degli intoppo che c’erano tra te ed Essa per formare la coppia felice, che mai sia esistita. Sicché per te e per Essa sono giorni di festa, i tuoi atti animati dal Fiat D. sono inviti continui che fai a tutte le cose, uscite dalle nostre mani creatrici. Quindi il tuo invito è distesissimo, né c’è chi possa fare a meno d’accettare, perché è una Volontà Divina che chiama tutte le opere sue al suo convito, non esclusa neppure la mia Mamma Celeste e tutti si sentono onorati e trionfanti d’assistere alle nozze e di partecipare al convito delle nozze di questa mia Suprema Volontà, perciò con ansia aspettano gli atti tuoi, i tuoi inviti, le tue chiamate, per venire a sedersi al banchetto e festeggiare la coppia degli sposi. Onde tu vai avanti insieme con la mia Volontà, innanzi alla Maestà Suprema, le mie opere ti seguono dietro. E questo è con giustizia perché nel creare tutte le cose, fu alla creatura che demmo la supremazia su tutte le opere nostre, cioè alla creatura in cui regnasse pienamente il nostro Fiat D. non alla creatura degradata dalla sua volontà, quella è l’ultima di tutte, che non ha né diritto, né comunicazione. Invece dove regna il mio Volere ha il diritto d’essere la prima a chiamare tutti e a farsi seguire da tutti. Perciò l’operato in Esso è il miracolo più grande e la pienezza di tutti gli atti uniti insieme e il trionfo dell’atto Divino nell’atto umano, perché la mia Volontà era come sterile in mezzo alle creature ed è già felicitata dalla sua prima figlia, in cui vede tanti parti suoi che verranno alla luce, sicché non vivrà più come Madre sterile in mezzo alle gente, ma come madre feconda di molti figli. Era vedova perché nel creare il primo uomo sposò la natura umana dotandola con le ricchezze immense della sua Volontà, suggello dello sposalizio che formavo coll’uomo, come si sottrasse ad Essa, restò vedova per tanti secoli ed ora ha tolto il lutto della sua vedovanza e, sposando di nuovo, ha ripreso le sue vesti di sposa ed ha messo in campo di nuovo le sue doti ed il suggello di queste doti sono le sue conoscenze in cui fa dono delle ricchezze che Essa possiede. Perciò, figlia mia, sii attenta a conservare le tue vesti di sposa ed a godere i domini che la mia Volontà ti ha dato in dote”.
19 Febbraio 1927
Gesù la invita a lottare. Come Gesù lotta con le sue conoscenze, con gli esempi, con gli insegnamenti, l’anima lotta col riceverle, col seguire gli atti della sua volontà nella Creazione e Redenzione.
Stavo seguendo il mio volo nel Fiat Divino ed il mio dolce Gesù si è fatto vedere mentre usciva dal mio interno ed intrecciava le sue mani con le mie invitandomi a lottare con Lui, io ero piccina, piccina e non mi sentivo abile e forte a lottare con Lui, molto più che è uscita una voce da dentro una luce che diceva: è troppo piccolina, come può vincere questa lotta? E Gesù ha risposto: “Anzi proprio perché piccola può vincere, perché tutta la fortezza sta nella piccolezza”. Io ero sconfortata, né osavo lottare con Gesù e Lui, invitandomi alla lotta, mi ha detto: “Figlia mia, coraggio, provaci, se tu vinci, vincerai il regno della mia Volontà, né ti devi arrestare perché sei piccola, perché ho messo a tua disposizione tutta la forza delle cose create; sicché insieme con te lotta tutta la forza che contiene il cielo, il sole, l’acqua, il vento, il mare, tutti mi fanno battaglia, la fanno con me per farmi cedere il regno del Fiat D., la fanno alle creature con le armi che ciascuna cosa creata ha nel proprio pugno, per farle arrendere a riconoscere la mia Volontà, affinché la facciano regnare come la fanno regnare esse e volendo vincere, tutte si son messe come in ordine di battaglia ma vedendo che le creature resistono e volendo esse vincere per forza perché hanno con loro una forza di quella Volontà che le anime e domina, con le armi che possiedono, atterrano gente e città, con tale impeto, che nessuno le può resistere; tu non puoi comprendere tutta la forza e la potenza che contengono tutti gli elementi, se il mio Volere non li tenesse come a freno, sarebbe tanto accanita la battaglia, che della terra ne farebbero un mucchio. Ora la forza di esse è anche tua e perciò tu gira in mezzo ad esse per metterle in ordine di battaglia, i tuoi atti, il tuo chiedere continuo il regno del Fiat Supremo, chiami sull’attenti tutta la Creazione e la mia Volontà, muovendosi in essa, mette tutti gli atti suoi in ufficio regio, per dare e vincere il suo in mezzo alle creature. Quindi è lo stesso mio Volere che lotta, che fa battaglia con la mia stessa Volontà per il trionfo del regno suo. Sicché la tua lotta è animata da Essa, la quale ha forza sufficiente ed irresistibile per vincere. Perciò lotta pure perché vincerai e poi lottare per vincere il regno del Fiat Supremo è la lotta più santa che possa esistere, è la battaglia più giusta e di diritto che si possa fare, tanto è vero che il mio stesso Volere come formò la Creazione, incominciò questa battaglia e questa lotta allora si arrenderà quando vincerà completamente. Ma vuoi sapere quando tu lotti con me ed Io con te? Io lotto quando ti manifesto le conoscenze sul mio Eterno Fiat. Sicché ogni detto, ogni conoscenza, ogni similitudine che lo riguarda, è una lotta e una battaglia che faccio con te, per vincere la tua volontà, per metterla al suo posto da noi creato, chiamarla quasi a via di lottare nell’ordine del regno del mio Divino Volere e mentre la faccio con te per soggiogare la tua, la inizio in mezzo alle creature. Lotto con te quando ti insegno la via che devi tenere e ciò che devi fare per vivere nel regno mio, le felicità, le gioie che devi possedere. Insomma lotto a via di luce che contengono le mie conoscenze, lotto a via d’amore e con gli esempi più toccanti in modo da non poter resistere alla mia lotta, lotto per mezzo della promessa di felicità e di gioia senza fine, la mia lotta è persistente, né mi stanco mai, ma per vincere che cosa? La tua Volontà e nella tua quelli che riconosceranno la mia per vivere nel regno mio. E tu lotti con me quando ricevi le mie conoscenze e, mettendole in ordine nell’anima tua, formi il regno del mio Fiat Supremo in te e lottando con me cerchi di vincere il regno mio. Ogni tuo atto fatto nella mia Volontà è una lotta che mi fai. Ogni tua girata che fai per tutte le cose create, per unirti a tutti gli atti che Essa fa in tutta la Creazione, chiami tutta la Creazione a muovere battaglia per vincere il regno mio, muovendo la stessa mia Volontà dominante in tutte le cose create, per far battaglia alla mia stessa Volontà, per stabilire il regno suo. E perciò in questi tempi, il vento, l’acqua, il mare, la terra, il cielo, stanno più che mai tutti in moto, muovendo battaglia contro le creature, stanno succedendo fenomeni nuovi e quanti di più ne succederanno che distruggeranno gente e città, perché nelle battaglie è necessario disporsi a subire le perdite e molte volte anche da parte di chi vince, senza battaglia non ci sono mai state conquiste di regni e se ci sono stati non sono stati duraturi; tu lotti con me quando investendo tutto ciò che io feci e soffrii nella mia Umanità, cioè nelle mie lacrime, nelle mie pene più intime, nelle mie preghiere, nei miei passi, nelle mie parole e perfino nelle gocce del mio sangue imprimi il tuo ti amo e per ciascuno degli atti miei mi chiedi che venga il regno del mio Fiat Supremo, chi può dirti la lotta che mi fai? Muovi gli stessi atti miei a farmi battaglia per farmi arrendere a cederti il regno mio. Perciò io lotto con te e tu lotti con me, è necessaria questa lotta, tu per vincere il regno mio ed io per vincere la tua volontà e per iniziare la battaglia in mezzo alle creature, per stabilire il regno del mio Supremo Volere. Io ho la mia stessa Volontà, tutta la sua stessa Potenza, Fortezza ed immensità per vincere, tu hai la mia stessa Volontà ed a disposizione tua, tutta la Creazione e tutto ciò che Io feci di bene nella Redenzione per agguerrire un esercito formidabile, per muovere battaglia e vincere il regno del Fiat Supremo. Vedi anche ogni parola che scrivi è una lotta che mi fai ed un soldato di più che rimpiazza nell’esercito che deve vincere il regno della mia Volontà. Perciò sii attenta figlia mia perché sono tempi di lotta ed è necessario usare tutti i mezzi per vincere”.
21 Febbraio 1927
Perché tanto interesse di Gesù che vuole far conoscere la Volontà D.
La mia povera mente si perdeva nelle tante conoscenze del Supremo Volere e pensavo tra me: “perché Gesù ha tanto interesse che si conosca questa Divina Volontà e che regni in mezzo alle creature?” Ora mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù è uscito dal mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, vuoi tu sapere perché ho tanto interesse di far conoscere la mia Volontà perché regni in mezzo alle creature? Perché solo Essa è il mezzo per poterla rifare e mette me e la creatura in condizione Io di poter dare e lei di poter ricevere. Fino a tanto che il mio Volere non ritorni trionfante e dominante in mezzo alle creature, Io non potrò dare ciò che voglio ed in loro mancherà la capacità, lo spazio per poter ricevere ciò che posso e voglio dare. Perciò solo la mia Volontà ha questa virtù, questa potenza per cui mettendo l’ordine, l’equilibrio tra Creatore e creatura, apre tutte le vie di comunicazione tra loro. Dio ha la sua via regia per poter spedire senza pericolo i doni suoi, per poter scendere quando vuole e portare in persona i beni più grandi e la creatura, avendo la stessa via può riceverlo oppure salire per andare a prendere essa stessa ciò che il suo Signore le vuol dare. Per quanto un re possa essere ricco e potente se non trova a chi dare non avrà mai il contento, la soddisfazione di poter dare; le sue ricchezze saranno inoperose, isolate, abbandonate, lui forse vivrà affogato nelle sue ricchezze, ma non avrà mai il contento e la felicità di dare e di godere i suoi beni, perché non trova a chi darli. Questo re sarà un re isolato, abbandonato, senza corteggio, non avrà chi gli sorride, chi gli dice un grazie, non sarà mai festa per lui, perché la festa si forma col dare e col ricevere. Sicché con tutte le sue ricchezze questo re avrà un chiodo nel cuore, l’abbandono, la monotonia, sarà ricco ma senza gloria, senza eroismo, senza nome. Qual dolore per questo re nonostante le sue ricchezze? Ora figlia mia, la causa per cui mettemmo fuori la Creazione e creammo l’uomo fu per dare le nostre ricchezze, affinché alla gloria interna e felicità immensa che abbiamo si unisse la gloria esterna delle opere nostre. Quindi non stando la creatura nella nostra Volontà ce la sentiamo lontana, né c’è chi ci circondi col suo grazie, né chi ci sorrida di compiacenza per le opere nostre. Tutto è isolamento, siamo circondati da immense ricchezze e poiché le nostre creature sono lontane da noi, non abbiamo a chi darle, non abbiamo chi ammiri le nostre opere per farle godere. Siamo felici ma per noi stessi! Né vi è chi possa minimamente turbare la nostra felicità ma siamo costretti a vedere l’infelicità delle creature, perché stando disunite da noi, loro non possono prendere e noi non possiamo dare. La volontà umana ha formato i cancelli, ha chiuso con chiavi le porte di comunicazione. Il dare è liberalità, eroismo, amore; il ricevere è grazia e la creatura, col fare la sua volontà, impedisce la nostra liberalità, il nostro eroismo, il nostro amore e se qualcosa si dà, è sempre ristretta a via di sforzi, d’intrighi, perché non stando l’ordine tra loro e noi, le cose non corrono liberamente; non siamo capaci di dolori, il nostro essere è intangibile da tutti i mali, ma se fossimo capaci di dolori la creatura avvelenerebbe la nostra esistenza. Ecco perciò tutto il nostro interesse è perché vogliamo far conoscere la nostra Volontà perché regni in mezzo a loro, perché vogliamo dare, vogliamo renderle felici della nostra stessa felicità e solo la nostra Volontà può fare tutto questo, cioè realizzare lo scopo della Creazione e farci mettere in comune i nostri beni”. Oh Volontà di Dio quanto sei ammirabile, potente e desiderabile! Deh! Col tuo impero vinci tutti, fatti conoscere ed attiraci tutti a te.
Deo Gratias.