Volume 16

Volume 16

I. M. I.
Fiat!!!
15 Luglio 1923
La Divina Volontà è principio, mezzo e fine di ogni virtù e dev’essere corona di tutto e compimento della gloria di Dio da parte della creatura.
Stavo pregando fondendomi tutta nella Santissima Volontà di Dio e con qualche dubbio nella mente su tutto ciò che il mio dolce Gesù mi va dicendo su questo Santissimo Volere e Lui, stringendomi a Sé, con una luce che mi ha gettato nella mente mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è principio, mezzo e fine di ogni virtù; senza il germe della mia Volontà non si può dare il nome di vera virtù, Essa è come il germe alla pianta, che dopo che ha sprofondato le sue radici sotto terra, quanto più sono profonde, tanto più alto forma l’albero che il germe contiene, sicché prima c’è il germe, questo forma le radici, le radici hanno la forza di far sprigionare da sotto terra la pianta e come sprofondano le radici così si formano i rami, i quali crescono tanto alti da formare una bella corona e questa formerà la gloria dell’albero, che scaricando abbondanti frutti formerà l’utile e la gloria di colui che gettò il germe. Questa è l’immagine della mia Chiesa: il germe è la mia Volontà, in cui nacque e crebbe, ma per crescere l’albero ci vuole il tempo e per dare il frutto in alcuni alberi ci vuole la lunghezza dei secoli, quanto più preziosa è la pianta, tanto più tempo ci vuole. Così l’albero della mia Volontà, essendo il più prezioso, il più nobile e divino, il più alto, ha avuto bisogno di tempo per crescere e far conoscere i suoi frutti, sicché la Chiesa ha conosciuto il germe e non c’è santità senza di esso; poi ha conosciuto i rami, ma si è girato sempre intorno a quest’albero; ora deve conoscere i frutti per nutrirsi e goderseli e questo sarà tutta la mia gloria, la mia corona di tutte le virtù e di tutta la Chiesa. Ora, qual è la tua meraviglia, se invece di manifestare prima i frutti del mio Volere, li ho manifestati a te dopo tanti secoli? Se l’albero non si era formato ancora, come potevo far conoscere i frutti? Tutte le cose vanno così: se si deve fare un re, non s’incorona il re se prima non si forma il regno, l’esercito, i ministri, la reggia; alla fine s’incorona il re e se si volesse coronare il re senza formare il regno, l’esercito, eccetera, sarebbe un re da burla. Ora, la mia Volontà doveva essere corona di tutto, compimento della mia gloria da parte delle creature, perché solo nella mia Volontà può dire: “Tutto ho compiuto.” Ed Io, trovando in essa compiuto tutto ciò che voglio, non solo le faccio conoscere i frutti, ma la nutro e la faccio giungere a tale altezza, da far sorpassare tutti, ecco perciò amo tanto ed ho tanto interesse che i frutti, gli effetti, i beni immensi che ci sono nel mio Volere ed il gran bene che l’anima riceve col vivere in Esso siano conosciuti; se non si conoscono, come si possono desiderare? Molto meno possono nutrirsene e se Io non facessi conoscere che cosa significa il vivere nel mio Volere, i valori che contiene, mancherebbe la corona alla Creazione e alle virtù e la mia opera sarebbe un’opera scoronata. Vedi dunque quanto è necessario che tutto ciò che ti ho detto sul mio Volere venga fuori e sia conosciuto ed anche la ragione per cui tanto ti sprono e come a te sembra, ti faccio uscire dall’ordine degli altri, perché faccio conoscere questi e le grazie ad essi fatte dopo la loro morte, mentre a te permetto, anche vivente, che ciò che ti ho detto sul mio Volere sia conosciuto. Se non si conosce non sarà apprezzato né amato, la conoscenza sarà come il concime all’albero, che farà stagionare i frutti, dei quali, ben maturati, le creature si nutriranno. Quale sarà il mio ed il tuo contento?”
16 Luglio 1923
Gesù operò e soffrì tutto nella sua Volontà.
Stavo pensando alla Passione del mio dolce Gesù e sentivo vicine quelle pene, come se proprio allora le soffrisse e, guardandomi, mi ha detto:
“Figlia mia, Io soffrii tutto nella mia Volontà e come soffrivo le pene esse aprivano tante vie nella mia Volontà per giungere a ciascuna creatura. Se non avessi sofferto nella mia Volontà che involge tutto, le mie pene non sarebbero giunte fino a te ed a ciascuno, sarebbero rimaste con la mia Umanità, anzi, avendole Io sofferte nella mia Volontà, non solo aprivano tante vie per andare a loro, ma aprivano tante altre vie per far entrare le creature in Me e farle unire a quelle pene, affinché ciascuna mi desse le pene che con le sue offese mi avrebbe dato in tutto il corso dei secoli. Mentre Io ero sotto la tempesta dei colpi, la mia Volontà mi portava ciascuna creatura a colpirmi, sicché non furono solo quelli che mi flagellarono, ma le creature di tutti i tempi, con le loro offese concorsero alla barbara flagellazione; e così in tutte le altre pene, la mia Volontà mi portava tutti, nessuno mancava all’appello, tutti erano a Me presenti, nessuno mi sfuggì, perciò le mie pene furono, molto più dure, più molteplici di quelle che si videro. Onde se vuoi che le offerte delle mie pene, la tua compassione e riparazione, le tue piccole pene, non solo giungano fino a Me, ma facciano le stesse vie delle mie, fa’ che tutto entri nel mio Volere e tutte le generazioni riceveranno gli effetti. E non solo le mie pene, ma anche le mie parole, perché dette nella mia Volontà giungevano a tutti, per esempio, quando Pilato mi domandò se Io fosse Re ed Io risposi: “Il mio regno non è di questo mondo, se fosse di questo mondo, milioni di legioni di angeli mi difenderebbero”; Pilato, nel vedermi sì povero, umiliato, disprezzato, si meravigliò e disse sottolineando: “Come, Re sei Tu?” Ed Io con fermezza risposi a lui ed a tutti quelli che occupavo un posto: “Re Io sono e son venuto nel mondo ad insegnare la verità e la verità è che non sono i posti, i regni, le dignità, il diritto del comando, che fanno regnare l’uomo, che lo nobilitano, che lo innalzano su tutti; anzi queste sono schiavitù, miserie, che lo fanno servire a vili passioni, ad uomini ingiusti, commettendo anch’egli tanti atti d’ingiustizia che lo snobilitano, lo gettano nel fango e gli attirano l’odio dei suoi dipendenti, sicché le ricchezze sono schiavitù, i posti sono spade con cui molti restano uccisi o feriti, il vero regnare è la virtù, lo spogliamento di tutto, il sacrificarsi per tutti, il sottoporsi a tutti, questo è il vero regnare che vincola tutti e si fa amare da tutti, onde il mio regno non avrà mai fine ed il tuo è vicino a perire.” Feci giungere queste parole nella mia Volontà all’orecchio di tutti quelli che si trovano in posto, per far conoscere loro il grande pericolo in cui si trovano e per mettere in guardia coloro che aspirano ai posti, alle dignità, al comando.”
17 Luglio 1923
Gesù mette nell’anima di Luisa tre colonne per appoggiarsi.
Mi sentivo molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù e perché se si fa vedere, è tutto taciturno. Onde, questa mattina si è fatto vedere nel mio interno in mezzo a due colonne in cui ne stava formando una terza ed ora si poggiava ad una, ora all’altra ed ora alla colonna di mezzo che stava innalzando. Quindi, sorpresa, gli ho detto:
“Amor mio e vita mia, quando hai messo queste colonne nel mio interno? Adesso stai più comodo, se sei stanco puoi poggiarTi. E Lui, senza darmi retta, ha continuato ad innalzare la colonna mentre taceva, ond’io: “ma dimmi, perché non mi parli? Che c’è, dove ti ho offeso? Forse la mia ripugnanza nel non voler far conoscere le verità che mi dici, ti fa tacere per punirmi? Ma io Ti promisi che non lo farò più e ricordati che restammo in pace.”
E Gesù, guardandomi e dando un forte respiro, mi ha detto: “Figlia mia, sto lavorando, allargando, preparando e quando Io lavoro non ho voglia di parlare, primo voglio operare e poi parlare. Delle tue ripugnanze non mi curo, perché è tanta la potenza della mia Volontà che agisce in te, che ti stritola se non fai ciò che voglio, tanto che dopo una ripugnanza sei costretta a correre nelle mie braccia per dirmi: Gesù, ti prego di farmi fare ciò che vuoi, se lo vuoi Tu, lo voglio io e non lasciarmi se non vedi che il tuo ed il mio volere formano un solo Volere. Onde il mio silenzio è il lavoro e per fare che il lavoro che sto facendo in te sia più bello, più sicuro, più stabile, l’ho messo in mezzo a due colonne più forti, più alte, delle quali, una è la mia Umanità e l’altra è la mia Mamma, dove solo posso poggiarmi, ma non mi bastano due appoggi, ne voglio un terzo, ma se non lo formo come posso averlo? Ecco perciò la necessità del mio lavoro, tu mi presterai i materiali, quali sono tutti i tuoi atti fatti nel mio Volere, più atti farai, più materiali mi presterai ed Io mi affaticherò nel formarlo e poi mi riposerò e ti parlerò. Tutto ciò che Io feci e quello che fece la mia cara Mamma sarà connesso insieme in questa terza colonna, unico mio scopo, che sia lavorato con un Volere Eterno, che solo può farmi d’appoggio e che questo Volere sia conosciuto. Ci metterò tanta grazia, che non solo mi darà riposo, ma mi servirà di cattedra, di voce per insegnare coi modi più allettanti, insinuanti e convincenti, che cosa significa vivere nel mio Volere, affinché non stia più come esiliato in mezzo ai miei figli, ma vi regni come nel suo proprio trono, perciò lasciami fare e seguimi.”
Onde dopo è ritornato e ha continuato a farsi vedere nel mio interno. Mentre stava tutto intento al lavoro ed in silenzio ci siamo guardati ho alzato gli occhi e ho visto in cima ad una colonna la testa di Nostro Signore ed in cima all’altra quella della Regina Celeste, ambedue coronate, in cima alla terza colonna che stava formando, era stata preparata la mia testa e la corona che avrebbe dovuto coronarla usciva per metà dalla corona di Nostro Signore e per metà da quella della Vergine Santissima, queste due metà, unendosi, formavano una sola corona. Io sono rimasta meravigliata e incantata ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, hai visto quanto mi conviene lavorare per formarmi il terzo appoggio, come tu devi affrettare i materiali per farmi lavorare, a quale altezza devo giungere per compiere il lavoro del mio Volere in te e qual corona deve cingere la tua fronte? Perciò non perdere un minuto di tempo ed il tuo volo nel mio Volere sia continuo.”
18 Luglio 1923
Sul Concepimento del Verbo Eterno.
Stavo pensando all’atto in cui il Verbo Eterno scese dal Cielo e restò concepito nel seno dell’Immacolata Regina ed il mio sempre amabile Gesù, ha messo fuori un braccio dal mio interno, mi ha cinto il collo e nel mio interno mi ha detto:
“Figlia diletta mia, se il concepimento della mia Celeste Mamma fu prodigioso e fu concepita nel mare che uscì dalle Tre Divine Persone, il mio concepimento non fu nel mare che uscì da Noi, ma nel gran mare che risiedeva in Noi, la nostra stessa Divinità scese nel seno verginale di questa Vergine e Io restai concepito. E’ vero che si dice che il Verbo restò concepito, ma il mio Celeste Padre e lo Spirito Santo erano inseparabili da Me; è vero che Io ebbi la parte agente, ma loro ebbero la parte concorrente. Immaginati due riflettori, di cui uno riflette nell’altro lo stesso soggetto, questi soggetti sono tre, quello di mezzo prende la parte operante, sofferente, supplicante, gli altri due stanno insieme, vi concorrono e sono spettatori, sicché potrei dire che dei due riflettori, uno era la Trinità Sacrosanta, l’altro la mia cara Mamma. Lei, nel breve corso della sua vita, vivendo sempre nel mio Volere mi preparò nel suo verginale seno il piccolo terreno divino, dove Io, Verbo Eterno, avrei dovuto vestirmi d’umana carne, perché mai sarei sceso in un terreno umano e la Trinità riflettendosi in Lei restò concepita. Onde quella stessa Trinità, mentre restava in Cielo, restò concepita nel seno di questa nobile Regina.
Tutte le altre cose, per quanto grandi, nobili, sublimi, prodigiose, anche lo stesso concepimento della Vergine Regina, tutte restano dietro, non c’è cosa, né amore, né grandezza, né potenza, che possa paragonarsi al mio concepimento; qui non si tratta di formare una vita, ma di rinchiudere la Vita che dà vita a tutti; non di allargarmi, ma di restringermi per potermi concepire, non per ricevere, ma per dare, chi ha creato tutto si è dovuto rinchiudere in una creata e piccolissima Umanità. Queste sono opere solo d’un Dio e d’un Dio che ama, che a qualunque costo vuol legare col suo amore la creatura per farsi amare. Ma questo è un bel nulla ancora, sai tu dove sfolgorò tutto il mio amore, tutta la mia potenza e sapienza? Non appena la potenza divina formò questa piccolissima Umanità, tanto piccola che poteva paragonarsi alla grossezza d’una nocciola, ma con le membra tutte proporzionate e formate ed il Verbo restò concepito in Essa, l’immensità della mia Volontà, racchiudendo tutte le creature passate, presenti e future, concepì in Essa tutte le vite delle creature e come cresceva la mia, così crescevano loro in Me, sicché mentre apparentemente sembravo solo, visto col microscopio della mia Volontà si vedevano concepite tutte le creature; succedeva di Me come quando si vedono acque cristalline, che mentre appaiono chiare, viste col microscopio, quanti microbi non si vedono? Il mio concepimento fu tale e tanto, che la grande ruota dell’eternità restò colpita ed estatica nel vedere gli innumerevoli eccessi del mio amore e tutti i prodigi uniti insieme; tutta la mole dell’Universo restò scossa nel vedere Colui che dà vita a tutto rinchiudersi, restringersi, impicciolirsi, rinchiudere tutto, per fare che cosa? Per prendere le vite di tutti e far rinascere tutti.”
19 Luglio 1923
Prodigi del Fiat Divino nel gran vuoto dell’anima.
Stavo pregando ed abbandonandomi tutta nelle braccia della Santissima Volontà di Dio ed il mio sempre amabile Gesù, uscendo dal mio interno e dandomi la mano, mi ha detto:
“Figlia mia, vieni insieme con Me e guarda il gran vuoto che esiste tra il Cielo e la terra. Questo gran vuoto, prima che il mio Fiat si pronunziasse era orribile a vedersi, tutto era disordine, non si vedeva né divisione di terra né di acqua, né di monti, era un ammasso che metteva spavento; appena il mio Fiat si pronunziò, tutte le cose rotolarono, scuotendosi fra loro ed ognuna prese il suo posto, restarono tutte ordinate con l’impronta del mio Fiat Eterno e non possono spostarsi se il mio Fiat non vuole. La terra non fece più spavento, anzi, nel vedere la vastità dei mari, le sue acque non più fangose ma cristalline, il suo dolce mormorio, come se le acque fossero voci che zitte zitte parlano tra loro, le sue onde fragorose che a volte si alzano tanto che compaiono monti d’acqua e poi cadono nello stesso mare, quanta bellezza non contiene, quanto ordine e quanta attenzione non riscuote dalle creature? E poi, la terra tutta verdeggiante e fiorita, quanta varietà di bellezza non contiene? Eppure è nulla ancora, il vuoto non era riempito del tutto e come il mio Fiat aleggiò sulla terra, divisi le cose ed ordinai la terra, così, aleggiando su in alto, distesi i cieli, li ornai di stelle e per riempire il vuoto dell’oscurità creai il sole, che fugando le tenebre, riempì di luce questo gran vuoto e mise in risalto tutta la bellezza di tutto il creato. Onde, chi fu la causa di tanto bene? Il mio Fiat onnipotente, ma questo Fiat volle il vuoto per creare questa macchina dell’universo.
Ora figlia mia, vedi questo gran vuoto in cui creai tante cose? Eppure il vuoto dell’anima è ancora più grande, quello doveva servire per abitazione dell’uomo, il vuoto dell’anima doveva servire per abitazione d’un Dio. Non dovevo pronunziare per sei giorni il mio Fiat come nel creare l’universo, ma per quanti giorni contiene la vita dell’uomo e tante volte, per quante volte mettendo da parte il suo volere fa operare il mio, quindi, dovendo il mio Fiat fare più cose che non fece nella Creazione, ci voleva più spazio, ma sai tu chi mi dà campo libero a riempire questo gran vuoto dell’anima? Chi vive nel mio Volere. I miei Fiat sono ripetutamente detti, ogni pensiero è accompagnato dalla potenza del mio Fiat ed oh! quante stelle ornano il cielo dell’intelligenza dell’anima; le sue azioni sono seguite dal mio Fiat ed oh! quanti soli sorgono in essa; le sue parole investite dal mio Fiat, sono più dolci del mormorio delle acque del mare, dove il mare delle mie grazie scorre per riempire questo gran vuoto ed il mio Fiat si diletta nel formare le onde che giungono al di là del cielo e vi discendono più cariche, per ingrandire il mare dell’anima. Il mio Fiat soffia sul suo cuore e forma con i suoi palpiti incendi d’amore; il mio Fiat non lascia nulla, investe ogni affetto, le tendenze, i desideri e vi forma le più belle fioriture. Quante cose il mio Fiat non opera in questo gran vuoto dell’anima che vive nel mio Volere? Oh come resta dietro tutta la macchina dell’universo! I cieli stupiscono e guardano tremebondi il Fiat onnipotente, operante nella volontà della creatura e si sentono doppiamente felici ogni qualvolta questo Fiat agisce e rinnova la sua potenza creatrice, sicché sono tutti attenti intorno a Me, per vedere quando il mio Fiat viene pronunziato, per riscuotere la loro doppia gloria e felicità; oh se tutti conoscessero la potenza del mio Fiat, il gran bene che contiene! Tutti si darebbero in preda della mia Volontà onnipotente. Eppure c’è da piangere, quante anime con questi grandi vuoti in seno, sono peggiori del gran vuoto dell’universo prima che il mio Fiat fosse pronunciato? Non aleggiando in loro il mio Fiat, tutto è disordine, le tenebre sono tanto fitte che fanno orrore e spavento, c’è tutto un ammasso , nessuna cosa è al posto, l’opera della Creazione è scompigliata in loro, perché solo il mio Fiat è ordine, la volontà umana è disordine. Perciò, figlia del mio Volere, se vuoi l’ordine in te, fa’ che il mio Fiat sia la vita di tutto in te e mi darai il gran contento che il mio Fiat possa svolgersi, mettendo fuori i prodigi ed i beni che contiene.”
21 Luglio 1923
Gesù prega che la sua Volontà sia una con la volontà dell’anima. La Divina Volontà dev’essere come l’aria che si respira.
Continuando il mio solito stato, sentivo che il mio adorabile Gesù nel mio interno pregava dicendo:
“Padre mio, ti prego che la nostra Volontà sia una con la volontà di questa piccola figlia del nostro Volere, essa è parto legittimo del nostro Volere; deh! Fa’ che per onore e decoro della nostra Volontà Eterna, nulla esca da lei che non sia parto del nostro Volere e che nulla conosca se non la nostra sola Volontà e, per ottenere ciò, ti offro tutti gli atti della mia Umanità fatti nella nostra adorabile Volontà.”
Dopo ha fatto profondo silenzio ed io, non so come, mi sono sentita tanto trasfusa negli atti che il mio Gesù aveva fatto nella Volontà Divina, che li ho seguiti uno per uno, facendo che il mio volere fosse unito al suo. Questo ha assorbito in me tanta luce, che Gesù ed io siamo rimasti immersi in un mare di luce e Gesù, uscendo dal mio interno, alzandosi in piedi ha poggiato le sue piante sulla parte del mio cuore e agitando la mano, che più che sole mandava luce, ha gridato forte:
“Venite, venite tutti, angeli, santi, viatori, generazioni tutte, venite a vedere i portenti ed il più gran miracolo non mai visto, il mio Volere operante nella creatura.”
Alla voce sonora, melodiosa e forte di Gesù, che riempiva Cielo e terra, i Cieli si sono aperti e tutti sono corsi intorno a Gesù e hanno guardato in me per vedere come operava la Divina Volontà; tutti sono rimasti rapiti e hanno ringraziato Gesù di tanto eccesso della sua bontà. Io sono rimasta confusa ed umiliata al sommo e gli ho detto:
“Amor mio, che fai? Mi pare che voglia mostrarmi a tutti per farmi additare da tutti, che ripugnanza sento!”
E Gesù: “Ah! figlia mia, è il mio Volere che voglio che tutti conoscano e tutti additino come nuovo Cielo e mezzo di nuova rigenerazione e tu resterai come sepolta nella mia Volontà. La mia Volontà dev’essere come l’aria che si respira, che mentre non si vede, si sente, non si vede e dà la vita, penetra ovunque, anche nelle più intime fibre per dar vita ad ogni palpito del cuore, dovunque essa entri, nell’oscurità, nelle profondità, nei ripostigli più segreti e si costituisce vita di tutto, così la mia Volontà sarà più che aria in te, che uscendo da te si costituirà come vita di tutto, perciò sii più attenta e segui il Volere del tuo Gesù, perché l’attenzione ti farà conoscere dove stai e che cosa fai; la conoscenza ti farà più apprezzare e stimare la divina reggia della mia Volontà. Supponi che una tale persona si trovi nella reggia di un re e non sappia che quell’abitazione appartiene al re, essa non ne farà alcun apprezzamento, se occorre andrà distratta, parlando, ridendo, né si disporrà a ricevere i doni del re; ma se sapesse che quella è la reggia del re, essa guarderebbe con attenzione le cose e le apprezzerebbe, andrebbe in punta di piedi, parlerebbe sottovoce, starebbe tutt’occhi per vedere se il re esce da qualche stanza e si metterebbe come in aspettativa di ricevere grandi doni dal re. Vedi, l’attenzione è la via della conoscenza, la conoscenza cambia la persona e le cose e la dispone a ricevere grandi doni, sicché conoscendo tu che stai nella reggia della mia Volontà, riceverai sempre e prenderai tanto da poter dare a tutti i tuoi fratelli.
23 Luglio 1923
Il Divin Volere sta in continuo incontro con la creatura per darle tutti i suoi beni.
Stavo secondo il mio solito abbandonandomi tutta nel Santo Voler Divino ed il mio dolce Gesù si è fatto vedere mentre mi veniva incontro per ricevermi nella sua Santissima Volontà e mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà sta in continuo incontro con la volontà della creatura e come il volere umano s’incontra col mio, così riceve la luce, la santità, la fortezza che contiene la mia Volontà. Essa sta in continuo atto di darsi alle creature per dar loro in anticipo la vita del Cielo. Se esse mi ricevono, ebbene restano con questa Vita Celeste, se invece in ogni atto che fanno non ricevono questo Voler Supremo che è tutto intento a fare il loro bene, a renderle felici, forti, sante, divine e come trasformate in un’aurora di luce celestiale, restano col solo loro volere umano che le rende deboli, miserabili, fangose, che le accerchia con vili passioni da far pietà, non vedi quante anime si trascinano per debolezza di non sapersi vincere se stesse a fare il bene? Altre non sanno dominare se stesse; altre incostanti, come canne al muoversi del vento; altre non sanno pregare senza mille distrazioni; altre sono sempre scontente; altre pare che siano nate per fare il male; sono tutte anime che in tutte le loro cose non incontrano il mio Volere. Eppure il mio Volere sta per tutti, ma siccome lo sfuggono non ricevono il bene che il mio Volere contiene, è giusta pena di chi vuol vivere coinvolto in tutte le miserie. Ma, questo mio Volere che non hanno voluto incontrare in vita, e che avrebbe dato loro tanti beni per quante volte lo avessero incontrato, lo incontreranno in morte, quando darà loro tante pene per quante volte lo hanno sfuggito, perché sfuggendolo si son resi colpevoli, si sono macchiati, infangati; è giusto che abbiano una pena, che si formino per loro tanti incontri dolorosi, per quante volte non si sono incontrati con la mia Volontà sulla terra, ma questi incontri dolorosi saranno senza meriti, senza nuovi acquisti, come avrebbero fatto se lo avessero incontrato in vita. Oh quanti gemiti di dolore escono dalle prigioni del purgatorio! Quante grida di disperazione si sentono dall’inferno, perché il mio Volere non è stato incontrato sulla terra! Perciò figlia mia, il tuo primo atto sia d’incontrarti col mio Volere, il tuo primo pensiero, il tuo palpito sia d’incontrarti col palpito eterno del mio Volere, affinché riceva tutto il mio amore. In tutto cerca di far continui incontri, affinché tu resti trasformata nel mio ed Io nel tuo, per poterti disporre a fare l’ultimo incontro con la mia Volontà nell’ultima tua ora, così non avrai alcun incontro doloroso dopo la tua morte.”
24 Luglio 1923
La volontà è il deposito di tutto l’operato della creatura.
Mi sentivo molto oppressa per la privazione del mio sempre amabile Gesù, dicevo tra me: “Tutto è finito per me, nonostante lo cerchi non viene, che tortura, che martirio!” Ma mentre pensavo ciò, il mio adorabile Gesù si fece vedere crocifisso mentre si distendeva sulla mia povera persona e una luce che usciva da dentro la sua adorabile fronte mi diceva:
“Figlia mia, la mia Volontà contiene tutto l’Essere mio e chi la possiede in sé, possiede Me più che se avesse la mia continua presenza, perché la mia Volontà penetra ovunque, nelle più intime fibre; ne conta i palpiti, i pensieri; si fa vita della parte più bella della creatura, cioè del suo interno, da cui sorgono, come da sorgente, le opere esterne, rendendola inseparabile da Me; mentre la mia presenza, se non trova la mia Volontà nell’anima, non può essere vita di tutto il suo interno, resta come divisa da Me, quante anime dopo aver goduto dei miei favori e della mia presenza, non essendo in loro la pienezza della mia Volontà, la sua luce, la sua santità, si sono ingolfate di nuovo nella colpa, hanno preso parte ai piaceri, si sono separate da Me perché non c’era in loro quella Volontà Divina che rende l’anima intangibile da qualunque colpa, fosse anche minima, perciò le opere più pure, più sante, più grandi, sono formate in chi possiede tutta la pienezza della mia Volontà. Vedi, anche nella creatura la sua volontà ha la supremazia, sicché, se c’è questa ha vita e se questa non c’è, sembra come un albero, che mentre contiene tronco, rami, foglie, è senza frutto; onde la volontà nella creatura non è pensiero, ma dà vita all’attitudine della mente; non è occhio, ma dà la vita allo sguardo, perché se ha volontà l’occhio vuol vedere, vuol conoscere le cose, altrimenti è come se l’occhio non avesse vita; non è parola, ma dà vita a ciascuna parola; non è mano, ma dà vita all’azione; non è passo, ma dà vita al passo; non è amore, desiderio, affetto, ma dà vita all’amore, al desiderio, all’affetto. Ma questo non è tutto, mentre è vita di tutti gli atti umani, la creatura col compierli, resta spogliata dei suoi stessi atti, come quell’albero carico di frutti resta spogliato dalle mani di chi li coglie; invece, nella volontà restano come suggellati gli sguardi che ha dato, i pensieri che ha formato, le parole che ha detto, le azioni che ha fatto; sicché la mano ha operato, ma la sua azione non resta nelle sue mani, passa oltre e chissà dove va, ma vi resta nella volontà, perciò tutto resta scritto, formato, suggellato nella volontà umana e se ciò avviene nella volontà umana solo perché ho gettato il germe, la somiglianza della mia, pensaci tu stessa qual sarà la mia in Me stesso e quale sarà se la creatura si farà possedere dalla mia Volontà.”
27 Luglio 1923
Gesù fa in una creatura il deposito dei beni, degli effetti, dei prodigi e delle conoscenze che la sua Volontà contiene , per poi darli alle altre creature.
Questa mattina il mio dolce Gesù si è fatto vedere in modo meraviglioso, Lui stava in piedi sul mio cuore, aveva messo due aste sopra le quali aveva formato un arco ed in mezzo aveva fissato una rotella con due funi, una a destra e l’altra a sinistra, con un secchietto pendente; Gesù, con tutta fretta faceva scendere il secchio nel mio cuore, lo tirava su, pieno d’acqua e la versava nel mondo; tirava e versava in modo da allagare la terra. Era dilettevole vedere Gesù come si affannava e gocciolava sudore per la fatica che faceva nel tirare su tanta acqua, onde pensavo tra me:
“Come mai esce tanta acqua dal mio cuore, mentre è così piccolo? E quando me l’ha messa?”
Onde il benedetto Gesù mi ha fatto comprendere che tutto quell’apparecchio non era altro che la sua Volontà, che con tanta bontà aveva operato su di me; le acque che tirava erano tutti i detti e gli insegnamenti, sulla sua adorabile Volontà che, come in deposito, aveva messo nel mio cuore, e che, più che acqua, volendo innaffiare la Chiesa per darle la conoscenza della sua Volontà, tirava su, per fare che si compisse come Lui vuole. Onde mi ha detto:
“Figlia mia, così feci nell’Incarnazione: Prima deposi nella mia cara Mamma tutti i beni necessari per scendere dal Cielo in terra, poi m’incarnai e feci il deposito della mia stessa Vita; dalla mia Mamma uscì questo deposito come vita di tutti, così sarà della mia Volontà, è necessario che faccia il deposito dei beni, degli effetti, dei prodigi e delle conoscenze che contiene, dopo aver fatto il deposito in te, allora si farà via e si darà alle altre creature. Perciò, vedi, tutto è preparato, il deposito è quasi in fine, non resta altro che disporre i primi per farlo conoscere, affinché non resti senza il suo frutto.”
30 Luglio 1923
L’anima è il fiore celeste.
Stavo fondendomi nel Santo Voler Divino ed il mio dolce Gesù, nel venire, mi ha detto:
“Figlia mia, ogniqualvolta l’anima entra nel mio Volere per pregare, operare e altro, tante diverse tinte divine, una più bella dell’altra riceve. Non vedi quanta varietà di colori e di bellezza contiene tutta la natura? Sono le ombre della varietà dei colori e della bellezza che contiene la mia Divinità; ma donde le piante, i fiori, acquistano la varietà dei colori? A chi diedi l’ufficio di colorire con tante svariate tinte tante diversità di piante? Al sole. La sua luce ed il suo calore contengono fecondità e varietà di colori, da abbellire tutta la terra; e quando la pianta si espone ai baci della sua luce, agli abbracci del suo calore, il fiore si schiude e, come restituendogli il bacio e l’abbraccio, riceve le sfumature delle tinte e forma il suo bel colorito.
Ora, l’anima che entra nella mia Volontà, simboleggia il fiore che si espone a ricevere il bacio e l’abbraccio del sole per ricevere le varie tinte che il sole contiene e restituendoli riceve le varie tinte della natura divina. E’ proprio lei il fiore celeste, che il sole eterno, con l’alito della sua luce, ha colorito così bene da profumare Cielo e terra e da allietare con la sua bellezza la stessa Divinità e tutta la corte celeste. I raggi del mio Volere la svuotano di ciò che è umano e la riempiono di ciò che è Divino; perciò si vede in lei la bella iride dei miei attributi. Perciò figlia mia, entra spesso nel mio Volere per ricevere le sfumature e le varie tinte della somiglianza del tuo Creatore.”
1 Agosto 1923
Tutta la Creazione contiene il “ti amo” di Gesù. L’anima nella Divina Volontà deve dare in tutto la corrispondenza col suo “ti amo”.
Mi sentivo molto afflitta perché quest’oggi il mio sole, Gesù, non è spuntato nella povera anima mia. Oh! Dio, che pena, passare un giorno senza sole, sempre notte! Ora, mentre mi sentivo trafitta nell’anima, ho avuto il bene di guardare il cielo stellato e tra me ho detto:
“Come più nulla si ricorda il mio dolce Gesù? Io non so come la bontà del suo cuore possa tollerare di non far sorgere il sole della sua amabile presenza, mentre mi diceva che non avrebbe potuto stare senza venire alla sua piccola figlia, perché i piccoli non possono stare a lungo senza del padre, sono talmente tanti i loro bisogni, che il padre è costretto a stare con loro per sorvegliarli, custodirli e nutrirli. Ahi! non si ricorda quando trasportandomi fuori di me stessa e portandomi fin sotto la volta dei cieli, in mezzo alle sfere celesti e passeggiando insieme con Lui io imprimevo il mio “ti amo” in ogni stella, in ogni sfera, ahi! mi pare di vedere in ogni stella il mio “ti amo”; ah! mi pare che quello scintillio di luce che si forma intorno alle stelle, faccia risuonare tra loro il mio “ti amo, Gesù”, eppure Lui non lo ascolta, non viene, non fa spuntare il suo sole, che eclissando tutte le stelle col mio “ti amo”, formi uno solo col suo, perciò, elevandomi di nuovo in mezzo alle sfere celesti imprimo un nuovo “ti amo, Gesù”. Deh! oh stelle! gridate forte, fate risuonare il mio “ti amo”, onde Gesù, colpito, venga alla sua piccola figlia, alla piccola esiliata. Oh! Gesù, vieni, dammi la mano, fammi entrare nel tuo Santo Volere affinché riempia tutta l’atmosfera, l’azzurro cielo, la luce del sole, l’aria, il mare, tutto, tutto del mio “ti amo”, dei miei baci, affinché dovunque Tu sia, se guardi, guardi il mio “ti amo” ed i miei baci; se senti, senta il mio “ti amo” e lo scocco dei miei baci; se parli e respiri, respiri i miei “ti amo” ed i miei baci angosciosi; se operi, nelle tue mani scorrano i miei “ti amo”; se cammini, calpesti il mio “ti amo” e lo scroscio dei miei baci sotto i tuoi passi; il mio “ti amo” sia la catena che ti porti a me e i miei baci siano calamita potente che, vuoi o non vuoi, ti forzino a visitare colei che non può vivere senza di Te.” Ma chi può dire tutti i miei spropositi? Ora, mentre pensavo ciò, il mio adorabile Gesù, tutto bontà, è venuto e mostrandomi il suo cuore aperto mi ha detto:
“Figlia mia, poggia il tuo capo sul mio cuore e riposati, ché sei molto stanca e poi gireremo insieme per farti vedere il mio “ti amo” sparso per te su tutto il creato.”
Ond’io L’ho abbracciato e ho poggiato il mio capo sul suo cuore per riposarmi, ché ne sentivo estremo bisogno, onde dopo, trovandomi fuori di me stessa, ma sempre stretta al suo cuore, ha soggiunto:
“Figlia mia, tu che sei la figlia primogenita della mia Suprema Volontà, voglio che conosca come tutta la Creazione, sulle ali del mio Volere Eterno, porta il mio “ti amo” alle creature e le creature, sulle stesse ali della mia Volontà, facendola loro, dovrebbero darmi il ricambio del loro “ti amo”. Guarda l’azzurro cielo, non c’è punto di esso dove non sia suggellato un mio “ti amo” verso la creatura: Ogni stella e lo scintillio che le forma corona sono tempestati dei miei “ti amo”; il raggio del sole, come si allunga verso la terra per portare la luce, per ogni goccia di luce porta il mio “ti amo” e siccome la luce invade la terra e l’uomo la guarda, vi cammina sopra, il mio “ti amo” giunge negli occhi, nella bocca, nelle mani e si estende sotto i piedi. Il mormorio del mare mormora “ti amo, ti amo, ti amo” e ogni goccia di acqua sono tasti che armonizzando tra loro, formano le più belle armonie del mio infinito “ti amo”; le piante, le foglie, i fiori, i frutti, hanno impresso il mio “ti amo”, sicché la Creazione tutta porta all’uomo i miei ripetuti “ti amo”. E l’uomo, quanti miei “ti amo” non ha impressi in tutto il suo essere? I suoi pensieri sono suggellati dal mio “ti amo”, il palpito del cuore che gli batte in petto, con quel misterioso suono: ti, ti, ti, è un mio “ti amo” non mai interrotto che gli dice “ti amo, ti amo”; le sue parole sono seguite dal mio “ti amo”; i suoi moti, i suoi passi e tutto il resto contiene un mio “ti amo”, eppure, in mezzo a tante onde del mio amore non sa elevarsi a darmi il contraccambio del mio amore. Quale ingratitudine e come il mio amore ne resta dolente! Perciò figlia mia, ti ho scelto come figlia del mio Volere, affinché difenda i diritti, come figlia fedele, del Padre tuo. Il mio amore vuole assolutamente il ricambio dell’amore della creatura, quindi nella mia Volontà troverai tutti i miei “ti amo” e tu, seguendoli, imprimerai il tuo nel mio “ti amo”, per te e per tutti. Oh! come sarò contento nel vedere l’amore della creatura fuso col mio, perciò ti do il mio Voler in tuo potere, affinché una creatura, difendendo i diritti del mio amore mi ricambi quell’amore che ho dato nella Creazione.”
5 Agosto 1923
Per compire la Redenzione, Gesù aprì le porte della Volontà Suprema. Così per compiere il Fiat Voluntas Tua apre di nuovo le porte della sua Volontà.
Stavo tutta fondendomi nel Santo Voler di Dio ed il mio dolce Gesù, investendomi d’una luce suprema mi ha detto:
“Figlia mia, se la mia Volontà Suprema non avesse dato l’entrata alla mia volontà umana nella Volontà Divina, la mia Umanità, per quanto santa e pura, non avrebbe potuto formare la completa Redenzione. Alla mia volontà umana sarebbe mancata l’onniveggenza e quindi non avrebbe potuto vedere tutti; l’immensità e non avrebbe potuto abbracciare tutti; l’onnipotenza e non avrebbe potuto salvare tutti; l’eternità e non avrebbe potuto prendere tutto come un punto solo e rimediare a tutto. Sicché la prima parte nella Redenzione l’ebbe la mia Divina Volontà, la seconda, la mia Umanità, se non fosse per la Volontà Divina, la Redenzione sarebbe stata di pochi e limitata nel tempo, perché mancandomi la luce dell’onniveggenza, che fa conoscere tutti, non avrei potuto estendermi a tutti. Sicché, per poter formare la Redenzione, non feci altro che aprire alla mia Umanità le porte della Volontà Suprema, che il primo uomo aveva chiuso e, dandole campo libero, le feci operare la Redenzione proprio nel seno di Essa; da allora in poi nessun altro è entrato nel mio Voler Divino per poter operare da padrone, con piena libertà, come se fosse suo, per poter godere di tutto il suo potere e dei beni che Essa contiene. La mia Volontà è in Me come l’anima al corpo e se per i santi è stata la grazia più grande il fare la mia Volontà, che come a riflessi è entrata in loro, che cosa sarà, non ricevere i soli riflessi, ma entrarci e godere di tutta la sua pienezza?
Ora, se per formare la Redenzione fu necessario che la mia Umanità e volontà avessero l’entrata in questa Divina Volontà, così ora è necessario che per il compimento del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, apra di nuovo le porte della Volontà Eterna e faccia entrare un’altra creatura e dandole campo libero le faccia fare dal più grande al più piccolo atto nell’onniveggenza, immensità e potenza della mia Volontà. Come entrerai in Essa ed emetterai i tuoi pensieri, le tue parole, opere, passi, riparazioni, pene, amore, ringraziamenti, così il Voler Supremo conierà tutti i tuoi atti che riceveranno l’immagine divina e avranno il valore di atti divini, che essendo infiniti possono supplire per tutti, giungere a tutti e avere tale ascendenza sulla Divinità, da far scendere sulla terra questa Suprema Volontà e farle portare i beni che Essa contiene. Succederà come al metallo, all’oro, all’argento, fino a tanto che non viene coniata l’immagine del re, non si può dare il valore di moneta, ma appena resta coniata acquista il valore di moneta e corre per tutto il regno, non c’è paese, villaggio, luogo importante, che non goda del prestigio della moneta e non c’è creatura che possa vivere senza di essa, potrà essere vile il suo metallo o prezioso, questo non importa, purché vi sia impressa l’immagine del re essa corre per tutto il regno, gode la supremazia su tutti e si fa amare e rispettare da tutti. Così, tutto ciò che l’anima fa nel mio Volere, essendovi coniata l’immagine divina, corre in Cielo ed in terra, ha la supremazia su tutti, non si rifiuta di darsi a chi la vuole, non c’è punto in cui non si goda dei suoi benefici effetti.”
Ora, mentre diceva ciò abbiamo pregato insieme e Gesù ha fatto entrare la mia intelligenza nella sua Volontà ed insieme abbiamo offerto alla Maestà Suprema l’omaggio, la gloria, la sottomissione, l’adorazione di tutte le intelligenze create. Al contatto della Volontà Suprema restava impressa un’immagine divina negli omaggi, nelle adorazioni, e si diffondevano su tutte le intelligenze create come tanti messaggeri parlanti, che si mettevano in ordine nella Creazione e tutti come in rapporto con la Volontà Suprema. Ma chi può dire ciò che si vedeva e comprendeva?
Il mio dolcissimo Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, hai visto? Solo entrando nella mia Volontà può succedere tutto questo, perciò continua a far entrare i tuoi sguardi, le tue parole, il tuo cuore e tutto il resto di te e vedrai cose sorprendenti.”
Onde dopo aver passato più di tre ore nella Divina Volontà, facendo ciò che Gesù mi diceva ed insieme con Lui, mi son trovata in me stessa. Ma chi può dire tutto? Sento che la mia povera intelligenza è incapace, se Gesù vorrà riprenderò il dire, per ora faccio.
9 Agosto 1923
La volontà umana è tenebre; la Volontà Divina è Luce.
Stavo fondendomi nel Santo Voler Divino ed il mio dolce Gesù, stringendomi a Sé, si è messo a pregare insieme con me e poi mi ha detto:
“Figlia mia, la volontà umana ha coperto di nubi tutta l’atmosfera, in modo che fitte tenebre pendono su tutte le creature e quasi tutte camminano zoppicando e a tentoni e ogni azione umana che fanno senza il connesso della Volontà Divina, accresce le tenebre e l’uomo diventa più cieco, perché la luce, il sole, per la volontà umana è la Divina Volontà, tolta questa, non vi è luce per la creatura. Ora, chi opera, prega, cammina, ecc., nel mio Volere, si eleva su queste tenebre e come opera, prega, parla, così, squarciando queste fitte nubi, manda lampi di luce su tutta la terra, da scuotere chi vive nel basso della sua volontà e prepara gli animi a ricevere la luce, il sole della Divina Volontà. Perciò ho tanto interesse che tu viva nel mio Volere, perché prepari un cielo di luce, che mandando continui lampi di luce, venga a diradare questo cielo di tenebre che la volontà umana si è formato sul suo capo, in modo che possedendo la luce del mio Volere possano amarlo ed il mio Volere amato possa regnare sulla terra.”
13 Agosto 1923
La Vergine fu l’inizio, l’origine, il germe del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. Gesù, su questo germe del suo stesso Volere che trovò nella sua Divina Madre formò il gran piano della volontà umana nella Volontà Divina. Ora per mezzo di un’altra creatura, aprirà il campo di questo piano alle generazioni.
Mi sentivo oppressa per la privazione del mio dolce Gesù e mettendomi a pregare lo pregavo che non indugiasse più a far ritorno alla povera anima mia, perché non ne potevo più. Onde, con mia sorpresa, l’ho visto che stava stretto al mio collo, mentre mi cingeva con le sue braccia, col suo volto toccava il mio e voleva infondere una luce nella mia mente; io, come attratta, l’ho baciato, ma come se volessi respingere la luce, ho detto tra me: “A me non importa conoscere le cose, quello che voglio è salvarmi l’anima e Gesù solo mi basta per salvarmi, tutto il resto è nulla.” Onde siccome Gesù mi ha toccato la fronte, non ho potuto resistere più e la luce è entrata in me e ha detto:
“Figlia mia, chi è chiamato ad un ufficio deve conoscere i segreti, l’importanza, i doveri, i beni, il fondatore e tutto ciò che a quell’ufficio appartiene. Or, tu devi sapere che una semplice creatura ruppe i rapporti che c’erano tra la Volontà Divina e la creatura, questa rottura distrusse i piani che la Divinità teneva nella creazione dell’uomo, ora, ad un’altra semplice creatura, dotata però di tante grazie e privilegi qual fu la Vergine, Regina di tutti, ma sempre pura creatura, fu dato l’ufficio di dover rannodare, cimentare e mettersi in rapporto con la Volontà del suo Creatore, per riparare la prima rottura di quella prima creatura; donna la prima, donna la seconda. Fu proprio Lei che, col vincolare il suo volere al nostro ci restituì l’onore, il decoro, la sudditanza, i diritti della Creazione; non fu una sola creatura che diede inizio al male e che formò il germe della rovina di tutte le generazioni? Così questa sola Celeste Creatura ebbe l’inizio del bene, e mettendosi in rapporto con la Volontà del suo Creatore formò il germe di quel Fiat Eterno che doveva essere la salvezza, la santità, il benessere di tutti. Ora, come cresceva questa Celeste Creatura così cresceva in Lei il germe di quel Fiat Eterno, che si fece albero, per cui il Verbo Eterno si sentì rapito a riposarsi sotto l’ombra del suo Eterno Volere e restò concepito, formando la sua Umanità in quel seno verginale, in cui regnava come Re dominante il suo Supremo Volere. Vedi dunque come tutti i beni scendono dal mio Supremo Volere e tutti i mali escono in campo quando la creatura si sottrae alla Volontà Divina. Onde, se non avessi trovato una creatura che avesse per vita il mio Volere e che non si fosse messa in rapporto con Me, con quei vincoli della Creazione da Me voluti, né avrei voluto né avrei potuto scendere dal Cielo e prendere umana carne per salvare l’uomo, sicché la mia Mamma fu l’inizio, l’origine, il germe del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra; poiché una creatura lo aveva distrutto, era giusto che un’altra creatura dovesse riedificarlo. E la mia Umanità, che mai si separò dalla mia Divinità, su questo germe del mio stesso Volere che trovai nella mia Divina Madre, formò il gran piano della volontà umana nella Volontà Divina; con la mia volontà umana unita alla Divina, non ci fu atto umano che non misi in rapporto col Voler Supremo; col Voler Divino ero al corrente di tutti gli atti di tutte le generazioni, col volere umano li andavo riparando e li vincolavo con l’Eterno Volere, non ci fu atto che mi sfuggisse e che non fosse ordinato da Me nella luce purissima della Suprema Volontà. La Redenzione, potrei dire che mi costò poco, sarebbe bastata la mia Vita esterna, le pene della mia Passione, i miei esempi, la mia parola; avrei fatto subito, ma per formare il gran piano della volontà umana nella Divina, per legare tutti i rapporti e i vincoli da essa spezzati, dovetti mettere tutto il mio interno, tutta la mia Vita nascosta, tutte le mie pene intime, che sono di gran lunga di più e più intense delle mie pene esterne e che ancora non sono conosciute; basta dire che non era il solo perdono che impetravo, la remissione delle colpe, il rifugio, lo scampo, la difesa nei gravi pericoli della vita dell’uomo, cose che impetrai nella mia Passione, ma era il risorgimento di tutto l’interno, dovevo far sorgere quel Sole del Voler Eterno, che legando con forza rapitrice tutto l’interno, anche le più intime fibre, avrebbe dovuto condurlo al seno del mio Celeste Padre, come rinato nel suo Eterno Volere. Oh! come mi fu più facile impetrargli la salvezza che riordinargli il suo interno nel mio Supremo Volere e se non avessi fatto ciò, la Redenzione non sarebbe stata completa, né opera degna d’un Dio, né avrei aggiustato né ordinato tutte le partite dell’uomo, né avrei restituito quella santità perduta per l’essersi sottratto e spezzato i rapporti con la Divina Volontà. Il piano è già fatto, ma per farlo conoscere era necessario che l’uomo prima conoscesse che con la mia Vita e Passione poteva ottenere il perdono, la salvezza, e poi avrei potuto disporlo a fargli conoscere come avevo impetrato per lui la cosa più grande e più importante, che è il risorgimento del suo volere nel mio, per restituirgli la sua nobiltà, i rapporti spezzati con la mia Volontà e, con questo, il suo stato d’origine.
Ora figlia mia, se la mia Eterna Sapienza dispose che una Celeste e la più santa di tutte le creature preparasse il germe del mio santo Volere, in cui Io formai il piano del risorgimento dell’uomo nella mia Suprema Volontà; ora per mezzo di un’altra creatura, facendola entrare nelle eterne magioni del mio Volere, vincolando la sua volontà con la mia, unendola a tutti i miei atti, faccio risorgere tutto il suo interno nell’Eterno Sole del mio Volere e apro il campo di questo piano alle generazioni, in modo che chi vuole può entrare in esso per mettersi in rapporto con la Volontà del suo Creatore e se finora hanno goduto i beni della Redenzione, ora passeranno a godere i frutti del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, quella felicità perduta, quella dignità e nobiltà, quella pace tutta celeste che l’uomo col fare la sua volontà aveva fatto scomparire dalla faccia della terra. Grazia più grande non potrei fare, perché col mettere l’uomo di nuovo in rapporto con la mia Volontà, gli restituisco tutti i beni di cui lo dotai nel crearlo. Perciò sii attenta, perché si tratta di aprire un largo campo di beni a tutti i tuoi fratelli.”
16 Agosto 1923
La ragione per cui Gesù vuole che si faccia la sua Volontà, è trovare occasioni e mezzi per poter sempre dare.
Stavo pensando tra me: “Perché il benedetto Gesù ha tanto interesse, vuole e ama tanto che si faccia la sua Volontà? Quale gloria può ricevere dal fatto che una povera e vile creatura ceda il suo volere nella sua altissima, santissima e amabilissima Volontà sua?” Ora, mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù, con una tenerezza e dolcezza indicibile mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi saperlo? Perché è tanto il mio amore, la mia suprema bontà, che ogniqualvolta la creatura fa la mia Volontà, opera perché voglio Io, le do del mio e per darle sempre del mio voglio che faccia la mia Volontà. Quindi tutta la ragione, l’interesse per cui voglio che faccia la mia Volontà, è per trovare occasioni e mezzi di poter sempre dare; è il mio amore che non vuole stare quieto, vuol sempre correre, volare verso la creatura, ma per che fare? Per dare; ed essa col fare la mia Volontà si avvicina a Me ed Io a lei ed Io do e lei prende. Invece, se non opera per fare la mia Volontà si mette con Me a debita distanza, rendendosi come estranea da Me e quindi non può prendere ciò che Io le voglio dare; e se Io le volessi dare del mio, le sarebbe nocivo ed indigeribile, perché il suo palato rozzo e contaminato dalla volontà umana, non le farebbe gustare né apprezzare i doni divini, dunque tutto l’interesse è perché voglio dare sempre del mio. La mia gloria, poi, riceve la stessa gloria mia attraverso l’operato della creatura che fa la mia Volontà, è una gloria che scende dal Cielo e risale di nuovo dritta dritta ai piedi del mio Trono, moltiplicata dalla Volontà Divina esercitata dalla creatura. Invece quella che mi possono dare quelli che non fanno la mia Volontà, se pure ci fosse, è una gloria a Me estranea, che molte volte giunge a farmi nausea. Molto più, che con l’operare per fare la mia Volontà, col darle del mio, vi metto insieme a quell’opera la mia santità, la mia potenza e sapienza, la bellezza delle opere mie, un valore incalcolabile ed infinito, potrei dire che sono frutti dei miei poderi, opere del mio celeste regno, gloria della mia famiglia e dei miei figli legittimi; quindi come mai non potranno piacermi? Come non sentire la forza rapitrice del mio Supremo Volere in quell’opera della creatura che opera solo per compiere la mia Volontà? Oh! se tutti conoscessero il bene, non si farebbero ingannare dalla propria volontà!”
20 Agosto 1923
La Santità del vivere nel Divin Volere, come quella della Santissima Vergine, non ha nulla del prodigioso esterno.
Stavo pensando tra me: “Il buon Gesù dice tante cose mirabili della sua Volontà e che non c’è cosa più grande, più alta, più santa dell’anima che chiama a vivere nel suo Volere. Se così fosse, chissà quante cose mirabili dovrei fare, quante cose strepitose, anche all’esterno; invece, nulla che affascini, che colpisca, anzi mi sento la più abietta ed insignificante, che non fa nulla di bene, mentre i santi quanti beni non hanno fatto, cose strepitose, miracoli! Eppure dice che il vivere nel suo Volere lascia dietro tutti i santi.” Ora, mentre questi e altri pensieri passavano nella mia mente, il mio Gesù si è mosso nel mio interno e con la solita sua luce mi ha detto:
“Figlia mia, la santità quando è individuale, a tempo e a luogo, ha più del prodigioso esterno per attirare quegli individui, luoghi e tempi, a ricevere la grazia e il bene che quella santità contiene, invece la santità del vivere nel mio Volere non è santità individuale, assegnata a far bene a quei luoghi, a quei tali e a quei tempi, ma è santità che deve far bene a tutti, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi, è una santità che resta eclissata nell’Eterno Sole del mio Volere e che invadendo tutti è luce senza parola, è fuoco senza legna, senza strepito, senza fumo, ma con ciò non cessa d’essere la più maestosa, la più bella, la più feconda; la sua luce più pura, il suo calore più intenso, vera immagine del sole che illumina il nostro orizzonte, illumina tutti, ma senza strepito; è luce, ma non ha parola, non dice nulla a nessuno; il bene che fa è germe che feconda la vita che dà a tutte le piante e col suo calore purifica l’aria infetta e distrugge ciò che può nuocere a tutta l’umanità ed è tanto tacito, che anche se gli uomini l’hanno con loro, non gli fanno attenzione, ma con ciò non cessa d’essere maestoso e bello, non smette di continuare il bene che fa a tutti e se venisse a mancare tutti lo piangerebbero, venendo a mancare il più gran miracolo della fecondità e conservazione di tutta la natura. Più che sole è la santità del vivere nel mio Volere; un’anima retta e tutta ordinata nella mia Volontà, è più che un esercito in battaglia, la sua intelligenza è ordinata e vincolata con l’intelligenza eterna; i suoi palpiti, affetti, desideri, sono ordinati con vincoli eterni, sicché i suoi pensieri, la sua volontà e tutto il suo interno sono eserciti di messaggeri che partono da lei, che riempiono Cielo e terra, sono voci parlanti, sono armi che difendono tutti e per prima il loro Dio; portano il bene a tutti; sono la vera milizia celeste e divina che la Suprema Maestà ha tutta riordinata in Sé, sempre pronta a tutti i suoi ordini.
E poi c’è l’esempio della mia Mamma, vera santità del vivere nel mio Volere, il suo interno era tutto eclissato nell’Eterno Sole della Volontà Suprema e dovendo essere la Regina della santità dei santi, Madre e portatrice della mia Vita a tutti e quindi di tutti i beni, restava come nascosta in tutti, portando il bene senza farsi conoscere; più che tacito sole portava la luce senza parola, il fuoco senza strepito, il bene senza farsi additare; non c’era bene che da Lei non partisse; non c’era miracolo che da Lei non scaturisse; vivendo nel mio Volere viveva nascosta in tutti ed era ed è origine dei beni di tutti. Era tanto rapita in Dio, tanto fissata e ordinata nella Divina Volontà, che tutto il suo interno nuotava nel mare dell’Eterno Volere, stava a giorno di tutto l’interno di tutte le creature e ci metteva il suo per riordinarle innanzi a Dio. Era proprio l’interno dell’uomo che aveva più bisogno d’essere rifatto, riordinato, più che l’esterno e dovendo fare il più, sembrava che lasciasse il meno, mentre era origine del bene esterno e dell’interno, eppure apparentemente sembrava che non facesse opere grandi e strepitose; Lei, più che sole, passava inosservata e nascosta nella nube di luce della Divina Volontà, tanto che gli stessi santi apparentemente hanno dato di loro e fatto cose più strepitose che la mia stessa Mamma, eppure che cosa sono i più grandi santi innanzi alla mia Celeste Mamma? Sono appena le piccole stelle paragonate al gran sole e, se restano illuminate, la causa ne è il sole. Ma anche se non faceva cose strepitose, non cessava anche apparentemente d’essere maestosa e bella, sorvolando appena la terra, tutta intenta a quel Volere Eterno che con tanto amore e violenza affascinava, rapiva, per trasportarlo dal Cielo in terra, quel Volere che l’umana famiglia aveva così brutalmente esiliato fin nell’Empireo. E Lei, col suo interno tutto ordinato nel Divin Volere, non dava tempo al tempo, se pensava, se palpitava, se respirava e tutto ciò che faceva, erano vincoli affascinanti per attirare il Verbo Eterno sulla terra e difatti vinse e fece il più gran miracolo che nessun altro può fare. Questo è il tuo compito figlia mia, affascinarmi, vincolarmi tanto col tuo interno tutto riordinato nel Supremo Volere, da trasportarlo dal Cielo in terra, affinché sia conosciuto e abbia vita come in Cielo così in terra. Di tutto il resto non ti dar pensiero, chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno, anzi si dà il campo a che gli altri facciano il meno per dare a tutti il lavoro; so Io quando sarà necessario, il tempo, il luogo, le persone, quando farò conoscere, anche con prodigi esterni, le mie opere più grandi. Tu segui sempre il volo nel mio Volere, riempiendo Cielo e terra, da affascinarmi tanto da non poter resistere a fare il più gran miracolo: che il mio Volere regni in mezzo alle creature.”
28 Agosto 1923
Non basta possedere, ma bisogna coltivare e custodire ciò che si possiede.
Mi sentivo sommamente afflitta per la privazione del mio dolce Gesù, per quanto lo chiamavo e pregavo non si benignava di far ritorno alla sua piccola esiliata quaggiù. Ahi come è duro il mio esilio! Il mio povero cuore agonizzava per la pena che sentiva, ché Colui che forma la sua vita era lontano da me; ma mentre sospiravo il suo ritorno, è venuto il confessore e Gesù, proprio allora, dopo tanto aspettare si è mosso nel mio interno e stringendomi forte il cuore si è fatto vedere. Ed io a Lui:
“Mio Gesù, perché non sei venuto prima? Adesso devo ubbidire; se a Te piace verrai quando ti riceverò nel Santissimo Sacramento, allora resteremo soli un’altra volta e saremo liberi di poter stare insieme.”
E Gesù, con un aspetto dignitoso e noncurante mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi tu che distrugga l’ordine della mia sapienza e che tolga quella potestà data alla mia Chiesa?”
E mentre diceva ciò mi ha fatto partecipe delle sue pene. Onde dopo gli ho detto:
“Ma dimmi amor mio, perché non vieni? E mi fai tanto aspettare quasi da farmi perdere la speranza del tuo ritorno ed il mio povero cuore, per la pena, si dibatte tra la vita e la morte?”
E Gesù tutto bontà: “Figlia mia, avendo messo in te la proprietà del mio Volere, voglio che non solo sia posseduto da te, ma che lo sappia bene conservare, coltivare, allargare, in modo da moltiplicarlo; sicché le pene, le mortificazioni, la vigilanza, la pazienza e anche la mia stessa privazione, servono ad allargare e a custodire i confini della mia Volontà nell’anima tua. Non basta possedere, ma saper possedere; che giova all’uomo possedere un podere, se non si prende la cura di seminarlo, coltivarlo, custodirlo, per poi raccogliere i frutti delle sue fatiche? Se non lavora il suo terreno, anche se lo possiede si può dire che non ha di che sfamarsi, sicché non è il possedere che rende ricco e felice l’uomo, ma il sapere ben coltivare ciò che possiede. Così sono le mie grazie, i miei doni, specie la mia Volontà che qual Regina ho messo in te, vuole da te il cibo, vuole il lavorio delle tue pene, dei tuoi atti, vuole che in ogni cosa, la tua volontà tutta sottomessa alla sua, le dia gli onori ed il corteggio che come a Regina si conviene; ed Essa in ogni cosa che farai e soffrirai, terrà pronto il cibo da imboccare all’anima tua. E così tu da una parte e la mia Volontà dall’altra, allargherete i confini della mia Suprema Volontà in te.”
2 Settembre 1923
Privazione di Gesù e altre pene. Minacce di guerre.
Mi sentivo molto amareggiata per la privazione del mio adorabile Gesù, molto più che facendosi vedere a lampo mi tirava fuori di me stessa e mentre Lui come lampo mi sfuggiva, ero costretta a vedere cose tragiche e funeste, rumori di guerre, come se volessero compromettere l’Italia; capi di governo che avvicinandosi ad altri capi offrivano somme di denaro per farli cadere nel laccio della guerra. Fin dal mese di Gennaio di quest’anno, mentre ero un giorno molto sofferente, Gesù mi disse che mi faceva soffrire per dare lume alle nazioni, che volendo far guerra volevano trascinare le altre, offrendo grandi somme per attirarle a loro; ora mi sembra che aggiungano altri sforzi per ottenere l’intento. Quale dolore uscire fuori di me stessa, vedere genti che soffrono, armare un altro campo di guerra e non avere il mio Gesù insieme con me per dirgli una parola, per strappargli, anche a costo di pene, misericordia per la sventurata umanità! Onde ho passato parecchi giorni in questo stato ed il mio cuore non ne poteva più, non solo sentivo la pena d’essere quasi priva del mio Gesù, ma sentivo un’altra pena, tanto dura che io stessa non so manifestare. Quindi, appena si è fatto vedere mentre stringendosi al mio cuore cercava rifugio e riposo, ché non ne poteva più, io l’ho stretto a me e gli ho detto:
“Vita mia, Gesù, dimmi, dove ti ho offeso perché non vieni? Che cosa è questa pena oltre la pena della tua privazione che mi lacera e mi divide da Te?”
E Gesù, tutto afflitto, mi ha detto: “Figlia mia, hai tu messo forse in qualche cosa la volontà d’offendermi, per cui temi che mi sia sottratto da te?”
Ed io: “No, mio Gesù, voglio morire anziché dispiacerTi.”
E Gesù: “Ebbene, una figlia che è stata sempre con suo padre dev’essere attenta a conoscere i segreti, i modi, le cause del come tratta con lei. E’ già tanto tempo che sto con te e non capisci ancora le cause che mi spingono a sottrarmi? Ma tu l’ hai capito anche dai gravi mali che hai visto quando come lampo Io venivo da te e, tirandoti fuori di te stessa, ti lasciavo sola a vagar per la terra, quante cose tragiche non hai tu visto? Ed oltre a ciò, quanti grandi preparativi di guerra stanno facendo le nazioni; l’anno passato la Francia col muoversi contro la Germania suonò il primo campanello; l’Italia col muoversi contro la Grecia, ha suonato il secondo campanello di guerra; poi verrà un’altra nazione che suonerà il terzo per chiamarle al combattimento. Che perfidia! Che ostinazione! Perciò la mia giustizia, non potendo più sopportare tanta ostinazione, mi costringe a sottrarmi a te per essere libera nel suo corso. La pena che tu senti nel tuo cuore, oltre a quella della mia privazione, non è altro che la pena dell’umanità divisa da Me, certo che è una pena orribile, tanto che il mio cuore spasimò e agonizzò ora anche tu per i vincoli che hai con Me resti vincolata con tutta l’umana famiglia e sei costretta a sentire questa pena perché le umane generazioni coi loro orrendi peccati si dividono da Me. Coraggio, non ti abbattere, fa’ che lasci il corso libero alla giustizia e poi sarò di nuovo da te e pregheremo e piangeremo insieme per la sorte dell’uomo, affinché non vada più errante sulla terra, ma ritorni al suo Dio.”
6 Settembre 1923
Quando cessa l’amore incomincia la colpa.
Mi sentivo impietrita dal dolore per la privazione del mio dolce Gesù, mi sembra che anche i suoi lampi, la sua ombra vadano diminuendo, unico mio sostegno nella sua privazione, perché, come piccole stille di rugiada, sostengono la povera pianticella dell’anima mia, arsa e seccata dalla sua privazione e le danno il filo di vita per non farla morire. Ma ero tutta rassegnata alla sua Volontà e cercavo per quanto era da me di seguire i miei atti interni, come quando, insieme con Gesù, prendevo il volo nel suo Santissimo Volere; ma, oh come li facevo in maniera diversa! Li facevo male, non trovando tutti per dare per tutti al mio Dio. Ora stavo dicendo nel mio interno:
“Mio Gesù, nel tuo Volere unisco i miei pensieri ai tuoi e siccome i tuoi pensieri circolano in ogni intelligenza creata, voglio che ogni pensiero attinga dai tuoi l’amore della tua intelligenza, per poter mettere nel volo dell’amore ciascun pensiero di creatura; questo volo giunge su, nel Cielo, innanzi alla Maestà Suprema e, confondendosi coll’Amore Eterno, attira in terra su tutte le creature l’amore della Santissima Trinità.”
Ora, mentre facevo ciò ed altro, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno e sospirando mi ha detto:
“Figlia mia, tu non puoi stare senza di Me, molto più Io non posso stare senza te; tutto ciò che tu senti nel tuo cuore, sono Io: le tue ansie, i tuoi sospiri, il martirio che soffri perché priva di Me, sono Io, sono i miei palpiti che si ripercuotono in te, che ti portano le mie pene, che mi nascondono da te, perciò l’amore non potendone più, superando la giustizia mi costringe a svelarmi.”
E mentre diceva ciò si è fatto vedere. Mio Dio, chi può dire come mi son sentita rinascere? Poi ha soggiunto:
“Figlia mia, tu mi hai dato l’abitazione in te in terra ed Io ti tengo in Cielo, nel mio cuore, sicché mentre stai in terra, sei con Me in Cielo. La Divinità si delizia con la piccola figlia del Supremo Volere avendola con sé in Cielo e siccome la piccola figlia nostra sta in Cielo ed in terra, non ci conviene distruggere la terra come la giustizia vorrebbe fare, perché così meritano le creature, al più scompariranno molte città, la terra aprirà le voragini in diversi punti, facendo scomparire luoghi e persone, le guerre le decimeranno, ma per riguardo alla piccola figlia nostra non la distruggeremo, avendo dato a lei il compito di far vivere la nostra Volontà sulla terra. Perciò fatti coraggio, non ti abbattere troppo per la mia assenza, sappi che non potrò resistere a lungo a non farmi vedere, Io stesso non posso e tu non cessare mai, mai, d’amarmi, non solo per te, ma anche per tutti i nostri cari fratelli. Difatti, vuoi tu sapere perché Adamo peccò? Perché dimenticò che Io lo amavo e dimenticò d’amarmi, fu questo il primo germe della sua colpa, se avesse pensato che Io lo amavo assai e che lui era obbligato ad amarmi, mai si sarebbe deciso a disubbidirmi, sicché prima cessò l’amore, poi cominciò il peccato; e come cessò d’amare il suo Dio, cessò il vero amore verso se stesso; le sue stesse membra e potenze si ribellarono a lui stesso; perdette il dominio, l’ordine e diventò pauroso, non solo, ma cessò il vero amore verso le altre creature, mentre Io lo avevo creato con lo stesso amore che regnava tra le Divine Persone, in modo che uno dovesse essere l’immagine dell’altro, la felicità, la gioia, la vita dell’altro, perciò, venendo sulla terra, la cosa a cui diedi più importanza, fu che si amassero l’un l’altro come erano amati da Me, per dar loro il mio primo amore, per far aleggiare sulla terra l’amore della Santissima Trinità. Perciò in tutte le tue pene e privazioni, non dimenticare mai che Io ti amo assai, per non dimenticarti mai d’amarmi e come figlia del nostro Volere hai il compito d’amarmi per tutti, così starai nell’ordine e non avrai timore di nulla.”
9 Settembre 1923
La Divina Volontà è inferno per il demonio e lui la conosce solo per odiarla.
Mi sentivo un certo timore ancora: chissà non fosse il mio adorabile Gesù che si benignava di parlarmi, col manifestarmi tante sublimi verità, specie sulla Volontà Divina, ma il nemico per trarmi in inganno e mentre pare che con tante verità mi getti in alto, poi mi precipiterà nell’abisso; e dicevo tra me:
“Mio Gesù, liberami dalle mani del nemico, io non voglio saper nulla, quello che mi sta a cuore è salvarmi l’anima.”
Onde il benedetto Gesù, muovendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, perché temi? Non sai tu che il serpente infernale quello che sa meno di Me riguarda la mia Volontà? Perché non volle farla e non facendola né la conobbe né la amò, molto meno penetrò nei segreti del mio imperscrutabile Volere per conoscerne gli effetti, il valore della mia Volontà e se non li conosce come può parlarne? Anzi la cosa che più aborre è che l’anima faccia la mia Volontà; lui non si cura se l’anima prega, si confessa, fa la comunione, fa penitenza, se fa miracoli; ma la cosa che più gli nuoce è che l’anima faccia la mia Volontà, perché come si ribellò alla mia Volontà, così fu creato in lui l’inferno, il suo stato infelice, la rabbia che lo rode, sicché la mia Volontà è inferno per lui e ogniqualvolta che vede l’anima soggetta al mio Volere ne conosce i pregi, il valore, la santità, si sente raddoppiare l’inferno, perché vede nell’anima creare il paradiso, la felicità, la pace da lui perduta; e quanto più il mio Volere è conosciuto, tanto più resta tormentato e furibondo. Quindi, come può mai parlarti del mio Volere se forma il suo inferno? Se ti parlasse, le sue parole formerebbero in te l’inferno, perché lui conosce la mia Volontà solo per odiarla, non per amarla e ciò che si odia non porta mai la felicità, la pace e poi, la sua parola è vuota di grazia, quindi non può conferire la grazia di far fare la mia Volontà.”
14 Settembre 1923
Tutti giriamo intorno a Dio, come la terra gira intorno al sole.
Stavo pensando che tutte le cose girano intorno al sole, la terra, noi tutte le creature, il mare, le piante, tutti, insomma tutti giriamo intorno al sole e siccome giriamo intorno al sole restiamo illuminati, riceviamo il suo calore, sicché lui riflette i suoi cocenti raggi su tutti e noi, la Creazione tutta, col girargli intorno godiamo della sua luce e riceviamo parte degli effetti e dei beni che il sole contiene. Ora, quanti esseri non girano intorno al Sole Divino? Tutti: tutti gli angeli, i santi, gli uomini, tutte le cose create, la stessa Mamma Regina non fa forse il primo giro, per cui girandogli rapidamente intorno, assorbe tutti i riflessi del Sole Eterno? Ora, mentre pensavo ciò, il mio Divino Gesù si è mosso nel mio interno e, stringendomi tutta a Sé, mi ha detto:
“Figlia mia, fu proprio questo lo scopo per cui creai l’uomo, perché mi girasse sempre intorno ed Io, qual Sole, stando in mezzo al suo giro dovevo riflettere in lui la mia luce, il mio amore, la mia somiglianza e tutta la mia felicità; ad ogni suo giro dovevo dargli sempre nuovi contenti, nuova bellezza e frecce più ardenti.
Prima che l’uomo peccasse, la mia Divinità non era nascosta all’uomo, perché col girarmi intorno lui era il mio riflesso, quindi era la piccola luce, onde era come connaturale che essendo Io il gran Sole, la piccola luce potesse ricevere i riflessi della mia; come peccò cessò di girarmi intorno, la sua piccola luce si oscurò, diventò cieco e perdette la luce per poter vedere la mia Divinità in carne mortale, per quanto a creatura è capace, tanto, che nel venire a redimere l’uomo presi carne mortale per farmi vedere, non solo perché insieme con la carne aveva peccato ed Io insieme con la carne dovevo espiare, ma perché gli mancavano gli occhi per poter vedere la mia Divinità, tanto è vero, che la mia Divinità che abitava nella mia Umanità, a lampi e a sprazzi potette fare uscire qualche raggio di luce della mia Divinità. Vedi dunque quale gran male è il peccato, significa perdere il suo giro intorno al suo Creatore, annullare lo scopo della sua Creazione, trasmutarsi da luce in tenebre, da bello in brutto, è tanto grande il male, che con tutta la mia Redenzione non potetti restituirgli gli occhi per poter vedere in carne mortale la mia Divinità, se non quando questa carne, disfatta, polverizzata dalla morte, risorge di nuovo nel giorno del giudizio. Che succederebbe se tutta la Creazione non facesse il suo giro intorno al sole? Tutte le cose si sconvolgerebbero, perderebbero la luce, l’armonia, la bellezza, l’una cozzerebbe contro l’altra e anche se il sole stesse, non girandogli intorno, il sole sarebbe per tutta la Creazione come morto. Ora, l’uomo col peccato originale perdette il suo giro intorno al suo Creatore e perciò perdette l’ordine, il dominio di se stesso, la luce e ogniqualvolta pecca, non solo non gira intorno al suo Dio, ma fa le sue fermate intorno ai beni della Redenzione, che qual novello sole venne a portargli il perdono, lo scampo, la salvezza. Ma sai tu chi non si ferma mai nel suo giro? L’anima che fa e vive nella mia Volontà, lei corre sempre, non si ferma mai e riceve tutti i riflessi della mia Umanità e anche i lampi di luce della mia Divinità.”
21 Settembre 1923
Prove dell’anima. Giustizia che Nostro Signore fa di lei. Il cerchio della Divina Volontà, come è necessario guardare dentro questo cerchio.
Mi sentivo molto amareggiata per la privazione del mio dolce Gesù; tutto mi pareva finito, senza quasi più speranza che ritornasse alla sua piccola e povera esiliata. Mi sentivo crepare il cuore dal dolore, pensando che non avrei più dovuto vedere Colui che, avendo fatto vita insieme, formava la mia stessa vita e ora la mia vita era scomparsa e divisa da me! Mio Gesù, come mi uccidi brutalmente, senza di Te sento le pene dell’inferno, e mentre muoio sono costretta a vivere...
Ora, mentre mi trovavo in questo stato sì doloroso, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e uscendo un braccio mi ha stretto per ridarmi la vita e mi ha detto:
“Figlia mia, il mio Volere ha voluto fare giustizia di te; questo era necessario per provare la tua fedeltà, perché in tutte le mie opere vi concorrono tutti i miei attributi e quando le generazioni vedranno tutto ciò che ho versato in te, sorprese, diranno: come avrebbe potuto non fare tutto ciò se tanto le desti? La mia giustizia farà vedere le prove che ti ha fatto subire e dirà loro: “L’ho fatta passare dal fuoco della mia giustizia e l’ho trovata fedele, perciò il mio amore riprese il suo corso.” Anzi, devi sapere che il primo a far giustizia di te fu il mio amore; quante prove non ti ha fatto subire per essere certo del tuo amore? Il secondo fu la croce, che fece severa giustizia di te, tanto che il mio Volere, tirato dal mio amore e dalla mia croce, volle scendere in te e farti vivere in Esso, ma anche il mio Volere non ha voluto essere da meno al mio amore alla mia croce e, per esserne sicuro, geloso si è sottratto, facendoti giustizia, per vedere se continuavi i voli nel mio Volere senza di Me.”
Ed io nel sentire ciò ho detto: “Ahi! come potevo seguirli senza di Te? Mi mancava la luce e se incominciavo, non finivo, perché non era meco Colui che, facendomi tutto presente, mi faceva fare per tutti, facendomi vincolare tutti i rapporti tra il Creatore e la Creazione tutta, la mia mente nuotava nel vuoto senza scorgere nessuno; come potevo farli?”
E Gesù: “Il tuo incominciare era fare ed il dolore di non poter finire era compiere. Perciò, coraggio e fedeltà ci vogliono; con un po’ di prova si è sempre più certi e sicuri e poi, se non fu risparmiata neppure la mia Regina Mamma, vorresti tu essere esente?”
Onde dopo qualche tempo è ritornato e si è fatto vedere dentro di me, in mezzo ad un cerchio e invitava le anime a salirvi, per farle camminare su quel cerchio. Io salivo per non scendere mai più ed il mio amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, questo cerchio è la mia Volontà Eterna, che abbraccia la gran ruota dell’eternità; tutto ciò che c’è in questo cerchio, non è altro che tutto ciò che fece la mia Umanità nella Divina Volontà, per impetrare che il mio Volere si compisse come in Cielo così in terra, tutto è preparato e fatto, non resta altro che aprire le porte e farlo conoscere, per far prendere loro il possesso. Di me fu detto quando venni sulla terra a redimere l’uomo, che sarei stato la salvezza e la rovina di molti; così si dirà ora, che questa mia Volontà sarà o di grande santità, perché la mia Volontà è di assoluta santità, o di rovina per molti. Vedi, mentre si gira su quel cerchio, è necessario guardare al di dentro, mai al di fuori, perché dentro c’è la luce, la conoscenza, la mia forza, i miei atti, come aiuto, allettamento e vita, per far loro prendere la Vita della mia Volontà. Al di fuori non c’è tutto questo, si trovano le tenebre e si precipita nell’abisso, perciò sii attenta, guarda sempre fissa nel mio Volere e ti troverai con la pienezza della grazia di vivere nella mia volontà.”
4 Ottobre 1923
Perché la Divina Volontà si renda vita dell’anima, questa deve far scomparire la propria volontà, non deve più far esistere il suo volere.
Mi sentivo distruggere dalla pena della sua privazione, col triste pensiero che Gesù non sarebbe più venuto. Oh! com’è trafiggente il pensare che non avrei più visto Colui che forma tutta la mia vita, la mia felicità, tutto il mio bene. Mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, come posso lasciarti se nell’anima tua sta imprigionata la mia Volontà che dando vita a tutti i tuoi atti svolge la sua Vita come nel suo proprio centro? Sicché in un punto della terra c’è la mia Vita. Ahi! se non ci fosse questa mia Vita sulla terra, la mia giustizia si sfogherebbe con tal furore da annientarla.”
Ed io nel sentire ciò ho detto: “Mio Gesù, la tua Volontà sta dappertutto, non c’è punto dove non si trovi e Tu dici che sta imprigionata in me?”
E Gesù: “Certo che sta ovunque con la sua immensità, con la sua onniveggenza e con la sua potenza; qual Regina tutto a Lei sottopone, non fa sfuggire nessuno al suo impero, ma come vita, per cui la creatura forma la sua vita per svolgere la sua nella Vita della mia Volontà e formare una Vita della Divina Volontà sulla terra, non esiste. Per molti la mia Volontà, siccome non la fanno, è come se non esistesse, succede come se uno avesse l’acqua nella propria stanza e non la bevesse, il fuoco e non si avvicinasse a riscaldarsi, il pane e non lo mangiasse, nonostante abbia con sé questi elementi che possono dar vita all’uomo, non prendendoli, può morire di sete, di freddo e di fame; altri li prendono di rado e sono deboli e malati; altri tutti i giorni e questi sono sani e robusti. Sicché il tutto sta quando si possiede un bene, se la volontà umana vuol prendere quel bene ed il modo in cui lo vuol prendere; e a seconda che se ne serve così riceve gli effetti. Così è della mia Volontà, perché diventi vita l’anima deve far scomparire la propria volontà nella mia, il suo volere non deve più esistere, in tutti i suoi atti deve sottentrare come atto primo, la mia Volontà, la quale si darà all’anima, ora come acqua per dissetarla con le sue acque divine e celesti; ora come fuoco, non solo per riscaldarla ma per distruggere ciò che è umano e riedificare in lei la Vita della mia Volontà e ora come cibo, per alimentarla e renderla forte e robusta. Oh! com’è difficile trovare una creatura che ceda tutti i suoi diritti, per dare solo al mio Volere il diritto di regnare! Quasi tutti vogliono riservare qualche cosa del proprio volere e perciò la mia Volontà non regnandovi completamente, non può formare la sua Vita in tutte le creature.”
16 Ottobre 1923
Per scendere la Divina Volontà in terra, è necessario che la volontà umana salga in Cielo e per salire in Cielo è necessario che si svuoti di tutto ciò che è umano.
Il dolore della privazione del mio Gesù si accentra più nel povero mio cuore. Che lunghe notti senza di Lui! Mi sembrano notti eterne senza Gesù, senza stelle e senza sole, mi resta solo il suo amabile Volere, dove mi abbandono e vi trovo il mio riposo nelle fitte tenebre che mi circondano. Ah! Gesù, Gesù, vieni al mio straziato cuore, ché più non posso senza di Te. Ora, mentre nuotavo nel mare immenso del dolore della sua privazione, il mio Gesù si è mosso nel mio interno e, prendendomi le mani nelle sue, le ha strette forte al suo cuore e mi ha detto:
“Figlia mia, perché la mia Volontà scenda in terra, è necessario che la tua volontà salga in Cielo; e per salire in Cielo e vivere nella patria celeste, è necessario che si svuoti di tutto ciò che è umano, che non è santo, puro e retto. Nulla entra in Cielo a far vita comune con Noi, se non è tutto divinizzato e trasformato in Noi; né la mia Volontà Divina può scendere in terra e svolgere la sua Vita come nel suo proprio centro, se non trova la volontà umana svuotata di tutto, perché possa riempirla di tutti i beni che il mio Volere contiene. Lei non sarà altro che un velo sottilissimo che mi servirà per coprirmi e per dimorarvi, quasi come ostia consacrata, in cui Io formo la mia Vita, faccio tutto quel bene che voglio, prego, soffro, godo e l’ostia non si oppone, mi lascia libero, il suo ufficio è di prestarsi a tenermi nascosto ed, in muto silenzio, aderire a conservare la mia Vita Sacramentale. E’ questo il punto dove stiamo, il tuo volere deve entrare in Cielo ed il mio deve scendere in terra; perciò il tuo non deve avere più vita, non deve avere ragione d’esistere. Questo successe alla mia Umanità, che mentre aveva una volontà umana, questa era tutta intenta a dar vita alla Volontà Divina, mai si arbitrò, neppure di respirare da sé sola, ma dava e prendeva anche il respiro nella Volontà Divina e perciò il Volere Eterno regnò nella mia Umanità come in Cielo così in terra, vi fece la sua Vita terrestre e la mia volontà umana, sacrificata tutta alla Divina, impetrò che a tempo opportuno scendesse sulla terra per vivere in mezzo alle creature, come vive in Cielo. Non vuoi dare tu il primo posto in terra alla mia Volontà?”
Ora, mentre diceva ciò, mi sembrava di trovarmi in Cielo e come da un punto solo vedevo tutte le generazioni ed io, prostrandomi innanzi alla Maestà Suprema, prendevo il loro mutuo amore, la loro adorazione perfetta, la santità sempre una della loro Volontà e li offrivo a nome di tutti come contraccambio dell’amore, dell’adorazione e della sottomissione e unione che ogni creatura dovrebbe avere col suo Creatore. Volevo unire Cielo e terra, Creatore e creatura, affinché si abbracciassero e si dessero il bacio dell’unione delle loro volontà, onde il mio Gesù ha soggiunto:
“Questo è il tuo compito: vivere in mezzo a Noi e fare tuo ciò che è nostro e darlo a Noi per tutti i tuoi fratelli, onde Noi, tirati da ciò che è nostro, possiamo restare vincolati con le umane generazioni e ridare loro il bacio supremo dell’unione della loro volontà con la nostra e che demmo loro nella Creazione.”
20 Ottobre 1923
L’anima è il campo dove Gesù lavora, semina e raccoglie.
Mi sentivo tutta annientata in me stessa, le sue privazioni mi gettano nella più profonda umiliazione; senza Gesù, sento devastato l’interno dell’anima mia, mi pare che tutto il bene declina e muore. Mio Gesù! Gesù mio! Com’è dura la tua privazione! Oh! come mi sanguina il cuore nel vedere in me morire tutto, perché Colui che è vita e che solo può dar vita non è con me. Onde, mentre mi trovavo in questo stato, il dolcissimo mio Gesù è uscito dal mio interno e, poggiandomi la sua mano sul mio cuore e premendolo forte, mi ha detto:
“Figlia mia, perché ti affliggi tanto? Abbandonati in Me e lasciami fare e quando ti sembrerà che tutto declini e muoia, il tuo Gesù farà risorgere tutto, ma più bello, più fecondo. Tu devi sapere che l’anima è il mio campo dove Io lavoro, semino e raccolgo, ma il mio campo prediletto è l’anima che vive nella mia Volontà, in questo campo il mio lavoro è dilettevole; non m’infango nel seminare, perché la mia Volontà lo converte in campo di luce, il suo terreno è vergine, puro e celeste ed Io mi diverto molto nel seminare in esso piccole luci, quasi come rugiada che forma il Sole della mia Volontà. Oh! com’è bello vedere questo campo dell’anima tutto coperto di tante stille di luce, che man mano che crescono formeranno tanti soli, la vista è incantevole, tutto il Cielo è rapito dalla sua vista e stanno tutti attenti a guardare il celeste agricoltore che con tanta maestria coltiva questo campo e che possiede un seme sì nobile, da convertirlo in sole. Ora figlia mia, questo campo è mio e ne faccio ciò che voglio; quando questi soli si son formati, Io li raccolgo e li porto in Cielo, come la più bella conquista della mia Volontà poi torno di nuovo al lavoro del mio campo, quindi metto tutto sottosopra e la piccola figlia del mio Volere sente tutto finire, tutto morire. Invece dei soli sì sfolgoranti di luce, vede le stille di luce che Io vado seminando e crede che tutto perisca, come t’inganni, è il nuovo raccolto che si deve preparare e siccome lo voglio fare più bello del primo, devo allargarlo di più per poter raddoppiare il mio raccolto, il lavoro a primo aspetto sembra più stentato e l’anima soffre di più, ma quelle pene sono come le zappate al terreno, che fanno andare più giù il seme per farlo germogliare più sicuro, più fecondo e bello. Non vedi tu come resta squallido e povero un campo mietuto? Ma lascia che si semini di nuovo e lo vedrai più fiorito di prima, perciò lasciami fare; e tu col vivere nel mio Volere starai insieme con Me al lavoro, semineremo insieme le piccole stille di luce, faremo a gara a chi ne semina di più; quindi, or ci divertiremo nel seminare, ora nel riposare, ma sempre insieme. Lo so, lo so, qual è il tuo più forte timore, che Io ti lasci; no, no, non ti lascio, chi vive nel mio Volere è inseparabile da Me.”
Ed io: “Mio Gesù, Tu mi dicevi prima che quando non venivi era perché volevi castigare le genti e ora non è per questo che non vieni, ma per altro.”
E Gesù, come sospirando: “Verranno, verranno i castighi, ah se sapessi!”
Detto ciò è scomparso.
30 Ottobre 1923
Chi vive nel Divin Volere cresce alimentato dalle fiamme di Gesù. La luce della Divina Volontà trafila tutto.
Vivo sempre amareggiata e col cuore impietrito dal dolore della privazione del mio dolce Gesù, mi sento senza vita perché Colui che è vera vita non è con me. Oh! come spesso ripeto: “Dimmi, o mio unico e sommo bene, dove rivolgesti i tuoi passi affinché io, seguendoli, possa ritrovarti? Ahi! da lontano ti bacio quelle mani che con tanto amore mi abbracciavano e mi stringevano al tuo cuore; adoro e bacio quel volto che con tanta grazia e bellezza mi si faceva vedere e ora si nasconde, è da me lontano, dimmi dove sei? Quale via devo prendere per venirti a raggiungere? Dimmi che dovrei fare? Dove Ti ho offeso, perché fuggi da me lontano? Eppure mi dicevi che mai mi avresti lasciato e ora mi lasci? Ah! Gesù, Gesù, ritorna a chi non può vivere senza di Te, alla piccola figlia tua, alla povera esiliata.” Ma chi può dire tutti i miei lamenti e gli spropositi che dicevo? Onde, in questo mentre mi son sentita perdere i sensi e ho visto una colomba, tutta fuoco che spasimava e una persona vicina che col suo alito bruciante imboccava la colomba con le sue fiamme per alimentarla ed impediva che potesse prendere altro cibo, tenendola stretta e tanto vicina alla sua bocca, che non poteva fare altro che respirare ed ingoiare le fiamme che da lei uscivano e la povera colomba spasimava e si convertiva in quelle fiamme di cui era nutrita. Io sono rimasta meravigliata nel vedere ciò ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, perché temi che ti lasci? Dovrei lasciare Me stesso per lasciarti, ciò che non posso fare; per quanta potenza Io abbia, non ho il potere di distaccarmi da Me stesso. Così mi manca il potere di distaccarmi da chi fa la mia Volontà, e si rende inseparabile da Me, non solo, ma lo vado alimentando con le mie stesse fiamme. Non hai visto tu quella colomba tutta fuoco? Era l’immagine dell’anima tua e quello che l’alimentava col suo alito infuocato ero Io, che tanto mi diletto nel nutrire chi vive del mio Volere solo con le fiamme che sprigiona il mio cuore, per mezzo del mio alito. Non sai tu che chi vive nella mia Volontà dev’essere trafilato nella luce purissima di Essa? Ed essere trafilato è più che essere messo sotto il torchio, perché il torchio, sebbene metta in frantumi, ma mette tutto fuori, bucce e noccioli, posandosi sotto fanno restare sempre qualche cosa di torbido. Invece, quando una cosa è trafilata, specie poi se è trafilata dalla fitta luce della mia Volontà, non c’è pericolo che faccia deposito di qualche cosa di torbido, ma tutto è chiaro, simile alla chiarezza della luce in cui è stata trafilata e questo è un grande onore per l’anima che vive nel mio Volere. Tutto ciò che l’anima fa, se pensa, se parla, se ama, ecc., la mia Volontà prende l’impegno di trafilarlo nella sua purissima luce e questo è necessario, affinché in tutto ciò che fa non ci sia alcuna distinzione da ciò che facciamo Noi, ma tutte le cose si diano tra loro la mano e la somiglianza.”
Ora, mentre diceva ciò, mi son trovata fuori di me stessa, dentro un giardino ed io, stanca, mi son seduta sotto un albero per riposarmi, ma i raggi del sole mi dardeggiavano tanto che mi sentivo bruciare per cui io volevo andare sotto qualche albero più folto che facesse più ombra, affinché il sole non mi ferisse, ma una voce mi ha impedito col dirmi (mi sembra che fosse il mio diletto Gesù):
“Chi vive nella mia Volontà deve stare esposto ai raggi d’un sole ardente ed eterno, per vivere di luce, per non vedere altro che luce, per non toccare che luce e questo porta alla deificazione dell’anima. Allora si può dire che l’anima vive nella mia Volontà, quando resta tutta deificata in Dio. Anzi, esci da sotto quest’albero e passeggia in questo Eden Celeste del mio Volere, affinché il sole, squadrandoti tutta ti converta in luce e ti dia l’ultima pennellata della deificazione in Dio.”
Io mi son messa a passeggiare, ma mentre facevo ciò, l’ubbidienza mi ha chiamata in me stessa.
5 Novembre 1923
Gli atti fatti nel Divin Volere formano gli accidenti che imprigionano Gesù nell’anima e vi formano la sua Vita reale.
Mi sentivo oppressa per la privazione del mio dolce Gesù, con l’aggiunta che il confessore, siccome non avevo avuto la fiducia di aprirmi e perché cattiva, mi aveva negato l’assoluzione. Onde avendo fatto la santa comunione, mi sono abbandonata nelle braccia del mio dolcissimo Gesù e gli ho detto:
“Amor mio, aiutami, non mi abbandonare, Tu sai in che stato mi trovo per la tua privazione, eppure le creature, invece d’aiuto, aggiungono pene a pene, sicché senza di Te non ho più nessuno, o con Te o sola a piangere la mia dura sorte d’averti perduto. Questo dovrebbe spingerti maggiormente a non lasciarmi sola, almeno per fare compagnia ad una povera abbandonata che vive morendo nel suo duro esilio, perciò, Tu che sei il sommo dei sacerdoti, dammi Tu l’assoluzione, dimmi che mi perdoni le colpe che ci sono nell’anima mia, fammi sentire la tua voce dolcissima che mi dà vita e perdono.”
Ora, mentre sfogavo il mio dolore con Gesù, si è fatto vedere nel mio interno, e i veli sacramentali formavano come uno specchio, in cui Gesù stava vivo e vero ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, questo specchio sono gli accidenti del pane che mi tengono imprigionato in loro, Io formo la mia Vita nell’ostia, ma essa nulla mi dà, non un affetto, né un palpito, né il più piccolo “ti amo”, essa è come morta per Me, rimango solo, senza l’ombra d’alcun ricambio e perciò il mio amore è quasi impaziente d’uscire, di frantumare questo vetro, scendendo nei cuori per trovare in essi quel ricambio che l’ostia né sa, né può darmi. Ma sai tu dove trovo il mio vero ricambio? Nell’anima che vive nella mia Volontà, Io come scendo nel suo cuore, subito consumo gli accidenti dell’ostia, perché so che accidenti più nobili e a Me più cari, sono pronti per imprigionarmi, per non farmi uscire da quel cuore che mi darà, non solo vita in lei, ma vita per vita; non starò solo, ma con la mia più fida compagna, saremo due cuori a palpitare insieme, ameremo uniti, i nostri desideri saranno uno solo, sicché Io rimango in lei e vi faccio Vita, vivo e vero, come la faccio nel Santissimo Sacramento. Ma sai tu quali sono questi accidenti che trovo nell’anima che fa la mia Volontà? Sono gli atti suoi fatti nel mio Volere, che più che accidenti si stendono intorno a Me e m’imprigionano, ma dentro una prigione nobile, divina, non oscura, perché i suoi atti fatti nel mio Volere, più che sole la illuminano e la riscaldano. Oh! come mi sento felice di far Vita reale in essa, perché mi sento come se mi trovassi nella mia Reggia Celeste. Guardami nel tuo cuore, come sono contento, come mi diletto e provo le gioie più pure.”
Ed io: “Mio amato Gesù, non è una cosa nuova e singolare ciò che tu dici, che in chi vive nella tua Volontà Tu fai Vita reale in essa. Non è piuttosto quella Vita mistica che tu fai nei cuori che posseggono la tua Grazia?”
E Gesù: “No, no, non è Vita mistica, come per quelli che posseggono la mia Grazia, ma non vivono coi loro atti immedesimati nel mio Volere, non hanno materia sufficiente per formarmi gli accidenti per imprigionarmi; sarebbe come se al sacerdote mancasse l’ostia e volesse pronunziare le parole della consacrazione, che potrebbe dire, ma che direbbe nel vuoto, quindi la mia Vita Sacramentale non avrebbe certo esistenza. Così mi trovo nei cuori, che mentre possono possedere la mia Grazia, non vivono però del tutto nel mio Volere, per cui sto in loro per Grazia, ma non realmente.”
Ed io: “Amor mio, ma come può essere che Tu possa vivere realmente nell’anima che vive nel tuo Volere?”
E Gesù: “Figlia mia, non vivo forse nell’ostia sacramentale vivo e vero, in anima, corpo, sangue e Divinità? E perché vivo nell’ostia, in anima, corpo, sangue e Divinità? Perché non c’è una volontà che si opponga alla mia; se Io trovassi nell’ostia una volontà che si opponesse alla mia, Io non farei in essa né Vita reale, né vita perenne ed è anche questa la causa per cui gli accidenti sacramentali si consumano quando mi ricevono, perché non trovo una volontà umana unita a Me in modo tale che vuol perdere la sua per fare acquisto della mia, ma trovo una volontà che vuole agire, vuol fare da sé ed Io faccio la mia visitina e parto. Invece, per chi vive nella mia Volontà, il mio Volere ed il suo sono uno solo; e se lo faccio nell’ostia, molto più lo posso fare nell’anima, molto più che trovo un palpito, un affetto, il mio ricambio ed il mio tornaconto, ciò che non trovo nell’ostia. All’anima che vive nella mia Volontà è necessaria la mia Vita reale in lei, altrimenti come potrebbe vivere del mio Volere? Ah! tu non vuoi capire, che la santità del vivere nel mio Volere è una santità del tutto differente dalle altre santità e tolte le croci, le mortificazioni, gli atti necessari della vita, che fatti nella mia Volontà l’abbelliscono di più, non è altro che la vita dei beati del Cielo, che siccome vivono nel mio Volere, in virtù di Esso ciascuno mi ha in sé come se fossi per uno solo, vivo e vero e non misticamente, ma realmente abitante in loro. Siccome non si potrebbe dire vita di Cielo se non mi avessero in loro come vita propria e se mancasse anche una piccola particella della mia Vita in loro, la loro felicità non sarebbe né completa né perfetta, così la mia Volontà in chi vive nel mio Volere non sarebbe né piena, né perfetta, perché mancherebbe la mia Vita reale che questa Volontà emette. E’ vero che sono tutti prodigi del mio amore, anzi il prodigio dei prodigi, che finora il mio Volere ha ritenuto in Sé e che ora vuole mettere fuori per giungere allo scopo primiero della creazione dell’uomo. Perciò voglio formare la mia prima Vita reale in te.”
Ed io, nel sentire ciò ho detto: “Ahi amor mio, Gesù, eppure mi sento così male per tutti questi contrasti e Tu lo sai! E’ vero che ciò mi serve per abbandonarmi di più nelle tue braccia e chiedere a Te ciò che gli altri non mi danno; ma nonostante ciò sento un alito di turbamento che turba la pace dell’anima mia e Tu dici che vuoi formare Vita reale in me? Oh quanto sono lontana!”
E Gesù di nuovo: “Figlia, non ti dar pensiero di ciò, quello che voglio è che tu non ci metta niente del tuo e che ubbidisca per quanto puoi. Si sa che tutte le altre santità, cioè, quella dell’ubbidienza e delle altre virtù, non sono esenti da piccineria, turbamento, contese e perdimento di tempo, che impediscono di formare un bel sole, al più una piccola stella; la sola santità del mio Volere è quella che è esente da queste miserie. E poi, la mia Volontà racchiude tutti i sacramenti e gli effetti di essi, perciò abbandonati del tutto nella mia Volontà, falla tutta tua e riceverai gli effetti dell’assoluzione o di altro che ti venisse negato. Quindi ti raccomando non perdere tempo, perché col perdere il tempo vieni ad inceppare la mia Vita reale che sto formando in te.”
8 Novembre 1923
Come Gesù, venendo sulla terra, abolì e perfezionò le leggi antiche per stabilire le nuove, così avverrà adesso con la Santità del “Fiat Voluntas Tua.”
Le sue privazioni continuano, al più viene come lampo fuggitivo che mentre pare che voglia far luce, fa rimanere più all’oscuro di prima. Ora, mentre nuotavo nelle amarezze della sua privazione, il mio dolce Gesù si è fatto vedere nel mio interno tutto occupato a scrivere, non con penna, ma col suo dito che mandava raggi di luce che gli serviva come penna per scrivere nel fondo dell’anima mia; io gli volevo dire chissà quante cose della povera anima mia, ma Lui mettendosi il dito alla bocca, mi ha fatto capire di zittire, perché non voleva essere distolto. Onde dopo che ha finito mi ha detto:
“Figlia del mio Supremo Volere, sto scrivendo nell’anima tua la legge della mia Volontà ed il bene che Essa porta. Prima voglio scriverla nell’anima tua e poi a poco a poco te la spiegherò.”
Ed io: “Mio Gesù, voglio dirti lo stato dell’anima mia; oh! come mi sento male, dimmi perché mi lasci? Che dovrei fare per non perderti?”
E Gesù: “Non ti affliggere figlia mia. Tu devi sapere che quando venni sulla terra, venni ad abolire le leggi antiche e a perfezionarne altre, ma con l’abolirle non mi esentai dall’ osservare quelle leggi, anzi le osservai nel modo più perfetto che non facevano gli altri, ma dovendo unire in Me l’antico ed il nuovo, volli osservarle per dare compimento alle leggi antiche, mettendo il suggello dell’abolizione e dar principio alla legge nuova che Io venni a stabilire sulla terra, legge di grazia e d’amore in cui racchiudevo tutti i sacrifici in Me, dovendo essere Io il vero ed il solo sacrificato, quindi tutti gli altri sacrifici non erano più necessari, perché essendo Io uomo e Dio, era più che sufficiente a soddisfare per tutti.
Ora figlia diletta mia, volendo fare in te un’immagine più perfetta di Me e dar principio ad una santità così nobile e Divina, qual è il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, voglio accentrare in te tutti gli stati d’animo che ci sono stati finora nel cammino della santità e come tu li soffri e passi facendo ciò nel mio Volere, Io ne do il compimento, l’incorono e, abbellendoli, ne metto il suggello. Tutto deve finire nella mia Volontà e dove le altre santità finiscono, la santità del mio Volere, essendo nobile e divina, ha per sgabello tutte le altre santità e dà il suo principio, perciò lasciami fare, fammi ripetere la mia Vita e ciò che feci nella Redenzione con tanto amore, ora voglio ripeterlo in te con più amore, per dar principio a che la mia Volontà, le sue leggi, siano conosciute, ma voglio il tuo volere unito e sperduto nel mio.”
10 Novembre 1923
Com’è bella la piccolezza. Il Signore opera le cose più grandi nei piccoli: per la Redenzione si servì della piccolezza della Santissima Vergine e per il Fiat Voluntas tua della piccolezza di Luisa.
Stavo tutta abbandonandomi nelle braccia del mio dolce Gesù e mentre pregavo vedevo la povera anima mia piccola piccola, ma d’una piccolezza estrema e pensavo tra me: “Come son piccina, aveva ragione Gesù nel dirmi che io ero la più piccola di tutti, vorrei veramente sapere se fra tutti io sono la più piccola.” Ora, mentre pensavo ciò, il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha fatto vedere che prendeva nelle sue braccia questa piccina e se la stringeva forte al suo cuore e quella si faceva fare ciò che Gesù voleva e mi ha detto:
“La mia cara piccolina, ti ho scelto piccina perché i piccoli fanno fare ciò che si vuole, non camminano da soli, ma si fanno condurre, anzi hanno paura di mettere il piede da soli; se ricevono doni, sentendosi incapaci di custodirli, li depongono nel grembo della mamma; i piccoli sono spogliati di tutto, né badano se son ricchi o poveri, non si danno pensiero di nulla. Oh! com’è bella l’età infantile, piena di grazia, di bellezza e di freschezza, perciò, quanto più grande è un’opera che voglio fare in un’anima, tanto più piccola la scelgo, mi piace molto la freschezza e la bellezza infantile, mi piace tanto che le conservo nella piccolezza del nulla da dove sono usciti, nulla di proprio faccio entrare in loro per non far loro perdere la piccolezza e poter così conservare in loro la freschezza e la bellezza divina, donde sono usciti.”
Ond’io nel sentire ciò ho detto: “Gesù, amor mio, mi sembra di essere tanto cattiva, perciò sono così piccola e Tu dici che mi ami assai perché piccina, come può essere?”
E Gesù di nuovo: “Piccina mia, nei veri piccoli non può entrare la cattiveria, sai tu quando incomincia ad entrare il male? Con la crescita quando incomincia ad entrare il proprio volere, la creatura incomincia a inorgoglirsi e a vivere di se stessa ed il Tutto esce dalla piccolezza della creatura e a lei sembra che la sua piccolezza s’ingrandisca, ma raggiunge una grandezza da piangere, non vivendo del tutto Iddio in lei, si scosta dal suo principio, disonora la sua origine, perde la luce, la bellezza, la santità e la freschezza del suo Creatore, sembra che cresca innanzi a sé e forse innanzi agli uomini, ma innanzi a Me, oh! come decresce, forse si farà anche grande, ma non sarà mai la mia piccina prediletta, per cui, preso d’amore verso di lei, perché si conserva quale l’ho creata, la riempio di Me e la faccio la più grande, che nessuno potrà pareggiare.
Ciò feci con la mia Celeste Mamma, fra tutte le generazioni Lei è la più piccola, perché il suo volere non entrò mai in Lei come agente, ma sempre il mio Volere Eterno e questo non solo la conservò piccola, bella, fresca, quale da Noi era uscita, ma la fece la più grande di tutti. Oh! come era bella, piccola per se stessa, grande, superiore a tutti in virtù nostra e, solo per la sua piccolezza fu innalzata all’altezza di Madre di Colui che la formò. Sicché, come vedi, tutto il bene dell’uomo è il fare la mia Volontà, tutto il male è il fare la sua, perciò per venire a redimere l’uomo scelsi mia Madre, perché piccola, e per mezzo suo mi servii come canale per far scendere sull’umano genere tutti i beni ed i frutti della Redenzione.
Ora, per fare che il mio Volere fosse conosciuto, che aprissi il Cielo per far scendere il mio Volere sulla terra e vi regnasse come in Cielo, dovevo scegliere un’altra piccola fra tutte le generazioni. Siccome l’opera più grande che voglio fare è il reintegramento dell’uomo nel suo principio donde uscì, aprirgli quel Volere Divino che lui respinse, aprirgli le braccia per riceverlo di nuovo nel grembo della mia Volontà, la mia infinita sapienza chiama dal nulla la più piccina. Era giusto che fosse piccola, se una piccola misi a capo della Redenzione, un’altra piccola avrei dovuto mettere a capo del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. Tra due piccole dovevo racchiudere lo scopo della Creazione dell’uomo, dovevo realizzare i miei disegni su di lui, per mezzo di una dovevo redimerlo, lavarlo delle sue brutture col mio sangue, dargli il perdono; per mezzo dell’altra dovevo farlo ritornare al suo principio, alla sua origine, alla nobiltà perduta, ai vincoli della mia Volontà da lui spezzati, ammetterlo di nuovo al sorriso della mia Eterna Volontà, affinché si baciassero e facessero uno vita nell’altra, era solo questo lo scopo della creazione dell’uomo e a ciò che Io ho stabilito nessuno potrà opporsi, passeranno secoli e secoli come nella Redenzione, così anche in questo, ma l’uomo ritornerà nelle mie braccia quale da Me fu creato. Ma per fare ciò devo prima eleggere chi deve essere la prima che faccia vita nel mio Eterno Volere, vincolare in lei tutti i rapporti della Creazione, vivere con essa senza alcuna rottura di volontà, anzi la sua e la nostra devono farsi una sola, perciò la necessità che sia la più piccola che Noi mettiamo fuori nella Creazione, affinché vedendosi così piccina, fugga dal suo volere, anzi lo leghi tanto stretto al nostro, per non fare mai il suo e sebbene piccola, viva insieme con Noi, con l’alito di quell’alito con cui creammo l’uomo. Il nostro Volere la conserva fresca, bella e lei forma il nostro sorriso, il nostro trastullo, ne facciamo ciò che vogliamo. Oh! come lei è felice e godendo della sua piccolezza e della sua felice sorte, piangerà per i suoi fratelli, di null’altro si occuperà che di rifarci per tutti e per ciascuno, tutti i torti che ci fanno sottraendosi alla nostra Volontà. Le lacrime di chi vive del nostro Volere saranno potenti, molto più che lei non vuole se non ciò che Noi vogliamo e per mezzo suo apriremo dopo il primo canale della Redenzione, il secondo del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra.”
Ond’io, nel sentire ciò, ho detto: “Amor mio e tutto mio, dimmi, chi sarà questa piccina fortunata? Oh come vorrei conoscerla!”
E Lui subito: “Come, non hai capito chi è? Sei tu la mia piccolina, te l’ho detto tante volte che sei la piccina e perciò ti amo.”
Ma mentre diceva ciò mi son sentita come trasportare fuori di me stessa, in una luce purissima in cui si vedevano tutte le generazioni divise come in due ali, una a destra e l’altra a sinistra del trono di Dio. A capo d’un ala stava l’Augusta Regina Mamma, da cui scendevano tutti i beni della Redenzione, oh! come era bella la sua piccolezza, piccolezza meravigliosa, prodigiosa, piccola e potente, piccola e grande, piccola e Regina, piccola e dalla sua piccolezza si poteva vedere pendere tutti, disporre di tutto, imperare su tutti e, solo perché piccina, ravvolgere il Verbo nella sua piccolezza e farlo scendere dal Cielo in terra, per farlo morire per amore degli uomini. All’altra ala si vedeva a capo un’altra piccola, lo dico tremante e per ubbidire, era colei che Gesù aveva chiamato la sua piccola figlia del Divin Volere ed il mio dolce Gesù, mettendosi in mezzo a queste due ali, tra le due piccole che stavano a capo, ha preso con una sua mano la mia e con l’altra quella della Regina Madre e ha unito l’una all’altra dicendo:
“Mie piccole figlie, datevi la mano innanzi al nostro Trono, abbracciate tra le vostre piccole braccia l’Eterna Divina Maestà, a voi solo è dato, perché piccole, abbracciare l’Eterno, l’Infinito ed entrarci e se la prima piccola strappò all’amore dell’Eterno la Redenzione, così la seconda, dando la mano alla prima, venga da Lei aiutata a strappare dall’Eterno Amore il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra.”
Ora, chi può dire quello che successe? Io non ho parole per sapermi esprimere, so solo dire che sono rimasta più umiliata e confusa e quasi come una bimba capricciosa volevo il mio Gesù per dirgli i miei timori, i miei dubbi e pregavo che allontanasse da me tutte queste cose, perché al solo pensarle temevo che fosse una fine superbia e lo pregavo che mi desse la grazia d’amarlo davvero e di compiere in tutto il suo Santissimo Volere. Onde il mio sempre amabile Gesù, tornando di nuovo si è fatto vedere dentro di me e la mia persona serviva come a coprirlo dentro di me e senza farmi parlare mi ha detto:
“Povera piccina mia, che cosa temi? Coraggio, sono Io che farò tutto nella mia figlia piccola, tu non farai altro che seguirmi fedelmente, non è vero? Tu hai ragione che sei troppo piccola e non puoi nulla, ma Io farò tutto in te, non vedi come Io sto in te e tu non sei altro che l’ombra che mi copre? Sono Io che valicherò in te gli eterni ed interminabili confini del mio Volere, Io che abbraccerò tutte le generazioni per portarle insieme con la tua ombra ai piedi dell’Eterno, affinché le due volontà, l’umana e la Divina si bacino insieme, si sorridano e non si guardino più tra loro come estranee, divise ed in cagnesco, ma una si fonda nell’altra e si formi una sola. E’ la potenza del tuo Gesù che deve fare ciò, tu non devi fare altro che aderire. Lo so, lo so, che tu sei nulla e puoi nulla; perciò ti affliggi, ma è la potenza del mio braccio che vuole e può operare e mi piace operare cose grandi nei più piccoli. E poi, la vita della mia Volontà è già stata sulla terra, non è del tutto nuova, anche se fu come di passaggio, ci fu nella mia inseparabile e cara Mamma.; se la vita della mia Volontà non ci fosse stata in Lei, Io, Verbo Eterno, non avrei potuto scendere dal Cielo, mi sarebbe mancata la via per scendere, la stanza dove entrare, l’umanità per coprire la mia Divinità, l’alimento per nutrirmi, mi sarebbe mancato tutto, perché tutte le altre cose non sono adatte per Me, invece, trovando la mia Volontà nella mia diletta Mamma, Io trovavo lo stesso mio Cielo, le mie gioie, i miei contenti; al più feci cambio d’abitazione, dal Cielo alla terra, ma del resto nulla cambiai, ciò che avevo in Cielo, in virtù della mia Volontà posseduta da Lei lo trovavo in terra e perciò con tutto amore scesi a prendere in Lei umana carne.
Poi, non solo fece vita la mia Volontà sulla terra nella mia Umanità, in virtù della quale feci la Redenzione, ma in virtù della mia Volontà mi distesi su tutto l’operato delle umane generazioni, suggellandolo coi miei atti divini ed impetrai dal mio Celeste Padre non solo di redimere l’uomo, ma che, a suo tempo, entrasse nella grazia della nostra Volontà, come quando fu creato, per vivere secondo lo scopo da Noi voluto: che la volontà fosse una, quella del Cielo e quella della terra. Quindi da Me tutto fu fatto: il piano della Redenzione e quello del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, non sarebbe stato opera degna di Me se non avessi riabilitato in tutto l’uomo come fu creato, sarebbe stata un’opera a metà, non intera ed il tuo Gesù non sa fare opere incomplete, al più aspetto secoli per dare il bene completo da Me preparato. Quindi, non vuoi tu essere insieme con Me per dare all’uomo l’opera che Io completai con la mia venuta sulla terra? Perciò sii attenta e fedele, non temere, ti terrò sempre piccola per poter maggiormente completare i miei disegni su di te.”
15 Novembre 1923
I beni che contiene la Divina Volontà stanno sospesi. Festa del Divin Volere. Compito della Regina del Cielo e compito della piccola figlia del Divin Volere. Come era necessario che prima ci fosse la Redenzione.
Mi sentivo come inabissata nel Santo Voler di Dio e mi sembrava che il mio dolce Gesù, nel mio interno si dilettasse molto nel mandarmi luce ed io mi sentivo come eclissata in quella luce. Mi sentivo tanto riempire la mia mente che non potevo contenerla, tanto che ho detto: “Gesù, cuor mio, non sai che sono piccola? Non posso contenere ciò che Tu vuoi mettere nella mia intelligenza.”
E Gesù: “Piccola figlia mia, non temere, il tuo Gesù Ti farà bere a sorsi a sorsi questa luce, affinché possa riceverla e capirla. Sai tu che significa questa luce? E’ la luce della mia Volontà, è quella Volontà Divina, respinta dalle altre creature, che volendo venire a regnare sulla terra vuol trovare chi la riceva, chi la comprenda, chi l’ami. Per venire a regnare vuol trovare un’anima piccola che si offra a ricevere tutti quegli atti che la Suprema Volontà aveva destinato per ciascuna creatura, per renderle felici e sante e per dare loro quei beni che Essa contiene. Ora, questa felicità, santità e i beni che l’Eterna Volontà mise fuori per comunicarli alla creatura quando mise fuori tutta la Creazione, stanno fuori e sospesi e se non trova chi li riceva, per avere tutti quegli omaggi, onori, corteggi, che le altre creature non gli hanno dato, non può venire a regnare sulla terra. Quindi, il tuo compito è di abbracciare tutte le generazioni per ricevere tutti gli atti della Suprema Volontà che esse respinsero, con tutti i beni che Essa contiene; se non fai ciò, il mio Eterno Volere non si può mettere in festa per venire a regnare, avrà le lacrime del dolore passato, come ingratamente fu respinto e chi piange non regna, perciò non solo vuole che gli atti del suo Volere destinati per ciascuna creatura, abbiano una riparazione, ma con amore vuol ricevere la sua felicità e ciò che essa contiene.”
Ed io: “Gesù, amor mio, come posso fare ciò? Sono troppo piccina e anche cattivella e Tu lo sai, anzi temo che non possa farlo neppure per me stessa, come potrò farlo per gli altri?”
E Lui di nuovo: “Appunto per questo ti ho scelta e ti conservo piccina, per fare che nulla faccia tu da sola, ma sempre insieme con Me. Lo so anch’Io, che come piccola non sei buona a nulla, tutt’al più puoi farmi sorridere con le tue piccinerie, perciò il tuo Gesù penserà a tutto. Questo è necessario, come fu necessario per venire a compiere la Redenzione, che ci fosse una nostra piccola figlia, quale fu la mia Mamma. Essa prese per suo compito di ricevere in Lei tutti gli atti della nostra Volontà respinti dalle creature, li fece suoi, li accolse con decoro, li amò, li riparò, li contraccambiò tanto da riempire tutti i loro confini, per quanto a creatura è possibile. Onde la Divinità, quando vide in questa piccola la sua Volontà reintegrata nella Creazione, non solo per Sé ma per tutti gli altri, si sentì tanto attratta, che ai tanti suoi atti di Volontà per la Creazione, emise l’atto più grande, più sublime, più prodigioso: che questa piccola fosse Colei che doveva essere innalzata alla sola e unica dignità di Madre del suo stesso Creatore. Mai Io, Verbo Eterno, avrei potuto scendere dal Cielo se non avessi trovato in Lei la mia Volontà reintegrata, come da Noi era voluto che esistesse nella creatura. Quale fu dunque la causa che mi fece venire sulla terra? La mia Volontà esistente in una piccola creatura. Che importava a Me che fosse piccola? Quello che m’interessava era che la mia Volontà fosse salva in Lei, senza alcuna rottura da parte della sua volontà umana; salvata la nostra, tutti i nostri diritti erano restituiti, la creatura si metteva in ordine al suo Creatore ed il Creatore si metteva in ordine alla creatura. Lo scopo della Creazione era già realizzato, quindi, venimmo ai fatti, e cioè che il Verbo si facesse carne, innanzitutto per redimere l’uomo e poi, perché la nostra Volontà si facesse come in Cielo così in terra. Ah sì, fu la mia Mamma che prendendo in Sé tutta la nostra Volontà uscita per il bene della Creazione, frecciò la Divinità con frecce divine, in modo che tirò nel suo seno, come calamita potente il Verbo ferito dalle nostre stesse frecce. Nulla sappiamo negare a chi possiede la nostra Volontà; vedi dunque la necessità che per dare compimento a quel Fiat che venni a portare sulla terra e che solo dalla mia Mamma fu accolto e compreso per cui non ci fu divisione tra Me e Lei, voglio un’altra creatura che si offra a ricevere in sé tutti gli atti della mia Volontà che misi fuori nella Creazione, la Divinità vuol essere ferita di nuovo coi suoi stessi dardi, per dare alle generazioni questo gran bene, che la mia Volontà vi regni; essendo la cosa più grande che vuol dare, cioè la vera origine dell’uomo, non basta una volontà umana ad impetrarla, molto meno a ferirla, ma ci vuole una Volontà Divina con cui l’anima, riempiendosi, ferisca il suo Creatore con le sue stesse frecce, onde, ferito, apra i Cieli e faccia scendere il suo Volere sulla terra, molto più che troverà il suo nobile corteggio, tutti gli atti della sua Volontà schierati nella creatura che gli ha strappato l’atto solenne: che la sua Volontà venisse a regnare sulla terra col suo completo trionfo.”
Ond’io, nel sentir ciò, gli ho detto: “Mio amato bene, il tuo parlare mi confonde, anzi mi annienta tanto che mi sento una piccola neonata, che non avendo formato bene le membra, è necessario fasciare e mentre sono necessarie le fasce per formarmi, Tu vuoi sfasciarmi, ma per fare che? Per farmi stendere le mie infantili manine e farmi abbracciare la tua Eterna Volontà. Mio Gesù, non vedi? Non arrivo, non posso stringerla, sono troppo piccina e poi, se tanto a Te piace che il tuo Volere regni sulla terra, perché hai aspettato tanto tempo e perché Tu stesso quando venisti sulla terra non facesti l’uno e l’altro, cioè la Redenzione ed il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra? Tu avevi le braccia forti e lunghe per abbracciare la tua interminabile Volontà; vedi, vedi oh! Gesù, le mie sono deboli, corte, come posso far ciò?” E Lui di nuovo:
“Povera bimba, hai ragione, il mio parlare ti confonde, la luce della mia Volontà ti eclissa e ti rende la vera neonata della Suprema Volontà; vieni fra le mie braccia, ti fascerò con le fasce della mia stessa Volontà, affinché raffermi le tue membra con la sua fortezza, così ti riuscirà facile stringere nelle tue piccole braccia quell’Eterno Volere che con tanto amore vuol venire a regnare in te.”
Onde io mi son gettata nelle sua braccia, per farmi fare ciò che Gesù voleva; e poi di nuovo ha soggiunto:
“Potevo benissimo fare Io l’uno e l’altro quando venni sulla terra, ma la creatura non è capace di ricevere tutto insieme l’operato del suo Creatore ed Io stesso mi compiaccio di dare sempre nuove sorprese d’amore; e poi la creatura aveva profanato il suo gusto con la sua volontà, aveva appestato l’alito dell’anima sua con tante brutture da farmi schifo; era giunta a tanto che prendeva gusto delle cose più ributtanti, fino a far scorrere sulle tre potenze dell’anima un liquido marcioso, tanto che non si riconosceva più la sua nobiltà; quindi, dovevo prima con la mia Redenzione pensare a tutto questo, dare tutti i rimedi, dare a questi mali il bagno del mio sangue per lavarli; se Io avessi voluto fare l’uno e l’altro, essendo l’uomo molto insozzato, cieco e sordo, quale lo aveva reso l’umano volere, non avrebbe avuto l’occhio dell’intelligenza per comprendere, orecchie per ascoltare, cuore per riceverla e la mia Volontà, non compresa, né trovando posto dove dimorare, avrebbe fatto di nuovo la sua voltata per il Cielo, perciò era necessario che prima comprendesse i beni della Redenzione per disporsi a comprendere il bene del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. Questo sarebbe successo anche per te se al principio, quando incominciai a parlarti, ti avessi parlato della mia Volontà, tu non mi avresti capito, avrei fatto come un maestro che invece d’insegnare al discepolo le prime lettere dell’alfabeto, vuole insegnare le scienze, le lingue straniere, povero ragazzo, si confonderebbe e non imparerebbe mai nulla. Volli invece parlarti del patire, delle virtù, cose più adatte, più palpabili all’umana natura e che si possono chiamare l’alfabeto della vita cristiana, il linguaggio dell’esilio e di quelli che aspirano alla patria celeste. Invece la mia Volontà è il linguaggio del Cielo e inizia dove le altre scienze e virtù finiscono; Essa è Regina che domina tutto ed incorona tutti, in modo che innanzi alla Santità della mia Volontà, tutte le altre virtù diventano piccole e tremano, ecco perciò volli prima farti da maestro di alfabeto, per disporre la tua intelligenza, per poi passare a farti da maestro celeste e divino, che s’intende solo del linguaggio della patria e della scienza più alta che contiene la mia Volontà, dovevo prima toglierti il gusto di tutto, perché la volontà umana ha questo veleno, che fa perdere il gusto della Volontà Divina. In tutte le cose create, essendo uscite da Me, Io avevo messo un gusto divino e l’anima, col fare la sua volontà, anche nelle cose sante non trova questo gusto ed Io per farti gustare la sola mia Volontà sto attento a non farti gustare nulla, affinché possa disporti a darti lezioni più sublimi della mia Volontà. Se ciò era necessario per te, molto più per tutta la Chiesa, perché dovevo farle conoscere prima le cose inferiori e poi quella superiore a tutte, qual è la mia Volontà.”
20 Novembre 1923
Timori di Luisa. La volontà umana mette l’anima nel declivio del male, la Volontà Divina fa risorgere tutto.
Sentivo un timore per ciò che scrivo e pensavo tra me: “Qual sarà la mia confusione nel giorno del giudizio, se invece d’essere il mio Gesù che mi parla fosse una mia fantasia, oppure il nemico infernale? Mio Gesù, mi sento morire al solo pensarlo e Tu sai il gran ritegno che sento nello scrivere, se non fosse stato per la benedetta ubbidienza non avrei vergato neppure una parola.” E mi sentivo tale confusione, che se fosse dipeso da me avrei bruciato tutto.
Ora, mentre mi trovavo in questo stato, il mio sempre adorabile Gesù è uscito dal mio interno come piccolo bambino e, mettendo la sua testolina sulla mia spalla si è stretto al mio volto e mi ha detto:
“Figlia mia, perché temi? Tu non devi accorarti dei pensieri, ma dei fatti. Non è forse vero che la tua volontà, abbracciando la mia vuol trovare tutti, per vincolarli con la mia, per rannodare tutti i rapporti spezzati tra la volontà umana e la Divina, esibendoti a difendere e scusare le creature e a riparare il Creatore? Questo è certo un fatto in te; non è forse vero che giurasti di voler vivere nel mio Volere pronunziando un sì? Ah! quel sì è per te catena che ti ha avvinta nella mia Volontà e, gustando di Essa, ti fa aborrire l’ombra della tua volontà, questo è un fatto; e poi, tante altre cose che tu sai. Se tu scrivessi e non ci fosse in te la vita, i fatti di ciò che scrivi, allora avresti potuto temere ed Io non ti avrei dato né forza, né luce, né assistenza, anzi ti avrei sminuita e non avresti potuto andare avanti, perciò quietati e continua a vivere come impastata nella mia Volontà, affinché allarghi i confini della tua volontà umana nella mia. Vedi, anche la mia Umanità fu piccola e andò crescendo come impastata con la Divina Volontà, in modo che come crescevo, così la mia volontà umana, vivendo insieme con la Divina, allargava i suoi confini in quella dell’Eterno e preparava la Redenzione ed il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. E tu non vuoi seguire la mia crescita ed il tuo volo nella mia Volontà? La mia Volontà non solo è vita, ma è aria dell’anima e se manca l’aria alla vita, la natura incomincia a declinare, il respiro è stentato, il cuore è interrotto nel palpito, la circolazione del sangue è irregolare, l’intelligenza resta attutita, l’occhio semi spento, la voce strozzata, le forze perdute; che cosa è che getta tanto scompiglio nella vita umana? La mancanza dell’aria. Sicché un’aria balsamica può restituire l’ordine, il vigore alla natura. Anche la propria volontà fa questo, come aria cattiva mette lo scompiglio, l’irregolarità, la debolezza, il declino a ciò che è bene nell’anima e se non si aiuta con l’aria celeste della mia Volontà, che tutto fa risorgere, fortifica, ordina, santifica, la vita umana sarà una vita semi spenta, disordinata e nel declivio del male.”
24 Novembre 1923
La storia dolente della Divina Volontà. Come la Vergine per l’opera della Redenzione fece suoi tutti gli atti della Divina Volontà e preparò il cibo ai suoi figli, anche Luisa deve farlo per l’opera del Fiat Voluntas tua.
Stavo meditando l’ora della passione quando la mia Mamma addolorata ricevette nelle sue braccia il Figlio morto e lo depose nel sepolcro e nel mio interno dicevo: “Mamma mia, insieme con Gesù metto nelle tue braccia tutte le anime, affinché tutte le riconosca per tuoi figli, li scriva ad uno ad uno nel tuo cuore, li deponga nelle piaghe di Gesù; sono i figli del tuo dolore immenso e tanto basta perché li riconosca e ami ed io voglio mettere tutte le generazioni nella Volontà Suprema, affinché nessuno manchi e a nome di tutti vi do conforti, compatimenti e sollievi divini.” Ora, mentre dicevo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, se sapessi quale fu il cibo con cui la mia dolente Mamma alimentò tutti questi figli.”
Ed io: “Quale fu, o mio Gesù?”
E Lui di nuovo: “Siccome tu sei la mia piccina, scelta da Me per la missione del mio Volere e vivi in quel Fiat in cui fosti creata, voglio farti sapere la storia del mio Eterno Volere, le sue gioie ed i suoi dolori, i suoi effetti, il suo valore immenso, ciò che fece, ciò che ricevette e chi prese a cuore la sua difesa. I piccoli sono più attenti ad ascoltarmi perché non hanno la mente piena d’altre cose, sono come digiuni di tutto e, se si vuol dare altro cibo si schifano, perché, essendo piccini, sono abituati a prendere solo il latte della mia Volontà, che, più che madre amorosa, li ha attaccati al suo divin petto per alimentarli abbondantemente ed essi stanno con le boccucce aperte ad aspettare il latte dei miei insegnamenti ed Io mi diverto molto; oh! com’è bello vederli ora sorridere, ora gioire e ora piangere nel sentirmi narrare la storia della mia Volontà! Dunque, l’origine della mia Volontà è eterna, mai entrò il dolore in Essa; tra le Divine persone questa Volontà era in somma concordia, anzi una sola; in ogni atto che emetteva fuori, tanto ad intra quanto ad extra, ci dava infinite gioie, nuovi contenti, felicità immensa e quando volemmo mettere fuori la macchina della Creazione, quanta gloria, quante armonie e onore non ci diede? Come si sprigionò il Fiat, questo Fiat diffuse la nostra bellezza, la nostra luce, la nostra potenza, l’ordine, l’armonia, l’amore, la santità, tutto e Noi restammo glorificati dalle stesse virtù nostre, vedendo per mezzo del nostro Fiat la fioritura della nostra Divinità adombrata in tutto l’universo. Il nostro Volere non si arrestò, gonfio d’amore com’era volle creare l’uomo e tu sai la storia di esso, perciò passo avanti. Ah! fu proprio lui che recò il primo dolore al mio Volere, cercò d’amareggiare Colui che tanto lo amava e che lo aveva reso felice. Il mio Volere pianse più che tenera madre che piange il suo figlio storpio e cieco solo perché si è sottratto alla Volontà della madre; il mio Volere voleva essere il primo agente nell’uomo, non per altro che per dargli nuove sorprese d’amore, di gioie, di felicità, di luce, di ricchezze, voleva sempre dare, ecco perciò voleva agire, ma l’uomo volle fare la sua volontà e ruppe i legami con la Divina; mai l’avesse fatto! Il mio Volere si ritirò e lui precipitò nell’abisso di tutti i mali. Ora, per rannodare di nuovo queste due Volontà, ci voleva uno che contenesse in sé una Volontà Divina e perciò, Io, Verbo Eterno, amando con un amore eterno quest’uomo, decretai insieme alle Divine Persone che prendessi umana carne per venire a salvarlo e rannodare le due Volontà spezzate. Ma dove scendere? Chi doveva essere colei che doveva prestare la sua carne al suo Creatore? Ecco perciò scegliemmo una creatura che, in virtù dei meriti previsti del futuro Redentore, fu esentata dalla colpa di origine, il suo volere ed il Nostro furono uno solo, fu questa Celeste Creatura che comprese la storia della nostra Volontà; Noi, come a piccina, tutto narrammo, il dolore del nostro Volere e come l’uomo, ingrato, con lo spezzare la sua volontà con la Nostra, aveva ristretto il nostro Volere nella cerchia divina, come inceppandolo nei suoi disegni, impedendo che potesse comunicargli i suo beni e lo scopo per cui era stato creato; per Noi il dare è felicitarci e rendere felice chi da Noi riceve, è arricchire senza impoverire, è dare ciò che Noi siamo per natura e formarlo nella creatura per grazia, è uscire da Noi per dare ciò che possediamo; col dare il nostro amore si sfoga, il nostro Volere fa festa; se non avessimo dovuto dare, a che pro formare la Creazione? Sicché, solo il non poter dare ai nostri figli, alle nostre care immagini, era come un lutto per la nostra Suprema Volontà; solo nel vedere l’uomo operare, parlare, camminare, senza il connesso del nostro Volere, perché da lui spezzato. Non potendo far correre verso di lui correnti di grazie, di luce, di santità, di scienza che invece sarebbero corse se lui fosse stato con Noi, il nostro Volere si atteggiava a dolore. In ogni atto di creatura era un dolore, perché vedevamo quell’atto vuoto del valore divino, privo di bellezza e di santità, tutto dissimile dagli atti nostri. Oh! come comprese la Celeste Piccina questo nostro sommo dolore ed il gran male dell’uomo nel sottrarsi al nostro Volere! Oh! quante volte Lei pianse a calde lacrime per il nostro dolore e per la grande sventura della creatura e perciò Lei, temendo, non volle concedere neppure un atto di vita alla sua volontà, perciò si mantenne piccola, perché il suo volere non ebbe vita in Lei, come avrebbe potuto farsi grande? Ma ciò che non fece Essa, fece il nostro Volere: La crebbe tutta bella, santa, divina; la arricchì tanto, che la rese la più grande di tutti, era un prodigio del nostro Volere, prodigio di grazia, di bellezza, di santità, ma Essa si mantenne sempre piccola, tanto che non scendeva mai dalle nostre braccia e preso a petto suo la nostra difesa, ricambiò tutti gli atti dolenti del Supremo Volere e non solo stava Lei tutta in ordine alla nostra Volontà, ma fece suoi tutti gli atti delle creature, assorbendo in Sé tutta la nostra Volontà respinta da loro, la riparò, l’amò e tenendola come a deposito nel suo cuore verginale, preparò il cibo della nostra Volontà per tutte le creature. Vedi dunque con quale cibo alimenta i suoi figli questa Madre amantissima? Le costò tutta la sua vita, pene inaudite, la stessa Vita del Figlio suo, per fare in Lei il deposito abbondante di questo cibo della mia Volontà, per tenerlo pronto per alimentare tutti i suoi figli qual Madre tenera e amorosa, Lei non avrebbe potuto amare di più i suoi figli, col dar loro questo cibo il suo amore era giunto all’ultimo grado, sicché, a tanti titoli che Essa ha, il più bel titolo che le si possa dare, è di Madre e Regina della Volontà Divina.”
Ora figlia mia, se ciò fece la mia Mamma per l’opera della Redenzione, anche tu puoi farlo per l’opera del Fiat Voluntas tua. La tua volontà non deve avere vita in te e, facendo tuoi tutti gli atti della mia Volontà di ciascuna creatura, li deponi in te e, mentre a nome di tutti contraccambierai la mia Volontà, formerai in te tutto il cibo necessario per alimentare tutte le generazioni col cibo della mia Volontà. Ogni detto, ogni effetto, ogni conoscenza in più di Essa, sarà un gusto di più che troveranno in questo cibo, in modo che lo mangeranno con avidità; tutto ciò che ti dico sul mio Volere, servirà a stuzzicare l’appetito e a fare che nessun altro cibo prendano a costo di qualunque sacrificio. Se si dicesse che un cibo è buono, restituisce le forze, sana gli infermi, contiene tutti i gusti, anzi dà la vita, l’abbellisce, la felicita; chi non farebbe qualunque sacrificio per prendere questo cibo? Tale sarà della mia Volontà, per farla amare, desiderare, è necessaria la conoscenza, perciò sii attenta, ricevi in te questo deposito del mio Volere, affinché, qual seconda Madre, prepari il cibo ai nostri figli, così imiterai la mia Mamma. Costerà anche a te, ma di fronte alla mia Volontà qualunque sacrificio ti sembrerà nulla. Agisci da piccina, non scendere mai dalle mie braccia ed Io continuerò a narrarti la storia della mia Volontà.”
28 Novembre 1923
La neonata della Divina Volontà. La croce del Voler Divino fu per Gesù la più lunga. Come ogni atto della volontà umana opposto alla Divina era una croce distinta per Gesù.
Mi sentivo sempre inabissata nel Santo Volere del mio Gesù e mi pareva di vedere la piccola anima mia come una neonata bambina, che il benedetto Gesù cresceva nelle sue braccia con l’alito del suo Volere, con una gelosia tale, che non voleva che nulla guardasse, che nulla sentisse, che nulla toccasse; e per fare che nulla la distraesse, la teneva incantata col dolce incanto dei suoi insegnamenti sulla sua Santissima Volontà e la piccola neonata cresceva e si nutriva con l’alito del Volere del suo Gesù. Mi pareva di vedere anche che Gesù mi copriva di tante piccole croci di luce, in modo che, guardandomi, vedevo in ciascuna parte di me stessa impressa una croce di luce e Gesù si divertiva, ora col moltiplicare queste croci e ora col volere che stessi fissa, fissa a guardarlo per numerare tutte le sue parole che mi servivano di cibo e di crescita. Onde dopo il mio Gesù mi ha detto:
“La piccola figlia mia, la mia neonata della Divina Volontà, il mio Volere ti concepì, ti fece nascere e ora con tutto amore ti fa crescere. Non vedi con quanto amore ti tengo nelle mie braccia e non permetto che altro cibo tu prenda che non sia l’alito della mia Volontà? E’ la cosa più bella, più cara, più preziosa che finora è venuta fuori nella Creazione: la neonata della mia Volontà. Perciò ti terrò custodita con tale gelosia, che nessuno deve toccare la mia neonata; la mia Volontà sarà tutto per te : ti sarà vita, cibo, veste, abbigliamento e croce, perché essendo Essa la cosa più grande, sarebbe disdicevole per il tuo Gesù far misto di altre cose che non siano parto del nostro Volere, perciò dimentica tutto, per fare che non ti circondino dentro e fuori altre acque, tranne il solo mare immenso dell’Eterno Volere. Voglio in te l’onore, la nobiltà, il decoro di vera figlia neonata dalla mia Volontà.”
Onde, nel sentir ciò, invece di rallegrarmi mi sono sentita morire di confusione e ho avuto appena il coraggio di dire:
“Gesù, amor mio, sono piccola, è vero, lo vedo io stessa, ma pure sono anche piccola cattivella, eppure Tu dici tutto ciò? Come può essere, forse vuoi burlarmi? So che molti ti fanno piangere e per distogliere il tuo pianto vuoi divertirti con me facendomi queste burle e sebbene io senta la confusione delle tue burle, fallo pure e fa’ che sia la burla della tua Volontà.”
E Gesù, stringendomi più forte a Sé, ha ripreso: “No, no, il tuo Gesù non ti burla, mi diverto, sì ed il segno certo che ciò che ti dico è vero, sono le croci di luce con cui il mio Volere ti ha segnato. Sappi figlia mia, che la croce più grande, più lunga, che mai mi lasciò, per la mia Umanità fu la Volontà Divina. Anzi, ogni atto opposto della volontà umana alla Divina era una croce distinta che il Supremo Volere imprimeva nel più intimo della mia Umanità, perché quando la volontà umana si muove dalla terra per agire, la Divina si muove dal Cielo per incontrarsi col volere umano e farne uno solo col suo, per far scorrere torrenti di grazia, di luce, di santità in quell’atto. Il volere umano non ricevendo l’incontro col Divino, si mette come in guerra col suo Creatore e respinge nelle regioni celesti il bene, la luce, la santità che stavano per piovere su di lui. Il Volere Supremo, offeso, voleva il contraccambio da Me ed in ogni atto di volontà umana m’infliggeva una croce e anche se insieme alla croce ricevevo tutto il bene da quelle respinto, per tenerlo in deposito in Me per quando la creatura si sarebbe disposta a ricevere nei suoi atti l’incontro con la Divina, nonostante ciò non potetti esimermi dal sentire il dolore intenso di tante croci. Guardami nel mio interno, quanti miliardi di croci conteneva la mia Umanità, perciò le croci della mia Volontà furono incalcolabili, il suo dolore era infinito ed Io gemevo sotto il peso d’un dolore infinito, questo dolore infinito aveva tale potere, da darmi la morte ad ogni istante e la croce ad ogni atto opposto della volontà umana alla Divina; la croce della mia Volontà non è di legno, che fa sentire il solo peso ed il dolore, ma è croce di luce e di fuoco che arde e consuma e s’imprime in modo da formare una sola cosa con la stessa natura. Se Io volessi parlarti della croce che mi diede la Volontà Divina, dovrei intrecciare tutti gli atti delle creature, farteli presenti e farti toccare con mano, come il mio Volere, volendo giusta soddisfazione, m’infliggeva croce su croce. Non era stata forse una volontà umana che aveva offeso e rotto con la Divina? Ora una Volontà Divina doveva crocifiggere, addolorare la mia natura e volontà umana, tutto il resto dell’uomo si può chiamare superficiale; la fonte, la radice, la sostanza del bene o del male sta nel fondo della volontà, perciò la sola Volontà Divina poteva farmi espiare il male di tante volontà umane. Ecco perciò voglio te tutta nella mia Volontà, per far conoscere che cosa ha fatto questa Volontà Divina , quello che mi fece soffrire, quello che vuol fare. Perciò sei segnata con tante croci di luce, perché la tua croce è stata la mia Volontà, che tutto ha cambiato in luce per disporti ad essere la vera neonata della mia Volontà, a cui affiderò i segreti, le gioie, i dolori di Essa, come a figlia fedele che, unendosi agli atti miei, apre i Cieli per farla discendere in terra e farla conoscere, ricevere e amare.”
4 Dicembre 1923
Luisa non vuole essere conosciuta. Gesù parla della necessità di questa conoscenza.
Stavo pensando a ciò che scrivo sul Santissimo Volere del mio dolce Gesù. Che il benedetto Gesù voglia dire tante cose sublimi del suo Santo Volere è giusto, perché tutto ciò che si può dire di Esso, l’altezza, la grandezza, i prodigi, ecc., tutto va bene, anzi tutto è poco rispetto a quello che si può dire; ma non ci dovrebbe essere quell’intrecciare sempre insieme questa povera anima mia, dovrebbe far conoscere la sua Volontà, non me; la mia povera persona non dovrebbe esistere, molto più che tutta la cosa è sua, non mia, a me non resta altro che la confusione di ciò che mi dice; ma nonostante ciò l’ubbidienza mi costringe a scrivere, non solo sul Voler Divino, ma pure sull’intreccio che fa di me con la sua Volontà.
Ora, mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno e, stringendomi a Sé, mi ha detto:
“Figlia mia, sei sempre la neonata della mia Volontà e poi tu ti sbagli. Vuoi che parli della mia Volontà e che la faccia conoscere ma vuoi che chi deve essere il canale, il portavoce, lo strumento per farla conoscere non debba esistere. Se la cosa dovesse restare tra Me e te, forse potrebbe andare, ma siccome voglio che la mia Volontà abbia il suo Regno ed il Regno non si forma con una sola persona, ma con molte e di diverse condizioni, perciò è necessario che non solo si conosca la mia Volontà, i beni che contiene, la nobiltà di coloro che vorranno vivere in questo Regno, il bene, la felicità, l’ordine, l’armonia che ciascuno possederà, ma anche colei che la mia bontà ha scelto come origine e principio d’un tanto bene. Con l’intrecciare te insieme con la mia Volontà, con l’innalzarti sopra tutte le cose della Creazione, non significa altro che dare più importanza, innalzare di più, dare più peso alla mia Volontà. Quanto più un re è buono, santo, ricco, liberale, amante dei suoi sudditi, fino a mettere la propria vita anziché far toccare uno che vive nel suo Regno, tanto più quel Regno è stimato e amato e suscita in tutti il desiderio di vivere in quel Regno, anzi fanno a gara per vedere a chi possa toccare una tale fortuna; quindi dalla conoscenza del re deriva il buon andamento del Regno, la sua importanza. Tu, col dire di non voler essere intrecciata con la mia Volontà, vorresti il Regno senza il re, la scienza senza il maestro, i possedimenti senza il padrone; che ne sarebbe di questo Regno, di questa scienza, di questi possedimenti? Quanti disordini non ci sarebbero, quante rovine! Ed Io non so fare cose disordinate, anzi la prima cosa in Me è l’ordine.
Vedi, ciò sarebbe successo nella Redenzione se la mia cara Mamma non avesse voluto far conoscere che era la mia Madre, che mi aveva concepito nel suo seno verginale, che mi nutrì col suo latte; la mia venuta sulla terra, la Redenzione, sarebbe apparsa incredibile e nessuno si sarebbe indotto a credere e a ricevere i beni che ci sono nella Redenzione. Invece, col far conoscere la mia Madre, chi era Lei, la esente da ogni macchia, anche di origine, un prodigio della grazia, com’Essa amò come teneri figli tutte le creature e per amore di essi sacrificò la Vita del suo Figlio e Dio, la Redenzione ebbe maggiore importanza, si rese più accessibile alla mente umana e vi formò il Regno della Redenzione coi suoi copiosi effetti. Sicché intrecciare mia Madre nell’opera della Redenzione, non fu altro che dare maggiore importanza al gran bene che venni a fare sulla terra. Dovendo Io essere visibile a tutti, prendere umana carne, dovevo servirmi di una della razza umana, che dovevo sublimare su tutti per compiere i miei alti disegni.
Ora, ciò successe per formare il Regno della mia Redenzione sulla terra, così pure, dovendo formare il Regno della mia Volontà, è necessario che si conosca un’altra creatura in cui deve avere l’origine, il principio, il vero regnare della mia Volontà, è necessario che si conosca chi essa sia, quanto l’ho amata, come l’ho sacrificata per tutti e per ciascuno, in una parola, tutto ciò che la mia Volontà ha disposto e versato in lei. Ma con l’intrecciare te, è sempre la mia Volontà che risalta, sono vie e mezzi per farla conoscere, sono attrattive, spinte, luci, calamite per attirare tutti a venire a vivere in questo Regno di felicità, di grazia, di pace, di amore. Perciò lascia fare al tuo Gesù che tanto ti ama e non voler affliggerti, non darti pensiero del come svolgo l’intreccio della mia Volontà con te e pensa solo a seguire il tuo volo negli eterni confini del mio Supremo Volere.”
6 Dicembre 1923
Il compito della Vergine Santissima, il compito di Gesù e quello di Luisa per fare che venga il Regno della Divina Volontà sulla terra.
Stavo pregando ed il mio dolce Gesù si è fatto vedere nel mio interno mentre mi guardava fisso ed io, attirata dal suo sguardo, guardavo Lui fin dentro il suo interno, che mi pareva come se fosse un cristallo in cui si poteva vedere tutto ciò che il mio amato Gesù faceva ed io, unendomi a Lui, cercavo di fare ciò che Lui faceva. Altre volte mi sembrava che Gesù prendesse la mia anima fra le sue mani e la gettasse a volo nell’immensità della sua Volontà dicendomi:
“La neonata della mia Volontà; nella mia Volontà sei nata, in Essa voglio che viva. Vola, vola nell’Eterno Volere, compi il tuo ufficio, vedi che c’è da fare tra la Divinità e le creature, gira per tutte le generazioni, ma sempre nel mio Volere, altrimenti non le troverai tutte e amando, operando, riparando, adorando per tutti ti porterai innanzi alla Maestà Suprema per darle tutto l’amore, gli omaggi di tutti e di ciascuno come vera figlia primogenita del nostro Volere.”
Io prendevo il volo e Gesù seguiva col suo sguardo il mio volo; ma chi può dire ciò che facevo? Nel suo Volere trovavo tutto l’amore che la sua Volontà avrebbe dovuto dare alle creature e siccome esse non lo prendevano, stava sospeso aspettando che fosse preso ed io lo facevo mio ed investendo tutte le intelligenze create, formavo per ciascun pensiero un atto d’amore, di adorazione, di tutto ciò che ogni intelligenza avrebbe dovuto dare a Dio e abbracciando tutto in me, come se mettessi tutti nel mio grembo, prendevo la volta del Cielo per portarli nel grembo del Celeste Padre dicendogli:
“Padre Santo, vengo al tuo trono per portarti nel mio grembo tutti i tuoi figli, le tue care immagini da te create, per rimetterli nel tuo grembo divino, affinché Tu vincoli e rannodi di nuovo quella Volontà da essi spezzata tra Te e loro. E’ la piccola figlia del tuo Volere che ciò ti chiede, sono piccola, è vero, ma prendo l’impegno di soddisfarti per tutti, non mi partirò dal tuo trono se non mi vincoli la volontà umana con la Divina affinché, portandola in terra, venga il Regno del tuo Volere sulla terra. Ai piccoli nulla si nega, perché ciò che chiedono non è altro che l’eco del tuo stesso Volere e di ciò che vuoi Tu.”
Onde dopo tornavo a Gesù che mi aspettava nella mia stanzetta e Lui mi riceveva nelle sue braccia, mi colmava di baci e di carezze e mi diceva:
“Piccola mia, per fare che il Volere del Cielo scenda sulla terra, è necessario che tutti gli atti umani siano suggellati e smaltati da atti di Volontà Divina, affinché il Supremo Volere vedendo che tutti gli atti di volontà delle creature sono cosparsi dalla sua, attirato dalla calamita potente del suo stesso Volere, scenda in terra e vi regni; a te dunque è dato questo compito, come figlia primogenita del nostro Volere. Sappi che per attirare il Verbo a scendere dal Cielo, la mia Mamma prese questo impegno di girare per tutte le generazioni e, facendo suoi tutti gli atti di volontà umana, Lei vi metteva il Voler Divino, ché aveva tanto di questo capitale di Voler Supremo da sorpassare tutto quello che avrebbero dovuto avere tutte le creature insieme e per ogni giro che faceva moltiplicava questo capitale. Onde Io, Verbo Eterno, vedendo che una delle più fide delle nostre creature, con tanta grazia e amore aveva cosparso tutti gli atti umani col Voler Divino e aveva preso a cuore ciò che ci voleva per far ciò, vedendo che nel mondo c’era il nostro Volere, attirato, scesi dal Cielo.
Il secondo impegno convenne a Me per formare la Redenzione. Quanto dovetti girare per tutti gli atti umani, prenderli tutti come in pugno e coprirli, suggellarli, smaltarli del mio Voler Divino, per attirare il mio Celeste Padre e fargli guardare tutti gli atti umani coperti di quel Voler Divino, che l’uomo aveva respinto nelle regioni celesti, affinché il mio Divin Padre potesse aprire le porte del Cielo serrate dalla volontà umana. Non c’è bene che non scenda se non per mezzo della mia Volontà.
Il terzo impegno è tuo, come figlia primogenita del nostro Volere, conviene a te, aggiungere al primo, al secondo suggello del nostro Volere su tutti gli atti umani, il triplice per fare in modo che venga il Regno del mio Volere sulla terra, perciò gira, figlia mia, su tutti gli atti umani delle creature, penetra fin nei cuori, porta a ciascun palpito il palpito del mio Volere, a ciascun pensiero il bacio, la conoscenza della mia Volontà, in ogni parola imprimi quel Fiat Onnipotente, invadi tutto, travolgi tutti in Esso, onde venga il mio Regno sulla terra. Il tuo Gesù non ti lascerà sola in questi giri, ti assisterò e guiderò in tutto.”
E mentre diceva ciò, io prendevo il mio volo e giravo dappertutto e per tutti; ma chi può dire ciò che facevo? Lo può dire solo Gesù che me lo faceva fare. Onde ho passato una notte sempre insieme con Gesù e mentre giravo, ora, gli riconducevo tutti i pensieri, ora tutte le parole, ora le opere, i passi, i palpiti tutti, investiti dalla sua Volontà e Gesù riceveva tutto con amore e faceva festa e poi mi ha detto:
“Vedi che gran differenza c’è tra la santità nel mio Volere e quella delle altre virtù, la prima è ricevere in ogni istante correnti di grazia, di luce, d’amore e stare in ogni atto in ordine col suo Creatore, perciò è la santità che più si avvicina al suo Creatore. La seconda, quella delle altre virtù, è a tempo, a circostanza, quando si presenta l’occasione di esercitare, ora la pazienza, ora l’ubbidienza, ora la carità e altro e se occasioni non si presentano, le virtù restano interrotte e senza crescita e non possono ricevere il bene che contiene la virtù in atto. Invece nella santità del mio Volere non ci sono fermate, né interruzioni, il mio Volere è sempre fisso a dardeggiare la creatura, lei lo può ricevere in ogni istante, se respira, se pensa, se parla, se palpita, se si ciba, se dorme, tutto entra nel mio Volere ed in ogni istante può riempirsi della mia Volontà con tutti i beni che Essa contiene.”
8 Dicembre 1923
Sull’Immacolato Concepimento della Vergine.
Stavo pensando all’Immacolato Concepimento della mia Mamma Regina ed il mio sempre amabile Gesù, dopo aver fatto la santa comunione, si è fatto vedere nel mio interno come dentro una stanza tutta luce ed in questa luce ha fatto vedere tutto ciò che aveva fatto in tutto il corso della sua Vita; si vedevano schierati in ordine tutti i suoi meriti, le sue opere, le sue pene, le sue piaghe, il suo sangue, tutto ciò che conteneva la Vita d’un Uomo e Dio, come in atto di prevenire un’anima a Lui tanto, tanto cara, da qualunque minimo male che potesse ombrarla. Io ero stupita nel vedere tanta attenzione di Gesù e Lui mi ha detto:
“Alla mia piccola neonata voglio far conoscere l’Immacolato Concepimento della Vergine, concepita senza peccato. Tu devi prima sapere che la mia Divinità è un atto solo, tutti gli atti si concentrano in uno solo, questo significa essere Dio, il portento più grande della nostra Essenza Divina, non essere soggetta a successione d’atti e se alla creatura sembra che ora facciamo una cosa e ora un’altra, è piuttosto che facciamo conoscere ciò che c’è in quell’atto solo, ché la creatura è incapace di conoscerlo tutto d’un solo colpo per cui lo facciamo conoscere a poco a poco. Ora, tutto ciò che Io, Verbo Eterno, dovevo fare nella mia assunta Umanità, formava un solo atto con quell’atto solo che contiene la mia Divinità, sicché prima che questa nobile creatura fosse concepita, tutto esisteva di ciò che il Verbo Eterno avrebbe fatto sulla terra, onde nell’atto che questa Vergine fu concepita, si schierarono intorno al suo concepimento tutti i miei meriti, le mie pene, il mio sangue, tutto ciò che conteneva la Vita d’un Uomo e Dio e restò concepita negli interminabili abissi dei miei meriti, del mio sangue divino, nel mare immenso delle mie pene. In virtù di essi restò Immacolata, bella e pura; al nemico fu sbarrato il passo dagli incalcolabili meriti miei e non potette recarle alcun danno. Era giusto che chi doveva concepire il Figlio d’un Dio, dovesse essere prima Lei concepita nelle opere di questo Dio, per poter avere virtù di concepire quel Verbo che doveva venire a redimere il genere umano. Sicché, Lei prima restò concepita in Me ed Io restai concepito in Lei, non restava altro che a tempo opportuno farlo conoscere alle creature, ma nella Divinità era come già fatto. Perciò, quella che più raccolse i frutti della Redenzione, anzi ebbe il frutto completo, fu questa eccelsa creatura, che essendo concepita in Essa, amò, stimò e conservò come roba sua tutto ciò che il Figlio di Dio operò sulla terra. Oh! la bellezza di questa tenera piccina, era un prodigio della grazia, un portento della nostra Divinità, crebbe come Figlia nostra, fu il nostro decoro, la nostra allegrezza, l’onore e la gloria nostra.”
Onde mentre il mio dolce Gesù diceva ciò, io pensavo nella mia mente: “E’ vero che la mia Regina Mamma fu concepita negli interminabili meriti del mio Gesù, ma il sangue, il corpo, furono concepiti nel seno di S. Anna, la quale non era esente dalla macchia d’origine, dunque, come può essere che nulla ereditò dai tanti mali che tutti abbiamo ereditato dal peccato del nostro primo padre Adamo?”
E Gesù: “Figlia mia, tu non hai capito ancora che tutto il male sta nella volontà. La volontà travolse l’uomo, cioè la sua natura, non già la natura travolse la volontà dell’uomo, sicché la natura restò al suo posto, quale fu da Me creata, nulla cambiò, fu la sua volontà che si cambiò, si mise nientemeno contro una Volontà Divina e questa volontà ribelle travolse la sua natura, la debilitò, la contaminò e la rese schiava di vilissime passioni; successe come ad un recipiente pieno di profumi o di cose preziose, se si svuotasse di ciò e si riempisse di marciume o di cose vili, forse cambia il recipiente? Cambia ciò che si mette dentro, ma esso è sempre quello che è, al più si rende più o meno apprezzabile a seconda di ciò che contiene, tale fu dell’uomo.
Ora, alla mia Mamma l’essere concepita in una creatura della razza umana non recò alcun danno, perché la sua anima era immune da ogni colpa, tra la sua volontà e quella del suo Dio non c’era divisione, le correnti divine non trovavano intoppo né opposizione per riversarsi su di Lei, in ogni istante stava sotto la pioggia dirotta di nuove grazie. Onde con questa volontà e quest’anima tutta santa, tutta pura, tutta bella, il recipiente del suo corpo che prese dalla sua madre restò profumato, riabilitato, ordinato, divinizzato, in modo da restare esente anche da tutti i mali naturali di cui è invasa l’umana natura. Ah! fu proprio Lei che ricevette il germe del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, che la nobilitò e la restituì al suo principio, come fu da Noi creato l’uomo, prima che peccasse, anzi la sorpassò, la abbellì ancora di più ai continui flussi di quel Fiat che ha solo virtù di riprodurre immagini tutte simili a Colui che le ha create ed in virtù di questa Volontà Divina che agiva in Lei, si può dire che ciò che Dio è per natura, Lei è per grazia; la nostra Volontà può fare tutto, giungere dovunque, quando l’anima ci dà libertà d’agire e non interrompe con la sua volontà umana il nostro operato.”
26 Dicembre 1923
Il morire continuo di Gesù ed il morire continuo di Luisa nella Divina Volontà.
Ho passato giorni amarissimi per la privazione del mio dolce Gesù, mi sentivo come un vilissimo straccio che Gesù aveva accantonato perché gli faceva schivo, tanto era sporco; e nel mio interno mi sentivo dire:
“Nella mia Volontà non ci sono stracci, ma tutto è vita e Vita Divina. Lo straccio si straccia, si sporca, perché non contiene vita, invece nella mia Volontà, che contiene vita e dà vita a tutto, non c’è pericolo che l’anima si possa ridurre in brandelli, molto meno lordarsi.”
Io, non dando retta a ciò pensavo tra me: “Che belle feste natalizie mi fa fare Gesù, si vede che mi vuol bene!” E Lui, muovendosi nel mio interno, ha soggiunto:
“Figlia mia, per chi fa la mia Volontà è sempre natale; come l’anima entra nel mio Volere, Io resto concepito nel suo atto; come va compiendo il suo atto, Io svolgo la mia Vita; come lo finisce, Io risorgo e l’anima resta concepita in Me, svolge la sua vita nella mia e risorge negli stessi atti miei. Vedi dunque che le feste natalizie sono per chi si prepara una volta all’anno, si mette in grazia mia, quindi sente in sé qualche cosa di nuovo della mia nascita; ma per chi fa la mia Volontà è sempre natale, rinasco in ogni suo atto; sicché tu vorresti che nascessi in te una volta all’anno? No, no, per chi fa la mia Volontà, la mia nascita, la mia Vita, la mia morte e la mia risurrezione devono essere un atto continuato, non mai interrotto, altrimenti quale sarebbe la diversità, la smisurata distanza dalle altre santità?”
Io, nel sentire ciò mi sentivo più amareggiata e pensavo tra me: “Quanta fantasia, questo sentire non è altro che una mia finissima superbia. Solo la mia superbia può suggerirmi e perfino farmi giungere a scrivere tante cose sulla Volontà di Dio. Gli altri sono buoni, umili e perciò nessuno ha ardito scrivere nulla.” E mentre pensavo ciò, sentivo tale dolore da sentirmi schiantare il cuore e cercavo di distrarmi per non sentire nulla; che lotta tremenda, fino a sentirmi morire! Onde, mentre mi trovavo in questo stato, il mio amato Gesù si è fatto vedere, come se volesse dire altro sulla sua Santissima Volontà ed io: “Mio Gesù, aiutami, non vedi quanta superbia c’è in me? Abbi pietà di me, liberami da questa fina superbia, io non voglio sapere nulla, mi basta amarti solo.”
E Gesù: “Figlia mia, le croci, i dolori, le pene, sono come il torchio all’anima; e siccome il torchio all’uva serve per frangere e sbucciare l’uva, in modo che il vino resta da una parte e le bucce dall’altra, così le croci, le pene, come torchio sbucciano l’anima dalla superbia, dall’amor proprio, dalle passioni e da tutto ciò che è umano e vi lasciano il vino puro delle virtù e le mie verità trovano la via per comunicarsi e distendersi nell’anima come su tela bianchissima con caratteri incancellabili. Come puoi tu dunque temere, se ogniqualvolta che ti ho manifestato le mie verità sulla mia Volontà, queste verità sono state precedute sempre da croci, dolori e pene e quanto più alte sono state le croci tanto più intense e forti sono state le pene? Non era altro che la pressione del torchio che Io facevo in te per sbucciarti tutto l’umano, era più interesse mio che tuo, che le mie verità non restassero mischiate con le bucce delle passioni umane.”
Ed io: “Mio Gesù, perdonami se te lo dico, Tu stesso sei la causa dei miei timori, se Tu non mi lasciassi, se non ti nascondessi e non mi privassi di Te, in me non ci sarebbero luoghi per far sorgere questi timori. Ah! Gesù, Tu mi fai morire, ma con morte crudele e con doppia morte perché non muoio. Ah se potessi provare la morte e morire! Come mi sarebbe dolce! Ah Gesù, te lo dico, non ne posso più, o portami con Te o resta con me.”
Ora, mentre dicevo ciò, il mio amabile Gesù mi stringeva fra le sue braccia e con le sue mani sembrava darmi una corda ed io restavo come messa sotto un torchio, premuta, tritata, io stessa non so dire quale dolore sentivo in me, lo sa solo Lui che mi faceva soffrire. Onde dopo mi ha detto:
“Figlia diletta del mio Volere, guarda dentro di Me come la mia Volontà Suprema non concesse neppure un respiro di vita alla volontà della mia Umanità, sebbene fosse santa, neppure mi fu concesso, dovevo stare sotto la pressione, più che torchio d’una Volontà Divina, infinita, interminabile, che si costituiva vita di ogni mio palpito, parola e atto e la mia piccola volontà umana moriva in ogni palpito, respiro, atto, parola, ecc., ma moriva in realtà, sentiva di fatto la morte, perché mai ebbe vita, avevo la mia volontà umana solo per farla morire continuamente e anche se questo fu grande onore per la mia Umanità, fu il più grande dei portenti: ogni morte della mia volontà umana, era sostituita da una Vita di Volontà Divina, ma il morire di continuo fu il più grande, il più duro, il più acerbo e doloroso martirio della mia Umanità. Oh! come le pene della mia Passione restano ridotte innanzi a questo mio continuo morire ed in questo solo Io completavo la perfetta gloria del mio Celeste Padre e lo amavo con l’amore che supera ogni altro amore per tutte le creature. Morire, soffrire, fare qualche cosa di grande, qualche volta, ad intervalli, non è gran che, anche i santi, i buoni e altre creature hanno operato, hanno sofferto, sono morti, ma poiché non è stato un soffrire, un fare e un morire continuo, non costituisce né perfetta gloria al Padre, né redenzione che si possa estendere a tutti. Perciò mia figlia neonata nel mio Eterno Volere, vedi un poco dove il tuo Gesù ti chiama, ti vuole sotto il torchio della mia Volontà Divina, perché il tuo volere riceva morte continua, come la mia volontà umana, altrimenti non potrei far sorgere l’epoca nuova, affinché il mio Volere venga a regnare sulla terra; ci vuole l’atto continuo, le pene, le morti, per poter strappare dal Cielo il Fiat Voluntas tua. Bada, figlia mia, non badare agli altri, né agli altri miei santi, né al modo come mi sono comportato con loro, che ti fa suscitare meraviglia il modo come mi diporto con te. Per quelli Io volevo fare una cosa, per te è tutt’altro.”
E mentre diceva ciò, prendeva la forma di Crocifisso e poggiava la sua fronte sulla mia, stendendosi su tutta la mia persona ed io restavo sotto la sua pressione e tutta in balia della sua Volontà.
29 Dicembre 1923
Fra Gesù e l’anima che vive nella Divina Volontà c’è un vincolo eterno che li lega insieme e che non si può disgiungere. Il segreto dove trovare tutte le creature per amare il Padre per tutte.
Stavo pregando e mi son trovata fuori di me stessa, dove c’era un crocifisso gettato per terra; io mi son messa vicino per adorare e baciare le sue piaghe santissime, ma mentre facevo ciò, il crocifisso, facendosi vivo, ha schiodato le sue mani dalla croce e si è avvinto al mio collo, stringendomi forte, forte. Io, temendo che non fosse Gesù, cercavo di liberarmi da quella strettezze e Gesù:
“Figlia mia, perché vuoi fuggire da Me? Come, mi vuoi lasciare? Non sai tu che tra Me e te c’è un vincolo eterno che ci lega insieme, che né tu né Io possiamo disgiungere, perché ciò che è eterno entra in Me e si rende inseparabile da Me. Tutti gli atti che abbiamo fatto insieme nella mia Volontà sono atti eterni, come è eterna la mia Volontà, sicché tu hai del tuo in Me ed Io ho del mio in te; scorre in te una vena eterna che ci rende inseparabili e quanto più continui e moltiplichi i tuoi atti nel mio Volere, tanto più prendi parte a ciò che è eterno; quindi, dove vuoi andare? Io ti stavo aspettando perché venissi a sollevarmi e a liberarmi da questo luogo dove l’umana perfidia mi ha gettato e con peccati nascosti e mali segreti mi ha barbaramente crocifisso, perciò mi sono avvinto a te, affinché mi liberi e mi porti insieme con te.”
Io l’ho stretto a me, l’ho baciato e mi son trovata insieme a Lui nella mia stanzetta e ho visto tra me e Gesù che il mio interno era accentrato in Lui ed il suo accentrato in me. Dopo ho fatto la santa comunione ed io secondo il mio solito ho chiamato e messo tutte le cose create intorno a Gesù, affinché tutte gli facessero corona e dessero il contraccambio dell’amore, degli omaggi al loro Creatore. Tutte sono corse alla mia chiamata e ho visto a chiare note tutto l’amore del mio Gesù per me in tutte le cose create e Gesù aspettava con tale tenerezza d’amore nel mio cuore il contraccambio di tanto amore ed io, sorvolando su tutto e abbracciando tutto, sono andata ai piedi di Gesù e gli ho detto:
“Amor mio, mio Gesù, tutto hai creato per me e me lo hai donato, sicché tutto è mio ed io lo dono a Te per amarti, perciò ti dico in ogni stilla di luce di sole, ti amo; nello scintillio delle stelle, ti amo; in ogni goccia d’acqua, ti amo. Il tuo Volere mi fa vedere fin nel fondo dell’oceano il tuo “ti amo” per me ed io imprimo il mio “ti amo” per Te in ogni pesce che guizza nel mare, voglio imprimere il mio “ti amo” sul volo di ogni uccello, ti amo dovunque amor mio, voglio imprimere il mio “ti amo” sulle ali del vento, nel muoversi delle foglie, in ogni favilla di fuoco, ti amo per me e per tutti.”
Tutta la Creazione era con me a dire “ti amo”, ma quando ho voluto abbracciare tutte le umane generazioni nel Voler Eterno, per far prostrare tutti innanzi a Gesù, perché tutti facessero il loro dovere di dire in ogni loro atto, parola, pensiero, “ti amo” a Gesù, queste mi sfuggivano ed io mi sperdevo e non sapevo fare, onde l’ho detto a Gesù e Lui:
“Figlia mia, eppure è proprio questo il vivere nel mio Volere, portare tutta la Creazione innanzi a Me e a nome di tutti darmi il contraccambio dei loro doveri, nessuno deve sfuggirti, altrimenti la mia Volontà troverebbe dei vuoti nella Creazione e non resterebbe appagata. Ma sai perché non trovi tutti e molti ti sfuggono? E’ la forza del libero arbitrio; ma ti voglio insegnare il segreto dove trovarli tutti: entra nella mia Umanità e vi troverai tutti gli atti loro come in custodia, per cui Io presi l’impegno di soddisfare per loro innanzi al mio Celeste Padre e tu cerca di seguire tutti gli atti miei, che erano gli atti di tutti, così troverai tutto e mi darai il ricambio d’amore per tutti e per tutto. Tutto c’è in Me; avendo fatto per tutti c’è in Me il deposito di tutto e rendo al Divin Padre il dovere dell’amore di tutti e chi vuole se ne serve per via come mezzo per salire al Cielo.”
Io sono entrata in Gesù e con facilità ho trovato tutto e tutti e seguendo l’operato di Gesù ho detto:
“In ogni pensiero di creatura ti amo, sul volo di ogni sguardo ti amo, in ogni suono di parola ti amo, in ogni palpito, respiro, affetto, ti amo, in ogni goccia di sangue, in ogni opera e passo, ti amo.” Ma chi può dire tutto ciò che io facevo e dicevo? Molte cose non si sanno dire, anzi quello che si dice, si dice molto male, rispetto a come si dicono quando si è insieme con Gesù. Onde, dicendo “ti amo” mi son trovata in me stessa.
4 Gennaio 1924
Gesù nell’orto con le parole: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”, contrattò col suo Celeste Padre che la Volontà Divina prendesse il suo primo posto d’onore nella creatura.
Stavo pensando alle parole di Gesù nell’orto quando disse: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice, ma non mea voluntas, sed Tua Fiat.” Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, credi tu che per il calice della mia Passione dicevo al Padre: “Padre, se è possibile passi da Me questo calice?” No, non affatto, era il calice della volontà umana che conteneva tale amarezza e pienezza di vizi, che la mia volontà umana, unita alla Divina, provò tale ribrezzo, terrore e spavento, che gridai: “Padre, se è possibile passi da Me questo calice.” Com’è brutta la volontà umana senza la Volontà Divina, che, quasi come dentro un calice, si rinchiuse in ciascuna creatura. Non c’è male nelle generazioni, di cui essa non sia l’origine, il seme, la fonte ed Io, vedendomi coperto di tutti questi mali che ha prodotto l’umana volontà, innanzi alla santità della mia mi sentivo morire e sarei morto difatti se la Divinità non mi avesse sostenuto. Ma sai tu perché soggiunsi e per ben tre volte: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat?” Io sentivo sopra di Me tutte le volontà delle creature unite insieme, tutti i loro mali e a nome di tutti gridai al Padre: “Non più la volontà umana sia fatta sulla terra, ma la Divina; la volontà umana sia bandita e la Tua vi regni.” Sicché fin d’allora, sin dal principio della mia Passione volli chiamare sulla terra il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra perché era la cosa più importante e che più m’interessava . Io perciò, a nome di tutti, dicevo: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat.” Fin d’allora Io costituivo l’epoca del Fiat Voluntas tua sulla terra; e col dirlo per ben tre volte, nella prima la impetravo, nella seconda la facevo scendere, nella terza la costituivo regnante e dominatrice. E come dicevo: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”, Io intendevo svuotare le creature della loro volontà e riempirle della Divina.
Prima di morire, siccome non mi restavano che ore, Io volli contrattare col mio Celeste Padre il mio primo scopo per cui venni sulla terra, che la Volontà Divina prendesse il suo primo posto d’onore nella creatura. Era stato questo il primo atto dell’uomo, cioè sottrarsi alla Volontà Suprema e quindi la nostra prima offesa, tutti gli altri suoi mali entrano nell’ordine secondario ed Io dovetti prima realizzare lo scopo del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra e poi formare con le mie pene la Redenzione, perché la stessa Redenzione entra nell’ordine secondario; è sempre la mia Volontà che ha il primato in tutte le cose e anche se si videro gli effetti dei frutti della Redenzione, fu in virtù di questo contratto che Io feci col mio Divin Padre, cioè che il suo Fiat venisse a regnare sulla terra, realizzando il vero scopo della creazione dell’uomo ed il mio primo scopo per cui venni sulla terra, che potette ricevere i frutti della Redenzione; altrimenti sarebbe mancato l’ordine alla mia sapienza; se il principio del male fu la sua volontà, Io dovevo ordinare e ristabilire questa, riunire Volontà Divina e umana e se si videro prima i frutti della Redenzione, questo dice nulla; la mia Volontà è qual Re, che sebbene sia il primo fra tutti, arriva per ultimo, perché lo precedono, per suo onore e decoro, i suoi popoli, eserciti, ministri, principi e tutta la corte regale. Sicché prima erano necessari i frutti della mia Redenzione per far trovare la corte regale, i popoli, gli eserciti, i ministri, all’altezza della Maestà della mia Volontà.
Ma sai tu chi fu la prima a gridare insieme con Me: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”? Fu la mia piccola neonata nella mia Volontà, la mia piccola figlia, che ebbe tale ribrezzo, tale spavento della sua volontà, che tremante si strinse a Me e gridò insieme con Me: “Padre, se è possibile passi da me questo calice della mia volontà” e, piangendo, soggiungesti insieme con Me: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat.” Ah! sì, fosti tu insieme con Me in quel primo contratto col mio Celeste Padre, perché ci voleva una creatura almeno che rendesse valido questo contratto, altrimenti, a chi donarlo? A chi affidarlo? E per rendere più sicura la custodia del contratto, ti feci dono di tutti i frutti della mia Passione, schierandoli intorno a te come un esercito formidabile, che mentre ha il suo regale corteggio per la mia Volontà, fa guerra accanita alla tua volontà, perciò, coraggio nello stato in cui ti trovi, smetti il pensiero che Io possa lasciarti, andrebbe a scapito del mio Volere, dal momento che ho deposto in te il contratto della mia Volontà. Onde sta’ in pace, è la mia Volontà che ti prova, che vuole non solo purgarti ma distruggere anche l’ombra della tua volontà, onde con tutta pace segui il volo nel mio Volere, non ti dar pensiero di nulla, il tuo Gesù farà in modo che tutto ciò che potrà succedere dentro e fuori di te, farà risaltare maggiormente la mia Volontà e allargherà in te i confini della mia nella tua volontà umana; sono Io che manterrò la battuta nel tuo interno, affinché diriga tutto in te secondo il mio Volere. Io non mi occupai d’altro che della sola Volontà del Padre mio e siccome tutte le cose stanno in Essa, perciò mi occupai di tutto; e se una preghiera insegnai, non fu altro che la Volontà Divina si faccia come in Cielo così in terra, ma era la preghiera che racchiudeva tutto. Sicché Io non mi aggiravo che intorno alla Volontà Suprema, le mie parole, le mie pene, le mie opere, i miei palpiti erano pregni di Volontà Celeste. Così voglio che faccia tu, devi tanto girare intorno ad Essa, da farti bruciare dall’alito eterno del fuoco della mia Volontà, in modo da perdere qualunque altra conoscenza e da non avere nessun altro sapere che solo e sempre il mio Volere.”
14 Gennaio 1924
Nella flagellazione Gesù volle essere spogliato per dare di nuovo alla creatura la veste regale della Divina Volontà.
Stavo accompagnando il mistero della flagellazione e compatendo il mio dolce Gesù quando si vide così confuso in mezzo a nemici, spogliato delle sue vesti, sotto una tempesta di colpi ed il mio amabile Gesù, uscendo dal mio interno nello stato in cui si trovava durante la flagellazione mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi tu sapere la causa per cui fui spogliato quando fui flagellato? In ogni mistero della mia Passione, prima mi occupavo di rinsaldare la rottura tra la volontà umana e la Divina e poi delle offese che produsse questa rottura. Onde, l’uomo quando nell’eden spezzò i vincoli dell’unione tra la Volontà Suprema e la sua, si spogliò delle vesti regali della mia Volontà e si vestì dei miseri cenci della sua, debole, incostante, impotente a far nulla di bene. La mia Volontà era per lui un dolce incanto che lo teneva assorbito in una luce purissima, che non gli faceva conoscere altro che il suo Dio, da cui era uscito, il quale non gli dava altro che felicità senza numero ed era tanto assorbito dal tanto dare che gli faceva il suo Dio, che non si dava alcun pensiero di se stesso. Oh! come era felice l’uomo e come la Divinità si dilettava nel dare a lui tante particelle del suo Essere per quanto la creatura ne può ricevere, per farlo simile a Sé. Onde, appena spezzò l’unione della nostra Volontà con la sua, perdette la veste regale, perdette l’incanto, la luce, la felicità; guardò se stesso senza la luce della mia Volontà e guardandosi senza l’incanto che lo teneva assorbito, si conobbe, ebbe vergogna, ebbe paura di Dio, tanto che la stessa natura sentì i suoi tristi effetti, sentì il freddo e la nudità e sentì il vivo bisogno di coprirsi e come la nostra Volontà lo teneva al porto di felicità immense, così la sua lo mise al porto delle miserie. La nostra Volontà era tutto per l’uomo ed in Essa trovava tutto; essendo uscito da Noi e vivendo come un nostro tenero figlio nel nostro Volere, era giusto che vivesse del nostro e che questo Volere sostituisse tutto ciò che a lui occorreva; quindi, come volle vivere del suo volere, ebbe bisogno di tutto, perché il volere umano non ha potere di potersi sostituire a tutti i bisogni, né ha in sé la fonte del bene, perciò fu costretto a procurarsi con stento le cose necessarie alla vita. Vedi dunque che significa non stare unito con la mia Volontà? Oh! se tutti la conoscessero, come avrebbero un solo sospiro: che il mio Volere venga a regnare sulla terra. Sicché se Adamo non si fosse sottratto alla Volontà Divina, anche la sua natura non avrebbe avuto bisogno di vesti, non avrebbe sentito la vergogna della sua nudità, né sarebbe stato soggetto a soffrire il freddo, il caldo, la fame, la debolezza, ma queste cose naturali erano quasi nulla, erano piuttosto simboli del gran bene che aveva perduto la sua anima.
Onde figlia mia, prima d’essere legato alla colonna per essere flagellato, volli essere spogliato per soffrire e riparare la nudità dell’uomo quando si spogliò della veste regale della mia Volontà; sentii in Me tale confusione e pena nel vedermi così denudato in mezzo a nemici che si facevano beffe di Me, che piansi per la nudità dell’uomo e offrii al mio Celeste Padre la mia nudità, per fare che l’uomo fosse vestito di nuovo della veste regale della mia Volontà e per sborso, affinché ciò non mi fosse negato, offrii il mio sangue, le mie carni strappate a brani, mi feci spogliare non solo delle vesti, ma anche della mia pelle, per poter pagare il prezzo e soddisfare al delitto di questa nudità dell’uomo; versai tanto sangue in questo mistero che in nessun altro ne versai tanto, tanto che bastava coprirlo come con una seconda veste e con la veste di sangue per coprirlo di nuovo, così riscaldarlo, lavarlo, per disporlo a ricevere la veste regale della mia Volontà.”
Io nel sentir ciò, sorpresa, ho detto: “Mio amato Gesù, come mai può essere possibile che l’uomo col sottrarsi alla tua Volontà, ebbe bisogno di vestirsi, ebbe vergogna, paura, eppure Tu facesti sempre la Volontà del Celeste Padre, eri una sola cosa con Lui; la tua Mamma non conobbe mai il suo volere, eppure aveste bisogno di vesti, di cibo e sentiste il freddo ed il caldo.”
E Gesù ha soggiunto: “Eppure figlia mia è proprio così. Se l’uomo sentì vergogna della sua nudità e fu soggetto a tante miserie naturali, fu proprio perché perdette il dolce incanto della mia Volontà e anche se il male lo fece l’anima, non il corpo, ma indirettamente fu come complice della cattiva volontà dell’uomo, la natura restò come profanata dal mal volere dell’uomo, quindi l’una e l’altro dovevano sentire la pena del male fatto. In riguardo a Me, certo feci sempre la Volontà Suprema, ma Io non venni a trovare l’uomo innocente, l’uomo prima che peccasse, ma venni a trovare l’uomo peccatore e con tutte le sue miserie e dovetti accomunarmi con loro, prendere su di Me tutti i loro mali e assoggettarmi alle necessità della vita, come se fossi uno di loro. Ma in Me c’era questo prodigio, che se lo avessi voluto, di nulla avrei avuto bisogno, né di vesti, né di cibo, né di altro. Ma non volli servirmene per amore dell’uomo, volli sacrificarmi in tutto, anche nelle cose più innocenti create da Me stesso, per attestargli il mio ardente amore, anzi ciò serviva ad impetrare dal mio Divin Padre, che per riguardo mio e della mia volontà tutta sacrificata a Lui, restituisse all’uomo la nobile veste regale della nostra Volontà.”
20 Gennaio 1924
Il mare della Divina Volontà, è mare di luce e di fuoco, senza porto e senza lido.
Mi trovavo nel duro stato delle mie solite privazioni dell’amato mio bene e mi sentivo immersa nelle amarezze, priva di Colui che è il solo che fa sorgere il sole, il calore, il sorriso, la felicità nella povera anima mia; senza di Lui è sempre notte, resto intirizzita dal freddo della sua privazione, sono infelice. Quindi mi sentivo oppressa ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, non stare in preda all’oppressione, se sapessi quanto soffro Io nel vederti soffrire, tanto che per non vederti tanto soffrire ti addormento, ma Io me ne sto a te vicino, non ti lascio; e mentre tu dormi Io faccio per te ciò che avremmo fatto insieme se tu fossi stata sveglia, perché non sei tu che vuoi dormire, sono Io che lo voglio e perciò ti supplisco. Vedi quanto ti amo, se sapessi quanto soffro quando ti vedo svegliare, spasimare perché non ti sei accorta che ti stavo vicino, perché ti avevo Io stesso addormentata nello spasimo della mia privazione. E’ vero che soffri, Io soffro, ma è il nodo del mio Volere che anche in questo scorre in te e che stringendoti di più, rende più stabile la nostra unione. Perciò, coraggio, e poi ricordati che sei la mia piccola barchetta nella mia Volontà e la Volontà Divina non è mare di acqua che ha i suoi porti ed i suoi lidi, dove fanno le fermate le barche, le navi, i passeggeri, dove si riposano, godono il bel tempo e molti passeggeri non ritornano più neppure a valicare il mare. Il mare della mia Volontà è mare di luce e di fuoco, senza porto e senza lido, quindi per la mia piccola barchetta non ci sono fermate, deve sempre valicare, ma con tale velocità, da racchiudere in ogni tuo palpito e atto tutta la interminabile eternità, in modo da congiungerli insieme a quel palpito e atto eterno, il quale è palpito e atto di ciascuno; e tu valicando su tutto, farai in ogni tuo palpito il giro dell’eternità, prenderai tutto e porterai tutto ciò che dalla Divinità esce, per dare e per ricevere, ma siccome mentre dà non riceve, la mia piccola barchetta ha il compito di valicare nel mare immenso della mia Volontà, per ricambiarci di tutto ciò che esce da Noi, perciò, se ti opprimi perderai l’attenzione del giro ed il mare del mio Volere, non sentendosi agitato dai veloci giri della mia piccola barchetta, ti brucerà di più e spasimerai di più per la mia privazione; invece se giri sempre, sarai come quel dolce venticello, che mentre porterai refrigerio al nostro fuoco, ti servirà per raddolcire lo spasimo che soffri per la mia privazione.”
23 Gennaio 1924
Come Gesù intrecciò col suo Fiat Redimente il Fiat Creante, così vuole che il terzo Fiat resti intrecciato col Fiat Creante e il Fiat Redimente. L’Umanità di Gesù è più piccola della sua Volontà Eterna.
Stavo tutta abbandonandomi nel Santo Voler di Dio e pensavo tra me: “Il Fiat formò tutto l’universo e nel Fiat fece pompa la Divinità del suo amore verso l’uomo, additandolo in ogni cosa creata, in modo che in ogni cosa creata si vede impresso quel Fiat, che con tanta maestria, potenza ed armonia sprigionò dal seno divino verso la creatura. Il Fiat formò la Redenzione, tanto, che in ogni cosa che fece il Verbo Eterno c’è il Fiat, che facendole corona le dà vita. Sicché il Fiat Creante ed il Fiat Redimente sono intrecciati insieme e l’uno fa eco nell’altro e ne formano uno solo, onde non c’è atto creato che il mio dolce Gesù non intrecciò col ricambio del suo Fiat. Ora, il mio adorato Gesù mi ha detto tante volte che ci vuole il terzo Fiat per fare che l’opera della Creazione e della Redenzione siano completate, quindi, come si farà? Chi formerà tanti Fiat per intrecciare il Fiat Creante ed il Fiat Redimente?” Onde, mentre pensavo ciò, il mio amabile Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, se la Maestà Suprema sprigionò tanto amore in tutte le cose create dal suo Fiat onnipotente verso il genere umano, era giusto che Io, Figlio suo, nel suo stesso Fiat facessi altrettanti atti per ricambiarlo del suo amore, intrecciando il suo col mio, per fare che dalla terra si elevasse un altro Fiat umano e divino che si dessero il bacio, si intrecciassero insieme e sostituissero il ricambio dell’amore di tutte le creature. Finché Io non venni sulla terra, il Fiat cosparso in tutto il creato era solo; come Io venni non fu più solo, anzi fu il mio primo compito, formare tanti atti nel Fiat Eterno per quanti ne aveva fatti il Padre mio nella Creazione, sicché col mio Fiat, il Fiat Creante ebbe la sua dolce ed armoniosa compagnia. Ora, questi Fiat non vogliono essere in due, vogliono il terzo Fiat, per essere in tre e questo terzo Fiat lo farai tu, perciò molte volte ti ho tirato fuori di te stessa, ti ho messo in quello stesso Fiat Creante e Redimente, affinché facessi il tuo volo ed intrecciando il tuo al nostro, il Fiat Creante ed il Redimente restassero intrecciati dal terzo tuo Fiat. Quanto più opererai nel nostro Fiat, tanto prima raggiungerai la via del nostro Fiat e come nel Fiat della Creazione uscirono da Noi tante cose prodigiose e belle, qual è tutto l’universo; il Fiat della Redenzione si sostituì a tutti gli atti delle creature, prendendo per mano il suo figlio perduto per ricondurlo al seno del suo Celeste Padre; così quando il terzo Fiat avrà fatto la sua via si vedranno gli effetti: che il mio Volere sia conosciuto ed amato e prenda il suo dominio per avere il suo regno sulla terra. Ogni tuo atto in più che intreccerai col nostro Fiat sarà un bacio umano che farai dare al nostro Fiat, un vincolo maggiore che formerai tra la Volontà Divina e quella umana, in modo che raggiunto l’accordo il nostro Fiat non abbia ritegno di farsi conoscere e prendere il suo regale dominio; il tutto sta nel farsi conoscere, il resto verrà da sé. Perciò tante volte ti ho raccomandato che nulla omettessi di scrivere di ciò che riguarda la mia Volontà, perché la conoscenza è la via e la luce serve da trombetta per chiamare gli ascoltatori e farsi sentire e quanto più la trombetta suona, cioè, quante più conoscenze ha da manifestare, tanta più gente accorre. La conoscenza ora si atteggia a cattedra, ora a maestro, ora a padre pietoso e amante eccessivo, insomma, ha in suo potere tutte le vie per entrare nei cuori per conquistarli e trionfare di tutto. E quante più conoscenze contiene, tante più vie ha in suo potere.”
Ond’io, quasi confusa per ciò che Gesù mi diceva ho detto: “Dolce amor mio, Tu sai quanto son misera ed in che stato mi trovo, quindi mi sento che per me è impossibile che coi miei atti possa raggiungere la stessa via del Fiat Creante e del Fiat Redimente.”
E Gesù: “Sicché il nostro Fiat non contiene tutto il potere che vuole? Se lo fece nella Creazione e nella Redenzione, come non lo può fare in te? Ci vuole il tuo volere ed Io imprimerò il mio Fiat nel tuo, come impressi il mio Fiat Divino nel volere della mia Umanità e così faremo la stessa via. La mia Volontà può tutto, nella mia onniveggenza ti farà presente gli atti della Creazione e della Redenzione e tu con facilità intreccerai coi tuoi atti il terzo Fiat al nostro Fiat, non ne sei contenta?”
Ond’io vedendo che il mio adorato Gesù come parlava della sua Volontà scompariva e restava come eclissato in una luce immensa, come quando il sole fa scomparire le stelle eclissandole nella sua luce, ho detto: “Gesù, vita mia, non mi parlare della Tua Volontà, perché Tu ti eclissi nella sua luce ed io ti perdo e resto sola e senza di Te. Come può essere che il tuo Volere mi faccia perdere la mia vita, il mio tutto?”
E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Umanità è più piccola della mia Volontà Eterna, ha i suoi confini, i suoi limiti e perciò quando la mia Volontà interminabile si avvicina a te con le sue conoscenze, la mia Umanità resta sperduta nella sua luce e come eclissata e perciò tu non mi vedi, ma Io resto sempre in te e godo, ché vedo la piccola neonata della mia Volontà eclissata nella stessa luce della mia Umanità, sicché stiamo insieme, ma siccome la nostra vista resta abbagliata dalla luce sfolgorante del Voler Supremo, non ci vediamo.”
2 Febbraio 1924
L’abbandono in Dio forma le ali per volare nell’ambito dell’Eternità. Cosa è l’Eternità.
Mi sentivo molto oppressa per la privazione del mio dolce Gesù e per altre ragioni che non è necessario scrivere su carta; ed il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno e stringendomi a Sé per darmi la forza, ché mi sentivo soccombere, mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è vita e moto di tutto; ma sai tu chi segue il suo moto e prende il volo nel mio Eterno Volere, in modo da girare come Esso gira nell’ambito dell’eternità e da trovarsi dove Esso si trova per fare ciò che Esso fa? L’anima del tutto abbandonata nella mia Santa Volontà; l’abbandono sono le ali per volare insieme col mio Volere, come cessa l’abbandono così l’anima perde il volo e restano distrutte le ali. Sicché tutti sentono il moto, la vita della mia Volontà, ma restano al punto dove stanno, perché non c’è moto che non parta da Me, ma solo chi ha le ali dell’abbandono in Me, che fa la stessa via della mia Volontà, sorvola su tutto, sia in Cielo che in terra, entra nell’ambito dell’eternità e gira in mezzo alle tre Divine Persone, penetra nei loro più intimi nascondigli, è a giorno dei loro segreti e delle loro beatitudini. Succede come ad una macchina, dove in mezzo c’è la prima ruota ed intorno tante altre piccole rotelle, ma fisse; come si muove la prima ruota, tutte ricevono il moto, ma mai giungono a toccare la prima ruota, né sanno nulla di ciò che essa fa e dei beni che contiene; invece un’altra piccola rotella non è fissa e per mezzo di un meccanismo gira sempre per tutte le rotelle, per trovarsi in ogni moto della prima ruota, per far di nuovo il suo giro; ora, questa rotella che gira sa ciò che c’è nella prima ruota e prende parte ai beni che essa contiene. Ora, la prima ruota è la mia Volontà; le rotelle fisse sono le anime abbandonate a se stesse, il che le rende immobilizzate nel bene; la rotella che gira è l’anima che vive nella mia Volontà; il meccanismo è l’abbandono tutto in Me, sicché ogni mancanza di abbandono in Me è un giro che perdi nell’ambito dell’Eternità. Se sapessi che significa perdere un giro eterno!”
Io, nel sentire ciò ho detto: “Ma dimmi, amor mio, che significa eternità e che cosa è questo giro eterno?”
E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, l’eternità è un circolo immenso, dove non si può conoscere né dove comincia né dove finisce; in questo circolo si trova Dio, senza principio e senza fine, che possiede felicità, beatitudine, gioie, ricchezze, bellezza, ecc., infinite. In ogni moto divino, che non cessa mai, mette fuori da questo circolo dell’eternità, nuove felicità, nuove bellezze, nuove beatitudini, ecc., ma questo nuovo moto è un atto non mai interrotto, uno non è pari all’altro, i nostri contenti distinti tra loro sono sempre nuovi; sono tali e tante le nostre beatitudini, che mentre ne godiamo una, un’altra ci sorprende e mai finiscono, sono eterne, immense al pari di Noi e ciò che è eterno ha virtù di far sorgere cose sempre nuove; l’antico, le cose ripetute non esistono in ciò che è eterno. Ma sai tu chi in Cielo prende più parte a quel nuovo che mai si esaurisce? Per coloro che avranno più praticato il bene in terra, questo bene sarà come il germe che porterà loro la conoscenza delle nostre beatitudini, gioie, bellezze, amore, bontà, ecc. e, a seconda del bene che le anime hanno praticato in terra e che ha qualche armonia con le nostre svariate beatitudini, così si avvicineranno a Noi e a larghi sorsi si riempiranno di quella beatitudine che il germe contiene, fino a traboccarne. Perciò esse o prenderanno parte di tutto ciò che contiene il circolo dell’eternità, o saranno riempite dei germi acquistati in terra. Succederà come ad uno che ha imparato la musica, un lavoro, una scienza; quando suona la musica, molti ascoltano e godono, ma chi capisce, chi sente penetrare nell’intelligenza, scendere nel cuore tutte quelle note di gaudio o di dolore, tanto da sentirsi come riempito e vedere in atto le scene che la musica esprime? Chi ha studiato, chi si è affaticato ad impararla, invece gli altri godono, ma non capiscono, il loro godimento deriva dal suono dell’udito, tutto l’interno resta digiuno; così per chi ha imparato le scienze, chi gode di più: uno che ha studiato, che ha logorato la sua intelligenza sui libri, su tante cose scientifiche, oppure chi le ha solo guardate? Certo, chi ha studiato può fare dei giusti guadagni, può occupare posti distinti; invece l’altro può godere la sola vista quando vede cose che appartengono alle scienze; così di tutte le altre cose. Se questo succede in terra, molto più nel Cielo, dove la giustizia pesa con la bilancia dell’amore ogni piccolo atto buono fatto dalla creatura e mette su quell’atto buono una felicità, una gioia, una bellezza interminabile. Ora, che sarà dell’anima che sarà vissuta nel mio Volere, dove tutti i suoi atti restano con un germe eterno e divino? Il circolo dell’eternità si riverserà talmente in essa, che tutta la Celeste Gerusalemme ne resterà stupita e farà nuove feste e riceverà nuova gloria.”
5 Febbraio 1924
Privazioni. Pene di Gesù, mestizia dell’anima. Effetti dell’allegria. L’anima non può uscire della Divina Volontà, perché la sua volontà sta incatenata con l’immutabilità della Volontà Divina.
Mi sentivo amareggiata per la privazione del mio sommo ed unico bene, anzi mi sentivo tutta sfinita perché non sarebbe più venuto Colui che era tutta la mia vita, tutto il passato un gioco di fantasia; oh! se fosse in mio potere avrei bruciato tutti gli scritti affinché nessuna traccia potesse rimanere sul conto mio. Anche la natura sentiva i dolorosi effetti, ma è inutile dire su carta ciò che ho passato, perché anche la carta, crudele non ha una parola di conforto per me e non mi dà Colui che tanto sospiro, anzi col dirlo rincrudisce le mie pene, perciò passo avanti.
Onde, mentre mi trovavo in sì duro stato, il mio sempre amabile Gesù è fatto vedere con una bacchetta di fuoco in mano e mi ha detto:
“Figlia mia, dove vuoi che ti batta con questa bacchetta? Voglio percuotere il mondo, perciò sono venuto da te, per vedere quanti colpi vuoi ricevere tu, per dare il resto alle creature, perciò dimmi dove vuoi che ti batta.”
Ed io, amareggiata com’ero, ho detto: “Battimi dove vuoi, io non voglio saper nulla, non voglio altro che la tua Volontà.”
E Lui di nuovo: “Voglio sapere da te dove vuoi che ti batta.”
Ed io: “No, no, non lo dico mai, voglio dove vuoi Tu.”
E Gesù è ritornato di nuovo a domandarmelo e vedendo che io rispondevo sempre: “non voglio altro che la tua Volontà,” ha ripetuto:
“Sicché neppure vuoi dire dove vuoi che ti batta?”
Onde senza dirmi altro mi ha battuta; quei colpi erano dolorosi, ma siccome partivano delle mani di Gesù m’infondevano la vita, la forza, la fiducia. Dopo che mi ha percosso, in modo che mi sentivo tutta pesta, mi sono avvinta al suo collo e avvicinandomi alla sua bocca ho provato a succhiare, ma mentre facevo ciò è venuto nella mia bocca un liquido dolcissimo che mi rinfrancava tutta, ma non era questa la mia volontà, volevo piuttosto le sue amarezze perché ne aveva assai nel suo cuore santissimo e poi gli ho detto:
“Amor mio, che dura sorte è la mia, la tua privazione mi uccide, il timore che possa uscire dalla tua Volontà mi schiaccia, dimmi, dove ti ho offeso? Perché mi lasci? E anche se ora stai con me, non mi sembra che sia venuto per rimanere con me come prima, per stare insieme, ma di passaggio. Ahi! come starò senza di Te, mia vita? Dillo Tu stesso se posso e, mentre dicevo ciò, ho rotto in pianto. E Gesù, stringendomi a Sé, mi ha detto:
“Povera figlia mia, povera figlia mia, coraggio, il tuo Gesù non ti lascia, né temere che possa uscire della mia Volontà, perché la tua volontà sta incatenata con l’immutabilità della mia, tutt’al più saranno pensieri, impressioni che sentirai, ma non veri atti, perché stando in te l’immutabilità della mia Volontà, quando la tua sta per uscire dalla mia, sentirai la fermezza, la forza della mia immutabilità e resterai più incatenata. E poi, ti sei dimenticata che non solo sto Io nel tuo cuore, ma tutto il mondo e che dal tuo interno dirigo la sorte di tutte le creature? Ciò che tu senti non è altro che come sta il mondo con Me e le pene che mi danno, stando Io in te, si riflettono su di te; ah! figlia mia, quanto il mondo ci dà da soffrire, ma via, coraggio, quando vedo che non ne puoi più Io lascio tutto e vengo a stare con la figlia mia per rincuorarti e rincuorarmi delle pene che mi danno.”
Detto ciò è scomparso. Io sono rimasta rafforzata, sì, ma con una mestizia da sentirmi morire, mi sentivo come inzuppata in un bagno d’amarezze e afflizioni, tanto, che non mi sentivo la forza di dire a Gesù: “vieni.” Onde, mentre facevo le mie solite preghiere, il mio amato Gesù è ritornato dicendomi:
“Figlia mia, dimmi, perché sei così mesta? Vedi, Io vengo dalle le creature con le lacrime agli occhi, trafitto nel cuore, tradito da molti e perciò ho detto tra Me: “Me ne vado dalla figlia mia, dalla mia piccola neonata della mia Volontà, affinché mi asciughi le lacrime, con gli atti che ha fatto nella mia Volontà mi darà l’amore e tutto ciò che gli altri non mi danno, mi riposerò in lei e la rinfrancherò con la mia presenza, tu invece ti fai trovare così mesta, che devo mettere da parte le mie pene per sollevare le tue. Non sai tu che l’allegria all’anima è come il profumo ai fiori, come il condimento ai cibi, come il colorito alle persone, come la maturazione ai frutti, come il sole alle piante? Sicché con questa mestizia non mi hai fatto trovare un profumo che mi ricrei, né un cibo saporito, né un frutto maturo, sei tutta scolorita tanto che mi fai pietà. Povera figlia, coraggio, stringiti a Me, non temere.”
Io mi sono stretta a Gesù, avrei voluto piangere, mi sentivo strozzare la voce, ma mi sono fatta forza, ho soffocato il pianto e gli ho detto:
“Gesù, amor mio, le mie pene sono nulla a confronto delle tue, perciò pensiamo alle tue pene se non mi vuoi aggiungere altre amarezze. Lascia che ti asciughi le lacrime e fammi parte delle pene del tuo cuore.”
Onde mi ha partecipato le sue pene e, facendomi vedere i gravi mali che ci sono nel mondo e quelli che verranno, è scomparso.
8 Febbraio 1924
Come devono stare e ciò che devono fare i piccoli nella Divina Volontà.
Stavo fondendomi tutta nel Santo Voler Divino e, nel fare ciò, come la più piccola di tutti, mi metto avanti a tutte le generazioni, anche prima che Adamo ed Eva fossero creati, affinché prima che loro peccassero io prepari prima di loro l’atto di riparazione alla Divina Maestà, perché nel Voler Divino non c’è né passato né futuro, ma tutto è presente ed anche perché essendo piccola, possa avvicinarla per perorar e fare i miei piccoli atti nel suo Volere, per poter coprire tutti gli atti delle creature con la sua Volontà Divina e così poter vincolare la volontà umana spezzata con la Divina e farne una sola. Ora, mentre stavo per far ciò, era tanto il mio annientamento, la mia miseria e piccolezza estrema, che ho detto tra me: “Invece di mettermi avanti a tutti nella Santissima Volontà, debbo piuttosto mettermi dietro a tutti, anche dietro all’ultimo uomo che verrà, essendo la più abietta e la più misera di tutti, mi conviene l’ultimo posto.” Ora, mentre facevo ciò, il mio diletto Gesù è uscito dal mio interno e, prendendomi per mano, mi ha detto:
“Mia piccola figlia, nella mia Volontà i piccoli devono stare avanti a tutti, anzi nel mio seno; chi deve perorare, riparare, unificare la nostra Volontà, non solo con la sua, ma con quella degli altri, deve stare tanto vicino a Noi, da ricevere tutti i riflessi della Divinità per copiarli in se stesso; deve avere un pensiero che sia di tutti, una parola, un’opera, un passo, un amore che sia di tutti e per tutti e siccome la nostra Volontà involge tutti, quel tuo pensiero che sia di tutti nel nostro Volere, quella parola, quell’atto, quell’amore brillino in ogni pensiero, parola e atto di tutte le generazioni e nella potenza della nostra Volontà si facciano antidoto, difensori, amatori, operatori, ecc. Se tu sapessi con quale amore ti aspetta il nostro Celeste Padre, il gaudio, il contento che sente nel vederti così piccina, portare nel suo grembo la Creazione tutta per dargli il ricambio di tutti; si sente ritornare la gloria, le gioie, i trastulli dello scopo della Creazione, perciò è necessario che tu venga avanti a tutti e dopo che sarai venuta avanti, darai una voltata nella nostra Volontà e andrai dietro a tutti, te li metterai come in grembo e ce li porterai tutti nel nostro seno e Noi, vedendoli coperti dai tuoi atti fatti nel nostro Volere, li accoglieremo con più amore e ci sentiremo più disposti a vincolare la nostra Volontà con quella delle creature, per fare che ritorni nel suo pieno dominio. Perciò, coraggio, i piccoli si sperdono nella folla, perciò è necessario che venga avanti, per compiere la missione del tuo ufficio nella nostra Volontà. I piccoli nella nostra Volontà non hanno pensieri propri, cose proprie, ma hanno tutto in comune col Padre Celeste, perciò come tutti godono del sole, restando tutti inondati dalla sua luce, perch’è creato da Dio per bene di tutti, così tutti fruiscono degli atti fatti dalla piccola figlia nella nostra Volontà, che più che sole dardeggiano su tutti per fare che il Sole del Volere Eterno sorga di nuovo con quello scopo per cui furono create tutte le generazioni. Quindi, non ti sperdere nella folla delle tue miserie e della tua abiezione, dei pensieri propri, ma pensa solo al tuo ufficio di piccola della nostra Volontà e sii attenta a compiere la tua missione.”
10 Febbraio 1924
La dottrina sulla Divina Volontà è la più pura, la più bella, per la quale sarà rinnovata la Chiesa e sarà trasformata la faccia della terra. L’abbandono nella Divina Volontà.
Stavo pensando tra me a tutto ciò che sta scritto in questi giorni passati e dicevo tra me che non erano cose né necessarie né serie, potevo fare a meno di metterle su carta, ma l’ubbidienza l’ha voluto ed io ero in dovere di dire Fiat anche in questo. Ma mentre pensavo ciò, il mio amato Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, eppure era tutto necessario per far conoscere come si vive nel mio Volere, non dicendo tutto, tu faresti mancare una qualità del modo come vivere in Esso e quindi non si potrebbe avere il pieno effetto del vivere nella mia Volontà, consideriamo per esempio le verità sull’abbandono del vivere nel mio Volere, se l’anima non vivesse del tutto abbandonata nella mia Volontà, sarebbe come una persona che vive in un sontuoso palazzo e ora esce ad una finestra, ora ad un balcone, ora scende al portone, sicché la poveretta poco o di passaggio passa da qualche stanza, sicché non si intende né del regime, né del lavoro che ci vuole, né dei beni che ci sono, né ciò che può prendere e né ciò che può dare; chissà quanti beni ci sono e lei non se ne intende, perciò non ama come dovrebbe amare, né fa quella stima che merita quel palazzo. Ora, per l’anima che vive nella mia Volontà e non è del tutto abbandonata in Essa, le riflessioni proprie, le cure di se stessa, i timori, i turbamenti, non sono altro che finestre, balconi, portoni che si forma nella mia Volontà, per cui uscendo spesso spesso è costretta a vedere e sentire le miserie della vita umana e siccome le miserie sono proprietà sua e le ricchezze della mia Volontà sono mie, si attacca più alle miserie che alle ricchezze, onde non prenderà amore, né gusterà che significa vivere nel mio Volere; e avendo formato il portone, un giorno o l’altro se ne andrà per vivere nel misero tugurio della sua volontà. Vedi dunque come è necessario il pieno abbandono in Me per vivere nella mia Volontà? Essa non ha bisogno delle miserie della volontà umana, la vuole a vivere insieme, bella come uscì dal suo seno, senza il misero corredo che si è formato nell’esilio della vita; altrimenti ci sarebbe disparità che porterebbe dolore alla mia ed infelicità alla volontà umana. Vedi come è necessario far capire che ci vuole il pieno abbandono per vivere nella mia Volontà e tu dici che non era necessario scrivere su ciò; ti compatisco, perché tu non vedi ciò che vedo Io, perciò lo prendi alla leggera. Invece, nella mia onniveggenza vedo che questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo sole che sorgerà in mezzo ad essa, tutti attratti dalla sua luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa luce e uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui rinnovandosi la Chiesa, si trasformerà la faccia della terra. La dottrina sulla mia Volontà è la più pura, la più bella, non soggetta ad ombra di materia o d’interesse, tanto nell’ordine soprannaturale come nell’ordine naturale, perciò sarà a guisa di sole, la più penetrante, la più feconda e la più benvenuta e accolta. E siccome è luce, da se stessa si farà capire e si farà via; non sarà soggetta a dubbi, a sospetti di errore e se qualche parola non si capirà, sarà perché la troppa luce eclisserà l’intelletto umano, tanto che non potranno comprendere tutta la pienezza della verità, ma non troveranno una parola che non sia verità, tutt’al più non potranno comprenderla del tutto. Perciò, in vista del bene che vedo, ti spingo a non tralasciare di scrivere nulla, un detto, un effetto, una similitudine sulla mia Volontà può essere come una rugiada benefica sulle anime, come è benefica la rugiada sulle piante dopo una giornata di sole ardente, come una pioggia dirotta dopo lunghi mesi di siccità. Tu non puoi capire tutto il bene, la luce, la forza che c’è dentro una parola, ma il tuo Gesù lo sa e sa a chi deve servire ed il bene che deve fare.”
Ora, mentre diceva ciò mi ha fatto vedere nel mezzo della Chiesa un tavolo e tutti gli scritti sulla Divina Volontà messi sopra; molte persone venerande circondavano quel tavolo e ne uscivano trasformate in luce e divinizzate e, come camminavano, comunicavano quella luce a coloro che incontravano.
E Gesù soggiunse: “ Quando la Chiesa riceverà questo alimento Celeste, Tu vedrai dal Cielo il gran bene, che, fortificandola, la farà risorgere nel suo pieno trionfo.”
16 Febbraio 1924
Ogni palpito del cuore di Gesù le portava un nuovo dolore, nuove gioie e contenti.
Stavo pensando ai dolori del cuore santissimo di Gesù, oh come le mie pene scomparivano paragonate alle sue ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, i dolori del mio cuore sono indescrivibili ed inconcepibili ad umana creatura. Tu devi sapere che ogni palpito del mio cuore era un dolore distinto, ogni palpito mi portava un nuovo dolore, distinto uno dall’altro. La vita umana è un continuo palpitare, se cessa il palpito cessa la vita. Immagina tu ora quali torrenti di dolore mi portava ogni palpito del mio cuore, fino all’ultimo momento prima del mio morire, dacché fui concepito fino all’ultimo mio palpito non mi risparmiò di portarmi nuove pene e acerbi dolori; ma devi sapere pure che la mia Divinità, che era inseparabile da Me, vigilando il mio cuore, mentre ogni palpito faceva entrare un nuovo dolore, così in ogni palpito faceva entrare nuove gioie, nuovi contenti, nuove armonie e arcani celesti. Se fui ricco nel dolore e il mio cuore racchiudeva mari immensi di pene, fui anche ricco di felicità, di gioie infinite e di dolcezza inarrivabile. Al primo palpito di dolore Io sarei morto se la Divinità, amando questo cuore con amore infinito, non avesse fatto ripercuotere nel mio cuore un palpito diviso in due: dolore e gioia, amarezza e dolcezza, pene e contenti, morte e vita, umiliazione e gloria, abbandoni umani e conforti divini. Oh! se tu potessi vedere nel mio cuore vedresti tutto accentrato in Me, tutti i dolori possibili ed immaginabili, dai quali sorgono a novella vita le creature e tutti i contenti e le ricchezze divine, che, come tanti mari, scorrono nel mio cuore ed Io li diffondo a bene di tutta l’umana famiglia. Ma chi prende di più questi tesori immensi del mio cuore? Chi più soffre. Per ogni pena, per ogni dolore, c’è una gioia speciale nel mio cuore che fa seguire quella pena o dolore sofferto dalla creatura, il dolore la rende più dignitosa, più amabile, più cara, più simpatica. E siccome il mio cuore si attirò tutte le simpatie divine in virtù dei dolori sofferti, Io, vedendo nella creatura il dolore, speciale caratteristica del mio cuore, vigilando questo dolore, con tutto amore verso su di lei le gioie ed i contenti che contiene il mio cuore; ma con sommo mio dolore, mentre il mio cuore vorrebbe far seguire le mie gioie al dolore che invio alle creature, non trovando in loro l’amore alle pene e la vera rassegnazione come l’ebbe il mio cuore, le mie gioie seguono il dolore, ma vedendo che il dolore non è stato ricevuto con amore ed onore e con somma sottomissione, le mie gioie non trovano la via per entrare in quel cuore addolorato, e tornano dolenti al mio cuore. Perciò, quando trovo un’anima rassegnata, amante del patire, la sento come rigenerata nel mio cuore ed oh! come si alternano i dolori e le gioie, le amarezze e le dolcezze; non risparmio nulla di tutti i beni che posso versare in lei.”
18 Febbraio 1924
Tutte le cose create hanno un sol suono: Ti amo ed un amore distinto.
Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Divin Volere, per trovare tutte le cose create e potervi dare il mio ricambio d’amore per me e per tutti. Ora, mentre facevo ciò pensavo tra me: “Il mio Gesù dice che ha creato tutto per amor mio e per amore di ciascuno e come può essere ciò se io neppure conosco tante cose create? Chi conosce tanti pesci che guizzano nel mare, tanti uccelli che volano per l’aria, tante piante, tanti fiori, tanta varietà di bellezza che contiene tutto l’universo? Appena un piccolo numero; quindi, se io neppure lo so, specie io, poi, che sto anni ed anni confinata in un letto, come può dire che tutte le cose create hanno l’impronta, il suggello del suo “ti amo” per me?” Ora, mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno in atto di tendere le orecchie per ascoltarmi e mi ha detto:
“Figlia mia, eppure è vero che tutte le cose create hanno ciascuna un amore distinto verso di te. E’ pur vero che tu non le conosci tutte, ma ciò dice nulla, anzi ti rivela maggiormente l’amor mio e ti dice a chiare note che il mio “ti amo” per te ti sta vicino e lontano, nascosto e svelato; non faccio come le creature, che quando stanno vicine sono tutto amore, appena si allontanano si raffreddano e non sanno più amare. Il mio amore è stabile e fisso e tanto se è vicino quanto lontano, nascosto e segreto, ha uno stesso suono non mai interrotto: “ti amo”.
Vedi, tu conosci la luce del sole, è vero; certo tu ricevi la sua luce ed il suo calore per quanto ne vuoi, ma altra luce ti sopravanza, tanto da circuire tutta la terra. Se tu volessi più luce, il sole te la darebbe ed anche tutta. Ora, tutta la luce del sole ti dice il mio “ti amo”, quella vicina e quella lontana, anzi, come percorre la terra così porta la sonatina del mio “ti amo” per te, eppure tu non conosci né le vie che percorre la luce, né le terre che illumina, né le persone che godono il benefico influsso del raggio solare, ma mentre non conosci tutto ciò che fa la luce, tu stai in quella stessa luce e se non la prendi tutta è perché ti manca la larghezza per poterla assorbire in te; con ciò non puoi dire che tutta la luce del sole non ti dice “ti amo”, anzi fa più sfoggio d’amore, perché come va invadendo la terra va raccontando a tutti il mio “ti amo”; come pure tutte le gocce d’acqua, tutte non le puoi bere e rinchiudere in te; con ciò non puoi dire che non dicono “ti amo”. Sicché tutte le cose create, conosciute o non conosciute, tutte hanno l’impronta del mio “ti amo”, perché tutte servono all’armonia dell’universo, al decoro della Creazione, alla maestria della nostra mano creatrice. Io ho fatto come un padre ricco e tenero, amante del suo figlio; dovendo questo uscire dalla casa paterna per prendere stato, il padre prepara un sontuoso palazzo con innumerevoli stanze, in cui ognuna contiene ciò che può servire a suo figlio. Ora siccome queste stanze sono molte, il figlio non sempre le vede, anzi alcune non le conosce, perché non gli è successa alcuna necessità per cui potevano servirgli, nonostante ciò si può forse negare che in ogni stanza non ci sia stato un amore paterno speciale verso il figlio, avendo la bontà paterna provveduto anche a ciò che al figlio poteva e non poteva essere necessario? Così ho fatto Io, questo figlio è uscito dal mio seno e nulla volli che gli mancasse, anzi ho creato tante svariate cose e chi gode d’una cosa e chi di un’altra, ma tutto ha un solo suono: “ti amo”.”
20 Febbraio 1924
Se altre anime, prima di Luisa, fossero vissute nella Divina Volontà, Gesù avrebbe fatto uso della sua potenza per far tralucere fuori il modo sublime del vivere nel suo Volere. Vivere nel Divin Volere significa scambio continuo di volontà umana e Divina.
Di tutto ciò che il mio dolce Gesù mi ha detto sul suo Santissimo Volere, stavo pensando tra me: “Può essere mai possibile che non vi sia stata finora un’anima che non sia vissuta nel Divin Volere e che io sia la prima? Chissà quante altre sono state prima di me ed in modo più perfetto, più attivo, di come non sono io.” Ma mentre dicevo ciò, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, perché non vuoi riconoscere il dono, la grazia, la tua missione d’essere stata chiamata in modo tutto speciale e nuovo a vivere nel mio Volere? Se altre anime ci fossero state nella mia Chiesa prima di te, essendo il vivere nel mio Volere la cosa più importante, quella che più m’interessa e che tanto mi sta a cuore, ci sarebbero state le tracce, le norme, gli insegnamenti nella mia Chiesa di chi avesse avuto la sorte di far vita nella mia Volontà, ci sarebbero state le conoscenze, gli allettamenti, gli effetti, i beni che contiene questo vivere nel mio Volere. Se ci fossero state tante altre manifestazioni, avrei fatto uso della mia potenza, facendo tralucere fuori il modo sublime del vivere nel mio Volere. In vista del mio grande compiacimento e nel vedermi onorato dall’anima con la gloria della mia stessa Volontà, avrei messo tanto alle strette l’anima, in modo che non potendomi resistere avrebbe manifestato ciò che Io volevo. Come ci sono i detti e gli insegnamenti sul vivere rassegnato, paziente, ubbidiente, ecc., ci sarebbe stato anche questo; sarebbe proprio bello e strano che la cosa che più amavo dovessi tenerla nascosta; anzi, quanto più si ama più si vuole far conoscere, quanto più compiacimento e gloria mi porta un modo di vivere, più voglio diffonderlo, non è natura del vero amore nascondere ciò che può felicitare e arricchire gli altri. Se tu sapessi come sospiravo questo tempo in cui sarebbe venuta alla luce la mia piccola neonata nella mia Volontà, per farti vivere nel mio Volere, quale corteggio di grazia preparavo per ottenere l’intento, tu ne resteresti stordita e mi saresti più grata e più attenta. Ah! tu non sai che significa vivere nel mio Volere: significa farmi ritornare le pure gioie dello scopo della Creazione, gli innocenti miei trastulli del perché creai l’uomo, significa togliermi tutta l’amarezza che la perfida volontà umana mi diede quasi sul nascere della Creazione, significa uno scambio continuo di volontà umana e Divina e l’anima, temendo la sua, vive la mia e questa mia riempie l’anima di gioie, di amore e di beni infiniti. Oh! come mi sento felice nel poter dare ciò che voglio a quest’anima, perché la mia Volontà contiene larghezza da poter tutto ricevere, sicché tra Me e lei non ci sono più divisioni, ma stabile unione d’operare, di pensare, d’amare, perché la mia Volontà la supplisce in tutto, onde stiamo in accordo perfetto ed in comunanza dei nostri beni. Era stato questo lo scopo della creazione dell’uomo: farlo vivere come nostro figlio e mettere in comune con lui i nostri beni, affinché lui fosse in tutto felice e Noi restassimo divertiti della sua felicità.
Ora, il vivere nel mio Volere è proprio questo: è il farci restituire lo scopo, le gioie, le feste della Creazione; e tu dici che dovevo tenerlo nascosto nella mia Chiesa, senza farlo venire fuori? Avrei messo Cielo e terra sottosopra, avrei travolto gli animi con una forza irresistibile, per far conoscere ciò che sarà compimento della Creazione. Vedi quanto m’interessa questo vivere nel mio Volere, che mette il suggello a tutte le opere mie, perché tutte siano complete? A te forse sembra nulla, oppure pensi che ci siano cose simili nella mia Chiesa, no, no, per Me invece è il tutto delle mie opere e come tale devi apprezzarlo ed essere più attenta a compiere la missione che voglio da te.”
22 Febbraio 1924
Iddio godette le gioie della Creazione finché l’uomo peccò, poi le godette quando venne alla luce la Vergine Santissima e quando venne il Verbo sulla terra infine le godrà quando le anime vivranno nel Voler Divino.
Stavo pensando a ciò che sta detto di sopra e dicevo tra me: “Possibile che il Signore benedetto dopo tanti secoli non abbia goduto le pure gioie della Creazione e aspetta il vivere nel Divin Volere per ricevere queste gioie, questa gloria e lo scopo per cui il tutto fu creato?” Ora, mentre pensavo ciò e altro, il mio dolce Gesù si è fatto vedere nel mio interno e con una luce che mi mandava all’intelletto mi ha detto:
“Figlia mia, le pure gioie della Creazione, i miei innocenti trastulli con la creatura li ho goduto, ma ad intervallo, non perenni e le cose quando non sono stabili e continue accrescono maggiormente il dolore e fanno più spasimare di goderle di nuovo e si farebbe qualunque sacrificio per renderle permanenti. In primo luogo, godetti le pure gioie della Creazione quando dopo il tutto creato, creai l’uomo, finché lui peccò. Tra lui e Noi c’era sommo accordo, gioie comuni, innocenti trastulli; le nostre braccia erano sempre aperte per abbracciarlo, per dargli nuove gioie, nuove grazie e, col dare, Noi ci divertivamo tanto da formare per Noi e per lui una festa continua; per Noi il dare è gioire, è felicità, è divertimento; come peccò e ruppe la sua volontà con la nostra, tutto finì, perché non stando più in lui la pienezza della nostra Volontà, mancava la corrente di poter dare e di poter continuare la vita di felicitazioni d’ambo le parti; molto più, che mancando la nostra Volontà, mancava la larghezza e la salvaguardia per poter custodire i nostri doni.
In secondo luogo godemmo le pure gioie della Creazione quando dopo tanti secoli venne alla luce del giorno la Vergine Immacolata. Essendo Lei stata preservata anche dall’ombra della colpa e possedendo tutta la pienezza della nostra Volontà, non essendo stata tra Lei e Noi alcuna ombra di rottura tra la volontà sua e la nostra, ci furono restituite le gioie, i nostri trastulli innocenti, ci portò come in grembo tutte le feste della Creazione e Noi le demmo tanto e ci divertimmo tanto nel dare, da arricchirla in ogni istante di nuove grazie, nuovi contenti, nuova bellezza, da non poterne più contenere. Ma l’Imperatrice creatura non durò a lungo sulla terra, passò nel Cielo e non trovammo un’altra creatura nel basso mondo che perpetuasse i nostri trastulli e ci portasse le gioie della Creazione.
In terzo luogo godemmo le gioie della Creazione quando Io, Verbo Eterno scesi dal Cielo e presi la mia Umanità. Ah! la mia diletta Mamma col possedere la pienezza della mia Volontà, aveva aperto le correnti tra il Cielo e la terra, aveva messo tutto in festa, Cielo e terra e la Divinità stando in festa, per amor di sì santa creatura, mi fece concepire nel suo verginale seno, dandole la fecondità divina per farmi compiere la grande opera della Redenzione. Se non ci fosse stata questa Vergine eccelsa, che avesse preso il primato nella mia Volontà e che avesse fatto vita perfetta nel mio Volere, vivendo in Esso come se non avesse la sua per cui col fare ciò mise in corrente le gioie della Creazione e le nostre feste, mai il Verbo Eterno sarebbe venuto sulla terra per compiere la Redenzione dell’umano genere. Vedi dunque come la cosa più grande, più importante, più soddisfacente, che più attira Iddio, è il vivere nel mio Volere e chi vive in Esso vince Iddio e fa donare da Dio doni sì grandi, da far stupire Cielo e terra e che da secoli e secoli non si erano potuti ottenere. Oh! come la mia Umanità stando in terra e contenendo la stessa Vita del Voler Supremo, era inseparabile da Me, portava in modo tutto completo alla Divinità tutte le gioie, la gloria, il contraccambio dell’amore di tutta la Creazione e la Divinità fu tanto felicitata che mi diede il primato su tutto, il diritto di giudicare tutte le genti. Oh! quale bene ottennero le creature, sapendo che un loro fratello, che tanto le amava e tanto aveva sofferto per metterle in salvo, doveva essere il loro giudice. La Divinità, nel vedere in Me racchiuso tutto lo scopo della Creazione, come se si spogliasse di tutto mi concesse tutti i diritti su tutte le creature. Ma la mia Umanità passò in Cielo e sulla terra non restò chi perpetuasse il vivere del tutto nel Voler Divino e quindi, elevandosi su tutti, e tutto nella nostra Volontà, ci portasse le pure gioie e ci facesse continuare i nostri innocenti trastulli con una creatura terrestre, sicché le nostre gioie furono interrotte, i nostri giochi furono spezzati sulla faccia della terra.”
Ond’io, nel sentir ciò ho detto: “Mio Gesù, come può essere ciò che Tu dici? E’ vero che la nostra Mamma passò in Cielo, la tua Umanità pure; ma non vi portaste insieme le gioie, in modo da poter continuare i vostri trastulli innocenti nel Cielo insieme al vostro Celeste Padre?”
E Gesù: “Le gioie del Cielo sono nostre e nessuno ce le può togliere né diminuire, invece per quelle che vengono dalla terra stiamo in atto di farne acquisto ed il gioco viene proprio formato nell’atto dei nuovi acquisti; tra l’acquisto della vincita o della perdita, vengono a formarsi le gioie dell’acquisto e se resta sconfitta vengono formati i dolori.
Ora veniamo a Noi, figlia mia, quando Io venni sulla terra l’uomo era tanto ingolfato nel male e tanto pieno di volontà umana, che il vivere nel mio Volere non trovava posto ed Io nella mia Redenzione gli impetrai prima la grazia della rassegnazione alla mia Volontà, perché nel modo in cui si trovava era incapace di ricevere il dono più grande del vivere nel mio Volere e poi gli impetrai la grazia più grande, come corona e compimento di tutte le grazie, il vivere nel mio Volere, affinché le nostre pure gioie della Creazione ed i nostri trastulli innocenti, riprendessero di nuovo il corso sulla faccia della terra. Vedi, son passati circa venti secoli dacché le vere, le piene gioie della Creazione sono state interrotte, perché non trovammo capacità sufficiente, spogliamento totale di volontà umana, per poter affidare la proprietà del nostro Volere. Ora, per fare ciò dovevamo scegliere una creatura che più si avvicinasse ed affratellasse con le umane generazioni, se avessi messo come esempio la mia Mamma, si sarebbero sentiti molto distanti da Lei, avrebbero detto: “Come non avrebbe dovuto vivere nel Voler Divino, se fu la Esente da ogni macchia, anche d’origine?” Quindi avrebbero scosso le spalle e non si sarebbero dato alcun pensiero e se avessi messo come esempio la mia Umanità, si sarebbero spaventati di più e avrebbero detto: “Era Dio e Uomo ed essendo la Volontà Divina vita sua propria, non è meraviglia il suo vivere nel Volere Supremo.” Dunque, per fare che nella mia Chiesa potesse aver vita questo vivere nella mia Volontà, dovevo fare la scala, scendere più in basso, scegliere fra loro una creatura, dotarla delle grazie sufficienti e farmi strada nell’anima sua, per svuotarla di tutto. Facendole capire il gran male della volontà umana, in modo da aborrirla tanto da scegliere la morte anziché fare la sua volontà e poi, facendole dono della mia Volontà Divina e atteggiandomi a maestro le ho fatto capire tutta la bellezza, la potenza, gli effetti, il valore, il modo come vivere nella mia Volontà Eterna. Per fare che potesse vivere in Essa, ho stabilito in lei la legge della mia Volontà, ho fatto come ad una seconda redenzione, per cui stabilii il Vangelo, i sacramenti, gli insegnamenti come vita principale per poter continuare la Redenzione. Se non avessi lasciato nulla di fondo, dove si sarebbero appigliati? Che fare? Così ho fatto del vivere nel mio Volere, quanti insegnamenti non ti ho dato? Quante volte non ti ho condotto per mano negli eterni voli del mio Volere e sorvolando tu su tutto il creato hai portato ai piedi della Divinità le pure gioie della Creazione e ci siamo trastullati insieme con te? Ora, con l’aver scelto una creatura che apparentemente non ha gran disparità con loro, prenderanno coraggio e trovando gli insegnamenti, il modo e conoscendo il gran bene che c’è nel vivere nel mio Volere, lo faranno proprio e così le pure gioie della Creazione ed i nostri innocenti trastulli non saranno più spezzati sulla faccia della terra e anche se fosse una sola per generazione a vivere nel nostro Volere, sarà sempre festa per Noi e nelle feste si fa sempre più sfoggio e si è sempre più largo nel dare. Oh! quanti beni otterrà la terra mentre il suo Creatore scherza su di essa! Dunque mia cara figlia, sii attenta ai miei insegnamenti, perché si tratta di farmi fondare una legge non terrestre, ma celeste; non legge di sola santità, ma legge divina, legge che non farà più distinguere i cittadini terrestri dai celesti, legge d’amore che distruggendo tutto ciò che può impedire anche l’ombra dell’unione col suo Creatore, metterà in comune i suoi beni, togliendo tutte le debolezze, le miserie del peccato d’origine. La legge della mia Volontà metterà tale forza nell’anima, da servirle da dolce incanto, in modo da assopire i mali della natura e da sostituirli col dolce incanto dei beni divini. Ricordati quante volte mi hai visto scrivere nel fondo dell’anima tua, era la nuova legge del vivere nel mio Volere, Io mi dilettavo prima di scriverla per allargare la tua capacità e poi mi atteggiavo a maestro per spiegartela, quante volte non mi hai visto taciturno, pensoso, nel fondo dell’anima tua? Era il grande lavorio del mio Volere che stavo formando e tu, non vedendomi parlare, ti lamentavi e pensavi che Io non ti volessi più bene. Ah! era proprio allora che il mio Volere sboccando su di te, allargava la tua capacità, ti confermava in Esso e ti amava di più. Perciò non voler investigare nulla di ciò che faccio, ma riposati sempre sicura nella mia Volontà.”
24 Febbraio 1924
Gesù vuole stabilire la legge della sua Volontà. Effetti anche di un solo atto nella sua Volontà.
Mi sentivo immersa nel Voler Divino e pensavo tra me: “Chissà quante altre cose sulla sua Volontà il mio dolce Gesù dirà alle altre anime! Se a me che sono tanto indegna ed incapace ha detto tanto, chissà quante cose più sublimi dirà alla altre, che sono più buone!” Ed il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, tutta la legge ed i beni della Redenzione furono scritti da Me e deposti nel cuore della mia cara Mamma. Siccome fu Lei la prima che visse nel mio Volere e perciò mi attirò dal Cielo e mi concepì nel suo seno, era giusto che conoscesse tutte le leggi e fosse depositrice di tutti i beni della Redenzione e quando uscendo fuori alla mia vita pubblica la manifestai alle genti, agli apostoli non aggiunsi una virgola di più e non perché fossi incapace, e gli stessi apostoli e tutta la Chiesa nulla hanno aggiunto di più di quello che dissi e feci Io quando stetti sulla terra. La Chiesa, nessun altro Vangelo ha fatto e nessun altro sacramento in più ha istituito, ma gira sempre intorno a tutto ciò che Io feci e dissi. Chi è chiamato per primo è necessario che riceva il fondo di tutto quel bene che voglio fare a tutte le umane generazioni; è vero che la Chiesa ha commentato il Vangelo, ha scritto tanto su tutto ciò che Io feci e dissi, ma mai si è allontanata dalla mia fonte, dall’origine dei miei insegnamenti. Così sarà della mia Volontà: metterò in te il fondo della legge eterna del mio Volere, ciò che è necessario per farla comprendere e gli insegnamenti che ci vogliono e se la Chiesa si allargherà nelle spiegazioni e nei commenti, non si partirà mai dall’origine, dalla fonte da Me costituita; e se qualcuno vorrà partirsi, resterà senza luce e nel buio completo e sarà costretto, se vorrà la luce, a ritornare alla fonte, cioè ai miei insegnamenti.”
Io, nel sentir ciò ho detto: “Dolce amor mio, quando i re costituiscono le leggi, chiamano i ministri come testimoni delle leggi che stabiliscono per deporle nelle loro mani, affinché le pubblichino e le facciano osservare dai popoli. Io non sono ministro, anzi sono tanto piccola ed incapace che non sono buona a nulla.”
E Gesù ha soggiunto: “Io non sono come i re della terra, che s’intendono con i grandi, Io amo meglio intendermi coi piccoli, perché sono più docili e nulla attribuiscono a loro, ma tutto alla mia bontà. Ma nonostante ciò, anch’Io ho scelto un mio ministro, che ti assista in questo tuo stato e per quanto tu mi hai pregato che ti liberassi della sua venuta giornaliera, non ti ho dato mai retta e anche se tu non fossi più soggetta a ricadere in quello stato, Io non permetterò che ti manchi la sua assistenza. Era questa la causa perché avessi un mio ministro che fosse a giorno della legge della mia Volontà e, conoscendo i miei insegnamenti, fosse testimone e depositario di una legge sì santa e come mio fedele ministro pubblicasse nella mia Chiesa il gran bene che voglio fare ad Essa, col far conoscere la mia Volontà.”
Onde son rimasta tanto immersa nel Divin Volere, che mi sentivo come se nuotassi in un mare immenso e la mia povera mente si sperdeva e dove prendevo una stilla della Volontà Divina e dove un’altra e affluivano tanto le conoscenze di Essa, che la mia capacità era impotente a riceverle tutte e tra me dicevo: “Com’è grande, profondo, alto, immenso, santo il tuo Volere, oh mio Gesù! Tu vuoi mettere tutto insieme ciò che lo riguarda ed io, essendo piccola, affogo in Esso. Perciò, se vuoi che comprenda ciò che vuoi farmi capire, infondilo in me a poco a poco, così potrò manifestarlo a chi vuoi Tu.”
E Gesù: “Figlia mia, certo che è immensa la mia Volontà, Essa contiene tutta quanta l’eternità. Se tu sapessi tutto il bene che contiene anche una sola parola sulla mia Volontà e un atto solo fatto in Essa dalla creatura, tu rimarresti stordita, in quell’atto la creatura prende come in pugno Cielo e terra. Il mio Volere è vita di tutto e scorre ovunque ed essa insieme col mio Volere scorre in ogni affetto, in ogni palpito, in ogni pensiero ed in tutto il resto che fanno le creature; scorre in ogni atto del Creatore, in ogni bene che faccio, nella luce che mando all’intelligenza, nel perdono che elargisco, nell’amore che invio, nelle anime che infervoro, nei comprensori che beatifico, in tutto; non c’è bene che faccio, né punto dell’eternità in cui non abbia il suo piccolo posticino. Oh! come mi è cara, come la sento inseparabile, è la vera fida della mia Volontà, senza lasciarla mai sola. Perciò corri in Essa e toccherai con mano ciò che ti dico.”
E mentre diceva ciò, mi gettavo nel mare immenso del suo Volere ed io correvo, correvo, ma chi può dire tutto? Toccavo tutto, scorrevo ovunque, toccavo con mano ciò che Gesù mi diceva, ma non so metterlo su carta; se Gesù vorrà, mi darà altra capacità; perciò, per ora faccio punto...
28 Febbraio 1924
Il Signore ha sospeso i beni che aveva stabilito nella Creazione, per darli alle anime che devono vivere nel suo Volere.
Mentre pregavo sentivo il mio amabile Gesù nel mio interno, che ora pregava, ora soffriva, ora era come se stesse operando molto, spesso mi chiamava col mio nome ed io gli ho detto: “Gesù, che vuoi, che stai facendo? Mi sembra che sei molto occupato e soffri molto e mentre mi chiami, tirato dalle tue occupazioni ti scordi che mi hai chiamato e non mi dici nulla.”
E Gesù: “Figlia mia, sono tanto occupato in te perché sto svolgendo tutto l’operato del vivere nel mio Volere. E’ necessario che lo faccia prima Io in te e mentre lo faccio lego tutto il tuo interno nell’interminabile luce della mia Volontà, affinché la tua piccola volontà umana resti concatenata e vi prenda il suo posto e, allargandosi in Essa, riceva tutto il bene che la Volontà Divina vuol dare alla volontà umana. Tu devi sapere che, come la Divinità decretò la Creazione, mise fuori di Sé tutto ciò che doveva dare alla creatura, i doni, le grazie, le carezze, i baci, e l’amore che doveva manifestarle; come misi fuori il sole, le stelle, l’azzurro cielo e tutto il resto, così misi fuori tutti i doni con cui dovevo arricchire le anime. Ora, come l’uomo si sottrasse alla Volontà Suprema, respinse tutti questi doni, ma la Divinità non li ritirò in Se stessa, ma li lasciò sospesi nella sua Volontà, aspettando che la volontà umana si vincolasse con la sua ed entrasse nel primo ordine da Lei creato, per mettere in corrente con l’umana natura i doni da Lei stabiliti, sicché stanno sospesi nella mia Volontà tutte le finezze d’amore, i baci, le carezze, i doni, le comunicazioni ed i miei trastulli innocenti che avrei continuato a dare ad Adamo se non avesse peccato. La mia Volontà vuole sgravarsi di questi cumuli di beni che aveva stabilito di dare alle creature e perciò voglio stabilire la legge del vivere nel mio Volere, per mettere in vigore tra Creatore e creatura tutti questi beni sospesi, perciò sto lavorando in te, per riordinare la tua volontà con la Divina, così potrò dar principio e mettere in corrente i tanti beni che finora sono sospesi tra Creatore e creatura. M’interessa tanto questo riordinamento dell’umana volontà con la Divina e che la creatura viva del tutto in Essa, che fino a tanto che ciò non ottengo, mi sento come se la Creazione non avesse il mio scopo primario. Del resto, Io creai la Creazione non perché ne avessi bisogno; ero più che sufficientemente felice per Me stesso e se la creai fu solo perché ai tanti beni che contenevamo in Noi stessi, volevamo un divertimento al di fuori di Noi, perciò il tutto fu creato e in un intenso sfogo del più puro nostro amore, mettemmo fuori dal nostro alito onnipotente questa creatura, per poterci trastullare con lei e perché lei si felicitasse con Noi e con tutte le cose da Noi create per amor suo. Ora, non fu distruggere il nostro scopo, quando chi doveva servire solo per farci gioire e scherzare insieme, col sottrarsi alla nostra Volontà ci servì d’amarezze e allontanandosi da Noi, invece di trastullarsi con Noi si trastullò con le cose da Noi create, con le sue stesse passioni e mise da parte Noi? Non fu questo un capovolgere lo scopo di tutta la Creazione? Vedi dunque come è necessario che ci rifacciamo dei nostri diritti, che la creatura ritorni nel nostro seno per ricominciare i nostri trastulli? Ma deve ritornare là dove l’uomo fece incominciare il nostro dolore e vincolandosi con nodo indissolubile con la nostra Eterna Volontà, deve smettere la sua per vivere della Nostra. Perciò sto lavorando nell’anima tua e tu segui il lavoro del tuo Gesù che vuol mettere in corrente i doni, le grazie sospese che ci sono nella mia Volontà.”
2 Marzo 1924
Le anime che fanno la Volontà di Dio, daranno la giratina nella sua luce e saranno come i primi creati da Dio.
Stavo pensando a come poteva succedere che il mio dolce Gesù, come pensava, parlava, operava, ecc., così stendeva i suoi pensieri in ciascun pensiero di creatura, in ciascuna parola e opera. Ed il mio amato Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, non c’è da meravigliarsi di ciò, in Me c’era la Divinità con la luce interminabile della sua Volontà Eterna, in questa luce Io scorgevo in modo facilissimo ciascun pensiero, parola, palpito e atto delle creature; e come Io pensavo, la luce che Io contenevo portava il mio pensiero a ciascun pensiero delle creature e così la mia parola e tutto il resto che Io facevo e soffrivo. Vedi, anche il sole possiede questa virtù, la sua luce è una, eppure quanti non restano inondati da quella luce? Se si potesse vedere tutto l’interno dell’uomo: pensieri, palpiti, affetti, come il sole invade ciascuno con la sua luce, così farebbe scorrere la sua luce in ciascun pensiero, palpito e altro. Ora, se ciò può fare la luce del sole, senza che scenda dall’alto in basso per dare a ciascuno il suo calore e la sua luce, eppure non è altro che l’ombra della mia luce, molto più posso fare Io, che contengo luce immensa ed interminabile. E poi, la mia Volontà Divina che contiene questa virtù, come l’anima entra nel mio Volere, così apre la corrente della luce che la mia Volontà contiene e la mia luce, invadendo tutti, porta a ciascuno il pensiero, la parola, l’atto che è entrato nella corrente della sua luce. Perciò non c’è cosa più sublime, più estesa, più divina, più santa del vivere nel mio Volere; le generazioni dei suoi atti sono incalcolabili, sicché l’anima, quando non è unita con la mia Volontà né entra in Essa, non dà la giratina né apre la corrente della sua luce interminabile, quindi tutto ciò che fa resta personale o individuale; il suo bene, la sua preghiera è come quella piccola luce che si usa nelle stanze, che non ha virtù di dar luce a tutti i ripostigli della casa, molto meno può dare luce al di fuori e se manca l’olio, cioè la continuazione dei suoi atti, la piccola luce si smorza e resta all’oscuro.”
Onde mi stavo fondendo nell’eterno Divin Volere, mettendomi avanti a tutti per poter portare prima di tutti, tutti gli atti delle creature alla Divina Maestà, il ricambio di tutto, l’amore delle creature. Ma mentre facevo ciò pensavo tra me: “Come può essere che io possa andare avanti a tutti, mentre sono nata dopo tante generazioni? Tutt’al più dovrei mettermi in mezzo, tra le passate e le future generazioni che verranno; anzi, per la mia indegnità dovrei mettermi all’ultimo posto e dietro a tutti.” Ed il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, tutta la Creazione fu creata perché tutti facessero la mia Volontà. La vita delle creature doveva scorrere nel mio Volere come scorre il sangue nelle vene, dovevano vivere in Esso come miei veri figli, per loro nulla doveva essere estraneo di tutto ciò che a Me apparteneva; Io dovevo essere il loro tenero e amante Padre e loro dovevano essere i miei teneri e amanti figli. Ora, siccome lo scopo della Creazione fu questo, anche se altre generazioni sono state prima, questo dice nulla, saranno messe dopo e la mia Volontà metterà per prima coloro che saranno e che sono stati fedeli nel mantenere integro lo scopo per cui furono creati; questi, siano venuti o prima o dopo, occuperanno il primo ordine innanzi alla Divinità. Con l’aver mantenuto lo scopo della Creazione, saranno distinti fra tutti e marcati, come da fulgida gemma, dall’aureola della nostra Volontà e tutti daranno loro il passo libero perché occupino il loro primo posto d’onore. Né c’è da meravigliare, anche in questo basso mondo succede così; supponi un re in mezzo alla sua corte: ministri, deputati, eserciti; va il suo figlio principino, anche se tutti gli altri sono grandi, chi non dà libero il passaggio al piccolo principe, che prende il suo posto d’onore accanto al re, suo padre? Chi tratta col re con quella dimestichezza degna d’un figlio? Chi vorrebbe biasimare questo re e questo figlio, perché, anche se questo figlio è più piccolo di tutti, si eleva su tutti e prende il suo posto primario e legittimo presso il re suo padre? Certo, nessuno; anzi, tutti rispetterebbero il diritto del piccolo principino. Scendi più in basso ancora: Supponi una famiglia, un figlio è nato prima, ma non si è voluto occupare di far la volontà del padre, né ha voluto studiare né lavorare, è rimasto quasi incretinito nel suo ozio formando il dolore del padre; poi viene un altro figlio alla luce e questo, sebbene più piccolo fa la volontà di suo padre, studia, giunge ad essere un professore degno di occupare i più alti posti. Ora, chi è il primo in quella famiglia, chi riceve il suo posto d’onore presso il padre, non è forse l’ultimo venuto? Sicché figlia mia, solo coloro, i quali avranno conservato in loro lo scopo integro della Creazione, saranno i miei veri figli legittimi; col fare la mia Volontà conserveranno in loro il sangue puro del loro Padre Celeste, il quale ha dato loro tutti i lineamenti della sua somiglianza, per cui sarà tanto facile conoscerli per nostri legittimi figli. La nostra Volontà li conserverà nobili, puri, freschi, tutto amore per Colui che li ha creati; e come nostri figli che sempre sono stati nella nostra Volontà e che mai hanno dato vita alla loro, saranno come i primi da Noi creati, coloro che ci daranno la gloria, l’onore dello scopo per cui tutte le cose furono create. Perciò il mondo non può finire, aspettiamo la generazione dei nostri figli, che vivendo nel nostro Volere, ci daranno la gloria delle opere nostre, questi avranno per vita il solo mio Volere; sarà tanto naturale in loro il fare la Volontà Divina, spontanea, senza sforzo, come è naturale il palpito, il respiro, la circolazione del sangue, sicché loro non la terranno come legge, perché le leggi sono per i ribelli, ma come vita, come onore, come principio e come fine. Perciò, figlia mia, ti stia solo a cuore la mia Volontà, né volerti dar pensiero di altro, se vuoi che il tuo Gesù compia in te e racchiuda in te lo scopo di tutta la Creazione.”
13 Marzo 1924
La natura del vero amore. La Volontà Divina è luce purissima che contiene tutto e che inondando l’anima le porta ogni pena.
Mi sentivo morire per la privazione del mio dolce Gesù. Onde dopo molto stentare si è mosso nel mio interno e mi ha partecipato le sue pene, ma tanto che mi sentivo soffocare, sentivo il rantolo dell’agonia, eppure io stessa non so dire chi era la causa delle mie pene, mi sentivo solo in una luce immensa e questa luce si cambiava in pena per me; onde dopo aver in qualche modo sofferto, il mio amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, perciò non volevo venire, perché erano tante le pene che Io soffrivo e venendo da te, fida inseparabile da Me, il mio amore mi avrebbe portato a fartene parte ed Io, vedendoti soffrire, avrei sofferto nel vederti penare per causa mia.”
Ed io: “Ah! mio Gesù, come ti sei cambiato, si vede che non vuoi soffrire più insieme con me, vuoi soffrire da solo. Del resto, se non sono più degna di soffrire insieme con Te, non nasconderti, ma vieni senza farmi soffrire, è vero che sarà un chiodo troppo trafiggente per me il non prendere parte alle tue pene, ma sarà meno doloroso della tua privazione.”
E Gesù: “Figlia mia, tu non conosci la natura del vero amore e perciò parli così, il vero amore non sa nascondere nulla alla persona amata, né le gioie né le pene, anche un pensiero dolente, per una fibra del cuore che nasconde e che non versa nella persona amata, si sente come diviso da lei, scontento, irrequieto e fino a tanto che non versa in chi ama tutto il suo cuore, non gli è dato di trovar riposo. Sicché venir e non versare in te tutto il mio cuore, le mie pene, le mie gioie e l’ingratitudine degli uomini, mi sarebbe troppo duro, mi contenterei piuttosto a starmi come celato nel fondo dell’anima tua, anziché venire e non metterti a parte delle mie pene e dei miei più intimi segreti. Quindi mi contenterò di soffrire nel vederti soffrire anziché non versare in te tutto il mio cuore.”
Ed io: “Mio Gesù, perdonami, ho detto ciò perché Tu hai detto che soffrivi nel vedermi penare, ma non sia mai che ci sia cosa che ci renda divisi nell’amore; qualunque pena piuttosto, ma divisi mai.”
E Gesù ha soggiunto: “Non temere figlia mia, dove c’è la mia Volontà non ci può essere separazione nell’amore, difatti, Io non ti ho fatto nulla, è stata la luce della mia Volontà che ti ha fatto soffrire, Essa, penetrando in te come luce purissima, ti ha portato le mie pene fin nelle più intime fibre del tuo cuore, la mia Volontà è più penetrante di qualunque ferro, dei chiodi, delle spine e dei flagelli, Essa, qual luce purissima, nella sua immensità vede e raccoglie tutto, quindi contiene la potenza di tutti i dolori e come fa penetrare la sua luce nell’anima, porta le pene che vuole. Onde, siccome la tua volontà e la mia sono una sola, la corrente della sua luce ti ha portato le mie pene; così operava la mia Volontà Divina nella mia Umanità, la sua luce purissima mi portava pene ad ogni respiro, ad ogni palpito, ad ogni moto, in tutta la mia persona. Ad Essa nulla era nascosto, né di ciò che ci voleva per reintegrare la gloria del Padre da parte delle creature, né le offese di queste, né quello che ci voleva per metterle in salvo, quindi nulla mi risparmiava, la sua luce purissima mi crocifiggeva le più intime fibre, i miei palpiti di fuoco, sicché mi rendeva il continuato crocifisso, non le sole mani ed i piedi, ma la sua luce, squadrandomi tutto mi crocifiggeva le più piccole particelle della mia persona. Ah! se sapessero le creature ciò che fece soffrire la mia Divina Volontà alla mia Umanità per amor loro, resterebbero come da calamita potente portate ad amarmi, ma non possono per ora, perché hanno il gusto rozzo e profanato dalla volontà umana e non gusterebbero i dolci frutti delle pene della Volontà Divina, molto più che, vivendo nel basso della volontà umana, non capirebbero l’altezza, la potenza, l’attitudine, i beni che contiene la Volontà Divina. Ma tempo verrà quando la Volontà Suprema, facendosi strada in mezzo alle creature e facendosi più capire, manifesterà le pene che la mia Volontà Eterna fece soffrire alla mia Umanità. Perciò, quando la luce della mia Volontà scorre in te, lasciati squadrare da Essa, affinché compia in te il suo perfetto e pieno lavoro e se non mi vedi spesso, non ti affliggere, sono gli eventi nuovi che si preparano e cose impreviste per il povero mondo, ma la luce della mia Volontà non ti mancherà mai.”
Dopo ciò, il mio amabile Gesù è scomparso ed io mi sono sentita come inabissata nella sua Volontà. Ho sentito la mia povera piccolezza al contatto della grandezza, altezza ed immensità divina; la mia miseria al tocco delle ricchezze divine; la mia bruttezza ha toccato la bellezza eterna; sicché nella sua Volontà io vivevo ai riflessi di Dio e mentre io ricevevo tutto da Lui, trovavo tutto e portavo tutta la Creazione come nel mio grembo ai piedi dell’Eterna Maestà. Mi sembrava che nella sua Volontà io non facessi altro che salire al Cielo e scendere in terra per risalire di nuovo per portargli tutte le generazioni, per amarlo per tutti e farlo riamare da tutti. Onde mentre facevo ciò, il mio Gesù si è fatto vedere di nuovo e mi ha detto:
“Figlia mia, com’è bello e dilettevole vedere la creatura vivere nel nostro Volere; vive ai nostri riflessi e mentre vive dei nostri riflessi assorbe in sé la somiglianza del suo Creatore, sicché si abbellisce, si arricchisce, s’ingrandisce tanto, da poter prendere tutti e portarci tutto e attinge da Noi tanto amore da poterci amare per tutti e Noi troviamo tutto in lei, tutto il nostro amore messo fuori nella Creazione, la nostra soddisfazione, il nostro contento ed il ricambio delle opere nostre. E’ tale e tanto il nostro amore verso l’anima che vive nel nostro Volere, che ciò che Noi siamo per natura, l’anima lo diventa in virtù della nostra Volontà, tutto versiamo in lei, non le lasciamo neppure una fibra che non sia riempita del nostro; la riempiamo tanto, fino a traboccarne, da formare fiumi e mari divini intorno a lei ed in questi mari Noi scendiamo a divertirci e miriamo con amore le opere nostre, sentendoci del tutto glorificati. Perciò figlia mia, vivi nella luce purissima della mia Volontà, se vuoi che il tuo Gesù ripeta di nuovo quella parola che disse nel creare l’uomo: “in virtù della nostra Volontà, facciamo quest’anima a nostra Immagine e Somiglianza.”
19 Marzo 1924
Il Voler Divino è passaporto per entrare in tutto, nelle fibre più segrete e con la sua virtù moltiplica la Vita di Gesù.
Mi stavo fondendo nel mare immenso del Voler Divino ed il mio dolce Gesù è uscito dal mio interno in atto di benedirmi e dopo avermi benedetto mi ha cinto il collo con le sue braccia e mi ha detto:
“Figlia mia, ti benedico il tuo cuore, i tuoi palpiti, i tuoi affetti, le tue parole, i tuoi pensieri, ed anche il tuo più piccolo moto, affinché tutti, con la mia benedizione restino investiti d’una virtù divina, in modo che entrando nel mio Volere portino con sé, in virtù della mia benedizione, questa virtù divina e abbiano il potere di potersi diffondere in tutti, darsi a tutti, moltiplicarmi per ciascuno, per darmi l’amore, la gloria, come se tutti avessero la mia Vita in loro, perciò entra nel mio Volere, penetra tra il Cielo e la terra, gira per tutti. Il mio Volere è luce purissima e questa luce contiene l’onniveggenza, il passaporto per poter entrare nei più intimi nascondigli, nelle fibre più segrete, nell’abisso delle profondità e nello spazio delle altezze più alte. Questo passaporto non ha bisogno di firma per essere valido, ma contiene in se stesso questo potere, perché essendo luce che scende dall’alto, nessuno può impedirgli il passo e l’entrata; e poi è re di tutto e ha il dominio ovunque. Onde metti in giro nella mia Volontà i tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi palpiti, le tue pene, tutto il tuo essere, non lasciare nulla in te stessa, affinché col passaporto della luce della mia Volontà e con la mia virtù divina entri in ogni atto di creatura e moltiplichi la mia Vita in ciascuna di esse. Oh! come sarò contento nel vedere che la creatura, in virtù della mia Volontà, riempie Cielo e terra di tante mie Vite per quante creature esistono.”
Ond’io mi sono abbandonata nel Volere Supremo e, girando in Esso, ho fatto scorrere i miei pensieri, le mie parole, le mie riparazioni, ecc., per ciascuna intelligenza creata ed in tutto il resto dell’operato umano e come facevo i miei atti, restava formato Gesù, oh! come era bello ed incantevole vedere tanti Gesù dovunque passava il passaporto della luce dell’eterna Volontà! Onde dopo mi sono trovata in me stessa e ho trovato Gesù che stava avvinto al mio collo e, stringendomi tutta, mi sembrava che facesse festa, come se io fossi causa per moltiplicare la sua Vita, per dargli l’onore e la gloria di altrettante Vite Divine. Ond’io gli ho detto:
“Amor mio, non mi sembra vero che io possa moltiplicare la tua Vita per darti il grande onore di tante Vite Divine; e poi, Tu ti trovi dappertutto, quindi è in virtù di Te stesso che sorge ad ogni atto questa Vita, non mia, io resto sempre la piccola bimba che non è buona a nulla.”
E Gesù: “Figlia mia, tutto ciò che tu dici è vero, Io mi trovo dappertutto, ma è la mia potenza, immensità e onniveggenza che mi fa trovare, non è l’amore e l’agire della creatura nella mia Volontà che mi fa trovare e mi moltiplica; invece quando l’anima entra nel mio Volere, è il suo l’amore, sono i suoi atti che riempiendosi di virtù divina fanno sorgere la mia Vita, a seconda che i suoi atti più o meno si stendono e vengono fatti, ecco perciò la mia festa nel vedere che la creatura prende del mio e mi dà il mio amore, la mia gloria e perfino la mia stessa Vita, è tanto il mio contento che alla creatura non è dato comprenderlo finché vive nell’esilio, ma lo comprenderà nella patria celeste, quando si vedrà contraccambiata con altrettante Vite Divine per quante ne ha formate sulla terra.”
22 Marzo 1924
Necessità di scrivere tutto. Come la Vergine fece il più gran miracolo. Solo questa dottrina potrà arrestare le generazioni che corrono in un declino vertiginoso, nel male.
Avendo detto al confessore ciò che sta scritto avanti, questi diceva che non era convinto di ciò; perché se fosse stato vero, questa mattina si sarebbe visto il mondo cambiato, o almeno in parte. Ond’io sono rimasta dubbiosa e quasi con la volontà di non voler più scrivere e di non dire più nulla. Onde nel venire il mio amabile Gesù, mi sono abbandonata nelle sue braccia e ho sfogato con Lui tutto il mio cuore; gli ho detto come la pensava il confessore e che per credere vorrebbero vedere le cose portentose, i miracoli, ecc. Quindi il mio amato Gesù, stringendomi a Sé, come se al suo tocco volesse snebbiarmi dai dubbi che mi funestavano, mi ha detto:
“Figlia mia, coraggio, non ti abbattere; se non fosse necessario che tu scrivessi, non ti avrei obbligata al sacrificio. Tu devi sapere che ogni effetto, bene, valore che ti faccio conoscere sulla mia Volontà e ciò che la creatura può fare vivendo in Essa, sono tanti gusti, esca, calamita, alimenti, armonie, profumi, luci; sicché ogni effetto che ti dico contiene ciascuno la sua proprietà distinta, quindi non manifestando tutti i beni che ci sono nel mio Volere e dove l’anima può giungere vivendo in Esso, faresti mancare o un’esca per adescarle, o un gusto per allettarle, oppure una calamita per attirarle, un alimento per saziarle, sicché mancherebbe la perfetta armonia, il piacere dei profumi, la luce per metterle sulla strada giusta, perciò non trovando tutti i beni possibili, cioè non conoscendoli, non avranno quella gran voglia d’elevarsi su tutte le altre cose per far vita nella mia Volontà. E poi, non ti dar pensiero di ciò che ti è stato detto, anche la mia Mamma conteneva per vita il mio Volere, eppure il mondo faceva il suo corso nel male, nulla si vide cambiato, nessun miracolo esterno si vide in Lei, eppure ciò che non fece nel basso mondo lo fece nel Cielo, col suo Creatore, col suo vivere continuo nel Volere Divino fece posto in Sé per attirare il Verbo sulla terra, cambiò la sorte dell’umano genere, fece il più grande dei miracoli che nessun altro ha fatto e che mai potrà fare, fu miracolo unico: Trasportare il Cielo in terra; chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno. Eppure, chi sapeva nulla di ciò che faceva la mia Mamma? Ciò che faceva con l’Eterno per ottenere il gran portento della discesa del Verbo in mezzo alle creature? Seppero solo che fu Lei la causa, alcuni nel mio concepimento, molti quando mi videro spirare sulla croce. Figlia mia, quanto più grande è il bene che voglio fare all’anima e questo è un bene che deve scendere a bene delle umane generazioni e che deve portarmi una gloria completa, tanto più la attiro a Me e faccio maturare, stagionare questo bene tra Me e l’anima; la segrego da tutti, la rendo ignorata e quando il mio Volere vuole che avvicini qualche creatura, ci vuole tutto il mio potere per farla sottomettere al sacrificio, perciò lascia fare al tuo Gesù e quietati.”
Ed io: “Mio Gesù, quelli hanno ragione, dicono che non vedono alcun fatto, alcun bene positivo, sono tutte parole; ed io, non che voglia nulla, quello che voglio è che faccia come vuoi Tu stesso, che faccia la tua Santissima Volontà e ciò che passa tra me e Te resti nel segreto dei nostri cuori.”
E Gesù: “Ah! figlia mia, piacerebbe a te che avessi operato la mia Redenzione tra il segreto del mio Padre Celeste e della mia cara Mamma che doveva concepirmi? E poi che nessun altro sapesse che Io ero sceso sulla terra? Un bene, per quanto sia grande, se non è conosciuto non produce vita, non si moltiplica, non è amato né imitato. Sicché la mia Redenzione sarebbe stata senza effetto da parte delle creature; figlia mia, lasciali dire e fammi fare, né ti dar pensiero e fa’ tutto ciò che Io feci stando in terra, tanto all’interno quanto all’esterno, che non si conosce ancora né ha ricevuto il suo pieno e desiderato frutto, specie la mia Vita nascosta. Le creature quasi nulla conobbero di tutto il bene che feci, eppure servì mirabilmente e prodigiosamente presso il mio Divin Padre a preparare e far stagionare il frutto della Redenzione. Ma apparentemente Io vivevo presso le creature ignorato, povero, abietto e disprezzato; ma ciò diceva nulla, presso mio Padre Io ero quello che ero ed il mio operato interno apriva tra il Cielo e la terra mari di luce, di grazie, di pace e di perdono. Il mio interesse era quello di aprire il Cielo a bene della terra, chiuso da tanti secoli e che mio Padre guardasse con amore le creature; fatto ciò, il resto, sarebbe venuto da sé, sicché non fu questo un gran bene, anzi fu il tutto, fu il lievito, il preparativo, il fondamento della Redenzione. Così è di te, è necessario che metta il lievito del mio Volere, che formi il preparativo, che getti le fondamenta, che tra te e Me ci sia sommo accordo, tra i miei atti interni ed i tuoi, per aprire il Cielo a nuove grazie, a nuove correnti e disporre la Maestà Suprema a concedere la grazia più grande, che sia conosciuta la sua Volontà sulla terra e che viva in mezzo alle creature col suo pieno dominio, come vive in Cielo. E mentre tu ti occupi in questo, credi tu che la terra non riceva alcun bene? Ah! ti sbagli! Le generazioni corrono in un declino vertiginoso nel male; chi le sostiene? Chi impedisce che restino sommerse nella loro corsa vertiginosa, fino a scomparire dalla faccia della terra? Ricordati che non è molto che il mare ruppe i suoi confini sotto terra, minacciando d’inghiottire paesi interi ed il tuo stesso paese era in gran pericolo; chi arrestò quel flagello? Chi fece arrestare e chiudere le acque nei suoi confini? E’ proprio questo il grande flagello che si prepara alla brutta corsa vertiginosa delle creature, la stessa natura è stanca dai tanti mali e vorrebbe vendicare i diritti del suo Creatore, onde tutte le cose naturali vorrebbero mettersi contro l’uomo: il mare, il fuoco, il vento, la terra, stanno per uscire dai loro confini per nuocere e colpire le generazioni, per decimarle. E ti pare poco che mentre la razza umana è immersa in mali irrimediabili, Io chiamo te ed elevandoti tra il Cielo e la terra ed immedesimandoti coi miei stessi atti ti faccio correre nella mia Volontà per preparare l’atto opposto ai tanti mali che allagano la terra, preparando il bene, cercando di vincere l’uomo col mio amore, per arrestarlo nella sua corsa vertiginosa, dandogli la cosa più grande, qual è la luce della mia Volontà, affinché, conoscendola, la prenda come cibo per restaurare le sue forze perdute, onde, rafforzato, cessino le sue vertigini e riacquisti il passo fermo per non precipitare più nei mali?”
Onde il mio Gesù è scomparso ed io sono rimasta più amareggiata nel pensare alla brutta corsa vertiginosa delle creature e allo sconvolgimento che la natura farà contro di loro. Quindi, ritornando alla preghiera, il mio Gesù è ritornato in modo compassionevole, mi pareva irrequieto, gemeva, si doleva, si stendeva in me, si volgeva ora a destra, ora a sinistra; perciò gli ho domandato: “Gesù, amor mio, che hai? Deh! Tu soffri molto, dividiamo insieme le pene, non voler essere solo, non vedi quanto Tu soffri e come non ne puoi più?”
Ora, mentre dicevo ciò, mi son trovata fuori di me stessa, in braccio ad un sacerdote, però mentre la persona sembrava sacerdote, la voce mi sembrava di Gesù, il quale mi ha detto:
“Faremo una via lunghissima, sii attenta a quello che vedi.”
E camminavamo senza toccare la terra, però prima io portavo lui in braccio, ma siccome m’inseguiva un cane che sembrava mi volesse mordere, io avevo paura, perciò per togliermi la paura abbiamo cambiato posizione, lui ha portato me ed io gli ho detto:
“Perché non lo avete fatto prima? Mi avete fatto provare tanta paura ed io non vi dicevo nulla perché credevo che fosse necessario che vi portassi io, ora son contenta, ché stando io in braccio quel cane non mi potrà fare più nulla.”
Ed io dicevo: “Mi porta in braccio Gesù.”
E quello ripeteva: “Porto fra le mie braccia Gesù.”
Ma quel cane seguiva tutto il nostro cammino, ha preso però un mio piede in bocca, ma senza morderlo. Onde il cammino è stato lungo ed io domandavo spesso: “Quanta altra via ci resta?” E lui: “Altre 100 miglia.” Poi, domandato di nuovo ha detto: “Altre 30” e così finché siamo giunti in città. E ora, chi può dire ciò che lungo la via si vedeva? Dove paesi ridotti ad un mucchio di pietre, dove luoghi allagati ed i paesi sepolti nelle acque, dove straripavano i mari, dove i fiumi, dove si aprivano voragini di fuoco; mi sembrava che tutti gli elementi si fossero messi d’accordo tra loro per nuocere alle umane generazioni e formare sepolture per seppellirle. Inoltre, quello che si vedeva lungo la via e che più metteva spavento e raccapriccio, era il vedere i mali delle creature, da loro uscivano tante tenebre, ma tenebre fitte, accompagnate da un’afa marciosa e velenosa; erano tante le tenebre, che molte volte non si poteva discernere che punto fosse, tutto sembrava finzione, doppiezza e se qualche bene vi era, era tutto superficiale e apparente, ma dentro covavano i vizi più brutti e ordivano le trame più insidiose, da dispiacere il Signore più che se apertamente avessero fatto il male e questo succedeva in tutte le classi di persone. Che tarlo rode tutta la radice del bene! In altri punti si vedevano rivoluzioni, si vedevano uccidere le persone a tradimento, ma chi può dire tutto ciò che si vedeva? Ond’io, stanca di vedere tanti mali ripetevo spesso: “E quando finiremo questa lunga via?” E quello che mi portava, tutto pensoso, rispondeva: “Un altro poco, non hai visto tutto ancora.” Finalmente, dopo lungo stentare mi son trovata in me stessa, nel mio letto ed il mio dolce Gesù che continuava a lamentarsi perché soffriva molto, stendendomi le braccia mi ha detto:
“Figlia mia, dammi un po’ di riposo, perché non ne posso più.”
E poggiando la sua testa sul mio petto, pareva che volesse dormire, ma il suo sonno non era un sonno quieto ed io, non sapendo che fare, mi son ricordata della Santissima Volontà, dove c’è pieno riposo e gli ho detto:
“Amor mio, stendo la mia intelligenza nella tua Volontà per poter trovare la tua intelligenza increata, in modo che stendendo la mia nella tua faccia ombra a tutte le intelligenze create, in modo che sentirai la tua ombra frapposta a tutte le menti create e così potrai trovare riposo alla santità della tua intelligenza; stendo la mia parola nel tuo Fiat per poter frapporre tra le voci umane l’ombra di quel Fiat onnipotente e così potrà riposare il tuo respiro, la tua bocca; stendo le mie opere nelle tue per frapporre tra le opere delle creature l’ombra e la santità delle tue, per dar riposo alle tue mani; stendo nella tua Volontà il mio piccolo amore per farti l’ombra del tuo immenso amore, che frappongo fra tutti i cuori per dar riposo al tuo cuore affannato.”
Quindi, come andavo dicendo ciò, il mio Gesù si quietava e prendeva un dolce sonno. Onde dopo qualche tempo si è svegliato, ma calmo e stringendomi mi ha detto:
“Figlia mia, ho potuto riposare perché mi hai circondato con le ombre delle mie opere, del mio Fiat e del mio amore. Questo è il riposo di cui Io ti ho parlato dopo aver creato tutte le cose e siccome l’uomo fu l’ultimo ad essere creato, volevo riposarmi in lui, cioè in virtù della mia Volontà agente in lui e che formava in lui l’ombra mia, avrei dovuto trovare il mio riposo ed il compimento delle mie opere. Ma questo mi venne negato perché non volle fare la mia Volontà e finché non trovo chi vuol vivere della mia Volontà, che adombra nell’anima la mia immagine, non trovando la mia ombra non posso riposare, perché non posso compiere le opere mie e dare l’ultima pennellata divina a tutta la Creazione. Perciò la terra ha bisogno d’essere purgata e rinnovata, ma con purghe forti, tanto che molti lasceranno la vita e tu abbi pazienza e segui sempre la mia Volontà.”
8 Aprile 1924
Minacce di castighi. Anche il sonno, nella Divina Volontà, è un argine alla Giustizia Divina.
Le privazioni del mio dolce Gesù continuano ed io passo i miei giorni in un purgatorio vivente; mi sento morire e non muoio; lo chiamo, deliro, ma invano; nel mio interno mi sento svolgere una scena tragica, che se si potesse vedere all’esterno si muoverebbero a pietà anche le pietre e si scioglierebbero in lacrime. Ma, ahimè, nessuno si muove a pietà di me, neppure quel Gesù che diceva d’amarmi tanto. Ma mentre mi trovavo nel colmo delle mie pene, il mio amato Gesù, la mia vita, il mio tutto, si è mosso nel mio interno e facendomi culla con le sue braccia e cullandomi mi ha detto:
“Ninna nanna, figlia mia, dormi nelle braccia del tuo Gesù. Ninna nanna, piccina mia.”
E siccome vedeva che mentre mi addormentavo mi svegliavo, ripeteva: “Ninna nanna, figlia mia.”
Ond’io, non potendo resistere, ho preso, un profondo sonno pur non volendo e piangendo. Quindi, dopo ore ed ore di sonno senza che mi potessi svegliare, il mio dolce Gesù, stringendomi forte si è poggiato dalla parte del cuore, facendomi sentire un peso enorme che mi schiacciava e per cui non mi potevo svegliare. Oh! quante cose avrei voluto dirgli, ma il sonno me lo impediva. Onde dopo molto stentare tra la veglia ed il sonno, ho visto che il mio bene Gesù soffriva molto, tanto che restava come soffocato nelle pene ed io gli ho detto:
“Amor mio, Tu soffri tanto, fino a soffocarti e, poi, vuoi che io dorma? Perché non mi lasci soffrire insieme a Te? E se vuoi che dorma, perché non dormi Tu insieme con me?”
E Gesù, tutto afflitto, mi ha detto: “Figlia mia, sono tante le offese che mi fanno, che mi sento affogare di pene e se volessi renderti partecipe, non avresti potuto resistere e restare viva; non senti il peso che mi danno, fino a schiacciarmi, che stando in te mi riesce inevitabile non fartene parte? E se Io volessi dormire insieme con te, la mia giustizia si sfogherebbe liberamente contro l’uomo ed il mondo rotolerebbe.”
E mentre diceva ciò, Gesù ha chiuso gli occhi ed il mondo pareva che rotolasse e tutte le cose create uscivano dall’ordine della Creazione; l’acqua, il fuoco, la terra, i monti, ecc., si scompigliavano tra loro e si rendevano omicidi e nocivi all’uomo. Chi può dire i grandi guai che succedevano? Io, presa da spavento, ho gridato: “Gesù, apri gli occhi, non dormire, non vedi come tutte le cose si scompigliano e si mettono in disordine?”
E Gesù di nuovo: “Hai visto figlia mia? Non posso dormire, ho chiuso appena gli occhi, se sapessi quanti mali son successi, a te è necessario il sonno per non vederti soccombere del tutto, ma sappi che ti metto nel centro del mio Volere, affinché il tuo sonno sia anche un argine alla mia giustizia, che vuole giustamente sfogarsi contro l’uomo.”
11 Aprile 1924
Continuano le minacce. Gesù non forza nessuno, ma passa avanti quando l’anima non è pronta a dargli l’entrata.
Continuavo a sentirmi stordita e addormentata, le mie potenze non capiscono più nulla e se comprendo qualche cosa in qualche momento d’intervallo, di veglia, mi sento un’ombra intorno a me, che adombrandomi tutta, perfino le più intime fibre, mi fa sospirare e volere il Santo Voler Divino. Oh come temo che possa uscire dalla sua Santissima Volontà! Ora, impressionata come stavo dai castighi che Gesù mi aveva detto e dalla vista dello scompiglio delle cose create, si è aggiunto che ho sentito da persone i gravi mali successi in questi giorni scorsi in più parti del mondo, fino alla distruzione di regioni intere; ma mentre sentivo ciò, il mio Gesù nel mio interno, muovendosi mi ha detto:
“Figlia mia, è nulla ancora, andremo avanti nel purificare la faccia della terra; mi fa molto schifo nel guardarla, tanto che non posso sostenerne la vista.”
Io son rimasta più che mai oppressa ed il quadro orribile dello scompiglio della natura visto nei giorni passati, si faceva vivo innanzi alla mia mente. Onde, ritornando secondo il mio solito alla preghiera, ho detto al mio amabile Gesù:
“Giacché sei risoluto a mettere mano ai castighi ed io non posso fare più nulla, né soffrire, né risparmiare alle genti i mali che meritano, potresti liberarmi da questo stato di vittima, oppure sospendermi per qualche tempo, almeno risparmierei il fastidio agli altri.”
E Gesù: “Figlia mia, non voglio dispiacerti, se tu vuoi che Io ti sospenda, lo faccio.”
Ed io, temendo di fare la mia volontà, ho soggiunto subito: “No, no amor mio, non devi dirmi: se vuoi tu, ma devi dirmi: sono Io che voglio sospenderti da questo stato, non deve venire dalla mia volontà, ma dalla tua, allora accetterei, sicché non per contentare me, ma per fare che la tua Volontà si compia in me.”
E Gesù di nuovo: “Non voglio dispiacerti, voglio contentarti, se vuoi che ti sospenda lo faccio, sappi però che la mia giustizia vuol fare il suo corso e tu ed Io dobbiamo cedere in parte. Ci sono certi diritti di giustizia di cui non si può fare a meno; ma siccome ti ho messo nel centro della mia Volontà, in questo stato di vittima, anche se dormissi, o soffrissi o pregassi, è sempre un argine alla mia giustizia per impedire il corso alla quasi totale distruzione delle cose, perché non si tratta di soli castighi, ma di distruzione. Sappi però che non voglio forzarti, lo sforzo non mi è piaciuto mai, tanto che quando venni sulla terra e volli andare a nascere a Betlemme, andai, sì, bussando di porta in porta per avere un luogo dove nascere, ma non obbligai nessuno; se avessi voluto, avrei, con la mia potenza, usato lo sforzo per avere un luogo meno incomodo dove nascere, ma non volli, mi contentai solo di far bussare e domandare l’alloggio e senza insistere passai avanti a bussare altre porte. E siccome nessuno mi volle ricevere, mi contentai d’andare a nascere in una spelonca, dove le bestie mi diedero libera entrata e fecero le prime adorazioni al loro Creatore, anziché obbligare nessuno a darmi l’ingresso. Ma molto costò ai betlemmiti questo rifiuto, perché non ebbero più il bene che le mie piante calcassero le loro terre, né di vedermi mai più in mezzo a loro. A Me piacciono le cose spontanee, non forzate; mi piace che l’anima faccia suo ciò che Io voglio e come se fosse cosa sua, non mia, liberamente e con amore mi doni ciò che Io voglio; l’obbligo è degli schiavi, dei servi e di chi non ama, perciò Io passo avanti a quelle anime come a quei betlemmiti che non sono pronti a farmi entrare in loro e a darmi piena libertà di farmi fare ciò che Io voglio di loro.”
Onde, nel sentir ciò, ho detto: “Amor mio, Gesù, no, non voglio essere forzata, ma liberamente voglio rimanere in questo stato, sia pure che mi costi pene mortali; e Tu non lasciarmi mai e dammi grazia che faccia sempre la tua Volontà.”
23 Aprile 1924
Continua lo stato di sonno profondo di Luisa. Come sapere quando nell’anima opera Gesù e quando il nemico infernale.
Passo i miei giorni nell’amarezza e nella privazione del mio dolce Gesù, con l’aggiunta d’un sonno profondo, che io stessa non so dove sto, né che cosa faccio; sento l’ombra del mio Gesù intorno a me, la quale mi mette come dentro una camicia di ferro che mi rende immobile, mi toglie la vita e mi stordisce e non capisco più nulla. Che cambiamento doloroso nel mio interno! Io che non sapevo che cosa fosse il sonno e se pur un leggero sonno mi sorprendeva, anche dormendo non perdevo l’attitudine del mio interno, ero a giorno delle fibre del mio cuore, dei miei pensieri per ridarli a Gesù, che tanto mi amava, per accompagnarlo in tutte le ore e pene della sua Passione, oppure spaziavo nell’immensità della sua Volontà per ridargli quel tutto e quegli atti che voleva da tutte le creature; e ora tutto è finito, mio Gesù, che pene amare, in che mare doloroso vuoi che navighi la povera anima mia; deh! dammi la forza, non mi lasciare né mi abbandonare, ricordati che Tu stesso hai detto, che io sono piccina, anzi la più piccola di tutti, neonata appena e se Tu mi lasci, non mi aiuti, non mi dai più forza, la neonata certo morrà. Ora, mentre mi trovavo in questo stato, pensavo tra me: “Chissà che non sia il demonio che mi fa quest’ombra e mi mette in questo stato d’immobilità?” Ma mentre pensavo ciò, più che mai mi sentivo schiacciare sotto un peso enorme ed il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, ha fatto vedere che poggiava una punta d’una ruota che portava Lui sopra di me e mi ha detto tutto afflitto:
“Figlia mia, pazienza; è il peso del mondo che ci schiaccia, eppure una sola punta che poggia su di te mi serve per non farla finita del tutto col mondo. Ah! se sapessi quanti inganni, quante frodi, quante nefandezze commettono e quante macchine nascoste di rovina stanno combinando per rovinarsi di più tra loro, che accrescono maggiormente il peso alle mie spalle, da fare straripare la bilancia della divina giustizia, perciò ci saranno grandi mali per tutta la terra. E poi, perché temi che sia il demonio che ti mette in questo stato? Quando fa soffrire il nemico getta disperazione, impazienza, disturbi; invece quando sono Io, infondo amore, pazienza e pace, luce e verità; ti senti forse impaziente, disperata, per cui temi che sia il nemico?”
Ed io: “No, mio Gesù, anzi mi sento messa come dentro un mare immenso e profondo del tuo Volere e l’unico timore è che possa uscire dall’abisso di questo mare; ma mentre temo, sento su di me innalzarsi le onde più forti che mi sprofondano sempre più.”
E Gesù: “Perciò il nemico non può avvicinarsi, perché le onde del mare della mia Volontà, mentre sprofondano te nel Suo abisso, mantengono la sentinella e tengono lontano anche l’ombra del nemico, perché lui non sa nulla di ciò che l’anima fa e soffre nella mia Volontà, né ha mezzi, né vie, né porte per entrarvi, anzi è la cosa che più aborrisce e se qualche volta la mia sapienza manifesta qualche cosa di ciò che fa l’anima nella mia Volontà, il nemico sente tanta rabbia che si sente moltiplicare le sue pene infernali, perché la mia Volontà amata e compiuta nell’anima, forma il paradiso; non amata e non compiuta forma l’inferno. Perciò, se vuoi essere sicura da qualunque insidia diabolica, ti stia a cuore il mio Voler e vivi continuamente in Esso.”
9 Maggio 1924
I castighi serviranno per purificare la terra e far regnare in essa la Divina Volontà. Nell’anima che vive di Volontà Divina, Gesù si trova con gli onori e il decoro come si trovava nella sua Umanità quando stette sulla terra.
Passo i miei giorni nella più profonda amarezza ed in un profondo silenzio da parte di Gesù e con la quasi sottrazione della sua amabile presenza. Provo pene indicibili e credo sia meglio passarle in silenzio per non inasprire maggiormente il mio duro martirio...
Onde, dopo molto stentare, questa mattina il benedetto Gesù si è fatto vedere nel mio interno, mentre mi riempiva tutta di Lui ed io, sorpresa per la sua inaspettata presenza, volevo lamentarmi con Gesù della sua privazione, ma non mi ha dato tempo di farlo e tutto afflitto mi ha detto:
“Figlia mia, come mi sento amareggiato, le creature mi hanno messo tre chiodi, non alle mani ma al cuore e al petto, che mi danno pene di morte. Stanno preparando tre congiure, una più brutta dell’altra ed in queste congiure prendono di mira la mia Chiesa. L’uomo non vuole arrendersi nel male, anzi vuole più precipitare con la sua corsa.”
E mentre diceva ciò, ha fatto vedere riunioni segrete che combinavano per assalire la Chiesa, in alcune si discuteva come far sorgere nuove guerre e in altre nuove rivoluzioni, quanti mali raccapriccianti si vedevano ed il mio dolce Gesù ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, non è giusto che la mia giustizia si armi contro l’uomo per colpirlo e quasi distruggere tante vite che insozzano la terra e faccia scomparire insieme con loro regioni intere, affinché la terra sia purificata da tante vite pestifere e da tanti diavoli incarnati, che mascherati sotto un velo sottile di bene apparente macchinano rovine alla Chiesa e alla società? Credi tu che la mia assenza da te sia cosa da nulla? No, no, anzi quanto più lunga è la mia assenza da te, tanto più gravi saranno i castighi. E poi, ricordati quante cose ti ho detto sulla mia Volontà, sicché i mali, le distruzioni, serviranno per compire ciò che ti ho detto, che la mia Volontà venga a regnare sulla terra, ma la vuol trovare purificata e per purificarla ci vogliono le distruzioni, perciò pazienza, figlia mia, né uscire mai dalla mia Volontà, perché tutto ciò che si svolge in te servirà al lavoro, che la mia Volontà abbia il suo dominio di venire come in trionfo a regnare in mezzo agli uomini.”
Ond’io, a questo dire di Gesù sono rimasta rassegnata, sì, ma sommamente afflitta. Il pensiero dei gravi mali del mondo e la sua privazione, sono come un coltello a due tagli che mi uccide e, per maggior tormento, non mi fa morire. Quindi il mio dolce Gesù, la mattina seguente, si è fatto vedere nel mio interno come internato profondamente e mi ha detto:
“Figlia mia, sto appiattato in te e dal tuo interno sto guardando ciò che fa il mondo. In te trovo l’aria della mia Volontà e sento che posso esserci col decoro che conviene alla mia persona; è vero che la mia Volontà si trova dappertutto, ma, oh! quanta differenza tra il trovarsi vita della creatura e la creatura che vive di Essa; la mia Volontà in mezzo alle creature negli altri punti si trova isolata, offesa, senza poter svolgere i beni che contiene e formarvi una vita tutta di Sé e per Sé. Invece, dove trovo che la creatura si presta a non volere altra vita se non la mia Volontà, si trova in compagnia, è amata, svolge i beni che contiene e gode nel metterli in comune con l’anima, per formare una vita di Sé e per Sé ed Io trovando le cose mie nell’anima, cioè, la mia santità, la mia luce e la mia stessa Volontà agente in essa, mi trovo con gli onori e il decoro, così come mi trovavo nella mia Umanità quando fui sulla terra, nella quale la mia Divinità, vivendo Io in Essa, stava come appiattata e coperta con la veste della mia Umanità. Così mi copro con la veste dell’anima che fa la mia Volontà, vivo nascosto in essa come nel mio centro e attraverso essa guardo i mali delle creature e piango e prego per loro. E vedendo che una della loro stirpe ha per vita la mia Volontà anche in terra, quanti mali e castighi non risparmio per suo riguardo? Quante volte sto in atto di distruggerle e di farla finita con loro, per i tanti mali che commettono, ma il solo guardarti e guardando in te la mia Volontà e la fortezza di Essa, mi appiatto di nuovo e me ne astengo. Perciò figlia mia, pazienza e fa’ che il mio Volere abbia sempre vita completa in te.”
13 Maggio 1924
La vera adorazione consiste nell’accordo della volontà umana con la Divina. Il vero modello dell’adorazione è la Santissima Trinità.
Stavo facendo le mie solite preghiere e mentre mi abbandonavo tutta nelle braccia della Volontà Suprema, intendevo fare in Essa le mie adorazioni alla Maestà Divina ed il mio Gesù, muovendosi nel mio interno, ha preso la povera anima mia nelle sue braccia ed elevandola tra il Cielo e la terra ha adorato insieme con me l’Ente Supremo e poi mi ha detto:
“Figlia mia, la vera e perfetta adorazione sta nell’accordo completo dell’unione della Volontà di Dio con l’anima. Quanto più l’anima fa una la sua volontà con quella del suo Creatore, tanto più è completa e perfetta la sua adorazione e se la volontà umana non è una con la Divina, molto più se è lontana da Dio, non si può dire che è adorazione, ma ombra, oppure come tinta senza colore, che non lascia neppure la traccia e se la volontà umana non è disposta a ricevere il bacio dell’unione della Volontà Suprema, invece d’adorazione può essere insulto e disprezzo. Il primo atto di adorazione è quello di riconoscere la Volontà del suo Creatore per compierla, se questo non c’è, si adora con le parole, coi fatti s’insulta e si offende. E se vuoi conoscere il vero e perfetto modello dell’adorazione, vieni con Me in mezzo alle Tre Divine Persone.”
Io non so come, Gesù mi ha stretto di più e mi ha elevato più in alto, in mezzo ad una luce interminabile. Io mi sono sentita annientare, ma il mio annientamento è stato sostituito da una Vita Divina, che ha sprigionato da Sé tante varie tinte di bellezza, di santità, di luce, di bontà, di pace, d’amore, ecc., in modo che il mio nulla è rimasto trasformato da quelle tinte divine, tanto da non riconoscersi più e da innamorare anche Colui che mi aveva così abbellito ed il mio dolce Gesù ha ripreso il suo dire:
“Vedi figlia mia, il primo atto delle Divine Persone è l’accordo perfetto della nostra Volontà ed è tanto unificata la nostra Volontà, che non si può discernere quale sia la Volontà dell’Uno o dell'Altro, tanto che sebbene le nostre Persone siano distinte, perché siamo Tre, la Volontà è una e questa Volontà produce un atto continuato di perfetta adorazione tra le Divine Persone; l'Una adora l’Altra. Questo accordo di Volontà produce uguaglianza di santità, di luce, di bontà, di bellezza, di potenza, d’amore e stabilisce in Noi il vero regno dell’ordine e della pace, rendendoci gioie e felicità immense e beatitudini infinite. Sicché l’accordo della volontà umana con la Divina è il primo anello di congiunzione tra il Creatore e la creatura e da questo scendono in lei, come attraverso un canale, le virtù divine e producono in essa la vera adorazione, il perfetto amore verso il suo Creatore, che, elevandosi, attraverso lo stesso canale di congiunzione, riceve le varie tinte delle qualità divine. E ogniqualvolta l’anima si eleva per tuffarsi in questa Volontà eterna, tante varietà in più di bellezza divina acquista che l’abbelliscono. Perciò dico che l’anima che fa la mia Volontà è il mio trastullo ed il mio contento e per divertirmi sto col pennello della mia Volontà nelle mani e come lei si tuffa nel mio Volere, Io la ritocco e mi diverto ad imprimerle, con una mia pennellata, una sfumatura di più della mia bellezza, del mio amore, della mia santità e di tutte le mie qualità. Sicché per Me, tanto è stare in Cielo come stare in essa, trovo la stessa adorazione delle Divine Persone, la mia Volontà, il mio amore e siccome alla creatura c’è sempre da poter dare, Io agisco ora da valente pittore e dipingo in lei la mia immagine, or da maestro e le insegno le dottrine più alte e sublimi, or da amante appassionato, per cui do e voglio amore, insomma, uso e faccio tutte le arti per divertirmi con essa e quando il mio amore offeso dalle creature non trova dove rifugiarsi, dove fuggire da quelli che m’inseguono per darmi morte, oppure mi costringono a prendere la via della volta dei Cieli, Io mi rifugio nell’anima che contiene in sé la mia Volontà e trovo la mia potenza che mi difende, il mio amore che mi ama, la mia pace che mi dà riposo; trovo tutto ciò che voglio. Quindi la mia Volontà congiunge tutto insieme, Cielo e terra e tutti i beni e forma un tutt’uno. Da questo solo scaturiscono tutti i beni possibili ed immaginabili, sicché l’anima che fa la mia Volontà, posso dire che è il tutto per Me ed Io sono il tutto per lei.”
Onde il mio amabile Gesù si è ritirato nel fondo del cuore ed è scomparso ed io son rimasta confortata, sì, rafforzata, ma in preda al dolore di essere rimasta priva di Lui e di non avergli detto neppure una parola del mio duro stato. Ah! sì, quando si sta con Gesù l’anima s’illude di doverlo per sempre possedere e non sente bisogno di nulla, scompaiono tutti i mali e con Gesù tutti i beni escono in campo, ma come Lui si sottrae, i mali ritornano ed il dolore della privazione aguzza di più la sua punta e, squarciando senza pietà il povero cuore, rende sempre nuovo e più intenso il suo dolore. In questo mentre, il mio Gesù è ricomparso e mi ha detto che aveva il suo cuore tutto ferito come da mille punture e mi ha detto:
“Figlia mia, tu hai fatto queste ferite al mio cuore: Come tu mi chiamavi mi ferivi, come ti ricordavi che eri priva di Me mi ripetevi le ferite e come soffrivi per la mia privazione, aggiungevi altre ferite.”
Ed io nel sentir ciò ho detto: “Amor mio, se sapessi come mi sanguina il cuore per causa tua e come lo sento ferito ed inasprito per la tua privazione, tanto che non ne posso più, sicché lo sento ferito più io che Tu.”
E Gesù: “E allora vediamo chi ha più ferite, tu o Io.”
Onde Gesù ha visitato l’interno dell’anima mia e poi ha fatto il confronto tra me e Lui per stabilire chi aveva più ferite, se io o Gesù. Con mia sorpresa ho visto che Gesù aveva più ferite di me, sebbene io ne avessi parecchie. E Gesù ha ripreso:
“Hai visto che Io sono ferito più di te? Ma sappi che ci sono vari vuoti d’amore per la mia privazione, ma non temere, perché Io prenderò l’impegno di riempirli, perché lo so Io che non puoi fare ciò che fai quando sto Io insieme a te; quindi, non stando la tua volontà di formare quei vuoti d’amore, il tuo Gesù penserà a riempirli, basterà un solo volo che ti faccio fare nella mia Volontà per metterci d’accordo nell’amore, in modo che straripando questo amore, scorra a bene dei nostri fratelli. Perciò, lasciami fare e fidati di Me.”
19 Maggio 1924
Tutti gli atti, dal più piccolo al più grande di chi vive nel Voler Divino, acquistano il valore di atti eterni e divini.
La mia povera mente si sperdeva nell’immensità del Voler Supremo, mi sentivo come dentro un mare e tutto l’essere mio beveva a larghi sorsi l’acqua salutare della Volontà eterna, anzi mi entrava da tutte le parti: dalle orecchie, dalla bocca, dagli occhi, dalle nari, dai pori del corpo. Ora, mentre mi trovavo in questo stato, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Volontà è eterna e solo chi vive in Essa, abbraccia l’eterno, tutti i suoi atti, dal più piccolo al più grande, essendo animati da una Volontà eterna, acquistano tutti il valore, il merito, la forma di atti divini ed eterni. Il Voler Divino svuota quegli atti di tutto ciò che è umano e, riempiendoli della sua Volontà Divina, li fa suoi e vi mette il suggello, li costituisce come altrettanti atti eterni e divini.”
Ond’io, nel sentire ciò ho detto meravigliandomi: “Com’è possibile, o mio sommo bene, che la creatura solo col vivere nel tuo Volere possa ricevere questo gran bene: che i suoi atti diventino eterni e divini?”
E Gesù: “Perché ti meravigli? La cosa è semplicissima, tutta la ragione è perché la mia Volontà è eterna e Divina e tutto ciò che esce da Essa, siccome è parto d’una Volontà eterna e Divina non può essere esente dall’essere eterno e divino, ma la creatura deve sempre mettere da parte la sua volontà umana per dar luogo alla mia; se fa ciò, i suoi atti sono contati nei nostri, sia il grande che il suo più piccolo atto. E poi, ciò successe nella Creazione, quante cose non furono create? Grandi e piccole, perfino il piccolo seme, il piccolo insetto, ma per quanto piccole, non si può dire che le mie opere grandi furono create da questa Volontà Suprema e quindi sono opere divine mentre le piccole non sono state create da una mano divina. E sebbene si veda che solo tutto ciò che fu creato nell’atmosfera, cielo, sole, stelle, ecc., sono sempre fissi e stabili, invece ciò che fu creato nella bassa terra: fiori, piante, uccelli, ecc., sono soggetti a morire e rinascere, ciò dice niente, anzi, siccome sono creati da una Volontà eterna e Divina, il germe ha virtù di moltiplicarsi, perché in tutte le cose c’è la mia virtù creatrice e conservatrice. Ora, se tutte le cose create, piccole o grandi, perché creati in virtù del mio Fiat onnipotente possono chiamarsi opere divine, molto più possono chiamarsi atti divini ed eterni ciò che la mia Volontà opera nell’anima, che mettendo ai piedi del mio Volere il suo umano volere, mi dà piena libertà di fare agire la mia Volontà. Ah! se le creature potessero vedere un’anima che fa vivere il mio Volere in sé, vedrebbero cose sorprendenti e mai viste: un Dio operante nel piccolo ambito della volontà umana, che è la cosa più grande che possa esistere in terra ed in Cielo, la stessa Creazione, oh! come resterebbe dietro in confronto ai prodigi che vado operando in questa creatura.”
24 Maggio 1924
La prima parola di Dio nella Creazione fu “FIAT.” Questa parola racchiude tutto e con questa diede la prima lezione sulla Divina Volontà.
Mi sentivo amareggiata al sommo per la privazione del mio dolce Gesù e col triste dubbio che tutto ciò che Gesù mi ha detto e operato nell’anima mia, non sia stato altro che una mia illusione, un giochetto del nemico infernale e dicevo tra me:
“Se mi venisse data la possibilità e tutti gli scritti stessero nelle mie mani ed in mio potere, oh! come li brucerei tutti volentieri, ma ahimè! non sono più in potere mio, sono in mani altrui e se volessi ciò non mi verrebbe dato. Ah! Gesù, salva almeno la povera anima mia, non mi lasciare perire e giacché il tutto è finito, le relazioni tra me e Te, non permettere che io abbia la più grande delle sventure di non fare menomamente la tua Santissima e adorabile Volontà.”
Ora, mentre pensavo ciò, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno; alla sua amabile presenza le tenebre sono fuggite, i dubbi sono scomparsi ed è ritornata in me la luce e la pace; ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
“Figlia della mia Volontà, perché dubiti del mio operato in te? E poi, dubitare della mia Volontà e di ciò che ti ho detto sul mio Volere Supremo, è la cosa più assurda che possa esserci. La dottrina della mia Volontà è più che acqua cristallina, presa dalla limpida fonte della mia Divinità, è più che sole sfolgorante che illumina e riscalda, è specchio tersissimo e chiunque avrà il gran bene di potersi rimirare in questa dottrina celeste e divina, resterà scosso e sentirà in sé tutta la buona volontà di purificarsi dalle sue macchie, per poter bere a larghi sorsi di questa dottrina celeste e così restare abbellito dai fregi divini. Tu devi sapere la causa, il perché la sapienza e onnipotenza divina volle pronunziare il Fiat nella Creazione. Essa poteva creare tutte le cose senza dir parola, ma siccome volle che la sua Volontà aleggiasse su tutte le cose e ricevessero la virtù, i beni che contiene, pronunziò il Fiat e mentre lo pronunziava comunicava i prodigi del suo Volere, affinché tutte le cose avessero per vita, per regime, per esempio e per maestro la mia Volontà. Grande cosa, figlia mia, fu il Fiat, la prima parola del tuo Dio che risuonò sulla volta dei cieli, né il tuo Dio disse altro, ciò significava che il tutto stava nel Fiat; col Fiat creavo tutto, costituivo tutto, ordinavo tutto, racchiudevo tutto, legavo tutti i suoi beni a pro di tutti quelli che non sarebbero usciti dal suo eterno Fiat e quando dopo aver creato tutto volli creare l’uomo, non feci altro che ripetere il Fiat, come impastandolo con la mia stessa Volontà e poi soggiunsi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, in virtù del nostro Volere manterrà in sé integra la nostra somiglianza e conserverà bella ed intatta la nostra immagine.” Vedi dunque che la sapienza increata, come se non sapesse dire altro che Fiat, volle pronunziarlo; tanto era necessaria a tutti questa lezione così sublime. E questo Fiat aleggia tuttora su tutto il creato, come conservatore delle stesse mie opere e come in atto di scendere sulla terra per investire l’uomo per racchiuderlo un’altra volta in Esso, affinché donde uscì, cioè essendo uscito dal mio Volere, nel mio stesso Volere ritorni, perché è mia Volontà che tutte le cose da Me create ritornino sulla stessa via donde uscirono, affinché mi ritornino belle, decorose e portate come in trionfo dalla mia stessa Volontà.
Onde, lo scopo di tutto ciò che ti ho detto sulla mia Volontà, è stato questo: che la mia Volontà sia conosciuta e che venga a regnare sulla terra. E ciò che ho detto, sarà; travolgerò tutto per ottenere questo, ma il tutto mi deve ritornare in quella parola Fiat. Fiat disse Iddio, Fiat deve dire l’uomo; in tutte le sue cose non avrà altro che l’eco del mio Fiat, l’impronta del mio Fiat, le opere del mio Fiat, per poter dare i beni che contiene la mia Volontà e così completerò lo scopo completo di tutta la Creazione e perciò mi sono accinto al lavoro per far conoscere gli effetti, il valore, i beni e le cose sublimi che contiene il mio Volere e come l’anima, tracciando la stessa via del mio Fiat, resterà talmente sublimata, divinizzata, santificata, arricchita, da far stupire Cielo e terra nel vedere il portento del mio Fiat operante nella creatura, perché in virtù della mia Volontà usciranno da Me grazie nuove mai uscite da Me, luce più sfolgorante, portenti inauditi e mai visti. Io faccio come un maestro quando insegna al suo discepolo le scienze che lui conosce, il quale, se insegna al suo discepolo è perché vuol farne un altro maestro come se stesso. Così faccio Io, se la mia lezione sublime fu la mia prima parola Fiat, la mia preghiera insegnata fu il Fiat come in Cielo così in terra, ora, se sono passato a dare a te le lezioni più diffuse, più chiare, più sublimi sulla mia Volontà, è che voglio che il discepolo acquisti non solo la scienza di Essa, ma che diventando maestro, non solo insegni agli altri, ma acquisti le mie proprietà ed i beni, le mie gioie e la mia stessa felicità, perciò sii attenta e fedele ai miei insegnamenti e non spostarti mai dalla mia Volontà.”
29 Maggio 1924
Il dolore degli Apostoli nel vedere salire Gesù al Cielo. Il bene che partorì questo dolore. Lezione a Luisa sul dolore della privazione di Gesù.
Stavo pensando a quando il mio dolce Gesù se ne andò al Cielo nella sua gloriosa Ascensione e quindi al dolore degli apostoli nel restare privi di un tanto bene; ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, il più grande dolore di tutti gli apostoli in tutta la loro vita, fu il restare privi del loro Maestro; come mi vedevano salire al Cielo, il loro cuore si struggeva nel dolore della mia privazione e molto più fu acuto e penetrante questo dolore, perché non era un dolore umano, una cosa materiale che perdevano, ma un dolore divino, era un Dio che perdevano e sebbene Io avessi la mia Umanità, siccome risorse, era spiritualizzata e glorificata, quindi tutto il dolore fu nelle loro anime, perché penetrandoli tutti essi si sentivano struggere tutto nel dolore, da formare in loro il più straziante e doloroso martirio, ma tutto ciò era necessario per loro; si può dire che fino ad allora non erano altro che teneri bambini nelle virtù e nella conoscenza delle cose divine e della mia stessa persona; potrei dire che stavo in mezzo a loro e non mi conoscevano, né mi amavano davvero, ma quando mi videro salire al Cielo, il dolore di perdermi squarciò il velo e mi conobbero con tale certezza che Io ero il vero Figlio di Dio; il dolore intenso di non vedermi più in mezzo a loro, partorì la fermezza nel bene, la fortezza di soffrire tutto per amore di Colui che avevano perduto, partorì la luce della scienza divina, tolse loro le fasce dell’infanzia e li formò uomini impavidi, non più paurosi, ma coraggiosi. Il dolore li trasformò e formò il vero carattere di apostoli; ciò che non potettero ottenere con la mia presenza, l’ottennero col dolore della mia privazione.
Ora figlia mia, una piccola lezione a te: si può dire che la tua vita è un continuo dolore di perdermi e una continua gioia di acquistarmi, ma tra il dolore della perdita e la gioia di acquistarmi, quante sorprese non ti ho fatto? Quante cose non ti ho detto? E’ stato il dolore ed il doloroso martirio della mia perdita che ti ha preparata e disposta a sentire le sublimi lezioni sulla mia Volontà, difatti, quante volte a te pareva d’avermi perduto e mentre tu eri immersa nel tuo straziante dolore, Io ritornavo a te con una delle più belle lezioni sulla mia Volontà e facevo ritornare la nuova gioia del mio acquisto, per disporti di nuovo al trafiggente dolore della mia assenza? Posso dire che il dolore di restare priva di Me ha partorito in te gli effetti, il valore, le cognizioni, il fondamento della mia Volontà. Era necessario comportarmi con te in questo modo, cioè venire molto spesso da te e lasciarti in preda al dolore di restare priva di Me. Avendo Io stabilito di manifestarti in modo tutto speciale tante cose sulla mia Volontà, dovevo lasciarti in preda ad un continuo dolore divino, perché la mia Volontà è Divina e solo sopra un dolore divino poteva fondare il suo trono e distendere il suo dominio e, atteggiandomi a maestro ho comunicato la conoscenza della mia Volontà per quanto a creatura è possibile. Molti si meraviglieranno nel sentire le continue visite che ti ho fatto, ciò che non ho fatto agli altri ed il tuo continuo dolore della mia privazione. Se tu non mi avessi veduto tante volte, non mi avresti conosciuto né amato tanto, perché ogni mia visita porta una conoscenza di più di Me e un nuovo amore e quanto più l’anima mi conosce e mi ama, più il dolore si raddoppia; ed Io nel venire andavo stuzzicando ancora di più il tuo dolore, perché voglio che alla mia Volontà non manchi il nobile corteggio del dolore, che costituisce l’anima ferma e forte, da poter la mia Volontà formare in lei il mio stabile soggiorno e darle lezioni nuove e continue sulla mia Volontà. Perciò, te lo ripeto, lasciami fare e fidati di Me.”
1 Giugno 1924
Il gran bene che procura all’anima il ricordarsi di tutto ciò che Gesù fece, patì e disse nella sua Vita.
Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa e ho visto il mio ultimo confessore defunto circondato da tante persone che stavano tutte attente e come rapite ad ascoltarlo e lui diceva e diceva e s’infiammava tanto che faceva infiammare gli altri. Io mi sono avvicinata per sentire ciò che diceva e, con mia sorpresa, ho sentito che stava dicendo tutto ciò che il mio benedetto Gesù mi aveva detto, le sue finezze d’amore, le tante condiscendenze di Gesù verso di me e quando parlava degli stratagemmi dell’amore di Gesù verso di me, da lui partiva luce, da restare trasfuso non solo lui in quella luce, ma anche quelli che lo ascoltavano. Io son rimasta meravigliata e ho detto tra me: “Il confessore non solo lo ha fatto in vita, cioè ha detto le cose dell’anima mia agli altri, ma anche dopo morto lo sta facendo nell’altra vita.” E ho aspettato che finisse di dire, per potermi avvicinare a lui e dirgli qualche mia difficoltà, ma non smetteva ed io mi son trovata in me stessa.
Onde, secondo il mio solito ho seguito il mio amato Gesù nella sua Passione, compatendolo, riparandolo e facendo mie le sue pene e Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:
“Figlia mia, quanto gran bene procura all’anima il ricordarsi di Me e di tutto ciò che feci, patii e dissi nella mia Vita, lei, col compatirmi, facendo sue le mie intenzioni e ricordando ad una ad una le mie pene, le mie opere, le mie parole, le chiama in sé e le dispone in bell’ordine nell’anima sua, in modo che viene a prendere i frutti di ciò che Io feci, patii e dissi e questo produce nell’anima una specie di umido divino, dove il sole della mia grazia si diletta di sorgere e di formare, in virtù di quell’umido, la rugiada celeste e questa rugiada non solo abbellisce l’anima in modo meraviglioso, ma ha virtù di mitigare i raggi del sole cocente della divina giustizia, per cui quando trovando le anime bruciate dal fuoco della colpa sta per colpirle, per bruciarle e seccarle di più; questa rugiada divina, temperando i suoi raggi, forma la rugiada benefica per non far colpire le creature e si costituisce umido vitale per non farle seccare. Oh! come simboleggia la natura, quando dopo una giornata di sole ardente, le piante stanno per seccare, basta una nottata umida, per cui sorgendo di nuovo il sole su quell’umido forma la sua rugiada ed invece di farle perire, il suo calore serve a fecondarle e a portare a fine la maturazione dei frutti. In modo più sorprendente succede nell’ordine soprannaturale, il ricordo è il principio d’un bene, il ricordo forma tanti sorsi all’anima per darle vita; quando il bene, le cose, si dimenticano, perdono per l’anima la virtù vitale, perdono la loro attrattiva, la gratitudine, la corrispondenza, la stima, l’amore, il valore. E questo ricordo non solo produce in vita l’origine di ogni bene, ma anche dopo morto produce l’origine della gloria. Non hai sentito il tuo confessore defunto, come si dilettava nel parlare delle grazie che ti ho fatto? Era perché in vita ci teneva a sentirle, le ricordava, il suo interno restava riempito fino a traboccarne fuori; e ora, quanto bene non gli apportò nell’altra vita? Per lui è come una fonte di bene che straripa a bene altrui, sicché quanto più l’anima ricorda ciò che a Me appartiene, le grazie, le lezioni che le ho dato, tanto più cresce in lei la fonte dei miei beni, che non potendo contenere in sé straripa a bene altrui.”
6 Giugno 1924
Gesù vuol racchiudere in Luisa la sua Volontà, partecipandole tutti gli atti che contiene, per formare la sua Vita e uscire come da una seconda Madre per venire in mezzo alle creature e far conoscere e compire il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra.
Mi trovo nelle mie solite e dure pene della sua privazione. Mi sento sotto la sferza d’una giustizia che mi punisce con tanto rigore, senza neppure l’ombra d’una pietà, oh! giustizia punitrice di Dio, quanto sei terribile, -ma più terribile quando ti nascondi a chi ti ama-, se mentre mi punisci, mi facessi anche a brandelli, le tue frecce mi sarebbero più dolci, se il mio Gesù fosse con me. Oh! come piango la mia sorte; anzi vorrei che Cielo e terra, tutti piangessero con me la sorte della piccola esiliata, che non solo vive lontana dalla patria sua, ma è stata lasciata ancora dal suo Gesù che era per lei l’unico conforto, l’unico poggio del suo lungo esilio.
Ora, mentre il mio povero cuore nuotava nell’amarezza del suo dolore, il mio adorabile Gesù si è fatto vedere nel mio interno, in atto di dominare tutto. Aveva nelle sue mani come tante briglie e ciascuna briglia era legata ad un cuore umano, sicché per quante creature esistono, tante briglie stavano nelle sue mani; e poi mi ha detto:
“Figlia mia, la via è lunga, anzi ciascuna vita di creatura è una via distinta; quindi conviene molto camminare e per tante vie. Tu percorrerai tutte queste vie, perché dovendo chiudere in te la mia Volontà, devi racchiudere tutto ciò che Essa contiene ed a te conviene fare insieme con la mia Volontà, tutte le vie di ciascuna creatura. Quindi nella mia Volontà hai molto da fare e da soffrire ancora.”
Io nel sentir ciò, oppressa e stanca com’ero, ho detto: “Mio Gesù, è troppo, chi può percorrerle? Sono già stanca abbastanza e poi Tu mi lasci sola ed io senza di Te non so far nulla. Ahi! se ti avessi sempre con me potrei farlo; ma, ahimè! Tu mi lasci ed io non so far nulla.”
E Gesù ha soggiunto: “Eppure sto guidando tutto nel tuo cuore e tutte queste vie furono fatte da Me. Tutto racchiusi, non mi feci sfuggire neppure un palpito né una pena di ciascuna creatura; e tu devi sapere che dovendo racchiudere in te come centro di vita la mia Volontà, è necessario che il mio Supremo Volere trovi tutte le vie e tutto ciò che fece il tuo Gesù, perché sono inseparabili da Lui, basta non accettare una sola cosa che Esso contiene, che non può formare il suo centro né avere il suo pieno dominio, né può avere il suo punto di partenza da te per farsi conoscere e poter dominare gli altri. Lo avrà da Se stesso, ma non da te. Vedi dunque quanto è necessario che tu abbracci tutti e faccia le vie di tutti, sobbarcandoti agli stenti, pene e atti di tutti, se vuoi che la Maestà del mio Volere scenda in te per fare il suo corso.”
E sorpresa nel sentire ciò, ho detto: “Amor mio, che dici? Tu sai quanto sono povera ed in che stato mi trovo; e poi, come io posso racchiudere tutta la tua Volontà? Tutt’al più posso farla con la tua grazia, vivere in Essa, ma racchiuderla è impossibile, sono troppo piccola e non posso contenere una Volontà interminabile.”
E Gesù: “Figlia mia, si vede che non vuoi capire, chi vuol racchiudere in te questa Volontà deve darti la grazia e la capacità di contenerla. Non racchiusi forse tutto il mio Essere nel seno della mia Celeste Mamma? Forse in parte mi rinchiusi ed in parte rimasi nel Cielo? Certo che no. E col racchiudermi nel suo seno, non fu Lei la prima che prese parte a tutti gli atti del suo Creatore, a tutte le pene, immedesimandosi con Me per fare che nulla omettesse di ciò che Io operai? Non fu Lei il mio punto di partenza, da dove uscii per darmi alle altre creature? Se feci ciò con la mia inseparabile Mamma per scendere all’uomo e compiere la mia Redenzione, non posso farlo con un’altra creatura, dandole grazia e capacità di racchiudere la mia Volontà, rendendola partecipe di tutti gli atti che contiene, per formare la sua Vita e uscire come da una seconda Madre per venire in mezzo alle creature, per farmi conoscere e compiere il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra? Non vuoi tu dunque essere il punto di partenza della mia Volontà? Ma, oh quanto costò alla mia Regina Madre essere il punto di partenza della mia comparsa sulla terra! Così costerà a te il punto di partenza della mia Volontà per fare la sua comparsa in mezzo alle creature. Chi deve dare tutto, deve racchiudere tutto; non si può dare se non ciò che si ha, perciò figlia mia, non prendere alla leggera ciò che riguarda la mia Volontà e ciò che ti conviene fare perché formi la sua Vita in te, a Me è la cosa che più interessa e tu devi stare attenta per seguire i miei insegnamenti.”
Deo grazias e sempre sia benedetto chi tanta bontà usa per l’ultima delle sue creature.